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    Moldova: Costa a Chișinău parla di allargamento, la presidente Sandu: “Solo nell’Ue saremo protetti”

    Bruxelles – In vista del Consiglio europeo straordinario del 6 marzo per la sicurezza dell’Ucraina, l’Ue torna a riaffermare il suo sostegno alla Repubblica di Moldova. Fortemente minacciata dal taglio delle forniture di gas russo e dalla presenza di truppe russe nell’autoproclamata repubblica di Transnistria, la Moldova è stata la meta della visita ufficiale di questa mattina (3 marzo) del presidente del Consiglio europeo Antonio Costa alla presidente della Repubblica di Moldavia Maia Sandu, a tre anni esatti dalla firma, da parte della seconda, della domanda di adesione all’Ue.Ingresso del Paese nell’Ue, indipendenza energetica dalla Russia, sostegno allo sviluppo economico, pace e sicurezza sono stati i temi principali del vertice. In conferenza stampa Sandu ha ricordato come nonostante le minacce di Mosca, la Moldova abbia scelto di rimanere sul percorso verso l’adesione e di come abbia riaffermato questa volontà attraverso il referendum del 20 ottobre 2024: “Abbiamo scelto libertà e democrazia” ha sottolineato la presidente. Maia Sandu ha espresso gratitudine per i 250 milioni di euro stanziati dall’Unione per sostenere l’economia moldava nel 2025 e riguardo al tema della sicurezza del Paese, ha dichiarato solennemente che: “Solo nell’Ue saremo protetti, solo nell’Ue avremo la pace“.Antonio Costa ha lodato i progressi fatti dalla Moldova in direzione dell’adesione negli ultimi tre anni e, riferendosi agli attacchi ibridi, alle fake news e ai ricatti energetici di Mosca, ha sottolineato che l’Ue è un partner affidabile e che “continueremo a lavorare fianco a fianco per modellare il nostro futuro comune secondo i nostri termini, senza interferenze e nessuno che possa decidere per noi“. Costa è tornato sul tema della sicurezza europea sottolineando l’importanza delle decisioni concrete che verranno prese dai leaders europei il 6 marzo e la necessità di una pace giusta per l’Ucraina, necessaria anche per la sicurezza della Moldova, secondo maggior beneficiario della European peace facility con 37 milioni di euro già erogati per l’aumento delle sue capacità di difesa ed altri 60 milioni in arrivo per il 2025. “Stiamo investendo nella difesa per la pace, non per la guerra” ha tenuto a precisare il presidente.Il Consiglio e il Parlamento Ue, lo scorso 20 febbraio, hanno raggiunto un accordo politico sul pilastro fiscale del Piano di crescita della Moldova che, una volta adottato, fornirà al Paese 1,9 miliardi di euro per dare spinta all’economia, attrarre investimenti e promuovere la crescita. I fondi saranno essenziali per una rapida transizione energetica per la Moldova, che per raggiungere l’autonomia necessita di accrescere le sue capacità di stoccaggio e generazione di elettricità pulita. Di questi 1,9 miliardi di euro, 300 milioni saranno resi disponibili già entro la fine di aprile. In merito alla Transnistria, Antonio Costa ha ricordato come l’offerta di 60 milioni di euro, fatta alla regione in cambio di misure concrete in materia di libertà fondamentali e diritti umani, è ancora sul tavolo.Come la commissaria Ue per l’Allargamento Marta Kos prima di lui (4 febbraio 2025), Costa a Chisinau ha enfatizzato la sua fiducia in una rapida conclusione del processo di adesione della Moldova nell’Ue.

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    Ucraina, a Istanbul il secondo round di colloqui Usa-Russia. Putin accusa le “élite occidentali” di non volere la pace

    Bruxelles – È iniziato questa mattina (27 febbraio) a Istanbul, in Turchia, il secondo round di colloqui tra funzionari russi e statunitensi per preparare il ‘tavolo’ del negoziato per la pace in Ucraina. Mentre Volodymyr Zelensky si appresta a partire alla volta di Washington, dove è atteso da Donald Trump per siglare il discusso accordo sui minerali di Kiev, Russia e Stati Uniti confermano la riapertura dei canali diplomatici cominciata lo scorso 18 febbraio a Riad con l’incontro tra i ministri degli Esteri Marco Rubio e Sergej Lavrov.L’incontro si svolge presso la sede del consolato generale degli Stati Uniti a Istanbul. Nel frattempo, sono in corso anche i preparativi per un incontro tra i due presidenti, Donald Trump e Vladimir Putin. La Turchia ha ribadito la sua disponibilità ad ospitare il bilaterale tra i leader delle due superpotenze. L’Ue, pugnalata ieri sera dall’annuncio dei dazi da parte di Trump, resta a guardare con apprensione l’alleato di sempre strizzare l’occhio al nemico pubblico numero uno. Il presidente del Consiglio europeo, António Costa, ha telefonato a Recep Tayyip Erdogan. “In questi tempi difficili, apprezziamo il ruolo della Turchia come attore importante a livello globale e regionale e cerchiamo di collaborare strettamente per garantire una pace duratura in Ucraina e sostenere una transizione inclusiva e democratica in Siria”, ha scritto su X il leader Ue, a margine del colloquio telefonico.Good phone call with president @RTErdogan. Türkiye is a strategic partner, an EU candidate country, and a @NATO ally. We look forward to continuing to strengthen our relationship.In these challenging times, we appreciate Türkiye’s role as a significant global and regional…— António Costa (@eucopresident) February 27, 2025A Istanbul, l’avvio di un negoziato per la pace in Ucraina non è esplicitamente in agenda. Anche se è difficile immaginare che i diplomatici di Washington e Mosca non ne parleranno. Ma sul menù c’è il rapporto tra le due superpotenze: dopo anni di muro contro muro, la sintonia tra Trump e Putin promette una futura normalizzazione dei rapporti. Già dopo l’incontro in terra saudita, Rubio e Lavrov hanno dichiarato di voler ripristinare il normale funzionamento delle ambasciate e dei consolati e la loro cooperazione economica ed energetica, in particolare nell’Artico, e spaziale. Lo stesso Lavrov, durante una visita in Qatar, ha spiegato che a incontrarsi saranno “funzionari diplomatici di alto livello”, che discuteranno “dei problemi sistemici che si sono accumulati in seguito alle attività illecite della precedente amministrazione degli Stati Uniti per creare ostacoli artificiali al lavoro dell’ambasciata russa”. In questo momento – e dallo scorso ottobre -, Mosca non ha nemmeno un ambasciatore a Washington.Nel frattempo, l’autoritario presidente russo è intervenuto ad un incontro del Servizio Federale per la Sicurezza (Fsb): come riportato da Reuters, Putin ha accusato le “élite occidentali” di voler minare la ripresa del dialogo tra Russia e Stati Uniti. “Sono determinate a mantenere l’instabilità nel mondo” e “cercheranno di interrompere o compromettere il dialogo che è iniziato”, ha avvertito il leader del Cremlino. Secondo Putin, “i primi contatti con la nuova amministrazione degli Stati Uniti suscitano alcune speranze”, perché con Trump “vi è una reciproca attenzione a lavorare per ristabilire le relazioni interstatali e risolvere gradualmente l’enorme mole di problemi sistemici e strategici accumulati nell’architettura globale”.

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    Ucraina, l’Ue insiste: “La Cina sostiene la Russia, stop a questa collaborazione”

    Bruxelles – La Commissione europea prova ad alzare la voce contro la Repubblica popolare cinese e il suo ruolo nel conflitto in Ucraina. Dopo l’Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Kaja Kallas, è la volta del suo portavoce, Anour El Anouni, andare all’attacco contro il sostegno militare di Pechino a Mosca. “Condanniamo le relazioni tra Cina e Russia. Intimiamo lo stop di questa collaborazione“, scandisce in occasione del tradizionale incontro con la stampa.A Bruxelles non viene digerito l’attivismo commerciale utile a portare avanti le operazioni militari dell’armata russa. “La Cina è il principale fornitore di tecnologie a duplice uso” civile e militare, come droni e componenti, “che sostengono la base industriale militare russa”, accusa ancora il portavoce di Kallas. “Queste tecnologie sono poi usate sul campo di battaglia” per combattere le forze regolare ucraine e procedere con l’offensiva, sottolinea El Anouni. “Sono beni con applicazioni militari”, insiste.All’interno dell’esecutivo comunitario non c’è alcuno dubbio sul fatto che “senza sostegno della Cina la Russia non potrebbe continuare la sua aggressione con la stessa potenza” di fuoco, riconosce il portavoce dell’Alta rappresentante. Non ci si gira troppo attorno: “Siamo profondamente preoccupati” per questa alleanza sino-russa, va avanti il portavoce.La preoccupazione non riguarda solo il conflitto russo-ucraino in sé e il ritorno in termini di rapporti di forza nei confronti con Kiev, soprattutto con scenari di negoziali di pace sullo sfondo, ma preoccupazione riguarda anche le alleanze regionali su uno scacchiere internazionale improvvisamente assai meno prevedibile. Inoltre si teme che l’azione, pur decisa, dell’Ue nei confronti degli alleati della Russia, possa essere meno incisiva del previsto. Con il tredicesimo pacchetto di sanzioni aziende cinesi sono state oggetto di misure restrittive, ma evidentemente non è bastato a fermare i rifornimenti all’esercito russo.

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    Banche, Tir, energia, alluminio: l’Ue adotta il 16esimo pacchetto di sanzioni alla Russia

    Bruxelles – Petroliere ombra, banche, importazioni di alluminio: l’Ue vara il nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia quale risposta per l’aggressione dell’Ucraina. Una pacchetto annunciato e che il Consiglio dell’Ue approva, come da programma, in occasione del terzo anno dallo scoppio della guerra. Soddisfatta l’Alta rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Ue, Kaja Kallas: “Con i colloqui in corso per porre fine all’aggressione russa, dobbiamo mettere l’Ucraina nella posizione più forte possibile. Le sanzioni forniscono una leva.”Tra le principali restrizioni, il pacchetto prevede un divieto graduale sull’importazione di alcuni prodotti in alluminio e il blocco di 73 petroliere della cosiddetta “flotta ombra”, utilizzate dalla Russia per esportare petrolio sanzionato eludendo le restrizioni europee. Colpite anche 53 imprese, che finiscono nella lista nera dei soggetti che aiutano il Cremlino nell’agenda di aggressione. Si interviene contro chi esporta beni e tecnologie a duplice uso, nonché beni e tecnologie che potrebbero contribuire al miglioramento tecnologico del settore della difesa e della sicurezza della Russia. Un terzo di queste entità sono russe mentre le altre si trovano in paesi terzi (Cina, tra cui Hong Kong, India, Kazakistan, Singapore, Emirati Arabi Uniti e Uzbekistan) e sono stati coinvolti nell’elusione delle restrizioni commerciali o si sono impegnati nell’approvvigionamento di oggetti sensibili necessari.Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Gavriil Grigorov/Afp via Sputnik)La stretta sulle banche e mezzi di informazioneMa soprattutto per la prima volta l’Unione europea impone un divieto di transazione a istituti di credito o finanziari istituiti al di fuori della Russia che utilizzano il ‘sistema per il trasferimento di messaggi finanziari’ (Spfs) della Banca centrale della Russia. Spfs è un servizio di messaggistica finanziaria specializzato sviluppato dalla Banca centrale della Russia per neutralizzare l’effetto delle misure restrittive. il Consiglio ha deciso di estendere il divieto di fornire servizi di messaggistica finanziaria specializzati a 13 banche regionali ritenute importanti per i sistemi finanziari e bancari russi.Oscurate poi otto testate accusate di promuovere la propaganda del Cremlino. Si tratta di EADaily / Eurasia Daily, Fondsk, Lenta, NewsFront, RuBaltic, SouthFront, Strategic Culture Foundation, e Krasnaya Zvezda / Tvzvezda.Colpita anche l’energiaIl pacchetto concordato oggi impone ulteriori restrizioni alle esportazioni di beni e tecnologie, in particolare ai software legati all’esplorazione di petrolio e gas, al fine di limitare ulteriormente le capacità di esplorazione e produzione della Russia. Inoltre, estende il divieto di fornire beni, tecnologie e servizi per il completamento di progetti di petrolio greggio in Russia, come quello del petrolio Vostok, in modo simile al completamento dei progetti di GNL attualmente in vigore.Il Consiglio sta inoltre vietando la fornitura di stoccaggio temporaneo per il petrolio greggio russo e i prodotti petroliferi all’interno dell’UE, indipendentemente dal prezzo di acquisto del petrolio e dalla destinazione finale di tali prodotti.Stop ai TIR al 25 per cento russiNon finisce qui: sempre per colpire l’economia russa restringere il transito ai camion, rafforzando l’attuale divieto di trasporto di merci su strada nel territorio dell’Unione europea, anche in transito, da parte di operatori dell’Ue di proprietà almeno per il 25 per cento di un’azienda russa. La nuova disposizione vieta inoltre le modifiche alla struttura del capitale delle imprese di trasporto su strada che aumenterebbero la quota percentuale posseduta da una persona fisica o giuridica russa oltre il 25 per cento.Soddisfazione arriva anche dai presidenti di Commissione, Parlamento e Consiglio europeo, Ursula von der Leyen, Roberta Metsola e Antonio Costa: “Oggi abbiamo adottato un sedicesimo pacchetto di sanzioni per aumentare ulteriormente la pressione collettiva sulla Russia affinché ponga fine alla sua guerra di aggressione”.

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    Ucraina: la Cina al G20 loda il “consensus” Russia-Usa, raggiunto senza l’Europa

    Bruxelles – Pechino vede con favore le iniziative di Trump di concludere il conflitto ucraino assieme alla Russia. Il ministro degli affari esteri cinese Wang Yi, parlando al vertice dei ministri degli esteri del G20 a Johannesburg, Sudafrica, non ha replicato l’affermazione fatta una settimana prima (15 febbraio) a Monaco, dove aveva sostenuto che l’Ucraina debba essere coinvolta in qualsiasi accordo di pace futuro.Secondo la dichiarazione rilasciata dal suo ministero questa mattina (21 febbraio), “la Cina supporta ogni sforzo dedicato alla pace (in Ucraina), incluso il recente consensus raggiunto tra gli Stati Uniti e la Russia. Speriamo che le parti possano trovare una soluzione sostenibile e duratura che tenga conto delle preoccupazioni reciproche”.“Agendo secondo il desiderio degli attori rilevanti, la Cina continuerà a ricoprire un ruolo costruttivo nella risoluzione politica della crisi” ha proseguito Wang. Assente un qualsiasi riferimento ai paesi europei o ad un loro coinvolgimento nel processo di pace mentre l’Ucraina, nelle parole del cinese, si riduce a mero oggetto delle trattative, non certo un attore attivo.  Siamo ben lontani dal piano di pace che la Repubblica Popolare Cinese ha presentato il 24 febbraio 2023, quando voleva mediare assieme agli europei. Ora che i progetti con l’Europa per la “nuova via della seta” sono saltati e le trattative per la pace appaiono ad appannaggio esclusivo di Mosca e Washington, Pechino preferisce negoziare con loro.In un incontro ai margini del vertice, il ministro degli affari esteri russo Sergei Lavrov ha tenuto un colloquio con la sua controparte cinese, discutendo delle relazioni con gli Stati Uniti e del conflitto in Ucraina: “le parti lodano lo sviluppo del dialogo politico e le interazioni pratiche tra la Russia e la Cina come un fattore stabilizzante contro le turbolenze continue del sistema globale” comunica il ministero russo. Futuri colloqui con l’America non sono da escludersi.

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    L’Ue vuole nuove relazioni con l’India, ma il nuovo corso di Delhi è una sfida

    Bruxelles – L’India come nuova meta, una risposta alle nuove tensioni globali e alle nuove logiche geopolitiche. L’Unione europea, ed in particolare la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, puntano molto su una nuova stagione di relazioni bilaterali con Nuova Delhi. Una scelta per certi aspetti obbligata, ma che rischia di gettare il vecchio continente in una dimensione anche controproducente. Perché l’India, al pari della Cina, mantiene un ruolo di partner privilegiato con la Russia condannata e oggetto di ben sedici pacchetti di sanzioni, ed ha ancora molto da fare a livello di diritti umani. In sostanza, non è propriamente paladina di quei valori tanto sbandierati dall’Ue in questi ultimi anni.Il Centro studi e ricerche del Parlamento europeo, in un documento di lavoro redatto per agevolare il compito degli europarlamentari, non nasconde che le relazioni Ue-India non sono prive di criticità. La prima riguarda l’agenda politica indiana. “L’Ue sta cercando di ampliare la sua cerchia di partner chiave, sullo sfondo dell’incertezza sulle relazioni transatlantiche”, la premessa del documento, ma “l‘India nel frattempo mantiene una relazione privilegiata con la Russia e sta rafforzando i legami con l’amministrazione Trump“. Un modo di porsi sullo scacchiere internazionale che certamente pone l’Ue nella scomoda posizione di dover scegliere: evitare ogni rapporto con chi non condivide principi europei, o scegliere quel pragmatismo enunciato da von der Leyen per cui bisogna saper accettare di “dover lavorare con paesi che non hanno idee simili ma condividono alcuni dei nostri interessi”.La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyne, con il primo ministro indiano, Narendra Modi (fonte: Commissione Ue)Ue-India, il calendario per la nuova stagione di relazioniLa Commissione europea fa sul serio. Poco importa se Nuova Delhi flirta con Mosca e Washington. L’intero collegio sarà in India la prossima settimana, il 27 e 28 febbraio. Per l’occasione si riunirà anche il consiglio Ue-India per il commercio e la tecnologia. Una comunicazione congiunta su una nuova agenda strategica Ue-India è prevista per il secondo trimestre del 2025. Un vertice Ue-India potrebbe aver luogo nell’ultimo trimestre del 2025. Un calendario con date, tappe, obiettivi, a riprova di volersi mettere al riparo da nuove tensioni commerciali e nuovi ordini mondiali.L‘Ue desidera sviluppare le sue relazioni con l’India, il cui mercato e la cui crescita economica rappresentano una preziosa opportunità per le aziende europee, soprattutto nel campo delle tecnologie verdi. L‘India è leader nella promozione delle energie rinnovabili, viene ricordato, e questo ruolo non è nuovo. A marzo 2018 il primo ministro indiano, Narendra Modi, insieme al Presidente francese Emmanuel Macron, ha co-presieduto la conferenza fondatrice dell’Alleanza internazionale per il solare (International Solar Alliance, Isa). La missione dell’Isa è quella di sbloccare un trilione di dollari in investimenti solari entro il 2030, riducendo al contempo i costi di tecnologia e finanziamento.La partita geopoliticaC’è poi tutta la partita geopolitica da dover considerare e da non dover sottovalutare. I ricercatori del Parlamento europeo ricordano che l’obiettivo di Nuova Delhi è “collocarsi al centro dell’equilibrio di potere globale” tra gli Stati Uniti e i suoi alleati da una parte, e Russia e Cina (con cui partecipa all’organizzazione intergovernativa BRICS e alla Shanghai Cooperation Organisation) dall’altra. Allo stesso tempo, l’India mira a rappresentare e guidare il ‘Sud globale’.In questa agenda tutta indiana la Russia gioca un ruolo non indifferente, visto che storicamente l’India si sente minacciata dalla Cina (con cui esiste ancora il contenzioso sui territori dell’Aksai-Chin, rivendicati da entrambe le parti), e vede nelle relazioni con la Russia un modo per rispondere a questo senso di accerchiamento cinese. Una parte del greggio russo sanzionato dagli europei è stato acquistato dall’India, che avrebbe aiutato a far entrare in Russia materiale aeronautico europeo che non potrebbe essere venduto in Russia.C’è poi la questione diritti umani, che “rappresentano un’ulteriore causa di disagio nelle relazioni Ue-India”. Nella sua risoluzione di gennaio 2024 sulle relazioni Ue-India, il Parlamento ha espresso preoccupazione per la situazione dei diritti umani e della democrazia nel paese.

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    Kallas attacca Pechino: “Cina fattore chiave nella guerra russa contro l’Ucraina”

    Bruxelles – Scalzata dagli Stati Uniti nella gestioni delle crisi internazionali, raggirata dalla Cina nonostante impegni mai davvero sottoscritti. La guerra russo-ucraina e la crisi che ne scaturisce può tramutarsi in un fallimento politico completo. Dopo colloqui e proposte di pace gestite da Washington e Mosca senza il coinvolgimento europeo, ora anche l’ammissione di un ruolo giocato da Pechino, nonostante gli inviti a non averne. “La Cina è un fattore chiave nella guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina“, riconosce l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Kaja Kallas. Risponde a un’interrogazione parlamentare voluta proprio per capire che ruolo sta svolgendo la Repubblica popolare e come l’Europa stia agendo. E’ qui che Kallas va all’attacco di Xi Jinping e il suo governo. “Senza il sostegno della Cina, la Russia non sarebbe in grado di continuare la sua aggressione militare con la stessa forza“, afferma. Accuse dirette e serie, ma fondate. Perché, continua l’Alto rappresentante, “la Cina è il più grande fornitore di beni a duplice uso [civile-militare] e di articoli sensibili che sostengono la base industriale militare della Russia e che si trovano sul campo di battaglia in Ucraina”. L’industria cinese produce, l’armata russa utilizza: lo schema messo a punto tra Mosca e Pechino si riassume dunque così. A Bruxelles sono consapevoli che tutto ciò che viene prodotto tra Repubblica popolare e Hong Kong, è poi utilizzato “in diversi tipi di equipaggiamento militare”. L’Unione europea sa perfettamente dell’alleanza venutasi a creare a oriente, e già con il tredicesimo pacchetto di sanzioni aziende cinesi sono state oggetto di misure restrittive. Ora però il vaso è colmo.Il freddo riavvicinamento tra Ue e Cina. Von der Leyen: “Rapporto complesso che dobbiamo far funzionare”“Il sostegno della Cina ha un costo”, sottolinea Kallas. La condotta del governo cinese “influisce negativamente sulle relazioni Ue-Cina”, che comunque proseguono, non sono interrotte. Al netto di accuse e minacce velate non è chiaro come si potrà procedere nei confronti di un partner sempre più scomodo e in aperta contraddizione con la risposta prodotta dall’Ue nel conflitto in corso su suolo ucraino. La ‘questione cinese’ del conflitto russo-ucraino potrebbe finire al centro del vertice informale di Parigi, organizzato e ospitato oggi (17 febbraio) dal presidente francese, Emmanuel Macron, proprio per discutere di Ucraina e di strategie europee in merito. Presidenti i capi di Stato e di governo di Germania, Regno Unito, Italia, Polonia, Spagna, Paesi Bassi e Danimarca (la prima ministra danese rappresenterà il gruppo dei Paesi scandinavi e baltici), oltre alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, e il segretario generale della Nato, l’olandese Marc Rutte.

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    Stefanchuk all’Eurocamera, l’Ue rinnova il supporto all’Ucraina verso una pace “giusta”

    Dall’inviato a Strasburgo – Ormai al terzo anniversario dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia, l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca spinge Kiev verso un negoziato con Mosca. Ma il neo presidente non conosce né il principio del “Niente sull’Ucraina senza l’Ucraina”, né la formula del supporto incondizionato a Kiev, senza ricevere nulla in cambio. Dal Parlamento europeo l’Ue, che rischia di essere tagliata fuori, prova ad alzare la voce: Roberta Metsola e il suo omologo ucraino, Ruslan Stefanchuk, hanno riaffermato insieme il proprio impegno per una “pace giusta“.Il presidente della Verchovna Rada è intervenuto all’emiciclo di Strasburgo, come già era accaduto nel giugno 2022, poco dopo l’avvio del percorso di adesione dell’Ucraina all’Unione europea. Introducendolo, Metsola ha avvertito l’Europa: “Non dobbiamo lasciar perdere ciò che intendiamo per pace”. Per arrivare a una pace che non sia una resa all’aggressore, “l’Ucraina deve essere in una posizione di forza“. Se Washington mette in dubbio il proprio impegno, “ciò significa che l’Europa deve fare di più”. In termini di sostegno finanziario, militare, umanitario. In termini di pressione diplomatica.Ruslan Stefanchuk, presidente della Verkhovna Rada, al Parlamento europeo di Strasburgo (11/02/25)Il momento è decisivo, “cruciale”, come ha sottolineato lo stesso Stefanchuk. E l’esercito di Volodymir Zelensky ci arriva “stanco ma imbattuto”. Il presidente del Parlamento ucraino ha ringraziato l’Eurocamera per il supporto mai mancato in questi tre anni, ribadito un’ennesima volta un mese dopo le elezioni europee dai nuovi eruodeputati, con una risoluzione del 17 luglio scorso. La stessa Eurocamera, ha chiesto poi a settembre di rimuovere le limitazioni all’utilizzo di armi occidentali in territorio russo. La fermezza del Parlamento europeo è stata determinante per garantire la protezione temporanea nei Paesi europei a oltre 4 milioni di sfollati ucraini, la mobilitazione di 50 miliardi di euro in assistenza militare, l’addestramento da parte dei Paesi membri di oltre 70 mila soldati dell’esercito di Kiev.Ma se Mosca continua a puntare verso Kiev, “significa che intende muoversi anche verso Varsavia, Strasburgo, Bruxelles”, ha avvertito Stefanchuk. E alla luce delle provocazioni e dei ricatti di Trump, che proprio oggi ha affermato che “un giorno l’Ucraina potrebbe essere russa” e ha chiesto a Zelensky che l’impegno americano venga ripagato con “l’equivalente di 500 miliardi di terre rare”, l’Ue è chiamata ad alzare ancora il livello della propria responsabilità nei confronti del popolo ucraino. Accelerando sul percorso di adesione di Kiev ai 27 – i negoziati di adesione potrebbero cominciare già a marzo – e assicurandole le garanzie necessarie per una pace duratura con il Cremlino. “In un contesto internazionale e geopolitico difficile, sottolineiamo l’importanza di mantenere la solidarietà transatlantica e globale con l’Ucraina“, affermano i leader dei gruppi politici del Parlamento europeo in una dichiarazione congiunta.Non si tratta solo di rafforzare la difesa aerea di Kiev e intensificare i rifornimenti di armi e missili a lungo raggio – Stefanchuk ha ringraziato la Francia per la consegna dei caccia Mirage perché “ci serve più difesa aerea per proteggere i nostri cieli perché è dal cielo che la Russia ci attacca” -, ma di insistere per “un percorso chiaro” verso l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, “la migliore garanzia di sicurezza” per il Paese. Secondo Stefanchuk, l’esercito ucraino è “di fatto già un esercito della Nato”. I soldati ucraini combattono con armi dell’Alleanza Atlantica, con le sue tecniche, e “difende il fronte orientale della Nato dal nemico della Nato: la Russia”.La durezza della situazione sul campo impone allo speaker della Verchovna Rada di mantenere quanto meno l’ottimismo. “In questi tre anni abbiamo trasformato dei ‘no’ categorici in dei solidi ‘si’. Si diceva no alle armi, no ai missili a lungo raggio, no agli aerei e ora sono diventati tutti dei sì”, ha sottolineato. Se i sì degli Stati Uniti sono in bilico, quelli di Bruxelles sono più fondamentali che mai.