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    L’Ucraina ha ricevuto dall’Ue la settima tranche di supporto macrofinanziario. Gli aiuti nel 2023 salgono a 12 miliardi

    Bruxelles – Continua secondo i piani della Commissione Europea il sostegno macro-finanziario all’Ucraina promesso per tutto il 2023. Nella giornata di oggi (22 agosto) sono stati versati nelle casse di Kiev altri 1,5 miliardi di euro, a un mese dall’ultima tranche stanziata da Bruxelles per supportare il Paese invaso dall’esercito russo dal 24 febbraio 2022 negli “sforzi di riparazione, recupero e mantenimento dello Stato”. Ad annunciare lo stanziamento della settima tranche di assistenza macrofinanziaria è stata la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che ha promesso che “ne arriveranno altri, quest’anno e oltre“.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, a Kiev (8 maggio 2023)
    Con la settimana tranche di aiuti destinati a Kiev attraverso lo strumento di assistenza macrofinanziaria Amf+, il supporto economico fornito da Bruxelles nel corso di quest’anno sale a 12 miliardi di euro, dei 18 totali previsti dal pacchetto approvato alla fine dello scorso anno dai co-legislatori. “Con questo strumento, l’Ue cerca di aiutare l’Ucraina a coprire il suo fabbisogno finanziario immediato, con un sostegno finanziario stabile, prevedibile e consistente nel 2023“, sottolinea l’esecutivo comunitario in una nota. Il supporto sarà utilizzato per pagare stipendi e pensioni, per mantenere in funzione i servizi pubblici essenziali (ospedali, scuole e alloggi per gli sfollati), per garantire la stabilità macroeconomica e per ripristinare le infrastrutture critiche distrutte (infrastrutture energetiche, sistemi idrici, reti di trasporto, strade, ponti): “Il Paese sta affrontando la brutale guerra di aggressione della Russia e sta lavorando per ripristinare le sue infrastrutture“, ha voluto ricordare von der Leyen.
    Il pagamento è arrivato dopo che il 25 luglio scorso la Commissione ha rilevato i “continui progressi” di Kiev nell’attuazione delle “condizioni politiche concordate”, rispettando i requisiti di rendicontazione “per garantire un uso trasparente ed efficiente dei fondi”. I progressi più importanti sono stati riscontrati nel lavoro per migliorare la stabilità finanziaria e il sistema del gas, rafforzare lo Stato di diritto, incoraggiare l’efficienza energetica e promuovere un migliore clima imprenditoriale. Ma la presidente von der Leyen ha voluto spingersi oltre: “Continueremo a stare risolutamente al fianco dell’Ucraina, con un sostegno fino a 50 miliardi di euro proposto per il periodo 2024-2027”. Il riferimento è alla proposta di revisione del bilancio pluriennale Ue 2021-2027, con l’idea di creare una riserva finanziaria da 50 miliardi di euro per i prossimi quattro anni, composta di sovvenzioni e prestiti. Mentre i 33 miliardi di prestiti saranno finanziati attraverso l’assunzione di prestiti sui mercati finanziari, i 17 miliardi di euro in sovvenzioni arriveranno direttamente dalle risorse aggiuntive previste dalla revisione del bilancio.
    Dall’inizio della guerra russa in Ucraina Bruxelles stima che il sostegno finanziario, umanitario, di bilancio d’emergenza e militare a Kiev arrivato dall’Unione Europea, dai Paesi membri e dalle istituzioni finanziaria europee “ammonta a 76 miliardi di euro“. Per quanto riguarda l’assistenza macro-finanziaria Ue, il totale è di 19,2 miliardi, di cui 7,2 miliardi stanziati nel 2022 e i 12 di quest’anno. La prima tranche dallo strumento assistenza macrofinanziaria Amf+ è arrivata all’Ucraina il 17 gennaio con un supporto iniziale di 3 miliardi, seguita da altri sei tranche mensili da 1,5 miliardi nel successivo semestre.

    Lo annuncia la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, promettendo che “ne arriveranno altri, quest’anno e oltre”. Lo strumento di assistenza macrofinanziaria Amf+ mobiliterà in totale 18 miliardi per gli “sforzi di riparazione, recupero e mantenimento dello Stato”

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    La coalizione dell’aviazione si allarga: la Grecia addestrerà i piloti ucraini di F-16, dice Zelensky

    Bruxelles – L’occasione era una cena per discutere delle prospettive di allargamento dell’Ue ai Balcani occidentali, all’Ucraina e alla Moldova. Ma per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky la cena che si è consumata ieri (21 agosto) ad Atene, ospitata dal premier greco Kyriakos Mitsotakis, è stata soprattutto l’occasione per strappare alla Grecia l’impegno a partecipare all’addestramento dei piloti dell’aeronautica ucraina per i jet F-16.
    “Oggi abbiamo l’importante risultato per la coalizione dell’aviazione. La Grecia parteciperà all’addestramento dei nostri piloti per l’F-16. Sono grato per questa proposta”, ha detto Zelensky durante la conferenza stampa congiunta con il primo ministro greco ad Atene. A quanto riferito in un post su X, ex Twitter, dal presidente ucraino, la Grecia starebbe preparando un nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev, ma non ha fornito ulteriori dettagli su come si svolgerà il programma di addestramento.

    Five outcomes of our talks with Prime Minister @KMitsotakis.
    1. Greece joined the aviation coalition: it will train our pilots to fly F-16s. Greece is also preparing a new military aid package for Ukraine.
    2. I proposed ways for Greece to assist us in securing Ukraine’s new… pic.twitter.com/saayynoA5I
    — Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) August 21, 2023

    La promessa di Mitsotakis arriva a poche ore dall’annuncio di Danimarca e Paesi Bassi di voler fornire rispettivamente 19 e 42 aerei da combattimento F-16 all’Ucraina, che contribuiranno a rafforzare le difese aeree ucraine e la controffensiva contro l’invasione della Russia, iniziata il 24 febbraio di un anno fa. Dopo il suo piccolo tour europeo del fine settimana tra Amsterdam, Copenaghen e Stoccolma, il presidente ucraino ha detto ieri (21 agosto) di sentirsi “fiducioso” dopo la promessa di consegna degli F-16 di fabbricazione statunitense che l’Ucraina possa realmente porre fine all’invasione russa. I primi sei velivoli dovrebbero arrivare a Kiev prima della fine dell’anno. L’obiettivo del tour europeo di Zelensky – che finora ha fatto tappa in quattro capitali europee – è quello di rafforzare il sostegno militare dell’Occidente.
    Mitsotakis ha ribadito nel corso della conferenza la disponibilità a “sostenere il vostro percorso” di integrazione europea “e abbiamo anche recentemente aderito alla dichiarazione congiunta dei leader del G7 in merito alla fornitura di impegni di sicurezza al vostro Stato”. I due leader, dopo l’incontro bilaterale, hanno inoltre firmato una dichiarazione congiunta sul percorso euro-atlantico dell’Ucraina, che in sostanza sostiene l’integrazione di quest’ultima alla NATO.

    La cena ospitata da Atene per discutere le prospettive di allargamento dell’Unione europea a Balcani occidentali, Ucraina e Moldova è l’occasione per il presidente ucraino Zelensky di strappare alla Grecia l’impegno ad addestrare i piloti dei caccia F-16 che arriveranno a Kiev da Danimarca e Paesi Bassi

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    Zelensky ‘a caccia’ di F-16: Paesi Bassi e Danimarca si impegnano a fornire decine di aerei all’Ucraina

    Bruxelles – Un impegno e la prima vera promessa di fornire caccia F-16 alle forze armate ucraine. Danimarca e Paesi Bassi muovono i primi passi sulle forniture di aerei da combattimento per Kiev, dopo l’apertura del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e hanno annunciato ieri (20 agosto) che forniranno diversi F-16 a Kiev, che contribuiranno a rimpolpare le difese aree ucraina e la controffensiva contro l’invasione della Russia, iniziata il 24 febbraio di un anno fa.
    L’occasione per annunciare il dispiegamento di forze armate è stata la visita del presidente ucraino Volodomyr Zelenskyj, ai rispettivi premier di Danimarca e Paesi Bassi, Mette Frederiksen e Mark Rutte. “Gli F-16 instilleranno nuova fiducia e motivazione sia nei guerrieri che nei comuni cittadini. Produrranno nuovi risultati per l’Ucraina e il resto d’Europa”, ha scritto su X (precedentemente Twitter) il presidente ucraino, riferendo di una giornata “potente e fruttuosa” sul fronte degli armamenti. 

    F-16s will instill fresh confidence and motivation in both warriors and ordinary citizens. They will produce fresh results for Ukraine and the rest of Europe.
    I thank you once again, dear @MinPres Mark, @Statsmin Mette, your teams, and the peoples of the Netherlands and Denmark. pic.twitter.com/ffSdtMHkfI
    — Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) August 20, 2023

    Coalizione F-16
    Copenaghen e Amsterdam muovono i primi passi in quella che dovrebbe diventare una vera coalizione, a cui i due premier europei invitano anche gli altri 25 Stati membri Ue a prendere parte. La Danimarca, come riferito da Frederiksen, consegnerà 19 arei caccia da combattimento in totale, con i primi sei che dovrebbero essere spediti in Ucraina intorno a Capodanno e che saranno seguiti da otto nel 2024 e cinque nel 2025. Quanto ai I Paesi Bassi hanno 42 F-16 disponibili in tutto, ma devono ancora decidere se verranno donati tutti, ha detto domenica il primo ministro olandese Mark Rutte, quando Zelenskiy ha visitato il paese.
    Prima i carri armati tedeschi, ora quella dei caccia aerei. La fornitura dei cosidetti fighter jets ha sollevato in Ue non poche divisioni e non meno remore tra i Paesi dell’Unione. Nonostante le divisioni a dodici stelle, una svolta è arrivata a fine maggio con la decisione del presidente americano Joe Biden di consentire ai Paesi che lo vorranno di fornire aerei caccia da guerra Made in USA F-16 all’Ucraina. Dopo mesi di richieste da parte di Zelensky, Biden – l’occasione era la riunione dei leader G7 a Hiroshima, in Giappone – ha comunicato agli altri leader riuniti nel formato G7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti e Unione europea) che gli Stati Uniti sosterranno anche gli sforzi di addestramento dei piloti ucraini sugli F-16, che potrebbero coinvolgere anche l’Italia. Roma è insieme alla Grecia, Paesi Bassi, Danimarca, Romania, Portogallo tra i Paesi Ue a disporre di questi velivoli.

    Dopo l’apertura di Biden, da Paesi Bassi e Danimarca arriva la prima promessa ufficiale a fornire a Kiev aerei caccia F-16 che contribuiranno a rafforzare le difese aree ucraine e la controffensiva contro l’invasione della Russia. “Una giornata potente e fruttuosa”, annuncia il presidente ucraino, in visita domenica nei due Paesi Ue

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    La Polonia contro Zelensky: “Ucraina ingrata”. Kiev richiama l’ambasciatore

    Bruxelles – Guerra in Ucraina e guerra del grano, tra Kiev e il blocco dei Ventisette si consuma lo strappo politico e diplomatico probabilmente più forte da quando l’Ue ha deciso di sostenere l’ex repubblica sovietica. La decisione di Varsavia di chiedere un’estensione fino a fine anno allo stop delle importazioni di quattro prodotti agricoli ucraini ha incrinato i rapporti bilaterali. Di fronte ai malumori ucraini il segretario di Stato presso la cancelleria del presidente della Polonia, Marcin Przydacz, non ha saputo tenere a freno la lingua. “L’Ucraina dovrebbe iniziare ad apprezzare ciò che la Polonia sta facendo per essa“, la dichiarazione ‘scappata’ nel corso dell‘intervista concessa al quotidiano Wprost.
    Parole “inaccettabili” per il governo ucraino, che ha immediatamente convocato l’ambasciatore polacco. A parole considerate forti si è risposto con un atto forte, il più forte, nelle dinamiche Ue-Ucraina, dall’avvio delle operazioni militari russe. Inoltre il presidente ucraino, Volodymir Zelensky, ha affidato a uno dei portavoce di governo, Andrii Sybiha, il compito di rispondere. “Respingiamo categoricamente i tentativi di alcuni politici polacchi di imporre alla società polacca l’idea infondata che l’Ucraina non apprezzi l’aiuto della Polonia“.
    Rapporti e relazioni dunque si incrinano. Scambi verbali e convocazioni di diplomatici che fanno il giro del mondo, assecondando il Cremlino. Anche in Russia si vedono segnali di cedimento nel sostegno europeo fin qui deciso all’Ucraina. Un prolungamento della guerra rischia di ledere la capacità di resistenza di un’unità a Ventisette fin qui poco scalfita. Anche se a ben vedere fin qui la politica adottata dall’Ungheria è stata meno risoluta di quella degli altri partner a dodici stelle. I segnali che arrivano dalla Polonia si aggiungono a quelli già registrati, sempre all’interno del blocco di Vysegrad.

    Uscita tutt’altro che felice quella del segretario di Stato presso la cancelleria del presidente della Polonia. Replica piccata dall’esecutivo ucraino. Il grano tra i motivi alla base delle tensioni

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    Niente invito all’adesione, ma garanzie di sicurezza G7 e un Consiglio ad hoc. I risultati del vertice Nato sull’Ucraina

    Bruxelles – È andato tutto come previsto, nonostante le forti pressioni del presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky. Al vertice di Vilnius dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (Nato) non è arrivato un invito a Kiev per l’adesione, né sotto forma di una tabella di marcia né di tempistiche definite. Perché sono pochi gli alleati che si vogliono sbilanciare sull’ingresso del Paese mentre continua la guerra con la Russia, anche se nessuno rinnega il processo considerato ormai praticamente irreversibile di avvicinamento dell’Ucraina all’Alleanza Atlantica. Eppure c’è stato qualcosa di più, proprio per rendere manifesto al leader ucraino che il futuro ingresso è a portata, ma serve tempo. Parallelamente al comunicato del secondo giorno di vertice Nato, i leader del G7 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti) hanno pubblicato una dichiarazione in cui si impegnano a fornire “garanzie di sicurezza a lungo termine” a Kiev, anche nel caso si ripeta un’aggressione al Paese.
    La foto di famiglia del vertice Nato di Vilnius (12 luglio 2023)
    “Oggi l’Ucraina è più vicina che mai alla Nato“, ha messo in chiaro oggi (12 luglio) il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, in conferenza stampa congiunta con il presidente Zelensky, ribandendo però che il processo di adesione dell’Ucraina potrà iniziare solo “quando tutti gli alleati decideranno che le condizioni sono state soddisfatte”. Da Vilnius arriva comunque “il messaggio di unità più forte possibile” e anche le garanzie di sicurezza del G7 “vanno in questa direzione”, ha assicurato Stoltenberg.
    Proprio nella dichiarazione del Gruppo dei Sette si legge che sarà garantita la “fornitura continua” di equipaggiamento militare moderno, con “priorità alla difesa aerea, all’artiglieria e al fuoco a lungo raggio, ai veicoli blindati e ad altre capacità chiave, come l’aviazione da combattimento”. Sarà sostenuto lo sviluppo della base industriale ucraina e l’addestramento delle forze militare, oltre alla cooperazione in materia di intelligence. Nel caso di un nuovo futuro attacco armato russo, “intendiamo consultarci immediatamente con l’Ucraina per determinare i passi successivi più appropriati”, mettono in chiaro i sette leader. Da parte di Kiev, invece, è richiesta la prosecuzione dell’attuazione delle riforme delle forze dell’ordine, del sistema giudiziario, della lotta alla corruzione, della governance aziendale, dell’economia, del settore della sicurezza e della gestione dello Stato, ma anche la modernizzazione del settore della difesa “rafforzando il controllo civile democratico delle forze armate”. Questo sforzo “sarà portato avanti mentre l’Ucraina persegue un percorso verso la futura adesione alla comunità euro-atlantica“, è l’ulteriore rassicurazione fornita al presidente Zelensky dopo le dure critiche per l’assenza di un riferimento netto all’ingresso Nato del Paese nelle conclusioni del vertice di Vilnius.
    Da sinistra: il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il primo ministro del Giappone e presidente di turno del G7, Fumio Kishida, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky (credits: Andrew Caballero-Reynolds / Afp)
    “Questa dichiarazione è aperta a tutti i Paesi che vogliono supportare l’Ucraina“, ha messo in chiaro il primo ministro giapponese e presidente di turno del G7, Fumio Kishida, annunciando la dichiarazione dei leader dei sette Paesi più industrializzati al mondo. Parole confermate dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha precisato come “non possiamo aspettare per impegnarci sul lungo termine per rendere sicura l’Ucraina contro qualsiasi aggressione”. Per l’inquilino della Casa Bianca “il futuro dell’Ucraina è nella Nato, non è una sorpresa per nessuno, ma serve un percorso per l’adesione mentre intraprende il percorso riforme”. Nonostante non abbia raggiunto il risultato dichiarato di vedere l’invito ad aderire all’Alleanza Atlantica, il presidente ucraino Zelensky è sembrato piuttosto rassicurato dall’impegno del Gruppo dei Sette: “È un pacchetto importante di garanzie di sicurezza sul lungo termine, ora ci coordineremo con il G7 per estendere l’accordo con altri partner-chiave”, ha rimarcato il numero uno di Kiev davanti ai sette leader e ai rappresentanti delle istituzioni Ue.
    “L’Unione Europea sarà un partner fondamentale in questo sforzo”, è la rassicurazione della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, commentando la dichiarazione dei leader del G7: “Abbiamo fornito al coraggioso popolo ucraino sostegno umanitario, assistenza finanziaria sostanziale, armi e addestramento, oggi ci impegniamo per la sicurezza a lungo termine e la prosperità economica dell’Ucraina all’interno della comunità euro-atlantica”. Da parte di Bruxelles ci sarà il continuo rafforzamento delle sanzioni contro la Russia e il sostegno degli “ammirevoli sforzi di riforma” che sbloccheranno anche l’adesione di Kiev all’Ue. “La nuova realtà geopolitica sfida l’ordine internazionale basato sulle regole, l’Ue e la Nato stanno rafforzando la loro cooperazione e sono unite a sostegno dell’Ucraina”, ha twittato il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel.
    Il nuovo Consiglio Nato-Ucraina
    La prima riunione del Consiglio Nato-Ucraina a Vilnius, 12 luglio 2023 (credits: Ludovic Marin / Afp)
    “Buon pomeriggio, benvenuti a questa prima riunione del Consiglio Nato-Ucraina“, sono le prime parole pronunciate dal segretario generale Stoltenberg nel corso dell’inaugurazione del nuovo format che porterà i 31 alleati e Kiev a stringere sempre di più i rapporti nell’ottica del futuro allargamento dell’Alleanza Atlantica: “Questo è davvero un momento storico, siamo seduti fianco a fianco come pari per affrontare la nostra visione comune della sicurezza euro-atlantica“. Alla sessione inaugurale del Consiglio hanno partecipato tutti i leader dell’Alleanza e il presidente ucraino Zelensky, che ha voluto rimarcare come il nuovo format “non è uno strumento di partecipazione, ma di integrazione” del Paese nell’Alleanza.
    Perché un organismo di collegamento tra l’Alleanza Atlantica e Kiev già esisteva – la commissione Nato-Ucraina – ma da mesi non era più considerato sufficiente per gli obiettivi comuni. Secondo quanto si legge nel comunicato finale del vertice di Vilnius, il Consiglio è “un nuovo organismo congiunto in cui gli alleati e l’Ucraina siedono come membri paritari per promuovere il dialogo politico, l’impegno, la cooperazione e le aspirazioni euro-atlantiche dell’Ucraina all’adesione Nato. Le stesse parole sono state utilizzate dal segretario generale Nato nel corso della prima riunione di oggi: “Ci incontriamo da pari a pari, attendo con ansia il giorno in cui ci incontreremo come alleati“, perché durante il vertice nella capitale lituana “abbiamo riaffermato che l’Ucraina diventerà un membro dell’Alleanza”.

    Nonostante le insistenze del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, al summit dell’Alleanza Atlantica di Vilnius non sono state definite tempistiche per l’ingresso. Ma l’avvicinamento di Kiev è dato dal nuovo format “da pari” e dal sostegno militare “a lungo termine” del Gruppo dei Sette

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    I temporeggiamenti della Nato sull’invito all’Ucraina per aderire all’Alleanza stanno irritando Zelensky

    Bruxelles – L’invito dei 31 alleati per l’adesione Nato non c’è e nemmeno una tabella di marcia con le tempistiche di un eventuale ingresso. E questo temporeggiamento ha portato a una reazione dura – come mai prima d’ora – del presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky: “Ho intrapreso un viaggio qui con la fiducia nelle decisioni, con la fiducia nei partner, con la fiducia in una Nato forte, che non esita, non perde tempo e non si volta indietro di fronte a nessun aggressore… è aspettarsi troppo?“, ha attaccato su Twitter nella serata di ieri (11 luglio) al termine della prima giornata di lavori del vertice dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord a Vilnius.
    Da sinistra: il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky
    Le parole al vetriolo del presidente dell’Ucraina sono arrivate in risposta alla prima dichiarazione del summit di Vilnius, in cui sono stati elencati gli impegni dei 31 alleati a sostegno di Kiev, ma senza stabilire alcuna tabella di marcia né tempistiche per il possibile futuro ingresso del Paese sotto attacco russo dal 24 febbraio 2022. “Per sostenere l’ulteriore integrazione dell’Ucraina nella Nato, abbiamo concordato un pacchetto sostanziale di sostegno politico e pratico ampliato“, si legge nel testo, che anticipa l’istituzione del Consiglio Nato-Ucraina che si riunirà per la prima volta oggi (12 luglio). Si tratta di “un nuovo organismo congiunto in cui gli alleati e l’Ucraina siedono come membri paritari per promuovere il dialogo politico, l’impegno, la cooperazione e le aspirazioni euro-atlantiche dell’Ucraina all’adesione Nato”. Tuttavia, per Zelensky l’obiettivo dichiarato dal settembre dello scorso anno e l’unica conquista desiderata è un’adesione Nato “accelerata”, anche se nessuno – Kiev nemmeno – parla di un ingresso nell’Alleanza Atlantica mentre è ancora in corso la guerra con la Russia. “Vorrei che questa fede diventasse fiducia – fiducia nelle decisioni che meritiamo – che tutti noi meritiamo”, ha aggiunto nel suo tweet il numero uno ucraino, rilanciando le discussioni di oggi anche sul tema della tabella di marcia e delle condizioni per diventare il 33esimo Paese membro (la Svezia è sempre più vicina a diventare il 32esimo).
    “Sosteniamo pienamente il diritto dell’Ucraina di scegliere i propri accordi di sicurezza, il futuro dell’Ucraina è nella Nato”, è il mantra ripetuto dagli alleati, che nel testo hanno riaffermato “l’impegno assunto al vertice di Bucarest del 2008, secondo cui l’Ucraina diventerà membro della Nato“. Nonostante l’insoddisfazione del presidente ucraino per le tempistiche non chiare, non c’è comunque discrepanza tra gli obiettivi euro-atlantici di Kiev e le dichiarazioni d’intenti di Vilnius: “Riconosciamo che il percorso dell’Ucraina verso la piena integrazione euro-atlantica è andato oltre la necessità del Piano d’azione per l’adesione”, dal momento in cui il Paese dell’Europa orientale è diventato “sempre più interoperabile e politicamente integrato con l’Alleanza e ha compiuto progressi sostanziali nel suo percorso di riforme“. In questo contesto l’Alleanza Atlantica “sosterrà l’Ucraina nel realizzare le riforme nel suo percorso verso la futura adesione”, considerato il fatto che sarà possibile estendere a Kiev l’invito per l’adesione Nato “quando gli alleati saranno d’accordo e le condizioni saranno soddisfatte“, conclude il testo.
    Quali sono le tappe del processo di adesione Nato
    Per diventare membro della Nato, un Paese deve inviare una richiesta formale, precedentemente approvata dal proprio Parlamento nazionale. A questo punto si aprono due fasi di discussioni con l’Alleanza, che non necessariamente portano all’adesione: la prima, l’Intensified Dialogue, approfondisce le motivazioni che hanno spinto il Paese a fare richiesta, la seconda, il Membership Action Plan, prepara il potenziale candidato a soddisfare i requisiti politici, economici, militari e legali necessari (sistema democratico, economia di mercato, rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali, standard di intelligence e di contributo alle operazioni militari, attitudine alla risoluzione pacifica dei conflitti). Questa seconda fase di discussioni è stata introdotta nel 1999 dopo l’ingresso di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, per affrontare il processo con aspiranti membri con sistemi politici diversi da quelli dei Paesi fondatori dell’Alleanza, come quelli ex-sovietici.
    La procedura di adesione inizia formalmente con l’applicazione dell’articolo 10 del Trattato dell’Atlantico del Nord, che prevede che “le parti possono, con accordo unanime, invitare ad aderire ogni altro Stato europeo in grado di favorire lo sviluppo dei principi del presente Trattato e di contribuire alla sicurezza della regione dell’Atlantico settentrionale”. La risoluzione deve essere votata all’unanimità da tutti i Paesi membri. A questo punto si aprono nel quartier generale a Bruxelles gli accession talks, per confermare la volontà e la capacità del candidato di rispettare gli obblighi previsti dall’adesione: questioni politiche e militari prima, di sicurezza ed economiche poi. Dopo gli accession talks, che sono a tutti gli effetti una fase di negoziati, il ministro degli Esteri del Paese candidato invia una lettera d’intenti al segretario generale dell’Alleanza.
    Il processo di adesione si conclude con il Protocollo di adesione, che viene preparato con un emendamento del Trattato di Washington, il testo fondante dell’Alleanza. Questo Protocollo deve essere ratificato da tutti i membri, con procedure che variano a seconda del Paese: in Italia è richiesto il voto del Parlamento riunito in seduta comune, per autorizzare il presidente della Repubblica a ratificare il trattato internazionale. Una volta emendato il Protocollo di adesione, il segretario generale della Nato invita formalmente il Paese candidato a entrare nell’Alleanza e l’accordo viene depositato alla sede del dipartimento di Stato americano a Washington. Al termine di questo processo, il candidato è ufficialmente membro dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord.

    Nella dichiarazione del primo giorno del vertice dell’Alleanza Atlantica a Vilnius non compare nessuna tempistica per l’ingresso, nonostante venga ribadito l’impegno preso a Bucarest nel 2008. Il presidente ucraino chiede una Nato “che non perde tempo e non si volta indietro”

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    Riforme, adesione e 50 miliardi al 2027 per la ricostruzione. Il futuro dell’Ucraina nell’Ue secondo von der Leyen

    Bruxelles – Corrono lungo due direttrici parallele gli sforzi per la ricostruzione internazionale dell’Ucraina e quelli per l’adesione di Kiev all’Unione Europea. “Ogni giorno vediamo la volontà degli ucraini di rinascere dalle ceneri, nei campi di battaglia, nelle strade e ovunque per costruire il proprio futuro”, ha sottolineato oggi (21 giugno) la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, alla Conferenza internazionale sulla ripresa dell’Ucraina a Londra, parlando dei tentativi dei cittadini “non solo per ricostruire quello che c’era, ma anche per rimodellare il proprio Paese, stanno immaginando di nuovo il proprio futuro con le energie pulite e con le bandiere dell’Ue sventolare sopra le proprie città”.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, alla Conferenza internazionale sulla ripresa dell’Ucraina Londra (21 giugno 2023)
    Rispondendo alla richiesta del presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, di “passare dai principi agli accordi, dagli accordi a veri e propri piani concreti”, la numero uno dell’esecutivo comunitario ha messo in chiaro a Londra che lo sforzo internazionale servirà per “rendere possibile il sogno di un’Ucraina più pulita, più verde e più moderna, l’ultima eredità di questa atroce guerra”. In primo luogo c’è l’aspetto finanziario “come comunità coordinata sotto forma di una piattaforma innovativa che veicolerà fondi per le riforme e le priorità” di Kiev, in modo tale che “gli aiuti vadano esattamente dove l’Ucraina ne ha più bisogno”. Se per il 2023 la Commissione Ue ha già messo sul piatto 18 miliardi di euro – “e abbiamo chiuso il gap di deficit con altri donatori” – è la prospettiva di medio periodo che preoccupa Bruxelles. Secondo le stime fornite dalla stessa presidente von der Leyen, al 2027 l’Ucraina avrà un buco di 60 miliardi di euro e 50 miliardi per i bisogni immediati: “Al momento è previsto un totale di 110 miliardi di euro“. È per questo motivo che nella proposta di revisione del bilancio pluriennale Ue 2021-2027 presentata ieri (20 giugno) dalla Commissione Ue, “ho proposto ai Ventisette di coprirne il 40 per cento, con 50 miliardi di euro per l’Ucraina”.
    Quanto ricordato da von der Leyen di fronte alla platea di donatori internazionali è la proposta di un nuovo strumento nel budget Ue, una riserva che “assicurerà costante supporto finanziario fino al 2027” e che sarà alimentata in tre modi: “Sovvenzioni dirette dal bilancio dell’Unione, prestiti raccolti sui mercati finanziari e mobilitando gli asset russi congelati”. A proposito di questo ultimo punto la presidente della Commissione Ue ha anticipato che “presenteremo una proposta sugli asset russi prima della pausa estiva“. Gli sforzi sul piano economico – “per ogni passo verso di noi, noi dobbiamo fare un passo verso l’Ucraina” – porteranno a un lavoro in stretto contatto con Kiev, per mettere a terra “un piano di investimenti e riforme, che diventerà una bussola per i donatori internazionali, anche privati, che hanno bisogno di trasparenza, chiarezza e prevedibilità”.
    Sono proprio la trasparenza e la prevedibilità a collegare l’aspetto economico con quello più prettamente politico. Perché, come gli investimenti, anche il percorso di avvicinamento dell’Ucraina all’Unione Europea dipenderà dalla capacità di Kiev di mettere a terra le riforme richieste da Bruxelles. “Non ho dubbio che l’Ucraina sarà parte dell’Unione”, ha confermato ancora una volta la presidente von der Leyen, proprio nel giorno in cui il commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, ha riferito al Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) la presentazione orale dei rapporti sullo stato dell’implementazione delle riforme in Ucraina, Georgia e Moldova. Un aggiornamento che sarà presentato dallo stesso commissario anche al Consiglio Affari Generali informale di domani (22 giugno) – quando si conosceranno maggiori dettagli a riguardo – ma su cui la numero uno dell’esecutivo comunitario ha fornito un’anteprima a Londra: “Abbiamo visto un’impressionante velocità e risultati nel mezzo della guerra, in particolare nell’area delle riforme in ambito giudiziario, dell’anticorruzione, delle leggi sui media e sulle minoranze“. In attesa di conoscere il contenuto della presentazione orale – a cui seguirà il consueto rapporto scritto nel Pacchetto allargamento di ottobre, prima delle discussioni in Consiglio sull’avvio dei negoziati entro la fine dell’anno – “con queste riforme Kiev manda un forte messaggio agli investitori internazionali sulla trasparenza e il funzionamento delle istituzioni necessarie per investire nel Paese”, ha ribadito con forza von der Leyen.

    Alla Conferenza internazionale a Londra la presidente della Commissione Europea ha illustrato le basi su cui si imposterà il sostegno internazionale per sostenere Kiev “non solo a raggiungere la pace, ma anche per ricostruire il Paese che i cittadini stanno immaginando”

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    Von der Leyen è arrivata a Kiev: “I nostri valori difesi ogni giorno, appropriato festeggiare qui la Giornata dell’Europa”

    Bruxelles – Il quinto viaggio, uno dei più simbolici almeno da un punto di vista nella scelta della data. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, è arrivata questa mattina (9 maggio) a Kiev, nella capitale di un’Ucraina che da oltre un anno resiste all’invasione russa e punta dritto all’ingresso nell’Unione Europea. E l’occasione non potrebbe essere più adatta: “È bello tornare a Kiev dove i valori a noi cari vengono difesi ogni giorno, è quindi un luogo appropriato per celebrare la Giornata dell’Europa“, ha commentato su Twitter la stessa numero uno dell’esecutivo comunitario, pubblicando la foto del suo arrivo in stazione a Kiev.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen
    La Giornata dell’Europa, il 9 maggio, è il giorno in cui in tutta l’Unione si celebra la pace e l’unità sul continente – dal 24 febbraio 2022 minacciata dall’autocrate russo, Vladimir Putin – e che presto sarà festeggiato anche nel Paese che aspira ad aderire all’Ue: “Accolgo la decisione del presidente Volodymyr Zelensky di rendere il 9 maggio Giornata dell’Europa anche qui in Ucraina“. A oggi il 9 maggio in Ucraina si celebra la Giornata della vittoria, la festa nazionale nei Paesi dell’Europa orientale in memoria della capitolazione della Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, ieri il leader ucraino ha reso noto di voler spostare la festività all’8 maggio (quando effettivamente fu firmata nel 1945 la resa a Berlino), in modo da poter unirsi alle celebrazioni della Giornata dell’Europa il giorno successivo insieme ai Ventisette.
    Arrivata a Kiev la presidente von der Leyen ha visitato il muro della memoria dei caduti per l’Ucraina di fronte al monastero di San Michele, prima di spostarsi nella piazza dove ha potuto osservare i resti dei carri armati e mezzi russi esposti. Parlando in conferenza stampa, la numero uno della Commissione ha ricordato che “stiamo continuando ad aumentare la pressione sulla Russia, l’attenzione è ora rivolta alla rigorosa attuazione delle sanzioni e all’adozione di misure contro l’elusione”, facendo riferimento all’undicesimo pacchetto di sanzioni oggi sul tavolo dei Ventisette: “Siamo determinati a chiudere le scappatoie esistenti, nessuno ne dubiti“. Se la presenza nella capitale ucraina “è simbolica”, non è da sottovalutare il “segno molto concreto del fatto che l’Ue lavora fianco a fianco con l’Ucraina su molte questioni”, ha puntualizzato von der Leyen.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky (9 maggio 2023)
    È proprio su questo che si sono concentrate le discussioni con il presidente Zelensky a Kiev: dalla ricostruzione post-bellica del Paese al percorso di adesione Ue, dall’export di grano ucraino (su cui il presidente ucraino ha denunciato “restrizioni assolutamente inaccettabili”) alla responsabilità di Mosca per i crimini di guerra, incluso il tema della costituzione di un tribunale internazionale e dell’utilizzo dei beni confiscati agli oligarchi russi. “I nostri valori comuni possono essere portati a compimento solo se siamo insieme, conto che a giugno sarà presentata una relazione positiva sui progressi dell’Ucraina“, ha dichiarato in conferenza stampa il presidente Zelensky. A questo proposito a partire da oggi si dovrà valutare approfonditamente il percorso di riforme per mettere davvero in campo questo impegno: oltre le parole e i simboli, la verifica minuziosa da parte dell’esecutivo comunitario per puntare a raccomandare al Consiglio l’apertura dei negoziati di adesione entro la fine dell’anno.
    A questi si aggiunge la questione dell’invio delle armi. “Abbiamo discusso la questione della rapidità di consegna delle munizioni, perché ne abbiamo bisogno ora sul campo di battaglia”, ha ricordato Zelensky, ringraziando von der Leyen per la “prontezza dell’Unione Europea nel fornirci un miliardo di proiettili di artiglieria”. La numero uno della Commissione ha messo in chiaro che “la prima priorità è aiutare ad assicurare le munizioni di cui l’Ucraina ha bisogno”, lavorando su tre percorsi: “Il più veloce è il rilascio immediato di munizioni dalle riserve degli Stati membri, abbiamo stanziato un miliardo di euro e sta funzionando”, considerato il fatto che “un numero considerevole di munizioni è stato inviato o è in dirittura di arrivo, ma va fatto di più, urgentemente”. Il secondo percorso è l’accordo della scorsa settimana per “fornire un miliardo di euro per l’approvvigionamento congiunto di munizioni da 152 e 155 millimetri” e “per accelerare questo, il terzo percorso è aiutare gli Stati membri ad aumentare la produzione e accelerare la consegna delle munizioni per rispondere ai bisogni dell’Ucraina e degli Stati membri”.
    Il quinto viaggio di von der Leyen a Kiev
    È la quinta volta dallo scoppio della guerra in Ucraina il 24 febbraio 2022 che la presidente von der Leyen si reca in viaggio a Kiev. La prima visita è datata 8 aprile 2022, quando la numero uno dell’esecutivo comunitario – insieme con l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell – aveva prima visitato i luoghi dei massacri russi sui civili ucraini a Bucha e poi aveva consegnato nelle mani del presidente Zelensky il questionario per l’adesione del Paese all’Ue. Il ritorno a Kiev aveva avuto luogo due mesi più tardi, con un nuovo round di colloqui con il leader ucraino sul supporto Ue e sull’allargamento dell’Unione l’11 giugno.
    La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, con i 15 commissari europei a Kiev con il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e il primo ministro, Denys Shmyhal (2 febbraio 2023)
    Dopo l’estate la terza visita. Il 15 settembre è stato il momento dell trionfo diplomatico per la presidente von der Leyen, quando ha assistito all’incisione del suo nome nella ‘Walk of the Brave’, la strada dei valorosi che hanno combattuto contro la Russia. Con una pausa temporale di cinque mesi, il 2023 si è aperto con la visita ‘doppia’ a Kiev a inizio febbraio. Il 2 febbraio von der Leyen si è messa alla testa di 15 commissari del suo gabinetto per un incontro con le rispettive controparti del governo Shmyhal. Il giorno successivo è andato in scena il 24esimo vertice Ue-Ucraina alla presenza di Zelensky e del presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, il primo svoltosi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

    Incontro tra la numero uno della Commissione e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che ha annunciato la volontà di anticipare di un giorno la Giornata della vittoria per festeggiare il 9 maggio insieme ai Ventisette la pace e unità in Europa. Confronto su ricostruzione adesione Ue