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    Diritti umani, l’Ue sanziona l’Iran per la repressione transnazionale dei dissidenti

    Bruxelles – L’Unione europea ha imposto nuove sanzioni contro l’Iran per le continue violazioni dei diritti umani. Le misure restrittive colpiscono otto individui e una rete criminale, responsabili della repressione transnazionale portata avanti dalla Repubblica islamica, tramite cui gli ayatollah silenziano oppositori e dissidenti all’estero.Le nuove sanzioni sono state decise oggi (15 luglio) dai ministri degli Esteri dei Ventisette riuniti a Bruxelles, durante una sessione del Consiglio i cui piatti principali sono stati la guerra d’Ucraina – alla luce dell’apparente riallineamento della Casa Bianca dalla parte di Kiev e contro Mosca – e la crisi mediorientale, con le diplomazie europee che hanno accolto positivamente l’accordo sull’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza stipulato la scorsa settimana dall’Alta rappresentante Kaja Kallas col governo israeliano.Con le misure restrittive odierne, Bruxelles cerca di colpire la capacità di Teheran di praticare la cosiddetta repressione transnazionale, vale a dire di mettere a tacere le voci critiche nei confronti del regime iraniano al di fuori dei confini di quest’ultimo. Si tratta di un fenomeno preoccupante e in crescita, di cui si sta occupando anche l’Eurocamera (Eunews ha intervistato la relatrice dell’Aula, Chloé Ridel, per comprendere meglio questo argomento).L’eurodeputata Chloé Ridel (Ps/S&D), relatrice dell’Aula sulla repressione transnazionale (foto: Philippe Stirnweiss/Parlamento europeo)Nello specifico, l’Ue ha comminato sanzioni contro otto individui e un’entità iraniani, macchiatisi di gravi abusi ai danni di oppositori politici, dissidenti e attivisti in giro per il mondo, in particolare esecuzioni e uccisioni extragiudiziali, sommarie e arbitrarie, nonché sparizioni forzate. Le misure comprendono il congelamento dei beni e il divieto di fornire ai bersagli del pacchetto assistenza economica e finanziaria diretta o indiretta, nonché l’impossibilità per i soggetti coinvolti di entrare nel territorio dell’Unione.A fare le spese del regime sanzionatorio a dodici stelle sono la rete Zindashti, un’organizzazione collegata al ministero dell’Intelligence e della sicurezza di Teheran (Mois) e considerata un gruppo criminale dall’Ue, e diversi suoi membri: il capo Naji Ibrahim Sharifi-Zindashti e i suoi collaboratori Abdulvahap Kocak, Ali Esfanjani, Ali Kocak, Ekrem Oztunc e Nihat Asan. Costoro sarebbero implicati, tra le altre cose, nell’assassinio del dissidente iraniano Mas’ud Molavi Vardanjani e del proprietario dell’emittente televisiva iraniana Gem TV, Saeed Karimian, uccisi in Turchia rispettivamente nel 2019 e 2017.Oltre a loro, sono finiti nel mirino dell’Ue anche Mohammed Ansari, uno dei leader della Forza Quds del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche, e Reza Hamidiravari, ufficiale d’intelligence che, secondo Bruxelles, supervisiona le operazioni portate avanti dalla rete Zindashti per conto del Mois.L’Alta rappresentante Ue per la politica estera, Kaja Kallas (foto: Consiglio europeo)Parlando ai giornalisti al termine della sessione odierna, Kallas ha ribadito per l’ennesima volta la linea dell’Ue rispetto alla recente escalation militare tra Israele e Iran, ribattezzata guerra dei 12 giorni: la Repubblica islamica “non deve possedere armi nucleari”, ha scandito, sottolineando che l’unica strada per raggiungere questo obiettivo è quella diplomatica.Il cessate il fuoco negoziato da Donald Trump “è fragile ma presenta un’opportunità per continuare il dialogo”, ha proseguito, aggiungendo che Teheran “dovrà accogliere di nuovo gli ispettori dell’Onu”. Un punto, quest’ultimo, su cui però la dirigenza iraniana non sembra voler cedere.

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    Trump si riallinea sull’Ucraina: armi a Kiev e sanzioni a Mosca. L’Ue cerca l’accordo sul 18esimo pacchetto

    Bruxelles – Nuova giravolta di Donald Trump, che riporta gli Stati Uniti con entrambi i piedi nel fronte occidentale che si oppone alla logorante guerra di Russia in Ucraina. Il presidente americano ha annunciato ieri sera (14 luglio) che invierà “le armi migliori” a Kiev – pagate dagli alleati europei – e ha minacciato Mosca di severe sanzioni se non verrà raggiunta la pace entro 50 giorni.Un decisi cambio di strategia, dopo il controverso taglio alle forniture militari all’Ucraina a cui l’amministrazione americana aveva dato il via libera solo due settimane fa. L’accordo messo a terra durante la visita a Washington del segretario generale della Nato, Mark Rutte, prevede l’invio – “entro pochi giorni”, ha promesso il tycoon – di ulteriori batterie antiaeree Patriot, finanziati da alcuni dei partner dell’Alleanza atlantica. Rutte ha confermato che un numero significativo di alleati, tra cui Germania, Finlandia, Danimarca, Svezia, Norvegia, Paesi Bassi e Canada, è pronto a coprire le spese nell’ambito dell’accordo.Non solo, Trump si è detto “molto scontento” del comportamento di Vladimir Putin e ha lanciato un ultimatum a Mosca: se non si arriverà a una pace entro 50 giorni, gli Stati Uniti imporranno “dazi molto rigidi”. Dazi del 100 per cento sulle esportazioni russe e sanzioni secondarie contro i partner commerciali del Cremlino, in primis Cina e India.L’Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri, Kaja Kallas, a Bruxelles, 15/07/25Questa mattina, al suo arrivo al Consiglio Ue Affari Esteri, l’Alta rappresentante Kaja Kallas ha salutato con favore il rinnovato impegno statunitense e ha rilanciato sul diciottesimo pacchetto di sanzioni europee al Mosca e sul tetto al prezzo del greggio russo: i 27 sono “molto, molto vicini” all’accordo sul nuovo round di misure restrittive – presentato a inizio giugno, ma c’è da superare il veto dell’Ungheria – e non hanno abbandonato l’idea di ridurre da 60 a 45 dollari al barile il tesso massimo per il prezzo del petrolio russo. “Spero che troveremo un accordo ora, anche se gli americani non sono a bordo, ma gli altri Paesi del G7 lo sono, allora andremo avanti con questa cosa”, ha affermato il capo della diplomazia europea.Le ha fatto eco la presidenza danese del Consiglio dell’Ue: il ministro degli Esteri di Copenaghen, Lars Løkke Rasmussen, ha sottolineato l’importanza di “sfruttare lo slancio creato anche dai nuovi messaggi di Trump di ieri” per aumentare la pressione sulla Russia e strappare un accordo a 27 sulle nuove sanzioni.

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    Von der Leyen e Costa: “Armenia sulla buona strada nel processo di integrazione europea”

    Bruxelles – Oggi (14 luglio), la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo António Costa hanno incontrato il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan per riaffermare e far progredire la crescente cooperazione tra l’Unione europea e l’Armenia.Durante l’incontro a Bruxelles, i leader hanno accolto con favore il recente accordo politico sul testo dell’Agenda del Nuovo Partenariato Ue-Armenia, una pietra miliare nel loro comune impegno ad approfondire i legami. Hanno inoltre preso atto “con soddisfazione” dei progressi nel processo di liberalizzazione dei visti e della recente legge armena sull’avvio del processo di integrazione europea, hanno annunciato Ursula von der Leyen e António Costa.Inoltre, l’Ue ha ribadito il suo forte impegno a sostenere la resilienza e lo sviluppo a lungo termine dell’Armenia. Nell’ambito della strategia Global Gateway, gli investimenti dell’Ue in Armenia dovrebbero raggiungere i 2,5 miliardi di euro, favorendo la crescita inclusiva e l’interconnessione. Il Piano di resilienza e crescita da 270 milioni di euro, annunciato nell’aprile 2024, ha incrementato del 50 per cento i finanziamenti dell’Unione all’Armenia. Con 200 milioni di euro di assistenza a fondo perduto e 70 milioni di euro di finanziamenti a costo zero per incentivare gli investimenti, Bruxelles continua a sostenere il programma di riforme socio-economiche dell’Armenia, una più stretta cooperazione settoriale e investimenti nei settori dell’energia, dei trasporti e del settore privato.In questo ambito, l’Ue ha ribadito il suo sostegno all’iniziativa Crossroads of Peace dell’Armenia, volta a promuovere la connettività e la riconciliazione regionale. Von der Leyen e Costa hanno inoltre riconosciuto i “continui sforzi dell’Armenia per promuovere la stabilità nel Caucaso meridionale”, in particolare attraverso il costante impegno nei colloqui di pace con l’Azerbaigian e i passi verso la normalizzazione delle relazioni con la Turchia. I leader hanno inoltre sottolineato l’importanza della possibilità di includere l’Armenia nelle iniziative regionali ed economiche dell’Unione Europea, in particolare nel quadro della Strategia del Mar Nero.Sulla questione, von der Leyen ha sottolineato che “il progetto di trattato di pace con l’Azerbaigian è un momento cruciale. Chiude decenni di ostilità. Spero che il trattato possa essere firmato al più presto. Siate certi che l’Europa continuerà ad aiutarvi nel vostro cammino”.Le discussioni sulla sicurezza sono state ugualmente importanti. I leader hanno accolto con favore l’avvio delle consultazioni Ue-Armenia in materia di sicurezza e difesa. Tra essi problemi di sicurezza che riguarda la manipolazione e l’interferenza dell’informazione dall’estero, la disinformazione e le minacce informatiche; l’Ue ha proposto di collaborare con l’Armenia per valutarne le esigenze, individuare le aree prioritarie di cooperazione e sfruttare gli strumenti Ue disponibili. Per sostenere l’ecosistema informativo armeno, l’Ue ha annunciato una nuova dotazione di 1,5 milioni di euro per rafforzare i media indipendenti.Infine, i leader hanno concluso che l’incontro ha rappresentato “un passo importante nelle relazioni Ue-Armenia e hanno invitato a proseguire i progressi nel prossimo Consiglio di partenariato” tra le parti che si terrà in autunno.

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    L’Ue concluderà un accordo di libero scambio con l’Indonesia entro settembre

    Bruxelles – Incapace di fare la voce grossa nel braccio di ferro sui dazi commerciali con Donald Trump, l’Unione europea ha individuato due strade per non uscirne con le ossa rotte: da un lato l’approfondimento del mercato unico da un lato, dall’altro la ricerca spasmodica di nuove partnership commerciali. In America Latina e nei Caraibi, in Asia Centrale e in Australia, Bruxelles cerca di tessere una tela di accordi di libero scambio. Ieri (13 luglio) un nuovo tassello: l’obiettivo è finalizzare entro settembre un accordo di partenariato economico globale con l’Indonesia.L’hanno annunciato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente della Repubblica d’Indonesia, Prabowo Subianto. I negoziati erano in corso da 10 anni, ma la guerra commerciale globale scatenata da Trump ne ha imposto una decisa accelerazione. Se l’Ue rischia dazi del 30 per cento a partire dal primo agosto, all’Indonesia non è andata meglio: nella ‘letterina’ arrivata da Washington, all’arcipelago del sud-est asiatico sono stati annunciate tariffe del 32 per cento.Prabowo Subianto e Ursula von der Leyen a Bruxelles, 13/07/25“In tempi di sfide globali come questi, i partner devono stringere i loro legami”, ha sottolineato von der Leyen a margine dell’accordo politico raggiunto con Subianto. II Cepa (Accordo di partenariato economico globale) promuoverà il commercio e gli investimenti tra Bruxelles e Giacarta e sosterrà la cooperazione sulle materie prime critiche, estratte in gran quantità nelle isole vulcaniche della Repubblica d’Indonesia. “L’accordo aprirà nuovi mercati e creerà migliori opportunità per le nostre imprese. Contribuirà inoltre a rafforzare le catene di approvvigionamento di materie prime essenziali, fondamentali per l’industria europea delle tecnologie pulite e dell’acciaio“, ha affermato la leader Ue.Per il presidente indonesiano l’accordo “non riguarda solo il commercio, ma anche l’equità, il rispetto e la costruzione di un futuro forte insieme”. L’Indonesia, con un Pil di 1.200 miliardi di euro, è divenuta rapidamente una delle maggiori economie globali, oltre ad essere la terza democrazia più grande al mondo e il quarto Paese per popolazione. Un gigante della regione, che rappresenta più di un terzo del Pil dell’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (Asean). Ma se l’Ue è il quinto partner commerciale per l’Indonesia in termini di scambio di beni e servizi, viceversa Giacarta è solo al 33esimo posto nella classifica di Bruxelles. L’anno scorso, l’Ue ha esportato beni per 9,7 miliardi di euro in Indonesia, importando invece per un totale di 17,5 miliardi di euro.L’Indonesia e il nodo deforestazioneDa Giacarta arrivano soprattutto prodotti agricoli e materie prime. Olio di palma, caffè, cacao, ma anche carbone, stagno, gomma. Prodotti che arrivano dalle foreste pluviali del Borneo, di Sumatra, di Sulawesi: quel che non dice von der Leyen è che l’Indonesia ha un tasso di deforestazione tra i più alti al mondo, in aumento costante negli ultimi anni. Dal 1990, il Paese ha perso circa il 25 per cento delle sue foreste secolari e secondo l’ong Global Forest Watch, dal 2001 al 2024 il 76 per cento della perdita di copertura arborea è legata ad attività di deforestazione. La distruzione delle foreste è dovuta appunto principalmente all’attività mineraria, alla produzione di olio di palma e al commercio di legname.L’Indonesia non è tuttavia stata inserita nella lista dei Paesi ad alto rischio di deforestazione, stilata da Bruxelles come previsto dal regolamento Eudr sulla deforestazione importata. Nell’elenco ci sono solo Russia, Bielorussia, Corea del Nord e Myanmar. Nei loro confronti l’Ue rafforzerà, a partire dal 30 dicembre 2025, i controlli alle importazioni di prodotti come carne bovina, cacao, caffè, olio di palma, gomma, soia e legno.

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    L’Ue ricorda la strage di Srebrenica: “Rifiutiamo qualsiasi negazione del genocidio”

    Bruxelles – Le istituzioni dell’Unione europea commemorano il trentesimo anniversario del genocidio di Srebrenica mettendo in evidenza l’odio e il negazionismo ancora presente su quella tragedia. Afferma una dichiarazione del Parlamento europeo: “Condanniamo fermamente qualsiasi negazione, distorsione o minimizzazione del genocidio di Srebrenica”.In questa dichiarazione, i capigruppo della commissione per gli affari esteri, sottocommissione per i diritti dell’uomo e delegazione per le relazioni con la Bosnia-Erzegovina e il Kosovo ricordano: “L’11 luglio 1995, oltre 8.000 uomini e ragazzi innocenti furono brutalmente uccisi a Srebrenica dall’esercito serbo-bosniaco. Questa atrocità, perpetrata durante la guerra in Bosnia-Erzegovina, ci ricorda le devastanti conseguenze dell’odio, dell’intolleranza e della xenofobia”.Uno dei punti focali di questa dichiarazione è l’importanza delle istituzioni giuridiche internazionali nella preservazione e l’applicazione dei diritti umani: “Nel commemorare questo solenne evento, rendiamo omaggio ai sopravvissuti e alle loro famiglie, che hanno sopportato sofferenze e traumi inimmaginabili”, affermano i parlamentari, che poi continuano: “Riconosciamo anche il coraggio e la resilienza di coloro che hanno lavorato instancabilmente per cercare giustizia e responsabilità per questi crimini atroci, sia attraverso il sistema penale nazionale della Bosnia-Erzegovina sia attraverso il Tribunale internazionale per la ex Jugoslavia (ICTY). Il lavoro del Tribunale è una dimostrazione dell’importanza cruciale della giustizia penale internazionale e della necessità di preservarla e svilupparla ulteriormente”.I parlamentari mettono anche in evidenza le difficoltà ancora persistenti nel mondo a causa di negazionismo e dell’odio: “Sottolineiamo che la verità sulle atrocità deve essere universalmente riconosciuta e l’istituzione dell’11 luglio come Giornata internazionale di riflessione e commemorazione per il genocidio di Srebrenica è stato un passo avanti verso questo obiettivo. Dobbiamo preservare la memoria delle vittime – insistono -, rifiutando al contempo qualsiasi negazione, revisionismo, negazionismo o interpretazione errata del genocidio, per imparare dal passato al fine di costruire un futuro migliore”.E concludono, discutendo l’importanza del ruolo che può avere l’Unione europea per evitare che questo tipo di tragedie riaccadano: “In questa triste occasione, ribadiamo il nostro impegno a lavorare per un’Europa e un mondo in cui tali atrocità non possano mai più accadere e in cui i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto siano sostenuti per tutti. Il Parlamento europeo rimane fermo nel suo impegno per la prospettiva europea della Bosnia-Erzegovina, così come per quella di tutti i Paesi dei Balcani occidentali. La cooperazione regionale e il processo di integrazione europea costituiscono la base più solida per la riconciliazione e il superamento delle divisioni”. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a proposito di questa tragedia afferma che “è nostro dovere ricordare e preservare la verità, in modo che le generazioni future sappiano esattamente cosa è successo. Devono sapere che nell’estate del 1995 le vittime sono state sistematicamente giustiziate e sepolte in fosse comuni all’interno della ‘zona sicura’ di Srebrenica, così come era stata designata dalle Nazioni Unite. Una città che credevano li avrebbe protetti nella brutale guerra che stava devastando la Bosnia-Erzegovina”.Von der Leyen inoltre chiede che questo massacro sia riconosciuto da tutti i Paesi e che le vittime siano giustamente riconosciute e onorate: “L’Unione europea non dimenticherà mai ciò che è accaduto in questa città. Riconosciamo il nostro passato e riconosciamo la nostra responsabilità per non aver saputo prevenire e fermare il genocidio. Non permetteremo mai che la storia venga riscritta. I leader politici hanno una grande responsabilità al riguardo, in particolare in Bosnia-Erzegovina e nei Balcani occidentali. Loro devono dare l’esempio riconoscendo i fatti accertati e onorando realmente le vittime. Devono inoltre lavorare attivamente per la riconciliazione, affrontando le radici dell’odio che hanno portato a queste atrocità. Questa è l’unica strada per un futuro più luminoso e prospero per la prossima generazione”.La presidente chiude lanciando un appello alla popolazione e ai leader politici della Bosnia-Erzegovina: “L’Unione europea è al vostro fianco. Restiamo pienamente impegnati a sostenere il vostro Paese nel suo percorso verso l’adesione all’Ue. I vostri leader politici dovrebbero fare la loro parte affinché il vostro Paese possa trovare il suo posto nel cuore della nostra Unione, a cui appartiene.”In un discorso tenuto a Srebrenica alla cerimonia di commemorazione del massacro, il presidente del Consiglio europeo, António Costa, insiste sull’importanza della verità: “Riaffermiamo il nostro incrollabile impegno per la responsabilità e la verità. Non c’è spazio in Europa – o altrove – per la negazione del genocidio, il revisionismo o la glorificazione dei responsabili. Negare questi orrori non fa che avvelenare il nostro futuro. È nostro dovere affrontare e riconoscere tutta la verità. Questo è il primo passo per garantire che simili atrocità non si ripetano mai più”.Inoltre Costa riafferma il sostegno dell’Unione per l’adesione della Bosnia-Erzegovina: “Crediamo che il posto della Bosnia-Erzegovina sia nell’Unione europea. E l’Unione Europea è uno spazio sicuro, una società inclusiva, un luogo di rispetto per la diversità e la libertà religiosa. E continueremo a sostenere il vostro cammino verso un’Unione Europea costruita sulla riconciliazione, sul rispetto, sulla pace e sulla prosperità”.

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    Kallas annuncia un accordo con Israele per nuovi aiuti umanitari a Gaza

    Bruxelles –  L’alta rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Kaja Kallas, ha annunciato che dopo  dialoghi con Israele sono arrivati significativi passi avanti per migliorare la situazione umanitaria a Gaza.Una nota del Servizio di azione esterna (Seae) spiega che le misure concordate saranno applicate nei prossimi giorni, e fra queste sono incluse: l’aumento di camion con aiuti umanitari ed alimenti, la riapertura delle rotte di aiuto giordane ed egiziane, la ripresa delle forniture di carburante per le strutture umanitarie fino a un livello operativo, la protezione degli operatori umanitari, la riparazione e l’agevolazione dei lavori sulle infrastrutture vitali, come la ripresa dell’approvvigionamento elettrico all’impianto di desalinizzazione dell’acqua, ed altro ancora.Ancora, si legge sul comunicato: “Tali misure sono state o saranno attuate nei prossimi giorni, con la consapevolezza comune che gli aiuti su larga scala devono essere forniti direttamente alla popolazione e che continueranno ad essere adottate misure per garantire che non vi sia alcun dirottamento degli aiuti a Hamas”.L’Ue continua ad applicare tutti i mezzi possibili per arrivare ad una risoluzione delle drammatiche dinamiche in Medio Oriente, e rinnova gli appelli rivolti al cessate il fuoco ed il rilascio degli ostaggi.

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    L’ETF: anche per l’Ucraina in marcia l’introduzione del programma “Garanzia Giovani”

    Bruxelles – La Fondazione europea per la formazione (ETF), agenzia dell’Unione europea che sostiene lo sviluppo delle competenze e l’istruzione nei paesi Ue e vicini all’Ue ha annunciato oggi (10 luglio) alla Conferenza sulla Ricostruzione dell’Ucraina l’obiettivo di rafforzare i sistemi di istruzione e occupazione, promuovere la cooperazione tra istituzioni e aiutare il Paese a preparare la ripresa a lungo termine e per il percorso di adesione all’Ue. Questa Iniziativa, all’interno del progetto Ue Garanzia Giovani, mira a garantire che ogni giovane sotto i 30 anni in Ucraina riceva un’offerta lavorativa di qualità, un corso di formazione, un tirocinio o un’ulteriore opportunità educativa entro quattro mesi dalla fine degli studi o dall’inizio della disoccupazione. Il programma promuove inoltre un migliore orientamento professionale e sostiene l’inclusione nel mercato del lavoro dei giovani con disabilità.Pilvi Torsti, direttrice dell’ETF, spiega che “la Garanzia Giovani è più di una politica pubblica: è un modo per ricostruire la fiducia e offrire un supporto concreto ai giovani”.E domani (11 luglio), alla Conferenza, ci sarà un panel dedicato a giovani e sport (ore 15:00–16:15), con Glenn Micallef, Commissario europeo per l’Equità Intergenerazionale, la Gioventù, la Cultura e lo Sport, Andrea Abodi, Ministro per lo Sport e i Giovani dell’Italia, e Matvii Bidnyi, Ministro per la Gioventù e lo Sport dell’Ucraina (in collegamento online), e con la direttrice dell ETF, Pilvi Torsti.

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    Von der Leyen a Roma: Il futuro dell’Ucraina è l’Europa

    Bruxelles – “Saremo sempre al fianco dell’Ucraina, per tutto il tempo necessario. Ora più che mai, l’Ucraina può contare sull’Europa. La nostra solidarietà continua su tutti i fronti – militarmente, finanziariamente e politicamente”. Lo ha promesso la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, oggi (10 luglio) nel suo discorso alla Ukraine Recovery Conference di Roma.Von der Leyen ha reiterato il supporto militare per l’Ucraina che passa anche via il piano difesa 2030 SAFE di cui 800 miliardi di euro saranno mobilitati in Europa per la difesa. “(…) attraverso lo strumento SAFE per creare un meccanismo che riunisca tutto ciò. L’Ucraina dispone di sistemi d’arma all’avanguardia ed è in grado di fornire servizi molto rapidi e a basso costo. Questo è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno nell’Ue.” Ha dichiarato, per poi continuare sulle capacità ucraine di produzione: “ L’industria della difesa ucraina opera solo al 60 per cento della capacità. Ora i nostri Stati membri possono ottenere i loro prestiti SAFE e acquistare direttamente dall’industria della difesa ucraina. Per i nostri Stati membri è una qualità di prim’ordine, rapida ed economica. Per l’Ucraina, si tratta di entrate cruciali. Ma anche un’opportunità per rafforzare la base industriale della difesa.”In seguito la presidente, ha anche annunciato nuove donazioni fino a di 14 miliardi di euro per la “crescita, ripresa e ricostruzione” dell’Ucraina fino al 2028. Ed ha pure annunciato un nuovo fondo europeo per la ricostruzione dell’Ucraina che sarà secondo von der Leyen “il più grande fondo azionario a livello globale per sostenere la ricostruzione”. Il fondo darà il via agli investimenti nei settori dell’energia, dei trasporti, delle materie prime critiche e delle industrie a doppio uso. “Stiamo letteralmente puntando sul futuro dell’Ucraina, sfruttando il denaro pubblico per portare investimenti su larga scala nel settore privato e contribuire alla ricostruzione del Paese. Sono particolarmente soddisfatta del fatto che lo stiamo costruendo insieme a Italia, Germania, Francia, Polonia e alla Banca europea per gli investimenti”, ha aggiunto.Ha finito il suo discorso esprimendo il suo forte sostegno all’adesione all’Ue dell’Ucraina: “Sotto un fuoco implacabile, l’Ucraina sta approvando una riforma dopo l’altra. L’Ucraina è pronta a compiere il prossimo passo sulla via dell’adesione. L’Ucraina sta portando avanti le sue riforme – ora dobbiamo farlo anche noi. Perché il processo di adesione si basa sul merito. E l’Ucraina merita di procedere verso il futuro.”