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    L’impegno monstre dei leader UE verso Kiev: 9 miliardi nel 2022 per far “rinascere l’Ucraina dalle sue ceneri”

    Bruxelles – Sbloccato lo stallo sull’embargo al petrolio russo, è rapida la strada che conduce i leader UE alle conclusioni sull’Ucraina e sul sostegno immediato e futuro per la sua ricostruzione. In un Consiglio Europeo caratterizzato dalle polemiche per i 26 giorni trascorsi senza un accordo sul sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca e dalla ricerca di una via d’uscita alle resistenze dell’Ungheria di Viktor Orbán – arrivata solo dopo la mezzanotte del primo giorno di vertice – rimane centrale il rinnovato impegno nei confronti di Kiev per affrontare l’invasione russa. Siamo entrati nel quarto mese di guerra e, come ricordato ieri (lunedì 30 maggio) dalla presidente del Parlamento UE, Roberta Metsola, “non possiamo permetterci di abbandonarci alla stanchezza o all’abitudine di questo conflitto”.
    La presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, e del Consiglio, Charles Michel (30 maggio 2022)
    Ecco perché il testo firmato dai 27 leader ribadisce, nuovamente, la condanna dell’aggressione militare voluta dal Cremlino, l’aiuto a Kiev “a esercitare il suo diritto intrinseco di autodifesa” e l’esortazione a Mosca a “cessare immediatamente gli attacchi indiscriminati contro i civili e le infrastrutture civili” e a ritirare “immediatamente e incondizionatamente” truppe ed equipaggiamenti dal territorio ucraino “entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti”. Se all’Ucraina deve essere garantita la costruzione di “un futuro pacifico, democratico e prospero”, va sottolineato anche ciò che manca nelle conclusioni: non c’è il riferimento a quella “prospettiva di pace” voluta dal gabinetto di Mario Draghi, né al momento un’opzione di cessate il fuoco (la premier estone, Kaja Kallas, ha ricordato che non può essere imposta a Kiev un’opzione dall’esterno, “ma sono solo gli ucraini a poter dire quale pace vogliono nel loro Paese”). Nel frattempo, però, i leader sostengono “l’intenso lavoro” del procuratore della Corte penale internazionale per raccogliere prove e a indagare sui crimini di guerra commessi dall’esercito russo in Ucraina.
    Ma il cuore del testo firmato dai 27 capi di Stato e di governo dell’UE riguarda il sostegno umanitario e finanziario sul breve e medio periodo per la ricostruzione dell’Ucraina. L’impegno sulle necessità di liquidità è enorme: “L’Unione Europea è pronta a concedere una nuova assistenza macrofinanziaria eccezionale fino a 9 miliardi di euro nel 2022“, hanno stabilito i Ventisette. Come ricordato in conferenza stampa dalla presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, “Kiev ha bisogno di 5 miliardi di euro al mese solo per garantire i servizi di base, come salari e pensioni” e il supporto di Bruxelles arriva in coordinamento con il G7, che “ha messo sul piatto 9,5 miliardi, di cui 7,5 dagli Stati Uniti”. Si attende solo la proposta della Commissione, che verrà poi esaminata dal Consiglio. “Dovremo essere molto organizzati e creare una piattaforma per condividere tutte le iniziative internazionali ed essere chiari sulla destinazioni degli investimenti”, ha assicurato la leader dell’esecutivo comunitario: “Insieme agli investimenti arriveranno anche le riforme, perché potrà rinascere dalle ceneri una nuova Ucraina”, ancora più vicina all’Unione Europea.
    A questo si aggiunge il sostegno militare assicurato dall’Unione “per sostenere la capacità dell’Ucraina di difendere la propria integrità territoriale e sovranità” e i leader UE hanno appoggiato la decisione di aumentare il supporto finanziario per la fornitura di armi nell’ambito dell’European Peace Facility. Sul piano economico, è stata accolta con favore la decisione di sospendere per un anno i dazi su tutte le esportazioni ucraine verso i Paesi membri UE, mentre a livello politico sarà affrontata al Consiglio del 23-24 giugno la questione della domanda di adesione dell’Ucraina all’Unione, così come quelle della Repubblica di Moldova e della Georgia.

    Nelle conclusioni del Consiglio Europeo c’è l’impegno per la ricostruzione economica del Paese colpito dalla guerra russa. Il supporto finanziario, che dovrà essere coordinato da una piattaforma ad hoc, andrà di pari passo con le riforme per avvicinare il Paese all’Unione

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    L’urgenza di superare il blocco della Russia ai porti del Mar Nero approda al Consiglio Europeo straordinario

    Bruxelles – Al prossimo vertice straordinario, per i Ventisette c’è un imperativo: superare il blocco della Russia nei porti del Mar Nero che impedisce l’esportazione di generi alimentari dall’Ucraina. Come emerge dalla bozza delle conclusioni del Consiglio Europeo del prossimo 30-31 maggio, i leader UE dovranno affrontare con particolare urgenza l’impatto del conflitto sulla sicurezza alimentare globale e sull’accessibilità dei prezzi. Tra le prime righe del capitolo dedicato alle catene di approvvigionamento internazionali, compare non solo la “ferma” condanna del Consiglio alla “distruzione e appropriazione illegale da parte della Russia della produzione agricola in Ucraina”, ma anche l’invito urgente a Mosca a mettere fine agli ostacoli all’export di materie prime e beni alimentari, “in particolare dal porto di Odessa”.
    Come spiegano fonti diplomatiche a Bruxelles, l’Italia è tra i Paesi membri maggiormente preoccupati per le potenziali ricadute di una crisi di sicurezza alimentare globale sui Paesi del Maghreb e del Medio Oriente che già sono toccati “sensibilmente” dall’aumento dei prezzi delle materie agricole. È per questo motivo che, riferiscono le stesse fonti, l’UE si impegnerà “in tutti i modi disponibili” per adottare misure alternative per facilitare le esportazioni dall’Ucraina, non volendo e non potendo intervenire contro il blocco dei porti nel Mar Nero senza provocare un’escalation militare con la Russia. Anche per sostenere il settore agricolo ucraino in vista della stagione 2022, la bozza di conclusioni invita gli Stati membri ad accelerare i lavori sui “corridoi di solidarietà” proposti dalla Commissione, agevolando il traporto via terra e offrendo almeno un punto di riferimento a livello nazionale. Allo stesso modo sarà vagliata la possibilità di coinvolgere anche il settore privato e costituire una piattaforma per il coordinamento.
    Sul piano del coordinamento, i leader UE chiederanno una risposta internazionale “efficace”, per garantire una risposta globale alla sicurezza alimentare. Questo passerà dalla Missione di resilienza agroalimentare (FARM), che punta a contenere i livelli dei prezzi e ridurre le conseguenze sulla produzione e sull’accesso e la fornitura di cereali, ma anche attraverso il sostegno al Gruppo di risposta alle crisi globali delle Nazioni Unite, l’imminente iniziativa del G7 che istituisce un’Alleanza globale per la sicurezza alimentare (GAFS). Andrà tenuta sotto controllo anche la carenza di fertilizzanti sul mercato mondiale, su cui il Consiglio inviterà a “compiere sforzi più concertati” con i partner internazionali, per promuovere un uso più efficiente anche delle alternative.

    Al vertice dei leader UE si cercheranno soluzioni per contrastare le conseguenze della guerra in Ucraina (in particolare a Odessa) sulla sicurezza alimentare. L’Italia è preoccupata soprattutto per i Paesi del Maghreb e del Medio Oriente, già toccati “sensibilmente” dall’aumento dei prezzi

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    Al vertice dei leader UE si discuterà della “prospettiva di pace” in Ucraina. Ma rimane incrollabile il sostegno a Kiev

    Bruxelles – Dopo tre mesi di guerra russa in Ucraina l’imperativo per l’UE deve essere la pace. A pochi giorni dal Consiglio Europeo straordinario (30-31 maggio) – con ancora un Coreper (Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio) sicuro e uno in forse prima di lunedì – si intensificano i lavori sulla bozza delle conclusioni del vertice dei leader dell’Unione. Per diversi Paesi membri UE, Italia in primissima fila, la priorità è non solo supportare Kiev, ma mettere nero su bianco che la pace è l’obiettivo da perseguire in Ucraina.
    Per precisazione, fino a oggi Bruxelles non è stata impegnata in qualcosa di diverso se non garantire una via d’uscita pacifica al conflitto in corso. Né tantomeno il Consiglio metterà in discussione il “fermo impegno ad aiutare l’Ucraina a esercitare il suo diritto intrinseco all’autodifesa contro l’aggressione russa e a costruire un futuro pacifico, democratico e prospero”, come si legge nella bozza delle conclusioni. Questo sono tutte pre-condizioni perché il presidente, Volodymyr Zelensky, possa sedersi al tavolo dei negoziati con Mosca. Ciò che riferiscono fonti diplomatiche a Bruxelles è che nel documento finale che verrà firmato dai 27 leader UE “ci deve essere almeno peace perspective“, un riferimento alla prospettiva di pace in Ucraina. E la forza con cui è stato pronunciato quel “ci deve essere” ha chiarito la necessità che tutti gli strumenti messi in campo dall’Unione a supporto di Kiev abbiano “come unico obiettivo” una via d’uscita pacifica della guerra. Almeno questo è quello su cui spingerà l’Italia di Mario Draghi, dopo una settimana di lavori sul piano tecnico. Nella prima stesura delle conclusioni il riferimento non c’è, ma la parte italiana l’ha “evocato più volte”, fanno sapere le stesse fonti.
    Se l’obiettivo in Ucraina è la pace, gli strumenti messi in campo dall’UE per raggiungerla non cambiano. Non solo l’aiuto a livello umanitario e per la raccolta di prove per “sostenere l’intenso lavoro del Procuratore della Corte penale internazionale per indagare sui crimini di guerra” dell’esercito russo, ma anche il “rafforzamento del sostegno militare attraverso l’European Peace Facility“, si legge nella bozza. Inoltre, rimane cruciale il supporto finanziario per far fronte a un”immediato bisogno di liquidità” di Kiev per il prossimo trimestre: il pacchetto complessivo accordato in sede G7 è di 15 miliardi di euro complessivi, di cui l’UE si caricherà dell’onere maggiore (9 miliardi in prestiti e sovvenzioni). E poi c’è il supporto politico, sia per quanto riguarda la domanda di adesione UE dell’Ucraina (così come di Georgia e Repubblica di Moldova) – anche se il Consiglio “tornerà sull’argomento nella riunione di giugno”, in attesa dei pareri formali della Commissione UE – sia sul fronte del contrasto della disinformazione, della destabilizzazione informatica e dell’elusione delle sanzioni.
    A proposito di pace e difesa, la guerra in Ucraina ha causato un “cambiamento importante” nell’ambiente strategico dell’UE in materia di sicurezza, mette in evidenza la bozza di conclusioni. I 27 leader dell’Unione vogliono attuare “con determinazione” la Bussola strategica 2030, rafforzando i partenariati strategici e aumentando la capacità di sicurezza e di difesa attraverso “maggiori e migliori investimenti, concentrandosi sulle carenze strategiche individuate”. Si fa riferimento al joint procurement (gli appalti comuni) proposto dalla Commissione, anche se su questo punto specifico l’Italia è sì favorevole, ma con il freno a mano tirato. Le fonti diplomatiche specificano che il governo auspica una razionalizzazione della spesa militare, ma non un’imposizione alla chiusura della collaborazione con partner terzi. In altre parole, spesa comune europea, ma dove possibile, e soprattutto vanno definiti meglio i parametri degli appalti comuni. La posizione non è fredda, ma “tiepida”, anche considerata la portata storica di una proposta che potrebbe condurre l’Unione verso una maggiore integrazione su una delle maggiori prerogative degli Stati membri: difesa ed esercito.

    Fonti diplomatiche a Bruxelles riportano che nelle conclusioni del Consiglio UE del 30-31 maggio “ci deve essere” il riferimento a chiare lettere alla risoluzione pacifica del conflitto in corso, su cui spinge l’Italia. Ma al momento non compare nella bozza del testo

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    È stato siglato un accordo tra operatori telefonici per rendere gratuite (o più accessibili) le chiamate tra UE e Ucraina

    Bruxelles – Un accordo per andare incontro alle esigenze umane dei profughi ucraini nell’Unione Europea. È stata firmata oggi (venerdì 8 aprile) una dichiarazione congiunta tra 27 operatori di telecomunicazioni per garantire la gratuità – o quantomeno l’accessibilità dei prezzi – delle chiamate e del roaming tra UE e Ucraina, per aiutare i profughi che sono fuggiti dalla guerra scatenata dalla Russia a rimanere in contatto con amici e familiari che sono rimasti nel Paese. Nell’accordo patrocinato da Commissione e Parlamento Europeo compaiono anche TIM, Vodafone, il gruppo 3, Iliad e Fastweb, insieme ad altri 19 colossi europei e tre operatori ucraini (Kyivstar, lifecell e Vodafone Ukraine).
    Sono circa 4 milioni i profughi che nelle ultime sei settimane hanno trovato rifugio nei Paesi membri dell’UE (in particolare in Polonia, Romania, Ungheria e Slovacchia), anche grazie al notevole sforzo di accoglienza messo in piedi dal gabinetto guidato da Ursula von der Leyen. “Di fronte a questa crisi umanitaria crescente, è essenziale che i rifugiati ucraini abbiano accesso alla connettività a prezzi accessibili“, si legge nella dichiarazione congiunta, che si pone anche l’obiettivo di “garantire l’accesso a informazioni affidabili attraverso Internet”.
    A partire da oggi la dichiarazione è aperta a tutti gli operatori che desiderano firmarla e si applica per i prossimi tre mesi: a inizio luglio sarà rivista per considerare l’evoluzione della situazione in Ucraina. Nello specifico, l’impegno volontario prevede l’abbassamento delle tariffe all’ingrosso per il roaming che gli operatori si addebitano a vicenda, per consentire le chiamate internazionali con l’Ucraina. Questa misura minimizzerà i costi aggiuntivi sia per gli operatori dell’UE sia per quelli ucraini, permettendo di coprire i rispettivi costi, ma soprattutto di trasferire i benefici agli utenti finali.
    Soddisfazione da parte delle istituzioni UE sulla decisione degli operatori telefonici, che implica la rinuncia (o l’abbattimento) delle tariffe internazionali per le chiamate con l’Ucraina e dei supplementi di roaming: “È un’ancora di salvezza in tempi di crisi, ecco perché sosteniamo queste iniziative che possono fare una reale differenza”, ha commentato la vicepresidente della Commissione UE per il Digitale, Margrethe Vestager. Le ha fatto eco la relatrice del Parlamento UE sul nuovo regolamento sul roaming, Angelika Winzig (PPE): “Abbassando i massimali all’ingrosso, gli operatori ucraini possono offrire più facilmente il roaming gratuito all’interno dell’UE ai loro clienti, in modo che nessun ulteriore onere finanziario cada su di loro in questi tempi difficili“, ha sottolineato l’eurodeputata austriaca.
    Tra le altre azioni intraprese in queste settimane dagli operatori telefonici con sede nell’UE c’è anche la distribuzione gratuita di milioni di schede SIM ai rifugiati in arrivo dall’Ucraina, con la possibilità di fare chiamate internazionali gratuite. Alcuni hanno già abilitato il roaming gratuito, oppure hanno fornito una rete WiFi senza e ricariche telefoniche nelle aree di confine e nei rifugi per sfollati. Parallelamente, gli Stati membri UE possono utilizzare i fondi europei per finanziare il miglioramento dell’accesso ai servizi essenziali di comunicazione per i rifugiati ucraini. Per esempio, il Fondo sociale europeo (FSE) può essere sfruttato per offrire buoni per l’acquisto di carte SIM e abbonamenti, mentre il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) può andare a sostegno di infrastrutture e attrezzature tecnologiche.

    Ci sono anche TIM, Vodafone, 3, Iliad e Fastweb nella dichiarazione congiunta patrocinata da Commissione e Parlamento UE tra le 27 compagnie europee e ucraine che hanno deciso di aiutare i profughi a restare in contatto con le proprie famiglie

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    Von der Leyen e Borrell sono arrivati a Bucha: “Qui è successo l’impensabile, l’umanità è andata in frantumi”

    Bruxelles – “Qui è successo l’impensabile, abbiamo visto l’umanità andare in frantumi”. Con queste parole la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha commentato la sua visita a Bucha, città di circa 35 mila abitanti nella regione di Kiev, dove domenica scorsa (3 aprile) sono state scoperte le scene agghiaccianti del massacro di civili ucraini commesso dall’esercito russo nei territori occupati dal 24 febbraio scorso.
    “A Bucha abbiamo visto il volto crudele dell’esercito di Vladimir Putin, la sconsideratezza e la spietatezza di chi ha occupato la città”, ha aggiunto von der Leyen. Abitanti uccisi e gettati in fosse comuni, una stanza per le torture, cadaveri con le mani legate dietro la schiena dopo la fucilazione sul posto, altri ancora freddati mentre erano in bicicletta e lasciati a imputridire per strada. “Tutto il mondo è con Bucha oggi“, ha concluso la sua dichiarazione la presidente von der Leyen.

    It was important to start my visit in Bucha.
    Because in Bucha our humanity was shattered.
    My message to Ukrainian people:
    Those responsible for the atrocities will be brought to justice.
    Your fight is our fight.
    I’m in Kyiv today to tell you that Europe is on your side. pic.twitter.com/oVEUOPDuD6
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) April 8, 2022

    La numero uno dell’esecutivo comunitario – insieme con l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e il primo ministro della Slovacchia, Eduard Heger – è in viaggio da questa mattina in Ucraina, nel corso della missione diplomatica che la porterà oggi pomeriggio a Kiev, per incontrare il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e primo ministro, Denys Šmihal’. “I responsabili delle atrocità saranno assicurati alla giustizia, la vostra lotta è la nostra lotta”, ha attaccato von der Leyen, rivolgendo un messaggio al popolo ucraino: “Oggi sono a Kiev per dirvi che l’Europa è dalla vostra parte“.
    “Siamo testimoni di immagini strazianti”, ha commentato l’alto rappresentante Borrell, in riferimento alle “atrocità commesse dalla Russia, con un prezzo indicibile pagato dal popolo ucraino innocente”. Massacri che “devono essere indagati e perseguiti”, ha ricordato l’alto rappresentante UE, annunciando che la missione dell’Unione nel Paese “sosterrà il procuratore generale ucraino nel fornire formazione e attrezzature per sostenere le indagini e la raccolta di prove”. Inoltre, da Bruxelles sarà lanciato “un progetto del valore di 7,5 milioni di euro per sostenere la raccolta di dati sulle persone scomparse“, ha anticipato Borrell.

    I am also launching a project worth €7.5 million to support data collection of missing persons. 3/3 pic.twitter.com/TiPhdIAVzJ
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) April 8, 2022

    A proposito di massacri, oltre a quello di Bucha, le istituzioni UE oggi hanno rivolto un messaggio di solidarietà anche per le vittime del bombardamento alla stazione ferroviaria di Kramatorsk: “È un attacco spregevole, sono inorridita dalla perdita di vite umane e porgerò personalmente le mie condoglianze al presidente Zelensky”, ha fatto sapere su Twitter von der Leyen. “Questo è l’ennesimo tentativo di chiudere le vie di fuga per coloro che fuggono da questa guerra ingiustificata e causare sofferenza umana”, ha sottolineato l’alto rappresentante Borrell.
    Gli attacchi missilistici hanno avuto luogo nella città di 150mila abitanti nella parte di regione di Donetsk controllata dalle forze ucraine e da cui si stanno organizzando le evacuazioni di profughi dal Donbass: “Donne, bambini e famiglie sono stati uccisi e feriti mentre speravano di prendere un treno e fuggire dalla guerra”, ha commentato con sdegno la presidente del Parlamento UE, Roberta Metsola. “Gli attacchi missilistici russi non sono né falsi né bugie, i responsabili dei crimini di guerra affronteranno la giustizia”, ha messo in chiaro la numero uno dell’Eurocamera, mentre il presidente del Consiglio UE, Charles Michel, ha promesso “più sanzioni alla Russia e più armi all’Ucraina“, ricordando l‘approvazione del quinto pacchetto di sanzioni UE questa mattina.

    Brutal killing of civilians in #Kramatorsk is sickening.
    Women, children, families were killed and wounded whilst they were hoping to catch a train & flee the war.
    Russian missile strikes are neither fake nor lies. Those responsible for war crimes will face justice.
    — Roberta Metsola (@EP_President) April 8, 2022

    Visita della presidente della Commissione e dell’alto rappresentante UE sui luoghi del massacro compiuto dai soldati russi prima della liberazione della città da parte delle forze ucraine: “Abbiamo visto il volto crudele dell’esercito di Putin, la sua sconsideratezza e spietatezza”

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    La presidente del Parlamento UE Roberta Metsola è in viaggio per Kiev

    Bruxelles – Cinque parole e una fotografia, che hanno un valore pesantissimo sul piano diplomatico. On my way to Kiev, “sulla strada per Kiev“. La presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, ha annunciato così – con un tweet in inglese e ucraino alle ore 22.33 di giovedì 31 marzo – la sua partenza per la capitale dell’Ucraina, sotto bombardamento russo dal 24 febbraio.
    Nessun dettaglio né indiscrezione sul viaggio di Metsola in Ucraina era trapelato prima del tweet, per questioni di sicurezza. La numero uno dell’Eurocamera era presente mercoledì (30 marzo) a Bruxelles per la cerimonia d’inaugurazione del ritratto di David Sassoli nella galleria degli ex-presisdenti del Parlamento Europeo, mentre lunedì prossimo (4 aprile) è prevista la sua presenza a Strasburgo per presiedere la sessione plenaria in programma fino a giovedì (7 aprile), come confermano a Eunews fonti del Parlamento UE.

    On my way to Kyiv 🇺🇦
    На шляху до Києва 🇺🇦 #StandWithUkraine pic.twitter.com/8fz43BkapJ
    — Roberta Metsola (@EP_President) March 31, 2022

    Metsola è la prima alta carica UE a fare visita nell’Ucraina invasa e bombardata dall’esercito di occupazione russo, mentre i presidenti di Commissione, Ursula von der Leyen, e Consiglio Europeo, Charles Michel, non si sono ancora esposti sulla possibilità di incontrare il presidente Volodymyr Zelensky ‘in trasferta’ a Kiev per portare un messaggio di sostegno e solidarietà diplomaticamente incisivo nei confronti del Cremlino. A intraprendere lo stesso viaggio erano stati lo scorso 15 marzo i primi ministri di Slovenia, Janez Janša, Polonia, Mateusz Morawiecki, e Repubblica Ceca, Petr Fiala, che si erano presentati a Kiev come “rappresentanti del Consiglio Europeo” (ma senza “alcun mandato” da parte dei leader UE, avevano smentito fonti europee).
    Il viaggio in territorio ucraino e la presenza a Kiev della leader del Parlamento Europeo comporta senza dubbio dei rischi sul piano della sicurezza personale, nonostante sia anche nell’interesse di Mosca assicurarsi che non sia violata la sua incolumità. La decisione di Metsola si inserisce in linea con la richiesta avanzata da diversi eurodeputati (in particolare socialdemocratici) di una delegazione europea a Kiev per mediare un negoziato tra Russia e Ucraina attraverso il dialogo, la diplomazia e la presenza fisica dei leader UE nel territorio assediato, per tentare di far tacere le armi. La speranza è che l’esempio della presidente Metsola venga raccolto anche da altre altre cariche dell’Unione e dei Ventisette.

    I capi dei governi e delle istituzioni europee in #Ucraina per sostenere un popolo aggredito e per chiedere l’apertura di un vero negoziato.Continuo a dirlo, continuo a scriverlo. Un gesto straordinario in un momento terribile.
    — Pierfrancesco Majorino (@pfmajorino) March 16, 2022

    La numero uno dell’Eurocamera è la prima alta carica UE a recarsi in Ucraina da quando è iniziata l’invasione russa (dopo il viaggio dei premier polacco, sloveno e ceco). Lo ha annunciato con un breve tweet in inglese e ucraino: “Sulla strada per Kiev”

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    L’ufficio della missione UE a Mariupol è stato bombardato dall’esercito di occupazione russo in Ucraina

    Bruxelles – Anche l’UE inizia a fare la conta dei primi danni causati dai bombardamenti dell’esercito russo a Mariupol, la città portuale nel sud-est dell’Ucraina sotto assedio da fine febbraio. L’ufficio della missione consultiva dell’UE in Ucraina (EUAM) a Mariupol è stato “recentemente colpito da uno bombardamento russo e ha subito gravi danni”, ha fatto sapere l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. “Nessun membro della missione è rimasto ferito”, ha precisato.
    L’attacco all’ufficio della missione dell’UE a Mariupol si inserisce nella strategia di distruzione sistematica degli edifici della città, anche quelli civili, come dimostrato dagli attacchi all’ospedale pediatrico e al teatro cittadino, dove sono morte sotto le macerie circa 300 persone che avevano cercato riparo dai bombardamenti dell’esercito russo. Proprio l’alto rappresentante UE la settimana scorsa aveva accusato il Cremlino di “crimini di guerra” per quanto messo in atto in Ucraina in generale e a Mariupol in particolare. Una città grande come Genova – come ha ricordato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, durante il suo intervento al Parlamento italiano – “completamente bombardata e rasa al suolo”.
    Non ha fatto eccezione l’edificio che ospita i locali dell’UEAM a Mariupol. “Condanniamo fermamente questi attacchi, così come qualsiasi attacco contro la popolazione e le infrastrutture civili“, ha attaccato Borrell, ribadendo la ferma richiesta di Bruxelles al Cremlino di “cessare immediatamente la sua offensiva militare e di ritirare incondizionatamente tutte le forze e le attrezzature militari dall’intero territorio dell’Ucraina”. La stessa richiesta è arrivata dalla risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e soprattutto dalla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, lo scorso 16 marzo. La Russia però non riconosce la giurisdizione della Corte sulla controversia con l’Ucraina: per Mosca il tribunale internazionale con sede all’Aia non ha alcun potere indipendente per far rispettare le sue decisioni.

    .@EUAM_Ukraine #Mariupol Field Office were recently hit by Russian shelling, sustaining major damage. No Mission members or contractors were injured.
    Strongly condemn these attacks, as well as any attack targeting civilians and civilian infrastructure. https://t.co/fEt5TLhAEZ
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) March 29, 2022

    L’alto rappresentante UE, Josep Borrell, ha fatto sapere che l’edificio dove ha sede l’UEAM nella città ucraina “ha subito gravi danni” dopo il recente attacco, anche se “nessun membro della missione è rimasto ferito”

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    Gli eurodeputati allineati su prospettiva UE dell’Ucraina (tranne l’estrema destra): “È il nostro Whatever It Takes”

    Bruxelles – Tutt’altro contesto, tutt’altra emergenza. Ma, a dieci anni dalla celebre frase dell’allora presidente della BCE, Mario Draghi, l’Unione Europea si ritrova ancora forte dietro a un whatever it takes che sa di esortazione a non mollare e a prendere decisioni coraggiose. Questa volta “whatever it takes” l’ha pronunciato la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, e il contesto è l’impegno che i Ventisette dovranno dimostrare per spingere la prospettiva UE dell’Ucraina. Come ricordato nel toccante intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, da remoto alla sessione plenaria del Parlamento Europeo, Kiev ha fatto richiesta formale per l’adesione immediata all’UE. E tutti i gruppi politici all’Eurocamera – fatta eccezione per l’estrema destra di Identità e Democrazia – hanno risposto con forza all’appello.
    La manifestazione a sostegno dell’Ucraina davanti alla sede del Parlamento UE a Bruxelles (1 marzo 2022)
    La risoluzione votata oggi (martedì primo marzo) con 637 voti a favore, 13 contrari e 26 astenuti invita le istituzioni dell’UE a “concedere all’Ucraina lo status di candidato all’Unione“, ma specificando che questo deve essere “basato sul merito” e in linea con l’articolo 49 del Trattato sull’Unione Europea (TUE). Cioè quello che definisce il processo di allargamento dell’Unione Europea, secondo condizioni ben determinate sui criteri da rispettare e sulla procedura da seguire. Come ha evidenziato durante il dibattito in plenaria il presidente del gruppo di Renew Europe, Stéphane Séjourné, “sarà un processo che richiederà anni, ma è importante che i cittadini ucraini eroici facciano già parte della comunità di destini dell’Unione Europea”. Nel frattempo, sarà necessario “continuare a lavorare per l’integrazione dell’Ucraina nel Mercato unico dell’UE, secondo le linee dell’Accordo di associazione”, precisa il testo approvato dal Parlamento Europeo.
    La presidente del Parlamento UE, Roberta Metsola, alla manifestazione in sostegno all’Ucraina (1 marzo 2022)
    “Il 24 febbraio è una data spartiacque per l’Europa”, ha dichiarato il presidente del gruppo del PPE, Manfred Weber, ricordando l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Un giorno che “ci fa dare risposte chiare”, ha aggiunto: “Sì, siete i benvenuti e appartenete all’Unione Europea”. Gli ha fatto eco la presidente del gruppo di S&D, Iratxe García Pérez: “Servono decisioni storiche, come abbiamo fatto nell’ultima settimana”, perché “non c’è in gioco solo l’integrità dell’Ucraina, ma anche in che mondo vivremo”. Il capo-delegazione del Partito Democratico, Brando Benifei, ha messo in chiaro che “dopo l’aggressione, tutto è aperto” e che “non è un processo che si concluderà domani, ma bisogna supportare la domanda dell’Ucraina”
    Secondo l’eurodeputato del Movimento 5 Stelle, Fabio Massimo Castaldo, “gli ucraini fanno già parte della famiglia europea, ora serve un segnale forte”. Anche il co-leader del gruppo dei Verdi/ALE, Philippe Lamberts, ha confermato che “dovremo avere la saggezza di affrontare la situazione assieme all’Ucraina, rimanendo uniti”.
    Dalle fila di Renew, Sandro Gozi ha affermato che “siamo entrati nell’era dell’Europa, che si assume le sue responsabilità, anche militari, per proteggere e stare dalla parte di chi si batte e muore per i nostri valori, per la democrazia, per lo Stato di diritto, per le libertà e la stabilità”. Il co-presidente del gruppo di ECR al Parlamento Europeo, Ryszard Legutko, ha chiesto a Bruxelles di “cambiare rotta e permettere all’Ucraina di entrare nell’UE”, mentre la collega di partito Anna Fotyga si è detta “onorata della vostra richiesta, lo faremo appena possibile”, perché “noi abbiamo bisogno di voi e voi di noi”.
    Se il gruppo della Sinistra non parla esplicitamente di adesione UE e punta più sulla “necessità di riportare in Europa la pace che la la mia generazione, post-Guerra Fredda, ha sempre conosciuto” – come dichiarato dalla co-leader, Manon Aubry – l’estrema destra di ID ha ballato tra l’ambiguità e la contrarietà. Nessuna presa di posizione da parte del presidente del gruppo, il leghista Marco Zanni, mentre il francese Jordan Bardella ha affermato a chiare lettere che “l’allargamento a est dell’UE e della NATO sono ulteriori provocazioni alla Russia di Putin”.

    Nella risoluzione dell’Eurocamera sull’aggressione russa dell’Ucraina viene ribadita la necessità di riconoscere a Kiev lo status di Paese candidato, ma in linea con criteri e procedure delineate nel Trattato sull’Unione Europea (TUE)