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    L’Ue firma un nuovo partenariato sulla migrazione con la Mauritania. E impegna 210 milioni di euro

    Bruxelles – Un altro partenariato strategico sulla migrazione. Questa volta l’Ue mobiliterà 210 milioni di euro per la Mauritania, paese del Sahel occidentale da cui passa la rotta che porta decine di migliaia di persone migranti sub-sahariane a tentare la traversata per raggiungere le Isole Canarie, e quindi la Spagna. La commissaria Ue per gli Affari interni, Ylva Johansson, l’ha lanciato da Nouakchott, insieme al ministro dell’Interno e della Mauritania, Mohamed Ahmed Ould Mohamed Lemine.Il terreno era stato già seminato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che nella capitale della Mauritania era stata solo un mese fa, accompagnata dal primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. Così come il ben più ampio partenariato globale con la Tunisia, anche questo si baserà su cinque pilastri. E prevede una cooperazione “basata sulla solidarietà, sulla responsabilità condivisa e sul rispetto dei diritti umani e fondamentali“.

    La commissaria Ue per gli Affari Interni, Ylva JohanssonDa un lato il sostegno alle iniziative del Global Gateway: investimenti, infrastrutture e creazione di posti di lavoro, soprattutto nel settore dell’energia. Dall’altro la gestione della migrazione, con l’imperativo della lotta a quella irregolare e al traffico di migranti. E con la promozione di una mobilità qualificata di studenti, ricercatori e imprenditori. “Anche l’Europa ha bisogno della migrazione – ha dichiarato Johansson in conferenza stampa da Nouakchott -, ma di una migrazione regolare”.Nell’idea che per arginare le partenze dall’Africa occorra migliorare l’accesso al lavoro e al credito nei Paesi d’origine e di transito, l’Ue mobiliterà risorse per “rafforzare l’accesso alla formazione professionale e ai finanziamenti per le imprese”, oltre che per “migliorare le capacità e le competenze dei giovani mauritani, in particolare delle donne”. In parallelo, Bruxelles si impegna a sostenere le capacità di accoglienza nazionali e gli sforzi della Mauritania per affrontare l’arrivo di rifugiati nel proprio Paese.Il fulcro dell’accordo è però la cooperazione per prevenire la migrazione irregolare, alla luce degli oltre 40 mila arrivi registrati nel 2023 nell’arcipelago delle Canarie, in aumento del 161 per cento rispetto al 2022. L’obiettivo è combattere il traffico di migranti e la tratta di esseri umani, trovando al contempo strumenti per proteggere le vittime. Ciò dovrebbe avvenire attraverso indagini congiunte, un rafforzamento della sicurezza e una maggiore cooperazione operativa. La commissaria Ue, che nel 2020 aveva visitato Nouadhibou, uno dei punti di partenza per le Canarie, ha sottolineato che quel tratto di 800 chilometri di mare “è quello che registra il maggior numero di vittime e di tragedie”.E in mare, la Mauritania dovrà rafforzare la gestione delle frontiere: Frontex fornirà formazione e attrezzature alle autorità nazionali, con l’obiettivo di aumentare la cooperazione nelle operazioni di ricerca e salvataggio e di rendere più capillare il controllo delle coste. Un compito, quello di smantellare il modello di business dei trafficanti, su cui “la Mauritania ha già fatto un ottimo lavoro”, ha sottolineato Johansson. Ma non solo, lo stesso discorso vale per l’accoglienza dei rifugiati provenienti dai conflitti vicini, come dimostra il “lavoro eccellente con i 150 mila profughi dal Mali”.

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    L’ingresso dell’Ucraina nell’Ue non sarebbe un vantaggio solo per Kiev

    Bruxelles – Costi, certo. Ma anche benefici. E non di poco conto. La scelta politica dell’Unione europea di far entrare i Paesi dell’est nel club a dodici stelle è decisa, dettata anche, certamente, da ragioni geopolitiche e da un conflitto russo in Ucraina che ha inevitabilmente ridisegnato logiche e strategie. E avviato ragionamenti su cosa e come cambierà l’Unione europea. A fare primi calcoli è il think tank Bruegel, in uno studio d’impatto sull’ingresso in particolare dell’Ucraina nel club. Viene messo in risalto innanzitutto che “complessivamente il costo netto dell’ingresso dell’Ucraina nell’Ue per gli attuali Paesi membri ammonterebbe a 136 miliardi di euro a prezzi correnti nel periodo dal 2021 al 2027, ovvero allo 0,13 per cento del Prodotto interno lordo dell’Ue”.Può sembrare una cifra elevata, ma i calcoli condotti da Bruegel mostrano che a livello di bilancio comune, la dimensione complessiva dell’impatto dell’adesione dell’Ucraina all’Ue sul Mff 2021-2027sarebbe un aumento dall’1,12 per cento all’1,20 per Pil nello scenario di base, che presuppone che l’Ucraina riacquisti la sua integrità territoriale e che la guerra non ha alcun impatto a lungo termine sulla popolazione o sul PIL del Paese. Inoltre la maggior parte dei contribuenti netti dovrebbe contribuire con circa lo 0,1 per cento in più del proprio Pil al bilancio dell’Ue. Cifre non certo esorbitanti.Attenzione, però: si tratta di una stima, peraltro preliminare. Perché, si precisa, quello prodotto è “lo scenario di base”. Avere un’idea di cosa può significare in termini economici la piena adesione dell’Ucraina non è al momento semplice, perché sono tante le incognite, prima fra tutte i confini del Paese. Ucraina pre-conflitto o Ucraina senza Donbass?Il cambiamento nella politica di coesioneQuel che è certo è che gli Stati oggi membri perderebbero un po’ di finanziamenti in uno scenario allargato all’Ucraina. Bruegel stima che i Ventisette Paesi “riceverebbero 24 miliardi di euro in meno in finanziamenti per la coesione” rispetto alla situazione attuale, senza l’Ucraina. Il motivo di questa perdita multi-miliardaria è che l’ingresso di Kiev ridurrebbe il Reddito nazionale lordo medio pro-capite dell’Ue, che è un indicatore dell’allocazione dei fondi. Il problema non è nuovo, tanto che il gruppo di esperti della Commissione Ue ha già avvertito la Commissione stessa che in prospettiva serviranno più fondi.  Per l’Italia c’è in ballo tutta la partita del Mezzogiorno e i fondi a sostegno del Sud. Non certo una cosa da poco.Cosa può ottenere l’UcrainaAl netto dell’ingresso nell’Unione europea, l’Ucraina da questa membership può avere ritorni certamente economici. In particolare, secondo i calcoli preliminari, Kiev otterrebbe 32 miliardi di euro in pagamenti per la politica di coesione, 85 miliardi di euro in pagamenti per la Politica agricola comune (Pac) e 7 miliardi di euro in pagamenti da altri programmi dell’Ue (tutti i numeri sono a prezzi correnti e si riferiscono all’intero Mff 2021-2027). La spesa per la pubblica amministrazione europea potrebbe aumentare di 4 miliardi di euro, mentre l’Unione europea risparmierebbe circa 2 miliardi di euro sui fondi attualmente destinati ai suoi vicini. I vantaggi per l’UeUn’Unione europea più grande, con l’Ucraina al proprio interno farebbe certamente il bene di Kiev. Ma cosa guadagna l’Ue da questo allargamento? Bruegel risponde anche a questo. In primo luogo l’integrazione dei lavoratori ucraini nei mercati del lavoro dell’UE ridurrebbe la drammatica carenza di manodopera nell’Unione. E Inoltre l’adesione migliorerebbe la sicurezza energetica dell’Ue e potrebbe ridurre i costi energetici. Guardando le cose in ottica regionale, La presenza dell’Ucraina nell’Unione potrebbe stabilizzare il vicinato orientale dell’Ue e aumentare le capacità militari e di sicurezza dell’Ue.

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    Ponti aerei e un corridoio marittimo da Cipro. L’Ue al lavoro per incrementare gli aiuti a Gaza

    Bruxelles – Potrebbe essere questione di giorni perché l’Ue apra un corridoio marittimo per far entrare aiuti umanitari a Gaza. Una prospettiva su cui Cipro ragiona dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sarà a Nicosia già domani (7 marzo) e venerdì, e visiterà il porto di Larnaca, scalo designato per le operazioni che Bruxelles si augura comincino “quanto prima”.In un contesto in cui giorno dopo giorno si sovrappongono i report e gli allarmi sulla catastrofe umanitaria in corso a Gaza, dove l’Unrwa ha dichiarato che nel mese di febbraio l’assistenza si è dimezzata rispetto al mese precedente e l’Oms ha riportato che “almeno dieci bambini sono morti di fame negli ultimi giorni”, l’Unione europea ha l’obbligo morale di accelerare i preparativi e fare tutto il possibile.Da un lato Bruxelles ha già aumentato il budget destinato a sostenere il lavoro dei partner sul campo: l’Unrwa, ma anche la Mezzaluna Rossa e la Croce Rossa. Proprio oggi il commissario Ue per la Gestione delle Crisi, Janez Lenarčič, in visita in Cisgiordania ha annunciato l’effettivo esborso della prima tranche da 50 milioni per l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi. Ma l’altra opzione è raggiungere la popolazione di Gaza autonomamente con beni di prima necessità dai Paesi membri. Dal 7 ottobre l’Ue ha effettuato circa 40 ponti aerei in Egitto. Che dovrebbero raggiungere Gaza attraverso dei convogli dal valico di Rafah. Ma via terra, gli aiuti non entrano o lo fanno a rilento, a causa dei combattimenti e degli ostacoli ai convogli imposti da Israele.È sempre più urgente “espandere gli strumenti”, ha dichiarato oggi Balazs Ujvari, portavoce responsabile per le questioni di aiuti umanitari per la Commissione europea. Da una parte le discussioni in via di definizione sul corridoio marittimo, dall’altra operazioni aeree – come già fatto anche da Francia, Giordania e Stati Uniti. “Stiamo studiando questa possibilità molto attentamente”, ha confermato Ujvari. Si tratterebbe di farlo attraverso il meccanismo europeo di protezione civile, anche se paracadutare gli aiuti nella Striscia “resta l’ultima risorsa”, perché “può comportare solamente l’invio di una quantità limitata di assistenza”.Più percorribile al momento l’opzione cipriota, che sarà svelata nei dettagli durante la visita di von der Leyen. Sarebbe una decisa rottura con Israele, che controlla l’accesso via mare di qualsiasi merce diretta a Gaza. Che provenga dal mare o dal cielo, in entrambi i casi l’Ue potrà contare sul contributo dell’Italia. La Camera dei deputati ha dato il via libera alle missioni Aspides nel Mar Rosso e Levante in Medio Oriente. Quest’ultima, come precisato dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, “apre la possibilità di esplorare” la fornitura di aiuti umanitari dall’alto, via paracadute, nella Striscia di Gaza. E impegna contemporaneamente il governo Meloni a promuovere l’iniziativa internazionale per la creazione di corridoi marittimi, in linea con quanto ha messo sul tavolo Cipro.

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    Balcani occidentali, Consiglio Ue pronto a negoziare il Fondo di crescita

    Bruxelles – Via libera del Consiglio dell’Ue all’assistenza finanziaria dei Paesi dei Balcani occidentali. Gli ambasciatori dei Ventisette Stati membri hanno approvato il mandato negoziale per il Fondo di riforma e crescita per i Paesi della regione (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia). Presentato dalla Commissione europea lo scorso novembre, lo speciale programma, dal 2024 al 2027, dovrebbe fornire fino a 2 miliardi di euro in sovvenzioni e 4 miliardi di euro di prestiti ai partner dell’Ue.Il Fondo sosterrà i partner dei Balcani occidentali dell’Ue nell’intraprendere una serie globale di riforme socioeconomiche e fondamentali, anche sullo Stato di diritto e sui diritti fondamentali, sosterranno il processo di allargamento e accelerino la convergenza economica dei partner con l’Ue. In tal senso i pagamenti “saranno soggetti a condizioni rigorose in termini di realizzazione delle riforme stabilite nell’agenda di riforma concordata da ciascun partner”, ricorda il Consiglio dell’Ue nell’annunciare il via libera.E’ questo uno dei punti chiave per i rappresentanti permanenti dei Ventisette. Uno dei cambiamenti chiave rispetto alla proposta iniziale dell’esecutivo comunitario riguarda proprio il rafforzamento del ruolo del Consiglio nella governance dello strumento. Saranno dunque gli Stati membri dell’Ue ad avere voce in capitolo sull’erogazione delle risorse. Ci sarà un maggior peso dell’istituzione Ue nell’adozione e nella modifica delle agende di riforma, nel monitoraggio del rispetto dei precondizioni per il sostegno dell’Ue e sulla valutazione del rispetto delle condizioni di pagamento. Nel suo mandato, il Consiglio pone maggiormente l’accento sull’allineamento dei partner con la politica estera e di sicurezza comune.Non appena il Parlamento europeo avrà adottato la propria posizione potrà iniziare il negoziato inter-istituzionale per il via libera definitivo e l’attivazione del Fondo di riforma e crescita dei Balcani occidentali. La strategia dell’Ue per la regione si basa su quattro pilastri, volti a rafforzare l’integrazione economica dei partner dei Balcani occidentali con il mercato unico dell’UE, a promuovere l’integrazione economica all’interno della regione attraverso il mercato regionale comune, accelerare le riforme fondamentali e aumentare l’assistenza finanziaria.

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    Simson: “Ue al lavoro per rispondere a incidente nucleare a Zaporizhzhia”

    Bruxelles – Adesso la centrale nucleare di Zaporizhzhia fa paura. La Commissione europea teme incidenti, e lavora allo scenario peggiore, comunque sempre rimasto sullo sfondo e mai davvero sottovalutato. La commissaria per l’Energia, Kadri Simson, ammette che il collegio dei commissaria “ha rafforzato la preparazione in caso di incidenti radiologici e condotto attività di modellizzazione per valutare l’impatto di un incidente nucleare in Ucraina”. Un lavoro portato avanti con i governi nazionali. “La Commissione collabora con gli Stati membri per migliorare la preparazione e la risposta in caso di emergenza radiologica o nucleare in Ucraina“.

    L’auspicio è di non dover mai ricorrere ai piani d’emergenza, ma intanto l’Ue si prepara. L’ammissione di Simson arriva nella risposta all’interrogazione parlamentare presentata dall’europarlamentare lituano del Ppe, Liudas Mažylis. A lui ricorda che comunque l’esecutivo comunitario non è mai rimasto a guardare da quanto l’impianto di Zaporizhzhia è finito al centro della guerra russo-ucraina. “La Commissione monitora da vicino la situazione presso la centrale”, e lo fa “regolarmente” insieme all’autorità ucraina di regolamentazione della sicurezza nucleare e con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), “la cui presenza continua, sostenuta dall’UE, è fondamentale per gli aggiornamenti sulla situazione”. In questa attività di controllo continuo e regolare la Commissione, spiega ancora Simson, “monitora i livelli di radiazioni in tutta Europa attraverso la piattaforma europea per lo scambio di dati radiologici con molteplici punti di lettura in Ucraina”. Inoltre, l’Ue ha già fornito a Kiev l’assistenza preventiva del caso, vale a dire “attrezzature chimiche, biologiche, radiologiche o nucleari e assistenza medica”.

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    Dall’Ue 150 milioni per sostenere le riforme economiche in Tunisia

    Bruxelles – L’Ue sblocca i 150 milioni di assistenza macroeconomica previsti nel Memorandum d’Intesa firmato a luglio 2023 con la Tunisia. Un’erogazione che doveva essere “urgente”, ma che ha dovuto attendere segnali incoraggianti dal governo di Kais Saied e dalla sua volontà di intraprendere una serie di riforme economiche.Il tanto discusso accordo “ha iniziato a dare i suoi frutti in tutti”, ha esultato il commissario Ue per l’Allargamento, Olivér Várhelyi. Sottolineando che il finanziamento “fa seguito agli sforzi compiuti dalla Tunisia in termini di gestione delle finanze pubbliche e di clima imprenditoriale e di investimenti”. In realtà, questi 150 milioni sono solo una piccola parte di un piano di assistenza macroeconomica da oltre un miliardo di euro. Ma il pacchetto sostanzioso con i restanti 900 milioni rimane lontano, vincolato allo sblocco del maxi-prestito da 1,9 miliardi che il Fondo Monetario Internazionale tiene congelati da oltre un anno.Il sostegno alle casse tunisine arriverà sotto forma di sovvenzione e – precisa ancora la Commissione – come tutti i supporti al bilancio dell’Ue “viene effettuato sulla base dei progressi effettivi compiuti nell’attuazione delle riforme strutturali avviate dalla Tunisia”. È il secondo esborso previsto dal Memorandum, dopo la querelle dello scorso ottobre, quando il presidente Saied aveva rifiutato un primo pagamento di 127 milioni – di cui circa la metà faceva parte di accordi pregressi – definendoli “un’elemosina”. Salvo poi – a luci spente – incassarli. In quel caso, i 67 milioni inerenti al Memorandum rientravano nel pilastro della lotta alla migrazione irregolare, a cui Bruxelles dedicherà in totale 105 milioni di euro.“Si tratta di un passo importante nel quadro del nostro accordo concluso l’anno scorso e di un bel passo avanti nel nostro partenariato”, ha commentato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Che ha più volte definito il Memorandum con la Tunisia come un modello di partnership strategica globale da replicare nei Paesi vicini. A partire dall’Egitto, con cui sono già stati avviate le trattative.

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    La Commissione Ue rispetterà gli impegni presi con l’Unrwa nel 2024: pronti i primi 50 milioni di euro

    Bruxelles – L’Ue non chiuderà i rubinetti all’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Profughi Palestinesi (Unrwa). A oltre un mese dalle gravi accuse israeliane a 12 dipendenti dell’Agenzia, presunti complici di Hamas negli attacchi del 7 ottobre, le azioni intraprese dall’Unrwa per accertare le responsabilità individuali e rafforzare il controllo dell’Agenzia hanno convinto la Commissione europea a procedere al pagamento di 50 milioni, linfa vitale per non interrompere l’assistenza alla popolazione di Gaza.Si tratta della prima sostanziosa tranche degli impegni previsti per il 2024, che ammontano a 82 milioni totali. “La seconda e la terza tranche di 16 milioni di euro saranno erogate in linea con l’attuazione dell’accordo”, fa sapere la Commissione europea. Accordo che prevede che – oltre all’indagine avviata dall’Ufficio per i servizi di supervisione interna delle Nazioni Unite (Oios) e all’istituzione di una commissione di revisione indipendente – l’Unrwa avvii un audit dell’Agenzia condotto da esperti esterni nominati da Bruxelles. La caparbietà con cui il commissario generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, ha dichiarato di essere pronto a rivoluzionare l’agenzia per garantire una revisione del personale, mettere in atto ulteriori meccanismo di controllo e rafforzare il dipartimento di indagini interne hanno fatto il resto.UNRWA Commissioner General Philippe Lazzarini in Brussels, February 12, 2023. (Photo by Kenzo TRIBOUILLARD / AFP)Come spiegato dal commissario Ue per l’Allargamento, Olivér Várhelyi, che alla notizia del presunto coinvolgimento dei 12 dell’Unrwa agli attacchi di Hamas aveva immediatamente spinto per la sospensione dei fondi all’Agenzia, “con la decisione odierna la Commissione diversifica la sua assistenza per l’innocente popolo palestinese di Gaza”. L’esecutivo Ue ha deciso infatti di stanziare altri 68 milioni di euro ad altri partner internazionali nella regione, la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa.L’esborso della Commissione europea arriva in un momento di catastrofe umanitaria senza precedenti, in cui ogni giorno è peggiore di quello precedente. Solo pochi giorni fa l’Unrwa aveva annunciato che a febbraio, gli aiuti umanitari entrati nella Striscia sono diminuiti del 50 per cento rispetto a gennaio. Le vittime accertate palestinesi dal 7 ottobre hanno superato quota 30 mila, a cui andranno sommate le migliaia di dispersi, e ieri (29 febbraio) Israele ha aperto il fuoco durante la distribuzione di farina a Gaza City, uccidendo 100 persone e ferendone 700.“Sono inorridito dalla notizia dell’ennesima carneficina tra i civili a Gaza alla disperata ricerca di aiuti umanitari. Queste morti sono totalmente inaccettabili. Privare le persone degli aiuti alimentari costituisce una grave violazione del diritto internazionale umanitario”, ha immediatamente reagito all’accaduto l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell. Mentre la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è detta “profondamente turbata dalle immagini provenienti da Gaza”, perché “gli aiuti umanitari sono un’ancora di salvezza per chi ne ha bisogno e l’accesso ad essi deve essere garantito”.

    Membri dell’Unrwa distribuiscono farina a Gaza (Photo by SAID KHATIB / AFP)Proprio oggi, l’Unrwa ha pubblicato un appello firmato da 17 importanti Ong – tra cui Save The Children, ActionAid International, Oxfam – perché l’Unione europea e gli Stati membri non voltino le spalle all’Unrwa, che non sostiene soltanto i quasi 2 milioni di sfollati interni a Gaza, ma un totale di oltre 6 milioni di profughi palestinesi in Libano, Giordania, Siria e nei territori occupati della West Bank. Ricordando che l’Unrwa ha più di 13 mila dipendenti a Gaza, di cui 158 sono rimasti uccisi sotto i bombardamenti israeliani, e 30 mila in tutto il Medio Oriente.La decisione della Commissione europea di non interrompere il sostegno all’Unrwa potrebbe non essere sufficiente, se è vero che lo stesso Lazzarini ha più volte ribadito che senza i fondi per 450 milioni di dollari bloccati da diversi donors in tutto il mondo, l’Agenzia potrebbe non riuscire a proseguire il proprio lavoro già dalla fine di marzo. I 50 milioni di euro di Bruxelles sono una boccata di ossigeno – che si aggiunge all’aumento di fondi mobilitato d’urgenza da alcuni Paesi come Belgio e Spagna, ma la speranza è che fungano da esempio per gli Stati membri che hanno sospeso i propri pagamenti. Austria, Estonia, Finlandia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Romania, Svezia, oltre a Stati Uniti, Islanda, Regno Unito, Giappone e Australia.

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    Borrell a Israele: “Niente attacchi all’Onu, fondamentale per pace e stabilità”

    Bruxelles – Le ragioni di Israele non valgono più di ogni altra cosa, sicuramente non più delle Nazioni Unite. L’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, manda un messaggio chiaro e deciso allo Stato ebraico e i suoi rappresentanti. Lo fa rispondendo a un’interrogazione parlamentare in cui ci si lamenta del comportamento di Gilad Erdan, ambasciatore di Israele presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite, critico, troppo critico, nei confronti del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.Quello che è successo risale all’8 dicembre ed è la censura di Guterres sul modo in cui Israele sta rispondendo agli attacchi del 7 ottobre. Una risposta ritenuta eccessiva, tanto da indurre il segretario generale dell’Onu a chiedere il rispetto dei diritti umani e cessate il fuoco. Parole che non sono piaciute a Erdan, secondo cui criticando Israele ci si schiera con i terroristi di Hamas. L’ambasciatore israeliano ha chiesto le dimissioni di Guterres e minacciato di non concedere visti a nessun funzionario Onu.“L’Ue respinge gli attacchi contro il Segretario generale delle Nazioni Unite o i tentativi di squalificare l’Onu come organismo fondamentale che opera per la pace e la stabilità nel mondo“, replica oggi Borrell. Un messaggio chiaro per il governo di Netanyahu. Nei confronti del quale rincara la dose, insistendo sulla necessità del rispetto dei diritti umani di base.“L’Ue – continua Borrell nella sua risposta – sostiene l’appello rivolto dal Segretario generale delle Nazioni Unite al Consiglio di sicurezza dell’Onu affinché intervenga per evitare una catastrofe umanitaria a Gaza e il collasso del sistema umanitario”. Un implicito atto di accusa nei confronti di Israele, e di aver creato situazioni insostenibili e sempre più difficile da appoggiare. Le ragioni di Israele sono andate un po’ oltre il consentito, e Borrell lo dice come meglio non potrebbe.