More stories

  • in

    “Sogno Georgiano in verità è il sogno russo”. Strasburgo accoglie l’opposizione liberale europeista

    Bruxelles – Da un Parlamento filo-russo a un Parlamento che sta cercando di fornire tutto il supporto possibile ai cittadini e ai giovani europeisti che aspirano all’adesione all’Unione. “Non abbiamo chiesto noi alla Georgia di unirsi, ma se vuole farlo, questo è il percorso da seguire per andare avanti con l’integrazione”, ha messo in chiaro senza troppi giri di parole l’eurodeputato lituano Petras Auštrevičius (Renew Europe), ospitando nella giornata di ieri (23 aprile) nell’Aula di Strasburgo Nika Gvaramia, leader del nuovo partito Ahali (che significa proprio ‘Nuovo’) e una delle figure politiche di opposizione più attese alle elezioni del 26 ottobre. “Abbiamo ricevuto una lettera dalle opposizioni in Parlamento che chiedono di prendere misure contro chi porta avanti legislazioni sul modello russo, ci sarà una risposta con una risoluzione”, ha confermato il membro della commissione per gli Affari esteri (Afet) dell’Eurocamera.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 9 aprile 2024 (credits: Vano Shlamov / Afp)La questione urgente sul tavolo è il controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, voluto già lo scorso anno dal partito al potere Sogno Georgiano e messo in stallo fino dopo l’ondata oceanica di proteste del marzo 2023. Con un leggero emendamento al testo, a inizio aprile la legge è stata ripresentata dal governo: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovrebbero registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ (non come ‘agente di influenza straniera’, così come in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Da settimane è altissima la tensione dentro e fuori il Parlamento di Tbilisi, dove il progetto è già stato approvato in prima lettura e ora si attende il voto definitivo per il 17 maggio. Nuove manifestazioni organizzate dalle opposizioni unite e dalle organizzazioni della società civile hanno visto la partecipazione di decine di migliaia di cittadini – e stanno continuando da giorni in modo spontaneo – per ribadire la contrarietà a un progetto legislativo che minerebbe il percorso di adesione della Georgia all’Unione Europea, nonostante lo status di Paese candidato ricevuto il 14 dicembre 2023 dal Consiglio Europeo.A Bruxelles e Strasburgo non si nasconde più cosa implicherebbe l’entrata in vigore della legge di ispirazione filo-russa. “Non ci sarebbe più la possibilità di aprire i negoziati di adesione, perché questa legge rompe con i valori dell’Unione“, ha spiegato senza troppi giri di parole l’eurodeputata Viola von Cramon-Taubadel (Verdi/Ale), che nel corso del dibattito in Aula nel tardo pomeriggio di ieri – al termine della visita di Gvaramia – ha attaccato dall’emiciclo dell’Eurocamera il governo di Irakli Kobakhidze e il partito al potere guidato dall’ex-premier Irakli Garibashvili: “Sogno Georgiano in verità è il sogno russo”. Ovvero che la Georgia non entri nell’Unione Europea e che ritorni nella sfera di influenza di Mosca. In attesa del voto di domani (25 aprile) sulla risoluzione ad hoc che chiuderà un’ultima sessione plenaria del Parlamento Europeo – prima delle elezioni di giugno – particolarmente sensibile agli eventi in corso a Tbilisi, l’eurodeputata tedesca ha ribadito che “siamo professionisti e seguiamo da vicino cosa sta succedendo, Sogno Georgiano non riuscirà a renderci ciechi sui loro progetti“.Il leader del partito di opposizione georgiano Ahali, Nika Gvaramia, al Parlamento Europeo (23 aprile 2024)È proprio per questo motivo che a Strasburgo è stato accolto uno dei leader più noti dell’opposizione georgiana: ex-ministro tra il 2008 e il 2009 sotto l’allora presidente anti-russo Mikheil Saakashvili, condannato nel 2022 per abuso di potere (sentenza politicamente motivata secondo Ue e Stati Uniti) e poi graziato dalla presidente in carica, Salomé Nino Zourabichvili, e dall’11 marzo alla guida nel nuovo partito liberale di cento-destra Ahali. “Il partito al governo continua ad allinearsi al Cremlino per perseguire i suoi interessi e con misure anti-democratiche sta bloccando le raccomandazioni della Commissione Europea“, è la denuncia di Gvaramia, che ha collegato il controverso progetto di legge al voto il 17 maggio alla tornata elettorale di questo autunno: “L’adozione della legge russa eliminerebbe di fatto i cani da guardia del potere che non vogliono registrarsi come ‘agenti stranieri’, creando gravi problemi di legittimità” nel risultato di elezioni “cruciali in prospettiva storica”. Non a caso le opposizioni europeiste unite chiedono “sostanziali missioni internazionali di osservazione elettorale”, non solo per “assicurare l’integrità del processo di voto” ma anche per “garantire il cammino democratico” del Paese.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 17 aprile 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)Al progetto legislativo sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ c’è poi da ricordare quello che Gvaramia definisce “la legge russa numero due”, ovvero quella sulla tassazione che “avvantaggia gli oligarchi e aumenta il capitale di influenza russa nel nostro Paese”. Una legge che secondo la denuncia del politico di opposizione “renderebbe la Georgia il luogo dove riciclare il denaro sporco russo e nascondere gli asset degli oligarchi sanzionati“. Di qui la richiesta alle istituzioni Ue di “prendere una posizione forte”, come sarà richiesto nella risoluzione del Parlamento Europeo (si attende un ampio sostegno dai conservatori ai socialdemocratici, dai popolari e liberali ai Verdi): sanzioni individuali per chi sostiene progetti di legge di ispirazione filo-russi. A partire dal fondatore di Sogno Georgiano, l’oligarca Bidzina Ivanishvili, che già compare in una risoluzione non vincolante del 2022 dell’Eurocamera. “Come ha detto Jean Monnet, non siamo né ottimisti né pessimisti, siamo determinati” nel riportare la Georgia “nella sua famiglia di appartenenza, l’Europa e l’Unione Europea”, ha rivendicato Gvaramia: “Dobbiamo vincere le elezioni e cambiare la situazione in Georgia per ottenere l’adesione all’Unione Europea, è quello che ci chiedono i giovani e non abbiamo nessun diritto di impedirglielo“.Il complesso rapporto tra Ue e GeorgiaLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo di tendenze filo-russe, lo  stesso che ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino. Nel corso degli ultimi due anni si sono registrati diversi episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano: nel maggio 2023 sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica Zourabichvili per una serie di viaggi nell’Unione Europea che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.Ma la popolazione georgiana da anni dimostra di non condividere la direzione assunta da Sogno Georgiano e anche per questo motivo saranno cruciali le elezioni per il rinnovo del Parlamento il 26 ottobre. A cavallo della decisione di Bruxelles nel giugno 2022 di non concedere per il momento alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo (senza seguito da parte dell’esecutivo allora guidato da Garibashvili). I tratti comuni evidenziati a partire da queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Un anno più tardi sono scoppiate le dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che hanno portato all’accantonamento temporaneo del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, almeno fino agli eventi di questa primavera.In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.

  • in

    In Georgia continuano da giorni le proteste organizzate e spontanee contro la legge sugli agenti stranieri

    Bruxelles – È infuocata la strada che porterà al voto del Parlamento della Georgia sul controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, come ultimo atto del partito al potere Sogno Georgiano prima del ritorno alle urne il 26 ottobre. Da quattro giorni si stanno svolgendo ininterrottamente enormi proteste nella capitale Tbilisi – più precisamente su viale Rustaveli, su cui si affaccia la sede del Parlamento – animate da decine di migliaia di manifestanti che si oppongono a una legge molto simile a quella in vigore nella vicina e temuta Russia. E da Bruxelles tutte le istituzioni Ue si sono schierate nuovamente dalla parte dei cittadini georgiani e delle loro aspirazioni di fare ingresso un giorno nell’Unione, esattamente come successo un anno fa.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 17 aprile 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)Dopo il primo ritorno nelle piazze all’inizio della scorsa settimana, la protesta si è allargata a oltre diecimila manifestanti lunedì (15 aprile) per diventare la più grande di sempre in Georgia solo due giorni più tardi, quando i deputati georgiani hanno adottato in prima lettura il progetto di legge leggermente emendato rispetto a quello proposto – e poi ritirato a causa delle manifestazioni popolari oceaniche – nel marzo del 2023. Secondo il controverso progetto di legge tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovranno registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ e non più come ‘agente di influenza straniera’ (così è in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Per i gruppi pro-democrazia di opposizione nel Paese la sostanza non cambia rispetto a un anno fa e per questo, in corrispondenza dell’appuntamento in Parlamento di questa settimana, hanno deciso di convocare la popolazione in piazza. Dopo tre giorni di proteste organizzate, ieri sera (18 aprile) migliaia di cittadini georgiani sono tornati spontaneamente in viale Rustaveli per dimostrare quanto sia sentita la questione del percorso verso l’adesione all’Unione Europea e nonostante episodi di violenza da parte delle forze dell’ordine.“Siamo preoccupati per le notizie che riportano l’uso della forza da parte della polizia antisommossa per disperdere i manifestanti che dimostrano contro il controverso progetto di legge“, è la denuncia comune dei principali eurodeputati competenti sulla Georgia (il presidente della commissione Affari esteri, David McAllister, la presidente della delegazione per le relazioni con il Caucaso meridionale, Marina Kaljurand, e il relatore permanente per la Georgia, Sven Mikser). I tre membri del Parlamento Ue hanno messo in chiaro che “il diritto alle proteste pacifiche è un diritto fondamentale e deve essere rigorosamente rispettato, soprattutto in un Paese che aspira all’adesione all’Ue”. Proprio a questo proposito la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ viene definita “un attacco ai media indipendenti e alle organizzazioni della società civile”, che non solo “è incompatibile con i valori e i principi democratici dell’Ue” ma mette anche “a rischio l’integrazione euro-atlantica del Paese”. Lo stesso era stato evidenziato pochi giorni fa con un duro monito anche dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel: “Porterà la Georgia più lontana dall’Ue e non più vicina”.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 9 aprile 2024 (credits: Vano Shlamov / Afp)Parole simili sono state utilizzate dall’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e dal commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, in una nota congiunta: “Si tratta di uno sviluppo molto preoccupante e l’adozione definitiva avrebbe un impatto negativo sui progressi della Georgia nel suo percorso verso l’Ue“. Questa legge “non è in linea con le norme e i valori fondamentali” dell’Unione a cui Tbilisi aspira a fare ingresso, in particolare dopo aver ricevuto lo status di Paese candidato all’adesione Ue il 14 dicembre dello scorso anno dal Consiglio Europeo (condizionato anche dai progressi sulle raccomandazioni della Commissione Ue sulla libertà della società civile e sulla lotta alla disinformazione). In vista del voto definitivo in Parlamento previsto per il 17 maggio, le istituzioni Ue continuano a esortare il partito al governo ad “astenersi dall’adottare” una legislazione che minerebbe le basi del percorso di avvicinamento Ue “sostenuto dalla stragrande maggioranza dei cittadini georgiani”. In altre parole rischierebbe di portare a uno stop del processo di adesione all’Unione Europea per il Paese.Il complesso rapporto tra Ue e GeorgiaLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo quantomeno controverso sulle tendenze filo-russe (anche se poi ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino). Non solo è evidente la difficoltà a implementare le riforme richieste dal cammino di avvicinamento all’Unione, ma nel corso degli ultimi due anni si sono registrati episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano – il cui fondatore è l’oligarca Bidzina Ivanishvili, che compare nella risoluzione non vincolante del Parlamento Ue che chiede sanzioni personali nei suoi confronti. Per esempio, nel maggio dello scorso anno sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica per una serie di viaggi nell’Unione Europea che che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.A cavallo della decisione di Bruxelles di giugno 2022 di non concedere ancora alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo. I tratti comuni di queste manifestazioni sono state le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Prima dello scoppio delle dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che almeno fino a oggi hanno portato all’accantonamento del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’.In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.

  • in

    In Georgia nuove manifestazioni di massa europeiste contro la legge sugli agenti stranieri

    Bruxelles – Non mollano il colpo i cittadini georgiani e, a nemmeno una settimana dal ritorno nelle piazze della capitale Tbilisi, la protesta si allarga a oltre diecimila manifestanti che si oppongono al controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ prima del ritorno alle urne il prossimo 26 ottobre. Quelle andate in scena ieri sera (15 aprile) assomigliano molto alle manifestazioni del 7-8 marzo 2023, anche se su scala leggermente ridotta, in particolare per lo stesso spirito europeista e le stesse rivendicazioni di opposizione a una legge che ricorda in modo inquietante quella in vigore nella vicina e temuta Russia. Tanto da provocare il durissimo monito del presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, al governo di Tbilisi: “Voglio essere chiaro, il progetto di legge sulla trasparenza dell’influenza estera non è coerente con l’aspirazione della Georgia all’Ue e con la sua traiettoria di adesione e porterà la Georgia più lontana dall’Ue e non più vicina“.

    Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 9 aprile 2024 (credits: Vano Shlamov / Afp)Proprio nel giorno in cui sono andati scena scontri durante il dibattito parlamentare sulla questione – con un pugno sferrato da un deputato dell’opposizione al co-autore della legge per il partito di governo Sogno Georgiano – migliaia di manifestanti pro-Ue hanno animato nuovamente le proteste su viale Rustaveli (su cui si affaccia la sede del Parlamento) con bandiere della Georgia e dell’Unione Europea e intonando cori a tema “No alla legge russa”. Con un post su X la presidente della Repubblica, Salomé Nino Zourabichvili, ha rivendicato che “la Georgia non si arrenderà alla ri-sovietizzazione” e ha denunciato che “la maggioranza di Sogno Georgiano ha espulso tutti i deputati dell’opposizione” in occasione dell’adozione della legge da parte della commissione Affari legali del Parlamento. Da Bruxelles sono arrivati commenti di speranza verso la nuova ondata di manifestazioni popolari a Tbilisi, come quello dell’eurodeputato di Italia Viva e vicepresidente del gruppo Renew Europe, Nicola Danti, che su X ha voluto ricordare come “l’Europa, con tutti i suoi limiti, è ancora in grado di essere un faro di libertà per tutti“.Poco più di un mese fa il neo-premier della Georgia, Irakli Kobakhidze, aveva assicurato all’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, che “entro il 2030 la Georgia sarà pronta più di qualsiasi altro Paese candidato per l’adesione”. Ma proprio lo status di Paese candidato all’adesione Ue concesso il 14 dicembre dello scorso anno dal Consiglio Europeo è condizionato dai progressi sulle raccomandazioni della Commissione Ue sulla libertà della società civile e sulla lotta alla disinformazione. Nonostante ciò lo scorso 3 aprile la leadership di Sogno Georgiano (oggi guidata dall’ex-premier Irakli Garibashvili, che dall’8 febbraio si è scambiato il ruolo con Kobakhidze) ha riproposto nuovamente la legge contestata, dopo aver emendato un solo passaggio: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovranno registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ e non come ‘agente di influenza straniera’.

    Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 15 aprile 2024 (credits: Vano Shlamov / Afp)Per i gruppi pro-democrazia di opposizione nel Paese la sostanza non cambia rispetto a un anno fa e si teme ancora un allineamento a quanto in vigore in Russia dal primo dicembre del 2022. Non a caso il 4 aprile da Bruxelles è arrivata la condanna delle istituzioni Ue al progetto del governo e l’implicito appoggio alle nuove proteste di piazza, puntualmente riprese tra l’8 e il 9 aprile. Quanto si sta vedendo a Tbilisi è un nuovo contrasto tra la popolazione europeista e il governo che a parole si definisce pro-Ue ma che allo stesso tempo spinge per progetti legislativi liberticidi e non allineanti ai valori dell’Unione. Una replica degli eventi di un anno fa quando – dopo l’approvazione della legge in prima lettura da parte del Parlamento – decine di migliaia di cittadini georgiani erano scesi in piazza con le bandiere della Georgia e dell’Unione Europea, gridando slogan come Fuck Russian law e tappezzando la città di insulti a Putin. Dopo due giorni di proteste ininterrotte il partito Sogno Georgiano aveva ritirato il progetto di legge, ma senza sconfessare la propria iniziativa, come dimostrano gli eventi di questi giorni.Il complesso rapporto tra Ue e Georgia

    Le proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo quantomeno controverso sulle tendenze filo-russe (anche se poi ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino). Non solo è evidente la difficoltà a implementare le riforme richieste dal cammino di avvicinamento all’Unione, ma nel corso degli ultimi due anni si sono registrati episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano – il cui fondatore è l’oligarca Bidzina Ivanishvili, che compare nella risoluzione non vincolante del Parlamento Ue che chiede sanzioni personali nei suoi confronti. Per esempio, nel maggio dello scorso anno sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica per una serie di viaggi nell’Unione Europea che che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.A cavallo della decisione di Bruxelles di giugno 2022 di non concedere ancora alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo. I tratti comuni di queste manifestazioni sono state le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Prima dello scoppio delle dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che almeno fino a oggi hanno portato all’accantonamento del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’.In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.

  • in

    Il governo della Georgia ci riprova con la legge sugli agenti stranieri. L’Ue vuole il “ritiro incondizionato”

    Bruxelles – Ci risiamo. Nonostante le proteste popolari che avevano già fermato il progetto nel marzo 2023 e nonostante le condizioni previste dallo status di Paese candidato all’adesione Ue concesso quattro mesi fa, il governo della Georgia ci riprova con il controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ di filo-russa memoria prima dello scioglimento del Parlamento in vista della tornata elettorale del prossimo 26 ottobre. E sono già pronte nuove proteste di massa per le strade della capitale Tbilisi, supportate da Bruxelles come un anno fa. “L’Unione Europea ricorda l’impegno pubblico assunto dal governo georgiano e dal partito al governo di ‘ritirare incondizionatamente’ tale legge“, è il monito arrivato oggi (4 aprile) dal portavoce per il Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), Peter Stano, in risposta all’annuncio del partito al potere Sogno Georgiano: “L’Ue si rammarica del fatto che sia stata nuovamente presa in considerazione nonostante le forti reazioni pubbliche e internazionali” dello scorso anno.

    Da sinistra: l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e il primo ministro della Georgia, Irakli Kobakhidze (20 febbraio 2024)È stata la stessa leadership di Sogno Georgiano (oggi guidata dall’ex-premier Irakli Garibashvili) a rendere noto nel pomeriggio di ieri (3 aprile) in Parlamento che proverà a fare un altro tentativo per approvare la legge, dopo aver emendato un solo passaggio del progetto di legge: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovranno registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ e non come ‘agente di influenza straniera’. Per i gruppi pro-democrazia di opposizione nel Paese e per Bruxelles la sostanza comunque non cambia e si teme ancora un allineamento a quanto in vigore in Russia dal primo dicembre del 2022. “Creare e mantenere un ambiente favorevole alle organizzazioni della società civile e garantire la libertà dei media è il fulcro della democrazia”, ha messo in chiaro il portavoce del Seae Stano, avvertendo che è anche “fondamentale per il processo di adesione all’Unione Europea“.

    Le proteste dei manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 7 marzo 2023È proprio su questo piano che Bruxelles vuole spingere la questione per far desistere il neo-premier della Georgia, Irakli Kobakhidze, che poco più di un mese fa aveva assicurato all’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, che “entro il 2030 la Georgia sarà pronta più di qualsiasi altro Paese candidato per l’adesione”. Proprio lo status di Paese candidato all’adesione Ue concesso il 14 dicembre dello scorso anno dal Consiglio Europeo è condizionato dal “compiere i passi pertinenti” indicati nella raccomandazione della Commissione nel Pacchetto Allargamento 2023, incluse le raccomandazioni sul fatto che “la società civile possa operare liberamente” e sulla “lotta alla disinformazione contro l’Ue e i suoi valori”, ricorda Stano: “La trasparenza non dovrebbe essere usata come strumento per limitare la capacità della società civile di operare liberamente“.Intanto nella capitale Tbilisi si preparano nuove manifestazioni di massa sulla falsariga del 7-8 marzo 2023, quando – dopo l’approvazione della legge in prima lettura da parte del Parlamento – decine di migliaia di cittadini georgiani erano scesi in piazza con le bandiere della Georgia e dell’Unione Europea, gridando slogan come Fuck Russian law e tappezzando la città di insulti a Putin. Dopo due giorni di proteste ininterrotte il partito Sogno Georgiano aveva ritirato il progetto di legge, ma senza sconfessare la propria iniziativa, come dimostrano gli eventi di un anno più tardi. “Il cammino europeo della Georgia non può essere fermato, nessuno può ripristinare il passato“, ha attaccato il governo con un post su X la presidente della Repubblica, Salomé Nino Zourabichvili, aggiungendo che “nessuna legge russa, né alcuna altra politica distruttiva, può impedire a una nazione determinata di raggiungere il proprio obiettivo”. Ovvero l’ingresso nell’Unione Europea, come la stessa leader georgiana aveva messo in chiaro dal podio del Parlamento Europeo a Bruxelles lo scorso anno.Il complesso rapporto tra Ue e GeorgiaNonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo quantomeno controverso sulle tendenze filo-russe (anche se poi ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino). Non solo è evidente la difficoltà a implementare le riforme richieste dal cammino di avvicinamento all’Unione, ma nel corso degli ultimi due anni si sono registrati episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano – il cui fondatore è l’oligarca Bidzina Ivanishvili, che compare nella risoluzione non vincolante del Parlamento Ue che chiede sanzioni personali nei suoi confronti. Per esempio, nel maggio dello scorso anno sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica per una serie di viaggi nell’Unione Europea che che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.

    Le proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)A cavallo della decisione di Bruxelles di giugno 2022 di non concedere ancora alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo. I tratti comuni di queste manifestazioni sono state le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Prima dello scoppio delle dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che almeno fino a oggi hanno portato all’accantonamento del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’.In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.

  • in

    Quindici anni dopo. L’Ue sempre al fianco della Georgia contro la Russia per riconquistare l’integrità territoriale

    Bruxelles – Era il 7 agosto 2008 e, in un certo senso, la Russia forniva già un’anteprima di quello che avrebbe fatto qualche anno più tardi sul territorio dell’Ucraina. Sono passati esattamente 15 anni da quando i carri armati russi entravano in Georgia per mettere a tacere con la forza le rivendicazioni di Tbilisi sui due territori separatisti sostenuti dal Cremlino – l’Abkhazia a nord-ovest e l’Ossezia del Sud (per i georgiani Samkhret Oseti) nel nord – ma per l’Unione Europea non è un’opzione far venire meno il supporto all’alleato caucasico nel ribadire ogni giorno la propria sovranità e integrità territoriale. “Il sostegno dell’Ue alla Georgia rimane saldo, siamo al fianco del coraggioso popolo georgiano che ha scelto un percorso pro-Ue e pro-Nato“, ha scritto questa mattina il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, su X (piattaforma precedentemente conosciuta come Twitter), ricordando l’anniversario di una delle pagine più controverse della storia recente europea.
    Scritte contro la Russia durante le proteste a Tbilisi il 7 marzo 2023
    Perché 15 anni fa il mondo è rimasto quasi inerme di fronte all’invasione armata di un Paese sovrano, durata solo cinque giorni per il cessate il fuoco invocato dai georgiani per scongiurare il peggio, ovvero l’occupazione militare russa della capitale Tbilisi. Al contrario di quanto accaduto dal 24 febbraio 2022 in Ucraina, dai Paesi membri Ue e dagli Stati Uniti non era arrivato nessun sostegno alla Georgia né l’isolamento della Russia, ma esclusivamente un impegno diplomatico da parte dell’allora presidente di turno francese del Consiglio dell’Ue, Nicolas Sarkozy, per negoziare le condizioni del cessate il fuoco. Da allora – ma più verosimilmente proprio dal 24 febbraio dello scorso anno – a Bruxelles la musica è cambiata e per Tbilisi è pieno il sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale, ma anche al cammino di avvicinamento all’Unione Europea iniziato a tutti gli effetti dopo pochi giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.
    Dal 2008 “le vite georgiane sono sotto la minaccia di una pesante presenza militare russa nelle regioni occupate”, ha attaccato sempre oggi il commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, chiedendo nuovamente a Mosca di “rispettare i suoi obblighi internazionali”. Sullo stesso tono l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, che in una nota ha ribadito come “l’impegno dell’Unione Europea per la risoluzione pacifica del conflitto in Georgia è più forte che mai“. Il punto di partenza è proprio l’accordo in sei punti del 12 agosto 2008, violato dalla Russia con la “continua presenza militare” nelle due regioni separatiste: “Persistono gli ostacoli al ritorno degli sfollati interni e dei rifugiati nei loro luoghi di origine”, a cui si sommano “restrizioni alla libertà di movimento e detenzioni illegali”, ha ribadito Borrell. La presenza di 200 osservatori civili della Missione di monitoraggio Eumm in Georgia – il cui mandato è stato rinnovato fino a dicembre 2024 – “ha contribuito alla stabilizzazione e alla sicurezza”, dal momento in cui quella dell’Ue rimane “l’unica missione internazionale sul campo per facilitare una vita sicura e normale per le comunità locali che vivono su entrambi i lati delle linee di confine amministrativo con l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud”.
    Tbilisi, Georgia (agosto 2023)
    Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste (1991-1992 in Ossezia del Sud e 1991-1993 in Abkhazia) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree. La guerra durò solo cinque giorni, ma le città di Zugdidi, Gori, Senaki e Poti (a ridosso delle due autoproclamate Repubbliche separatiste) rimasero occupate per settimane dall’esercito invasore anche dopo il cessate il fuoco. Non solo, da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto.
    L’attacco della Russia alla Georgia nel 2008 fu determinato anche da motivazioni strategiche e politiche. Dopo la cosiddetta ‘Rivoluzione delle rose’ del 2003 con cui Saakashvili ha pacificamente preso il potere e iniziato un decennio di rinascita economica e sociale, Tbilisi ha sancito nella propria Costituzione nazionale l’aspirazione alla candidatura sia all’Unione Europea sia alla Nato. Una decisione che ha reso ancora più tese le relazioni con Mosca, nonostante gli stretti rapporti commerciali ed economici, e che ha portato a un primo risultato tangibile con la richiesta di adesione all’Ue il 3 marzo 2022. Tuttavia, in linea con il parere della Commissione, al vertice dei leader del 23 giugno è stato deciso di garantire non lo status di Paese candidato ma la “prospettiva europea” e da allora è iniziato il lavoro per l’allineamento alle priorità definite da Bruxelles. Lo scorso 22 giugno la Commissione ha delineato in un rapporto orale i progressi compiuti sullo stato di avanzamento delle riforme: su 12 priorità, al momento solo 3 sono state completate. L’appuntamento è ora per ottobre con l’annuale Pacchetto sull’allargamento Ue, ma la presidente della Georgia, Salomé Zourabichvili, alla sessione plenaria di maggio dell’Eurocamera ha chiesto di concedere entro il 2023 lo status di Paese candidato come “riconoscimento delle lotte del nostro popolo, dell’identità e dell’importanza dell’Ue”.
    Il difficile cammino della Georgia verso l’Ue
    Per l’Unione Europea la Georgia rimane uno dei Paesi partner più complessi da gestire, a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo quantomeno controverso sulle tendenze filo-russe (anche se poi ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino concretizzatosi il 24 febbraio 2022 in Ucraina). Tra le notizie che hanno sollevato più preoccupazioni a Bruxelles va ricordata la ripresa dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, ma anche il ritiro del partito al potere a Tbilisi, Sogno Georgiano, come membro osservatore del Partito del Socialismo Europeo (Pes) a causa dell’avvicinamento del premier Irakli Garibashvili (che ha partecipato alla convention dei conservatori europei e statunitensi a Budapest) all’omologo ungherese, Viktor Orbán.
    A cavallo della decisione di Bruxelles di giugno 2022 di non concedere ancora alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo georgiano ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo per aver fallito l’obiettivo sulla candidatura all’adesione. I tratti comuni di queste manifestazioni sono state le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia (quello ufficiale dell’Unione Europea). Ora l’attenzione è tutta rivolta all’esito delle valutazioni della Commissione e alla decisione del Consiglio di dicembre sul percorso di allineamento di Tbilisi alle priorità per la candidatura all’adesione Ue. In caso di nuovo responso negativo si potrebbe assistere ad ancora più rabbia sociale contro il governo e al rischio di un crescente risentimento verso Bruxelles, con conseguenze al momento non prevedibili sull’appuntamento elettorale per il rinnovo del Parlamento georgiano nel 2024.
    Le proteste dei manifestanti georgiani a Tbilisi contro il progetto di legge sulla “trasparenza dell’influenza straniera”, 7 marzo 2023 (credits: Afp)
    Non va dimenticato che solo cinque mesi fa sono scoppiate dure proteste popolari contro un controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ di filo-russa memoria, voluta proprio dal premier Garibashvili per registrare tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero come ‘agente straniero’ (in modo simile a quanto in vigore in Russia dal primo dicembre dello scorso anno). Dopo l’approvazione in prima lettura da parte del Parlamento decine di migliaia di cittadini georgiani sono scesi in piazza con le bandiere della Georgia e dell’Unione Europea – gridando slogan come Fuck Russian law e tappezzando la città di insulti a Putin – sostenuti sia dalle istituzioni comunitarie sia dalla presidente Zourabichvili. Dopo due giorni di proteste ininterrotte il partito Sogno Georgiano ha ritirato il progetto di legge, ma senza sconfessare la propria iniziativa. Il leader del partito al potere è l’oligarca Bidzina Ivanishvili, che compare nella risoluzione non vincolante del Parlamento Europeo in cui è richiesto alla Commissione di imporre nei suoi confronti sanzioni personali.

    “Siamo al fianco del coraggioso popolo georgiano che ha scelto un percorso pro-Ue e pro-Nato”, ribadisce il leader del Consiglio, Charles Michel, ricordando l’anniversario dell’invasione russa del Paese caucasico a sostegno delle Repubbliche separatiste dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud