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    Balcani occidentali, Consiglio Ue pronto a negoziare il Fondo di crescita

    Bruxelles – Via libera del Consiglio dell’Ue all’assistenza finanziaria dei Paesi dei Balcani occidentali. Gli ambasciatori dei Ventisette Stati membri hanno approvato il mandato negoziale per il Fondo di riforma e crescita per i Paesi della regione (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia). Presentato dalla Commissione europea lo scorso novembre, lo speciale programma, dal 2024 al 2027, dovrebbe fornire fino a 2 miliardi di euro in sovvenzioni e 4 miliardi di euro di prestiti ai partner dell’Ue.Il Fondo sosterrà i partner dei Balcani occidentali dell’Ue nell’intraprendere una serie globale di riforme socioeconomiche e fondamentali, anche sullo Stato di diritto e sui diritti fondamentali, sosterranno il processo di allargamento e accelerino la convergenza economica dei partner con l’Ue. In tal senso i pagamenti “saranno soggetti a condizioni rigorose in termini di realizzazione delle riforme stabilite nell’agenda di riforma concordata da ciascun partner”, ricorda il Consiglio dell’Ue nell’annunciare il via libera.E’ questo uno dei punti chiave per i rappresentanti permanenti dei Ventisette. Uno dei cambiamenti chiave rispetto alla proposta iniziale dell’esecutivo comunitario riguarda proprio il rafforzamento del ruolo del Consiglio nella governance dello strumento. Saranno dunque gli Stati membri dell’Ue ad avere voce in capitolo sull’erogazione delle risorse. Ci sarà un maggior peso dell’istituzione Ue nell’adozione e nella modifica delle agende di riforma, nel monitoraggio del rispetto dei precondizioni per il sostegno dell’Ue e sulla valutazione del rispetto delle condizioni di pagamento. Nel suo mandato, il Consiglio pone maggiormente l’accento sull’allineamento dei partner con la politica estera e di sicurezza comune.Non appena il Parlamento europeo avrà adottato la propria posizione potrà iniziare il negoziato inter-istituzionale per il via libera definitivo e l’attivazione del Fondo di riforma e crescita dei Balcani occidentali. La strategia dell’Ue per la regione si basa su quattro pilastri, volti a rafforzare l’integrazione economica dei partner dei Balcani occidentali con il mercato unico dell’UE, a promuovere l’integrazione economica all’interno della regione attraverso il mercato regionale comune, accelerare le riforme fondamentali e aumentare l’assistenza finanziaria.

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    Aumentano gli investimenti Bei nei Balcani Occidentali: 1,2 miliardi nel 2023 per la transizione sostenibile

    Bruxelles – Un anno da record per gli investimenti nei Balcani Occidentali, almeno per quanto riguarda il contributo della Banca europea per gli investimenti (Bei). Nel 2023 il braccio finanziario Bei Global per le attività al di fuori dell’Unione Europea ha stanziato 1,2 miliardi di euro in progetti regionali di transizione sostenibile ed energetica a supporto degli sforzi economici, climatici, di adesione all’Unione e di connettività di Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia.

    Un aumento di 365 milioni di euro rispetto al 2022, portando a oltre 10 miliardi il sostegno complessivo della Bei ai Balcani Occidentali dal 2010 per aiutare le economie locali a svilupparsi in modo sostenibile. “I fondi sostengono progetti nell’ambito del Piano economico e di investimento e dell’iniziativa Global Gateway, strumenti strategici dell’Ue per colmare le lacune infrastrutturali esistenti e migliorare gli standard di vita”, ha spiegato il vicepresidente della Bei responsabile per la regione, Kyriacos Kakouris, mettendo in chiaro che l’obiettivo è sia quello di “avanzare la convergenza con l’Unione Europea” sia di “rafforzare le iniziative regionali come il Mercato regionale comune“. Due priorità fondamentali anche del nuovo Piano di crescita per i Balcani Occidentali da 6 miliardi di euro presentato a novembre 2023 dalla Commissione Ue (anche se con dubbi finanziari da parte della Corte dei Conti Europea).

    La quota maggiore dei nuovi fondi (693 milioni di euro) è stata destinata a trasporti più sicuri e sostenibili, in particolare alle linee ferroviarie in Serbia (Belgrado-Niš) e in Macedonia del Nord (Kriva Palanka-frontiera bulgara), ma anche per la modernizzazione del trasporto urbano a Sarajevo e per un progetto di sicurezza stradale in Serbia. Circa il 61 per cento dei progetti firmati nel 2023 “contribuisce direttamente all’azione per il clima e alla sostenibilità ambientale”, in linea con gli obiettivi della Bei nel campo delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica e delle infrastrutture per l’energia pulita. Altri 275 milioni di euro sono stati destinati al sostegno delle piccole e medie imprese sotto forma di crediti accessibili per aiutarle a espandersi e a creare posti di lavoro, migliorando al contempo il loro impatto sociale e climatico”, anche grazie a una “componente “verde” nelle linee di credito a sostegno di progetti di energia pulita e di azione per il clima. I fondi rimanenti saranno destinati a progetti in materia di energia, acqua, sanità e istruzione.

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    Un vertice in attesa di un altro vertice. Il punto sui rapporti Ue-Balcani nello stallo del Consiglio

    Bruxelles – È un vertice di attese, sospeso nella speranza che l’imminente Consiglio Europeo non mandi tutto il processo di allargamento Ue all’aria. L’annuale summit tra i leader Ue e dei Balcani Occidentali si è focalizzato sui progressi sul piano politico e soprattutto economico dell’ultimo anno, ma su un incontro in cui è fondante la questione dell’adesione dei Paesi partner all’Unione ha aleggiato lo spettro dell’ostruzionismo del premier ungherese, Viktor Orbán, al vertice dei Ventisette in programma domani e dopodomani (14-15 dicembre).Da sinistra: la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel (13 dicembre 2023)“Abbiamo ribadito che il futuro dei sei Paesi dei Balcani Occidentali è dentro l’Unione Europea con un’integrazione graduale esplicitata in modo concreto”, ha messo in chiaro il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, in conferenza stampa al termine del vertice. Parole confermate dalla leader della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: “È stato un ottimo vertice, in cui abbiamo discusso sulla base del Pacchetto Allargamento recentemente presentato”. A proposito del report dello scorso 8 novembre la numero uno dell’esecutivo Ue ha ricordato che “il Cluster fondamenti con Macedonia del Nord e Albania va aperto quanto prima”, mentre il Montenegro vive un “momento positivo con il nuovo governo” e Serbia e Kosovo “hanno preso impegni importanti che ora devono essere implementati” nel contesto del dialogo Pristina-Belgrado. E poi c’è la questione più delicata, quella su cui da domani inizierà una partita a scacchi con Orbán: “Abbiamo raccomandato l’apertura dei negoziati di adesione con la Bosnia ed Erzegovina non appena le condizioni saranno soddisfatte”, ha messo in chiaro von der Leyen, senza però rispondere alle domande su quanto è a rischio il capitolo dell’allargamento Ue per il possibile veto del premier ungherese all’adesione Ue dell’Ucraina.La base di partenza è la dichiarazione di Tirana del 2022, sia sulle riforme richieste per l’adesione all’Unione sia per l’orientamento strategico “alla luce della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina”, si legge nella dichiarazione dell’ultimo vertice Ue-Balcani Occidentali, che insiste ancora una volta sul compiere “progressi rapidi e sostenuti verso il pieno allineamento” alla Politica estera e di sicurezza comune (Pesc) “anche per quanto riguarda le misure restrittive dell’Ue”. Il riferimento implicito è alla Serbia di Aleksandar Vučić (oggi assente a Bruxelles e rimpiazzato dalla premier, Ana Brnabić), ancora lontana dall’allinearsi alle sanzioni contro la Russia, ma allo stesso tempo viene sottolineato anche “l’impegno strategico” dei partner che sono già “pienamente” in linea con Bruxelles. Per quanto riguarda le questioni più delicate sul tavolo, viene esplicitato il sostegno agli sforzi per la normalizzazione delle relazioni tra Serbia e Kosovo nel dialogo mediato dall’Ue: “Ci aspettiamo un impegno costruttivo delle due parti”, dopo un anno di estrema tensione tra Pristina e Belgrado. Ma mentre la dichiarazione chiede “l’astensione da azioni unilaterali e non coordinate che potrebbero portare a ulteriori tensioni e violenze”, la presidente del Kosovo, Vjosa Osmani, ha esortato i leader Ue a “revocare le ingiuste misure” imposte dallo scorso 28 giugno.La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il primo ministro dell’Albania, Edi Rama (13 dicembre)Sul piano politico va messo in evidenza il punto 9 della dichiarazione: “L’Ue intende avvicinare i Balcani Occidentali preparando il terreno per l’adesione e apportando benefici concreti ai loro cittadini già durante il processo di allargamento”. A riguardo le istituzioni comunitarie intendono “esplorare misure aggiuntive volte a far progredire ulteriormente l’integrazione graduale” – come da tempo rivendica il presidente Michel – sfruttando “il potenziale degli strumenti giuridici esistenti” e favorendola “già durante il processo di allargamento stesso, in modo reversibile e basato sul merito”. In questo contesto viene accolto positivamente il nuovo Piano di crescita per i Balcani Occidentali da 6 miliardi di euro presentato dalla Commissione Ue, che “mira ad accelerare la convergenza socioeconomica” e “incoraggia la regione ad accelerare il ritmo delle riforme” secondo le norme del Mercato unico dell’Ue, così come la partecipazione dei sei Paesi balcanici al Consiglio Affari Esteri a novembre.Sul fronte economico viene richiamato il successo del pacchetto di supporto energetico da 1 miliardo di euro diviso in due parti da 500 milioni: il 90 per cento – ovvero 450 milioni di euro – della prima metà dedicata ad ammortizzare l’aumento dei prezzi dell’energia su famiglie e imprese “è già stato erogato”. I restanti 500 milioni di euro in sovvenzioni saranno forniti attraverso il Quadro per gli investimenti nei Balcani Occidentali con gli obiettivi delle rinnovabili, delle infrastrutture energetiche e degli interconnettori. Da non dimenticare il Piano economico e di investimenti da quasi 30 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, “in fase avanzata di attuazione” con 16,6 miliardi “già mobilitati”. E infine c’è la questione della migrazione, in una giornata costellata da uno scivolone della presidente von der Leyen a proposito dell’accordo sulla migrazione tra Italia e Albania. “La rotta è ancora molto attiva, con un numero elevato di attraversamenti irregolari delle frontiere”, rileva la dichiarazione a proposito della rotta balcanica e del Piano d’azione dello scorso anno, con un richiamo alla politica dei visti: “L’Ue chiede un ulteriore allineamento per evitare abusi dei sistemi di migrazione e di asilo degli Stati membri“. Dal primo gennaio 2024, grazie alla liberalizzazione anche per i cittadini kosovari, “tutte le persone provenienti dall’intera regione dei Balcani Occidentali potranno viaggiare senza visto nell’area Schengen”.A che punto è l’allargamento Ue nei Balcani OccidentaliSui sei Paesi dei Balcani Occidentali che hanno iniziato il lungo percorso per l’adesione Ue, quattro hanno già iniziato i negoziati di adesione – Albania, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia – uno ha ricevuto lo status di Paese candidato – la Bosnia ed Erzegovina – e uno ha presentato formalmente richiesta ed è in attesa del responso dei Ventisette – il Kosovo.Per Tirana e Skopje i negoziati sono iniziati nel luglio dello scorso anno, dopo un’attesa rispettivamente di otto e 17 anni, mentre Podgorica e Belgrado si trovano a questo stadio rispettivamente da 11 e nove anni. Dopo sei anni dalla domanda di adesione Ue, il 15 dicembre dello scorso anno anche Sarajevo è diventato un candidato a fare ingresso nell’Unione e ora attende con impazienza la decisione del Consiglio Europeo sull’avvio dei negoziati di adesione, che secondo il Pacchetto Allargamento Ue 2023 della Commissione Ue potrà avvenire “una volta raggiunto il necessario grado di conformità ai criteri di adesione”. Pristina è nella posizione più complicata, dopo la richiesta formale inviata alla fine dello scorso anno: dalla dichiarazione unilaterale di indipendenza da Belgrado nel 2008 cinque Stati membri Ue non lo riconoscono come Stato sovrano (Cipro, Grecia, Romania, Spagna e Slovacchia) e parallelamente sono si sono inaspriti i rapporti con Bruxelles dopo le tensioni diplomatiche con la Serbia di fine maggio.

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    Prove d’intesa Ue-Balcani Occidentali su politica estera e sicurezza. Sul tavolo di Bruxelles un ‘non-paper’ in 14 punti

    Bruxelles – Dopo le manifestazioni d’intenti generali, iniziano le discussioni politiche per stringere concretamente i rapporti tra i Ventisette e i sei Paesi balcanici in campi specifici, anche prima della loro adesione formale all’Unione Europea. È stato questo il senso della riunione ministeriale Ue-Balcani Occidentali svoltasi ieri sera (13 novembre) sotto la guida dell’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, che ha visto sul tavolo delle discussioni un documento non ufficiale – non paper in gergo – portato da 7 Stati membri più aperturisti per l’integrazione immediata dei partner per quanto riguarda la politica estera e la sicurezza comuni.Non è un caso se il vertice ministeriale Ue-Balcani Occidentali si è svolto appena dopo il Consiglio Affari Esteri in cui sono state trattate le questioni della guerra in Medio Oriente, in Ucraina e nel Caucaso Meridionale. “La discussione si è concentrata sulle sfide comuni in materia di sicurezza, sullo sfondo delle persistenti minacce alla sicurezza globale e regionale“, ha reso noto l’alto rappresentante Borrell al termine dell’incontro con i ministri degli Esteri dei Sei balcanici (e di quelli Ue intrattenutisi oltre la giornata di confronto tra i Ventisette). L’iniziativa è stata inaugurata nel maggio 2021 dallo stesso Borrell rilanciando la tradizione delle ‘cene informali’ con i leader dei Balcani Occidentali ma, dopo lo scoppio della guerra russa in Ucraina e l’intensificarsi delle discussioni per finalizzare il processo di allargamento Ue, è diventato sempre più urgente per Bruxelles contare su “partner affidabili nella politica estera, di sicurezza e di difesa, anche per quanto riguarda l’allineamento alle decisioni dell’Ue“. Un richiamo implicito non a tutti i Paesi che si trovano sul cammino europeo – visto che quattro su sei hanno lanciato l’iniziativa ‘Western Balkan Quad’ per l’allineamento completo – ma piuttosto a Serbia e Bosnia ed Erzegovina che, per motivi differenti, non hanno ancora adottato le sanzioni internazionali contro la Russia.Un primo incontro per uno scambio di vedute “sulle sfide della regione e sul suo futuro europeo” dopo che la politica di allargamento Ue nella regione ha conosciuto negli ultimi mesi “un nuovo slancio” e soprattutto a pochi giorni dalla presentazione dell’ultimo Pacchetto Allargamento Ue. Per Bruxelles è diventata una priorità fornire “un forte sostegno politico, tecnico e finanziario” a tutti i candidati – con negoziati di adesione già avviati (Albania, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia) o meno (Bosnia ed Erzegovina) – e potenziali tali (Kosovo), “per portare avanti le principali riforme politiche, istituzionali, sociali ed economiche”. L’alto rappresentante Borrell ha fatto anche riferimento al nuovo Piano di crescita per i Balcani Occidentali presentato mercoledì scorso (8 novembre) che coniugherà riforme e investimenti sullo stile del Next Generation Eu: “Accelererà significativamente la velocità del processo di allargamento e la crescita delle loro economie“.Il non-paper Ue-Balcani OccidentaliUn tentativo di stringere i rapporti con le sei capitali balcaniche sul fronte della politica estera e di sicurezza è arrivato da sette Paesi membri riuniti nel gruppo ‘Amici dei Balcani Occidentali’ – Italia, Austria, Croazia, Grecia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia – attraverso un non paper presentato ieri sera dal ministro austriaco. Come spiegano fonti diplomatiche a Bruxelles, si tratta di un’agenda in 14 punti che si connette al Piano di crescita per i Balcani Occidentali e nella visione dell’integrazione “graduale e accelerata” in campi specifici dei Paesi sul percorso dell’allargamento Ue. “Invitiamo le istituzioni Ue a presentare un’agenda chiara per un’integrazione graduale e accelerata con fasi di attuazione concrete fino al 2024 e oltre, basata su una condizionalità equa e rigorosa e sul principio dei meriti propri”, si legge nel documento visionato da Eunews. Il punto di partenza dalla politica estera e di sicurezza è motivato dal fatto che la regione balcanica “è esposta a fattori destabilizzanti”, tra cui vengono citate disinformazione, migrazione, minacce ibride e influenza “maligna” di terzi. Ecco perché “una cooperazione rafforzata ci renderebbe più efficaci nel contrastare la Russia e altre narrazioni dannose”, mentre “un dialogo rafforzato può approfondire la comprensione” delle posizioni reciproche.Questo stringere i legami si dovrebbe basare su 14 punti definiti dal non paper dei 7 Paesi membri, a partire dall’invito ai partner balcanici a partecipare al Consiglio Affari Esteri “almeno una volta al semestre”, per “scambi informali su temi di interesse comune” (e allo stesso modo degli ambasciatori alle riunioni informali). Si dovrà spingere su visite “più regolari e coordinate” nei Balcani Occidentali, scambi di esperti sui diritti umani, formazione di giovani diplomatici e funzionari pubblici “per familiarizzare con la diplomazia e le istituzioni Ue”, ma soprattutto su “linee di condotta Ue su misura in vista delle riunioni con i Paesi terzi“. Sul piano della sicurezza vengono chieste simulazioni congiunte sui punti deboli dei sistemi di infrastrutture critiche, visite all’Agenzia Ue per la Cybersecurity (Enisa) per “promuovere il pieno allineamento” con la legislazione comunitaria e consultazioni “prima dei prossimi cicli di negoziati” sulla Convenzione Onu sulla criminalità informatica. Infine materia di difesa serviranno “ulteriori misure di assistenza nell’ambito del Fondo europeo per la pace” (come per esempio lo stoccaggio sicuro di armi e munizioni in Montenegro) e il sostengo alle capacità dei Balcani Occidentali attraverso “corsi su misura” dell’Accademia europea di sicurezza e difesa (Esdc).Trovi ulteriori approfondimenti sulla regione balcanica nella newsletter BarBalcani ospitata da Eunews
    L’alto rappresentante Ue, Josep Borrell, ha ospitato la riunione ministeriale con i 6 ministri degli Esteri balcanici, in cui è stata presentata la proposta del gruppo ‘Amici dei Balcani Occidentali’ (tra cui compare l’Italia) per regolarizzare gli incontri con il Consiglio dell’Ue su base semestrale

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    La Commissione Ue ha proposto di stanziare 6 miliardi di euro per il Piano di crescita per i Balcani Occidentali

    Bruxelles – Era stato annunciato, anticipato e illustrato ai diretti interessati, ora è arrivata la presentazione formale, che ha delle implicazioni non indifferenti anche per i Ventisette. Il Piano di crescita per i Balcani Occidentali è stato messo sul tavolo oggi (8 novembre) dalla Commissione Europea nel corso della stessa conferenza stampa in cui sono state annunciate le sostanziali novità del Pacchetto Allargamento Ue 2023, dopo essere stati adottati entrambi dal Collegio dei commissari. “È qualcosa di eccezionale, sappiamo che il miracolo della prosperità arriva con l’accesso al Mercato unico e stiamo già iniziando questo processo, non stiamo aspettando la decisione finale sull’adesione politica”, ha rivendicato con forza la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Ma ora la proposta dovrà passare dal vaglio dei 27 governi Ue e degli eurodeputati, dal momento in cui implica modifiche alla revisione intermedia del bilancio pluriennale dell’Unione.Proprio von der Leyen – di ritorno dal suo tour balcanico in cui ha illustrato ai partner i punti principali di questo Piano economico ritagliato su misura di Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia – ha spiegato come allineare le economie balcaniche a quelle degli attuali Stati membri Ue e, così facendo, “anticipare i benefici dell’adesione”. A essere eccezionale è proprio il fatto di “aprire in questo modo il nostro Mercato unico, ci aspettiamo che tra loro aprano il Mercato regionale”, ha ricordato von der Leyen, sottolineando che “tutto questo potrebbe raddoppiare le loro economie nel prossimo decennio“, a patto che vengano messi a terra “riforme e investimenti”.È così che la presidente von der Leyen, affiancata dal commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, ha illustrato i 4 pilastri del Piano che presenta “un approccio completamente nuovo per chiudere il gap economico e sociale” tra Ue e regione balcanica “con la possibilità di integrazione sul campo anche prima che entrino formalmente come Paesi membri”. Il primo pilastro è proprio l’integrazione economica nel Mercato unico in sette settori fondamentali, “a patto che si allineino alle regole e aprano i settori e le aree pertinenti a tutti i loro vicini”: libera circolazione delle merci, libera circolazione dei servizi e dei lavoratori, accesso all’Area unica dei pagamenti in euro (Sepa), facilitazione del trasporto su strada, integrazione e de-carbonizzazione dei mercati energetici, mercato unico digitale e integrazione nelle catene di approvvigionamento industriale.La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen (8 novembre 2023)Il secondo pilastro è quello dell’integrazione economica interna attraverso il Mercato regionale comune (basato su regole e standard Ue). La Commissione Ue stima che solo questo fattore “potrebbe potenzialmente aggiungere il 10 per cento alle loro economie”. Il terzo pilastro riguarda invece le riforme fondamentali, che nel Piano di Bruxelles è semplicemente essenziale. “Abbiamo fatto esperienza nell’Ue di combinare riforme e investimenti dopo la pandemia Covid-19 con il Next Generation Eu e ha funzionato molto bene, non vedo perché non dovrebbe funzionare anche per voi”, aveva messo in chiaro von der Leyen nel suo viaggio nelle capitali balcaniche. Per l’esecutivo comunitario questo pilastro avrà un doppio beneficio: da una parte “sosterrà il percorso dei Balcani Occidentali verso l’adesione Ue” e dall’altro “attrarrà investimenti esteri e rafforzerà la stabilità regionale”.A proposito di investimenti, è qui che si inserisce il quarto pilastro dell’assistenza finanziaria Ue alle riforme per tutti i sei partner. Si tratta nello specifico di un nuovo strumento di riforma e crescita per i Balcani Occidentali da 6 miliardi di euro per il periodo 2024-2027 (con la revisione del Bilancio Ue) i cui pagamenti saranno vincolati all’attuazione delle riforme socio-economiche concordate. Esattamente come Next Generation Eu per i Ventisette. Lo strumento sarà composto di 2 miliardi di euro in sovvenzioni e 4 miliardi in prestiti agevolati e per la messa a terra servirà prima che ciascuno dei sei Paesi presenti un’agenda di riforme basata sulle raccomandazioni del Pacchetto Allargamento e dei Programmi di riforma economica (Erp). Ma questo ultimo punto ha un impatto diretto anche per gli attuali membri dell’Unione e sulle istituzioni comunitarie, dal momento in cui interessa la revisione di bilancio pluriennale 2021-2027 in corso di valutazione da parte del Parlamento e del Consiglio dell’Ue: spetterà ora ai co-legislatori esaminare la proposta di questo nuovo strumento nel quadro del pacchetto di revisione intermedia. “Siamo pronti a stanziare i finanziamenti del Piano all’interno del quadro finanziario pluriennale corrente”, ha assicurato il commissario Várhelyi.Va infine segnalato che per Serbia e Kosovo c’è una clausola supplementare: “Devono impegnarsi in modo costruttivo nel dialogo sulla normalizzazione delle relazioni”. In altre parole, senza progressi nel dialogo Pristina-Belgrado, rimarranno in stallo – o andranno perduti – i finanziamenti previsti dal Piano. Lo stesso discorso vale per la Bosnia ed Erzegovina in caso di mancata implementazione delle riforme fondamentali: “Le risorse saranno ridistribuite ad altri Paesi che sono in grado di farlo, questo è un forte incentivo ad andare avanti in modo attivo”, aveva avvertito la numero uno della Commissione a Sarajevo.Trovi ulteriori approfondimenti sulla regione balcanica nella newsletter BarBalcani ospitata da Eunews
    Insieme al Pacchetto Allargamento è arrivata la presentazione formale del Piano che dovrebbe allineare le economie balcaniche con quelle dei Ventisette “per anticipare i benefici dell’adesione”. Ma serve il via libera dei co-legislatori Ue nella revisione di bilancio pluriennale

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    Si chiude in Bosnia ed Erzegovina il tour balcanico di von der Leyen: “Riforme cruciali per adesione Ue e Piano di crescita”

    Bruxelles – Un anno dopo, con un risultato concreto alle spalle e una strada che rimane complicata ma con un nuovo impulso economico. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha chiuso ieri (primo novembre) in Bosnia ed Erzegovina la sua quattro-giorni di tour nei Balcani Occidentali, con un messaggio di incoraggiamento per il cammino del Paese verso l’adesione all’Unione Europea e un avvertimento ad accelerare sulle riforme fondamentali: “Sappiamo tutti che per raggiungere l’obiettivo di progredire abbiamo bisogno che la Bosnia ed Erzegovina parli con una sola voce e proceda unita, non possiamo accettare un arretramento sui nostri valori comuni o divisioni, in nessuna parte del vostro Paese”.Da sinistra: la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e la presidente del Consiglio dei ministri della Bosnia ed Erzegovina, Borjana Krišto, a Sarajevo (primo novembre 2023)L’ultima tappa dell’annuale tour nella regione da parte della numero uno dell’esecutivo comunitario è stata l’occasione per riconfermare il sostegno di Bruxelles a Sarajevo dopo la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue il 15 dicembre dello scorso anno, “una giornata storica, molto emozionante e molto importante”. Poco più di 365 giorni dopo l’ultima volta nella capitale bosniaca, von der Leyen ha messo in chiaro su quali binari dovrà procedere il cammino del Paese per l’avvio effettivo dei negoziati di adesione e per la messa a terra del nuovo Piano di crescita per i Balcani Occidentali presentato proprio dalla presidente della Commissione Ue nel suo viaggio in tutte le capitali della regione: “L’obiettivo dovrebbe essere quello di compiere progressi decisivi sulle 14 priorità-chiave” che riguardano riforme in ambito di Stato di diritto, diritti fondamentali, pubblica amministrazione ed economia.Nonostante le enormi difficoltà di un Paese diviso su molte direttrici – non da ultimo quella tra le due entità della Federazione di Bosnia ed Erzegovina e della Republika Sprska – von der Leyen ha scelto un’impostazione ottimista. “La nomina del governo e il lavoro che avete svolto nel primo anno di mandato dimostrano che il Paese è in grado di ottenere risultati” e ora sarà necessario concretizzare il pacchetto di misure sullo Stato di diritto composto di tre leggi: quella sui tribunali, quella sul conflitto d’interesse e quella sul riciclaggio di denaro sporco. “Sarebbe la prova delle capacità di rafforzare le fondamenta della democrazia”, ha messo in chiaro la leader della Commissione, rassicurata in conferenza stampa dalla presidente del Consiglio dei ministri della Bosnia ed Erzegovina, Borjana Krišto: “Siamo a un momento decisivo per trovare un accordo su queste riforme fondamentali”. Perché all’orizzonte non ci sono solo il Pacchetto Allargamento (atteso per l’8 novembre) e il Consiglio Europeo di dicembre, in cui si capirà se ci sono le condizioni per avviare i negoziati di adesione, ma le riforme saranno “cruciali” anche per i futuri stanziamenti economici del Piano di crescita per i Balcani Occidentali: “Se non saranno implementate, le risorse saranno ridistribuite ad altri Paesi che sono in grado di farlo, questo è un forte incentivo ad andare avanti in modo attivo”, ha avvertito von der Leyen.In altre parole, senza progressi sulle riforme rimarranno in stallo – o andranno perduti – i finanziamenti previsti per la Bosnia ed Erzegovina all’interno del pacchetto complessivo da 6 miliardi di euro e fondato su quattro pilastri. Il primo riguarda l’integrazione nelle dimensioni chiave del Mercato unico dell’Ue, il secondo è legato al completamento del Mercato regionale comune, il terzo si basa sul liberare il pieno potenziale economico attraverso riforme fondamentali sia sullo Stato di diritto sia in materia economica. E infine il pilastro del finanziamento da parte di Bruxelles: il pacchetto da 2 miliardi di euro in sovvenzioni e 4 in prestiti. “C’è un grande potenziale non sfruttato”, ha messo in chiaro la leader dell’esecutivo comunitario a Sarajevo, facendo riferimento al fatto che l’economia bosniaca “è pari al 35 per cento della media Ue”. Ecco perché “dobbiamo avvicinare le nostre economie” con l’approccio ‘riforme-investimenti’, al pari del Next Generation Eu per i Ventisette: “Sappiamo quanto sia importante la prosperità economica per il funzionamento di qualsiasi Paese” e per le prospettive di integrazione europea, è stato l’ultimo messaggio di von der Leyen nel suo tour balcanico.Il percorso di adesione Ue della Bosnia ed ErzegovinaIl cammino di avvicinamento della Bosnia ed Erzegovina all’Unione Europea è iniziato il 15 febbraio 2016, con la presentazione ufficiale della domanda di adesione. Per più di sei anni non è arrivata nessuna risposta positiva da parte delle istituzioni comunitarie, proprio per la situazione quasi disastrata del Paese sul fronte delle condizioni-base (i criteri di Copenaghen) per essere considerato un candidato formale. Tuttavia negli ultimi due anni si sono intensificati i segnali di fiducia soprattutto da parte dell’esecutivo comunitario e della sua presidente, anche considerati i rischi di destabilizzazione russa di un Paese e di una regione molto delicati che si trovano nel cuore dell’Europa.È così che in occasione della presentazione del Pacchetto Allargamento 2022 è arrivata la raccomandazione al Consiglio di concedere alla Bosnia ed Erzegovina lo status di candidato all’adesione Ue, condita da un discorso particolarmente appassionato a Sarajevo di von der Leyen durante il precedente viaggio nelle capitali balcaniche per annunciare il supporto energetico di Bruxelles. Dopo aver valutato il parere della Commissione, il vertice dei leader Ue del 15 dicembre 2022 ha dato il via libera alla concessione alla Bosnia ed Erzegovina dello status di Paese candidato all’adesione Ue, sottolineando allo stesso tempo la necessità di implementare le riforme fondamentali nei settori dello Stato di diritto, dei diritti fondamentali, del rafforzamento delle istituzioni democratiche e della pubblica amministrazione. Nel processo di allargamento Ue Sarajevo è diventato così l’ottavo candidato all’adesione.L’ostacolo Republika SrpskaEppure il percorso di avvicinamento della Bosnia ed Erzegovina all’Unione è reso particolarmente ostico dal presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, che si è fatto promotore di un progetto secessionista dall’ottobre del 2021. L’obiettivo è quello di sottrarsi dal controllo dello Stato centrale in settori fondamentali come l’esercito, il sistema fiscale e il sistema giudiziario, a più di 20 anni dalla fine della guerra etnica in Bosnia ed Erzegovina. Il Parlamento Europeo ha evocato sanzioni economiche e, dopo la dura condanna dei tentativi secessionisti dell’entità a maggioranza serba in Bosnia (con un progetto di legge per l’istituzione di un Consiglio superiore della magistratura autonomo), a metà giugno del 2022 i leader bosniaci si sono radunati a Bruxelles per siglare una carta per la stabilità e la pace, incentrata soprattutto sulle riforme elettorali e costituzionali nel Paese balcanico.Da sinistra: il presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, e l’autocrate russo, Vladimir Putin, al Cremlino il 23 maggio 2023 (credits: Alexey Filippov / Sputnik / Afp)Ma da quest’anno le preoccupazioni si sono fatte sempre più concrete. A fine marzo il governo dell’entità serbo-bosniaca ha presentato un progetto di legge per istituire un registro di associazioni e fondazioni finanziate dall’estero. La cosiddetta legge sugli ‘agenti stranieri’ è simile a quella adottata da Mosca nel dicembre 2022 ed è stata approvata a fine settembre dall’Assemblea nazionale di Banja Luka, tra le apre critiche di Bruxelles. Ma parallelamente è avanzato anche l’iter per l’adozione degli emendamenti al Codice Penale che reintroducono sanzioni penali per diffamazione. Dopo la proposta – anch’essa a fine marzo – l’entrata in vigore è datata 18 agosto e ora sono previste multe da 5 mila a 20 mila marchi bosniaci (2.550-10.200 euro) se la diffamazione avviene “attraverso la stampa, la radio, la televisione o altri mezzi di informazione pubblica, durante un incontro pubblico o in altro modo”. Il Servizio europeo per l’azione esterna (Seae) e la delegazione Ue a Sarajevo hanno attaccato Banja Luka, mettendo in luce che le due leggi “hanno avuto un effetto spaventoso sulla libertà di parola nella Republika Srpska“.Alle provocazioni secessioniste si è affiancato dal 24 febbraio dello scorso anno il non-allineamento alla politica estera dell’Unione e alle sanzioni internazionali contro il Cremlino: insieme alla Serbia la Bosnia ed Erzegovina è l’unico Paese europeo a non aver adottato misure restrittive a causa dell’opposizione della componente serba della presidenza tripartita. Già il 20 settembre dello scorso anno Dodik aveva viaggiato a Mosca per un incontro bilaterale con Putin, dopo le provocazioni ai partner occidentali sull’annessione illegale delle regioni ucraine occupate dalla Russia. Provocazioni che sono continuate a inizio gennaio di quest’anno con il conferimento all’autocrate russo dell’Ordine della Republika Srpska (la più alta onorificenza dell’entità a maggioranza serba del Paese balcanico) – come riconoscimento della “preoccupazione patriottica e l’amore” nei confronti delle istanze di Banja Luka – in occasione della Giornata nazionale della Republika Srpska, festività incostituzionale secondo l’ordinamento bosniaco. Come se bastasse, Dodik ha compiuto un secondo viaggio a Mosca il 23 maggio, mentre a Bruxelles sono emerse perplessità sulla mancata reazione da parte dell’Unione con sanzioni. Fonti Ue hanno rivelato a Eunews che esiste già da tempo un quadro di misure restrittive pronto per essere applicato, ma l’Ungheria non permette il via libera. Per qualsiasi azione del genere di politica estera serve l’unanimità in seno al Consiglio.Trovi ulteriori approfondimenti sulla regione balcanica nella newsletter BarBalcani ospitata da Eunews
    In vista del Pacchetto Allargamento e del Consiglio Europeo la presidente della Commissione Ue ha esortato Sarajevo ad attuare tre leggi fondamentali sullo Stato di diritto. Con un avvertimento: “Le risorse economiche saranno redistribuite ad altri Paesi in caso di mancata implementazione”

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    Inizia l’annuale tour di von der Leyen nei Balcani Occidentali, a una settimana dal cruciale Pacchetto Allargamento Ue

    Bruxelles – È iniziato in Macedonia del Nord l’ormai tradizionale tour autunnale della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, nelle capitali dei Balcani Occidentali e quest’anno il viaggio arriva a pochi giorni dall’appuntamento più atteso dai Paesi che attendono di accedere all’Unione Europea: la pubblicazione del Pacchetto Allargamento da parte dell’esecutivo comunitario, attesa per l’8 novembre. Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia – tralasciata solo l’Albania, in cui però la leader della Commissione è stata appena due settimane fa in occasione del vertice dei leader del Processo di Berlino – per una quattro giorni di incontri istituzionali con alcuni punti fissi in agenda: progressi nel percorso di avvicinamento e nei negoziati di adesione Ue, definizione dei punti del nuovo Piano di crescita per i Balcani Occidentali e freno alle tensioni nella regione.Da sinistra: la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il primo ministro della Macedonia del Nord, Dimitar Kovačevski, a Skopje (30 ottobre 2023)“Ogni volta che von der Leyen fa visita nel Paese, arriva con proposte concrete per l’avvicinamento all’Unione”, si è congratulato il primo ministro macedone, Dimitar Kovačevski, aprendo questa mattina (30 ottobre) la prima delle conferenze stampa della presidente della Commissione Ue nei Balcani Occidentali e facendo riferimento sia al viaggio del 2022 incentrato sul Piano energetico sia a quello odierno sul nuovo Piano di crescita. “L’anno scorso abbiamo affrontato una dura crisi energetica, ma siamo rimasti uniti e abbiamo spostato le montagne“, ha rivendicato von der Leyen: “Vi abbiamo supportato con 80 milioni di euro [su 500 milioni complessivi per l’intera regione, ndr] per respingere l’impatto dei prezzi dell’energia su imprese e famiglie, abbiamo lavorato duramente e abbiamo vinto”. Per la leader Ue “la cosa più importante è che l’abbiamo fatto insieme” e anche nelle discussioni di oggi c’è stato spazio per questo tema: “Dove ci sono sfide, affrontiamole e superiamole insieme“.Oltre all’energia e ai progressi di Skopje nei negoziati per l’adesione Ue – “vogliamo aprire il cluster sui fondamentali, compresi gli emendamenti alla Costituzione” – il vero tema portante è quello economico. “Abbiamo 30 miliardi per il Piano economico e di investimenti che sta dando risultati velocemente”, ma per Bruxelles è necessario “portare più vicine le nostre economie e raddoppiare quelle balcaniche entro il prossimo decennio”. Ecco perché, dopo averlo anticipato a fine maggio e dettagliato a Tirana lo scorso 16 ottobre, la presidente von der Leyen sta facendo il giro delle altre cinque capitali per presentare i quattro pilastri del nuovo Piano di crescita per i Balcani Occidentali. Il primo riguarda l’integrazione nelle dimensioni chiave del Mercato unico dell’Ue, il secondo è legato al completamento del Mercato regionale comune, il terzo si basa sul liberare il pieno potenziale economico attraverso riforme ambiziose e fondamentali sia sullo Stato di diritto sia in materia economica. E infine il pilastro del finanziamento da parte di Bruxelles: un pacchetto di 6 miliardi di euro – di cui 2 miliardi di euro in sovvenzioni e 4 miliardi di euro in prestiti – proposto da von der Leyen nell’ambito della revisione intermedia del bilancio Ue.Il tallone d’Achille dei Balcani OccidentaliMa è la seconda tappa del viaggio a mostrare che la strada è più in salita di quanto le parole non riescano a nascondere. A Pristina, dopo aver ripetuto il discorso sul nuovo Piano di crescita per tutta la regione e aver fatto i complimenti alle autorità kosovare per “anni di duro lavoro” che hanno portato alla liberalizzazione dei visti dal primo gennaio 2024 – la maggior parte del discorso di von der Leyen è stata cannibalizzata dal tema più urgente da oltre sei mesi: le tensioni tra Kosovo e Serbia. La presidente della Commissione Ue ha reiterato la condanna all’attacco terroristico dello scorso 24 settembre nel nord del Kosovo – che è “totalmente inaccettabile e si scontra con i valori Ue” – ma in quello che è il momento più basso dei rapporti tra i due Paesi, l’unico modo di mettere a terra tutti i piani di Bruxelles è “solo con la normalizzazione delle relazioni” attraverso il dialogo Pristina-Belgrado.Niente di veramente nuovo in quanto affermato da von der Leyen – che si è attenuta alla dichiarazione dei leader di Francia, Germania, Italia e Ue a margine del Consiglio Europeo di giovedì scorso (26 ottobre) – se non per il fatto di aver pronunciato queste parole proprio in loco. “Il Kosovo deve stabilire un processo per come è stato definito la settimana scorsa, e lo stesso dirò domani in Serbia”, è stata chiara la presidente dell’esecutivo comunitario. In altre parole, la creazione dell’Associazione delle municipalità a maggioranza serba in Kosovo e il riconoscimento de facto della sovranità di Pristina da parte della Serbia. I due punti più delicati, da una parte e dall’altra del confine amministrativo, ma “una de-escalation prevede che siano due attori a impegnarsi”, ha ribadito von der Leyen.Dopo aver assicurato che nell’incontro di domani (31 ottobre) a Belgrado con il presidente serbo, Aleksandar Vučić, “discuterò dei passi necessari per la Serbia” nel garantire ciò che sembra ancora quasi impossibile – il riconoscimento in qualche forma ufficiosa dell’indipendenza del Kosovo – von der Leyen ha esortato la presidente kosovara, Vjosa Osmani, (e successivamente il premier Albin Kurti) a fare la propria parte per sbloccare l’impasse sull’implementazione della comunità nel Paese a cui dovrebbe essere garantita autonomia su tutta una serie di materie amministrative. Perché dalla bozza di Statuto “moderno ed europeo” presentato la scorsa settimana per la creazione dell’Associazione delle municipalità a maggioranza serba in Kosovo passa quasi tutto: la normalizzazione delle relazioni con Belgrado, l’eliminazione delle misure “temporanee e reversibili” e “l’apertura delle porte al Piano di crescita” anche per Pristina, è l’avvertimento di von der Leyen nel suo ormai consueto ritorno autunnale nella regione.Trovi ulteriori approfondimenti sulla regione balcanica nella newsletter BarBalcani ospitata da Eunews
    La presidente della Commissione Europea in visita nelle capitali balcaniche per anticipare i punti più delicati del report che sarà pubblicato l’8 novembre. Focus su negoziati di adesione, nuovo piano di crescita e sul difficile cammino di normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo

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    I leader Ue incontrano quelli di Serbia e Kosovo: “Mettete in opera gli accordi di Bruxelles”

    Bruxelles – Qualche soddisfazione dopo i colloqui c’è, a voce i leader dell’Unione europea la mostrano, ma nei documenti ufficiali emerge la fragilità della situazione tra Serbia e Kosovo.Ieri (26 ottobre), in occasione della prima giornata del Consiglio europeo, si è tenuto un incontro tra il primo ministro Albin Kurti (Kosovo) e il presidente Aleksandar Vučić (Serbia), con alcuni leader europei. Presenti il presidente della Francia Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, insieme al presidente del Consiglio europeo Charles Michel, l’Alto rappresentante Josep Borrell e l’Alto rappresentante speciale per il dialogo Pristina-Belgrado Miroslav Lajčák. “La bozza di statuto che abbiamo presentato e che appoggiamo pienamente comprende un modo moderno ed europeo di affrontare la delicata questione della tutela delle minoranze in linea con le migliori pratiche e standard europei, all’interno dei parametri definiti dalle Parti”, si legge nella dichiarazione congiunta diffusa questa sera. Ma c’è anche la richiesta, reiterata, che il Kosovo avvii la procedura per la creazione dell’Associazione dei Comuni a maggioranza serba nei suoi confini, come previsto dalla bozza di Statuto, e che la Serbia proceda al riconoscimento del piccolo Stato.Il presidente francese questa sera incontrando i giornalisti sembra soddisfatto della posizione dei leader della Serbia e del Kosovo: “Abbiamo ottenuto un impegno dalle due parti molto chiaro: mettere in opera gli accordi di Bruxelles e l’attuazione di un’associazione di municipalità serbe (a maggioranza serba nel Kosovo, ndr.) il prima possibile”. Accordi, questi, raggiunti nell’aprile 2013 con lo scopo di normalizzare i rapporti tra i due Stati.“Entrambi vogliono far parte dell’Unione europea, pertanto devono diventare dei vicini migliori“, ha sottolineato Scholz. Che guarda alla situazione con ottimismo: “Il concetto di avere un’associazione di municipalità a maggioranza serba nel Kosovo sarà attuato”, ha dichiarato oggi (27 ottobre), alla fine del Consiglio europeo. “La questione è garantire un futuro ai cittadini e le cittadine in Kosovo e in Serbia, in prospettiva pacifica”, ha aggiunto il cancelliere. “La fase di attuazione dovrebbe procedere con l’adempimento parallelo dei rispettivi obblighi da parte di entrambe le Parti, in modo graduale, sulla base del principio che entrambe le Parti devono fare qualcosa per ottenere qualcosa. L’attenzione dovrebbe ora concentrarsi sull’avanzamento della piena attuazione dell’accordo senza precondizioni o ritardi“, si legge ancora nella dichiarazione congiunta.Anche Michel ha mostrato un apprezzamento verso l’apertura al dialogo di Vučić e Kurti: “La questione principale riguardo l’incontro di ieri è l’impegno espresso dai due leader a mettere in atto gli accordi che sono sul tavolo”, ha dichiarato al termine del Consiglio europeo. Ribadendo, però, che l’Europa è ferma sulle sue richieste: “Noi chiediamo istantaneamente che questi accordi siano attuati, perché siamo convinti che sia il cammino verso la normalizzazione”. Meloni ha invece affidato a una nota diffusa da palazzo Chigi la sua posizione: “Il presidente ha reiterato il continuo e convinto sostegno del Governo italiano al percorso europeo di Serbia e Kosovo e di tutti gli altri Paesi dei Balcani occidentali, nell’ottica di una necessaria riunificazione del Continente europeo“.Ma dai documenti ufficiali sembrano trapelare più timori. “Il Consiglio europeo è profondamente preoccupato per la situazione della sicurezza nel nord del Kosovo. Condanna fermamente il violento attacco contro la polizia del Kosovo il 24 settembre 2023 – si legge nelle conclusioni finali a firma dei Ventisette -. L‘Unione europea si aspetta che i responsabili siano arrestati e consegnati rapidamente alla giustizia e che la Serbia cooperi pienamente e adotti tutte le misure necessarie al riguardo”.La richiesta unanime degli Stati membri è che Pristina e Belgrado allentino la tensione e garantiscano lo svolgimento di nuove elezioni nel nord del Kosovo il prima possibile, con la partecipazione attiva dei serbi kosovari. “Il mancato allentamento delle tensioni avrà delle conseguenze. Il Consiglio europeo – afferma il comunicato finale diramato dopo i due giorni di incontro a Bruxelles – si rammarica della mancata attuazione da parte di entrambe le parti dell’accordo sul percorso verso la normalizzazione e del relativo allegato di attuazione, nonché di altri accordi raggiunti nel dialogo facilitato dall’Ue, guidato dall’Alto Rappresentante e sostenuto dal Rappresentante speciale dell’Ue”, si legge nel documento.
    Scholz: “Se vogliono entrare nell’Ue, devono diventare dei vicini migliori”