More stories

  • in

    Assalto alla democrazia in Brasile, l’Unione europea si schiera al fianco di Lula

    Roma – Da Ursula von der Leyen a Josep Borrell, da Roberta Metsola a Charles Michel. E’ ferma la condanna da parte di tutte le istituzioni comunitarie di Bruxelles all’assalto nella notte europea (e giornata americana) da parte di migliaia di sostenitori dell’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro della sede del parlamento, del palazzo presidenziale e della Corte suprema a Brasilia, la capitale del Brasile, per protestare contro il risultato delle ultime elezioni, vinte da Luiz Inácio Lula da Silva. Solo alle 21 locali (circa l’una di notte per Bruxelles) le forze di sicurezza brasiliane sono riuscite a riprendere il controllo delle tre istituzioni.
    “Condanno fermamente l’assalto alla democrazia in Brasile. Questa è una grande preoccupazione per tutti noi, i difensori della democrazia”, ha scritto su twitter questa mattina (9 gennaio) la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, assicurando il pieno sostegno al presidente Lula “eletto liberamente ed equamente”.

    I strongly condemn the assault on democracy in Brasil.
    This is a major concern to all of us, the defenders of democracy.
    My full support to President @LulaOficial, who was elected freely and fairly.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) January 9, 2023

    Mentre le violenze erano ancora in corso, ieri sera anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha condannato l’assalto alle istituzioni democratiche del Brasile”, confermando il pieno sostegno a Lula in quanto presidente “eletto democraticamente da milioni di brasiliani attraverso elezioni libere e corrette”. Per Roberta Metsola alla guida dell’Eurocamera la “democrazia va sempre rispettata”, ha sottolineato, manifestando “profonda preoccupazione” per i fatti della notte a Brasilia. Un urgente ritorno alla normalità è quello evocato dalla premier Giorgia Meloni che sul social scrive che “quanto accade in Brasile non può lasciarci indifferenti. Le immagini dell’irruzione nelle sedi istituzionali sono inaccettabili e incompatibili con qualsiasi forma di dissenso democratico. È urgente un ritorno alla normalità ed esprimiamo solidarietà alle Istituzioni brasiliane”.

    Quanto accade in Brasile non può lasciarci indifferenti. Le immagini dell’irruzione nelle sedi istituzionali sono inaccettabili e incompatibili con qualsiasi forma di dissenso democratico. È urgente un ritorno alla normalità ed esprimiamo solidarietà alle Istituzioni brasiliane.
    — Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) January 8, 2023

    Lula può contare anche sul sostegno “incondizionato della Francia”, ha assicurato il presidente francese Emmanuel Macron, scrivendo su twitter che la “volontà del popolo brasiliano e delle istituzioni democratiche deve essere rispettata”.
    Le immagini diffuse dalle televisioni nazionali e dai social parlano di circa 400 persone che sono riuscite a rompere le barriere delle forze dell’ordine, senza troppa difficoltà, intorno alle tre principali sedi istituzionali del Paese. Immagini che ricordano e che sono state paragonate a più riprese all’assalto del Campidoglio degli Stati Uniti il ​​6 gennaio di ormai due anni fa, incoraggiato dall’ex presidente di Washington, Donald Trump, incapace di accettare la sconfitta contro Joe Biden.
    Al momento dell’assalto, Lula si era insediato come nuovo presidente del Brasile da appena una settimana dopo le celebrazioni di rito a cui hanno partecipato centinaia di migliaia di brasiliani. Gli estremisti pro-Bolsonaro si sono rifiutati di accettare la vittoria di Lula nelle elezioni di ottobre, e hanno trascorso le ultime settimane a evocare un colpo di stato militare. Lula non era a Brasilia al momento dell’attacco, ma ha fatto ritorno nella capitale solo questa mattina, incolpando Bolsonaro per il caos e promettendo che “chiunque sia coinvolto sarà punito”. Secondo il Guardian, il presidente in carica avrebbe definito “vandali, neofascisti e fanatici” coloro che hanno preso parte alle violenze, annunciando un intervento di emergenza del governo federale per riportare l’ordine nella capitale.
    Bolsonaro, che si trova in Florida, ha commentato in una serie di tweet sottolineando che “le manifestazioni pacifiche, nel rispetto della legge, fanno parte della democrazia”, ma “saccheggi e invasioni di edifici pubblici come quelli che sono avvenuti oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sono eccezioni alla regola”. Non ha condannato apertamente i fatti della notte ma ha respinto le accuse di Lula su un suo coinvolgimento nella vicenda. “Durante tutto il mio mandato, sono sempre rimasto entro le quattro linee della costituzione, rispettando e difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà. Inoltre, respingo le accuse infondate che mi sono state attribuite dall’attuale capo dell’esecutivo in Brasile”, ha scritto.

    – No mais, repudio as acusações, sem provas, a mim atribuídas por parte do atual chefe do executivo do Brasil.
    — Jair M. Bolsonaro 2️⃣2️⃣ (@jairbolsonaro) January 9, 2023

    L’assalto nella notte europea da parte di migliaia di sostenitori dell’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro della sede del parlamento, del palazzo presidenziale e della Corte suprema a Brasilia fa preoccupare Bruxelles per la tenuta democratica del Paese

  • in

    Prove di distensione tra Bruxelles e Washington sul piano di sovvenzioni verdi degli Usa

    Roma – Prove distensione tra Unione europea e Stati Uniti sul controverso piano contro l’inflazione varato da Washington, che rischia di incrinarne i rapporti. In una nota pubblicata ieri (29 dicembre) in tarda serata, la Commissione europea ha accolto le linee guida adottate dagli Usa in cui viene assicurato che le aziende europee potranno beneficiare del regime di credito solo (per ora) per i veicoli commerciali puliti previsti dell’Inflation Reduction Act statunitense, “senza richiedere modifiche ai modelli di business consolidati o previsti dei produttori dell’Ue”.
    Per Bruxelles si tratta “di un vantaggio per entrambe le parti” e anche un tentativo di ricucire lo strappo, anche se ancora restano elementi da chiarire e il resto del piano di Biden contiene ancora misure “discriminatorie” nei confronti delle aziende europee. L’Inflation Reduction Act (IRA) è il massiccio piano di investimenti da 369 miliardi varato dall’amministrazione Usa di Joe Biden per le tecnologie verdi, che ha fatto preoccupare l’Ue perché potrebbe svantaggiare le imprese europee dal momento che prevede sgravi fiscali per acquistare prodotti Made in Usa tra cui automobili, batterie ed energie rinnovabili.
    L’amministrazione statunitense ha esteso alle aziende dell’Ue la possibilità di beneficiare di uno (quello per gli operatori commerciali) dei due programmi di credito di imposta previsti per i veicoli puliti, l’altro riguarda i consumatori privati. Così – commenta Bruxelles nella nota – “i contribuenti statunitensi potranno trarre vantaggio da veicoli e componenti elettrici altamente efficienti prodotti nell’Ue, mentre le aziende europee che forniscono ai propri clienti tramite leasing veicoli puliti all’avanguardia possono beneficiare degli incentivi previsti dall’IRA”. Restano però molte preoccupazioni da parte di Bruxelles sul piano, che andranno approfondite nel quadro della task force istituita tra Bruxelles e Washington. “Ulteriori lavori sono in corso nell’ambito della task force UE-USA – assicura la nota – sulla riduzione dell’inflazione per trovare soluzioni alle preoccupazioni europee, ad esempio trattando l’UE allo stesso modo di tutti i partner degli accordi di libero scambio degli Stati Uniti”.
    Questo regime “continua a destare preoccupazione per l’UE, in quanto contiene disposizioni discriminatorie che di fatto escludono dal beneficio le imprese dell’UE” e “discriminare i veicoli puliti prodotti nell’UE viola il diritto commerciale internazionale”. Di fronte al piano statunitense di incentivi per la transizione Made in Usa l’Ue non vuole farsi trovare impreparata. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha già delineato al Consiglio europeo del 15 dicembre le 4 linee programmatiche su cui verterà la risposta europea all’Ira statunitense, di cui proposte concrete arriveranno nel 2023. Il piano von der Leyen è quello di lavorare con l’amministrazione Biden sui punti più critici del suo piano contro l’inflazione; adeguare le norme europee per gli aiuti di stato; potenziare gli investimenti europei per accelerare la transizione verde, nel breve periodo attraverso ‘RepowerEu’ e, nel lungo, attraverso un nuovo fondo europeo per la sovranità (ancora da chiarire come dovrà essere finanziato); e accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili.
    Già a gennaio arriverà la revisione del quadro di norme sugli aiuti di stato, per renderli più semplici e veloci. L’equivalente europeo delle agevolazioni fiscali sono gli aiuti di Stato e dunque Bruxelles interverrà lì. Oltre a modificare le regole sui sussidi, von der Leyen punta a potenziare gli investimenti nelle tecnologie verdi: nel breve termine, attraverso il piano ‘RepowerEu’ presentato a maggio scorso per affrancare l’Ue dai combustibili fossili russi, e a medio termine, con la prospettiva di dare vita a un fondo di sovranità per l’industria, da finanziare con risorse comuni europee, e su cui si prevedono scontri tra i governi. Secondo la Commissione europea, l’occasione di presentare una proposta in tal senso sarà la revisione di metà termine del bilancio a lungo termine (il Qfp – 2021-2027) che arriverà in estate. La ‘ricetta’ prevede quindi da una parte il potenziamento dei sussidi statali alle imprese, dall’altra dar vita a un Fondo di sovranità europeo con cui finanziare un politica industriale dell’Ue e affrontare così il problema dell’asimmetria tra Paesi Ue che hanno o non hanno spazio fiscale per approvare aiuti di stato a pioggia (come nel caso italiano).

    In risposta ai timori di Bruxelles di vedersi svantaggiare l’industria auto, Washington estende alle aziende europee la possibilità di beneficiare del regime di credito per i veicoli commerciali puliti previsti dell’Inflation Reduction Act, il piano contro l’inflazione varato dall’amministrazione Biden che rischia di gelare i rapporti con l’Ue

  • in

    Il 3 febbraio vertice Ue-Ucraina, Zelensky invitato nella capitale d’Europa

    Bruxelles – Il 12 ottobre di un anno fa calava il sipario a Kiev il 23° vertice tra l’Unione europea e l’Ucraina con il fermo sostegno di Bruxelles all’indipendenza e territoriale del Paese e l’estensione le sanzioni economiche contro la Russia per l’annessione illegale della Crimea del 2014. Oggi (22 dicembre) fonti europee confermano che il prossimo vertice tra Bruxelles e Kiev si terrà nella capitale belga il 3 febbraio e il formato sarà lo stesso: Ursula von der Leyen, a nome della Commissione europea, Charles Michel in rappresentanza del Consiglio europeo, e Volodymyr Zelenskyy a nome dell’Ucraina.
    A essere diverso sarà lo scenario, perché da quel 12 ottobre tutto è cambiato per l’Ucraina e per i rapporti tra Unione europea e Kiev. Sullo sfondo del futuro Summit la guerra di Russia in Ucraina, iniziata con l’invasione del territorio di Kiev il 24 febbraio scorso. Visto il contesto in cui prenderà le mosse il Summit, per il momento nessuna conferma su dove avrà luogo il Summit. A quanto si apprende, Michel avrebbe invitato il presidente Zelensky a visitare la capitale belga anche se la visita non sarebbe collegata al Vertice. Il summit non sarà con tutti i leader dei 27 Stati membri, ma manterrà il formato tradizionale con i presidenti del Consiglio e della Commissione europea.
    Non è difficile immaginare che le conseguenze della guerra, sul piano economico, energetico e della ricostruzione, saranno al centro del Summit di Bruxelles. Ma lo scenario sarà diverso anche perché dallo scorso giugno, Kiev è ufficialmente un Paese candidato all’adesione all’UE, in quello che è stato un decisionale mai così veloce da parte della Commissione, accelerato senza dubbio dalla guerra.

    Il vertice non sarà con tutti i leader dei 27 Stati membri, ma manterrà il formato tradizionale con i presidenti del Consiglio europeo, Charles Michel, e della Commissione europea, Ursula von der Leyen. La presenza a Bruxelles del presidente ucraino ancora non confermata

  • in

    Unione Europea e Cile hanno siglato un accordo avanzato di partenariato su commercio, ambiente e materie prime

    Bruxelles – Un nuovo accordo per spingere la cooperazione tra Unione Europea e Cile, che dovrebbe sbloccare 4,5 miliardi di euro in esportazioni europee e rendere la quasi totalità dei prodotti diretti verso Santiago del Cile esente da dazi. Con la conclusione dei negoziati sull’accordo quadro avanzato Ue-Cile in occasione della riunione di oggi (venerdì 9 dicembre) tra il vicepresidente esecutivo della Commissione e titolare per il Commercio, Valdis Dombrovskis, l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e la ministra cilena degli Esteri, Antonia Urrejola, l’Unione e il Paese sudamericano si sono impegnati a rafforzare il dialogo politico e approfondire i rapporti in ambito commerciale, ambientale, energetico e di investimenti.
    Da sinistra: il vicepresidente esecutivo della Commissione e titolare per il Commercio, Valdis Dombrovskis, la ministra cilena degli Esteri, Antonia Urrejola, e l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell (9 dicembre 2022)
    “L’azione per il clima, il commercio sostenibile e la parità di genere sono al centro del nostro partenariato”, ha commentato con entusiasmo la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: l’intesa con il Cile “rafforza la cooperazione sulle materie prime critiche” ed “un buon accordo per l’economia, le persone e il pianeta”, ha aggiunto la leader dell’esecutivo comunitario. Tra i punti centrali su cui si imposterà la cooperazione tra Bruxelles e Santiago del Cile c’è in particolare l’accesso alle materie prime e ai combustibili puliti necessari per la transizione verso l’economia verde, in particolare litio, rame e idrogeno. In questo contesto dovrà essere garantito “pari trattamento” per gli investitori comunitari in Cile – e viceversa – anche in materia energetica, mentre alle aziende Ue sarà garantita più facilità nel fornire servizi nei settori delle consegne, delle telecomunicazioni, del trasporto marittimo e dei servizi finanziari.
    In particolare per l’Italia assume grande rilevanza il capitolo sulla protezione dei prodotti tutelati nell’Ue e in Cile. La lista di vini e liquori sotto protezione legale coprirà tutte le Dop e Igp attualmente registrate nell’Ue, tra cui anche il Prosecco (dei 216 prodotti protetti, circa un quinto è italiano). Per quanto riguarda gli alimenti, le denominazioni italiane protette sono 39, compresi Aceto Balsamico di Modena, Vitellone Bianco dell’Appennino centrale e Parmigiano Reggiano. Nel capitolo sui sistemi alimentari sostenibili è inclusa la liberalizzazione dell’export di formaggi (al momento  sottoposta a quota) e di prodotti agricoli trasformati, in cambio di quote addizionali per l’accesso del Cile al mercato unico su carni bovine (2 mila tonnellate), pollame (18 mila), suine (9 mila) e ovine (4 mila).
    Alla base dell’accordo rafforzato ci sono “valori condivisi” come il rispetto dei principi democratici, i diritti umani e lo Stato di diritto, ma anche il dialogo sulla pace, la giustizia e la sicurezza internazionale. Di particolare rilevanza il capitolo sul commercio e lo sviluppo sostenibile, che conferma l’impegno delle due parti sugli standard dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) e dell’Accordo di Parigi, e si rinnova l’attenzione vero la scienza, la tecnologia, la ricerca e l’innovazione.
    “Questo accordo creerà nuove opportunità per sostenere la crescita economica di entrambe le parti, sostenuta da una protezione molto più forte dell’ambiente e del clima, dei diritti dei lavoratori, dell’uguaglianza di genere e dei sistemi alimentari”, ha sottolineato il vicepresidente della Commissione Dombrovskis. A fargli eco l’alto rappresentante Ue Borrell, ricordando che “quest’anno ricorre il ventesimo anniversario dell’Accordo di associazione con il Cile“: in un “periodo di sfide geopolitiche senza precedenti”, Bruxelles e Santiago aprono “un nuovo capitolo del nostro partenariato privilegiato”. L’accordo di associazione è stato siglato nel 2022 e comprende un accordo commerciale globale, entrato in vigore nel febbraio dell’anno successivo. Nel corso degli ultimi 20 anni gli scambi di merci tra le due parti sono cresciuti del 163 per cento – riporta la Commissione – mentre le esportazioni europee di merci del 284 per cento.

    Secondo l’intesa stretta tra Bruxelles e Santiago, sarà esente da dazi il 99,9 per cento delle esportazioni europee, per un aumento stimato “fino a 4,5 miliardi di euro”. Focus su investimenti reciproci, standard climatici, tutela dei prodotti e accesso a litio, rame e idrogeno

  • in

    A Bruxelles si lavora per stabilire un tribunale su crimini di guerra russi e per riutilizzare i beni congelati degli oligarchi

    Bruxelles – “La Russia deve pagare per i suoi crimini orribili”. Un attacco sentito innumerevoli volte in questi nove mesi di invasione dell’Ucraina, ma che oggi (mercoledì 30 novembre) appare basato su almeno due proposte su cui la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e il suo gabinetto hanno portato avanti i lavori. Un tribunale specializzato contro i crimini di guerra russi e una direttiva per facilitare la confisca dei beni e degli asset degli oligarchi, con l’obiettivo di riutilizzarli per la ricostruzione dell’Ucraina.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e l’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, a Bucha (8 aprile 2022)
    L’attacco armato del Cremlino “ha portato morte, devastazione e sofferenze indicibili”, come quelle di Bucha: “Si stima che finora siano stati uccisi o feriti più di 20 mila civili e più di 100 mila militari ucraini”, ha ricordato la numero uno della Commissione. Mentre continua il lavoro congiunto con la Corte Penale Internazionale, “proponiamo di istituire un tribunale specializzato sostenuto dalle Nazioni Unite per indagare e perseguire i crimini di aggressione della Russia“, sfruttando la collaborazione con la comunità internazionale “per ottenere il più ampio sostegno possibile”.
    Secondo quanto si apprende da funzionari Ue, per evitare la sovrapposizione tra il nuovo meccanismo processuale e la Corte Penale Internazionale (con un conflitto di giurisdizione), sarebbe necessario stabilire la supremazia di quest’ultima nel quadro dell’intera procedura, che verosimilmente prevederebbe l’arresto o la consegna di sospetti responsabili di crimini di guerra. A determinate condizioni un tribunale internazionale ad hoc potrebbe però consentire di perseguire i massimi dirigenti russi, sulla base di un trattato tra gli Stati sostenitori e un mandato delle Nazioni Unite. A Bruxelles si parla di un tribunale ibrido, anche a livello di composizione dei membri – ucraini e internazionali – la cui legittimità deve basarsi su una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (improbabile, dal momento in cui la Russia è membro permanente) o su una risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu.

    Russia must pay for its horrific crimes.
    We will work with the ICC and help set up a specialised court to try Russia’s crimes.
    With our partners, we will make sure that Russia pays for the devastation it caused, with the frozen funds of oligarchs and assets of its central bank pic.twitter.com/RL4Z0dfVE9
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) November 30, 2022

    Crimini di guerra e beni congelati
    La questione dei crimini di guerra russi in Ucraina si lega anche a ciò che gli Stati membri potrebbero fare già da ora sul proprio territorio. “La Russia deve pagare finanziariamente per la devastazione che è costata, i danni subiti dall’Ucraina sono stimati attorno ai 600 miliardi di euro”, ha attaccato nel suo discorso la presidente von der Leyen, parlando della copertura dei costi per la ricostruzione del Paese invaso dal 24 febbraio: “E noi abbiamo i mezzi per far pagare la Russia”. Secondo le stime fornite dalla leader dell’esecutivo Ue, a oggi sono stati bloccati 300 miliardi di euro di riserve della Banca centrale russa e congelati 19 miliardi di euro agli oligarchi russi: “A breve termine, potremmo creare insieme ai nostri partner una struttura per gestire questi fondi e investirli per l’Ucraina”.
    Lo scorso 25 maggio la Commissione ha proposto un rafforzamento e un’estensione dei crimini sul territorio dell’Unione Europea, includendo la violazione delle sanzioni tra i reati penali in tutti i 27 Paesi membri – approvata sia dal Parlamento sia dal Consiglio dell’Ue. Gli stessi funzionari Ue hanno confermato che venerdì (2 dicembre) sarà presentata la proposta di direttiva che permetterà ai 27 Paesi membri di avviare procedure giudiziarie per la confisca se c’è stata una violazione delle misure restrittive dell’Ue. La revisione della direttiva risolverebbe il problema della gestione dei beni congelati per i Ventisette, a causa delle spese per il loro mantenimento: lo strumento di tipo economico applicato fino a oggi non prevede che i beni congelati possano essere messi all’asta o assegnati ad associazioni, rimanendo proprietà degli oligarchi sanzionati. Non possono essere utilizzati, ma rappresentano un costo per le finanze dello Stato.
    A quanto si apprende a Bruxelles, nel caso in cui una persona sanzionata commetta o partecipi a reati di elusione, i proventi da confiscare potrebbero comprendere fondi e risorse economiche soggetti alle stesse misure restrittive. Da notare, però, che le nuove misure non sarebbero applicabili retroattivamente e riguarderebbero solo attività criminali commesse dopo l’entrata in vigore della direttiva: in altre parole, non si potrebbero toccare i 19 miliardi già congelati, ma solo procedere all’eventuale confisca di ulteriori beni sequestrati. In ogni caso, “lavoreremo a un accordo internazionale con i nostri partner perché questi proventi siano utilizzati per il risarcimento dei danni causati all’Ucraina”, ha ribadito von der Leyen. Si parla di un fondo specifico o di un capitolo apposito nello strumento per la ricostruzione dell’Ucraina, e dovrà essere valutato se operare con trasferimenti obbligatori o volontari da parte degli Stati membri Ue, anche attraverso un accordo intergovernativo.

    La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, propone un tribunale specializzato sostenuto dalle Nazioni Unite. Nel frattempo, ai Ventisette sono state fornite opzioni per confiscare beni e asset della Banca Centrale Russa e metterli a disposizione per la ricostruzione dell’Ucraina

  • in

    Von der Leyen sente Zelensky e promette l’arrivo in Ucraina di trasformatori e generatori di elettricità

    Bruxelles – Generatori e trasformatori per fare fronte all’emergenza energetica che l’Ucraina sta vivendo a causa dei bombardamenti russi. In una telefonata con il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha condannato il “deliberato e barbaro bombardamento” delle infrastrutture civili dell’Ucraina da parte di Putin”, promettendo di rafforzare il sostegno dell’Unione europea per ripristinare e mantenere l’energia elettrica e il riscaldamento del Paese dopo una nuova ondata di attacchi missilistici russi contro infrastrutture critiche ucraine.

    During my phone call with @ZelenskyyUa today, I expressed EU solidarity with Ukraine in the face of Russia’s criminal attacks on civilian infrastructure.@EU_Commission is stepping up support, including with partners, to support the restoration of power and heat in Ukraine.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) November 25, 2022

    Milioni gli ucraini rimasti senza riscaldamento o elettricità dopo gli attacchi aerei da parte di Mosca alla rete energetica. In una dichiarazione pubblicata dopo la telefonata von der Leyen ha promesso che l’Unione fornirà 200 trasformatori di medie dimensioni e un grande autotrasformatore dalla Lituania, un autotrasformatore di medie dimensioni dalla Lettonia e 40 generatori pesanti dalla riserva dell’UE in Romania. A detta della leader dell’Esecutivo comunitario “ciascuno di questi generatori può fornire energia ininterrotta a un ospedale di piccole e medie dimensioni”, ha affermato.
    Von der Leyen ha confermato inoltre il lavoro della Commissione europea per dar vita a un nuovo hub energetico in Polonia per consentire donazioni da parte di Paesi terzi e aiutare con la loro consegna in Ucraina in modo coordinato, in particolare con i nostri partner del G7. Il nuovo polo energetico che dovrebbe prendere forma in Polonia era stato annunciato anche dalla commissaria europea all’energia, Kadri Simson, al termine del Consiglio straordinario dell’energia che si è tenuto ieri. Ha puntualizzato che dall’inizio della guerra, quasi 55mila attrezzature energetiche e 500 generatori sono stati forniti all’Ucraina attraverso il meccanismo di partenariato civile dell’Unione, ma la Commissione europea ha rinnovato l’invito agli Stati membri a intensificare “il nostro sforzo congiunto”.

    Discussed the #GrainfromUkraine initiative with @vonderleyen. Thanked for the huge 🇪🇺 financial assistance, for work started on the 9th sanctions package. Noted that the price cap for Russian oil should be effective. Cooperation on ensuring 🇺🇦 energy stability was also discussed.
    — Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) November 25, 2022

    In un tweet il presidente ucraino ha confermato di aver discusso con von der Leyen “dell’iniziativa grano dall’Ucraina”, ringraziandola “per l’enorme assistenza finanziaria dell’Ue, per i lavori avviati sul nono pacchetto di sanzioni”. Ha osservato “che il price cap sul petrolio russo dovrebbe essere efficace. E’ stata discussa anche la cooperazione per garantire la stabilità energetica ucraina”.

    Per far fronte alla mancanza di riscaldamento o elettricità che ha colpito milioni di ucraini dopo gli attacchi aerei da parte di Mosca alla rete energetica di Kiev. La Commissione Ue lavora per dar vita a un nuovo polo energetico in Polonia per le donazioni da parte di Paesi terzi

  • in

    La Commissione europea lavora al nono pacchetto di sanzioni contro la Russia

    Bruxelles – A quasi due mesi di distanza dall’ultimo via libera, la Commissione europea ha confermato oggi (24 novembre) i lavori in corso a Bruxelles sul nono pacchetto di sanzioni contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina. “Stiamo lavorando al nono pacchetto di sanzioni contro la Russia”, ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel corso di un intervento in Finlandia, dove ha preso parte all’evento Into the woods, organizzato nel quadro del nuovo Bauhaus europeo.
    Senza fornire ulteriori dettagli su quali settori o quali misure potrebbero rientrare nel nuovo pacchetto di misure restrittive, la presidente ha chiarito che la Commissione europea sta lavorando “duramente per colpire la Russia dove fa male. Per ridurre ulteriormente la sua capacità di condurre una guerra contro l’Ucraina”, ha detto la leader dell’esecutivo comunitario . “Oggi posso annunciare che stiamo lavorando a pieno ritmo su un nono pacchetto di sanzioni”, ha aggiunto. “Sono fiduciosa che molto presto approveremo un tetto al prezzo globale sul petrolio russo con il G7 e gli altri principali partner. Non ci fermeremo finché l’Ucraina non avrà prevalso su Putin e sulla sua guerra illegale e barbara”, ha concluso. Fulcro dell’ottavo pacchetto di sanzioni contro la Russia era proprio la decisione di fissare un prezzo al petrolio russo trasportato via nave verso Paesi terzi.
    E’ nel contesto del G7 (che riunisce oltre all’Unione europea, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e USA) che si è concordato all’inizio del mese di settembre in linea di principio di introdurre un tetto massimo sul prezzo del petrolio russo trasportato verso i Paesi terzi, dal momento che i governi Ue avevano già deciso nel sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca adottato a inizio giugno di tagliare entro la fine del 2022 il 90 per cento delle importazioni russe di petrolio in arrivo nel continente europeo, attraverso un embargo su tutto il petrolio in arrivo via mare e un impegno di Germania e Polonia a tagliare anche le proprie importazioni attraverso l’oleodotto Druzhba, che è rimasto esentato dall’embargo per andare incontro alle richieste del premier ungherese Viktor Orbán. L’embargo europeo dovrebbe entrare ufficialmente in vigore dal 5 dicembre.
    Von der Leyen ha ricordato che in Ucraina “a causa del barbaro e terroristico attacco di Putin al Paese”, le infrastrutture civili devono affrontare l’inverno in arrivo senza elettricità e, in molti luoghi, senza acqua corrente. Per colpa sua, i bambini, i loro genitori e i loro nonni stanno congelando al buio”, ha detto, condannando “fermamente questi attacchi barbarici” e definendoli “crimini di guerra”. Convinta che “i nostri amici ucraini supereranno questa tragedia. Perché sono forti e la loro causa è giusta”.

    Lo conferma Ursula von der Leyen, non entrando nel merito di quali settori o quali misure saranno contenute nel nuovo pacchetto di misure restrittive contro Mosca per l’invasione dell’Ucraina

  • in

    Alleanza Russia-Iran è ricetta per la “guerra perpetua”. Von der Leyen annuncia che l’Ue lavora a nuove sanzioni contro Teheran sui droni

    Bruxelles – Da una parte l’Iran dall’altra la Russia. Ursula von der Leyen li mette nello stesso discorso per avvertire che con “la loro alleanza, Iran e Russia stanno minando le regole e i principi di base del nostro ordine globale”. E questa è la ricetta “per la guerra perpetua”. La presidente della Commissione europea lancia l’avvertimento durante i Manama Dialogue in Bahrein, organizzati dall’International Institute for Strategic Studies (Iiss), in un duro intervento sulle conseguenze (energetiche e sulla sicurezza globale) della guerra di Russia in Ucraina e sull’alleanza con l’Iran, che rischia di sovvertire l’ordine internazionale.
    La presidente della Commissione europea si scaglia contro i droni iraniani, lanciati anche in Europa dalla “Russia ha lanciato questi stessi droni iraniani, ripetutamente, contro obiettivi civili nelle città ucraine”. Per la presidente della Commissione europea “queste sono palesi violazioni del diritto umanitario e si qualificano come crimini di guerra”, ha detto sottolineando che “mentre lavoriamo per impedire all’Iran di sviluppare armi nucleari, dobbiamo anche concentrarci su altre forme di proliferazione di armi, dai droni ai missili balistici. È un rischio per la sicurezza, non solo per il Medio Oriente ma per tutti noi”, ha messo in guardia. Ha poi ricordato che l’Unione Europea “ha già sanzionato individui ed entità iraniane legate alla Guardia rivoluzionaria iraniana, responsabili della fornitura di droni alla Russia” ma Bruxelles si sta già coordinando con “partner e alleati per adottare ulteriori sanzioni contro l’Iran in risposta alla proliferazione di droni iraniani”.
    Per von der Leyen “alleandosi, Iran e Russia stanno minando le regole e i principi di base del nostro ordine globale”. La storia mostra che questa è una ricetta per la guerra perpetua. È una ricetta per la corsa agli armamenti e la proliferazione di armi di distruzione di massa. È una ricetta per la costante interferenza straniera, per la violenza e l’instabilità senza fine. E semplicemente non possiamo accettarlo”.

    A pleasure to be back at the @IISS_org Manama Dialogue.
    Bahrain is a driving force for dialogue and engagement in the region and beyond.
    I believe we face a historic opportunity⁰to build new ties between the EU and the Gulf ↓https://t.co/CJC3vQwNpl
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) November 18, 2022

    L’intervento della presidente della Commissione europea ai Manama Dialogue in Bahrein