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    Al via il rimpasto di governo in Ucraina. Si è dimesso il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba

    Bruxelles – Il rimpasto di governo annunciato da Volodymyr Zelensky per fare quadrato in vista dell’inverno fa la sua prima vittima illustre: il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha presentato le sue dimissioni. L’ha annunciato lo speaker del Parlamento di Kiev, Ruslan Stefanchuk. “Il Parlamento prenderà in considerazione le sue dimissioni durante una delle prossime riunioni”, ha aggiunto.Kuleba, che dall’inizio dell’invasione della Russia in Ucraina ha gestito i rapporti diplomatici con gli alleati di Kiev al più alto livello, è solo l’ultimo di una già corposa lista di membri del governo di Zelensky che hanno lasciato il proprio incarico nelle ultime 24 ore. Prima di lui, hanno abbandonato la vice prima ministra per l’Integrazione europea, Olga Stefanishyna, il ministro della Giustizia, Denys Malyuska, la vice prima ministra Iryna Vereshchuk e il ministro delle Industrie strategiche Oleksandr Kamyshin.Dmytro Kuleba e l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, a Bruxelles nel novembre 2023 (Photo by JOHN THYS / AFP)Ieri sera (3 settembre) Zelensky aveva annunciato l’imminente rimpasto, dipinto come un “reset politico” della cerchia stretta del presidente per rafforzare il governo. “L’autunno sarà estremamente importante per l’Ucraina e le nostre istituzioni statali devono essere impostate in modo tale da consentirci di ottenere tutti i risultati di cui abbiamo bisogno, per tutti noi. Per fare questo, dobbiamo rafforzare alcune aree del Governo, le decisioni sul personale sono state preparate. Ci saranno cambiamenti anche nell’ufficio del Presidente”, aveva reso noto il leader ucraino.La sfilza di dimissioni si è accavallata con nuove tragiche notizie dal fronte di guerra: questa mattina, in un attacco missilistico condotto da Mosca sulla città ucraina di Lviv, sarebbero rimaste uccise almeno sette persone, di cui tre minori. Dalla Russia è arrivato il commento sarcastico al rimpasto governativo a Kiev, attraverso le parole della portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova: “È autunno, cadono le foglie e i rami si mostrano nudi”, ha dichiarato all’agenzia di stampa Tass.

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    Ucraina, tensione Borrell-Tajani: “Ridicolo non permettere a Kiev di attaccare”

    Bruxelles – Sulla guerra russa in Ucraina, adesso è strappo Ue-Italia e tensioni tra l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Il primo non gradisce la linea del secondo, e ne critica le argomentazioni. Negare, come ha fatto Tajani, la possibilità di utilizzo delle armi degli alleati su suolo russo è una logica considerata come ipocrita. “Penso sia ridicolo dire che consentire di colpire all’interno del territorio russo significhi essere in guerra contro Mosca”, sostiene Borrell all’inizio della riunione informale dei ministri della Difesa, tornando sulle dichiarazioni di Tajani di ieri. Il ministro degli Esteri ha detto che l’Unione non è in guerra contro la Russia per spiegare il ‘no’ del governo all’eliminazione delle restrizioni sull’utilizzo delle armi occidentali, e l’Alto rappresentante insiste nel bacchettare il partner: “Non siamo in guerra contro Mosca, penso sia ridicolo dirlo. Stiamo sostenendo l’Ucraina“. Ecco il distinguo operato da Borrell, per replicare alle affermazioni non gradite dell’Italia. “L’Ucraina – continua Borrell – viene attaccata dal territorio russo e, secondo il diritto internazionale, può reagire attaccando i luoghi da cui viene attaccata. Quindi, non c’è nulla di strano in questo”. Dall’Italia dunque dichiarazioni inaccettabili e posizioni incomprensibili. Resta fermo per gli Stati membri il diritto di scegliere, questo Borrell né lo nega né lo mette in discussione. “E’ chiaro che questa è una cosa che spetta a ciascuno di loro”, anche perché quella estera e di difesa “non è una politica dell’Ue”. Quindi, a Tajani che lo accusava di parlare a titolo personale, replica: “Come Alto rappresentante devo avere opinioni personali se voglio spingere il consenso tra gli Stati membri”. Le riunioni informali aprono un solco tra il governo Meloni e l’Ue.

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    Tajani: “Convergenza nel governo su Fitto”. E all’Ucraina dice: “Le armi italiane non siano usate in territorio russo”

    Bruxelles – “La figura di Raffaele Fitto è la migliore possibile”: non ci sono dubbi per il vicepremier azzurro, Antonio Tajani, sul profilo del candidato italiano per la prossima Commissione europea, il quale assicura che la maggioranza di governo è compatta nel sostenerlo. E ha risposto in maniera scettica alle critiche mosse a inizio mattinata dall’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, contro l’inerzia dimostrata fin qui dai Ventisette su due dossier cruciali: Ucraina e Medio Oriente. Il leader di Forza Italia, a Bruxelles per il Consiglio Affari esteri informale di giovedì (29 agosto), ha blindato il nome dell’attuale ministro agli Affari europei Raffaele Fitto prima di unirsi ai suoi omologhi nel palazzo Europa. “Domani ne parleremo al vertice di maggioranza, poi ci sarà il Consiglio dei ministri”, ha continuato Tajani, sottolineando come l’ex presidente della regione Puglia “sia la persona più giusta” e su come sul suo nome “ci sia una convergenza da parte di tutti” i partiti della coalizione. La sua esperienza, che il vicepremier ha assicurato essere gradita anche a Bruxelles, è il punto che mette tutti d’accordo: è importante che Roma invii al Berlaymont qualcuno “che non faccia l’apprendista commissario ma il commissario”. E tuttavia il governo italiano attenderà, appunto, fino a domani per formalizzare la nomina, dopo essere rimasto l’ultimo grande Paese del blocco a non aver ancora indicato ufficialmente alcun candidato.Quanto alle accuse, tutt’altro che velate, mosse dal capo della diplomazia Ue all’indirizzo degli Stati membri prima dell’avvio delle discussioni in Consiglio, il titolare degli Esteri si è dimostrato piuttosto indifferente. Anzitutto, sull’Ucraina: “Ogni Paese è libero di decidere” se mantenere o rimuovere le restrizioni sull’utilizzo delle armi inviate a Kiev oltre i confini della Russia, ha ribadito, sottolineando che “per l’Italia rimane la posizione di utilizzare le nostre armi all’interno del territorio ucraino“. A quanto riportato dal ministro, Roma è in procinto di inviare all’Ucraina una nuova batteria per il sistema antiaereo Samp/T.  E sulla proposta, caldeggiata nuovamente da Borrell in mattinata, di sanzionare dei membri del governo israeliano, il vicepremier forzista ha parlato di “periodo ipotetico dell’irrealtà“. L’obiettivo è “convincere Israele a fare delle scelte che portino al cessate il fuoco a Gaza perché questa è la priorità vera”, ha dichiarato Tajani, sostenendo che “non è col riconoscimento teorico della Palestina o con le sanzioni ai ministri israeliani che si risolvono i problemi” nel complesso quadro della crisi mediorientale. “Serve più diplomazia“, ha aggiunto, ricordando che gli obiettivi prioritari sono la sospensione immediata delle ostilità nella Striscia, la distribuzione degli aiuti umanitari alla popolazione palestinese e la liberazione degli ostaggi israeliani ancora in mano ai gruppi islamisti.

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    Borrell allo scontro con gli Stati dell’Ue su Ucraina e Medio Oriente

    Bruxelles – L’Unione europea si impegna tanto, e produce troppo poco. L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, fa auto-critica e poi critica gli Stati membri. Sull’Ucraina ci sono ritardi e promesse non mantenute, sul modo in cui Israele sta gestendo l’offensiva di Hamas sta invece chiudendo gli occhi su ciò che andrebbe condannato.In occasione della riunione informale dei ministri degli Esteri in corso a Bruxelles Borrell si presenta alla stampa con il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, per permettere al partner di esternare tutta la contrarietà per un’Ue a doppia velocità. “Solleverò una questione per noi spaventosa”, e cioè “il divario tra gli annunci sull’assistenza militare e la consegna effettiva” di quanto promesso, fa sapere un visibilmente contrariato Kuleba. “Ogni ritardo lo paghiamo noi. Quale che sia la ragione per i ritardi, è tempo di rendere operative le decisioni”. Un riferimento ai sistemi di difesa aerea che pure si è deciso fornire a Kiev.Parole che trovano terreno fertile in Borrell. “Condivido le preoccupazioni, e ne parleremo con i ministri” degli Stati membri. L’Alto rappresentante vuole mettere pressioni sui governi, e imprimere un cambio di passo, visto anche come si stanno mettendo le cose. “Le operazioni a Kursk sono un duro colpo alla narrativa di Putin”. Vuol dire che l’Ucraina guadagna terreno, ma la Russia “non smetterà di colpire” finché l’Ucraina sarà in grado di difendersi completamente. Tradotto, in termini chiari: “I sistemi di difesa aerea erano di critica importanza a giugno, e lo ancor più di critica importanza oggi“.Borrell si scusa con Kuleba come può, e accusa pubblicamente gli Stati. “Kuleba ha ragione: gli annunci sono una cosa, la realizzazione un’altra. Chiederò agli Stati di dare ciò che hanno promesso, perché avere forze armate meglio equipaggiate è un elemento chiave per permettere di vincere la guerra”.Ma la furia dell’Alto rappresentante è rivolta nei confronti dei Ventisette per come non stanno gestendo la crisi in Medio Oriente. Invita a trovare quel coraggio fin qui mancato. “Non dovremmo avere tabù” quando si parla di Israele, sottolinea. Perché una volta di più Borrell va all’attacco frontale dell’attuale governo israeliano. “Un ministro israeliano lancia messe di odio che sono un chiaro invito a calpestare il diritto umanitario”, ricorda Borrell, in riferimento al ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, che sosteneva la necessità di affamare la popolazione a Gaza.C’è poi “la preoccupante intenzione di spostare la popolazione in Cisgiordania come già fatto a Gaza“, sottolinea ancora l’Alta rappresentante, producendo sfollati e di fatto disperdendo i palestinesi dai loro territori. Qualcosa di “completamente inaccettabile”. Israele ha passato il segno, e l’Ue dovrebbe farsi sentire con decisione e senza tentennamenti, proprio come Borrell sente che andrebbe fatto nei confronti dell’Ucraina. Il consiglio informale dei ministri degli Esteri sarà l’occasione per una lavata di testa.

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    A Kursk c’è il rischio di un incidente nucleare

    Bruxelles – L’incursione ucraina nella regione russa di Kursk potrebbe mettere a rischio la sicurezza della centrale nucleare di Kurchatov. A lanciare l’allarme è Rafael Grossi, capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), l’organo delle Nazioni unite che si occupa di nucleare. Il fronte dista solo 40 chilometri ma l’avanzata delle truppe di Kiev continua, aumentando le preoccupazioni circa un possibile incidente dagli esiti imprevedibili. L’offensiva lanciata dall’Ucraina lo scorso 6 agosto ha portato la guerra entro i confini della Russia, avvicinandola pericolosamente alla centrale. “Il pericolo o la possibilità di un incidente nucleare è emerso chiaramente“, ha dichiarato alla stampa Grossi martedì (27 agosto), considerato che gli scontri tra gli eserciti rivali stanno avvenendo principalmente proprio nella regione di Kursk. Il Cremlino ha denunciato diversi attacchi ucraini ai danni dell’impianto, che come sottolineato dallo stesso Grossi è particolarmente fragile poiché privo di una cupola protettiva. Il fatto che la centrale stia continuando a funzionare in condizioni operative “quasi normali”, ha aggiunto il segretario dell’Aiea, rende la situazione ancora più delicata. Lo stabilimento nucleare nell’oblast’ di Kursk è uno dei più importanti di tutta la Federazione ed è attivo dal 1976. Attualmente solo uno dei quattro reattori (costruiti tra il 1976 e il 1985 secondo lo stesso modello di quelli di Chernobyl), il numero tre, è operativo, mentre il numero quattro è in manutenzione da domenica (25 agosto). Nel 2018 è cominciata la costruzione di altri due reattori. Quello della sicurezza degli impianti atomici è diventato un tema centrale nella guerra d’Ucraina, soprattutto nell’ultima fase “calda” avviata con l’invasione russa del febbraio 2022. La centrale ucraina di Zaporizhzhia, nei pressi di Enerhodar, è la più grande non solo del Paese ma di tutto il Vecchio continente ed è caduta nelle mani dei russi nel marzo di due anni fa. Da allora, Mosca e Kiev non hanno mai smesso di addossarsi a vicenda la responsabilità degli attacchi che ne mettono a repentaglio le strutture. 

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    Per l’Alto rappresentante Ue, a Kiev va consentito di usare le armi occidentali in territorio russo

    Bruxelles – Non sembra esserci ambiguità nella posizione dell’Unione europea circa l’incursione ucraina nella regione russa di Kursk, che è già entrata sua terza settimana. Mentre le truppe di Kiev continuano ad avanzare nel territorio della Federazione, da Bruxelles arriva pieno supporto all’attacco a sorpresa orchestrato dall’Ucraina. Tanto che l’Alto rappresentante Josep Borrell ha suggerito ai partner della Nato di “eliminare le restrizioni” che ancora impediscono all’esercito del Paese aggredito di utilizzare i sistemi d’arma occidentali per colpire direttamente sul suolo del nemico.In un post su X, il capo della diplomazia Ue ha definito l’operazione ucraina nell’oblast’ di Kursk “un duro colpo alla narrazione del presidente russo Putin“, secondo cui il conflitto sta andando nella direzione prevista dal Cremlino. Al contrario, secondo Borrell, l’Ucraina esce rafforzata dall’offensiva in corso oltre confine, dalla quale potrebbe ottenere dei vantaggi in sede di eventuali negoziati. “Eliminare le restrizioni sull’uso delle capacità (fornite dall’Occidente all’Ucraina, ndr) contro l’esercito russo impegnato nell’aggressione dell’Ucraina, nel rispetto del diritto internazionale, avrebbe diversi importanti effetti” secondo l’Alto rappresentante. “Rafforzare l’autodifesa ucraina“, ad esempio, privando la Russia delle basi da cui lancia attacchi contro città e infrastrutture, ma anche “salvare vite” (dei civili ucraini, s’intende) e “contribuire a far progredire gli sforzi di pace“. I commenti di Borrell sembrerebbero diretti soprattutto alle cancellerie occidentali che ancora non hanno permesso a Kiev di utilizzare le armi da loro fornite direttamente sul territorio russo, la cui reticenza sarebbe motivata dal timore di un’escalation nel conflitto. Londra, ad esempio, ha chiarito nelle scorse ore che le attrezzature che ha inviato in Ucraina sono da intendersi come strumenti di difesa e non di attacco. Ad aver accordato agli ucraini l’uso delle proprie armi entro i confini della Federazione, per ora, ci sono invece Germania, Canada, Cechia, Danimarca e Svezia.Come ribadito a Eunews dal portavoce dell’Alto rappresentante, Peter Stano, il trasferimento di armi e materiale e attrezzature belliche all’Ucraina è una questione di accordi bilaterali tra Kiev e gli Stati fornitori. Per non essere sopraffatta dall’aggressione russa, l’ex repubblica sovietica “ha bisogno di difendersi nel migliore e più efficace modo possibile, e l’Alto rappresentante pensa che questo sarebbe possibile eliminando le restrizioni sull’uso delle armi fornite dall’Occidente per combattere il nemico”, ha dichiarato. Niente di nuovo, in effetti, dopo che a inizio mese lo stesso Stano aveva sottolineato che “l’Ucraina ha il diritto di colpire il nemico ovunque sia necessario sul suo territorio, ma anche nel territorio del nemico” in riferimento all’incursione di Kursk, iniziata pochi giorni prima. Fino ad ora, le “linee rosse” indicate da Mosca sono state superate senza che si verificasse un brusco aumento dell’intensità del conflitto (ad esempio tramite il paventato ricorso agli ordigni nucleari tattici), il che ha portato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a parlare di “bluff” da parte del suo omologo russo Vladimir Putin.

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    Per la Commissione Ue Kiev ha “il diritto” di colpire l’esercito russo “anche nel territorio del nemico”

    Bruxelles – È ancora in corso l’operazione militare dell’Ucraina nella regione russa di Kursk, e la domanda è una: è giustificato un attacco armato di Kiev per la propria autodifesa, non sul proprio territorio ma su quello della Russia? Mentre gli analisti stanno scorrendo gli articoli e le interpretazioni del diritto internazionale alla ricerca di una risposta che non può essere né bianca né nera (si intersecano questioni complesse come il diritto all’auto-difesa, il non-uso della forza e le sue eccezioni, la proporzionalità delle misure), da Bruxelles arriva invece una posizione netta: “L’Ucraina ha il diritto di colpire il nemico ovunque sia necessario sul suo territorio, ma anche nel territorio del nemico“, è quanto messo in chiaro da Peter Stano, portavoce dell’alto rappresentante Ue e vicepresidente della Commissione Europea, Josep Borrell, rispondendo alla stampa a proposito della posizione dell’Unione sugli ultimi sviluppi della guerra.(credits: Anatolii Stepanov / Afp)Ribandendo che l’Ue “non è coinvolta” nel conflitto e che “sosteniamo gli sforzi dell’Ucraina nel ripristinare la sua integrità territoriale e la sovranità, respingendo l’aggressione illegale della Russia”, incalzato dai giornalisti al punto quotidiano con la stampa di ieri (8 agosto), Stano si è spinto oltre: “L’Ucraina è sotto aggressione illegale, sta combattendo una guerra difensiva legittima secondo il diritto internazionale”, e questo “diritto di difendersi include anche combattere il nemico sul suo territorio”. Una posizione netta, che non lascia spazio a dubbi nell’esecutivo dell’Unione e nel suo Servizio europeo per l’azione esterna (Seae). A maggior ragione se si considera che poco più di un mese fa, a margine del Consiglio Europeo, i vertici delle istituzioni Ue hanno siglato insieme al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nuovi accordi di sicurezza con l’Ucraina.L’operazione militare di Kiev nella regione della Russia occidentale, al confine con l’Ucraina stessa, è iniziata martedì (6 agosto) ed è entrata nel suo quarto giorno di offensiva, con centinaia di soldati e decine di mezzi  corazzati che stanno combattendo contro l’esercito russo attorno alla cittadina di Sudzha e ora hanno nel mirino Lipetsk. A differenza di alcune operazioni dello scorso anno compiute da formazioni paramilitari (come la Legione Russia Libera) sostenute in modo indiretto da Kiev, ciò che è in atto è un attacco guidato dall’esercito ucraino, per la prima volta dopo oltre due anni di guerra. Come risposta Mosca ha inviato soldati e mezzi aerei, e proprio questo potrebbe essere l’obiettivo di Kiev: creare un diversivo per alleggerire alcuni fronti di guerra più sotto pressione – come quello orientale del Donbass – costringendo una parte dell’esercito russo a riorganizzarsi anche in un’altra regione finora non toccata dalla guerra, ma soprattutto, sul proprio territorio nazionale.

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    All’Ucraina 4,2 miliardi di euro, il Consiglio dell’Ue autorizza il primo pagamento per il sostegno finanziario da 50 miliardi

    Bruxelles – Via libera al primo dei pagamenti regolari nell’ambito dello Ukraine Facility, il fondo da 50 miliardi che l’Ue ha dedicato a Kiev per assicurarne la stabilità finanziaria per i prossimi quattro anni. Ironia della sorte, è toccato alla presidenza ungherese del Consiglio dell’Ue – il cui governo si era opposto a spada tratta allo stanziamento del nuovo budget per l’Ucraina – autorizzare la prima rata da 4,2 miliardi.“Questa decisione sostiene la stabilità macro-finanziaria dell’Ucraina e il funzionamento della sua pubblica amministrazione”, ha spiegato in un post su X la presidenza di turno dell’istituzione Ue. Nella decisione adottata oggi (6 agosto), gli ambasciatori dei 27 Paesi membri hanno concluso che l’Ucraina ha soddisfatto le condizioni e le riforme previste dal Piano per l’Ucraina, presentato a Bruxelles lo scorso 20 marzo, necessarie per ricevere i fondi.Riforme che riguardano la gestione delle finanze pubbliche e delle imprese statali, lo sviluppo di un più florido ambiente imprenditoriale – in particolare nel settore dell’energia – e il delicatissimo compito di sminare il territorio ucraino dalle migliaia di ordigni lasciati dai russi. Illustrando il Piano che definisce le intenzioni dell’Ucraina per la ripresa, la ricostruzione e la modernizzazione del Paese e le riforme da intraprendere come parte del processo di adesione all’Ue nei prossimi quattro anni, il primo ministro ucraino Denys Shmyhal aveva indicato la copertura di “circa 70 aree attraverso riforme strutturali nel settore pubblico ed economiche per sviluppare il clima imprenditoriale nell’energia, nella logistica, nell’agricoltura, nelle materie prime critiche e nelle tecnologie dell’informazione”.Ursula von der Leyen, Volodymyr Zelensky e Charles Michel al Consiglio europeo a Bruxelles, 9/2/23Dei 50 miliardi di euro di finanziamenti stabili, in sovvenzioni e prestiti, per sostenere la ripresa, la ricostruzione e la modernizzazione dell’Ucraina nel periodo 2024-2027, fino a 32 miliardi di euro saranno destinati a sostenere le riforme e gli investimenti previsti dal Piano per l’Ucraina, con pagamenti subordinati al raggiungimento delle tappe individuate. Quello di oggi è il primo pagamento regolare, mentre dalla sua entrata in vigore l’Ue ha già erogato attraverso lo Ukraine Facility 6 miliardi di euro come finanziamento ponte eccezionale e 1,89 miliardi di euro come prefinanziamento, che rappresenta un anticipo del 7 per cento del sostegno al prestito.Bruxelles e Kiev hanno stimato che, se l’Ucraina riuscirà ad attuare pienamente tutte le riforme e gli investimenti proposti, il Pil del Paese potrebbe aumentare del 6,2 per cento e del 14,2 per cento entro il 2040, con una probabile riduzione parallela del debito di circa 10 punti percentuali del Pil entro il 2033.