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Iran, ancora sanzioni dall’Ue per violazioni dei diritti umani. Più di 500 morti dall’inizio delle proteste

Bruxelles – La carneficina governativa in Iran prosegue ormai senza fare troppo rumore. Ma l’Unione Europea, a distanza di un mese dall’ultimo pacchetto di sanzioni adottato contro i responsabili della feroce repressione delle proteste, ha mandato oggi un altro “chiaro segnale” a Teheran, imponendo misure restrittive nei confronti di altre 8 persone e 1 entità della Repubblica Islamica.

Alla lunga lista sanzionatoria, che conta ora 211 individui e 35 entità, sono stati aggiunti due membri del Parlamento di Teheran, un ufficiale del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica (Irgc) e il consiglio d’amministrazione della Fondazione cooperativa Irgc, l’organismo responsabile della gestione degli investimenti della milizia governativa. I ministri degli Esteri dei 27 Paesi Ue hanno imposto misure restrittive anche nei confronti di Ariantel, fornitore di servizi mobili che ha contribuito all’architettura di sorveglianza delle telecomunicazioni delineata dal governo iraniano per reprimere il dissenso in questi mesi di proteste.

Per tutti i sanzionati è stato disposto il congelamento dei beni, i divieti di ingresso in Ue e di ricevere fondi o risorse economiche dal territorio comunitario. Inoltre, sarà impedita loro l’esportazione di apparecchiature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna e di apparecchiature per il monitoraggio delle telecomunicazioni.

Dopo oltre duecento giorni di proteste, sarebbero almeno 537 i manifestanti uccisi dalle forze governative iraniane, tra cui 48 donne e 68 minori. Come confermato dall’ultimo report di Iran Human Rights (Ihrngo), la maggior parte delle vittime risale ai primi mesi di proteste: a causa della durissima repressione messa in atto dal regime dei mullah, che da settembre 2022 ha incarcerato più di 20 mila persone e emesso condanne capitali nei confronti di centinaia di manifestanti, le dimensioni delle rivolte si stanno riducendo con il passare del tempo, e di conseguenza anche gli scontri fatali tra forze dell’ordine e manifestanti.

Per ora sono state 4 le esecuzioni di giovani manifestanti, ma secondo Ihrngo sarebbero ancora 105 i detenuti che rischiano di essere giustiziati per aver partecipato alle proteste anti-governative. In generale, Iran Human Rights ha contato già 152 esecuzioni capitali nel 2023, di cui la maggior parte per reati collegati al traffico di droga. Ma questo ricorso senza precedenti alla condanna a morte da parte del regime sarebbe una strategia per “incutere timore” nel Paese, ha dichiarato il direttore dell’ong, Mahmood Amiry-Moghaddam, convinto inoltre che il governo teocratico avrebbe giustiziato ancora più persone se non fosse stato per “le reazioni internazionali alle condanne a morte contro i manifestanti”, che hanno “reso difficile per la Repubblica Islamica procedere” con le uccisioni.

I ministri degli Esteri Ue hanno adottato misure restrittive nei confronti di altri 8 individui e 1 entità responsabili della brutale repressione delle proteste. Secondo l’ong Iran Human Rights, Teheran avrebbe giustiziato ancora più persone se non fosse stato per le reazioni della comunità internazionale


Source: https://www.eunews.it/category/politica-estera/feed


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