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    Due anni fa in Iran l’uccisione di Mahsa Amini, il ricordo dell’Ue: “Un giorno che resterà sempre nell’infamia”

    Bruxelles – Due anni fa, il brutale omicidio di una giovane donna da parte delle forze di polizia scatenò il più grande movimento di proteste da quando, nel 1979, l’ayatollah Khomeini trasformò la monarchia iraniana in un regime teocratico. Il 16 settembre 2022, “una data che rimarrà per sempre nell’infamia”, ha dichiarato la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, che ha voluto aprire la sessione plenaria del Parlamento europeo omaggiando Mahsa Amini.“Vorrei ribadire ora che il Parlamento europeo è orgoglioso di stare al fianco di quelle donne e uomini coraggiosi e ribelli che continuano a lottare per l’uguaglianza, la dignità e la libertà in Iran”, ha proseguito la leader Ue. La ventiduenne venne arrestata dalla polizia morale a Teheran per non aver indossato correttamente l’hijab e morì durante la custodia delle forze dell’ordine. Solo nei primi 200 giorni di proteste scatenate dopo la sua morte, secondo Iran Human Rights per mano delle forze di polizia sono rimasti uccisi almeno 537 manifestanti. Nel dicembre 2023, Il Parlamento europeo ha simbolicamente insignito Mahsa Amini con il Premio Sakharov per la libertà di pensiero.Roberta Metsola apre la sessione plenaria dell’Eurocamera con l’omaggio a Mahsa Amini“Oggi onoriamo l’eredità di Mahsa Amini, la nostra vincitrice del Premio Sakharov 2023, e di tutti coloro che hanno pagato il prezzo della libertà. Il Parlamento europeo ricorda qui oggi e sempre”, ha concluso il suo intervento Metsola. La repressione del movimento ‘Donne, vita, libertà’ da parte del regime del ‘macellaio di Teheran’ Ebrahim Raisi, il presidente iraniano rimasto vittima di un incidente in elicottero lo scorso maggio, “ha causato centinaia di morti, migliaia di detenzioni ingiuste e di danni, nonché gravi limitazioni alla libertà di opinione e di espressione e ad altre libertà civili”, ha ricordato in una nota l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell.Il capo della diplomazia Ue ha puntato il dito contro le “sentenze sproporzionatamente dure, compresa la pena capitale, contro i manifestanti”. I responsabili della repressione sono stati mano a mano colpiti da dieci pacchetti di sanzioni europee, che – come ammesso dallo stesso Borrell lo scorso anno – non hanno sortito alcun effetto. Anzi, in Iran sono aumentate vertiginosamente le esecuzioni capitali e si è irrigidito il controllo sulla vita della popolazione civile, soprattutto sulle donne. “L’Ue coglie l’occasione per ribadire la sua forte e inequivocabile opposizione alla pena di morte in ogni momento, in ogni luogo e in ogni circostanza” e ricorda che, “secondo il diritto internazionale, il divieto di tortura è assoluto”, si legge nella nota.Borrell ha chiesto al nuovo presidente iraniano, il riformista Masoud Pezeshkian, di “eliminare, nella legge e nella pratica, tutte le forme di discriminazione sistemica nei confronti di tutte le donne e le ragazze nella vita pubblica e privata e di adottare misure che rispondano alle esigenze di genere per prevenire e garantire la protezione di donne e ragazze contro la violenza sessuale e di genere in tutte le sue forme”.Dal carcere di Teheran, è giunto in Occidente l’appello del premio Nobel per la pace, Narges Mohammadi, che in una lettera resa pubblica oggi ha supplicato l’Onu di accorrere in aiuto del popolo iraniano perché “due anni dopo Mahsa Amini nulla è più come prima”. Secondo l’attivista per i diritti umani “il popolo avverte il più grande cambiamento nelle sue convinzioni, nelle sue vite e nella sua società. Un cambiamento che, pur non avendo ancora rovesciato il regime della Repubblica Islamica, ha scosso le fondamenta della tirannia religiosa“. Ecco perché per le istituzioni internazionali non è più il momento di “osservare, ma di agire attivamente”.

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    L’Ue pronta a nuove sanzioni contro l’Iran: nel mirino missili balistici, droni e il settore dell’aviazione

    Bruxelles – L’Ue pronta ad allinearsi alle sanzioni contro Teheran già adottate da Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania in risposta al trasferimento di missili balistici di fabbricazione iraniana alla Russia. Un trasferimento che è “minaccia diretta alla sicurezza europea”, una “sostanziale escalation materiale” rispetto alla fornitura a Mosca di droni e munizioni. Per questo l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, ha annunciato che Bruxelles risponderà con “nuove e significative misure restrittive”.L’Unione europea inserirà quindi nel già ben nutrito regime di sanzioni contro l’Iran per il suo supporto alla Russia nuove persone ed entità coinvolte nei programmi iraniani di missili balistici e droni, e “sta valutando” misure restrittive anche nel settore dell’aviazione. Il capo della diplomazia Ue ha precisato che la risposta avverrà “rapidamente e in coordinamento con i partner internazionali”. Washington e Londra hanno già agito: il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha annunciato il 10 settembre sanzioni contro sei società iraniane di droni e missili balistici e dieci tra i loro dirigenti e dipendenti. Anche la compagnia aerea iraniana Iran Air è finita sotto la scure occidentale: Washington ha rivelato che “i partner internazionali annunceranno misure che non permetteranno a Iran Air di operare sul loro territorio in il futuro”. E Londra ha infatti annunciato che “porrà fine a tutti i collegamenti aerei diretti” con l’Iran.Lo scorso 14 maggio – dopo il massiccio lancio di droni da Teheran verso Israele – il Consiglio dell’Ue aveva deciso di ampliare il campo di applicazione del regime di sanzioni in considerazione del sostegno militare dell’Iran non solo alla Russia, ma anche a gruppi armati in Medio Oriente e nella regione del Mar Rosso. E può ora colpire individui ed entità che forniscono, vendono o sono in qualsiasi modo coinvolti nel trasferimento di missili e droni iraniani. Le sanzioni consistono nel divieto di ingresso sul territorio comunitario per gli individui, nel congelamento dei beni detenuti nei Paesi Ue e sul divieto di fornire fondi ai soggetti elencati.Per Borrell la fornitura di missili balistici al Cremlino “avviene nel mezzo dei più recenti attacchi della Russia contro l’Ucraina, anche con missili balistici e droni, che dimostrano la sua chiara determinazione a continuare la sua brutale guerra di aggressione contro l’Ucraina e il suo popolo, in particolare prendendo di mira le infrastrutture energetiche critiche, cercando di causare la massima perdita possibile di vite civili e di infliggere devastazioni su larga scala”. Toccherà ora ai 27 Stati membri dare il via libera alle sanzioni messe sul tavolo dall’Alto rappresentante.

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    L’Ue ripristina obbligo di visti per Vanuatu: troppe cittadinanze ‘facili’ con cui entrare in Europa

    Bruxelles – Flussi di immigrati irregolari provenienti dall’altro angolo del mondo grazie a politiche ‘generose’ in termini di concessione della cittadinanza, con documenti che agevolano l’ingresso nello spazio Schengen a russi, cinesi e iraniani. L’Unione europea vede in Vanuatu un Paese terzo che inizia a presentare “serie e carenze e falle di sicurezza” per gli interessi dell’Ue, secondo i servizi della Commissione europea, che decide di sospendere l’accordo bilaterale che abolisce l’obbligo di visto per i cittadini dell’arcipelago dell’Oceania per entrare su suolo comunitario.La decisione dell’esecutivo comunitario può sembrare ‘curiosa’. Si si dà un sguardo al mappamondo si vede che Vanuatu è assai distante dall’Europa. Situato a est dell’Australia, a sud delle isole Salomone, nel versante orientale del mar dei Coralli, Vanuatu è davvero una destinazione remota. Ma ciò non impedisce al Paese di rappresentare una minaccia in termini di immigrazione regolare e sicurezza.Quello che ravvisano a Bruxelles è una politica di concessione delle cittadinanza di Vanuatu a cittadini di altri Paesi terzi. L’acquisizione della cittadinanza implica la possibilità di poter entrare e soggiornare liberamente nell’Ue per effetto dell’accordo che non richiede il visto. Dal 2015, denuncia la Commissione, le autorità vanuatiane hanno avviato “programmi di cittadinanza per investitori che consentono ai cittadini di paesi terzi soggetti all’obbligo del visto di ottenere facilmente la cittadinanza e il passaporto di Vanuatu, consentendo loro così di ottenere l’accesso senza visto all’UE, aggirando la procedura del visto Schengen”.Una pratica che sembra studiata a tavolino, visto che questi speciali programmi non prevedono requisiti specifici minimi di residenza su almeno una delle 65 isole abitate dell’arcipelago della Melanesia. Addirittura emerge che il processo di richiesta di cittadinanza è gestito da agenzie specializzate situate fuori Vanuatu, con la Commissione che cita esplicitamente Dubai (Emirati arabi), Thailandia e Malesia. In questo gioco di ‘documenti facili’ si teme anche per le ricadute in termini di sicurezza. Nello specifico preoccupa “la legislazione permissiva sui cambi di nome, poiché il richiedente che ha ottenuto la cittadinanza per investimento può anche richiedere un cambio di identità”.A usufruire dei passaporti di Vanuatu soprattutto richiedenti cinesi, russi, iraniani, nigeriani, siriani, iracheni. L’Ue teme che il remoto Stato dell’Oceania possa operare come ‘cavallo di troia’ per potenziali spie e estremisti islamici. “Ci avvaliamo del meccanismo di sospensione dei visti per rispondere in modo efficace alle minacce alla sicurezza”, taglia corto Ylva Johannson, commissaria per gli Affari interni. Vanuatu figura già nella lista nera dell’Ue dei Paesi non collaborativi in materia di lotta all’evasione fiscale. Adesso si aggiunge il capitolo ‘passaporti facili’.

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    Il presidente dell’Iran Raisi è morto. Polemica sull’assistenza Ue per le ricerche, Lenarčič: “Atto di umanità elementare”

    Bruxelles – La Repubblica islamica dell’Iran si è risvegliata orfana del suo presidente ultraconservatore, Ebrahim Raisi. L’elicottero su cui viaggiava si è schiantato ieri sera (19 maggio) in una zona montuosa dell’Azerbaigian, e con lui sono morti tutti i passeggeri. A Bruxelles fa già discutere la scelta di accorrere in soccorso al sanguinario regime teocratico, con l’attivazione del servizio di mappatura satellitare Copernicus per le ricerche del velivolo. Ma il commissario Ue per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, non ci sta: “Semplicemente un’espressione dell’umanità più elementare”.A bordo dell’elicottero, oltre al 63enne presidente – molto vicino alla Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e per molti favorito per la sua successione -, c’erano anche il ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amir-Abdollahian, il governatore della provincia dell’Azarbaijan orientale Malek Rahmati e il leader della preghiera del venerdì di Tabriz Mohammadali Al-Hashem. Il luogo dell’incidente sarebbe a un centinaio di chilometri da Tabriz, in una remota zona montuosa dell’Azerbaigian, dove Raisi si era recato per inaugurare una diga insieme all’omologo Ilham Aliyev.(FILES) Iranian President Ebrahim Raisi . (Photo by Ed JONES / AFP)Già nel tardo pomeriggio di domenica, diversi media iraniani hanno dato la notizia di “un’incidente” al convoglio presidenziale, senza però specificare se fosse effettivamente coinvolto Raisi. Intorno alle 19, il commissario Ue per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, ha annunciato, su richiesta di Teheran, l’attivazione del servizio di mappatura di risposta rapida Ue, Copernicus, per fornire assistenza alle complesse operazioni di ricerca.Anche Arabia Saudita e Turchia hanno offerto assistenza, e da Mosca sono partiti due aerei, un elicottero e 50 uomini per cercare la delegazione iraniana dispersa. La decisione dell’Ue di offrire assistenza ad un regime sanguinario, su cui nell’ultimo anno e mezzo Bruxelles ha imposto dieci pacchetti di sanzioni per gravi violazioni dei diritti umani e diverse altre misure restrittive per la fornitura di droni e missili al Cremlino, ha fatto immediatamente storcere il naso a molti. Tant’è che già alle 21, il portavoce della Commissione europea responsabile per gli aiuti umanitari e le situazioni di crisi, Balazs Ujvari, ha spiegato in un tweet che “né il Meccanismo di protezione civile dell’Ue né il sistema satellitare Copernicus sono guidati da considerazioni politiche. Qualsiasi paese può richiedere assistenza di carattere umanitario o civile attraverso questi canali e la Commissione europea fa del suo meglio per aiutare”.(FILES) Il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian (R) con l’Alto rappresentane Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, a Teheran nel 2022 (Photo by ATTA KENARE / AFP)D’altronde si parla di un regime apertamente ostile al blocco atlantista, di un presidente noto anche come “il macellaio di Teheran” per il suo ruolo nelle esecuzioni di migliaia di prigionieri politici e ricordato dal ministro degli Affari esteri russo, Sergej Lavrov, come un “vero e affidabile amico” del Cremlino. Che il punto sia delicato è evidente anche dalla reazione trattenuta dei leader delle istituzioni europee, con le condoglianze espresse dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e dall’Alto rappresentante per gli Affari Esteri. “L’Ue esprime le proprie condoglianze alle famiglie di tutte le vittime e ai cittadini iraniani colpiti”, dichiara in un breve statement il capo della diplomazia europea.Il punto è talmente spinoso che è dovuto intervenire nuovamente Lenarčič, mettendo in chiaro che “la fornitura di una mappatura satellitare su richiesta per facilitare un’operazione di ricerca e salvataggio non è un atto di sostegno politico ad alcun regime o istituzione“, ma “semplicemente un’espressione dell’umanità più elementare”. Nel frattempo a Teheran, l’Ayatollah Khamenei ha assicurato – con un messaggio diretto sia dentro i confini del Paese che ai nemici dell’Iran – che non ci saranno vuoti di potere, annunciando che il governo iraniano continuerà ad operare “senza interruzioni” dopo la morte del presidente Raisi.Nuove elezioni in Iran entro 50 giorni, l’opposizione spinge “i giovani ribelli ad agire”Il leader supremo ha già conferito l’incarico di presidente ad interim al vice di Raisi, Mohammad Mokhber, come previsto dalla Costituzione iraniana. Mokhber traghetterà il governo per un periodo massimo di 50 giorni, entro il quale saranno dovranno essere organizzate nuove elezioni. Difficilmente questo nuovo scenario potrà aprire delle faglie nel potere totalitario dei mullah iraniani, ma una parte dell’opposizione al regime è pronta a cogliere al volo l’occasione.A partire da Maryam Rajavi, presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (Ncri) – organizzazione che si proclama governo e parlamento in esilio dal 1981 – che ha dichiarato: “Questo rappresenta un colpo strategico monumentale e irreparabile per la Guida Suprema dei mullah Ali Khamenei e per l’intero regime, noto per le sue esecuzioni e i suoi massacri. Questo fatto scatenerà una serie di ripercussioni e crisi all’interno della tirannia teocratica, che spingeranno i giovani ribelli ad agire“.

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    Israele ha attaccato una base militare in Iran, fonti Ue: “Impatto molto limitato, è un’azione minore”

    Bruxelles – L’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, ribadisce l’invito alla “massima moderazione per tutti gli attori” in seguito alle notizie dell’attacco compiuto questa mattina (19 aprile) da Israele contro una base militare a Isfahan, provincia nel centro dell’Iran. La reazione di Tel Aviv alle centinaia di missili e droni lanciati da Teheran il 13 aprile arriva nonostante l’appello del Consiglio europeo a prendere ogni precauzione per scongiurare una pericolosa escalation.Ma da Bruxelles chiudono un occhio e buttano acqua sul fuoco: “Abbiamo visto un impatto molto limitato“, ha commentato un alto funzionario Ue: “È vero che abbiamo chiesto di non fare nulla, ma è un’azione minore”. Insomma, la linea è che se fosse questa la temuta ritorsione all’attacco iraniano, allora si può tirare un sospiro di sollievo. Perché le esplosioni a Isfahan non avrebbero causato nessun danno significativo, fanno sapere le autorità iraniane, e soprattutto perché Teheran non avrebbe per ora l’intenzione di rispondere nuovamente alla provocazione.L’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, a Capri per il G7 Esteri, 19/4/24L’offensiva iraniana del 13 aprile, che il regime ha dovuto lanciare in risposta al bombardamento israeliano sull’ambasciata di Teheran a Damasco, è “stato un errore strategico enorme”, ha dichiarato un alto funzionario a Bruxelles. Perché “è ovvio che Israele ora trae dall’attacco dell’Iran un vantaggio politico a Gaza”. Ha spostato l’attenzione sulla scala regionale del conflitto – mettendo in ombra la catastrofe umanitaria di Gaza – e ha inevitabilmente riavvicinato l’Occidente a Israele. Tant’è che anche a livello dei 27, mentre la distruzione dell’ambasciata iraniana in Siria da parte delle forze di difesa israeliane non è stata condannata perché “gli Stati membri la vedono in modo diverso“, gli stessi Paesi Ue hanno messo nero su bianco nelle conclusioni del vertice europeo che “prenderanno ulteriori misure restrittive contro l’Iran” in risposta alla sua pericolosa aggressività militare.L’accordo politico potrebbe arrivare già lunedì 22 aprile, in occasione della riunione dei ministri degli Esteri Ue a Lussemburgo. “Ne stiamo discutendo già da tempo. L’attacco iraniano contro Israele non ha fatto altro che rafforzare la discussione”, spiegano fonti Ue. Oltre al regime di sanzioni per le violazioni dei diritti umani, la repubblica islamica soggetta anche ad un quadro di misure restrittive per il trasferimento di droni militari verso la Russia. L’idea del Servizio di Azione Esterna dell’Ue (Seae) è quella di ampliare quest’ultimo regime inserendo anche i missili, e di estenderlo geograficamente, sanzionando cioè non solo gli apparecchi diretti a Mosca, ma anche il trasferimento di droni e missili a gruppi e organizzazioni non statali vicine a Teheran nella regione.Il Seae starebbe cercando inoltre gli appigli legali per colpire con le sanzioni non solo il trasferimento di missili e droni, ma anche la loro produzione. In ogni caso, il semaforo verde che può accendersi lunedì riguarda solo il quadro di riferimento: “Finora non ci sono nomi ed entità”, ha precisato la fonte.

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    Israele, l’imperativo dell’Ue è evitare l’escalation regionale. Borrell dal G7 avverte: “Mantenere alta l’attenzione su Gaza”

    Bruxelles – I centinaia di droni e missili lanciati dall’Iran verso il territorio israeliano, in risposta al bombardamento della sede diplomatica di Teheran a Damasco, hanno convogliato le energie – e le preoccupazioni – dei capi di stato e di governo Ue riuniti per il Consiglio europeo straordinario a Bruxelles. Ora l’imperativo è evitare ad ogni modo l’escalation tra le due potenze regionali: nelle conclusioni i 27 esortano “tutte le parti a esercitare la massima moderazione e ad astenersi da qualsiasi azione che possa aumentare la tensione” e mettono in chiaro di essere pronti a sanzionare ulteriormente l’Iran.Il nuovo scenario aperto dall’attacco iraniano riporta il blocco Ue a parlare con una voce unica. Sul Medio Oriente, dal 7 ottobre, farlo è sempre stata un’impresa. Nessuna ambiguità nella “condanna ferma e inequivocabile dell’attacco iraniano a Israele“, con i capi di stato e di governo che ribadiscono la “piena solidarietà al popolo israeliano e l’impegno per la sicurezza di Israele e per la stabilità regionale”.Contro Teheran, colpevole secondo l’Ue di una risposta “sproporzionata”, i leader danno il via libera al Servizio Europeo di Azione Esterna per proporre ulteriori misure restrittive, ” in particolare in relazione ai veicoli aerei senza pilota (UAV) e ai missili“. Al termine della prima giornata di lavori del vertice, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha sottolineato alla stampa che “l’impegno nella regione è fondamentale e dobbiamo isolare l’Iran, poniamo delle sanzioni contro l’Iran e lavoriamo con i nostri partner”.

    il presidente del Consiglio europeo, Charles MichelNon solo l’Iran, ma anche il Libano, dove al confine meridionale con Israele proseguono gli scambi di “cortesie” tra Hezbollah e le forze di difesa Israeliane. I 27 ricordano il “forte sostegno al Libano e al popolo libanese e riconoscono le difficili circostanze che il Libano sta attraversando a livello interno e a causa delle tensioni regionali”.Al di là della tensione crescente tra lo Stato ebraico e il regime degli ayatollah iraniani, l’epicentro del conflitto rimane però a Gaza. Dove Israele, nel tentativo di stanare e eliminare completamente Hamas, ha raso al suolo la gran parte della Striscia e causato più di 33 mila vittime palestinesi. “È necessario mantenere alta l’attenzione verso la guerra in corso a Gaza, dove la violenza è in aumento, e, al contempo, sostenere la difesa di Israele dagli attacchi dell’Iran”, ha avvertito l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, in un punto stampa a Capri, prima dell’inizio dei lavori della seconda giornata della ministeriale Esteri del G7 sotto presidenza italiana.Nelle conclusioni del vertice in corso a Bruxelles, il Consiglio europeo “ribadisce il suo impegno a collaborare con i partner per porre fine senza indugio alla crisi a Gaza”. Per la prima volta, i 27 mettono nero su bianco che l’assedio israeliano – che secondo la Corte di Giustizia Internazionale rischia di presentare alcuni tratti di un vero e proprio genocidio – può essere fermato “anche attraverso il raggiungimento di un cessate il fuoco immediato e il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi”.Il muro di Netanyahu: “Apprezzo i consigli, ma Israele prende decisioni da solo”Agli appelli dell’Ue ha risposto indirettamente il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che alla riunione del suo gabinetto ha dichiarato: “Ringrazio i nostri amici per il loro sostegno in difesa di Israele. Hanno anche suggerimenti e consigli di ogni tipo, che apprezzo; tuttavia, vorrei anche chiarire che prenderemo le nostre decisioni da soli. Lo Stato di Israele farà tutto ciò che è necessario per difendersi“.Per ribadire l’intenzione di tirare dritto e non piegarsi alle richieste della comunità internazionale, Netanyahu ha annunciato l’approvazione di un nuovo Piano di espansione dei coloni nel Negev occidentale, con un investimento di 19 miliardi di Nis, circa 5 miliardi di euro. “I terroristi di Hamas hanno cercato di sradicarci. Noi li sradicheremo e approfondiremo le nostre radici. Costruiremo la Terra d’Israele e salvaguarderemo il nostro Stato”, ha chiuso il discorso Netanyahu. Tutto questo mentre Borrell, da Capri, insisteva perché “l’Ue adotti delle sanzioni contro chi ha commesso delle violenze contro i palestinesi in Cisgiordania”.

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    Una Nato “preoccupata” per l’escalation in Medio Oriente accoglie la tregua temporanea a Gaza e avverte l’Iran

    Bruxelles – Per la prima volta dallo scoppio delle ostilità tra Israele e Hamas, i ministri degli Esteri della Nato hanno fatto il punto della situazione a Gaza e più in generale nel contesto della regione, considerate le “preoccupazioni per l’escalation di tensione in Medio Oriente” dei 31 Paesi membri. Così ha riassunto lo stato delle discussioni del vertice ministeriale a Bruxelles il segretario generale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, Jens Stoltenberg, parlando alla stampa al termine della prima giornata di lavori (28 novembre): “È essenziale che quello in corso non si trasformi in un conflitto regionale più grande”.Il vertice dei ministri degli Esteri dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, 28 novembre 2023 (credits: Nato)“Gli alleati accolgono con favore l’estensione delle pause umanitarie e il rilascio degli ostaggi“, sono state le parole di speranza di Stoltenberg, dopo il via libera delle due parti in guerra al proseguo della tregua temporanea nella Striscia di Gaza in atto da quasi una settimana consecutiva: “C’è sollievo per la popolazione civile e anche per il fatto che gli aiuti umanitari possano essere consegnati, auspichiamo ulteriori proroghe“. Le notizie positive finiscono qui, anche perché il segretario generale della Nato ha un’idea precisa sull’origine di potenziali ulteriori minacce nel prossimo futuro: “L’Iran non deve complicare la crisi in Medio Oriente e deve tenere a freno i suoi delegati“, ovvero Hamas (in Palestina) e Hezbollah (in Libano).In ogni caso, come fatto notare dallo stesso Stoltenberg di fronte alle domande pressanti dei giornalisti internazionali, “è importante riconoscere che la Nato come alleanza non svolge un ruolo attivo nel conflitto israelo-palestinese“. È vero che alcuni dei 31 alleati sono attivi “in modi diversi” e soprattutto su fronti diversi – come Stati Uniti e Turchia – ma strettamente parlando di Alleanza Atlantica non si può affermare che ci sia un coinvolgimento diretto. Le preoccupazioni sorgono soprattutto per il fatto che esiste una presenza di ormai lunga data della Nato “nella più ampia regione del Medio Oriente“: attualmente è in corso una missione di addestramento in Iraq per aiutare l’esercito nazionale a combattere l’Isis, una “stretta collaborazione” con diversi Stati arabi del Golfo, del Nord Africa e del Medio Oriente, “inclusa un partenariato con la Giordania, dove svolgiamo alcune attività di rafforzamento delle capacità di difesa”, ha precisato Stoltenberg. Ecco perché una polveriera in Palestina non può lasciare l’Alleanza Atlantica indifferente.Il segretario generale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (Nato), Jens Stoltenberg (credits: Nato)Eppure le discussioni tra i 31 ministri hanno anche riguardato il modo in cui Israele sta conducendo la guerra contro Hamas. “Il diritto internazionale e il diritto umanitario devono essere rispettati in tutte le guerre e la vita dei civili deve essere sempre tutelata ovunque nel mondo, a prescindere dal tipo di conflitto e dei rapporti con gli alleati”, ha messo in chiaro il segretario generale dell’Alleanza Atlantica. Interrogato a proposito del rapporto tra la situazione a Gaza e quella in Ucraina – altro tema caldo sul tavolo dei ministri – lo stesso Stoltenberg ha voluto sottolineare che “è diversa in molti modi, l’Ucraina non ha mai né provocato né attaccato la Russia, l’invasione russa non è stata provocata” da Kiev ed è stata “su larga scala contro un altro Paese” sovrano e indipendente. Ecco perché, passando ad analizzare anche il ruolo di supporto armato e operativo della Nato a Kiev, “gli ucraini hanno diritto di difendersi contro un attacco non provocato e per mantenere la propria integrità territoriale”, ha precisato Stoltenberg. “Sostenere l’Ucraina è qualcosa su cui tutti gli alleati concordano, non solo perché il diritto all’autodifesa è garantito dalla Carta delle Nazioni Unite”, ma anche per il fatto che “il diritto umanitario internazionale si applica in tutti gli scenari e noi abbiamo il dovere di proteggerlo”.
    Al vertice del ministri degli Esteri dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord sono state accolte con favore “l’estensione delle pause umanitarie e il rilascio degli ostaggi”. Il segretario generale, Jens Stoltenberg a Teheran: “Tenga a freno i suoi delegati” Hamas ed Hezbollah

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    Iran, arriva il decimo pacchetto di sanzioni Ue per i responsabili della repressione dei movimenti di protesta

    Bruxelles – Decimo pacchetto di sanzioni europee ai responsabili della feroce repressione in Iran. Alla vigilia dell’anniversario della morte per mano della polizia morale di Mahsa Amini, che il 16 settembre dell’anno scorso ha scatenato un movimento di protesta nazionale contro il regime di Teheran, il Consiglio dell’Ue ha imposto misure restrittive nei confronti di quattro individui e sei entità ritenute responsabili di gravi violazioni dei diritti umani.
    Alla lista delle sanzioni Ue, che conta ora un totale di 227 persone e 43 entità, soni stati aggiunti il vice comandante in capo del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (Irgc) nel quartier generale della sicurezza centrale dell’Imam Ali e i comandanti della polizia delle province di Mazandaran e Fars . Nell’elenco anche la prigione di Kachui e il suo direttore, le carceri di Sanandaj, Zahedan e Isfshan, l’agenzia Tasnim News e il Consiglio Supremo del Cyberspazio.
    A tutti loro sarà imposto il congelamento dei beni sul territorio comunitario, il divieto di viaggiare verso l’Unione Europea e il divieto di ricevere fondi o risorse economiche dai 27 Paesi Ue. È inoltre in vigore un divieto di esportazione verso l’Iran di attrezzature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna o per il monitoraggio delle telecomunicazioni.
    L’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell
    “L’Ue e i suoi Stati membri sono uniti nell’esortare le autorità iraniane a rispettare rigorosamente i principi sanciti dal Patto internazionale sui diritti civili e politici, di cui l’Iran è parte“, ha dichiarato l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell. L’appello che arriva dal capo della diplomazia europea è sempre lo stesso, da ormai un anno, ed è stato oggetto di critica pochi giorni fa da parte dell’Eurocamera perché ritenuto privo di efficacia e di conseguenze per i cittadini iraniani: “eliminare, nella legge e nella pratica, tutte le forme di discriminazione sistemica contro le donne e le ragazze nella vita pubblica e privata e di adottare misure attente al genere per prevenire e garantire protezione alle donne e alle ragazze dalla violenza sessuale e di genere” e “astenersi da qualsiasi futura esecuzione capitale e garantire un giusto processo a tutti i detenuti e a perseguire una politica coerente verso l’abolizione della condanna a morte”. E infine “cessare immediatamente la pratica inaccettabile e illegale della detenzione arbitraria, anche di cittadini Ue e con doppia cittadinanza Ue-iraniana”.
    Borrell, a cui l’emiciclo di Strasburgo ha chiesto a gran voce di cambiare strategia nei confronti del regime dei mullah iraniani, ha concluso: “L’Ue e i suoi Stati membri riaffermano il loro forte sostegno ai diritti fondamentali delle donne e degli uomini iraniani e alle loro aspirazioni. Di conseguenza, continuiamo a considerare tutte le opzioni appropriate a nostra disposizione per affrontare qualsiasi questione preoccupante relativa alla situazione dei diritti umani in Iran”.

    Alla vigilia dell’anniversario dell’uccisione di Mahsa Amini, la ventiduenne curdo-iraniana morta mentre era in custodia della polizia morale del regime, imposte misure restrittive a altri 4 individui e 6 entità. Borrell: “Consideriamo tutte le opzioni a nostra disposizione per la situazione dei diritti umani in Iran”