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    La Commissione UE annuncia un pacchetto di investimenti digitali per la Nigeria da 820 milioni di euro

    Bruxelles – È iniziata l’Africa-Europe Week, la settimana che rafforzerà i rapporti di cittadini, imprenditori e politici africani ed europei in vista del vertice UE-Unione Africana di giovedì e venerdì (17-18 febbraio), e sul fronte digitale gli effetti si fanno già sentire. UE e Nigeria hanno siglato un accordo per un nuovo pacchetto di investimenti da almeno 820 milioni di euro nell’economia digitale fino al 2024.
    A comunicarlo sono stati la vicepresidente della Commissione UE per il Digitale, Margrethe Vestager, e il vicepresidente della Repubblica federale della Nigeria, Yemi Osinbajo, in una nota rilasciata questa mattina (lunedì 14 febbraio), dopo l’incontro di ieri nella capitale nigeriana Abuja. “I due vicepresidenti hanno concordato di lavorare insieme su un rinnovato partenariato UE-Nigeria”, nel quadro del pacchetto di investimenti per l’Africa da 150 miliardi di euro annunciato giovedì scorso (10 febbraio) dalla presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen.
    Il pacchetto UE per l’economia digitale della Nigeria – 160 milioni di euro in sovvenzioni e 660 milioni in prestiti – punterà al miglioramento della connettività nel Paese, alla digitalizzazione dei servizi pubblici e al sostegno per l’imprenditorialità, attraverso il delineamento di competenze digitali per i cittadini e lo sviluppo di un quadro di governance democratico e umano-centrico.
    Nello specifico, sarà sostenuta la costruzione di cavi in fibra ottica e centri dati per migliorare l’accesso alla connettività ad alta velocità, con un sostegno di 100 milioni di euro da parte della Banca europea per gli investimenti (BEI) per espandere la rete 4G negli Stati di Lagos e Ogun e per triplicare la capacità di dati nazionale. Sul fronte della digitalizzazione dell’amministrazione pubblica nigeriana, sempre la BEI investirà 250 milioni per rafforzare l’infrastruttura di identità digitale del Paese con alti standard di protezione dei dati, mentre con una sovvenzione da 9,5 milioni di euro al programma di innovazione della Nigeria, l’UE promuoverà l’innovazione e le nuove soluzioni digitali con la priorità della privacy, della sicurezza informatica e dell’Internet aperto.
    È stata prevista anche l’istituzione di un apposito strumento di assistenza tecnica da 2 milioni per condividere le competenze digitali, sostenendo la creazione e lo sviluppo di start-up tecnologiche che spingano lo sviluppo della società e dell’economia della Nigeria. In questo contesto si inserisce anche la sovvenzione da 44 milioni al Nigeria Jubilee Fellowship Programme, per la formazione lavorativa di giovani cittadini nell’ambito delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC).
    Riconoscendo anche l’importanza delle relazioni energetiche reciproche, Vestager e Osinbajo hanno concordato la possibilità di “esplorare tutte le opzioni per aumentare la fornitura di gas naturale liquefatto dalla Nigeria all’UE“, con un incontro tecnico a riguardo che sarà convocato “a breve”.

    Accordo tra Bruxelles e Abuja per un partenariato rinnovato nell’ambito del pacchetto di investimenti per l’Africa da 150 miliardi di euro: al centro connettività e centri dati, sostegno alle start-up e digitalizzazione dell’amministrazione pubblica del Paese

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    Il Parlamento UE vuole un regime di sanzioni europee contro le interferenze straniere e la disinformazione

    Bruxelles – Un regime di sanzioni e misure restrittive a livello comunitario per combattere contro le interferenze straniere e la disinformazione portata da attori extra-UE. Dopo un anno e mezzo di inchieste e audizioni di esperti, la commissione speciale sulle interferenze straniere e la disinformazione (INGE) del Parlamento UE ha adottato con 25 voti a favore, otto contrari e un’astensione le proprie raccomandazioni finali, in un testo che verrà votato in sessione plenaria a marzo (in corrispondenza della scadenza del mandato della commissione stessa).
    “Il pubblico europeo e i funzionari di governo sono in gran parte inconsapevoli della gravità della minaccia posta dai regimi autocratici stranieri, in particolare Russia e Cina“, hanno messo nero su bianco gli eurodeputati. Le carenze a livello europeo sul fronte della legislazione e del coordinamento tra Paesi membri UE e una “difesa insufficiente” hanno permesso a questi attori stranieri di “prendere il controllo delle infrastrutture critiche, effettuare attacchi informatici, reclutare ex-politici di alto livello e propagare la polarizzazione nel dibattito pubblico“.
    È per questo motivo che i membri della commissione INGE hanno esortato le istituzioni comunitarie non solo a sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche a “rafforzare le proprie capacità contro le interferenze straniere e istituire un regime di sanzioni contro la disinformazione”. Tra le raccomandazioni compaiono anche gli investimenti sulle competenze linguistiche delle piattaforme digitali perché possano agire su contenuti illegali “in tutte le lingue”, il divieto del finanziamento estero dei partiti politici europei e il chiarimento delle relazioni “altamente inappropriate” tra alcuni partiti politici europei e la Russia, oltre ad alternative agli investimenti diretti esteri cinesi e al divieto di uso di software di sorveglianza come il controverso Pegasus.
    “Sono necessarie misure urgenti per affrontare le lacune critiche”, ha commentato la relatrice Sandra Kalniete (PPE), come “ritenere le piattaforme online responsabili e garantire la trasparenza dei loro algoritmi, regolamentare il mercato dei dati e consentire una responsabilità individuale informata”. Le ha fatto eco il presidente della commissione speciale, Raphaël Glucksmann (S&D): “Gli attori ostili stranieri hanno dichiarato una guerra ibrida contro l’Unione e i suoi Stati membri, chiediamo alla Commissione e al Consiglio di attuare senza perdere tempo le raccomandazioni per proteggere le nostre democrazie e garantire la sovranità europea”.
    Dalle fila del Partito Democratico, Pierfrancesco Majorino, membro della commissione INGE, ha sottolineato che “è chiaro che non possiamo fermarci qui, il Parlamento Europeo deve continuare a essere un fondamentale cane da guardia democratico“. L’eurodeputato italiano ha sottolineato i meriti del gruppo degli S&D nella relazione, tra cui la responsabilizzazione delle piattaforme digitali, la protezione del processo elettorale, la regolamentazione del finanziamento dei partiti politici europei e “l’affermazione della trasparenza come garanzia assoluta da esigere da chiunque sviluppi relazioni con il mondo esterno” all’Unione Europea.

    Adottate dagli eurodeputati della commissione speciale sulle interferenze straniere e la disinformazione (INGE) le raccomandazioni che chiudono un anno e mezzo di lavori. A marzo il voto in sessione plenaria sulla relazione

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    Il Global Gateway da 300 miliardi di euro è la risposta UE alla Belt and Road Initiative della Cina e alle sfide globali

    Bruxelles – Si chiama Global Gateway e mobiliterà fino a 300 miliardi di euro in investimenti tra il 2021 e il 2027: è questa la risposta dell’UE alla Belt and Road Initiative della Cina (quella che in Italia è conosciuta anche con il nome di Nuova via della seta), la nuova strategia europea per “promuovere collegamenti intelligenti, puliti e sicuri nei settori del digitale, dell’energia e dei trasporti e rafforzare i sistemi di salute, istruzione e ricerca in tutto il mondo“.
    La presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, insieme con la commissaria per i Partenariati internazionali, Jutta Urpilainen, e il commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi
    Presentato oggi (mercoledì primo dicembre) dalla presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, insieme con la commissaria per i Partenariati internazionali, Jutta Urpilainen, e il commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, il Global Gateway sarà lo strumento che dovrebbe permettere all’Unione di affrontare le sfide globali più urgenti, dal cambiamento climatico, al miglioramento della sicurezza sanitaria, fino al rafforzamento della competitività e delle catene di approvvigionamento globale, come quella dei semiconduttori. “La strategia Global Gateway è un modello di come l’Europa può costruire connessioni più resistenti con il mondo“, ha presentato così il progetto la presidente von der Leyen.
    Che questa iniziativa sia una risposta allo potere crescente della Cina in contenenti come l’Africa e il Sud America (ma anche in Medio Oriente e nell’Europa orientale e balcanica) lo si deduce dal fatto che l’esecutivo UE abbia voluto specificare che “il Global Gateway veicolerà un aumento degli investimenti per promuovere valori democratici, buona governance, trasparenza e partenariati equi“. Con questo spirito Bruxelles metterà in contatto le istituzioni finanziarie e di sviluppo degli Stati membri, la Banca europea per gli investimenti (BEI) e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS), mobilitando le delegazioni UE in tutto il mondo per identificare e coordinare i progetti in loco.
    La commissaria per i Partenariati internazionali, Jutta Urpilainen
    Contrapponendosi alla cosiddetta trappola del debito cinese, attraverso il Global Gateway l’UE vuole rafforzare la solidità delle condizioni finanziarie dei Paesi partner e migliorare la sostenibilità del debito, attraverso sovvenzioni, prestiti favorevoli e garanzie di bilancio. Al centro c’è anche la promozione di alti standard ambientali, sociali e di gestione strategica, che saranno monitorati dall’assistenza tecnica di Bruxelles. Per garantire una maggiore parità di condizioni per le imprese dell’UE nei mercati dei Paesi terzi, dove si trovano a competere con i concorrenti sostenuti dai propri governi, l’UE sta valutando la possibilità di istituire uno strumento europeo di credito all’esportazione. “Vogliamo creare legami forti e sostenibili, non dipendenze, tra l’Europa e il mondo e costruire un nuovo futuro per i giovani”, ha sottolineato la commissaria Urpilainen.
    A livello di partenariati, Bruxelles guarda oltreoceano per promuovere investimenti sostenibili nella connettività. In particolare, “il Global Gateway e l’iniziativa statunitense Build Back Better World si rafforzeranno a vicenda“, è stata la rassicurazione dell’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Un impegno che si estende anche in Asia, con i partenariati di connettività con Giappone e India, e nei Balcani Occidentali, con il Piano economico e di investimenti presentato nel 2020: “Questi piani inizieranno a realizzare la strategia Global Gateway nelle regioni che rientrano ancora nel mandato di questa Commissione”, ha confermato il commissario Várhelyi.

    La Commissione UE ha presentato la nuova strategia europea per mobilitare investimenti che diano vita a progetti con Paesi partner in tutto il mondo entro il 2027 su cambiamento climatico, catene di approvvigionamento e sicurezza sanitaria

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    Il Parlamento UE vuol stringere le relazioni con Taiwan “per affrontare le crescenti tensioni con la Cina”

    Bruxelles – Si cerca un nuovo impegno nelle relazioni tra l’UE e Taiwan, per affrontare la “continua belligeranza militare della Cina”. Con 580 voti a favore, 26 contrari e 66 astenuti il Parlamento Europeo ha approvato la relazione che chiede di stringere i rapporti diplomatici con Taipei, in linea con la necessità di una politica rivista sulle relazioni con la Cina (la “One China Policy” dell’UE).
    Si tratta della prima relazione dell’Eurocamera sulle relazioni UE-Taiwan, come ha sottolineato il relatore Charlie Weimers (ECR). “Dimostra che l’Unione è pronta a migliorare le sue relazioni con il nostro partner chiave”, ha aggiunto l’eurodeputato svedese, richiamando la Commissione Europea a “perseguire un partenariato globale rafforzato” con l’isola. I tempi sono stretti: il Parlamento si aspetta “entro la fine del 2021” una valutazione d’impatto, una consultazione pubblica e una procedura di delimitazione del campo d’indagine (definita scoping) su un Accordo di investimento bilaterale con le autorità taiwanesi. Tutto questo “in preparazione dei negoziati per approfondire i nostri legami economici“, ha spiegato Weimers nel corso del dibattito in Aula di martedì (19 ottobre). Di qui la proposta di cambiare il nome dell’Ufficio europeo per l’economia e il commercio a Taiwan in Ufficio dell’UE a Taiwan, “per riflettere l’ampia portata dei legami” tra Bruxelles e Taipei.
    Il relatore Charlie Weimers (ECR)
    Dalla stragrande maggioranza degli eurodeputati è stato chiesto un maggiore impegno su questioni relative al multilateralismo e all’Organizzazione Mondiale del Commercio, sul piano della salute pubblica, della tecnologia (come il 5G) e della cooperazione per l’approvvigionamento di semiconduttori (su cui la Commissione sta cercando di tessere una rete globale, dagli Stati Uniti alla Corea del Sud). Ma non solo. Il testo definisce Taiwan “un partner-chiave dell’Unione e un alleato democratico nell’Indo-Pacifico“, che “contribuisce a mantenere un ordine basato sulle regole nel mezzo di una rivalità crescente tra i principali attori geopolitici della regione”.
    Il riferimento è alla Repubblica Popolare Cinese. Nel rapporto viene espressa “grave preoccupazione” per tutta una serie di azioni messe in atto da Pachino a livello militare nello Stretto di Formosa (che separa l’isola dalla Cina), comprese “le esercitazioni di assalto, le violazioni dello spazio aereo e le campagne di disinformazione”. Da Bruxelles ci si aspetta “di più per affrontare queste tensioni, per proteggere la democrazia di Taiwan e lo status dell’isola come importante partner dell’UE”, si legge nel testo. Qualsiasi cambiamento nelle relazioni tra i due Paesi “non deve essere né unilaterale né contro la volontà dei cittadini taiwanesi”, hanno insistito gli eurodeputati, che hanno infine ricordato la “connessione diretta tra la prosperità europea e la sicurezza asiatica“. Soprattutto “se il conflitto dovesse espandersi oltre le questioni economiche”.
    Esulta Anna Bonfrisco, eurodeputata in quota Lega e membro della commissione Affari esteri (AFET) del Parlamento UE, per il voto: “Siamo al fianco di Taiwan, che vuole rimanere libero, sovrano e indipendente, coltivando una diplomazia di pace proattiva soprattutto verso la Cina, anche quando questo Stato militarista e autoritario mostra solo di voler intimidire”.

    Approvata la prima relazione dell’Eurocamera sui rapporti tra Bruxelles e Taipei: “Partner-chiave e alleato democratico nell’Indo-Pacifico”. Ma gli eurodeputati sono preoccupati per la “continua belligeranza militare” di Pechino

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    L’UE è pronta a cooperare con la Corea del Sud su semiconduttori e trasferimento dei dati personali

    Bruxelles – Se la questione della carenza dei semiconduttori è stato uno dei temi cruciali della riunione inaugurale del Consiglio per il commercio e la tecnologia UE-Stati Uniti (TCC) di Pittsburgh, la partita della catena di approvvigionamento dei microchip per Bruxelles si gioca anche dall’altra parte del mondo: in Corea del Sud.
    Il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, in questi giorni è in visita a Seul, dove sta tenendo colloqui con i ministri del governo coreano sulle prospettive di cooperazione tecnologica e digitale tra l’Unione Europea e il partner orientale. Nel corso del confronto con la ministra della Scienza, Lim Hyesook, è stato affrontato il tema della ricerca comune sul fronte delle “tecnologie critiche”, come l’intelligenza artificiale, lo sviluppo del 6G, l’Open RAN (creazione di reti aperte e indipendenti dallo stretto legame) e i computer quantistici.
    Ma sono i microchip il vero nodo cruciale. “L’epicentro della geopolitica dei semiconduttori è qui, in Asia“, ha commentato su Twitter dopo un colloquio con il ministro del Commercio, l’industria e l’energia, Moon Sung-wook, ricordando il focus sulla “resilienza della nostra filiera di microchip e sulla ricerca”. Concetto ribadito anche durante la visita al campus della Samsung a Pyeongtaek, la più grande fabbrica di semiconduttori a 5 nanometri al mondo: “Con l’imminente Atto europeo dei microchip, assicureremo la nostra catena di approvvigionamento con alleanze di fiducia in tutto il mondo”, ha confermato Breton.

    Impressive visit to @Samsung Pyeongtaek Campus 🇰🇷
    The largest 5 nanometers #semiconductors factory in the world 🔬
    With the upcoming 🇪🇺 EU Chips Act, we will secure our supply chain in partnership with #trusted players across the globe.#TechAndChipsTour pic.twitter.com/UA3HxOqgY8
    — Thierry Breton (@ThierryBreton) September 30, 2021

    Che si tratta di una settimana cruciale per le relazioni tra l’UE e la Corea del Sud sul fronte della tecnologia l’ha confermato anche il parere del Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB), che ha sancito il “sostanziale allineamento” tra le politiche di protezione dei dati personali tra i due partner. In questo modo è stato possibile per l’EDPB dare un parere positivo alla decisione di adeguatezza sul trasferimento dei dati tra Bruxelles e Seul.
    “Questa decisione di adeguatezza è di fondamentale importanza, in quanto coprirà i trasferimenti sia nel settore pubblico sia in quello privato”, ha spiegato la presidente del Comitato europeo, Andrea Jelinek. “Un alto livello di protezione dei dati è essenziale per sostenere i nostri legami di lunga data con la Corea del Sud e per salvaguardare i diritti e le libertà degli individui“, ha aggiunto la presidente, ribadendo che “gli aspetti fondamentali del quadro coreano di protezione dei dati sono essenzialmente equivalenti” a quelli del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) dell’Unione Europea.
    Secondo l’EDBP, l’allineamento coinvolge i concetti di protezione dei dati (informazioni personali, trattamento e persone interessate), i motivi di trattamento legittimo, la limitazione delle finalità di uso, la conservazione dei dati, la sicurezza la trasparenza. Rimane però necessario continuare a “monitorare attentamente la situazione” e la Commissione Europea è stata invitata a  “fornire ulteriori informazioni” sui requisiti sostanziali e procedurali (come l’onere della prova) in caso di ricorso all’autorità per la protezione dei dati coreana.

    Visita a Seul del commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, per rinsaldare il legame sul fronte digitale. Intanto il Comitato europeo per la protezione dei dati da l’ok alla decisione di adeguatezza sulla privacy

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    La Francia prova a frenare il Consiglio commercio e tecnologia UE-USA

    Bruxelles – È il giorno dell’inaugurazione del Consiglio per il commercio e la tecnologia UE-Stati Uniti (TCC) a Pittsburgh, in Pennsylvania. Ma c’è un Paese in Europa che non sta festeggiando: la Francia, che anzi sta cercando di frenare quanto più possibile le prospettive di lungo respiro dell’organismo, progettato per coordinare la cooperazione tra le due sponde dell’Atlantico nell’ambito tecnologico e digitale.
    Alla base di questa posizione – in contrasto con gli altri 26 Stati membri UE – ci sono le frizioni di Parigi con le istituzioni europee, che non si sarebbero spese abbastanza per difendere gli interessi francesi (e di conseguenza europei) nella disputa sui sottomarini. L’accordo tra Gran Bretagna, Australia e Stati Uniti, noto come AUKUS, è stato sì causa di tentennamenti da parte della Commissione Europea sulla possibilità di rinviare la prima riunione del TCC, ma alla fine l’esecutivo comunitario ha stabilito che il nuovo sodalizio internazionale non ha ripercussioni così pesanti su Bruxelles da poter mettere in discussione il partenariato con Washington.
    Secondo quanto riportato da alcune fonti di Bruxelles a Reuters, il governo di Parigi voleva eliminare dalla dichiarazione congiunta il riferimento a un secondo incontro del TCC nella primavera del 2022, ma anche la proposta di un’alleanza sulla catena di approvvigionamento di semiconduttori, in cui UE e Stati Uniti si definiscono “reciprocamente dipendenti”. L’approccio francese spingerebbe verso una maggiore cautela nelle relazioni europee con Washington, con il rapporto di fiducia tra le due sponde dell’Atlantico che dovrebbe essere ricostruito su nuove basi.
    In attesa della dichiarazione congiunta (fonti dell’esecutivo comunitario hanno confermato che non è prevista una conferenza stampa), il tema più caldo sul tavolo oggi riguarda proprio la carenza di microchip e l’approvvigionamento sul medio termine. I funzionari della Commissione hanno fatto sapere che Washington e Bruxelles si confronteranno per unire le forze e “parlare insieme” con i produttori e i partner globali. Altre questioni di principale interesse sono lo sviluppo e i limiti da porre all’uso dell’intelligenza artificiale e la concorrenza ed esportazione di nuove tecnologie.
    Per l’Unione Europea, a co-presiedere alla riunione inaugurale del Consiglio per il commercio e la tecnologia saranno i vicepresidenti esecutivi della Commissione UE Margrethe Vestager (per il Digitale) e Valdis Dombrovskis (per l’Economia). Le controparti statunitensi saranno il segretario di Stato, Antony Blinken, la segretaria per il Commercio, Gina Raimondo, e la rappresentante per il Commercio, Katherine Tai.

    Secondo quanto riportano le fonti di Bruxelles, dopo la disputa sui sottomarini il governo di Parigi ha provato a modificare la dichiarazione congiunta che sarà pubblicata al termine della riunione inaugurale del TCC a Pittsburgh

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    Il Consiglio commercio e tecnologia UE-Stati Uniti rischia di saltare per la disputa sui sottomarini francesi

    Bruxelles – Rischia di slittare o addirittura di saltare la data dell’inaugurazione del Consiglio per il commercio e la tecnologia UE-Stati Uniti (TCC), l’organismo progettato per coordinare e rafforzare la cooperazione tra le due sponde dell’Atlantico nell’ambito tecnologico e digitale. La causa dei tentennamenti da parte dell’Unione Europea è la disputa sui sottomarini francesi, meglio nota come AUKUS, il nuovo sodalizio strategico tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti.
    Secondo quanto riferito ieri (martedì 21 settembre) dal portavoce della Commissione UE, Eric Mamer, durante il punto quotidiano con la stampa a Bruxelles, l’esecutivo UE sta analizzando “le conseguenze di AUKUS e il possibile impatto sulla data prevista” per la riunione inaugurale. Nonostante il portavoce non abbia fornito indicazioni precise su quando sarà resa nota la decisione, una comunicazione è attesa verosimilmente entro la fine di questa settimana: mercoledì prossimo, 29 settembre, i vicepresidenti esecutivi della Commissione UE Margrethe Vestager (per il Digitale) e Valdis Dombrovskis (per l’Economia) sono attesi a Pittsburgh (Pennsylvania) per co-presiedere al Consiglio.
    “Cerchiamo informazioni, che analizzeremo sul piano del significato per l’Unione Europea, visto che non riguarda solo la Francia”, ha specificato Mamer: “Solo quando avremo preso una decisione a riguardo, torneremo sulla questione della data” della prima riunione del TCC. Parole che hanno avuto un’eco nei palazzi delle istituzioni europee, come conferma l’appello di questa mattina del gruppo del Partito Popolare Europeo: “Il Consiglio UE-Stati Uniti per il commercio e la tecnologia deve dare risultati la prossima settimana a Pittsburgh”, si legge sul profilo Twitter. “Le aziende su entrambe le sponde dell’Atlantico si aspettano un forte partenariato”, che dovrebbe “aiutare le imprese dell’UE ad avere successo”.

    The EU-US Trade Technology Council must deliver results next week in Pittsburgh🇺🇸.
    Businesses on both sides of the Atlantic expect a strong TTC partnership.
    We must help EU🇪🇺 businesses to succeed!
    Only by working together can we succeed and solve global challenges. pic.twitter.com/zaLKB3TBH9
    — EPP Group (@EPPGroup) September 22, 2021

    La Commissione Europea ha fatto sapere che dovrà valutare il significato di AUKUS prima di confermare la data inaugurale del Consiglio commercio e tecnologia a Pittsburgh prevista per il prossimo 29 settembre

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    Lituania: “Buttate i telefoni cinesi, rubano dati e sono censurati”

    Bruxelles – L’annuncio del ministero della Difesa della Lituania è di quelli senza precedenti: “Buttate via i vostri telefoni cinesi e non compratene di nuovi”. Secondo un’analisi dell’istituto statale di cybersicurezza di Vilnius, i dispositivi Xiaomi hanno installato al loro interno dei software in grado di censurare messaggi come “Tibet libero”, “lunga vita all’indipendenza di Taiwan” o “movimento democratico”. I termini censurati sarebbero 449 e in continuo aggiornamento. Il software è disattivato per il mercato dell’Unione europea, ma “può essere attivato da remoto in qualsiasi momento”. Inoltre, è stato rilevato che i modelli Xiaomi e il P40 5G di Huawei inviano dati crittografati sull’utilizzo del telefono a un server a Singapore.
    L’annuncio di Vilnius aumenta ulteriormente la tensione con Pechino dopo la crisi diplomatica dello scorso agosto. La Lituania aveva autorizzato Taiwan ad aprire un’ambasciata di fatto (ufficialmente il Paese baltico non riconosce l’isola, così come non lo fanno quasi tutti i Paesi del mondo: farlo significherebbe una crisi con la Cina) utilizzando il proprio nome e non “Taipei”, che è quello della sua capitale usato normalmente in questo tipo di rappresentanze. Il governo cinese, che considera Taiwan una provincia ribelle da riconquistare, aveva ritirato il proprio ambasciatore a Vilnius, espulso quello lituano a Pechino e ridotto i commerci tra i due Paesi, che peraltro non erano particolarmente consistenti. Si è trattato del primo caso in cui la Cina ha ritirato il proprio ambasciatore in uno Stato membro dell’Unione europea.
    Nonostante le pressioni del Dragone, Vilnius non ha arretrato e ha rincarato la dose. Forte anche del sostegno statunitense (il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha chiamato la prima ministra Ingrida Šimonytė per esprimerle il supporto dell’amministrazione Biden), la Lituania ha inaugurato una politica di relativo attivismo nell’area indo-pacifica, con l’apertura di un’ambasciata in Australia nel 2020 e le prossime inaugurazioni in Corea del Sud e Singapore. In Cina non l’hanno presa bene: i media statali hanno definito “buffonesco” il governo lituano e minacciano di tagliare definitivamente i rapporti commerciali.

    Vilnius chiede ai propri cittadini di abbandonare i modelli Xiaomi e Huawei: avrebbero un software di censura e invierebbero dati riservati a Singapore. Sostegno dagli USA, l’ira di Pechino che minaccia ritorsioni