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    Netanyahu ammette: “Israele è isolata”. E accusa Cina e Qatar di propaganda in Occidente

    Bruxelles – A Benjamin Netanyahu rimane solo il fedele alleato a stelle e strisce. Durante una conferenza a Gerusalemme, a margine dell’incontro con il segretario di Stato americano, Marco Rubio, il premier israeliano ha ammesso che Israele “si trova in una sorta di isolamento” internazionale e che lo Stato ebraico dovrebbe “sviluppare le industrie belliche” e “la capacità di produrre ciò di cui ha bisogno” all’interno dei propri confini.Se due anni di bombardamenti a tappeto sulla popolazione civile a Gaza non sono bastati, il raid su Doha, capitale del Qatar mediatore nei negoziati di pace, ha definitivamente gettato Tel Aviv in un pesante isolamento diplomatico. Il giorno successivo, “l’amica di lunga data” di Israele, Ursula von der Leyen, ha annunciato che la Commissione europea proporrà di sospendere parzialmente l’accordo di associazione con lo Stato ebraico e di imporre sanzioni contro alcuni ministri del governo di Netanyahu. Oggi i leader di diversi Paesi arabi si sono riuniti a Doha per un vertice di emergenza, per decidere misure concrete in seguito all’attacco israeliano della scorsa settimana.Un attacco che ha indispettito perfino gli Stati Uniti, che insieme al Qatar stavano cercando di riprendere in mano i già fragilissimi negoziati tra Israele e Hamas per mettere fine al conflitto. Rubio ha dichiarato che Washington “continuerà a incoraggiare Doha a svolgere un ruolo costruttivo”, e ha criticato gli sforzi internazionali per riconoscere lo Stato di Palestina – solo due giorni fa all’Assemblea generale dell’Onu 142 Paesi hanno votato a favore del riconoscimento di uno Stato palestinese indipendente -, bollandoli come “un ostacolo alla pace”. Alla risoluzione Onu si sono opposti solo in 10, tra cui Stati Uniti, l’Ungheria di Viktor Orban e l’Argentina di Javier Milei.Benjamin Netanyahu e Donald Trump nello Studio Ovale della Casa Bianca, il 4 febbraio 2025 (Photo by ANDREW CABALLERO-REYNOLDS / AFP)Se diversi partner – compresi quelli europei – sostengono ancora Israele in virtù di accordi economici di lunga data, gli Stati Uniti sono rimasti ormai gli unici a non essersi smarcati pubblicamente dalla condotta criminale del governo di Netanyahu. A Gaza, ma anche in Cisgiordania e nell’intera regione. Il premier israeliano – su cui pende un mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale, a cui aderiscono 125 Stati – ne è ora consapevole: “Avremo sempre più bisogno di adattarci a un’economia con caratteristiche autarchiche“, ha ammesso, focalizzandosi sulle ripercussioni questo potrebbe avere sulle incessanti attività militari israeliane.Netanyahu ha avvertito la platea: “Potremmo trovarci in una situazione in cui le nostre industrie belliche sono bloccate. Dovremo sviluppare le industrie belliche qui, non solo la ricerca e lo sviluppo, ma anche la capacità di produrre ciò di cui abbiamo bisogno”. Già a metà agosto, il Fondo sovrano norvegese da due trilioni di dollari aveva annunciato di aver venduto un quinto dei suoi asset del Paese. La Slovenia ha sospeso il commercio di armi con Israele, la Spagna ha annunciato che imporrà il divieto di “comprare e vendere armi, munizioni ed equipaggiamento militare” e di “transito nei porti spagnoli di navi con combustibili destinati all’esercito israeliano”. Pochi Paesi, che però rivelano una tendenza. Se l’Unione europea dovesse sospendere l’accordo di associazione in materia commerciale, sarebbe un duro colpo per Tel Aviv.Il premier respinge però qualsiasi responsabilità, e anzi – secondo quanto riportato dal Times of Israel – ha puntato il dito prima contro gli immigrati musulmani in Europa, che hanno “piegato i governi” in senso anti-israeliano, e poi contro “alcuni Stati” che avrebbero orchestrato una campagna d’odio contro lo Stato ebraico. “Uno è la Cina. L’altro è il Qatar“, ha attaccato frontalmente Netanyahu.Una “dichiarazione folle”, gli ha risposto il leader dell’opposizione israeliana, Yair Lapid, secondo cui l’isolamento è “il prodotto di una politica sbagliata e fallimentare di Netanyahu e del suo governo”, che sta “trasformando Israele in un paese del terzo mondo”.

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    L’esercitazione militare russa e bielorussa Zapad preoccupa l’Unione. “Stiamo monitorando per prevenire le minacce”

    Bruxelles – Un contingente indiano sta partecipando, insieme a Russia e Bielorussia, all’esercitazione militare Zapad, che si sta svolgendo ai confini dell’Unione Europea. Una novità che acuisce la già tesa situazione ai confini orientali dell’Unione iniziata con le incursioni di droni russi in territorio polacco.La portavoce della Commissione dedicata agli affari esteri, Anitta Hipper, ha commentato: “Quello che sta avvenendo in Bielorussia viola il Documento di Vienna, testo di riferimento per le esercitazioni militari stipulato in sede OSCE”. La portavoce ha aggiunto: “Stiamo monitorando attentamente il nostro territorio per prevenire possibili minacce nell’area”. Non c’è stato, invece, un commento sulla partecipazione indiana all’esercitazione. A rendere la situazione più difficile è stata la violazione dello spazio aereo rumeno da parte di un drone russo, avvenuta nella giornata di ieri, domenica 14 settembre.Il documento di ViennaIl documento a cui Hipper fa riferimento è il Vienna Document, stipulato nel 2011 in sede OSCE. L’accordo ha come obiettivo definire le regole di un’esercitazione militare. Perché queste siano rispettate, è necessaria una notifica preventiva agli Stati confinanti, la partecipazione di osservatori internazionali e la possibilità di verificare sul campo la veridicità delle informazioni comunicate. Impegni che, secondo l’UE, non sono stati rispettati durante lo svolgimento dell’esercitazione Zapad 2025. Il movimento di truppe e armamenti durerà fino a domani, poi i soldati russi dovrebbero rientrare nei confini delle Federazione.Zapad 2025, 13.000 soldati e un missile ipersonicoL’esercitazione Zapad 2025 è una delle principali prove militari a cui partecipa Mosca. Le operazioni sono iniziate il 12 settembre e termineranno martedì 16. Quest’anno, tra la Bielorussia e l’exclave russa di Kaliningrad, sono stati mobilitati circa 13.000 soldati russi e bielorussi. Inoltre, è stata confermata la presenza di un contingente indiano di circa 50 unità e di osservatori stranieri, tra cui tre statunitensi. Le dimensioni delle attività del 2025 risultano ridotte rispetto al passato: nel 2021 furono mobilitate circa 220.000 unità.All’epoca, quel movimento di truppe verso il fronte occidentale fu usato da Mosca per avvicinare i soldati alla frontiera ucraina. Visti i precedenti, l’esercitazione Zapad 2025 ha spaventato non poco gli europei, più per l’artiglieria impiegata che per la dimensione del contingente. Il grande protagonista è stato il missile a lungo raggio ipersonico Oreshnik (in russo “nocciolo”). Quest’arma, ultimo arrivo nell’artiglieria del Cremlino, può essere equipaggiata con testate atomiche ed è stata dispiegata sia a Kaliningrad sia in Bielorussia.#BreakingNews | US military officers made a visit to Belarus to observe joint Russia-Belarus “Zapad-2025” Exercise. pic.twitter.com/SAx0G5QP3C— Mintel World (@mintelworld) September 15, 2025Le provocazioni di MoscaL’esercitazione si inserisce in un contesto particolarmente teso. Tutto è iniziato con la violazione dello spazio aereo polacco da parte di una flotta di droni russi, avvenuta nella notte tra il 9 e il 10 settembre. Il primo ministro Donald Tusk ha deciso, dopo poche ore, di chiudere il confine tra Polonia e Bielorussia. Il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha definito l’azione come “la più grande violazione di uno spazio aereo NATO che abbiamo mai osservato”. I Paesi europei hanno reagito compatti alla minaccia, mentre il presidente americano Donald Trump ha minimizzato l’accaduto: “Potrebbe essere stato un errore”. Una versione simile è arrivata dal Cremlino.La risposta della NATO agli eventi del 10 settembre è stata il lancio dell’operazione Sentinella Orientale, descritta da Rutte come un’iniziativa che “coinvolgerà una serie di risorse degli alleati, tra cui Danimarca, Francia, Regno Unito, Germania e altri. Questo sforzo includerà elementi per affrontare le sfide associate all’uso dei droni”. Sfide già presenti dopo l’ultima violazione avvenuta ieri, in Romania: un drone è entrato nello spazio aereo controllato da Bucarest. Ursula von der Leyen l’ha definita “una plateale violazione della sovranità UE e una seria minaccia alla stabilità della regione”.L’escalation si sta verificando in un’area dove sono presenti numerose truppe NATO. In Polonia se ne contano circa 100.000, con l’obiettivo di arrivare a 300.000 nel 2026. In Romania, a Constanza, è in costruzione la più grande base dell’Alleanza in Europa.NATO asserts that the Russian drone flights over Poland do not constitute an attack on the Alliance.However, this marked the first time NATO aircraft engaged potential threats over allied territory. The response involved Polish F-16s, Dutch F-35s, Italian AWACS reconnaissance… pic.twitter.com/UL1sTmMbot— Euromaidan Press (@EuromaidanPress) September 10, 2025

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    Acquisto di tre Airbus tramite Gambia, via Emirati Arabi: così la Bielorussia evade le sanzioni UE

    Bruxelles – Acquisti di aerei di fabbricazione europei, in barba alle sanzioni UE, attraverso un operatore del Gambia e l’intermediazione degli Emirati Arabi: così la Bielorussia di Alexsandr Lukashenko avrebbe aggirato le restrizioni dell’Unione europea imposte per l’aiuto fornito alla Russia di Vladimir Putin nella guerra contro l’Ucraina. Una triangolazione che avrebbe finito col favorire Belavia, compagnia di bandiera di Minsk. Un’operazione condotta in modo esemplare, tanto da rifornire la flotta con tre esemplari Airbus A330 con cui potenziare i collegamenti della Bielorussia con Cina e sud-est asiatico.Un vero e proprio ‘affronto’ per l’europarlamentare polacco Mariusz Kamiński (ECR), che chiede lumi ad una Commissione europea che non può fare altro che prendere atto di quanto accaduto. “Siamo a conoscenza” dell’accaduto, ammette Maria Luis Albuquerque, commissaria per i Servizi finanziari. “Le sanzioni dell’UE sulla Bielorussia vietano agli operatori dell’UE di fornire servizi, come la manutenzione, e di mettere a disposizione altre risorse economiche alle persone o entità elencate, tra cui Belavia”. Tuttavia, riconosce, “in base alle relazioni a disposizione della Commissione, sembra che la vendita sia stata effettuata al di fuori della giurisdizione dell’UE”.Tra sanzioni, violazioni dei diritti umani e traffico di migranti: l’anno in cui i rapporti tra UE e Bielorussia si sono frantumatiLukashenko e il suo governo sarebbero dunque riusciti a ‘farla sotto il naso’ della Commissione, con la complicità di attori contro cui a Bruxelles si medita vendetta. “Se necessario la Commissione, insieme all’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’UE, può proporre nuove sanzioni”, ricorda Albuquerque. “Ciò include l’imposizione di sanzioni a nuovi obiettivi, come le persone responsabili di elusione” delle restrizioni europee. Nel mirino Magic Air, compagnia aerea gambiana, già gestita dalla compagnia aerea turca Onur Air, che avrebbe acquistato i velivoli Airbus per conto non tanto di Belavia, quanto “molto probabilmente” per conto di una società con sede negli Emirati Arabi Uniti che poi avrebbe girato gli acquisti a Minsk.

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    Cipro: L’Eurocamera condanna la detenzione di cinque ciprioti nel filo-turco Nord

    Bruxelles – “L’Unione europea non può tollerare la violazione dei diritti dei suoi cittadini. La detenzione di queste persone è inaccettabile”. A scatenare l’ira del commissario europeo per la Democrazia, la Giustizia, lo Stato di diritto e la Tutela dei consumatori, Michael McGrath, è stata la detenzione di cinque cittadini ciprioti nell’autoproclamata Repubblica filoturca di Cipro del Nord.Per le autorità filo-turche i cinque soggetti arrestati il 19 luglio erano delle pericolose spie; per l’Unione europea, invece, semplici cittadini. Nella tornata elettorale di oggi, la plenaria di Strasburgo ha votato a grande maggioranza (597 a favore e 5 astenuti) una risoluzione che condanna la condotta di Cipro del Nord invitando “la Turchia a rispettare pienamente i diritti umani sanciti dal diritto internazionale”.Per gli eurodeputati questo atteggiamento aggressivo, portato avanti attraverso “rapimenti, ha l’intenzione di intensificare l’intimidazione (di Cipro del Nord, ndr) nei confronti di Cipro. L’intenzione della Turchia è quella di scoraggiare i ciprioti a fare ritorno nelle loro proprietà nella zona occupata.”L’arresto delle cinque “spie”Secondo fonti greco-cipriote, il punto sarebbe proprio questo. Il 19 luglio, Antonis Louka, Andreas Kyprianou, Annie Kyprianou, Niki Gregoriou e Gregoris Gregoriou, si stavano recando nelle loro proprietà in territorio occupato. I cinque sono stati arrestati dalla polizia militare mentre si trovavano vicino alle loro abitazioni.Per i media turco-ciprioti il gruppo sarebbe stato fermato dopo essere entrato senza permesso in un resort turistico nella zona di Trikomo. Durante una perquisizione del veicolo, la polizia turco-cipriota avrebbe trovato numerose mappe, documenti immobiliari e fascicoli. Per questo i militari hanno deciso di procedere, motivando il fermo come un caso di “spionaggio contro proprietà turche” e di “violazione di una zona militare proibita”. Solo, ieri, dopo una pesante pressione diplomatica, tre dei cinque detenuti sono stati liberati su cauzione.Nell’isola, situazioni come queste non sono nuove. Il cortocircuito legislativo sta nel fatto che la Repubblica di Cipro è l’unica riconosciuta a livello internazionale e, per questo, avrebbe il controllo giuridico sull’intero territorio. Di fatto, però, la situazione non è così, poiché le autorità filo-turche controllano il nord del Paese dal 1974. Nonostante questo, in teoria, a proteggere le azioni dei cinque cittadini, ci sarebbe la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) del 1996. I giudici di Strasburgo avevano affermato che ostacolare il diritto dei greco-ciprioti a beneficiare delle proprietà nel nord del Paese sarebbe stata una violazione dei diritti umani. Cipro del Nord, naturalmente, non riconosce l’autorità della CEDU.Il rapporto con AnkaraLa risoluzione approvata oggi dal Parlamento è un forte segnale di sostegno all’autorità di Nicosia, ma rappresenta al contempo un momento di rottura nei confronti di Ankara. Il rapporto tra Bruxelles e la Turchia si sta incrinando in quest’ultimo periodo. Il Parlamento europeo, già a maggio, si era trovato a condannare l’aggressività turca. L’Eurocamera aveva denunciato il regresso democratico del Paese, acuitosi dopo l’arresto del sindaco di Istanbul Ekrem İmamoğlu.

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    L’Eurocamera trova un denominatore comune (minimo) su Gaza. Il Ppe si spacca, esultano i socialisti

    Bruxelles – Il Parlamento europeo, dopo due anni di dibattiti, ha approvato oggi (11 settembre) la sua prima risoluzione su Israele e Gaza. Un passo avanti e un’occasione persa: se è vero che gli eurodeputati invocano finalmente alcune misure per mettere fine al conflitto, riescono nell’impresa di farlo addirittura dopo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e di non andare in alcun modo oltre le sue parole pronunciate ieri. E a ben vedere, il testo finale adottato dall’Aula scontenta quasi tutti.Condanna del blocco degli aiuti umanitari da parte di Israele, rispetto del diritto internazionale, cessate il fuoco immediato, rilascio degli ostaggi, sì alla sospensione parziale dell’accordo di associazione Ue-Israele in materia commerciale e alle sanzioni contro i ministri più estremisti del governo guidato da Benjamin Netanyahu, invito agli Stati membri a riconoscere lo Stato di Palestina. Questi i paletti messi nero su bianco dalla risoluzione presentata da socialisti, liberali e verdi e adottata con 305 voti favorevoli, 151 contrari e 122 astensioni. Si spacca il Partito Popolare, che già ieri si era sfilato rifiutando di firmare la risoluzione congiunta con gli altri gruppi della maggioranza: tra i cristiano democratici, 82 favorevoli, 56 contrari e 6 astenuti. Tra i sì, mancano quelli dei Conservatori e Riformisti (Ecr) e dell’estrema destra di Patrioti e Sovranisti. E di una parte del gruppo della Sinistra europea.Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro delle finanze Bezalel Smotrich, già sanzionato da UK e diversi alleati dell’Ue (Photo by RONEN ZVULUN / POOL / AFP)I socialisti mettono in luce il bicchiere mezzo pieno: secondo Sandro Ruotolo, del Partito democratico, “oggi il Parlamento europeo ha scelto di stare dalla parte del diritto e della dignità dei popoli”. Per il dem l’invito a riconoscere lo Stato di Palestina è un “messaggio storico”, e la sospensione parziale dell’Accordo di associazione Ue-Israele “significa che le relazioni politiche ed economiche con Israele non possono proseguire come se nulla fosse, mentre a Gaza si continua a violare il diritto internazionale e a colpire la popolazione civile”. I liberali di Renew rivendicano di aver “compiuto ogni sforzo per ottenere una maggioranza a favore di un’azione urgente volta a porre fine alla crisi umanitaria e alla carestia causate dal governo israeliano e a raggiungere un cessate il fuoco permanente”.Dal testo finale però, ogni volta che si parla di carestia è sparito ogni riferimento al fatto che sia “causata dall’uomo”. Così come due paragrafi in cui si mettevano a nudo le responsabilità delle istituzioni europee per non aver “reagito con l’urgenza che la gravità della situazione catastrofica a Gaza richiede” e si invitava a riflettere sui gravi danni che questo ha comportato per “la credibilità dell’Ue non solo agli occhi del Sud del mondo, ma anche agli occhi dei nostri cittadini”.Sono alcuni degli “emendamenti migliorativi” di cui parla Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia all’Eurocamera. Ma non sufficienti per “raggiungere l’equilibrio che avremmo voluto e che il dramma di Gaza avrebbe richiesto”. La delegazione della premier Giorgia Meloni, la più numerosa in Ecr, si è chiamata fuori, insieme al resto del gruppo.Così come la delegazione del Movimento 5 Stelle, che evidenzia il bicchiere mezzo vuoto: per Danilo della Valle la risoluzione “è debolissima”, perché priva di qualsiasi riferimento all’intento genocidario del governo israeliano a Gaza. “Ritirare a pochi minuti dal voto l’emendamento sottoscritto dai Socialisti in cui si condanna il genocidio rappresenta un tradimento della memoria di oltre 60 mila civili uccisi negli attacchi e nei bombardamenti dell’esercito israeliano”, sottolinea il pentastellato, che bolla il messaggio scaturito dal testo come un “imbarazzato buffetto a Netanyahu che non servirà a niente per fermarlo”.A ben vedere, qualcosa manca davvero, e qualcuno ne è consapevole anche nella famiglia socialista: “Avremmo voluto ci fosse anche il riferimento al genocidio in corso e la sospensione dell’Accordo di Associazione Ue-Israele nella sua interezza, non solo per la parte commerciale”, ammette l’eurodeputata dem Cecilia Strada. E promette: “Sono battaglie su cui continueremo a impegnarci a partire da domani”.

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    Salpano verso Gaza le navi italiane della Global Sumud Flotilla. Scuderi: “La popolazione ci ringrazia, i governi si attivino”

    Bruxelles – Dopo giorni di attesa, sciolgono gli ormeggi le decine di imbarcazioni che dall’Italia si uniranno alla Global Sumud Flotilla nel tentativo di rompere il blocco israeliano e consegnare aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Raggiunta da Eunews a Siracusa, l’eurodeputata Benedetta Scuderi, del gruppo dei Verdi, ha raccontato le fasi concitate prima della partenza: “Le persone ci ringraziano, speriamo che i governi si attivino se i nostri diritti verranno violati”.Il primo gruppo di barche, ancorate al porto di Sidi Bou Said, nei pressi di Tunisi, ha issato le vele ieri. Tra loro, le due imbarcazioni colpite da ordigni incendiari lanciati da piccoli droni nelle scorse notti. In un comunicato, gli equipaggi della Flotilla si dicono “ancora più determinati nel portare avanti” la missione dopo questi attacchi intimidatori. Dopo una conferenza stampa  – prevista alle 14:00 – ed un presidio alla marina di Ortigia, sarà il turno di tutte le barche riunitesi in Sicilia nei giorni scorsi da vari porti d’Italia.La Family Boat e altre imbarcazioni della Global Sumud Flotilla ancorate a Sidi Bou Said, Tunisi (Photo by FETHI BELAID / AFP)“Imbarcazioni abbastanza piccole, dagli 11 ai 15 metri, a vela, civili e non commerciali”, che in sostanza “hanno la possibilità di navigare in acque territoriali”, spiega Scuderi. Sulla sua, a bordo saranno in 11. Oltre agli aiuti umanitari caricati ieri al porto di Augusta. “L’obiettivo è quello di far arrivare gli aiuti, c’è la volontà effettiva di creare il corridoio umanitario“, aggiunge. Per questo le due eurodeputate italiane – Scuderi e la dem Annalisa Corrado – e i due parlamentari nazionali – Marco Croatti (M5S) e Arturo Scotto (Pd) – a bordo, hanno chiesto “fin dall’inizio il supporto del governo e del ministero degli Esteri”.Da Roma, finora “quel che è stato detto è stato detto a singhiozzi”, denuncia Scuderi. La premier Meloni ha affermato inizialmente che “tutelerà i cittadini”, il ministro degli Esteri Tajani ha chiesto oggi al suo omologo israeliano, Gideon Sa’ar, di garantire i diritti degli italiani sulla Flotilla. “Siamo ben lontani dalla protezione diplomatica” annunciata da Madrid per i cittadini spagnoli a bordo, ammette l’eurodeputata, ma “spero che il governo si attivi se dovesse succedere qualcosa”.Gli scenari sono diversi, alcuni molto rischiosi, e gli equipaggi ne sono stati messi al corrente prima della partenza. Nel 2010, i militari israeliani avevano aperto il fuoco su un’imbarcazione della Freedom Flotilla e ucciso 10 attivisti. Negli ultimi due tentativi, a giugno e luglio del 2025, le navi Madleen e Handala sono state intercettate e abbordate dalla marina israeliana, e i membri dell’equipaggio trattenuti ed in seguito espulsi da Tel Aviv.Il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale, l’estremista religioso Itamar Ben-Gvir, ha avvertito che Israele “tratterà gli attivisti alla stregua di terroristi“. Vuol dire che saranno trattenuti in celle d’isolamento, senza accesso a privilegi speciali come tv, radio e cibo specifico. “È un altro tentativo di intimidazione”, commenta Scuderi, sottolineando che “trattare persone che vogliono portare aiuti umanitari come terroristi sarebbe un comportamento gravissimo”.Pochi giorni fa, un portavoce della Commissione europea ha negato il supporto di Bruxelles alla missione civile, affermando anzi che “azioni di questo genere rischiano di portare a un’escalation”. Ieri, di fronte al Parlamento europeo, per la prima volta dopo due anni di conflitto Ursula von der Leyen ha annunciato che proporrà una sospensione parziale dell’accordo di Associazione Ue-Israele e sanzioni contro i ministri israeliani più estremisti (tra cui Ben-Gvir) . “Un ritardo che non ha giustificazioni“, sottolinea Scuderi, e proposte “inferiori a quanto si dovrebbe fare. Proposte in ogni caso figlie di “tutta la pressione della Flotilla, della mobilitazione dal basso, e di una mozione di sfiducia nei suoi confronti” anche a causa della complicità con Israele.

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    Gaza, von der Leyen si allontana da Israele (e si nasconde dietro le divisioni degli Stati membri)

    Bruxelles – Sospensione del sostegno bilaterale a Israele, sanzioni a ministri del governo di Benjamin Netanyahu e ai coloni violenti, sospensione parziale dell’accordo di Associazione che lega Bruxelles a Tel Aviv. Tre misure invocate a gran voce da milioni di cittadini europei, organizzazioni non governative e rappresentanti politici in diversi Stati membri. A metterle sul piatto, oggi (10 settembre), per la prima volta, “l’amica di lunga data del popolo israeliano”, come lei stessa si definisce: la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.Bersaglio di pesanti critiche a causa dei prolungati silenzi, del mancato supporto a chi da mesi denuncia le atrocità israeliane a Gaza, degli interventi poco felici a fianco di un governo guidato da un criminale di guerra ricercato da una corte internazionale, von der Leyen ha scelto il discorso annuale sullo stato dell’Unione, di fronte all’Eurocamera, per divincolarsi. Alla vigilia del giorno in cui la stessa Aula di Strasburgo metterà per la prima volta ai voti una risoluzione per chiedere un’azione più decisa per fermare il conflitto.“Quello che sta accadendo a Gaza ha scosso la coscienza del mondo. Persone uccise mentre chiedevano cibo. Madri che stringono tra le braccia i propri figli senza vita. Queste immagini sono semplicemente catastrofiche”, ha esordito la leader Ue, accusando Israele di “un cambiamento sistematico inaccettabile”. Il “soffocamento finanziario” dell’Autorità palestinese, i piani di insediamento per isolare Gerusalemme Est dalla Cisgiordania occupata, le azioni e le dichiarazioni di ministri “che incitano alla violenza”. È tutto alla luce del sole, e nemmeno von der Leyen può voltare più le spalle, anche se “davvero addolorata nel pronunciare queste parole”.Il calcolo politico fa la sua parte, perché von der Leyen è consapevole che “per molti cittadini l‘incapacità dell’Europa di concordare una linea comune da seguire è altrettanto dolorosa”. Il rischio è che su questo file l’Unione europea – e inevitabilmente, la sua leader – perdano definitivamente ogni credibilità agli occhi degli elettori e del mondo. Finora, la Commissione aveva proposto solamente una parziale sospensione dei finanziamenti a Israele per la ricerca, attraverso il programma Horizon. Proposta bloccata in Consiglio dell’Ue da un manipolo di Paesi membri.“Non possiamo permetterci di rimanere paralizzati”, ha proseguito von der Leyen, assicurando che da ora in avanti “la Commissione farà tutto il possibile da sola“. Può farlo nel caso del sostegno bilaterale: “Interromperemo tutti i pagamenti in questi settori, senza compromettere la nostra collaborazione con la società civile israeliana o con Yad Vashem (il museo sull’Olocauso, ndr)”, ha annunciato. Un portavoce ha poi specificato che, nell’ambito dello strumento Ue di vicinato, sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI), Israele avrebbe dovuto ricevere “in media 6 milioni all’anno tra il 2025 e il 2027“. Oltre alla sospensione delle dotazioni annuali rimanenti, la Commissione congelerà “circa 14 milioni di euro destinati a progetti in corso”. Progetti di cooperazione istituzionale e programmi di gemellaggio.Lo spazio di manovra dell’esecutivo si ferma qui, dopodiché la Commissione proporrà ai Paesi membri di adottare sanzioni nei confronti dei “ministri estremisti” e dei coloni violenti e di sospendere parzialmente l’accordo di associazione per quanto riguarda le questioni commerciali.“Sono consapevole che sarà difficile trovare una maggioranza” e che “qualsiasi azione sarà eccessiva per alcuni e insufficiente per altri”, ha ammesso von der Leyen, chiamando Parlamento e Consiglio ad “assumersi le proprie responsabilità“. Dopo 23 mesi di conflitto e 64 mila vittime palestinesi, von der Leyen ha iniziato a farlo oggi. E la prima reazione da Tel Aviv è già arrivata: il ministro degli Esteri, Gideon Sa’ar, ha definito “deplorevoli” le parole di von der Leyen, che “fanno eco alla falsa propaganda di Hamas e dei suoi alleati”.

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    Tusk: La Polonia non è in guerra, ma i droni russi sul nostro territorio superano il limite delle normali provocazioni

    Bruxelles – Il sorvolo dei droni russi nei cieli della Polonia la scorsa notte “è una violazione senza precedenti dello spazio aereo polacco e al rischio che ne deriva, ovvero il rischio di un conflitto aperto”. Il premier polacco Donald Tusk ha riferito oggi al Parlamento (Sejm) su quanto accaduto nella notte, insistendo più volte sull’unità della risposta delle diverse istituzioni del Paese, nel quale il presidente della Repubblica, il nazionalista euroscettico Karol Nawrocki, è espressione dell’opposizione parlamentare, con la quale il dialogo è di norma quasi inesistente.Tusk ha spiegato che “ieri, alle 22:06, l’esercito ha ricevuto le prime informazioni sull’inizio di un massiccio attacco aereo da parte della Federazione Russa contro l’Ucraina. Non ci sarebbe nulla di insolito in questo – ha aggiunto -, se non fosse per la portata dell’attacco e il numero di droni e missili coinvolti”. Nella zona sono stati inviati: due aerei F-35, due F-16 e elicotteri MI-24, MI-17 e Black Hawk. Verso le 23:30 è stata registrata la prima violazione dello spazio aereo del Paese. L’ultima è avvenuta intorno alle 6:30, “il che – ha detto il primo ministro – dà un’idea della portata di questa operazione. Sono state registrate e localizzate con precisione diciannove incursioni specifiche nel nostro spazio aereo”, ma i dati non sono ancora definitivi.La novità “nel senso peggiore del termine, è la direzione da cui provenivano i droni che hanno violato lo spazio aereo polacco. Per la prima volta durante questa guerra, non provenivano dall’Ucraina a causa di errori, ma una parte significativa di questi droni è volata in Polonia direttamente dalla Bielorussia”, ha denunciato Tusk. I droni abbattuti sono stati almeno tre, e non ci sono informazioni che qualcuno sia rimasto ferito o ucciso a seguito dell’azione russa “secondo quanto risulta al momento”.Tusk ha dunque spiegato che “l’abbattimento di quei droni che minacciavano direttamente la nostra sicurezza è ovviamente un successo delle nostre forze armate e di quelle della NATO, ma cambia la situazione politica. Pertanto ha annunciato il premier sono state avviate consultazioni con gli alleati che “hanno assunto la forma di una richiesta formale di invocare l’articolo 4 del Trattato del Nord Atlantico”. Un salto di qualità, in una situazione che “ci avvicina tutti a un conflitto aperto, più vicino che mai dalla Seconda guerra mondiale”.L’articolo 4 recita: “Le Parti si consulteranno ogni volta che, a giudizio di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle Parti sarà minacciata”.Il premier ha poi ringraziato i partner per la solidarietà espressa dopo la notte di attacchi, però “le parole di solidarietà sono necessarie, ma non bastano. Oggi bisogna dirlo a voce alta e chiara a tutto il mondo occidentale, a tutti i nostri alleati. L’articolo 4 è solo l’introduzione a una cooperazione più profonda per la sicurezza del nostro cielo e del nostro confine, che è il confine della NATO. E dalle consultazioni politiche tra le capitali ci aspettiamo un sostegno decisamente maggiore”.Pr quanto riguarda la Polonia, politicamente profondamente divisa, Tusk ha sottolineato che “uno degli obiettivi politici (della Russia, ndr) è quello di influenzare la situazione interna del Paese attaccato o provocato. Il fatto che oggi – e spero anche in futuro – siamo in grado di presentare una posizione politica assolutamente uniforme su queste questioni è la nostra grande risorsa e riduce al minimo i rischi legati alle attività sovversive e alla disinformazione”.Comunque il premier ha voluto tranquillizzare i suoi concittadini: “Voglio sottolineare con forza che oggi non c’è motivo di affermare che siamo in stato di guerra. Ma non c’è dubbio che questa provocazione superi i limiti precedenti e sia incomparabilmente più pericolosa dal punto di vista della Polonia rispetto a tutte le altre, tutte quelle precedenti”.Però, sottolinea Tusk, “abbiamo già qualcosa che supera il limite delle normali provocazioni qui, nel nostro cielo. E forse oggi dobbiamo dire ancora una volta molto forte e chiaro: la Polonia oggi ha un nemico politico che non nasconde le sue intenzioni ostili oltre il nostro confine orientale. Dobbiamo concentrare i nostri sforzi, tutta la nostra attenzione, tutte le nostre capacità sulla difesa della Polonia dal vero nemico, dalla vera minaccia”.Il compito che si assegna Tusk è ora “la mobilitazione totale di tutto l’Occidente, affinché la Polonia non si ritrovi mai più in una situazione in cui ci sembrava di avere alleanze reali e poi si è scoperto che erano alleanze di carta”. Questa, ha insistito, “è una responsabilità comune di tutta la NATO, di tutti gli alleati, dell’intera Unione Europea”.Comunque “la Polonia sarà con l’Ucraina, la Polonia sosterrà l’Ucraina, perché oggi è l’Ucraina a sopportare il peso principale della resistenza alla politica aggressiva della Russia. Ricordiamolo. È importante per noi, è molto importante per la nostra sicurezza”.