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    L’Ue attende l’esito delle elezioni a Taiwan, con il rischio di escalation con la Cina all’orizzonte

    Bruxelles – Mentre l’attenzione dell’opinione pubblica europea è tutta per le candidature e gli sviluppi elettorali di giugno sul continente e di novembre negli Stati Uniti, a Taiwan domani (13 gennaio) andranno in scena quelle che si riveleranno le elezioni più cruciali per i futuri equilibri di una regione delicatissima a livello globale, politicamente ed economicamente. Le presidenziali nell’isola vedono due candidati di punta (con un terzo indipendente più staccato) su posizioni opposte nei confronti dell’ingombrante vicino cinese, che – a seconda dell’esito delle urne – potrebbe assumere un atteggiamento ostile verso Taiwan e stravolgere quei delicati equilibri su cui al momento si regge il commercio globale.Il vicepresidente di Taiwan e candidato alle elezioni presidenziali per il Partito Progressista Democratico (Dpp), Lai Ching-te(credits: I-Hwa Cheng / Afp)È per questo motivo che l’Unione Europea osserva con attenzione l’esito delle elezioni presidenziali, ma soprattutto la reazione della Cina. Il favorito secondo i sondaggi è l’attuale vicepresidente ed esponente di spicco del Partito Progressista Democratico (Dpp), Lai Ching-te. Progressista di centro-sinistra, Lai è uno dei fautori di una politica di maggiore allontanamento da Pechino e in passato si è apertamente detto a favore dell’indipendenza di Taiwan dalla Cina. Proprio per la sua posizione pro-occidentale, funzionari Ue riferiscono che per Bruxelles il vicepresidente in carica potrebbe essere il candidato preferibile, anche se le stesse fonti non nascondono “serie preoccupazioni” per il rischio di un possibile stravolgimento dell’equilibrio tra Taipei e Pechino.Preoccupazioni condivise dall’eurodeputato liberale Nicola Danti (Italia Viva): “L’imperialismo cinese, che ogni giorno di più getta ombre sull’indipendenza di Taipei, fa paura”. A Eunews l’europarlamentare italiano spiega che la speranza è quella che “le elezioni di sabato possano svolgersi liberamente”, ma soprattutto che “la Cina ne rispetti il risultato democratico, anche se a vincere dovesse essere un candidato che vede nell’Occidente un’opportunità e non una minaccia”. Il rapporto tra Taiwan e Cina è particolarmente complicato per il fatto che Pechino considera l’isola una sua provincia (dopo la sconfitta dei nazionalisti nella guerra civile con il Partito Comunista Cinese, nel 1949 è stata fondata sull’isola una Repubblica semi-presidenziale) e il presidente Xi Jinping sta diventando sempre più minaccioso sulla futura riunificazione. Allo stesso tempo Taipei ha trovato protezione negli Stati Uniti, che sarebbero pronti a difendere l’isola in caso di invasione da parte dell’esercito cinese.In questo quadro di precaria stabilità, l’impatto delle elezioni presidenziali a turno unico di domani e dell’eventuale reazione cinese sarà diretto anche per l’Unione Europea. Non solo dal punto di vista politico, ma soprattutto sul piano commerciale: “Taiwan è un partner fondamentale per l’Europa, in particolare per la fornitura dei semiconduttori necessari per la transizione digitale”, ha ricordato con forza Danti. Parole confermate dalla collega all’Eurocamera, Patrizia Toia (Partito Democratico): “Le elezioni a Taiwan hanno indubbiamente una rilevanza planetaria, a seconda dell’esito anche le relazioni con l’Ue ne risentiranno, in primis a livello commerciale”. Nonostante Taiwan sia un Paese di soli 23 milioni di abitanti, la sua posizione strategica e la sua industria altamente specializzata rendono l’isola di enorme importanza strategica a livello internazionale. Taipei è il leader nella produzione di semiconduttori avanzati – con oltre il 90 per cento della produzione globale – e queste esportazioni sono “una delle poche leve diplomatiche a disposizione nel rapporto con Pechino”, sottolinea l’eurodeputata parlando con Eunews. Al contrario l’Unione Europea detiene una quota inferiore al 9 per cento del mercato globale e solo con il nuovo Chips Act è iniziato il tentativo di smarcamento dalla “forte dipendenza da fornitori di Paesi terzi, in particolare cinesi e taiwanesi”.Per queste ragioni “economia e geopolitica in questo caso sono intimamente collegate“, conclude Toia. Anche se Lai è considerato il favorito alle urne, tutti gli scenari sono aperti alla vigilia del voto. A sfidarlo è in particolare il candidato del partito conservatore Kuomintang (Kmt), Hou Yu-ih, favorevole a un progressivo riavvicinamento con la Cina, mentre l’ex-sindaco della capitale Taipei, Ko Wen-je, si è posizionato come terzo indipendente. Il tema più urgente in campagna elettorale è stato proprio la relazione con la Cina e il posizionamento (presente e passato) dell’attuale vicepresidente dell’isola. Lai è considerato da Pechino un politico separatista – in altre parole un pericolo per la futura riunificazione del Paese secondo le mire del presidente cinese – nonostante negli ultimi anni abbia moderato la sua posizione: in questi mesi ha esplicitamente assicurato che, se eletto, non spingerà per l’indipendenza del Paese. Tuttavia, Bruxelles e Washington osservano con attenzione se un’eventuale elezione di Lai a presidente di Taiwan sarà un pretesto sufficiente per la Cina per stravolgere gli equilibri nella regione e nel mondo.L’Ue tra Cina e Taiwan“Dobbiamo preservare lo status quo a Taiwan, che non può essere cambiato con la forza, è fondamentale per il mantenimento della pace e del commercio globale e nella regione”, ha recentemente affermato il vicepresidente della Commissione Ue responsabile per l’Economia, Valdis Dombrovskis, in un dibattito alla sessione plenaria del Parlamento Ue sulle minacce cinesi nello Stretto di Taiwan. Pochi giorni prima la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e del Consiglio Europeo, Charles Michel, avevano partecipato a Pechino al 24esimo vertice Ue-Cina in cui sono state ribadite le linee per il riorientamento dei rapporti Ue-Cina – considerato lo squilibrio commerciale con il partner/competitor – e le questioni delle tensioni in Ucraina e a Taiwan con il leader cinese, Xi Jinping, proprio come fatto a inizio aprile dalla presidente von der Leyen e il presidente francese, Emmanuel Macron.Proprio il tema del rapporto dei Ventisette con Taipei – nel caso dell’escalation della tensione con Pechino – era stato al centro di un teso dibattito interno all’Unione nella primavera dello scorso anno, a causa delle parole del presidente francese Macron di ritorno dal viaggio a Pechino: “La cosa peggiore sarebbe pensare che noi europei dovremmo essere dei seguaci su questo tema e adattarci al ritmo americano e a una reazione eccessiva della Cina“, era stato il commento dell’inquilino dell’Eliseo, tratteggiando la necessità di una vera autonomia strategica europea (ma non un’equidistanza tra Washington e Pechino). La presidente della Commissione e l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, avevano gettato acqua sul fuoco, sostenendo la necessità di unità contro la “politica di divisione e conquista” cinese e di “ferma opposizione” a qualsiasi cambiamento unilaterale dello status quo, “in particolare attraverso l’uso della forza”. A confermare questa posizione, in un’intervista a Le Journal du Dimanche lo stesso alto rappresentante Ue aveva esortato le marine europee a “pattugliare lo Stretto di Taiwan, per dimostrare l’impegno dell’Europa a favore della libertà di navigazione in quest’area assolutamente cruciale” per il commercio globale.

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    La presidente della Moldova conferma l’allarme di Kiev per un possibile colpo di Stato nel Paese, sobillato da Mosca

    Bruxelles – Arrivano le conferme anche da parte della numero uno della Repubblica di Moldova, Maia Sandu, alle rivelazioni del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, sul piano del Cremlino per “rompere l’ordine democratico e stabilire il controllo” russo sul Paese candidato all’adesione Ue. Nel corso di una conferenza stampa in cui non è stato lasciato quasi nulla all’immaginazione, la presidente moldava ha attaccato il Cremlino per i tentativi di “destabilizzare la Repubblica di Moldova”, così come “confermato dalle nostre istituzioni” dopo che la questione della “sicurezza nel nostro Paese è apparsa nello spazio pubblico”.
    La presidente della Repubblica di Moldova, Maia Sandu, alla sessione plenaria del Parlamento Europeo (18 maggio 2022)
    Dopo diversi tentativi russi di destabilizzare il Paese nel corso dell’ultimo anno – tra cui “anche lo scorso autunno” – il nuovo piano del Cremlino “per il prossimo periodo prevede azioni che coinvolgono diversivi con addestramento militare, camuffati in abiti civili, che avrebbero intrapreso azioni violente, effettuato attacchi a edifici di istituzioni statali o addirittura preso ostaggi”, è l’accusa della presidente Sandu. L’obiettivo sarebbe “un cambio di potere a Chișinău”, attraverso “azioni violente, mascherate da proteste della cosiddetta opposizione”, con il coinvolgimento anche di “cittadini stranieri”. Questo sarebbe dimostrato dalle indicazioni sui materiali intercettati, con le regole d’ingresso in Moldova per “cittadini della Federazione Russa, della Bielorussia, della Serbia e del Montenegro”.
    La richiesta della presidente moldava a “tutte le istituzioni statali, e in particolare a quelle preposte alla sicurezza e all’ordine pubblico” è quello di “mostrare la massima vigilanza”. Questo perché “gli autori si affidano a forze interne per la realizzazione del piano” che punta a “rovesciare l’ordine costituzionale e cambiare il potere legittimo con uno illegittimo, che metterebbe il nostro Paese a disposizione della Russia e fermerebbe il processo di integrazione europea“, è l’avvertimento della leader moldava. Per Mosca, Chișinău diventerebbe così uno strumento “nella guerra contro l’Ucraina”.

    ‼️The President of #Moldova said that a pro-#Russian coup is being prepared in the country
    At a briefing, Maia #Sandu spoke about the threat of destabilization of the situation in the country by the Russian special services and forces under their control. pic.twitter.com/nBrzDP9vMF
    — NEXTA (@nexta_tv) February 13, 2023

    Le dichiarazioni di Sandu arrivano a pochi giorni dall’avvertimento del leader ucraino Zelensky al Consiglio Europeo straordinario a Bruxelles, ma soprattutto dalle dimissioni a sorpresa della prima ministra europeista, Natalia Gavrilița, che ha accusato l’opinione pubblica nel Paese di non sostenere il processo verso l’adesione Ue “come i partner internazionali”. In ogni caso il nuovo premier nominato, Dorin Recean (ex-segretario del Consiglio Supremo di Sicurezza ed ex-ministro degli Affari Interni), ha assicurato che sicurezza, economia e integrazione Ue saranno le priorità del suo governo, se confermato dal Parlamento nazionale. “A partire dalla Seconda Guerra Mondiale non abbiamo mai corso rischi come quelli attuali”, sono state le prime parole del premier incaricato: “Dobbiamo consolidare il sistema di sicurezza in modo tale che tutti i cittadini si sentano protetti” e puntare sulla “armonizzazione della legislazione nazionale e la realizzazione di tutte le condizioni” per l’adesione alla Ue
    A meno di quattro mesi dalla seconda riunione della Comunità Politica Europea, che il primo giugno porterà i capi di Stato e di governo di tutti i Paesi del continente proprio nella capitale moldava, si registrano sempre più tensioni nel Paese che ha ottenuto lo status di candidato dal 23 giugno dello scorso anno. Alle esplosioni della scorsa primavera nell’autoproclamata Repubblica separatista della Transnistria, lungo il confine con l’Ucraina, si sono sommate le recenti azioni di provocazione di Mosca, con il missile che la scorsa settimana ha attraversato lo spazio aereo della Moldova per colpire il territorio dell’Ucraina.
    La solidarietà degli eurodeputati alla Moldova
    “Putin vuole cambiare il potere legittimo di Chișinău in uno illegittimo, distruggendo le aspirazioni europee della Moldova”, ha attaccato dall’emiciclo del Parlamento Europeo di Strasburgo l’eurodeputata ceca del Partito Pirata Europeo (Verdi/Ale) Markéta Gregorová. Intervenendo in apertura della sessione plenaria dell’Eurocamera, Gregorová ha chiesto una “dichiarazione di sostegno alla Moldova nel suo percorso di adesione all’Ue“, dal momento in cui “tre giorni fa la premier [Gavrilița, ndr] si è dimessa e questo ha creato una situazione che rischia di portare a squilibri in un Paese che ha da alcuni mesi lo status di candidato”. Ringraziando la collega per la richiesta, anche la numero uno del Parlamento Ue, Roberta Metsola, si è detta “d’accordo” con una nuova espressione di sostegno al Paese partner.
    Anche il capo-delegazione del terzo polo al Parlamento Ue, Nicola Danti (Italia Viva), sottolineando su Twitter che “c’è un rapporto forte che lega il nostro Paese alla Moldova”, ha chiesto a Italia e Unione Europea di “garantire il massimo sostegno” a Chișinău di fronte ai “tentativi di infiltrazione russa e di golpe denunciati dalla presidente Sandu, inquietanti e da non sottovalutare“.

    C’è un rapporto forte che lega il nostro Paese 🇮🇹 alla #Moldova 🇲🇩. I tentativi di infiltrazione russa e di golpe denunciati dalla Presidente @sandumaiamd sono inquietanti e da non sottovalutare. Siamo con lei e con il Governo. Italia e Ue garantiscano il massimo sostegno.
    — Nicola Danti 🇪🇺🇮🇹 (@DantiNicola) February 13, 2023

    In conferenza stampa Maia Sandu ha denunciato il tentativo del Cremlino di “rovesciare l’ordine costituzionale e cambiare il potere legittimo a Chișinău, per fermare il processo di integrazione europea”. Il nuovo primo ministro moldavo, Dorin Recean, ribadisce l’indirizzo filo-Ue del governo

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    Il Partito Popolare Europeo sotto attacco a Bruxelles dopo le parole di Berlusconi su Putin e l’invasione dell’Ucraina

    Bruxelles – Dagli studi di Porta a Porta su Rai1 ai corridoi del Parlamento Europeo, le dichiarazioni del presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, sulla guerra di Vladimir Putin in Ucraina stanno mettendo sotto scacco l’intera famiglia politica del Ppe (Partito Popolare Europeo). E dopo gli attacchi della scorsa settimana a Strasburgo sul rischio di favorire l’avanzata dell’estrema destra a livello nazionale e comunitario, il risveglio di questa mattina del presidente del Ppe, Manfred Weber, non è stato dei più tranquilli. “È scioccante sentire queste parole. Manfred Weber, niente da dire su questo?”, è l’attacco della presidente del gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici (S&D) al Parlamento Ue, Iratxe García Pérez.
    Probabilmente il leader dei popolari europei avrebbe qualcosa da dire al presidente di Forza Italia – dopo essersi fatto scudo in plenaria dietro ad Adenauer e Schumann “fondatori dell’Unione” – ma per il momento non trapela nessun commento pubblico. La posizione è impossibile da difendere e non è nemmeno pensabile andare allo scontro a soli due giorni dalle elezioni decisive per il futuro dell’Italia. Eppure quanto dichiarato da Berlusconi mette l’intera famiglia dei popolari europei sotto una luce ancora più tetra per il futuro dei rapporti con Kiev: “Putin è caduto in una situazione veramente difficile e drammatica“, in cui “una missione delle due Repubbliche filorusse del Donbass è andata a Mosca da lui in delegazione, dicendogli che Zelensky ha aumentato gli attacchi contro le loro forze sui confini”. E, secondo il numero uno forzista, l’autocrate russo “è stato spinto dalla popolazione russa, dal suo partito, dai suoi ministri a inventarsi questa operazione speciale“, con riferimento proprio al modo in cui la propaganda russa impone di definire l’invasione dell’Ucraina in patria.
    Ma non è finita qui. “Le truppe russe dovevano raggiungere Kiev in una settimana, sostituire con un governo di persone per bene il governo di Zelensky e in un’altra settimana ritornare indietro”, ricorda Berlusconi, in uno dei passaggi più controversi del suo intervento. “Invece hanno trovato una resistenza imprevista e imprevedibile da parte delle truppe ucraine, che poi sono state anche foraggiate con armi di tutti i tipi da parte dell’Occidente“, con la conclusione che è quasi un’analisi ex-post del fallimento della guerra di Putin: “La situazione in Ucraina è diventata molto difficile da tenere sotto controllo, non ho capito nemmeno perché le truppe russe si sono sparse in giro per l’Ucraina, mentre secondo me dovevano soltanto fermarsi intorno a Kiev“. No comment per ora dalle fila del Partito Popolare Europeo.

    It’s shocking to hear these words. @ManfredWeber , anything to say about this ? pic.twitter.com/SdBmvxZ2zY
    — Iratxe Garcia Perez/♥️ (@IratxeGarper) September 23, 2022

    “Con l’amichevole appoggio del Partito Popolare Europeo e di Manfred Weber”, commenta con sarcasmo l’eurodeputata tedesca dei Verdi (che correrà per la co-presidenza del gruppo all’Eurocamera), Terry Reintke: “Non ho più parole, come possono i conservatori non capire che stanno commettendo un errore storico. Di nuovo”. Anche dalle fila dei liberali di Renew Europe si alzano voci scandalizzate all’indirizzo di Berlusconi: “Si comporta come un apologeta di Putin e un cattivo consigliere militare, impeditegli di mettere le mani sulle redini del potere a Roma”, attacca l’ex-capogruppo dell’Alde al Parlamento Ue ed ex-premier del Belgio, Guy Verhofstadt. Mentre il collega italiano Nicola Danti (Italia Viva) si rivolge al gruppo del Ppe – “Come può una posizione politica del genere trovare casa fra le vostre fila?” – con un affondo diretto al presidente Weber: “Con quale coraggio potete sostenere un personaggio che rilascia simili dichiarazioni? Tradisce la vostra storia e il vostro presente!”

    Cari amici del @EPP, sine ira et studio, come può una posizione politica del genere trovare casa fra le vostre fila? @ManfredWeber con quale coraggio potete sostenere un personaggio che rilascia simili dichiarazioni? Tradisce la vostra storia e il vostro presente! pic.twitter.com/4RrSuR676m
    — Nicola Danti 🇪🇺🇮🇹 (@DantiNicola) September 23, 2022

    Pioggia di critiche al presidente del Ppe, Manfred Weber, per l’intervento “scioccante” del presidente di Forza Italia (della famiglia politica europea dei popolari) sulle motivazioni che hanno spinto l’autocrate russo ad attaccare il Paese e sullo sviluppo dell’offensiva militare

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    Caso Navalny, Russia vieta l’ingresso nel Paese a David Sassoli e altri sette funzionari europei per ritorsione alle sanzioni

    Bruxelles – Il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, e la vicepresidente della Commissione europea, Vera Jourova, sono tra le otto cariche pubbliche dell’UE a cui oggi (30 aprile) la Russia ha vietato l’ingresso nel Paese, in risposta all’introduzione “del 2 e 22 marzo di quest’anno di misure restrittive del Consiglio dell’UE nei confronti di sei cittadini russi” per il caso dell’avvelenamento dell’oppositore russo Alexei Navalny. “L’Unione Europea continua la politica di misure restrittive unilaterali illegittime contro i cittadini e le organizzazioni russe”, si legge nel comunicato del ministero Esteri russo che ha informato delle sanzioni.
    Ferma condanna di Parlamento europeo, Commissione e Consiglio della “decisione odierna delle autorità russe di vietare l’ingresso nel territorio russo a otto cittadini dell’Unione europea. Questa azione è inaccettabile”, scrivono in una nota congiunta i tre presidenti David Sassoli, Ursula von der Leyen e Charles Michel. La definiscono “priva di qualsiasi giustificazione giuridica ed è del tutto priva di fondamento. Si rivolge direttamente all’Unione europea, non solo alle persone interessate. Questa decisione è l’ultima e sorprendente dimostrazione di come la Federazione russa abbia scelto di confrontarsi con l’UE invece di accettare di correggere la traiettoria negativa delle nostre relazioni bilaterali”. Lasciano aperta la possibilità di adottare misure appropriate in risposta alla decisione delle autorità russe.
    “A quanto pare, non sono il benvenuto al Cremlino? Lo sospettavo un po ‘… Nessuna sanzione o intimidazione fermerà il Parlamento o me dalla difesa dei diritti umani, della libertà e della democrazia. Le minacce non ci zittiranno. Come ha scritto Tolstoj, non c’è grandezza dove non c’è verità”, ha scritto Sassoli in un tweet.

    Apparently, I’m not welcome at the Kremlin? I had suspected it a bit… No sanctions or intimidation will stop the @Europarl_EN or me from defending human rights, freedom, and democracy. Threats will not silence us. As Tolstoy wrote, there is no greatness where there is no truth.
    — David Sassoli (@EP_President) April 30, 2021

    Gli altri sei nomi sono Ivars Abolins, presidente del Consiglio nazionale della Lettonia per i media elettronici; Maris Baltins, direttore del Centro statale per il linguaggio della Lettonia; Jacques Maire, membro della delegazione della Francia all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa; Jörg Raupach, capo della procura di Berlino; Osa Scott, capo del laboratorio di chimica, biologia, radiazioni e sicurezza nucleare dell’istituto di ricerca di difesa della Svezia; Ilmar Tomusk, capo del dipartimento per il linguaggio dell’Estonia. Da Mosca usano toni durissimi. “Questa pratica è contraria alla Carta delle Nazioni Unite e alle norme fondamentali del diritto internazionale”, prosegue il comunicato.
    “Tutte le nostre proposte per risolvere eventuali problemi che sorgono tra Russia e Ue nella modalità del dialogo professionale diretto vengono costantemente ignorate o respinte”, ha sottolineato il ministero. Secondo Mosca le sanzioni dell’Unione europea “non lasciano dubbi sul fatto che il loro vero obiettivo sia frenare ad ogni costo lo sviluppo del nostro Paese e imporre il loro concetto unilaterale di un ‘ordine mondiale basato su regole’ che mina il diritto internazionale. Lanciare una sfida aperta all’indipendenza della politica estera e interna russa. Questo viene fatto apertamente e deliberatamente. E, naturalmente, con la conoscenza e l’incoraggiamento degli Stati Uniti, che non nascondono il loro interesse a trasformare l’Europa in un’arena di acuto confronto geopolitico”, ha osservato il ministero.
    Appena due giorni fa, in Parlamento europeo il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, aveva parlato di tensioni crescenti tra Russia e Occidente, con continue tattiche intimidatorie da parte di Mosca: dal caso Navalny, prima avvelenato e poi incarcerato; alle truppe ammassate al confine con l’Ucraina (poi ritirate) o ancora la crisi diplomatica con la Repubblica Ceca dopo l’accertamento di alcune azioni spionistiche russe. Mentre l’Unione Europea si è detta impegnata a non voler “alimentare ulteriormente una dinamica di escalation” se anche si dice decisa “a non accettare tattiche intimidatorie” da parte di Mosca alle quali “dobbiamo rispondere se accadono”, ha precisato Borrell. Ora è il momento di non lasciare
    Le reazioni
    Da Bruxelles si è mossa nell’immediato un’ondata di messaggi di solidarietà verso Sassoli e Jourova per le sanzioni. “Tanto ingiustificate quanto inutili”, afferma il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni.

    Solidarietà a @DavidSassoli @VeraJourova e altri esponenti europei colpiti da sanzioni russe. Tanto ingiustificate quanto inutili.
    — Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) April 30, 2021

    “La mia totale solidarietà al Presidente Sassoli per la decisione delle autorità russe di vietare l’ingresso suo e di altri rappresentanti in Russia, come risposta alle #sanzioni per il caso Navalny. Non ci pieghiamo alle minacce. Grazie David per il tuo coraggio”, scrive Brando Benifei, capo delegazione del Partito Democratico all’Europarlamento. “Serve ora una reazione ferma e decisa di tutte le istituzioni per questo atto ostile e ingiustificato”, afferma l’eurodeputata S&D, Pina Picerno, a cui fa eco anche Patrizia Toia, che parla di “inaccettabile decisione con cui il governo russo vuole limitare l’ingresso di Sassoli e degli altri rappresentanti in Russia, dopo che l’UE si è schierata a favore di Navalny. Solidarietà al Presidente: saremo sempre dalla parte dei diritti e della libertà”. “Le minacce russe non saranno mai più forti della nostra libertà”, commenta anche l’eurodeputato Nicola Danti (Italia Viva). “Presidente Putin, può sanzionare tutti i deputati che vuole, ma non ci zittirà. Piena solidarietà da parte del Partito popolare europeo”, scrive su twitter il capogruppo, Manfred Weber. Solidarietà al presidente del Parlamento Europeo e agli altri rappresentanti Ue che viene espressa anche dalla delegazione della Lega all’Europarlamento, dentro al gruppo Identità e Democrazia. “Le sanzioni ingiustificate e le intimidazioni non sono la risposta per normalizzare i rapporti e aiutare il dialogo”, scrive in una nota.
    Solidarietà che arriva anche da Roma. “Un gesto di ostilità incomprensibile, non compatibile con i valori della democrazia europea e con i principi del diritto internazionale”, commenta il presidente della Camera, Roberto Fico. “Nessuna intimidazione verso lui e altre autorità europee può essere tollerata. Il Parlamento UE è il cuore della nostra democrazia liberale. Chi attacca David Sassoli attacca l’Europa”, scrive il Sottosegretario con delega agli affari europei, Enzo Amendola.

    Ferma condanna dell’Unione Europea: “Azione inaccettabile”, scrivono i tre presidenti Sassoli, von der Leyen e Michel. Colpita anche la vicepresidente della Commissione per i Valori e la Trasparenza, Vera Jourova, insieme alle altre sei cariche pubbliche. Per Mosca le sanzioni dell’UE mirano a frenare ad ogni costo lo sviluppo “del nostro Paese”