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    Commissione Ue e governo ucraino hanno firmato a Kiev una serie di intese per rafforzare cooperazione e integrazione

    Bruxelles – Una giornata simbolica per l’impegno dell’Unione Europea a sostegno dell’Ucraina a quasi un anno dall’inizio dell’invasione russa, che non poteva esaurirsi solo alla visita del Collegio dei commissari a Kiev. Sotto la guida della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e del primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, i 15 commissari e commissarie e le rispettive controparti hanno discusso di “oltre 20 argomenti sul tavolo dei lavori” e hanno siglato due intese cruciali: un Memorandum d’intesa per una partnership sui gas rinnovabili e un Programma per l’accesso al Mercato unico.
    Da sinistra: la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e il primo ministro dell’Ucraina, Denys Shmyhal, alla sessione plenaria della riunione tra il Collegio dei commissari e il governo ucraino a Kiev (2 febbraio 2023)
    “È stato un giorno emozionante e produttivo con incontri bilaterali e 4 ore di plenaria, non dobbiamo dimenticare che siamo in un Paese in guerra che si sta difendendo, ma abbiamo discusso insieme del nostro futuro comune“, è stata la presentazione dei lavori tra le due parti da parte della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, al termine della giornata di Kiev. In attesa del vertice Ue-Ucraina di domani (3 febbraio) con il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, e del leader ucraino, Volodymyr Zelensky, sono state affrontate tutta una serie di discussioni per il rafforzamento della cooperazione e dell’integrazione di Kiev nell’Unione, in attesa dell’avvio dei negoziati di adesione: dall’energia al commercio, dal roaming dati alla ricostruzione, dall’addestramento militare alla ricerca e innovazione.
    È l’ambito energetico quello che ha occupato buona parte dei lavori del Collegio dei commissari e del governo Shmyhal e che ha portato alla prima intesa di rilievo: il Memorandum d’intesa per il partenariato strategico sul biometano, l’idrogeno e altri gas di sintesi, “passi molto concreti nella direzione di una ricostruzione verde dell’Ucraina”, è la garanzia di von der Leyen. Un accordo che “amplierà la cooperazione energetica in corso tra l’Ue e l’Ucraina ai gas rinnovabili prodotti in modo sostenibile” e che formalizza “l’impegno di entrambe le parti a ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, in particolare di gas russo, e a lavorare per la neutralità climatica”, specifica il testo.
    La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, a Kiev (2 febbraio 2023)
    Ma non è tutto, perché la Commissione ha deciso di “invitare l’Ucraina alla piattaforma energetica per gli acquisti congiunti di gas” e, con l’obiettivo di “assicurare la sicurezza energetica” del Paese, arriveranno a Kiev “2400 generatori aggiuntivi, oltre ai 3000 già consegnati dall’inizio della guerra, più di 150 milioni di euro per l’acquisto di materiale energetico vitale” e una fornitura complessiva di “35 milioni di lampade al Led” (5 milioni in più rispetto ai piani originari), che il presidente Zelensky ha precisato “porterà a una diminuzione considerevole del consumo energetico e delle importazioni di energia” dell’Ucraina.
    A questo si aggiunge la firma dell’associazione al Programma per il Mercato unico, uno dei passi “per garantire all’Ucraina un accesso simile al Mercato unico dell’Ue, per mobilitare lo sforzo economico ucraino nella risposta alla guerra e per la ricostruzione”, ha precisato von der Leyen. Il Programma faciliterà l’accesso ai mercati e l’internazionalizzazione delle imprese, compresa la partecipazione a bandi specifici per le piccole e medie imprese e alle iniziative Erasmus per i giovani imprenditori, e si accompagnerà a una “tabella di marcia in 15 punti per l’accesso al Mercato unico“. A questo proposito va menzionata un’altra proposta della Commissione, ovvero l’estensione “per tutto il 2023” dell’accesso al mercato Ue per Kiev “senza dazi, per mantenere stabile il commercio”, come sta avvenendo dal maggio dello scorso anno.
    Le altre discussioni tra Ue e Ucraina
    La prima riunione tra il Collegio dei commissari e il governo ucraino a Kiev (2 febbraio 2023)
    Sul piano energetico – ma più spostato sul versante russo – è stato intenso il confronto sulla risposta europea e internazionale alla guerra di Mosca in Ucraina. “Entro il 24 febbraio dovremo avere il decimo pacchetto di sanzioni contro la Russia“, ha anticipato von der Leyen, facendo riferimento al primo anniversario dall’inizio dell’invasione, ma il presidente ucraino Zelensky ha chiesto anche di “migliorare la prevenzione dell’aggiramento” dei nove pacchetti di misure restrittive già in vigore contro Mosca. A proposito di sanzioni, “abbiamo sempre detto che faremo pagare a Putin il prezzo della guerra” e il tetto al prezzo del petrolio greggio russo fissato a inizio dicembre dall’Ue e dai partner del G7 “sta già costando alla Russia circa 160 milioni di euro al giorno“. Ora “introdurremo presto anche un tetto al prezzo dei prodotti raffinati“, ha promesso von der Leyen, con la riunione a Bruxelles degli ambasciatori al Coreper, il comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Ue, in programma domani proprio in parallelo al vertice Ue-Ucraina a Bruxelles.
    L’azione contro Mosca non si ferma qui. “La Russia deve essere chiamata a rispondere in tribunale dei suoi odiosi crimini” e oggi è arrivato l’annuncio da von der Leyen che “verrà istituito all’Aia un Centro internazionale per il perseguimento del crimine di aggressione in Ucraina“, per coordinare la raccolta delle prove dei crimini di guerra in collaborazione con l’agenzia Ue Eurojust. Nell’immediato però l’obiettivo è la vittoria sul campo di battaglia e per questo motivo l’esecutivo comunitario ha deciso di raddoppiare l’addestramento dei soldati ucraini nell’ambito della Missione di assistenza militare Ue, passando da 15 a 30 mila effettivi dell’esercito di Kiev. L’anticipazione è arrivato a Kiev dall’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, che ha anche annunciato che Bruxelles fornirà “25 milioni di euro per sostenere gli sforzi di sminamento nelle aree a rischio” per la popolazione civile nei luoghi liberati dall’occupazione russa.

    Nel corso della prima riunione congiunta del Collegio dei commissari e dell’esecutivo del Paese invaso dall’esercito russa sono stati finalizzati un Memorandum d’intesa per una partnership sui gas rinnovabili e un Programma per l’accesso al Mercato unico: “Oltre 20 argomenti sul tavolo”

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    Prove di adesione Ue per l’Ucraina: von der Leyen e 15 commissari a Kiev per “incontri approfonditi” con il governo

    Bruxelles – È iniziato il giorno che entrerà nei libri di storia delle istituzioni dell’Unione Europea per la sua portata simbolica nel sostegno dell’Ue all’Ucraina. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e 15 membri del suo gabinetto (su 27) sono a Kiev per una sorta di mini-Collegio dei commissari nella capitale del Paese invaso dall’esercito russo da quasi un anno. “Siamo qui insieme per dimostrare che l’Ue è al fianco dell’Ucraina con la stessa fermezza di sempre e per approfondire ulteriormente il nostro sostegno e la nostra cooperazione“, ha fatto sapere la numero uno della Commissione all’arrivo a Kiev, in un appuntamento di cui si conoscono pochissime informazioni per questioni di sicurezza e incolumità degli stessi membri dell’esecutivo comunitario.
    Da sinistra: la vicepremier dell’Ucraina, Olha Stefanishyna, e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, a Kiev (2 febbraio 2023)
    L’appuntamento era stato anticipato dai servizi della Commissione già a metà gennaio, senza indicazioni sulla data e sui commissari che sicuramente avrebbero preso parte al confronto con le rispettive controparti del governo guidato da Denys Shmyhal. Certa invece la presenza di von der Leyen, che domani (3 febbraio) parteciperà al vertice Ue-Ucraina con il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, e dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky: si tratta del quarto viaggio a Kiev per la numero uno della Commissione dall’inizio dell’invasione russa – dal primo nell’aprile dello scorso anno per consegnare il questionario di adesione Ue e omaggiare le vittime di Bucha, all’ultima visita in cui ha visto il suo nome iscritto nella ‘Walk of the Brave’. Ma “questa volta sono qui con il mio team di commissari”, per un appuntamento che rappresenta “un forte simbolo del sostegno della Commissione all’Ucraina di fronte all’aggressione immotivata e ingiustificata della Russia”, sottolinea l’esecutivo Ue in una nota.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente dell’Ucraina, a Kiev per la consegna del questionario di preparazione della candidatura all’adesione Ue (8 aprile 2022)
    Ad accompagnare von der Leyen a Kiev ci sono sei vicepresidenti (per il Digitale, Margrethe Vestager, per l’Economia, Valdis Dombrovskis, l’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, per le Relazioni interistituzionali, Maroš Šefčovič, per i Valori e la Trasparenza, Věra Jourová, e per la Promozione del nostro stile di vita europeo, Margaritis Schinas), mentre a Bruxelles è rimasto il vicepresidente esecutivo per il Green Deal, Frans Timmermans, che rappresenta la linea di continuità del gabinetto von der Leyen in caso di “estrema necessità”, aveva specificato alla stampa la scorsa settimana il portavoce-capo della Commissione, Eric Mamer. A completare la squadra del Berlaymont in missione a Kiev ci sono i commissari per l’Economia, Paolo Gentiloni, per l’Occupazione e i diritti sociali, Nicolas Schmit, per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, per la Giustizia, Didier Reynders, per gli Affari interni, Ylva Johansson, per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, per il Vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, per i Servizi finanziari, Mairead McGuinness, e per l’Ambiente, Virginijus Sinkevičius.
    I temi di confronto tra la Commissione Ue e il governo ucraino
    Come fanno sapere alti funzionari Ue, l’obiettivo è quello di rafforzare il dialogo e la cooperazione in alcuni settori-chiave come il supporto finanziario e umanitario, l’aumento delle sanzioni contro la Russia – “entro febbraio” la Commissione dovrebbe presentare agli Stati membri la proposta per il decimo pacchetto – e l’implementazione dell’Accordo di associazione Ue-Ucraina e della zona di libero scambio per il commercio. Di primaria importanza il confronto tra i membri della Commissione Ue e del governo ucraino per tracciare un bilancio del percorso del Paese verso l’adesione all’Unione, con un focus specifico sullo Stato di diritto e “gli ultimi sforzi in materia di anti-corruzione”, specificano le fonti. Si discuterà anche la questione del pagamento della prima tranche da 3 miliardi di euro del pacchetto di assistenza macrofinanziaria da 18 miliardi di euro complessivi per il 2023: centrale la discussione sulla situazione sul campo “per capire dove indirizzare precisamente il budget“.

    President @vonderleyen & 15 other members of the College of Commissioners are traveling to Kyiv for a College-to-Government meeting
    A strong symbol of 🇪🇺 support for Ukraine in the face of Russia’s aggression
    Our press release: https://t.co/5ibYy8o3bv https://t.co/vdUCeNpEgF
    — Dana Spinant (@DanaSpinant) February 2, 2023

    Metà dei membri del Collegio hanno accompagnato la numero uno dell’esecutivo comunitario per un confronto con le rispettive controparti ucraine: focus sulla messa a terra dell’assistenza macrofinanziaria, sulle riforme sullo Stato di diritto e sulle sanzioni contro la Russia

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    L’Ue si stringe attorno all’Ucraina per la “tragedia” dello schianto dell’elicottero in cui è morto il ministro dell’Interno

    Bruxelles – Le istituzioni dell’Unione Europea esprimono la propria vicinanza all’Ucraina dopo la morte di 16 persone – tra cui il ministro degli Interni, Denys Monastyrskyi – nello schianto di questa mattina (18 gennaio) dell’elicottero a Brovary, alla periferia di Kiev. “La tragedia colpisce il cuore dell’Ucraina devastata dalla guerra, siamo in lutto con voi”, ha commentato la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, esprimendo le condoglianze al presidente del Paese, Volodymyr Zelensky, e al popolo ucraino.
    Le operazioni antincendio a Brovary (Kiev) dopo lo schianto dell’elicottero del ministro degli Interni, Denys Monastyrskyi (18 gennaio 2023)
    Secondo quanto riportano le autorità ucraine, poco dopo le 8 di mattina l’elicottero su cui viaggiava il ministro Monastyrskyi con il suo vice, Yevhen Yenin, e il segretario di Stato del ministero, Yuriy Lubkovich, avrebbe impattato il tetto di un asilo, prima di schiantarsi su un altro edificio. Ancora non sono chiare le cause dello schianto, né se si sia trattato di un incidente o di un sabotaggio. Secondo alcuni testimoni oculari il velivolo sarebbe stato già in fiamme prima dell’impatto con gli edifici e il primo ministro, Denys Shmyhal, ha annunciato che saranno aperte indagini per chiarire se c’è stato un sabotaggio, un malfunzionamento o una qualche violazione delle regole di sicurezza del volo. Oltre alle tre figure di spicco del ministero degli Interni hanno perso la vita anche i tre membri dell’equipaggio e tre bambini, mentre a terra altre 30 persone sono rimaste ferite (tra cui 12 minori).
    “Ho il cuore spezzato dalla notizia devastante dell’incidente dell’elicottero vicino all’asilo di Brovary, vicino a Kiev”, ha scritto su Twitter la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, che pochi minuti prima di fronte all’emiciclo di Strasburgo si era rivolta direttamente ai colleghi, riportando la notizia: “Penso di parlare a nome di tutti in quest’Aula sul fatto che i nostri pensieri vanno al coraggioso popolo ucraino e alle famiglie del ministro e del vice-ministro”. Anche il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, si è unito al “dolore dell’Ucraina per il tragico incidente dell’elicottero a Brovary”, definendo il ministro Monastyrsky “un grande amico dell’Ue”. Si dice “profondamente scossa” la commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, che avrebbe dovuto incontrare la controparte ucraina a inizio febbraio per l’incontro tra i membri del Collegio dei commissari e quelli del governo Shmyhal. “Denys è un vero eroe ucraino, che nell’ultimo anno ha guidato [l’Ucraina, ndr] con coraggio e stoicismo“, ha aggiunto Johansson: “Lavorare con lui quest’anno è stato un onore”.

    Heartbroken with devastating news of helicopter crash next to kindergarten in Brovary near Kyiv.
    My thoughts are with families & loved ones of Ukraine’s Internal Affairs Minister Denys Monastyrskyi and those killed in this terrible tragedy, including children.#StandWithUkraine pic.twitter.com/abr4Cnj9yV
    — Roberta Metsola (@EP_President) January 18, 2023

    Il supporto all’Ucraina da Strasburgo
    Intanto dalla plenaria del Parlamento Ue a Strasburgo arrivano esortazioni esplicite per un’azione ancora più decisa a sostegno del Paese invaso dalla Russia dal 24 febbraio dello scorso anno. “Continueremo a supportare militarmente Kiev finché necessario, anche con un aumento del fondo dell’European Peace Facility”, ha assicurato il presidente Michel, intervenendo davanti agli eurodeputati: “Personalmente sono a favore dell’invio di carri armati“, ha aggiunto il numero uno del Consiglio, atteso fra due settimane a Kiev per il vertice Ue-Ucraina insieme a von der Leyen e Zelensky.
    A proposito delle consegne di armi al partner sotto attacco, gli eurodeputati hanno messo nero su bianco nel rapporto annuale sulla politica estera e di sicurezza comune – adottato oggi con 407 voti a favore, 92 contrari e 142 astenuti – che i Paesi membri devono “immediatamente dispiegare armi moderne e un sistema di difesa aerea di nuova generazione”, con un’esortazione esplicita al cancelliere tedesco, Olaf Scholz, di consegnare a Kiev i carri armati Leopard 2 “senza ulteriori ritardi”. La motivazione alla base riguarda il fatto che “l’Ucraina sta difendendo la sua integrità territoriale all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale” e ha “urgentemente bisogno di aiuti militari e di armi pesanti per vincere la guerra”, sottolineano gli eurodeputati.

    Il velivolo ha impattato il tetto di un asilo a Brovary (alla periferia di Kiev), causando il decesso del ministro Monastyrskyi e altre 15 persone, tra cui 3 bambini. Ancora non è chiaro se si è trattato di un incidente o di un sabotaggio: “Colpisce il cuore dell’Ucraina devastata dalla guerra”

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    Nuovo anno, nuova presidenza, stesso supporto. L’Ucraina è la prima priorità del semestre svedese del Consiglio dell’Ue

    Bruxelles – Prende ufficialmente il via la presidenza di turno svedese del Consiglio dell’Unione Europea, a quasi un anno dallo scoppio della guerra russa in Ucraina. Ma l’impegno dei Ventisette a supporto di Kiev non cambia, anzi: “Gli ucraini stanno combattendo come se fosse il primo giorno, e noi li continuiamo a sostenere come se fosse il primo giorno”, ha ribadito con forza la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, salutando la nuova spinta che arriva da Kiruna, nell’estremità settentrionale della Svezia: “L’Ucraina è la prima priorità di questa presidenza, la vostra è una leadership vitale per preservare l’incredibile unità e determinazione europea e aumentare la pressione sulla Russia”.
    Il Collegio di commissari a Kiruna (Svezia) per l’avvio della presidenza di turno svedese del Consiglio dell’Unione Europea
    Nel corso della conferenza stampa di oggi pomeriggio (13 gennaio) che ha inaugurato i lavori del nuovo semestre, è stato lo stesso primo ministro svedese e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Ulf Kristersson, a sottolineare che “serve cooperazione” tra gli Stati membri dell’Ue per “affrontare tutte le sfide davanti a noi e costruire un’Europa più libera, verde e sicura”. Dal momento in cui “la vittoria dell’Ucraina è esistenziale e l’unità il nostro asset”, il destino dei due partner è strettamente legato l’uno all’altro: “Dobbiamo mantenere il supporto militare, umanitario ed economico, evitando divisioni tra noi“, è l’avvertimento del premier svedese da Kiruna.
    Il sostegno all’Ucraina nel 2023 inizia già ora, con l’erogazione della prima tranche del supporto finanziario Ue da 18 miliardi complessivi per quest’anno: “Non è mai stato fatto nulla del genere con un partner dell’Unione”, ha sottolineato von der Leyen. A questo si aggiungono i preparativi per coordinare gli sforzi internazionali per la ricostruzione del Paese, “con la piattaforma G7 pronta questo mese”. In questo semestre si cercherà anche di spingere sul supporto militare, per imprimere la svolta decisiva a favore di Kiev nella guerra contro la Russia: “Siamo stati un gigante economico, un nano politico e un verme militare, ma i nostri sforzi congiunti mostrano che l’Ue è un attore su cui poter contare in termini di sicurezza“, ha voluto mettere in chiaro il premier svedese. Sul fronte interno all’Unione questo significherà uno sforzo per “l’implementazione della Bussola Strategica per la difesa comune con il piano d’azione sulla mobilità militare”, così come “il rafforzamento della cooperazione con la Nato”.
    Ma sarà cruciale anche il capitolo sull’adesione dell’Ucraina all’Ue, che quest’anno vedrà per la prima volta Kiev nel report sull’allargamento: “È lo specchio dei progressi di ogni Paese candidato”, ha spiegato von der Leyen, con Kristersson che si è detto “impressionato” dal lavoro fatto finora sul piano delle riforme. “Siamo impegnati ad aiutare l’Ucraina a diventare un Paese membro in linea con le nostre regole, ora aspettiamo il lavoro di scrutinio”, ha aggiunto il premier svedese. Su questo punto il lavoro del Consiglio sarà agevolato dall’impegno della Commissione, che si prepara per un appuntamento senza precedenti. “Il Collegio dei commissari visiterà Kiev all’inizio di febbraio, per una riunione con il governo ucraino“, è la conferma della presidente von der Leyen delle notizie filtrate negli scorsi giorni sulla trasferta che a questo punto quasi sicuramente coinciderà con il vertice Ue-Ucraina del 3 febbraio. “C’è un’enorme quantità di dossier in comune, tra i 18 e i 20, su cui stiamo già lavorando” e che dimostrano “quanto le nostre agende siano convergenti”, ha evidenziato la numero uno della Commissione.

    Dear @SwedishPM, you have made Ukraine the 1st priority of your presidency.Russia’s imperial war also showed that we need to take greater responsibility for our collective security.
    So I welcome your ambition to strengthen EU security & defence policy ↓ https://t.co/D7Pdv9EPIR
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) January 13, 2023

    A Kiruna è stato dato il via ufficiale ai lavori di Stoccolma alla testa dell’istituzione comunitaria: “Momento cruciale, l’unità è il nostro asset”. E von der Leyen conferma il viaggio dei membri della Commissione Ue a Kiev a inizio febbraio

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    Una trasferta senza precedenti. I membri della Commissione Ue valutano una riunione di alto livello a Kiev a febbraio

    Bruxelles – A quasi un anno dall’inizio della guerra russa in Ucraina la Commissione Ue è alla ricerca di nuove occasioni per rafforzare il proprio messaggio di sostegno al Paese partner sul fronte orientale, con una solidarietà fatta di azioni simboliche e di discussioni tecniche e politiche sempre più intense con Kiev. Tra questi c’è l’appuntamento già annunciato per il 3 febbraio in territorio ucraino per il vertice Ue-Ucraina, a cui parteciperanno la presidente della Commissione e quello del Consiglio Ue). Ma la prossima mossa del gabinetto von der Leyen potrebbe essere un appuntamento senza precedenti, che dovrebbe portare diversi membri dell’esecutivo comunitario a sedersi al tavolo del confronto con le rispettive controparti del governo ucraino proprio a Kiev, nel mese di febbraio. Quando si chiuderà il primo anno di invasione russa e di lotta del popolo ucraino a difesa del proprio Paese, con il contributo decisivo dell’Unione Europea.
    I membri della Commissione Europea durante il seminario del Collegio dei commissari (11 gennaio 2023)
    Dopo le anticipazioni di Politico, diversi funzionari europei hanno confermato a Eunews che la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha proposto ieri (11 gennaio) durante il seminario del Collegio dei commissari l’incontro con il governo guidato da Denys Shmyhal nella capitale ucraina a febbraio. Una data ancora non è stata fissata, ma sono due i momenti del mese su cui prestare attenzione.
    Il primo è all’inizio di febbraio, quando von der Leyen (insieme al presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel) si recherà a Kiev per il vertice Ue-Ucraina con il presidente del Paese, Volodymyr Zelensky. Lunedì (9 gennaio) sono arrivate conferme anche dalla presidenza di turno del Consiglio dell’Ue che l’appuntamento del 3 febbraio non si terrà a Bruxelles – come inizialmente previsto – ma in Ucraina, e la presenza della numero uno dell’esecutivo comunitario rende molto verosimile che l’occasione possa essere sfruttata dai membri del suo gabinetto per accodarsi e incontrare quelli del governo ucraino nei giorni immediatamente precedenti o successivi. Il secondo momento è la fine del mese: il 24 febbraio cadrà l’anno esatto dall’inizio della resistenza ucraina e non è da escludere un forte gesto simbolico da parte della Commissione Ue per ribadire nuovamente la solidarietà al popolo e all’establishment politico del Paese.
    Chi potrebbe partecipare per la Commissione Ue
    Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e della Commissione Europea, Ursula von der Leyen (Kiev, 15 settembre 2022)
    Come ricordano le fonti, in linea di principio l’invito è aperto a tutti i commissari e le commissarie, a prescindere da quanto i dossier di propria responsabilità siano legati all’Ucraina. L’incontro con i ministre e le ministre del governo ucraino dovrebbe rappresentare un approfondimento dei rapporti con Kiev a 360 gradi, anche considerata la candidatura del Paese all’adesione Ue e la necessità di valutare sia i progressi nell’attuazione delle sette raccomandazioni della Commissione sia le prospettive di integrazione nel Mercato Unico. Ma la decisione di recarsi nella capitale ucraina sarà completamente volontaria per ciascuno dei membri del gabinetto von der Leyen e i funzionari europei precisano che le risposte definitive arriveranno solo nelle prossime settimane (anche quando sarà stabilita una data ufficiale).
    Al momento le fonti si sbilanciano solo su pochi nomi. A quanto si apprende a Bruxelles, sembra comunque molto probabile – al netto di impegni inderogabili – la presenza dell’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, considerato il suo ruolo centrale per i rapporti con l’Ucraina in questa anno di guerra. Lo stesso si può dire del commissario per l’Ambiente, Virginijus Sinkevičius, che le fonti fanno sapere aver parlato intensamente ieri con la presidente von der Leyen a margine del seminario. Altamente probabile è anche la presenza del vicepresidente esecutivo per l’Economia e commissario per il Commercio, Valdis Dombrovskis, mentre sta valutando la possibilità di partecipare il commissario per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski.

    Funzionari europei confermano a Eunews che la presidente von der Leyen ha proposto ai commissari di incontrare le rispettive controparti ucraine per discutere di tutti i dossier sulla solidarietà contro l’invasione russa. Non c’è ancora una data, ma arrivano i primi ‘sì’ ufficiosi

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    Sono in arrivo nuove sanzioni Ue contro la Bielorussia per il supporto alla guerra russa in Ucraina

    Bruxelles – L’annuncio è arrivato direttamente dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. “Presenteremo una nuova tornata di sanzioni contro la Bielorussia per rispondere al suo ruolo nella guerra russa in Ucraina”, è la secca anticipazione nell’intervento della leader dell’esecutivo comunitario durante la conferenza stampa di presentazione della terza dichiarazione congiunta Ue-Nato di oggi (10 gennaio).
    Da sinistra: Alexander Lukashenko e Vladimir Putin
    Parlando di “tutto ciò che è in nostro potere per supportare il coraggioso popolo ucraino”, per la numero uno della Commissione è cruciale non solo “mantenere la pressione sul Cremlino per tutto il tempo necessario con un duro regime di sanzioni”, ma anche “estendere queste sanzioni contro chi sostiene militarmente la guerra russa“, ha promesso von der Leyen.
    Nei fatti è una risposta a distanza di (molti) mesi alle richieste degli eurodeputati per un adeguamento delle misure restrittive contro il regime di Alexander Lukashenko a quelle già applicate contro Mosca, che sono già arrivate a nove pacchetti di sanzioni. Oltre alla Bielorussia, tra i Paesi terzi che sostegno attivamente la Russia nella sua invasione dell’Ucraina c’è anche l’Iran, ha precisato la stessa von der Leyen. Non è esplicito l’arrivo di nuove sanzioni per Teheran – come lo è stato invece per Minsk – ma il riferimento lascia comunque intendere che nel prossimo futuro a Bruxelles si potrebbe andare nella stessa direzione anche per contro l’Iran.

    “The EU will keep supporting the Ukrainian people and pressing against Russia’s imperial war.
    We will extend sanctions to those who militarily support Russia’s war, such as Belarus and Iran.”
    — President @vonderleyen #StandWithUkraine pic.twitter.com/uxWiHjkNfD
    — European Commission 🇪🇺 (@EU_Commission) January 10, 2023

    Le sanzioni a Bielorussia e Iran
    Le istituzioni comunitarie hanno riconosciuto sin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina il ruolo della Bielorussia come supporto per gli attacchi russi da nord e, proprio per questa ragione, hanno incluso decine di esponenti del regime di Lukasehnko e hanno rinvigorito l’embargo supotassio, acciaio, combustibili e trasporti bielorussi. L’azione della Bielorussia ha permesso alle truppe e alle armi russe di muoversi attraverso il suo territorio, di utilizzare il suo spazio aereo, di rifornirsi di carburante e di immagazzinare munizioni militari, ma è stata cruciale anche la decisione di abbandonare lo status di Paese non-nucleare, attraverso un referendum-farsa. Al momento un totale di 195 persone e 35 entità è interessato dalle misure restrittive dell’Ue – compreso lo stesso Lukasehnko e il figlio Viktor, consigliere per la Sicurezza Nazionale – anche per la repressione delle manifestazioni pacifiche dopo l’esito truccato delle elezioni presidenziali dell’agosto 2020.
    Da sinistra: l’ayatollah Ali Khamenei e Vladimir Putin (credits: Alexandr Demyanchuk / SPUTNIK / AFP)
    Rimane alta l’attenzione delle istituzioni comunitarie anche sul supporto dell’Iran all’aggressione armata russa dell’Ucraina. Da ottobre la Repubblica Islamica invia droni kamikaze, armi e addestratori in Crimea, per rendere più efficaci i bombardamenti del Cremlino sulle città e le infrastrutture civili ucraine, macchiandosi di corresponsabilità negli attacchi con droni Shahed 136 a guida Gps che possono volare per oltre duemila chilometri. Tra il 20 ottobre e il 12 dicembre dello scorso anno sette individui e cinque entità sono stati inseriti per questo motivo nella lista delle misure restrittive dell’Unione, tra cui il capo di Stato maggiore delle forze armate e il capo del comando Uav della forza aerospaziale del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche. A questo si aggiungono 60 individui e 8 entità tra il 17 ottobre e il 15 dicembre per la repressione delle proteste interne e le sentenze di pena di morte pronunciate ed eseguite contro i manifestanti pacifici che chiedono un rinnovamento del regime teocratico.

    Lo ha anticipato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, parlando di “tutto ciò che è in nostro potere per supportare il coraggioso popolo ucraino”. Bruxelles punta il dito anche contro l’Iran: “Estenderemo queste sanzioni contro chi sostiene militarmente” il Cremlino

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    Ucraina, infrastrutture critiche e sfide del cambiamento climatico nella terza dichiarazione congiunta Ue-Nato

    Bruxelles – Un mondo completamente cambiato dal 2018 sul piano della sicurezza transatlantica e globale, che richiede una risposta comune da due partner legati da un’alleanza ormai ventennale. L’Unione Europea e l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (Nato) hanno siglato oggi (10 gennaio) la terza dichiarazione congiunta in un momento “più importante che mai per far avanzare questa cooperazione”, ha messo in chiaro il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, presentando alla stampa i contenuti del documento firmato pochi minuti prima con i presidenti della Commissione, Ursula von der Leyen, e del Consiglio Europeo, Charles Michel.
    Da sinistra: il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, alla firma della terza dichiarazione congiunta Ue-Nato (10 gennaio 2023)
    “Quasi un anno fa iniziava l’invasione russa dell’Ucraina, Putin voleva prendere il Paese in due giorni e dividerci, ma ha fallito su entrambi i fronti“, è il punto di partenza della sinergia rinnovata tra le due organizzazioni, che costituisce il fondamento di una dichiarazione congiunta attesa da cinque anni e prevista inizialmente per il Summit di Madrid del giugno 2022. “Ue e Nato sono rimaste unite a supporto dell’Ucraina, ora dobbiamo continuare il legame vitale transatlantico e rafforzare il supporto all’Ucraina“, ha aggiunto Stoltenberg. Parole confermate da von der Leyen: “Non possiamo dimenticare il 24 febbraio 2022, ma da allora l’unità e la risolutezza sono cresciuti più forti, con un aumento della coordinazione per una risposta comune anche agli attacchi informatici e ibridi”. Per Michel “alleati forti creano alleanze più forti” e “la guerra russa ha portato a due conseguenze” favorevoli per gli alleati: “Ci ha avvicinati e ora siamo più presenti a Est”.
    In termini pratici il “rafforzamento del supporto all’Ucraina” comporterà un continuo afflusso di armi e sostegno finanziario. “I Paesi della Nato e dell’Ue hanno esaurito le loro scorte per fornire aiuti all’Ucraina, ed è stata la cosa giusta da fare, perché si tratta della nostra sicurezza”, ha aggiunto con forza il segretario generale dell’Organizzazione Atlantica, spigando che ora la via da seguire è “aumentare la produzione di armamenti“, perché “tra rispettare le linee guida della Nato sulle scorte di armi o sostenere l’Ucraina è più importante scegliere Kiev”. Anche la presidente della Commissione ha ribadito senza mezzi termini che il partner ucraino “va sostenuto con tutti gli armamenti di cui ha bisogno per difendere il proprio territorio e il diritto internazionale” e questo riguarda anche la fornitura di carri armati: “La prossima settimana il gruppo di contatto Nato si vedrà a Ramestein e valuteremo con Kiev di cosa ha bisogno”, le ha fatto eco Stoltenberg.
    Ma il sostegno sul breve-medio termine all’Ucraina non fa dimenticare la necessità di affrontare anche le altre criticità di lungo periodo che si profilano all’orizzonte. A partire da Pechino: “La crescita dell’influenza e l’espansionismo cinese rappresenta una nuova sfida” per i partner transatlantici, ha avvertito il segretario generale Stoltenberg, mentre la presidente della Commissione Ue ha sottolineato che la Cina “sta cercando di rimodellare il contesto globale a suo vantaggio e dobbiamo essere pronti”. A Bruxelles si parla di “cooperazione senza precedenti” tra Ue e Nato – “ancora più importante quando Svezia e Finlandia entreranno nella Nato” – da portare “al prossimo livello per rispondere alle sfide sulla resilienza e la protezione delle infrastrutture critiche, sullo spazio e sulle implicazioni del cambiamento climatico“. Questioni urgenti per i leader delle istituzioni comunitarie: “Il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream ha dimostrato che serve più responsabilità per la sicurezza della nostra rete di infrastrutture critiche”, è il monito di von der Leyen, che ha gettato luce anche sul fatto che “eventi estremi come siccità e alluvioni hanno conseguenze sulla povertà e l’instabilità di tutte le regioni del mondo”.
    La terza dichiarazione congiunta Ue-Nato
    “Valori condivisi” e “determinazione ad affrontare le sfide comuni” sono le parole fondanti della terza dichiarazione congiunta Ue-Nato, di fronte alla “più grave minaccia alla sicurezza euro-atlantica degli ultimi decenni“. Si parla della guerra russa in Ucraina, che “ha esacerbato una crisi alimentare ed energetica che colpisce miliardi di persone in tutto il mondo”, ma anche degli “attori autoritari che sfidano i nostri interessi, i nostri valori e i nostri principi democratici utilizzando molteplici mezzi politici, economici, tecnologici e militari”. Nel testo trovano esplicitamente spazio “la crescente assertività e le politiche della Cina” nell’epoca “di crescente competizione strategica”.
    È gusto il “momento chiave per la sicurezza e la stabilità euro-atlantica”, come sottolineato nel nuovo concetto strategico Nato 2022 e nella Bussola strategica dell’Ue, che richiedono “una più stretta cooperazione Ue-Nato”. L’Alleanza Atlantica riconosce “il valore di una difesa europea più forte e più capace, che contribuisca positivamente alla sicurezza globale e transatlantica” e che allo stesso tempo sia “complementare e interoperabile con la Nato”, mette in chiaro la dichiarazione congiunta. In vista di “minacce e sfide alla sicurezza con cui dobbiamo confrontarci” – in evoluzione “in termini di portata e grandezza” – vengono poi definite le direttrici di questa “espansione e approfondimento della nostra cooperazione per affrontare la crescente competizione geostrategica”. Infrastrutture critiche, tecnologie emergenti, spazio, implicazioni per la sicurezza del cambiamento climatico e interferenze straniere saranno i dossier più caldi nei prossimi decenni per le due organizzazioni partner.

    Siglata la nuova dichiarazione di cooperazione tra le due organizzazioni per affrontare le sfide comuni per la sicurezza transatlantica e globale. Focus sull’aggressione russa e le mire espansionistiche cinesi: “Oggi ci troviamo di fronte alla più grave minaccia degli ultimi decenni”

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    Assalto alla democrazia in Brasile, l’Unione europea si schiera al fianco di Lula

    Roma – Da Ursula von der Leyen a Josep Borrell, da Roberta Metsola a Charles Michel. E’ ferma la condanna da parte di tutte le istituzioni comunitarie di Bruxelles all’assalto nella notte europea (e giornata americana) da parte di migliaia di sostenitori dell’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro della sede del parlamento, del palazzo presidenziale e della Corte suprema a Brasilia, la capitale del Brasile, per protestare contro il risultato delle ultime elezioni, vinte da Luiz Inácio Lula da Silva. Solo alle 21 locali (circa l’una di notte per Bruxelles) le forze di sicurezza brasiliane sono riuscite a riprendere il controllo delle tre istituzioni.
    “Condanno fermamente l’assalto alla democrazia in Brasile. Questa è una grande preoccupazione per tutti noi, i difensori della democrazia”, ha scritto su twitter questa mattina (9 gennaio) la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, assicurando il pieno sostegno al presidente Lula “eletto liberamente ed equamente”.

    I strongly condemn the assault on democracy in Brasil.
    This is a major concern to all of us, the defenders of democracy.
    My full support to President @LulaOficial, who was elected freely and fairly.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) January 9, 2023

    Mentre le violenze erano ancora in corso, ieri sera anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha condannato l’assalto alle istituzioni democratiche del Brasile”, confermando il pieno sostegno a Lula in quanto presidente “eletto democraticamente da milioni di brasiliani attraverso elezioni libere e corrette”. Per Roberta Metsola alla guida dell’Eurocamera la “democrazia va sempre rispettata”, ha sottolineato, manifestando “profonda preoccupazione” per i fatti della notte a Brasilia. Un urgente ritorno alla normalità è quello evocato dalla premier Giorgia Meloni che sul social scrive che “quanto accade in Brasile non può lasciarci indifferenti. Le immagini dell’irruzione nelle sedi istituzionali sono inaccettabili e incompatibili con qualsiasi forma di dissenso democratico. È urgente un ritorno alla normalità ed esprimiamo solidarietà alle Istituzioni brasiliane”.

    Quanto accade in Brasile non può lasciarci indifferenti. Le immagini dell’irruzione nelle sedi istituzionali sono inaccettabili e incompatibili con qualsiasi forma di dissenso democratico. È urgente un ritorno alla normalità ed esprimiamo solidarietà alle Istituzioni brasiliane.
    — Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) January 8, 2023

    Lula può contare anche sul sostegno “incondizionato della Francia”, ha assicurato il presidente francese Emmanuel Macron, scrivendo su twitter che la “volontà del popolo brasiliano e delle istituzioni democratiche deve essere rispettata”.
    Le immagini diffuse dalle televisioni nazionali e dai social parlano di circa 400 persone che sono riuscite a rompere le barriere delle forze dell’ordine, senza troppa difficoltà, intorno alle tre principali sedi istituzionali del Paese. Immagini che ricordano e che sono state paragonate a più riprese all’assalto del Campidoglio degli Stati Uniti il ​​6 gennaio di ormai due anni fa, incoraggiato dall’ex presidente di Washington, Donald Trump, incapace di accettare la sconfitta contro Joe Biden.
    Al momento dell’assalto, Lula si era insediato come nuovo presidente del Brasile da appena una settimana dopo le celebrazioni di rito a cui hanno partecipato centinaia di migliaia di brasiliani. Gli estremisti pro-Bolsonaro si sono rifiutati di accettare la vittoria di Lula nelle elezioni di ottobre, e hanno trascorso le ultime settimane a evocare un colpo di stato militare. Lula non era a Brasilia al momento dell’attacco, ma ha fatto ritorno nella capitale solo questa mattina, incolpando Bolsonaro per il caos e promettendo che “chiunque sia coinvolto sarà punito”. Secondo il Guardian, il presidente in carica avrebbe definito “vandali, neofascisti e fanatici” coloro che hanno preso parte alle violenze, annunciando un intervento di emergenza del governo federale per riportare l’ordine nella capitale.
    Bolsonaro, che si trova in Florida, ha commentato in una serie di tweet sottolineando che “le manifestazioni pacifiche, nel rispetto della legge, fanno parte della democrazia”, ma “saccheggi e invasioni di edifici pubblici come quelli che sono avvenuti oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sono eccezioni alla regola”. Non ha condannato apertamente i fatti della notte ma ha respinto le accuse di Lula su un suo coinvolgimento nella vicenda. “Durante tutto il mio mandato, sono sempre rimasto entro le quattro linee della costituzione, rispettando e difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà. Inoltre, respingo le accuse infondate che mi sono state attribuite dall’attuale capo dell’esecutivo in Brasile”, ha scritto.

    – No mais, repudio as acusações, sem provas, a mim atribuídas por parte do atual chefe do executivo do Brasil.
    — Jair M. Bolsonaro 2️⃣2️⃣ (@jairbolsonaro) January 9, 2023

    L’assalto nella notte europea da parte di migliaia di sostenitori dell’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro della sede del parlamento, del palazzo presidenziale e della Corte suprema a Brasilia fa preoccupare Bruxelles per la tenuta democratica del Paese