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    Alla conferenza sul Libano raccolto un miliardo per aiuti umanitari e militari. Borrell: “Rafforziamo Unifil e l’esercito regolare”

    Bruxelles – L’appello delle Nazioni Unite a raccogliere 426 milioni di dollari per assistere la popolazione civile libanese è stato raccolto. Più che raddoppiato: Parigi ha annunciato che la conferenza internazionale sul Libano tenutasi oggi (24 ottobre) nella capitale francese ha permesso di mettere insieme più di 800 milioni di aiuti umanitari e 200 milioni per sostenere l’esercito regolare. La comunità internazionale “è stata all’altezza della sfida”, ha esultato il ministro per gli Affari esteri Jean-Noel Barrot. Il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, ha promesso 80 milioni da Bruxelles per l’assistenza ai civili e 60 milioni per l’esercito entro il 2025.A dare il buon esempio il padrone di casa, Emmanuel Macron, che aprendo i lavori ha annunciato un pacchetto “massiccio” da 100 milioni di euro per Beirut. A cui ha fatto seguito il governo tedesco, che si è impegnato a “fornire un totale di 96 milioni di euro aggiuntivi per far fronte alla crisi in Libano”. Alla conferenza di Parigi hanno partecipato ministri e diplomatici da oltre 70 Paesi e una quindicina di organizzazioni internazionali. Per l’Italia era presente il Sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli, su delega del ministro degli Esteri Antonio Tajani, impegnato oggi a Pescara per il G7 Sviluppo a guida italiana.Il primo ministro libanese, Najib Mikati, e Emmanuel Macron (Photo by ALAIN JOCARD / POOL / AFP)Macron ha inaugurato la conferenza ribadendo l’appello per un cessate il fuoco “il prima possibile”, perché “più, bombe, devastazione e vittime non permetteranno di sconfiggere il terrorismo e di assicurare la sicurezza di nessuno”. Il presidente francese ha attaccato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, affermando che “si parla molto di guerra di civiltà”, ma “non sono sicuro che si difenda una civiltà seminando la barbarie“. Al suo fianco, il primo ministro libanese Najib Mikati ha snocciolato i tristi numeri del conflitto tra Hezbollah e Israele: 2400 vittime libanesi e 1,2 milioni di sfollati, di cui 500 mila minori. Ma anche “gravi danni alle infrastrutture” ed attacchi mirati a “presidi medici che mostrano una chiara violazione della Convenzioni di Ginevra”.L’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, ha ribadito il “pieno sostegno alla nazione libanese per ripristinare la sua sovranità” e sottolineato la totale assenza di proporzionalità nell’azione militare di Israele. Alla conferenza, Borrell ha presentato i punti per un effettivo sostegno a Beirut. Prima di tutto il cessate il fuoco, per il quale serve “combattere l’impunità” e far sì che “tutti gli attori rispettino il diritto internazionale”. Fondamentale che la leadership politica libanese “si assuma le proprie responsabilità ed elegga il presidente della Repubblica”, dal momento che il mandato di Michel Aoun è scaduto da più di due anni.Parallelamente, Borrell è determinato a rafforzare l’esercito libanese, che “dopo il cessate il fuoco dovrà essere dispiegato nel sud del Paese”. Per realizzare il piano annunciato da Beirut e aumentare di 6 mila unità le proprie truppe, l’Ue è pronta a mettere sul piatto 20 milioni di euro già entro la fine dell’anno e 40 milioni per il 2025. Il capo della diplomazia Ue è convinto che bisogna allo stesso tempo rafforzare la missione delle Nazioni Unite Unifil, vittima di continue provocazioni e attacchi da parte delle forze israeliane. “Alla frontiera abbiamo dieci mila uomini – ha affermato Borrell -, ma potremmo averne fino a 15 mila, il numero autorizzato da Unifil”.Alla conferenza è intervenuto da remoto anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che ha chiarito un’altra volta che “gli attacchi contro i caschi blu sono totalmente inaccettabili” e “possono costituire un crimine di guerra”. D’altra parte, Guterres ha invitato “i leader libanesi ad adottare misure risolute per garantire il corretto funzionamento delle istituzioni statali al fine di affrontare le urgenti sfide politiche e di sicurezza del Paese”.

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    Tra cessate il fuoco e l’embargo sulle armi a Israele, il Libano infiamma gli eurodeputati italiani

    Bruxelles – Il Libano continua a far preoccupare in Unione Europea. Dopo le conclusioni del Consiglio dell’Ue della scorsa settimana, con ferma condanna degli attacchi israeliani alla missione Unifil e la reiterata richiesta di cessate il fuoco, la palla passa alla plenaria dell’Europarlamento.“Il Consiglio europeo ha ricordato la necessità di assicurare che i civili siano protetti in ogni momento, che le infrastrutture civili non siano prese di mira e che il diritto internazionale sia rispettato”, ha dichiarato in plenaria il Commissario per la gestione delle crisi, Janez Lenarcic, aggiungendo: “I recenti incidenti che hanno colpito la popolazione civile e Unifil rendono ancora più urgente il cessate il fuoco“. Lenarcic ha ricordato l’impegno europeo nella zona, che comprende la richiesta di attivazione del Meccanismo di protezione civile Ue e il rilascio di 10 milioni di euro per i civili colpiti dall’escalation nell’area.“È ora di avviare un’iniziativa europea per la pace con un impegno diretto e di altissimo livello: rilascio immediato degli ostaggi israeliani, cessate il fuoco a Gaza e in Libano a tutela di tutte le popolazioni, per riaprire un processo diplomatico e costruire una soluzione politica, unica garanzia per una pace duratura”, è il commento di Nicola Zingaretti, eurodeputato di S&d, capo delegazione del Pd. L’escalation in Medio Oriente, per Zingaretti, è un atto che “minaccia le stesse fondamenta, anche giuridiche, dell’attuale sistema internazionale”.“Pretendiamo da tutti il rispetto delle truppe Unifil“, dice Carlo Fidanza di Ecr. La condanna agli attacchi alle truppe Onu è chiara, come anche il supporto alla richiesta di cessate il fuoco per ridurre la tensione nell’area. Da Ecr, arriva una stoccata sulla migrazione, tema tanto caro alla destra italiana e tanto discusso negli ultimi giorni in Ue. “L’Ue deve farsi carico della situazione drammatica non soltanto degli sfollati interni al Libano, ma anche dei rifugiati siriani, ai quali dobbiamo assicurare un pronto e sicuro ritorno in Siria, per scongiurare una nuova ondata di immigrazione”, che, per Fidanza, l’Ue allo stato di cose attuali non potrebbe gestire.Sempre da Ecr, arriva il commento di Giovanni Crosetto: “Gli attacchi alle basi Onu preconfigurano violazioni del diritto internazionale”. L’eurodeputato ribadisce il fermo supporto al “diritto di esistere” di Israele e la condanna al terrorismo islamico, dovendo al contempo garantire ad Unifil di poter “esercitare deterrenza” per permettere all’Onu di non perdere la propria credibilità. Posizione difficile da articolare per la destra italiana, che si deve barcamenare tra il supporto a Israele e quello ad Unifil, mentre il primo deliberatamente attacca i caschi blu dell’Onu.La diplomazia e il ruolo dell’Ue come potenziale forza stabilizzatrice in Medio Oriente sono al centro della visione del gruppo dei popolari. Il diritto alla difesa di Israele deve essere bilanciato rispetto al diritto internazionale, per l’europarlamentare di Ppe Salvatore De Meo. “La scomparsa del capo di Hamas (n.d.r., Yahya Sinwar, ucciso pochi giorni fa) rappresenta un’opportunità per spingere per il cessate il fuoco”, dice De Meo, che ribadisce l’importanza di “una soluzione a lungo termine”, cioè quella dei due stati.Una critica forte alla maggioranza dell’Europarlamento arriva dalla Sinistra. L’europarlamentare Danilo Della Valle chiede in plenaria: “Cosa deve accadere ancora prima che l’Unione Europea decida chiaramente di smettere il velo dell’ipocrisia e dei doppi standard?“.“L’Unione Europea deve approvare l’embargo di armi ad Israele e deve sostenere la Corte di giustizia internazionale”, dice Della Valle, che richiama l’attenzione sull’assenza di una risoluzione che apertamente si schieri contro il governo Netanyahu.  La critica all’ambiguità delle posizioni Ue nei confronti di Israele è una linea netta per il gruppo della Sinistra. In altri interventi, è emersa la perplessità che aleggia attorno agli stretti rapporti commerciali Ue-Israele, che si uniscono all’assenza di azioni (si legga, condanne e prese di posizione nette) da parte di Bruxelles.Discussione impegnativa alla plenaria, che il Commissario Lenarcic chiude facendo dei chiarimenti. Respinta qualsiasi illazione sul finanziamento dell’Unione ad Hamas, che Lenarcic definisce “un’accusa molto grossolana”. E in modo altrettanto secco arriva la risposta sull’intervento della Commissione riguardo all’embargo di armi a Israele: “La cooperazione militare tra gli Stati membri e gli stati terzi non rientra nelle competenze dell’Unione“. In sostanza, la questione va risolta a livello nazionale.Molti europarlamentari soffrono la posizione soft dell’Unione Europea. Lascia con l’amaro in bocca la domanda di Lynn Boylan della Sinistra: “Come siamo arrivati al punto in cui bruciare vivi i pazienti nei loro letti d’ospedale non è una linea rossa per l’Ue? Dov’è la bussola morale dell’Ue?”. Ancora più amara, è la constatazione della compiacenza europea, che ha chiuso un occhio (anche due) sulle violazioni dei diritti umani in Medio Oriente per più di un anno e si è scossa dal torpore ora, proprio quando Netanyahu ha dimostrato di non temere nemmeno l’Onu.

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    L’Ue si riscopre unita nei confronti degli attacchi di Israele all’Onu: “Il suo comportamento è sempre meno tollerato”

    Bruxelles – È tardi, visto l’inaccettabile numero di vittime civili e di atroci sofferenze causate in un anno di conflitto in Medio Oriente. Ma l’Ue sta perdendo la pazienza nei confronti di Israele. I capi di stato e di governo dei 27, riuniti a Bruxelles per il Consiglio europeo, hanno condannato le azioni di Tel Aviv su più fronti: l’allargamento dei raid in Libano, la disastrosa situazione umanitaria a Gaza, gli attacchi militari ai contingenti dell’Unifil e verbali alle Nazioni Unite, le crescenti violenze in Cisgiordania. “Il comportamento di Israele è sempre meno tollerato in sala”, ha ammesso un funzionario Ue nel corso del summit.Sul vertice è piombata inevitabilmente la notizia della morte di Yahya Sinwar, il leader politico di Hamas ritenuto la mente degli attacchi del 7 ottobre 2023, ucciso dalle forze di difesa israeliane in un campo profughi a Rafah. “La sua morte indebolisce certamente in modo significativo Hamas”, ha affermato Ursula von der Leyen durante la conferenza stampa a margine del Consiglio europeo. Ma, forse per questioni puramente tempistiche, i leader non hanno approfittato della morte di Sinwar per rafforzare ulteriormente la richiesta di mettere fine alle ostilità.Il leader politico di Hamas, Yahya Sinwar (Photo by MAHMUD HAMS / AFP)Nelle conclusioni adottate dai 27, nessun riferimento al vertice politico di Hamas. “Una svolta importante che dobbiamo cogliere”, ha però evidenziato Emmanuel Macron, secondo cui l’uccisione di Sinwar “apre nuovi orizzonti politici“. Dello stesso avviso Giorgia Meloni, che in una nota si è detta convinta “che ora si debba iniziare una nuova fase“: quella del rilascio degli ostaggi, dell’immediato cessate il fuoco e dell’avvio della ricostruzione a Gaza.I leader Ue, come da un anno a questa parte, hanno riconosciuto il “diritto di Israele all’autodifesa” contro Hamas ed Hezbollah, i principali gruppi armati foraggiati dall’Iran. Per Bruxelles è Teheran la più “grave minaccia alla stabilità regionale“, come dimostrato dall’attacco verso Israele del primo ottobre scorso. Una volta messo in chiaro questo punto, i 27 si sono dimostrati insolitamente fermi e uniti nella dura critica al comportamento militare e diplomatico tenuto da Tel Aviv. “Sempre più leader sollevano la questione di cosa fare affinché Israele cambi atteggiamento, perché la preoccupazione e la discussione non sono sufficienti”, ha spiegato una fonte Ue.Al suo arrivo a Bruxelles ieri mattina, l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, aveva chiesto che i leader “prendessero sul serio” gli attacchi sferrati su “tutti i fronti” contro il sistema della Nazioni Unite dal governo di Benjamin Netanyahu. E così è stato.Per quanto riguarda il Libano, i 27 “condannano la perdita di vite civili e lo sfollamento forzato causati dall’escalation di violenza e dagli attacchi indiscriminati” e ribadiscono che “la sovranità e l’integrità territoriale del Libano devono essere rispettate”. Gli attacchi israeliani all’Unifil “costituiscono una grave violazione del diritto internazionale” e “devono cessare immediatamente”. I capi di stato e di governo Ue affermano il “pieno e incondizionato sostegno al Segretario generale delle Nazioni Unite”, sottolineano “il ruolo essenziale dell’Onu e delle sue agenzie, in particolare dell’Unrwa”. E “condannano qualsiasi tentativo di ostacolare la capacità dell’agenzia di svolgere il proprio mandato”.Su Gaza e in Cisgiordania, il Consiglio europeo “deplora il numero inaccettabile di vittime civili, soprattutto donne e bambini” e “i livelli catastrofici di fame e l’imminente rischio di carestia causati dall’insufficiente ingresso di aiuti”. E ricorda “la necessità di dare piena attuazione agli ordini della Corte internazionale di giustizia”. Nelle conclusioni del vertice c’è anche un significativo invito a “portare avanti i lavori su ulteriori misure restrittive contro i coloni estremisti e contro le entità e le organizzazioni che li sostengono”.Ursula von der Leyen e Charles Michel in conferenza stampa a margine del Consiglio europeo, 17/10/24Parallelamente, l’Ue è unita nel sostegno all’Autorità palestinese (Anp). Come sottolineato da von der Leyen, la soluzione dei due Stati “può essere raggiunta solo con un’Autorità palestinese stabile e riformata”. L’Anp ha bisogno di un sostegno d’emergenza e di un “piano a lungo termine”, per il quale la presidente della Commissione europea ha chiesto “uno sforzo collettivo a livello politico e finanziario”. Nel documento conclusivo del vertice, si legge inoltre che “un percorso credibile verso la statualità palestinese è una componente cruciale” del processo politico verso la soluzione dei due Stati.Quel che manca – un’altra volta – nelle conclusioni, è su quali leve spingere per far sì che Israele rientri nei paletti del diritto internazionale. Durante il vertice, è stato fatto il punto sull’Accordo di associazione Ue-Israele, la cui eventuale sospensione – richiesta da mesi da Spagna e Irlanda – avrebbe delle importanti ricadute sull’economia israeliana: “Il dibattito è iniziato a livello di ministri degli Affari esteri e non ho dubbi che continuerà nelle prossime settimane”, ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.A quanto si apprende, non è invece stata discussa la possibilità di interrompere la fornitura di armi a Tel Aviv. L’embargo sulle armi è una prerogativa dei singoli Paesi membri, ma l’Ue potrebbe imporlo introducendo apposite sanzioni, come fatto ad esempio con la Russia. L’idea, osteggiata in particolare dalla Germania, è stata suggerita più volte negli ultimi giorni da Parigi. “Non si può chiedere il cessate il fuoco e continuare a fornire armi a Israele“, ha dichiarato ancora ieri sera Macron.

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    Borrell apre a una revisione dell’accordo di associazione Ue-Israele. I Paesi membri ne discuteranno senza Tel Aviv

    Bruxelles – L’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, ha deciso di procedere ad una valutazione del rispetto dei diritti umani da parte di Israele, primo passo di un’eventuale sospensione dell’accordo di associazione in vigore tra Bruxelles e Tel Aviv. I 27 ministri degli Esteri Ue ne discuteranno il prossimo 18 novembre, con o senza il governo israeliano.Il prossimo Consiglio Affari Esteri sarà l’ultimo presieduto da Borrell. Anche per questo probabilmente il leader Ue che più di tutti ha cercato di richiamare Israele al rispetto del diritto internazionale nell’offensiva a Gaza e in Libano ha deciso di rompere finalmente gli indugi. La richiesta di Spagna e Irlanda di rivedere l’accordo di associazione Ue-Israele era stata depositata sulla scrivania dell’Alto rappresentante lo scorso febbraio: a maggio i 27 avevano deciso all’unanimità di convocare un Consiglio di Associazione per chiedere conto a Tel Aviv della strage in corso a Gaza, ma Israele ha di fatto messo da parte l’invito, rifiutando il focus sui diritti umani proposto dall’Ue per il vertice.Di fronte ai nuovi appelli di Pedro Sanchez e del primo ministro irlandese, Simon Harris, Borrell ha cambiato strategia. “Ho proposto di assumerci la responsabilità di valutare la situazione in seno al Consiglio Affari Esteri, perché abbiamo prove sufficienti per discutere del rispetto del diritto umanitario“, ha annunciato il capo della diplomazia Ue a margine dell’incontro con i ministri dei 27 tenutosi oggi (14 ottobre) a Lussemburgo. Secondo Borrell, “Il diritto umanitario è sepolto sotto le macerie di Gaza”.I recenti attacchi a dell’esercito israeliano alle basi di Unifil, la missione di peace-keeping delle Nazioni Unite al confine tra Israele e Libano, hanno esacerbato ulteriormente l’irritazione dei Paesi membri nei confronti del governo di Benjamin Netanyahu, che da un anno agisce in Medio Oriente con totale impunità, sordo ai richiami dei massimi organismi internazionali sul mancato rispetto del diritto umanitario. “In Libano un’altra linea rossa è stata pericolosamente oltrepassata dall’esercito israeliano”, ha avvertito ancora Borrell, ribadendo il pieno sostegno di tutti i ministri alla missione dell’Onu – a cui dal 1979 a oggi hanno partecipato 16 stati membri – e all’Agenzia per i rifugiati palestinesi (Unrwa), su cui Israele sta varando una legge per classificarla come organizzazione terroristica. E su cui invece i ministri Ue hanno chiesto alla Commissione europea di rendere “immediatamente disponibile la prossima tranche di aiuti”.Le fratture tra Bruxelles e Tel Aviv aumentano: i ministri hanno confermato “l’urgenza di rafforzare il sostegno all’Autorità Nazionale Palestinese” e hanno discusso l’adozione di ulteriori sanzioni contro i coloni israeliani estremisti e “coloro che ne permettono le attività”. Sul tavolo, c’è la proposta da parte di Borrell di adottare misure restrittive anche contro due ministri del governo di Netanyahu, i sionisti di estrema destra Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir.Pieno sostegno dei 27 anche ad Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, divenuto bersaglio della propaganda israeliana e addirittura “persona non gradita” sul suolo di Israele. “Quando le autorità israeliane incolpano Guterres, a quanto pare non sanno che è il Consiglio di Sicurezza dell’Onu che decide se l’Unifil deve andarsene”, ha sottolineato Borrell.

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    Un anno dal 7 ottobre, l’attentato atroce di Hamas che ha innescato la mattanza israeliana a Gaza. Borrell: “L’Ue è rimasta assente”

    Bruxelles – Un anno fa, il 7 ottobre 2023, Hamas lanciava un attacco senza precedenti a Israele, uccidendo 1.400 persone tra civili e militari, e trascinandone a Gaza altre 240. Da quel giorno, l’esercito israeliano ha messo sotto assedio totale la Striscia di Gaza. A distanza di un anno, l’enclave palestinese è ridotta a cumuli di macerie, oltre 41 mila palestinesi sono rimasti uccisi nei bombardamenti israeliani, quasi 100 mila feriti. Oggi, il Parlamento europeo ha reso omaggio con un minuto di silenzio a “tutte le vittime innocenti”.La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha aperto la sessione plenaria di Strasburgo ricordando “l’orrore di quella giornata che durerà in eterno”. E ribadendo che “nulla potrà mai giustificare l’omicidio di massa, lo stupro, il rapimento e la tortura”. In aula era presente una delegazione delle famiglie degli ostaggi israeliani ancora detenuti a Gaza, ai quali gli eurodeputati hanno rivolto un lunghissimo applauso. Metsola ha poi lasciato la parola all’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, che ha passato l’ultimo anno a rincorrere i Paesi membri e richiamarli all’unità su un conflitto che invece ha fatto luce sulle divisioni e sulla conseguente insignificanza dell’Unione europea in Medio oriente.“La tragedia è che l’Europa è profondamente assente da questo conflitto, probabilmente per il fatto che gli Stati membri, che sono quelli che dettano la politica estera, sono profondamente divisi”, ha ammesso il capo della diplomazia europea. Spettatrice di uno scenario che “non fa che peggiorare”. Dopo un anno, “l’intero Medio Oriente è sull’orlo di una completa conflagrazione che la comunità internazionale sembra incapace di controllare“, ha proseguito Borrell. Allarmato dai bombardamenti israeliani “in aree densamente popolate del Libano”, dal lancio di missili dall’Iran contro Israele, dai “nuovi sviluppi particolarmente preoccupanti in Cisgiordania”.Minuto di silenzio al Parlamento europeo per le vittime innocenti in Israele e a GazaAlla base di tutto, per Borrell c’è però una questione innegabile. E cioè che “la soluzione dei due Stati, l’unica che conosciamo per cercare di costruire la pace, non ha l’appoggio di una delle parti più importanti del problema”. L’attuale governo di Israele. Un governo che, nella cieca risposta ad Hamas, ha rifiutato qualsiasi indicazione delle istituzioni internazionali, arrivando persino a dichiarare il segretario generale dell’Onu “persona non gradita” sul proprio territorio nazionale.E allora, per Borrell, “è importante prendere posizione”. Come ha fatto “il presidente della Repubblica francese”, ha aggiunto, facendo riferimento all’appello di Emmanuel Macron di non fornire armi a Israele. L’Alto rappresentante ha sottolineato che “nessuna soluzione militare porterà un futuro ai popoli di Israele e Palestina”, che “un cessate il fuoco immediato su tutti i fronti sia l’unico modo per giungere alla liberazione degli ostaggi e per smorzare questa situazione estremamente pericolosa per la regione”.Questa mattina, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha rilasciato una nota per l’anniversario dell’attacco di Hamas. Un attentato che “ha portato immense sofferenze non solo al popolo di Israele, ma anche a palestinesi innocenti”. La leader Ue ha richiamato per l’ennesima volta “tutte le parti” ad agire “responsabilmente e con moderazione”. Mentre il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha dichiarato ancora che “un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio di tutti gli ostaggi sono di estrema urgenza”.Nel giorno dell’anniversario del 7 ottobre, il Movimento Europeo ha lanciato un appello a Bruxelles, chiedendo di estendere la direttiva sulla protezione temporanea, applicata per la prima volta per i cittadini ucraini e in vigore fino a marzo 2025, alle persone in fuga dai territori in guerra in Medio Oriente “con particolare riferimento alle donne e ai bambini”. Perché “la guerra in Libano, l’escalation militare nella Striscia di Gaza e l’orrore dimenticato nello Yemen stanno provocando milioni di sfollati con una delle peggiori crisi umanitarie nel mondo”. Occorre prendere posizione, come diceva Borrell.

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    L’Eurocamera alza bandiera bianca sul Medio Oriente. Niente risoluzione sull’escalation in Libano

    Bruxelles – Sul conflitto tra Israele e Hamas, l’Unione europea non è in grado di parlare in modo corale e con una voce unica. L’hanno dimostrato i leader immediatamente dopo l’attacco terroristico del 7 ottobre, con le fughe in avanti di Ursula von der Leyen non coordinate con il responsabile per gli Affari Esteri, Josep Borrell. L’hanno dimostrato i capi di stato e di governo dei 27, che si sono beccati per mesi sui termini esatti con cui chiedere una pausa nelle ostilità. Alla fine, getta la spugna anche il Parlamento europeo, che nella sessione plenaria del 7-10 ottobre rinuncia a trovare una sintesi comune sull’escalation del conflitto in Libano.Eppure, l’occasione – e l’urgenza – ci sarebbe eccome. Lunedì 7 ottobre marcherà il primo anniversario del conflitto e gli eurodeputati “discuteranno dell’attacco di Hamas che ha ucciso 1.200 israeliani e ha innescato la guerra a Gaza”. Martedì, un secondo dibattito sul Medio oriente sarà incentrato sugli ultimi sviluppi in Libano e sull’allargamento delle ostilità all’Iran. Ma la conferenza dei Presidenti, l’organo che riunisce i leader dei gruppi politici e la presidente dell’Eurocamera e che fissa l’agenda della sessione plenaria, ha deciso che entrambi i dibattiti non prevederanno una risoluzione comune da mettere ai voti.Troppo divisivo il tema, meglio non darsi battaglia su un testo che potrebbe alla fine non piacere a nessuno. Ma il paradosso è che tutti a Bruxelles sono d’accordo sul fatto che l’Unione europea dovrebbe far sentire il proprio peso sulla crisi in Medio oriente e giocare un ruolo di rilievo per una soluzione diplomatica.Ne è convinta Annalisa Corrado, eurodeputata del Partito democratico, secondo cui “avere una risoluzione sarebbe molto importante” perché “c’è necessità che l’Ue faccia sentire la propria voce in maniera forte”. Dello stesso avviso Ignazio Marino, capodelegazione dei Verdi italiani a Bruxelles: “È vergognoso che non ci sia una risoluzione”, ha dichiarato l’ex sindaco di Roma, avvertendo che “l’assoluta timidezza dell’Europa la condannerà a essere insignificante“. Anche Valentina Palmisano, eurodeputata del Movimento 5 Stelle, ha criticato la mancanza di coraggio dei colleghi all’Eurocamera quando si tratta di trovare le parole giuste per deplorare tanto il terrorismo di Hamas ed Hezbollah quanto “gli attacchi fondati sul terrore” di Israele a Gaza. “Mi piacerebbe che l’Europa non avesse timore a condannare questi atti”, ha affermato Palmisano.Ha ridimensionato la questione Giovanni Crosetto, deputato europeo di Fratelli d’Italia, secondo cui la mancanza di un testo comune nonostante i due dibattiti si spiega un po’ perché “siamo in un momento di transizione della legislatura”, un po’ perché “siamo in un momento di escalation e non è facile esprimersi”.L’ultima volta che il Parlamento europeo ha detto la sua sul Medio Oriente è stato all’indomani della rappresaglia dell’Iran contro Israele per il bombardamento del consolato iraniano a Beirut, nell’aprile 2024. Gli eurodeputati avevano condannato fermamente il lancio di droni e missili da parte di Teheran verso il territorio israeliano, e criticato la violazione del sito diplomatico iraniano da parte di Tel Aviv. Ma il difficile viene quando si parla della carneficina israeliana a Gaza. Lo scorso gennaio, gli eurodeputati si erano faticosamente accordati – e non senza polemiche – su un testo dettato dai popolari, che chiese il cessate il fuoco nella Striscia a condizione che venissero rilasciati tutti gli ostaggi israeliani e smantellata Hamas.Se Gaza è il problema, tanto meglio levare ogni riferimento all’enclave palestinese. Non si può non notare che in entrambi i titoli dei dibattiti che si terranno nell’Aula di Strasburgo manca del tutto la parola ‘Gaza’. Anche su questo, l’Eurocamera ha bisticciato. I socialdemocratici avevano chiesto di citare l’enclave palestinese almeno nel titolo del dibattito sugli sviluppi in Libano e nella regione, ma l’estrema destra e i popolari si sono opposti.

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    L’Ue annuncia altri 30 milioni di aiuti umanitari in Libano. E Borrell condanna i nuovi raid israeliani sugli operatori sanitari

    Bruxelles – La Commissione europea stanzierà ulteriori 30 milioni di euro per gli aiuti umanitari in Libano, che si aggiungono ai 10 milioni già annunciati il 29 settembre. Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Iom), sono già più di 130 mila i nuovi sfollati interni a causa dei bombardamenti israeliani dell’ultima settimana. Da ottobre 2023, circa 350 mila, di cui il 35 per cento bambini.Nel solo settembre 2024, le vittime causate dai raid di Israele sarebbero già più di mille. Ed oltre 8 mila i feriti. L’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, ha condannato l’uccisione, la scorsa notte, di sette persone nel centro di Beirut, tra cui alcuni paramedici. “Le Forze di difesa israeliane hanno nuovamente preso di mira gli operatori sanitari durante la notte”, ha denunciato il capo della diplomazia Ue. In “violazione del diritto internazionale umanitario”.Secondo quanto riferito dal direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nelle ultime 24 ore sarebbero stati uccisi ventotto operatori sanitari in Libano. I pacchetti di emergenza stanziati dall’Ue – che nel corso del 2024 hanno raggiunto il valore di 104 milioni di euro – sono destinati a fornire “assistenza alimentare urgente, alloggi e assistenza sanitaria, oltre ad altri aiuti essenziali”. Il Libano ha inoltre richiesto l’attivazione del Meccanismo di protezione civile dell’Ue, attraverso il quale la Commissione sta facilitando l’invio di ulteriore assistenza dai Paesi membri. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è detta “estremamente preoccupata per la costante escalation di tensioni in Medio Oriente”.Tel Aviv strappa con l’Onu: Guterres “non è degno” di entrare in IsraeleNel frattempo lo Stato ebraico ha dichiarato “persona non grata” il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. “Un segretario generale che odia Israele, che dà sostegno a terroristi, stupratori e assassini. Guterres sarà ricordato come una macchia nella storia delle Nazioni Unite”, è la gravissima accusa del ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, al segretario dell’Onu. Reo secondo Israele di non aver “condannato inequivocabilmente l’attacco criminale dell’Iran contro Israele”. Guterres non potrà più mettere piede sul territorio di Israele.Un altro strappo durissimo – l’ennesimo, dal 7 ottobre scorso – da parte di Tel Aviv nei confronti della comunità internazionale. Borrell è immediatamente accorso in supporto a Guterres: “Sosteniamo il Segretario generale delle Nazioni Uniti nei suoi instancabili sforzi per raggiungere la pace in tutti i conflitti e in particolare in Medio Oriente. Deploriamo gli attacchi ingiustificati contro di lui, nonché il numero inaccettabile di vittime tra gli operatori umanitari delle Nazioni Unite”, ha commentato con un post su X.

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    Dall’Ue la “ferma condanna” all’attacco missilistico dell’Iran in Israele. Tel Aviv sposta nuove truppe in Libano

    Bruxelles – “Ferma condanna” per un’azione che “minaccia la stabilità regionale”. I leader Ue scelgono le loro parole in fotocopia e puntano il dito contro l’attacco missilistico lanciato ieri sera (1 ottobre) dall’Iran contro Israele. Questa volta, nessun Paese membro si mette di traverso – come accaduto l’altra sera per l’azione militare israeliana in Libano – e l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, può dichiarare a nome dei 27 che “l’Ue ribadisce il suo impegno per la sicurezza di Israele“.Il regime di Teheran ha scagliato circa 200 missili balistici verso il territorio israeliano, un attacco minacciato diverse volte dagli ayatollah iraniani nei giorni scorsi, e che l’intelligence americana aveva preventivato con qualche ora di anticipo. Con il supporto di Washington e Londra, Israele ha intercettato la maggior parte dei missili lanciati nell’attacco, che non sembra aver causato danni rilevanti a cose e persone. Ma che innesca inevitabilmente una nuova escalation tra Tel Aviv e Teheran.“L’Iran ha commesso un grave errore questa notte e ne pagherà il prezzo. Rispetteremo ciò che abbiamo stabilito, chiunque ci attacchi, noi attaccheremo”, ha immediatamente annunciato il premier israeliano Benjamin Netanyahu. D’altra parte, Teheran ha risposto che reagirà “con maggiore intensità” attaccando “tutte le infrastrutture israeliano” in caso di una rappresaglia militare da parte di Israele. Secondo lo Stato maggiore iraniano, il “90 per cento dei missili” avrebbe raggiunto gli obiettivi. In un post su X, il neo-presidente Masoud Pezeshkian ha dichiarato che “la risposta decisiva all’aggressione del regime sionista” è stata lanciata “sulla base dei diritti legittimi e con l’obiettivo della pace e della sicurezza per l’Iran e per la regione”. E ha poi avvertito: “Non entrate in conflitto con l’Iran”.Questa mattina, le forze di difesa israeliano hanno annunciato che ulteriori truppe si stanno dirigendo nel sud del Libano per ampliare l’invasione di terra e hanno ripreso a bombardare il sud di Beirut. Secondo il Times of Israel, dal Libano sono stati lanciati oltre cento razzi verso il nord di Israele. Ad ogni dimostrazione militare ne segue una nuova, più pesante di quelle precedenti, in un vortice di distruzione che ormai colpisce tutta la regione. Dal punto di vista iraniano, Israele ha violato la sovranità della Repubblica islamica già in aprile, quando bombardò l’ambasciata di Teheran a Damasco, e quella del Libano, invadendo il sud del Paese e lanciando l’offensiva contro Hezbollah, la cui ala militare è foraggiata proprio dall’Iran. Secondo la logica di Israele, tutto è cominciato il 7 ottobre, con gli attacchi terroristici perpetrati da Hamas e i lanci di razzi da parte di Hezbollah, e non fa altro che esercitare il proprio diritto alla legittima difesa.I pesi massimi dell’Ue hanno “condannato fermamente” l’attacco dell’Iran. Ursula von der Leyen ha “esortato tutte le parti a proteggere la vita di civili innocenti”, ribadendo la richiesta di “un cessate il fuoco al confine con il Libano e a Gaza e il rilascio di tutti gli ostaggi detenuti da quasi un anno”. Charles Michel ha parlato di una “spirale mortale di escalation in Medio Oriente”, di “una guerra regionale che non è nell’interesse di nessuno”. Per Borrell, in una nota a nome dei 27 Paesi Ue, siamo di fronte “ancora una volta” a “un pericoloso ciclo di attacchi e ritorsioni” che “rischia di alimentare un’incontrollabile escalation regionale che non è nell’interesse di nessuno”.Lo scorso 30 settembre, a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri della Giordania, Ayman Safadi, ha dichiarato: “Il primo ministro Netanyahu sostiene che Israele è circondato da nemici che vogliono distruggerlo. Con il mandato di 57 Paesi arabi e musulmani, posso dire in modo inequivocabile che tutti noi vogliamo garantire la sicurezza di Israele, se Israele porrà fine all’occupazione e permetterà la creazione di uno Stato palestinese indipendente“. Ma – com’è ben noto – il governo israeliano si oppone fermamente alla soluzione dei due Stati. Safadi ha incalzato la comunità internazionale: “Riuscite a chiedere a Netanyahu qual è la loro soluzione? A parte nuove guerre e nuova distruzione?”.Per ora, gli Stati Uniti hanno supportato incondizionatamente – al di là del già dimenticato piano Biden per il cessate il fuoco a Gaza – l’azione militare israeliana. L’Ue è immobile, ingabbiata nelle diverse sensibilità e convinzioni politiche dei 27 su un conflitto che è anche altamente ideologico. Sull’indifendibile regime iraniano, Bruxelles conta decine di pacchetti di sanzioni, per le violazioni dei diritti umani, per il suo programma nucleare e per il supporto militare alla Russia e ai gruppi estremisti in Medio Oriente. Ma sul governo di Netanyahu, che accusa di antisemitismo chiunque faccia presente le palesi violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, a Gaza come in Cisgiordania e in Libano, l’Ue è ferma al palo. Alla richiesta, messa in un cassetto da Tel Aviv, di convocare un Consiglio di Associazione per discutere il rispetto dei diritti umani previsto dall’Accordo Ue-Israele.