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    Borrell allo scontro con gli Stati dell’Ue su Ucraina e Medio Oriente

    Bruxelles – L’Unione europea si impegna tanto, e produce troppo poco. L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, fa auto-critica e poi critica gli Stati membri. Sull’Ucraina ci sono ritardi e promesse non mantenute, sul modo in cui Israele sta gestendo l’offensiva di Hamas sta invece chiudendo gli occhi su ciò che andrebbe condannato.In occasione della riunione informale dei ministri degli Esteri in corso a Bruxelles Borrell si presenta alla stampa con il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, per permettere al partner di esternare tutta la contrarietà per un’Ue a doppia velocità. “Solleverò una questione per noi spaventosa”, e cioè “il divario tra gli annunci sull’assistenza militare e la consegna effettiva” di quanto promesso, fa sapere un visibilmente contrariato Kuleba. “Ogni ritardo lo paghiamo noi. Quale che sia la ragione per i ritardi, è tempo di rendere operative le decisioni”. Un riferimento ai sistemi di difesa aerea che pure si è deciso fornire a Kiev.Parole che trovano terreno fertile in Borrell. “Condivido le preoccupazioni, e ne parleremo con i ministri” degli Stati membri. L’Alto rappresentante vuole mettere pressioni sui governi, e imprimere un cambio di passo, visto anche come si stanno mettendo le cose. “Le operazioni a Kursk sono un duro colpo alla narrativa di Putin”. Vuol dire che l’Ucraina guadagna terreno, ma la Russia “non smetterà di colpire” finché l’Ucraina sarà in grado di difendersi completamente. Tradotto, in termini chiari: “I sistemi di difesa aerea erano di critica importanza a giugno, e lo ancor più di critica importanza oggi“.Borrell si scusa con Kuleba come può, e accusa pubblicamente gli Stati. “Kuleba ha ragione: gli annunci sono una cosa, la realizzazione un’altra. Chiederò agli Stati di dare ciò che hanno promesso, perché avere forze armate meglio equipaggiate è un elemento chiave per permettere di vincere la guerra”.Ma la furia dell’Alto rappresentante è rivolta nei confronti dei Ventisette per come non stanno gestendo la crisi in Medio Oriente. Invita a trovare quel coraggio fin qui mancato. “Non dovremmo avere tabù” quando si parla di Israele, sottolinea. Perché una volta di più Borrell va all’attacco frontale dell’attuale governo israeliano. “Un ministro israeliano lancia messe di odio che sono un chiaro invito a calpestare il diritto umanitario”, ricorda Borrell, in riferimento al ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, che sosteneva la necessità di affamare la popolazione a Gaza.C’è poi “la preoccupante intenzione di spostare la popolazione in Cisgiordania come già fatto a Gaza“, sottolinea ancora l’Alta rappresentante, producendo sfollati e di fatto disperdendo i palestinesi dai loro territori. Qualcosa di “completamente inaccettabile”. Israele ha passato il segno, e l’Ue dovrebbe farsi sentire con decisione e senza tentennamenti, proprio come Borrell sente che andrebbe fatto nei confronti dell’Ucraina. Il consiglio informale dei ministri degli Esteri sarà l’occasione per una lavata di testa.

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    Per l’Alto rappresentante Ue, a Kiev va consentito di usare le armi occidentali in territorio russo

    Bruxelles – Non sembra esserci ambiguità nella posizione dell’Unione europea circa l’incursione ucraina nella regione russa di Kursk, che è già entrata sua terza settimana. Mentre le truppe di Kiev continuano ad avanzare nel territorio della Federazione, da Bruxelles arriva pieno supporto all’attacco a sorpresa orchestrato dall’Ucraina. Tanto che l’Alto rappresentante Josep Borrell ha suggerito ai partner della Nato di “eliminare le restrizioni” che ancora impediscono all’esercito del Paese aggredito di utilizzare i sistemi d’arma occidentali per colpire direttamente sul suolo del nemico.In un post su X, il capo della diplomazia Ue ha definito l’operazione ucraina nell’oblast’ di Kursk “un duro colpo alla narrazione del presidente russo Putin“, secondo cui il conflitto sta andando nella direzione prevista dal Cremlino. Al contrario, secondo Borrell, l’Ucraina esce rafforzata dall’offensiva in corso oltre confine, dalla quale potrebbe ottenere dei vantaggi in sede di eventuali negoziati. “Eliminare le restrizioni sull’uso delle capacità (fornite dall’Occidente all’Ucraina, ndr) contro l’esercito russo impegnato nell’aggressione dell’Ucraina, nel rispetto del diritto internazionale, avrebbe diversi importanti effetti” secondo l’Alto rappresentante. “Rafforzare l’autodifesa ucraina“, ad esempio, privando la Russia delle basi da cui lancia attacchi contro città e infrastrutture, ma anche “salvare vite” (dei civili ucraini, s’intende) e “contribuire a far progredire gli sforzi di pace“. I commenti di Borrell sembrerebbero diretti soprattutto alle cancellerie occidentali che ancora non hanno permesso a Kiev di utilizzare le armi da loro fornite direttamente sul territorio russo, la cui reticenza sarebbe motivata dal timore di un’escalation nel conflitto. Londra, ad esempio, ha chiarito nelle scorse ore che le attrezzature che ha inviato in Ucraina sono da intendersi come strumenti di difesa e non di attacco. Ad aver accordato agli ucraini l’uso delle proprie armi entro i confini della Federazione, per ora, ci sono invece Germania, Canada, Cechia, Danimarca e Svezia.Come ribadito a Eunews dal portavoce dell’Alto rappresentante, Peter Stano, il trasferimento di armi e materiale e attrezzature belliche all’Ucraina è una questione di accordi bilaterali tra Kiev e gli Stati fornitori. Per non essere sopraffatta dall’aggressione russa, l’ex repubblica sovietica “ha bisogno di difendersi nel migliore e più efficace modo possibile, e l’Alto rappresentante pensa che questo sarebbe possibile eliminando le restrizioni sull’uso delle armi fornite dall’Occidente per combattere il nemico”, ha dichiarato. Niente di nuovo, in effetti, dopo che a inizio mese lo stesso Stano aveva sottolineato che “l’Ucraina ha il diritto di colpire il nemico ovunque sia necessario sul suo territorio, ma anche nel territorio del nemico” in riferimento all’incursione di Kursk, iniziata pochi giorni prima. Fino ad ora, le “linee rosse” indicate da Mosca sono state superate senza che si verificasse un brusco aumento dell’intensità del conflitto (ad esempio tramite il paventato ricorso agli ordigni nucleari tattici), il che ha portato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a parlare di “bluff” da parte del suo omologo russo Vladimir Putin.

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    L’Alto rappresentante Ue Borrell ha suggerito di imporre sanzioni contro due ministri di Israele

    Bruxelles – Dopo le parole sconcertanti del ministro delle Finanze d’Israele, Bezalel Smotrich, sulla giustificazione morale di affamare la popolazione di Gaza per ottenere la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas, sono arrivate quelle di Itamar Ben-Gvir, ministro per la Sicurezza nazionale e leader del partito di estrema destra ‘Potere Ebraico’. Troppo per il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, che aveva condannato duramente la dichiarazione di Smotrich e chiesto al governo israeliano di prenderne distanza. Ora Borrell ha suggerito di imporre sanzioni contro i suoi due ministri più estremisti.In un post sul suo profilo X, Ben-Gvir ha criticato la strategia dei negoziati incoraggiata dagli Stati Uniti e dai principali Paesi della regione, perché Hamas “deve continuare a essere calpestato fino a che non si arrenderà completamente”. Per farlo, lo Stato ebraico dovrebbe “fermare il trasferimento di aiuti umanitari e carburante a Gaza finché tutti i nostri rapiti non saranno tornati a casa”. In più, il ministro ha esortato il governo israeliano a “incoraggiare l’immigrazione e occupare i territori della Striscia di Gaza per tenerli permanentemente nelle nostre mani”.I ministri di estrema destra Itamar Ben-Gvir (L) e Bezalel Smotrich (Photo by AMIR COHEN / POOL / AFP)Dichiarazioni che ricalcano quelle fatte a più riprese da Smotrich, a capo del partito Sionismo Religioso, e che per la verità non sono fughe in avanti dei leader, ma sono perfettamente in linea con i principi e le linee guida delle loro formazioni politiche: il programma politico di Potere Ebraico prevede esplicitamente l’annessione della Cisgiordania e il pieno controllo israeliano del territorio compreso tra il mar Mediterraneo e il fiume Giordano.  Rifiuta l’idea di uno Stato Palestinese e chiede la cancellazione degli Accordi di Oslo del 1993, con cui Israele e l’allora Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) si impegnarono per un reciproco riconoscimento.“Come le sinistre dichiarazioni del ministro Smotrich, questo è un incitamento a crimini di guerra“, ha commentato l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, suggerendo di fissare in agenda un aggiornamento del regime di sanzioni europee per colpire i due ministri. Nel regime Ue di sanzioni per violazioni dei diritti umani, sono già presenti nove individui e cinque entità legati alle colonie illegali israeliane nei territori palestinesi occupati. Chi finisce sulla lista nera dell’Ue, è soggetto al congelamento dei beni sul territorio europeo e al divieto di mettere piede sul suolo europeo. Parallelamente, gli individui e le entità colpite dalle sanzioni non possono ricevefondi o risorse economiche a loro beneficio.Sebbene sia prerogativa di Borrell, in quanto Alto rappresentante, proporre di modificare gli elenchi di chi è soggetto a misure restrittive da parte dell’Unione europea, c’è bisogno del sì di tutti i Paesi membri per poter procedere. Il capo della diplomazia europea ha esortato un’altra volta il governo israeliano a “prendere inequivocabilmente le distanze da queste incitazioni a commettere crimini di guerra” ed a “impegnarsi in buona fede nei negoziati facilitati da Stati Uniti, Qatar ed Egitto per un cessate il fuoco immediato” a Gaza.

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    L’Ue chiede al governo israeliano di “prendere le distanze” dalle parole del ministro estremista che legittima la fame a Gaza

    Bruxelles – Lasciar morire di fame due milioni di civili a Gaza “potrebbe essere giustificato e morale”, nel braccio di ferro tra Israele e Hamas sugli ostaggi israeliani ancora nelle mani del gruppo terroristico palestinese. A pronunciare questa bestialità, il ministro delle Finanze del governo di Benjamin Netanyahu, l’estremista religioso Bezalel Smotrich. Parole “oltremodo ignominiose”, condannate con forza dall’Ue, che ha chiesto a Tel Aviv di prenderne “inequivocabilmente” le distanze.Intervenendo alla Conferenza annuale di Katif, lunedì 5 agosto, il leader del partito Sionismo Religioso ha affermato che Israele sta permettendo l’ingresso di aiuti umanitari nell’enclave palestinese semplicemente perché “non abbiamo scelta”. Nel suo ragionamento, Smotrich ha spiegato che Israele ha bisogno della “legittimità internazionale per condurre questa guerra”, e che di conseguenza “nessuno al mondo ci permetterà di far morire di fame due milioni di persone, anche se potrebbe essere giustificato e morale per liberare gli ostaggi”.I ministri israeliani di estrema destra Itamar Ben-Gvir (L) e Bezalel Smotrich (Photo by AMIR COHEN / POOL / AFP)Affermazioni che “dimostrano ancora una volta il suo disprezzo per il diritto internazionale e per i principi fondamentali dell’umanità“, ha commentato con sdegno l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, in una nota. D’altronde, solamente negli ultimi mesi, il ministro israeliano ha messo in fila una serie di dichiarazioni figlie di un pensiero religioso fanatico e pericoloso: dopo le violenze di coloni israeliani nel villaggio palestinese di Huwara, ha affermato che il villaggio “dovrebbe essere cancellato”, ha incoraggiato un “trasferimento forzato dei palestinesi da Gaza”, ha sostenuto che “non si può parlare di palestinesi perché non esiste un popolo palestinese“. Smotrich, insieme al ministro per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, si è inoltre opposto strenuamente al piano proposto da Joe Biden per porre fine alla guerra a Gaza, minacciando di far crollare il governo di Netanyahu.Al pari della deportazione di un’intera popolazione, “affamare deliberatamente dei civili è un crimine di guerra“, ha sottolineato il capo della diplomazia Ue. Il ministero degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese ha reso noto, con un post su X, di aver chiesto alla Corte internazionale di giustizia di emettere un mandato di arresto per Smotrich a causa delle sue dichiarazioni politiche.Oltre a chiedere a Netanyahu di alzare la voce contro il proprio ministro, Borrell ha invitato Israele a fare chiarezza sugli atti di tortura riportati nella prigione di Sde Teiman, la Guantanamo israeliana nel deserto del Negev. “L’Ue continua a sollecitare Israele ad attuare le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e gli ordini vincolanti della Corte internazionale di giustizia, e a garantire un accesso umanitario pieno e senza ostacoli per soddisfare le esigenze di decine di civili, tra cui centinaia di migliaia di bambini, che vivono in condizioni estremamente difficili e sono esposti alla carestia e alle malattie a Gaza”, ha concluso l’Alto rappresentante Ue.

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    Ue-Israele, è alta tensione. Borrell contro la decisione della Knesset: “Se non vogliono due Stati, cosa vogliono?”

    Bruxelles – Ue-Israele, le relazioni si complicano vieppiù e i malumori a dodici stelle nei confronti dello Stato ebraico aumentano. La decisione della Knesset, il parlamento israeliano, di dire ‘no’ alla nascita di uno Stato palestinese irrigidisce le posizioni di un’Europa che invece alla soluzione a due Stati continua a puntare. “Se vogliamo costruire la pace, una pace sostenibile, dobbiamo offrire una soluzione politica e un orizzonte politico anche per il popolo palestinese“, enfatizza l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, a margine dei lavori della Comunità politica europea: “Purtroppo la Knesset ha votato contro questo, contro lo Stato palestinese. Ebbene, se non vogliono la soluzione dei due Stati, cosa vogliono?“Borrell non digerisce l’orientamento dello Stato ebraico. I numeri lasciano poco spazio alle illusione di un’Ue che deve fare i conti con un partner che non intende sentire ragioni. Il parlamento di Tel Aviv ha respinto con 68 voti contro 9 la creazione di uno Stato palestinese, anche nel quadro di un accordo negoziato con Israele. “Qual è la loro soluzione?”, insiste un più che contrariato Borrell. “Se rifiutano questa soluzione”, quella di due Stati, “devono proporre un’altra soluzione”. E dunque, chiede polemicamente, “quali sono i loro piani per i milioni di palestinesi che vivono nei territori occupati?”A preoccupare l’Alto rappresentante dell’Ue è l’assenza di alternative, che vuol dire che Israele lavora per fare dei territori palestinesi l’estensione dello Stato ebraico. Esattamente l’opposto di ciò per cui lavora, da sempre, la Commissione europea. La Comunità politica europea diventa quindi il momento per fare un punto. “Spero che questo argomento venga discusso”.

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    Al vertice di Washington la Nato ha stretto con l’Ucraina un impegno di assistenza a lungo termine

    Bruxelles – Si chiudono i tre giorni di Washington, con l’impegno rinnovato della Nato verso l’Ucraina sul piano politico e militare. Si chiudono i 10 anni di Jens Stoltenberg alla guida dell’Alleanza Atlantica, in vista del passaggio di consegne a ottobre all’ex-premier olandese, Mark Rutte. Il 75esimo vertice dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord doveva essere il momento decisivo per rendere l’alleanza “a prova di futuro” e, almeno per quanto si poteva fare, non ha tradito le aspettative. “Intendiamo fornire un finanziamento minimo di base di 40 miliardi di euro entro il prossimo anno e fornire livelli sostenibili di assistenza alla sicurezza per l’Ucraina”, si legge nella Dichiarazione di Washington pubblicata ieri (11 luglio) al termine del summit, a proposito del nuovo impegno di assistenza alla sicurezza a lungo termine per Kiev, che sarà rivalutato l’anno prossimo in occasione del vertice Nato dell’Aia (Paesi Bassi).Al centro: il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e il segretario generale Nato, Jens Stoltenberg (11 luglio 2024)Prima di tutto, come auspicato alla vigilia del summit, viene messo nero su bianco il “percorso irreversibile verso la piena integrazione euro-atlantica, compresa l’adesione alla Nato” da parte dell’Ucraina: “Sosteniamo pienamente il diritto dell’Ucraina di scegliere i propri accordi di sicurezza e di decidere il proprio futuro, senza interferenze esterne” e, grazie alle “riforme democratiche, economiche e di sicurezza richieste” al vertice di Vilnius del 2023, “il futuro dell’Ucraina è nella Nato“. Ma è il piano operativo quello più sviscerato dai 32 alleati in coordinamento con il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, con la decisione di istituire la Nato Security Assistance and Training for Ukraine “per coordinare la fornitura di equipaggiamento militare e di addestramento”, ma senza coinvolgere direttamente l’Alleanza Atlantica nella guerra con la Russia: “La Nsatu, che opererà negli Stati alleati, sosterrà l’autodifesa dell’Ucraina in linea con la Carta delle Nazioni Unite” e, “in base al diritto internazionale, non renderà la NATO parte in causa nel conflitto“.Da sinistra: il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e il segretario generale Nato, Jens Stoltenberg (11 luglio 2024)In questo quadro assume particolare rilevanza l’istituzione del nuovo comando militare a Wiesbaden (Germania), che “dalla fine del 2024”  sarà responsabile per il coordinamento delle operazioni di invio degli aiuti e di addestramento dei soldati ucraini. In termini concreti questo significherà che la responsabilità passerà dagli Stati Uniti (il cui dipartimento della Difesa a ora guida il Gruppo di contatto per la difesa ucraina) alla Nato intera, garantendo – appunto – un futuro anche in caso di tempesta politica a Washington. Il rischio maggiore è quello del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca dopo le elezioni di novembre, che potrebbe rimettere completamente in discussione la partecipazione statunitense nell’organizzazione e nel suo finanziamento, ma anche la protezione degli alleati e i rapporti con la Russia di Vladimir Putin.A proposito del sostegno dei 32 alleati all’Ucraina, sono previste comunicazioni da parte dei governi direttamente alla Nato “due volte all’anno, con il primo rapporto che includerà i contributi forniti dopo il primo gennaio 2024″, mentre a Kiev sarà nominato “un rappresentante senior” dell’Alleanza. “Questo summit Nato invia un potente messaggio di unità e un forte segnale al mondo, la nostra determinazione a sostenere l’Ucraina è più forte che mai, anche attraverso l’Ukraine Compact, un ombrello di accordi bilaterali di sicurezza”, ha messo in chiaro il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, in rappresentanza dell’Ue a Washington insieme all’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Proprio Borrell ha dovuto anche rassicurare gli alleati sulle fughe in avanti dell’irrequieto premier ungherese e presidente di turno del Consiglio dell’Ue (fino al 31 dicembre), Viktor Orbán, che con le sue “missioni di pace” si è recato in una sola settimana dall’autocrate russo Putin, dal presidente cinese, Xi Jinping, e dall’ex-presidente statunitense Trump nella sua residenza Mar-a-Lago in Florida, senza alcun mandato dall’Unione e dai suoi Paesi membri.

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    Ucraina, Borrell rassicura gli alleati Nato dopo le fughe in avanti di Orbán: “L’unico piano di pace è quello di Zelensky”

    Bruxelles – Al 75esimo vertice Nato che si chiude oggi (11 luglio) a Washington è stato sancito il percorso “irreversibile” dell’Ucraina verso l’adesione all’alleanza atlantica. Così come irreversibile è la posizione dell’Unione europea sul sostegno a Kiev fino al raggiungimento di una pace giusta. Dopo i viaggi a Mosca e Pechino di Viktor Orbán, il premier ungherese che detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, arriva la rassicurazione agli alleati dell’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell: “Non c’è altro piano di pace oltre a quello di Zelensky. Tutta l’Ue sostiene questa posizione”.Integrità territoriale e sovranità nazionale dell’Ucraina. Qualsiasi negoziato per mettere fine al conflitto non può che partire da lì. Punto, discorso chiuso. In un summit in cui la questione ucraina è una delle più calde sul tavolo degli alleati transatlantici, sia sul fronte degli aiuti militari che su quello della futura adesione di Kiev alla Nato, il capo della diplomazia Ue ci ha tenuto a fugare ogni dubbio. “Per far sì che l’Ucraina prevalga, dobbiamo continuare a sostenerla“, ha chiarito oggi in un punto stampa. Borrell ha ricordato che Bruxelles ha fornito a Kiev “quasi 40 miliardi di euro di sostegno militare e addestrato 60 mila soldati ucraini”, ed ora “sta aumentando la capacità militare e incrementando la capacità produttiva dell’industria della difesa” per poter soddisfare le necessità di Kiev sul campo di battaglia.Borrell si è poi scagliato contro chi sostiene che continuare a armare l’esercito di Zelensky non farà altro che prolungare la guerra. “Se smettiamo di sostenere l’Ucraina, la guerra finirà certamente, ma con una resa ucraina, con un governo fantoccio a Kiev, con il popolo ucraino schiacciato da un aggressore“, ha dichiarato ancora l’Alto rappresentante. Non c’è spazio insomma per le fughe in avanti di Orbán, che ha creato scompiglio tra i 27 sfruttando l’inizio della presidenza semestrale del Consiglio dell’Ue per intraprendere la sua personalissima “missione di pace”. Che l’ha portato alle corti di Putin e di Xi Jinping, dopo aver chiesto a Zelensky di chiamare un cessate il fuoco e intraprendere trattative con il Cremlino.Lo stesso Cremlino che, nella dichiarazione finale del summit, viene definito “la minaccia più significativa e diretta alla sicurezza dell’Alleanza”. Tanto che, come annunciato a margine del vertice, dal 2026 gli Stati Uniti torneranno a dispiegare in Europa missili a lungo raggio, capaci di colpire obiettivi in territorio russo.A Washington aleggia inoltre lo spauracchio del ritorno alla Casa bianca di Donald Trump, che potrebbe rimescolare un’altra volta le carte dell’Alleanza atlantica. Motivo per cui si percepisce un certo senso di urgenza nell’assicurare la posizione dell’alleanza atlantica al fianco dell’Ucraina. Per non farsi mancare nulla, secondo Bloomberg Orbán si recherà in Florida per incontrare il tycoon a margine del vertice Nato. Un ulteriore tassello della sua iniziativa diplomatica per porre fine al conflitto. Un ulteriore strappo con Bruxelles, i cui servizi legali hanno dichiarato oggi che la visita della scorsa settimana del leader ungherese a Mosca avrebbe violato le regole comunitarie.

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    Israele accelera l’occupazione illegale della Cisgiordania. L’Ue condanna “fermamente le politiche” di Netanyahu

    Bruxelles – Una settimana fa, la decisione di legalizzare cinque colonie in Cisgiordania. Con annessa provocazione all’Occidente: una “per ogni Paese che ha riconosciuto unilateralmente la Palestina”, ha dichiarato il ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, esponente dell’estrema destra sionista. Ieri (3 luglio), l’annuncio della più grande designazione di terreni statali nei territori palestinesi occupati dagli accordi di Oslo del 1993, oltre 1.200 ettari. Oggi, l’approvazione di 6 mila unità abitative per gli insediamenti dei coloni.Il governo israeliano conferma – se ancora ce ne fosse bisogno – il suo rifiuto al dialogo verso la soluzione dei due Stati, a cui la comunità internazionale sta cercando di restituire vigore, e che prevede il ripristino dei confini del 1967 tra Israele e Palestina. Prima della guerra dei sei giorni, la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e Gerusalemme Est, facevano integralmente parte dei territori palestinesi. Oggi invece, nella West Bank vivono circa 475 mila coloni israeliani, in insediamenti autorizzati da Tel Aviv.Secondo i dati dell’ong Peace Now, che si batte contro l’occupazione in Cisgiordania, solo in questa prima metà del 2024 Israele si è già appropriato di 2.368 ettari. Una quantità record: finora, il totale più alto era stato registrato nel 2014, quando Israele aveva designato 478 ettari di terra demaniale. La designazione di ieri, lungo la Valle del Giordano, fa seguito ad altre appropriazioni di terreni di grandi dimensioni: 800 ettari sempre lungo il Giordano a marzo, 263 ettari a est di Gerusalemme a febbraio e 17 ettari a Etzion, a sud di Betlemme – dove vivono già circa 70 mila coloni -, ad aprile.Benjamin Netanyahu e Bezalel Smotrich (Photo by RONEN ZVULUN / POOL / AFP)“Grazie a Dio, stiamo costruendo e sviluppando gli insediamenti e ostacolando il pericolo di uno Stato palestinese“, ha dichiarato ancora Smotrich, rivendicando i propri meriti nel cambio di marcia del processo di occupazione dei territori palestinesi. Durante il suo mandato, iniziato nel 2022, sono state approvate circa 24 mila unità abitative per i coloni israeliani. Tutto questo mentre il gabinetto di Benjamin Netanyahu ha reso noto che “Israele sta valutando” le ultime osservazioni di Hamas riguardo all’accordo sul cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi.In una nota a nome dei 27 Paesi dell’Ue, l’Alto rappresentante per gli Affari Esteri, Josep Borrell, ha condannato “fermamente le continue politiche di esproprio attuate dall’attuale governo israeliano nella Cisgiordania occupata”. L’Ue, dopo mesi di tentennamenti, a metà aprile ha imposto per la prima volta delle sanzioni contro quattro persone e due entità ritenute colpevoli di “gravi violazioni dei diritti umani” contro le comunità palestinesi nei territori occupati, ma nei confronti del governo si è sempre limitata alle critiche diplomatiche.I 27 hanno chiesto a Israele di “revocare le proprie decisioni”, che non solo costituiscono “una grave violazione del diritto internazionale”, ma “esacerbano le tensioni e minano gli sforzi per raggiungere una soluzione a due Stati“. Come espresso nelle conclusioni del vertice Ue dei capi di Stato e di governo della scorsa settimana, Bruxelles “non riconoscerà modifiche ai confini del 1967 se non concordate dalle parti”.