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    Zelensky attacca gli alleati: “Umiliante l’aiuto su artiglieria, Ue può dare di più”

    Bruxelles – L’Unione europea fa poco. Il presidente dell’Ucraina, Volodymir Zelensky, ringrazia i capi di Stato e di governo dell’Ue per il sostegno, prezioso, ma considerato ipocrita. Di più: “Umiliante”. Perché non aiuta fino in fondo, e anzi le ‘briciole’ che l’Ue mette a disposizione per la risposta militare di Kiev all’aggressore russo aiutano il Cremlino. Irrompe nel vertice del Consiglio europeo, Zelensky, per un affondo che è un richiamo alla responsabilità. I ritardi nella consegna delle munizioni non vanno giù al leader ucraino.“Le munizioni sono una questione vitale” per rispondere all’avanzata russa, ricorda Zelensky. “Purtroppo, l’uso dell’artiglieria in prima linea da parte dei nostri soldati è umiliante per l’Europa, nel senso che l’Europa può dare di più. Ed è fondamentale dimostrarlo adesso”. Il presidente ucraino non nasconde il suo malumore per un’Europa vicina molto a parole, ma troppo poco nella pratica. L’Ue aveva promesso un milione di pezzi di artiglieria entro fino 2023, per poi ammettere di non essere in grado di tenere fede agli impegni assunti e auspicabilmente consegnare poco più della metà di quanto promesso entro fine marzo di quest’anno. L’Ucraina ha ragione da vendere, e l’irritazione di Zelensky lo stesso leader ucraino la manifesta apertamente, avvertendo i Ventisette: “Questa è la guerra della Russia non solo contro l’Ucraina, ma contro tutti noi, anche contro i vostri paesi, contro tutta la nostra Europa e lo stile di vita europeo”.Il presidente ucraino chiede uno slancio, un cambio di passo, una maggiore determinazione, un impegno vero. Non critica l’apporto avuto fin qui, comunque prezioso, consapevole che l’Ue ha scelto la via migliore per un coinvolgimento diretto nel conflitto che vorrebbe dire guerra mondiale o quasi. Critica l’entità del sostegno, insufficiente per Kiev per vincere il conflitto. Lo dice con forza quando parla della contraerea.“I sistemi di difesa aerea esistenti non sono sufficienti a proteggere l’intero nostro territorio dal terrorismo russo“, avverte Zelensky. Quello che ne deriva non è che la diretta conseguenza di un’Ucraina impreparata e debole: fornire mezzi, strumentazioni e armi necessari per fermare la guerra dell’aria che la Russia conduce assieme a quella di terra. “Sapete tutti quali sono i passi da compiere”, scandisce Zelensky, in un’implicita ma chiara richiesta di aiuto, che è anche la pretesa di tenere fede a impegni assunti dall’Ue anche in questo ambito. “Dobbiamo fornire una protezione affidabile ai cieli sopra la linea del fronte”, che l’Ucraina da sola non può garantire. “Dobbiamo far sì che Putin perda la battaglia per il cielo ucraino” perché, assicura, “se lo farà, perderà anche la terra“. Il leader ucraino è consapevole che l’Europa non ha investito nell’industria bellica perché in tempi di pace, e dunque oggi in difficoltà a far ripartire un comparto divenuto strategico e necessario, e chiede di accelerare. “Per favore, non perdete il tempo necessario per attivare la produzione della difesa“. Un invito ai Ventisette a non rinviare le decisioni che servono per finanziare la produzione a dodici stelle, senza affidarsi a terze parti. “Spero che possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che la nostra Europa ha bisogno di una reale autosufficienza in termini di difesa”, l’auspicio di Zelensky. “Ciò può essere raggiunto solo aumentando la produzione di armi e munizioni nel continente”. Esattamente uno dei punti sul tavolo del vertice, dove i leader sono divisi.Italia, Spagna, Lituania ed Estonia vedono di buon occhio l’idea di creare eurobond per la difesa, ipotesi su cui frenano invece Germania, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Svezia. Un modo di presentarsi al cospetto del partner ucraino che non aiuta a fugare i dubbi sull’efficacia degli alleati europei e il loro “umiliante” sostegno.

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    L’Ue studia come difendersi dalla Russia e chiede all’ex presidente finlandese di redigere un rapporto

    Bruxelles – Chi meglio della Finlandia, che con la Russia condivide 1.340 km di confine, per spiegare a Bruxelles dove intervenire per migliorare la difesa dell’Europa. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha incaricato l’ex presidente finlandese, Sauli Niinistö, di redigere un rapporto sulla preparazione, la prontezza e gli strumenti della difesa Ue.Niinistö, presidente a Helsinki dal 2012 e fino al 1 marzo 2024, è anche presidente onorario del Partito Popolare Europeo, la stessa famiglia politica della leader Ue. “Il modello finlandese è una storia di esperienze attraverso i secoli come vicino della Russia”, ha riconosciuto Niinistö. Una storia che è passata dall’indipendenza dall’Unione sovietica dichiarata nel 1917 alla Guerra d’inverno nel 1939 contro l’aggressione dell’Armata Rossa. Fino all’adesione alla Nato nell’aprile 2023 e le conseguenti minacce di Vladimir Putin di inviare truppe e “sistemi di distruzione” al confine con il Paese.Una storia che fa sì che “ogni finlandese difende il proprio Paese”. Per assicurare la pace “bisogna essere forti. Chi è forte non viene sfidato, non viene attaccato. Ecco perché l’Europa deve essere forte, più forte di quanto sia ora“, ha spronato l’Ue l’ex presidente finlandese nel punto stampa con von der Leyen a Bruxelles. Le ha fatto eco la leader Ue: “La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina ha spento l’illusione che la pace sia permanente” e che “l’Europa, da sola, stesse facendo abbastanza in materia di sicurezza, sia essa economica o militare, convenzionale o informatica”. Ma la guerra ai confini dell’Ue ha fatto ripiombare il mondo nell’insicurezza, “pericoloso come lo è stato per generazioni”.Von der Leyen ha evidenziato le ragioni della sua scelta: il popolo finlandese “ha imparato a vivere in prossimità di un vicino così imprevedibile e aggressivo. E questo ha plasmato profondamente la vostra società”. Non solamente dal punto di vista militare: in Finlandia la difesa “è infatti una questione che riguarda l’intera società”, con una strategia di difesa civile completa, in modo che i cittadini “possano essere preparati a tutte le emergenze, comprese quelle militari, le minacce ibride e i disastri naturali“.Il rapporto, che sarà sviluppato in stretta collaborazione con l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, e con gli Stati membri, prenderà le mosse proprio da questa “mentalità specifica” di un popolo in cui “ogni parte della società è in grado di contribuire a salvaguardare le funzioni vitali in tempi di crisi, garantire l’approvvigionamento di base per la popolazione e sostenere le forze di difesa nei loro compiti”.

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    UE e NATO ora preoccupati: “Dobbiamo essere pronti a un attacco della Russia”

    Bruxelles – La Russia minaccia sempre più reale e probabile, in grado di tramutarsi in un vero e proprio attacco alla NATO. In Europa iniziano a farsi ricorrenti gli allarmi e gli avvertimenti di possibili se non addirittura probabili aggressioni russe. Non da ultima quella del ministro delle difesa tedesco, Boris Pistorius, che considera lo scenario possa verificarsi tra 5-8 anni. Per la prima ministra dell’Estonia, Kaja Kallas, invece, potrebbe materializzarsi anche prima, nel giro di tre anni. Tre anni, esattamente quanto sostenuto da Eirik Kristoffersen, ministro della difesa della Norvegia.Una preoccupazione tutta interno ai membri UE della NATO, che plana prepotentemente sui tavoli di confronto, e non solo quelli politici. Perché l’ammiraglio Rob Bauer, capo del consiglio militare della NATO, ha messo in chiaro al termine dell’ultima riunione dell’organismo, giovedì scorso (18 gennaio), che “consideriamo la Russia una minaccia, e dobbiamo essere pronti per un attacco“. In questo contesto serve “un’industria che produca armi e munizioni più velocemente” rispetto a capacità e ritmi avuti prima dell’invasione dell’Ucraina.Dichiarazioni figlie di un mutato contesto, che vede la guerra allungarsi senza che se ne riesca ad immaginare il momento della fine, e la necessità che i Paesi dell’Unione tengano fede alle loro promesse ad esempio sulle munizioni all’Ucraina. Il sospetto che si voglia alzare la tensione per accelerare la produzione militare, come in realtà Bauer dice in maniera esplicita, c’è.Kallas vorrebbe sostituire Jens Stoltenberg alla guida dell’Alleanza atlantica e l’Estonia è attaccata alla Russia, dalla quale si sente da sempre minacciata, dunque è possibile che la premier sia guidata un po’ da preoccupazioni difensive e un po’ dalla volontà ri rinforzarsi come candidata alla Nato. D’altra parte è vero che dalla Russia ci sono continue azioni di disturbo sui confini estoni e finlandesi, ad esempio spingendovi dei migranti e molte sono anche le azioni realizzate con attacchi cibernetici.Il capo del comitato militare della Nato, nella stessa conferenza stampa, ha anche affermato che “non cerchiamo la guerra, ma dobbiamo essere pronti per la guerra“. Affermazione comprensibile. Eppure, a rileggere il discorso di Monaco pronunciato dal presidente russo Vladimir Putin alla conferenza sulla sicurezza globale del 2007, sembra che Europa e occidente abbiano colpevolmente ignorato le minacce di una Russia che chiedeva più meno NATO vicina ai suoi confini, annunciando passo passo le cose che poi ha fatto. Putin non ha mai fatto mistero di voler riprendere gli spazi di quello che fu l’impero russo e molti dei Paesi oggi confinanti ne erano parte.Dopo il discorso di Monaco del 2007 l’UE ha intensificato rapporti con Georgia, Ucraina, Kazakistan. La risposta russa, più o meno diretta, è stata l’intervento a fianco degli indipendentisti dell’Ossezia del sud, in chiave anti-georgiana (2008), l’annessione della Crimea (2014), l’aiuto militare per sedare proteste di piazza in Kazakistan, su richiesta del presidente kazako (gennaio 2022, poco prima dell’avvio delle operazioni in Ucraina). Tutti modi per ribadire che Mosca ha scelto una sua sfera d’influenza, sulla quali non vuole intromissioni. Neanche da parte dei governi legittimi di quei Paesi.La destabilizzazione è un’altra arma che Mosca ha usato spesso, armando e favorendo forze secessioniste quando ce ne sono, o esaltando fenomeni, esecrabili ma piccoli, come i partiti che si richiamano direttamente al nazismo o al fascismo indicando dunque quei Paesi come pericolosi.Di recente un drone russo è precipitato in Romania, ma si è deciso di tenere un profilo basso, di evitare di poter dare pretesti per un acuirsi del confronto.Non preoccuparsi di cosa potrebbe fare la Russia dunque, visti i precedenti, sarebbe, secondo molti osservatori “da sconsiderati”. Non c’è bisogno di invadere militarmente l’Estonia per creare un problema alla Nato, ci sono molte altre azioni che possono essere compiute, e che Mosca ha compiuto che possono essere viste come un attacco all’Alleanza, che difficilmente può essere un’invasione con i carri armati, anche perché la Russia si rende conto che un’azione del genere creerebbe una situazione di debolezza per il Cremlino. Almeno finché non arriva magari un Trump che negozia una sua pace con Mosca e abbandona la Nato e l’Europa a sé stesse.

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    Borrell: “Avanti con il rifornimento di munizioni all’Ucraina”. In primavera attesa la svolta

    Bruxelles – Avanti con il rifornimento di munizioni all’Ucraina. L’Unione europea non intende abbandonare l’alleato-partner nel conflitto con la Russia, e il piano per accelerare produzione industriale e forniture non solo non è rimesso in discussione ma dovrebbe iniziare a produrre i propri effetti entro la primavera di quest’anno. E’ la data che fornisce l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, nella risposta fornita ad un’interrogazione parlamentare in materia.Ci sono tre linee d’azione per il potenziamento della produzione industriale di difesa: consegna immediata dalle scorte o ridefinizione delle priorità degli ordini, acquisto congiunto di munizioni calibro 155 mm, e aumento della capacità industriale europea. Per quanto riguarda i primi due rami dell’agenda a dodici stelle, sostiene Borrell, “la consegna di 1 milione di munizioni da artiglieria all’Ucraina continua ad essere un importante obiettivo politico“, anche alla luce della mancata promessa di farle avere a Kiev e alla sue forze armate entro fine 2023. Adesso si conta di farle avere “entro marzo 2024”, dopo aver già consegnato, sottolinea Borrell, “oltre 300mila munizioni terra-terra e 3.200 missili da febbraio 2023”.Anche sul fronte dei proiettili calibro 155 l’obiettivo temporale è quello del cambio di stagione. “Si stima che la capacità produttiva europea sia già aumentata del 20-30 per cento da febbraio 2023, e si prevede che raggiungerà la capacità di 1 milione l’anno nella primavera del 2024″. Un’evoluzione che si collega agli acquisti congiunti per rifornire l’Ucraina. “Secondo le stime attuali – dice sempre l’Alto rappresentante – sarebbero già ordinate circa 180mila munizioni per il periodo 2023-2024″, e inoltre “si prevedono ulteriori ordini nei prossimi mesi”.Al netto di questo, l’impegno dell’Ue è pronto a essere profuso anche in altri ambiti, sempre di difesa e sostegno all’Ucraina. Borrell tiene a precisare, nella sua risposta alle domande sollevate dai banchi del gruppo dei popolari (PPE), che tra Stati membri e di concerto con l’Ucraina “sono attualmente in corso discussioni sui futuri impegni di sicurezza dell’UE nei confronti dell’Ucraina e su come garantire un sostegno militare sostenibile e prevedibile all’Ucraina“. Un messaggio per Mosca. L’UE non cede.

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    L’UE arma l’Ucraina: “Avanti con munizioni, missili e sistemi anti-aerei”

    Bruxelles –  Avanti con il sostegno militare all’Ucraina, come già stabilito fin qui e anche con più e rinnovati sforzi. Il che vuol dire più munizione, missili e sistemi anti-aerei. Nel giorno in cui Kiev ottiene l’avvio dei negoziati per l’adesione all’Unione europea tanto richiesto dal presidente Volodymyr Zelensky, i Ventisette confermano e rilanciano l’assistenza in senso anti-russo.  Il messaggio messo nero su bianco nelle conclusioni del vertice dei capi di Stato e di governo dell’UE è che “l’Unione europea e i suoi Stati membri continueranno a rispondere alle pressanti esigenze militari e di difesa dell’Ucraina“.I leader dei Ventisette sono determinati a garantire, da qui in avanti, “un sostegno militare tempestoso, prevedibile e sostenibile all’Ucraina”. Per raggiungere questo obiettivo si intende ricorrere al Fondo europeo per la pace (European Peace Facility, EPF), missione di assistenza militare dell’UE, e l’assistenza bilaterale diretta degli Stati membri che potrà essere fornita singolarmente.In questo rinnovato slancio, si intende tenere fede quanto prima alla promessa di rifornire le forze armate ucraine di quanto serve. Si avverte, in particolare, “l’urgente necessità di accelerare la consegna di missili e munizioni, in particolare nell’ambito dell’iniziativa di munizioni per artiglieria, e di fornire all’Ucraina maggiori sistemi di difesa aerea”.Il messaggio per il presidente russo, Vladimir Putin, è che l’UE è decisa a tenere il punto e contribuire alla difesa e alla controffensiva dell’armata russa. “L’Unione europea e i suoi Stati membri continuano a impegnarsi a contribuire, a lungo termine e insieme ai partner, agli impegni in materia di sicurezza nei confronti dell’Ucraina“. Un passaggio che sta a significare che la mobilitazione a dodici stelle per Kiev non sarà né un fenomeno isolato né limitato a questo preciso momento storico. L’Ucraina è ormai nell’orbita comunitaria e non più in quella del Cremlino: questo il senso geopolitico di questo passaggio. Questi impegni politici e militari di lungo termine “aiuteranno l’Ucraina a difendersi, a resistere agli sforzi di destabilizzazione e a scoraggiare in futuro atti di aggressione”.

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    E’ corsa per gli armamenti, da Ue ed Eda impegno per la base industriale della difesa

    Bruxelles – Avanti con l’industria della difesa, come non mai, più che mai. I ministri della Difesa dei 27 rilanciano l’industria militare, e lo fanno con un documento congiunto al consiglio direttivo dell’Agenzia europea per la difesa (EDA) che pone l’accento sul potenziamento della base industriale e tecnologica di difesa europea. “La capacità dell’Ue di contribuire alla sicurezza europea e internazionale dipende dalla forza, dalla competitività e dalla resilienza della base industriale e tecnologica di difesa europea (EDTIB)“, recita il preambolo del documento programmatico di quattro pagine.Qui si sottolinea come la base industriale “svolge un ruolo unico nel sostenere l’efficacia operativa delle forze armate europee e nel consentire all’Ue di fornire sostegno sia letale che non letale a partner come l’Ucraina quando necessario”. Alla luce della guerra mossa dalla Russia contro l’Ucraina, dunque, emerge la necessità tutta nuova di rilanciare un comparto considerato sempre più strategico e non sviluppato a sufficienza.Se l‘Ue è in ritardo nella fornitura di munizioni all’esercito ucraino è perché la capacità produttiva non basta alle rinnovate esigenza. “Fin qui più di 300mila munizioni sono state consegnate”, sottolinea l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell. “Arrivano dagli stock [nazionali] e dal riorientamento di esportazioni”. Gli Stati stanno rimanendo senza munizioni, e la produzione non serve né ricostituire le riserve nazionali né a rispondere alle esigenze strategiche. Borrell quindi chiede di far attendere altri partner. “L’Ue esporta molto verso Paesi terzi” in termini di munizioni e materiale militare, e data la situazione “invito i governi a vendere meno ai Paesi terzi e dare priorità all’Ucraina“.Il tema è affrontato nel documento Eda-Ue. Il paragrafo numero 4 stabilisce in modo inequivocabile come “la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina ha dimostrato che capacità di produzione e linee di rifornimento reattive e resilienti sono fondamentali per ricostituire le scorte di armamenti degli Stati membri e sostenere i partner dell’UE impegnati in operazioni ad alta intensità di autodifesa”. Avanti dunque, su ogni fronte.Il documento congiunto Ue-Eda accompagna l’approvazione delle Priorità di sviluppo delle capacità di difesa. Si tratta di un ampio programma di sviluppo dei programmi operativi “entro l’Ue e oltre” l’Ue, quindi anche di cooperazione e collaborazione con la Nato. E’ convinzione dei ministri della Difesa dei Ventisette “i persistenti sotto-investimenti e l’insufficiente cooperazione europea hanno creato sostanziali lacune nelle capacità di difesa”. Da qui la necessità di stabilire una tabella di marcia per l’immediato futuro.Impegno di precisione a terra, difesa aerea e missilistica integrata, Guerra subacquea/dei fondali marini, logistica, addestramento militare: questi i cinque ambiti militari su cui si pone l’accento. In termini di sviluppo industriale e di spesa. “E’ il momento di tradurre queste priorità in progetti concreti di cooperazione in materia di difesa per garantire forze armate europee più resilienti, agili e robuste, pronte ad affrontare le minacce presenti e future”, scandisce Borrell. L’Ue avverte Mosca. E non solo.
    La riunione dei minsitri responsabili produce anche un piano per le priorità di investimento, finanziario, di impresa e militare. Borrell: “L’export militare ai Paesi terzi sia dirottato per dare priorità all’Ucraina”

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    L’Ue rilancia l’industria bellica: “Studiamo cosa manca e dove investire”

    Bruxelles – “Analizzeremo la nostra capacità militari per vedere, esercito per esercito, dove ci sono lacune, cosa manca, e dove investire“. L’Europa si riarma. Il messaggio che invia l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, è il rilancio in grande stile dell’industria bellica. E’ giustificato dalla necessità di rispondere alle manovre militari della Russia in Ucraina, e dal fatto che le munizioni di cui Kiev ha bisogno l’Ue le sta prendendo dalle riserve nazionali degli Stati membri, ora sguarnite. La produzione serve più che mai e la linea dunque è tracciata.C’era una volta l’Unione europea, progetto di pace e addirittura premio Nobel per la pace, nel 2012. Dopo un decennio e poco più benvenuti in tutt’altra Europa. La riunione dei ministri della Difesa dei Ventisette riunisce attorno al tavolo i rappresentanti dell’Agenzia europea per la difesa (EDA) e pure il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Non è la prima volta né una novità. Ma è in questo formato che Borrell conduce l’analisi sulle lacune dell’industria bellica a dodici stelle, con l’Alleanza atlantica a fare da sponsor.“Putin deve capire che non vincerà, e l’unico modo che abbiamo per farglielo capire è continuare a sostenere militarmente l’Ucraina”, scandisce Stoltenberg. Che proietta l’Europa e il mondo di oggi nell’universo orwelliano per cui ‘guerra è pace’. Del resto essere positivi non è semplice. “Non credo che nessuno sia davvero ottimista” per ciò che riguarda il conflitto russo-ucraino, scandisce la ministra della Difesa olandese, Kajsa Ollongren. “La visione ottimistica sarebbe quella di una Russia che smette di combattere, ma è ciò che non sta accadendo”. Dal punto di vista euro-occidentale dunque, giusto andare avanti e sostenere quanto più possibile l’Ucraina. Anche perché ha molto da perdere, l’Ue. La faccia, l’immagine, la credibilità. I ritardi nella consegna del milione di munizione, con le promesse che non saranno mantenute, non depongono a favore di un’Europa decisa, a maggior ragione, alla corsa bellica.
    L’annuncio dell’Alto rappresentante Borrell. “Valuteremo le lacune esercito per esercito”. Il sostegno della Nato: “Putin deve capire che in Ucraina non può vincere”

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    Ucraina, La Lituania: “Promessa di un milione di munizioni Ue non si materializzerà”

    Bruxelles – Niente da fare, l’Ue non ce la farà a rifornire l’esercito ucraino di un milione di munizione entro la fine dell’anno. Il ministro degli Esteri della Lituania, Gabrielus Landsbergis, di fronte ai ritardi già accumulati, non può non ammettere che a questo punto, data la situazione, “la promessa per quest’anno non si sta materializzando e non credo che si materializzerà“. Sono state consegnate appena 300mila munizioni, meno di un terzo concordato, a riprova di un’industria bellica a dodici stelle non pronta a nuove produzioni su questa scala.I Ventisette si erano impegnati a sostenere l’Ucraina, convinti della necessità di rifornire le forze armate di Kiev per respingere l’avanzata della Russia. Lo scorso 5 maggio il Consiglio ha deciso di mettere a disposizione un miliardo di euro per l’aumento della produzione bellica, attraverso appalti e acquisti congiunti, con l’obiettivo di rifornire le forze armate ucraine di proiettili di artiglieria calibro 155 mm e, su richiesta, di missili. Ma il progetto si sta arenando, per il disappunto anche del ministro degli Esteri estone, Margus Tsahkna. “Prendiamo molte decisioni ma non sempre riusciamo a tradurle in pratica“, commenta.L’intenzione adesso è di provare ad avviare i negoziati di adesione di Kiev all’Unione europea, come proposto dalla Commissione Ue la settimana scorsa. C’è già un gruppo di Stati membri favorevole all’idea. L’intenzione di accogliere l’Ucraina viene espressa dai baltici (Estonia, Lettonia, Lituania), Repubblica ceca, Romania, con Svezia e Belgio disposti a valutare. Non si mostrano così possibilisti, ma neppure chiudono la porta come invece fa l’Ungheria. Di fronte ai ritardi nella consegna di munizione c’è da dover salvare la faccia, e l’allargamento può essere il modo migliore per farlo, politicamente parlando.Da un punto di vista militare i ritardi Ue sono però un problema per le strategie euro-ucraine. Kiev ha bisogno del sostegno dei partner per poter sperare di respingere l’aggressore, con gli europei consapevoli che in questo momento “un cessate il fuoco sarebbe una vittoria di Putin”, taglia corto il ministro degli Esteri lituano. Non a caso infastidito per l’obiettivo mancato sulle munizioni.
    Il ministro degli Esteri di Vilnius ammette i ritardi dell’Unione della sua industria bellica. L’idea di un avvio dei negoziati di adesione entro l’anno per salvare la faccia