Allargamento, Costa difende la Macedonia (e punzecchia la Bulgaria): “Si metta in pratica quanto pattuito”
Bruxelles – Il penultimo stop del tour di António Costa nei Balcani occidentali è la Macedonia del nord. Il presidente del Consiglio europeo l’ha visitata stamattina (15 maggio), per ribadire al premier Hristijan Mickoski il proprio impegno personale a portare a termine il processo di adesione di Skopje all’Unione europea. Ma, come sottolineato dal padrone di casa, a bloccare il percorso della piccola nazione verso il club a dodici stelle c’è soprattutto l’ostruzionismo della Bulgaria, rispetto al quale lo stesso Costa è parso insofferente.Con un ritardo di un’ora abbondante (dovuto ad un bilaterale “esteso ma molto costruttivo”), il presidente del Consiglio europeo António Costa e il primo ministro macedone Hristijan Mickoski hanno tenuto una breve conferenza stampa congiunta nella tarda mattinata di oggi. Il socialista portoghese si è congratulato col leader conservatore per “l’eccellente lavoro compiuto dalla Macedonia del nord e dal vostro governo sull’agenda delle riforme” e per i progressi fatti fin qui, a cominciare dall’allineamento con la politica estera e di sicurezza comune dell’Unione (Pesc).Ora serve “tirare dritto con le riforme” e sfruttare l’opportunità di “concludere investimenti strategici”, ha aggiunto Costa, notando che Skopje e Bruxelles “si stanno già avvicinando” come dimostrato dal partenariato sulla difesa e la sicurezza stipulato lo scorso novembre. Il processo d’adesione “è una maratona, non uno sprint”, ha tuttavia segnalato Costa, esortando il suo interlocutore a “mantenere la rotta” e a tenere duro attraverso un “sentiero che può essere impegnativo“.Il primo ministro della Macedonia del nord, Hristijan Mickoski (foto: Robert Atanasovski/Afp)Una frase profetica, e una nota dolente per il padrone di casa. Il quale non ha perso l’occasione per puntare il dito contro la vicina Bulgaria, che da tempo si è messa di traverso bloccando di fatto il cammino macedone verso l’Unione. “Stiamo camminando lungo il più difficile dei sentieri“, ha ammesso Mickoski, per poi chiedersi se “stiamo realmente camminando” poiché, ha lamentato, “siamo nello stesso punto dove ci trovavamo 20 anni fa“.“Siamo convinti che il futuro dei cittadini macedoni sia all’interno della famiglia europea“, ha detto, rimarcando tuttavia che il suo Paese merita di essere trattato “dignitosamente” sia da candidato sia, eventualmente, da membro dell’Ue. “Abbiamo un problema con la Bulgaria e vogliamo risolverlo“, certifica il premier, “ma è una strada a due corsie” e, sostiene, solo una delle due parti si sta realmente impegnando per fare passi avanti.“Abbiamo fatto molto per entrare in Ue“, ha ribadito Mickoski riferendosi alle varie modifiche apportate nel corso degli anni alla Costituzione, alla bandiera e al nome stesso del Paese, aggiungendo di essere disposto “a sedermi al tavolo, discutere e trovare una soluzione“. Ma per ora, dice, non si vede a Sofia una disponibilità analoga. “Il processo d’integrazione dovrebbe essere guidato dai valori e non dai negoziati bilaterali”, ha concluso, sostenendo di non poter “modificare per l’ennesima volta la Costituzione sapendo che uno Stato membro mette in discussione la nostra identità nazionale“.Da Costa è arrivata una sponda. “Questo processo è durato troppo, ora è il momento dei risultati“, ha concordato, sottolineando che tanto la Macedonia quanto la Bulgaria devono mettere in pratica i contenuti dell’accordo raggiunto nel luglio 2022. Quel patto prevedeva il riconoscimento della minoranza bulgara da parte della Macedonia (che aveva modificato la Carta fondamentale) e la rimozione del veto di Sofia all’accesso di Skopje.Il presidente del Consiglio europeo, António Costa (foto: European Council)Ma il perdurare dell’opposizione bulgara aveva portato, lo scorso autunno, ad un rallentamento dei negoziati di adesione. “Ciò che è stato concordato è stato concordato“, ha tagliato corto il presidente del Consiglio europeo, “e bisogna assicurarsi che nessuno chieda ora qualcosa in più di quanto già pattuito“. Chi doveva intendere, intenda.Quella di Skopje è la quinta tappa del tour balcanico di Costa. Negli scorsi giorni, ha fatto quattro visite in altrettanti Paesi della regione: martedì in Serbia (dove ha incontrato il presidente Aleksandar Vučić, fresco di un viaggio alla corte di Vladimir Putin) e Bosnia-Erzegovina, ieri in Montenegro (per congratularsi dei progressi “impressionanti” di Podgorica verso l’adesione) e a Pristina, la capitale del Kosovo (che pure non è riconosciuto, ad oggi, da cinque Stati membri su 27).La destinazione finale di Costa è Tirana, verso cui si sta dirigendo in queste ore. Lì, l’ex premier portoghese incontrerà domani (16 maggio) i leader di una quarantina di Paesi del Vecchio continente in occasione del sesto summit della Comunità politica europea per discutere di sicurezza, competitività, migrazione e democrazia. LEGGI TUTTO