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    Iran, per il Parlamento europeo i Pasdaran sono un’organizzazione terroristica

    Bruxelles – Il Parlamento Ue ha chiesto di inserire il Corpo dei Guardiani della Rivoluzione, i pasdaran iraniani, nell’elenco delle organizzazioni terroristiche stilato dall’Unione europea. L’emendamento proposto dall’eurodeputata polacca Anna Fotyga, a nome del gruppo dei Conservatori e Riformisti (ECR), alla relazione del vicepresidente del Partito Popolare europeo (PPE), David McAllister, sull’attuazione della politica estera e di sicurezza comune Ue, è stato approvato all’emiciclo di Strasburgo con 598 voti a favore, 9 contrari e 31 astenuti.
    Una maggioranza schiacciante, che segna così un nuovo punto di non ritorno nelle relazioni tra l’aula di Bruxelles e le autorità di Teheran: equiparare le Guardie della rivoluzione (IRGC), il corpo armato istituito nel 1979 dall’ayatollah Khomeini per difendere le istituzioni islamiche, a una milizia terroristica, significa delegittimare un organo statale e in definitiva il regime stesso dei mullah. Nel testo approvato oggi (18 gennaio), il Parlamento “invita l’Unione e i suoi Stati membri a includere l’IRGC nell’elenco dei terroristi stilato dall’UE sulla base delle sue attività terroristiche, della repressione nei confronti dei manifestanti e della fornitura di droni alla Russia”. Per i deputati europei i Pasdaran sono dunque responsabili della feroce repressione delle proteste che infiammano nel Paese da ormai 4 mesi: repressione che, secondo l’ultimo bollettino pubblicato dalla ong Iran Human Rights, ha provocato almeno 481 vittime, di cui 64 bambini e 35 donne.
    Roberta Metsola – Voting session, 18/01/23
    Ripercorrendo gli ultimi giorni, l’endorsement era arrivato anche dalla presidente dell’eurocamera, Roberta Metsola, che lunedì aveva partecipato a una marcia in solidarietà al popolo iraniano a Strasburgo e che in apertura alla plenaria aveva dichiarato: “Le persone in strada in Iran stanno facendo la storia e noi saremo al loro fianco”. Metsola, lo scorso 23 novembre, aveva già sancito la sospensione temporanea del dialogo tra gli europarlamentari e gli omologhi dell’assemblea islamica di Teheran, a causa delle misure restrittive che l’Iran aveva indetto contro alcuni membri del Parlamento Ue.
    L’eurocamera, che ha ribadito un’altra volta “il proprio sostegno al movimento di protesta pacifica insorto in tutto il Paese” e si è definita “sconvolta dall’uso sfrenato e sproporzionato della forza da parte della polizia e delle forze di sicurezza iraniane”, non è la prima istituzione occidentale che propone di inserire nelle proprie liste nere le Guardie della rivoluzione islamica: nel 2019 gli Stati Uniti di Trump, nel giro di qualche settimana potrebbe essere il turno del Regno Unito.

    L’aula di Strasburgo ha approvato con una maggioranza schiacciante la relazione con cui “invita l’Unione e gli Stati membri a includere le Guardie della Rivoluzione nell’elenco dei terroristi stilato dall’UE”. I Pasdaran sarebbero responsabili di almeno 481 vittime dall’inizio delle proteste

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    Per l’Ue l’accordo sul nucleare iraniano “non è morto”, Borrell ancora impegnato nelle trattative con Teheran

    Bruxelles – L’accordo sul nucleare iraniano “non è morto”, ma sicuramente non gode di ottima salute. L’Unione europea, che nella figura dell’Alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, è coordinatore dell’intesa per limitare il programma nucleare di Teheran, non nasconde le enormi difficoltà a portare avanti le già complicate negoziazioni tra i Paesi firmatari dell’accordo, ora che la Repubblica islamica si sta rendendo protagonista di strappi sempre più profondi con la comunità internazionale.
    “La brutale repressione contro i manifestanti, l’esecuzione barbara delle condanne a morte e il supporto militare all’invasione russa dell’Ucraina sono questioni che stanno ulteriormente complicando il dialogo”, ha ammesso il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), Peter Stano. Le trattative sul JCPOA (Joint Comprehensive Plan of Action), l’accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015 a Vienna dall’Unione europea, dall’Iran e dal gruppo dei 5+1 (Stati Uniti, Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Germania), non hanno mai avuto vita facile: messe in stand-by nel 2018, quando gli Stati Uniti dell’allora presidente Donald Trump decisero unilateralmente di ritirarsi, sono riprese lentamente durante il 2021 grazie al cambio di amministrazione a Washington, ma proprio il presidente statunitense, Joe Biden, avrebbe recentemente dichiarato, durante un comizio elettorale lo scorso dicembre, che “il JCPOA è morto”. Un’affermazione inequivocabile, che la Casa Bianca non ha smentito.
    L’incontro tra Hossein Amir-Abdollahiane Josep Borrell, 20/12/22 (Photo by Khalil MAZRAAWI / AFP)
    Per Bruxelles, che si è storicamente presa carico dello sforzo diplomatico per avvicinare le parti, “l’accordo non è morto, ma nella situazione attuale l’obiettivo è cercare di rompere lo stallo”: il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, dopo aver incontrato in un bilaterale lo scorso 20 dicembre il ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amirabdollahian, aveva affermato di essersi trovato d’accordo con la controparte iraniana sulla necessità di “mantenere aperta la comunicazione e ripristinare il JCPOA sulla base dei negoziati di Vienna”, ma la situazione nel Paese sta precipitando giorno dopo giorno. Ultimo in ordine di tempo, due giorni fa il procuratore generale del governo teocratico, Mohammad Jafar Montazeri, ha dato il via libera all’esecuzione capitale dell’ex viceministro della difesa Alireza Akbari, che aveva doppia nazionalità anglo-iraniana, accusato di spionaggio per conto dell’intelligence britannica.
    Roberta Metsola, manifestazione per l’Iran 16/1/23
    Il Regno Unito, anche in risposta all’impiccagione di Akbari, sta velocizzando le procedure per inserire il corpo militare iraniano delle Guardie della Rivoluzione nella lista nazionale delle organizzazioni terroristiche, e ha già richiamato in patria il proprio ambasciatore a Teheran: simili richieste potrebbero essere formulate anche dal Parlamento europeo, che si riunisce oggi a Strasburgo e che ha in programma proprio una discussione con Josep Borrell sulla risposta europea alle atrocità commesse dal regime dei mullah. La presidente dell’eurocamera, Roberta Metsola, ha aperto la sessione plenaria chiedendo alla comunità internazionale di “rispondere con fermezza al terrore perpetrato dal regime” e ribadendo la necessità di “fermare le Guardie della Rivoluzione e giudicare i responsabili” della feroce repressione. Metsola ha pronunciato un discorso anche fuori dal Parlamento, dove era in corso un presidio in solidarietà verso i manifestanti iraniani. L’Iran, ha dichiarato Peter Stano, “sarà in agenda anche al prossimo vertice dei ministri degli Esteri Ue (il 25 gennaio), stiamo osservando attentamente la situazione e siamo pronti a reagire ulteriormente”.
    Nonostante lo stato dei rapporti con l’Iran sembrerebbe giunto a un punto di non ritorno, l’Unione europea non perde le speranze di poter proseguire il dialogo almeno sul dossier relativo alle limitazioni al programma nucleare di Teheran: “Non è facile, ma Josep Borrell è in contatto regolarmente con il ministro degli Esteri iraniano e con gli altri partecipanti, siamo ancora impegnati per capire come e se riusciremo a procedere nell’accordo”, ha concluso il portavoce del Seae.

    Il portavoce del Seae, Peter Stano, ha ammesso che la situazione attuale “complica ulteriormente il dialogo”, ma lo sforzo diplomatico per riprendere le trattative del Jcpoa non è terminato. Roberta Metsola a Strasburgo chiede di “rispondere con fermezza al terrore perpetrato dal regime”

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    Iran, l’ong di Vidal-Quadras Roca chiede il ritiro degli ambasciatori Ue e indica Maryam Rajavi come alternativa democratica al regime

    Bruxelles – Richiamare gli ambasciatori dei Paesi europei in Iran e chiudere le rappresentanze di Teheran sul territorio comunitario: è quanto chiede l’ong International Committee In Search of Justice (ISJ), che dal 2014 opera a Bruxelles per contrastare il regime islamico dei mullah iraniani. Il suo presidente, l’ex numero due del Parlamento europeo Alejandro Vidal-Quadras Roca, e gli ex eurodeputati Paulo Casaca e Struan Stevenson, hanno presentato ieri (10 gennaio) il libro Iran’s Democratic Revolution, un breve volume che approfondisce le caratteristiche della repubblica teocratica e le proteste in corso dallo scorso settembre, a seguito della morte della ventiduenne Mahsa Amini.
    Presente anche l’ex senatrice colombiana Ingrid Betancourt, che nel 2002 fu rapita in patria dalle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) e liberata dopo 6 anni di prigionia. È lei che per prima propone il ritiro dei rappresentanti diplomatici da Teheran e la chiusura delle ambasciate del regime, “presidi terroristici” in Europa. Secondo Betancourt stiamo assistendo alla “prima rivoluzione al mondo condotta dalle donne e con un’agenda femminista”, e per questo sarebbero proprio le donne a dover guidare la transizione verso un regime democratico.
    Linea sposata dall’ong di Vidal-Quadras Roca, che ha indicato Maryam Rajavi, leader del National Council of Resistance of Iran (NCRI), come unica guida credibile per immaginare un Iran del futuro democratico, stabile e forte. La 69enne di Teheran, che nel 1982 ha perso una sorella per mano del regime dell’allora ayatollah Khomeini, è un’attivista politica da ormai mezzo secolo ed è conosciuta in tutto il Paese. “C’è bisogno di una faccia che tutti riconosciamo”, ha affermato Vidal-Quadras, secondo cui “l’alternativa deve essere iraniana, non può essere inventata a tavolino dall’Occidente”. Ma non solo: l’alternativa al regime teocratico deve avere un piano d’azione concreto. Anche qui, ISJ converge sul programma politico presentato da Rajavi, 10 punti per traghettare l’Iran fuori dall’oppressivo governo religioso, che prevedono tra gli altri l’uguaglianza di genere, la separazione tra Stato e religione, libertà di culto e la tutela delle minoranze etniche.
    Ingrid Betancourt ha speso alcune parole sul caso dell’operatore umanitario belga Olivier Vandecasteele, incarcerato a Teheran e condannato a 40 anni di carcere e 74 frustate con l’accusa di spionaggio. Il regime iraniano vorrebbe uno scambio di prigionieri con il diplomatico Assadollah Assadi, che sta scontando in Belgio una pena di 20 anni per terrorismo: secondo l’ex ostaggio delle FARC colombiane, Bruxelles non dovrebbe cedere alle richieste della dittatura islamica, ma cercare altre soluzioni per la liberazione di Vandecasteele, come il pagamento di un riscatto in denaro o la chiusura di qualsiasi dossier sull’Iran per mettere pressione al regime.

    L’International Committee in Search of Justice ha presentato a Bruxelles il libro Iran’s Democratic Revolution, in cui indica la leader del National Council of Resistance of Iran come unica alternativa credibile per una transizione democratica a Teheran. L’ong chiede anche l’espulsione di tutti i diplomatici iraniani dal territorio Ue

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    Sono in arrivo nuove sanzioni Ue contro la Bielorussia per il supporto alla guerra russa in Ucraina

    Bruxelles – L’annuncio è arrivato direttamente dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. “Presenteremo una nuova tornata di sanzioni contro la Bielorussia per rispondere al suo ruolo nella guerra russa in Ucraina”, è la secca anticipazione nell’intervento della leader dell’esecutivo comunitario durante la conferenza stampa di presentazione della terza dichiarazione congiunta Ue-Nato di oggi (10 gennaio).
    Da sinistra: Alexander Lukashenko e Vladimir Putin
    Parlando di “tutto ciò che è in nostro potere per supportare il coraggioso popolo ucraino”, per la numero uno della Commissione è cruciale non solo “mantenere la pressione sul Cremlino per tutto il tempo necessario con un duro regime di sanzioni”, ma anche “estendere queste sanzioni contro chi sostiene militarmente la guerra russa“, ha promesso von der Leyen.
    Nei fatti è una risposta a distanza di (molti) mesi alle richieste degli eurodeputati per un adeguamento delle misure restrittive contro il regime di Alexander Lukashenko a quelle già applicate contro Mosca, che sono già arrivate a nove pacchetti di sanzioni. Oltre alla Bielorussia, tra i Paesi terzi che sostegno attivamente la Russia nella sua invasione dell’Ucraina c’è anche l’Iran, ha precisato la stessa von der Leyen. Non è esplicito l’arrivo di nuove sanzioni per Teheran – come lo è stato invece per Minsk – ma il riferimento lascia comunque intendere che nel prossimo futuro a Bruxelles si potrebbe andare nella stessa direzione anche per contro l’Iran.

    “The EU will keep supporting the Ukrainian people and pressing against Russia’s imperial war.
    We will extend sanctions to those who militarily support Russia’s war, such as Belarus and Iran.”
    — President @vonderleyen #StandWithUkraine pic.twitter.com/uxWiHjkNfD
    — European Commission 🇪🇺 (@EU_Commission) January 10, 2023

    Le sanzioni a Bielorussia e Iran
    Le istituzioni comunitarie hanno riconosciuto sin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina il ruolo della Bielorussia come supporto per gli attacchi russi da nord e, proprio per questa ragione, hanno incluso decine di esponenti del regime di Lukasehnko e hanno rinvigorito l’embargo supotassio, acciaio, combustibili e trasporti bielorussi. L’azione della Bielorussia ha permesso alle truppe e alle armi russe di muoversi attraverso il suo territorio, di utilizzare il suo spazio aereo, di rifornirsi di carburante e di immagazzinare munizioni militari, ma è stata cruciale anche la decisione di abbandonare lo status di Paese non-nucleare, attraverso un referendum-farsa. Al momento un totale di 195 persone e 35 entità è interessato dalle misure restrittive dell’Ue – compreso lo stesso Lukasehnko e il figlio Viktor, consigliere per la Sicurezza Nazionale – anche per la repressione delle manifestazioni pacifiche dopo l’esito truccato delle elezioni presidenziali dell’agosto 2020.
    Da sinistra: l’ayatollah Ali Khamenei e Vladimir Putin (credits: Alexandr Demyanchuk / SPUTNIK / AFP)
    Rimane alta l’attenzione delle istituzioni comunitarie anche sul supporto dell’Iran all’aggressione armata russa dell’Ucraina. Da ottobre la Repubblica Islamica invia droni kamikaze, armi e addestratori in Crimea, per rendere più efficaci i bombardamenti del Cremlino sulle città e le infrastrutture civili ucraine, macchiandosi di corresponsabilità negli attacchi con droni Shahed 136 a guida Gps che possono volare per oltre duemila chilometri. Tra il 20 ottobre e il 12 dicembre dello scorso anno sette individui e cinque entità sono stati inseriti per questo motivo nella lista delle misure restrittive dell’Unione, tra cui il capo di Stato maggiore delle forze armate e il capo del comando Uav della forza aerospaziale del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche. A questo si aggiungono 60 individui e 8 entità tra il 17 ottobre e il 15 dicembre per la repressione delle proteste interne e le sentenze di pena di morte pronunciate ed eseguite contro i manifestanti pacifici che chiedono un rinnovamento del regime teocratico.

    Lo ha anticipato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, parlando di “tutto ciò che è in nostro potere per supportare il coraggioso popolo ucraino”. Bruxelles punta il dito anche contro l’Iran: “Estenderemo queste sanzioni contro chi sostiene militarmente” il Cremlino

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    Arresti e condanne a morte, convocato l’ambasciatore iraniano presso l’Ue

    Bruxelles – Basta repressioni, basta arresti e condanne a morte. La situazione in Iran ha passato il limite, e l’Unione europea ha voluto ribadirlo una volta di più al governo di Teheran convocando l’ambasciatore delle repubblica islamica presso l’Ue. A nome dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, il segretario generale del Servizio per l’azione esterna (Seae), Stefano Sannino, ha invitato nei suoi uffici il massimo diplomatico iraniano a Bruxelles.
    Hossein Dehghani è stato convocato a seguito dell’esecuzione di Mohammad Mehdi Karami e Seyyed Mohammad Hosseini, del 7 gennaio scorso, dopo essere arrestati e condannati a morte in relazione alle proteste in corso in Iran. Proteste a cui il regime degli Ayatollah ha risposto e continua a rispondere con il pugno duro, tanto che per questo l’Ue ha già varato sanzioni a ottobre, per poi inasprirle il mese successivo.
    Sannino, a nome dell’Ue, ha ribadito l’appello alle autorità iraniane per uno stop immediato della pratica “condannabile” e per questo condannata di imporre ed eseguire condanne a morte nei confronti dei manifestanti. E’ stato inoltro rivolto l’invito ad “annullare senza indugio le recenti condanne a morte già pronunciate nel contesto delle proteste in corso e di garantire un giusto processo a tutti i detenuti”, fa sapere il Seae.
    E’ quest0 l’ultimo atto in ordine di tempo di una crisi diplomatica tra Bruxelles e Teheran che ha visto nella sospensione delle relazioni tra Parlamento europeo e parlamentari iraniani una prima dimostrazione del deterioramento dei rapporti.

    Richiamato dal segretario generale del Servizio per l’azione esterna, Stefano Sannino: “Basta condanne, e annullare tutte le decisioni prese”

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    Iran, bilaterale tra Borrell e il ministro degli esteri di Teheran a causa del “deterioramento dei rapporti” con l’Ue

    Bruxelles – Un incontro vis à vis, dopo i ripetuti colloqui telefonici delle ultime settimane. L’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e il Ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, hanno sfruttato la seconda conferenza di Baghdad per la cooperazione e il partenariato per discutere in un bilaterale le forti divergenze che allontanano sempre di più Bruxelles e Teheran. La brutale repressione delle proteste interne messa in atto dal regime dell’ayatollah Khamenei, la vendita di droni militari alla Russia, la trattativa decennale sul nucleare iraniano: questi i temi sollevati da Borrell a margine del summit regionale, che si è tenuto oggi (20 dicembre) nella capitale del regno di Giordania, Amman.

    Necessary meeting w Iranian FM @Amirabdolahian in Jordan amidst deteriorating Iran-EU relations Stressed need to immediately stop military support to Russia and internal repression in IranAgreed we must keep communication open and restore #JCPOA on basis of Vienna negotiations
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) December 20, 2022

    Un faccia a faccia “reso necessario a causa del deterioramento delle relazioni Ue-Iran“, ha dichiarato in un tweet il capo della diplomazia europea: negli ultimi mesi la Repubblica islamica e le istituzioni europee si sono sfidate a colpi di sanzioni, in un’escalation che ha toccato il punto più alto con la decisione, presa lo scorso 23 novembre dalla presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, di interrompere qualsiasi contatto tra gli europarlamentari e i loro omologhi di Teheran.
    Come ha ribadito il portavoce della Commissione europea responsabile per gli Affari esteri, Peter Stano, l’Iran “è entrato nell’agenda degli ultimi tre vertici dei 27 ministri degli Esteri Ue”, dato significativo per capire i venti che soffiano a Bruxelles sul dossier iraniano. Nell’ultimo Consiglio Affari esteri Ue, il 12 dicembre, i 27 Paesi membri hanno deciso di aggiungere alle misure restrittive anche gli alti gradi dei Pasdaran, le guardie della Rivoluzione islamica, e l’emittente televisiva statale del regime, l’Irib: ora nella lista nera di Bruxelles figurano ben 155 individui e 12 entità, soggetti al congelamento dei beni e al divieto di viaggio in territorio Ue.
    Peter Stano ha assicurato che “in ogni meeting con i partner l’Ue si prende tutto il tempo necessario per veicolare i propri messaggi”: sempre su twitter, Borrell ha reso noto di aver insistito affinché Teheran metta fine immediatamente al supporto militare al Cremlino e alla brutale repressione interna, che, secondo l’ultimo bollettino dell’ong Iran Human Rights, ha già provocato 469 vittime, tra cui 63 minori e 32 donne.
    Le trattative sul nucleare iraniano
    L’Alto rappresentante Ue avrebbe cercato di lavorare i fianchi di Amirabdollahian anche su un terzo punto: la ripresa dei dialoghi sul JCPOA (Joint Comprehensive Plan of Action), l’accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015 a Vienna dall’Unione europea, dall’Iran e dal gruppo dei 5+1 (Stati Uniti, Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Germania), messo in stand-by nel 2018, quando gli Stati Uniti dell’allora presidente Donald Trump hanno deciso unilateralmente di ritirarsi. “Ci siamo trovati d’accordo nel mantenere aperta la comunicazione e ripristinare il JCPOA sulla base dei negoziati di Vienna”, ha dichiarato ancora Borrell.
    Le trattative sull’intesa, che pone significative restrizioni al programma nucleare iraniano in cambio della cessazione delle sanzioni economiche imposte dalle Nazioni Unite a Teheran, sono lentamente riprese a novembre 2021 grazie al cambio di amministrazione a Washington, ma lo sforzo diplomatico per avvicinare le parti è soprattutto a carico di Bruxelles: come ha sottolineato il portavoce Peter Stano, “Borrell è il coordinatore del JCPOA, quindi è logico che incontri tutte le parti dell’accordo, specialmente nel momento in cui si cerca di riportare l’intesa a un pieno funzionamento”.

    Il capo della diplomazia europea ha incontrato Hossein Amirabdollahian a margine della seconda conferenza di Baghdad per la cooperazione e il partenariato: sul tavolo la violenta repressione delle proteste nel Paese, il sostegno militare di Teheran al Cremlino e la ripresa dei dialoghi sul programma nucleare iraniano

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    Il Consiglio Europeo dà l’ok alle sanzioni all’Iran e chiede di “annullare immediatamente” le esecuzioni capitali

    Bruxelles – I 27 leader dell’Ue danno il loro beneplacito alle sanzioni contro il regime in Iran, approvate lo scorso 12 dicembre al Consiglio Affari Generali. Lo scambio di opinioni tra i capi di Stato e di governo sulla situazione nella Repubblica Islamica è durato poco, il tempo di ribadire la “ferma condanna alle sentenze di pena di morte pronunciate ed eseguite recentemente nel contesto delle proteste in corso in Iran” e di chiedere ancora una volta “alle autorità di Teheran di terminare immediatamente questa pratica e annullare le sentenze”, come si legge nelle conclusioni del Consiglio Europeo che si è tenuto oggi (15 dicembre) a Bruxelles.
    Le sanzioni aggiuntive, che fanno seguito a quelle già decise il 17 ottobre e il 14 novembre, riguardano venti persone e un’entità: ora nella lista dei destinatari delle misure restrittive figurano 155 individui e 12 entità. Tra i nuovi sanzionati spiccano il direttore, diversi conduttori e reporter della Radio Televisione della Repubblica Islamica dell’Iran (Irib) e l’emittente statale stessa, megafono del regime, colpevole di trasmettere “confessioni estorte a detenuti, fra cui giornalisti, attivisti politici ed esponenti delle minoranze curde e arabe”. Oltre al canale media governativo, entrano per la prima volta nella lista nera gli alti gradi delle Guardie della rivoluzione, il corpo armato istituito nel 1979 dall’ayatollah Khomeini per difendere la rivoluzione islamica: i comandanti e vicecomandanti dei Pasdaran delle province iraniane sono ritenuti “responsabili della repressione violenta dei manifestanti civili”. Per tutti loro, le misure restrittive comprendono il congelamento dei beni, il divieto di viaggio nell’Ue e l’impossibilità di ricevere fondi o risorse economiche provenienti dal territorio comunitario.
    Roberta Metsola, 15/12/22
    Chi ha speso parole forti sul tema è la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, che dopo il dibattito con i 27 leader Ue ha dichiarato: “Quello che stiamo vedendo non ha precedenti, possiamo commentare il coraggio delle donne, chiedere libere elezioni, continuare a aggiungere sanzioni, ma dobbiamo anche mandare il messaggio che noi siamo con la gente che protesta”. Secondo Metsola c’è bisogno di maggiore fermezza e incisività nell’azione delle democrazie europee per fermare la repressione in corso in Iran: per questo la presidente dell’Eurocamera ha annunciato che lancerà “nei prossimi giorni una piattaforma interparlamentare con i colleghi del G7” per coordinare la risposta alle continue violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime degli ayatollah, sul modello di quelle istituite per l’Ucraina e per promuovere l’uguaglianza di genere.
    Alla voce Iran avanza parallelamente un altro dossier. Come ha sottolineato l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, prima del meeting di oggi, il nuovo pacchetto di sanzioni riguarda “sia la questione interna al Paese sulla repressione delle dimostrazioni, sia la fornitura di armi e droni alla Russia”. Il Consiglio Affari Esteri ha aggiunto altre quattro persone e quattro entità all’elenco delle misure restrittive “relative ad azioni che compromettono o minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina”, nel tentativo di fermare l’elaborazione e la fornitura di velivoli senza pilota (Uav) utilizzati dalla Russia nei bombardamenti sulle città ucraine.

    I 27 leader Ue “condannano fermamente le sentenze di pena di morte” e sostengono le misure restrittive che colpiscono gli alti gradi delle Guardie della Rivoluzione e l’emittente televisiva del regime. La presidente dell’Eurocamera Metsola vuole una piattaforma interparlamentare per coordinare l’azione Ue in difesa dei manifestanti

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    Teheran attacca la vicepresidente dell’eurocamera Pina Picierno e “l’ipocrisia occidentale”. Il Parlamento reagisce compatto

    Bruxelles – “A differenza di molti regimi occidentali che diffamano e reprimono violentemente anche i manifestanti pacifici, l’Iran ha mostrato la massima moderazione nel contrastare le rivolte”: queste le parole rivolte dal ministero degli Esteri di Teheran, in un tweet in cui accusava “l’ Occidente ipocrita che sostiene i terroristi”, alla vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, e ad altre personalità delle istituzioni europee, tra cui la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, e i ministeri degli Esteri di Francia e Austria.

    In countering riots, 🇮🇷’s shown utmost restraint & -unlike many Western regimes who smear & violently crackdown even the peaceful protesters- Iran has employed proportionate & standard anti-riot methods. The same is true for the judicial process: restraint & proportionality. 1/ pic.twitter.com/vz7dMPAiSR
    — Iran Foreign Ministry 🇮🇷 (@IRIMFA_EN) December 8, 2022

    Mohsen Shekari
    L’eurodeputata del Partito Democratico e vice di Roberta Metsola, aveva poco prima espresso su Twitter il proprio sconforto per l’impiccagione del rapper ventitreenne Mohsen Shekari, divenuto celebre in Iran per il proprio impegno politico contro il regime: quella del giovane, che era stato arrestato durante le proteste a fine settembre e da allora era detenuto nel carcere di Evin, è ufficialmente la prima esecuzione capitale del regime contro i manifestanti. “È la prima folle sentenza di morte eseguita per un manifestante in Iran. Ci troverete dalla parte della libertà, dalla parte dei manifestanti. Sempre”, ha dichiarato Picierno.
    Fin da subito le istituzioni europee hanno fatto scudo intorno alla vicepresidente Picierno: “Esprimo la mia solidarietà a Pina Picierno, l’Ue sarà sempre unita contro la pena di morte e dalla parte di tutte le donne e uomini che scendono in strada per difendere la libertà e il rispetto dei diritti umani”, ha dichiarato la presidente dell’eurocamera, Roberta Metsola. Manifestazioni di solidarietà anche dal Partito Democratico e da Camilla Laureti, subentrata a David Sassoli nella delegazione del PD a Bruxelles: “Pensare di poter intimidire Pina Picierno equivale a non conoscerla – ha twittato Laureti -, il regime iraniano, oppressivo e sanguinario, avrebbe potuto risparmiarsi questa perdita di tempo”.

    Pensare di poter intimidire @pinapicierno equivale a non conoscerla.Il regime iraniano, oppressivo e sanguinario, avrebbe potuto risparmiarsi questa perdita di tempo…A Pina il mio abbraccio e la mia solidarietà!#IranRevolution #Iran #picierno #MohsenShekari #MahsaAmini pic.twitter.com/LwkPyDVTQT
    — Camilla Laureti (@camillalaureti1) December 9, 2022

    Il ministero degli Esteri iraniano ha taggato Picierno in un tweet in cui accusa l’Occidente di sostenere i terroristi, dopo che la vicepresidente dell’eurocamera aveva condannato l’impiccagione del rapper 23enne Mohsen Shekari da parte del regime. Manifestazioni di solidarietà da Roberta Metsola e da esponenti del Pd