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    L’escalation della guerra russa in Ucraina tocca la Polonia. Un missile cade sul territorio Nato: condanna Ue e G7

    Bruxelles – Quasi nove mesi di guerra e alle 15:40 del 15 novembre la guerra russa in Ucraina ha toccato il punto più delicato, quasi di non ritorno. Perché, per la prima volta dal 24 febbraio, l’aggressione armata del Cremlino ha sconfinato in Polonia, un Paese membro dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (Nato), con un missile che ha causato la morte di due persone nel villaggio di Przewodów (a un centinaio di chilometri da Leopoli).
    Un frammento del missile russo caduto in Polonia
    La notizia è arrivata nella serata di ieri, quando il governo guidato da Mateusz Morawiecki ha convocato urgentemente una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale. Da subito si è respirata cautela – in particolare a Bruxelles, dove hanno sede non solo le istituzioni comunitarie, ma anche la Nato – nella condanna alla Russia. Tutti i leader hanno voluto aspettare l’esito della valutazione della Polonia, perché, se confermato un attacco russo, questo significherebbe un’escalation inedita della guerra, con il coinvolgimento dell’Alleanza Atlantica. La linea rossa è l’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico: quello che afferma che “un attacco contro un alleato è un attacco contro ogni componente dell’Alleanza” e che permette a ciascuna di esse, “nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva”, di assistere la parte attaccata “intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata“.
    Da subito però questo scenario è apparso il meno probabile, considerati gli scenari di malfunzionamento del missile in questione o delle conseguenze dell’impatto con la contraerea ucraina a Leopoli, o addirittura di missili anticarro di Kiev su una trattoria sbagliata. Per tutto il pomeriggio di ieri sono state bombardate le città e le infrastrutture ucraine con una novantina di missili e droni e – come reso noto in nottata dai portavoce del governo della Polonia – in questo contesto “un missile di fabbricazione russa” è caduto sul villaggio di Przewodów. Di qui la decisione di convocare l’ambasciatore della Federazione Russa in Polonia per “immediate spiegazioni dettagliate”. A questo si aggiunge la possibilità di attivare l’articolo 4 del Trattato del Nord Atlantico, ovvero il processo per consultazioni di emergenza se un membro dell’Alleanza teme un’aggressione esterna (l’ultima volta era stato attivato da Estonia, Lettonia e Lituania nel giorno dell’invasione russa dell’Ucraina).

    Due missili 🇷🇺 avrebbero ucciso due civili in #Polonia nella città di città di Przewodów, al confine con l’#Ucraina. Ci sarebbero due morti. pic.twitter.com/g2ycVP61ZG
    — OSINT-I (@OSINTI1) November 15, 2022

    La reazione al missile russo in Polonia
    Mentre oggi (mercoledì 16 novembre) a Bruxelles il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, presiederà una riunione d’emergenza degli ambasciatori dell’Alleanza Atlantica, da Bali (Indonesia) – dove si sta svolgendo il summit dei leader del G20 – arriva la prima reazione dei partner Nato e G7, compresa l’Ue. “Condanniamo i barbari attacchi missilistici che la Russia ha perpetrato su città e infrastrutture civili ucraine”, si legge in una dichiarazione congiunta al termine della riunione Nato-G7. I leader hanno anche discusso dell’esplosione oltre il confine ucraino e hanno offerto “pieno sostegno e assistenza alle indagini in corso in Polonia“, rimanendo “in stretto contatto per determinare i passi successivi appropriati”. Si tenta così di smorzare la tensione fino a quando la dinamica dell’episodio non sarà chiarita definitivamente, anche se rimane ferma la condanna al Cremlino per gli “sfacciati attacchi alle comunità ucraine, anche mentre il G20 si riunisce per affrontare le più ampie conseguenze della guerra”.
    La riunione straordinaria dei leader Nato e G7 a Bali, Indonesia (16 novembre 2022)
    Dopo un confronto con il premier della Polonia Morawiecki, il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, ha fatto sapere che proporrà “una riunione di coordinamento con i leader dell’Ue che partecipano al G20 qui a Bali”, nel corso della giornata di oggi. L’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, è rimasto in contatto “durante la notte” con il ministro degli Esteri polacco, Zbigniew Rau, assicurandogli il “pieno sostegno del Consiglio Affari Esteri” (al momento non sono previste riunioni straordinarie dei ministri degli Esteri o della Difesa a Bruxelles). Da parte della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, sono arrivate le condoglianze e un “forte messaggio di sostegno e solidarietà” alla Polonia, mentre Bruxelles monitora “attentamente” la situazione nel Paese membro Ue coinvolto – probabilmente in modo accidentale – nella guerra in Ucraina.

    Il governo polacco ha confermato che il missile caduto nel villaggio di Przewodów (uccidendo due persone) “è di fabbricazione russa”. A margine del G20 a Bali i leader puntano il dito contro gli “attacchi massicci sulle città ucraine”, ma c’è cautela sulla dinamica dello sconfinamento

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    Von der Leyen promette altri 250 milioni di euro per la sicurezza energetica della Moldova

    Bruxelles – Cento milioni in sovvenzioni e altri cento in prestiti. L’Unione europea ha assicurato oggi (10 novembre) che mobiliterà a partire da gennaio un pacchetto di altri 200 milioni di euro alla Moldova per far fronte alla “”grave crisi energetica” che il Paese vive dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, legata sia “alla fornitura di gas ed elettricità, sia all’accessibilità economica di gas ed elettricità”. E’ la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ad annunciarlo al fianco della presidente moldava, Maia Sandu, in un punto stampa organizzato a sugellare l’incontro a Chișinău, dove si è recata insieme alla commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson. 

    Dear @sandumaiamd, the EU’s solidarity with Moldova is unshakeable.
    Today we increase our support in the face of the acute energy crisis caused by Russia.
    🇪🇺🇲🇩https://t.co/TG9ZPw2F4G
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) November 10, 2022

    La presidente tedesca ha spiegato che il pacchetto sarà disponibile a partire da gennaio: i 200 milioni tra prestiti e sovvenzioni andranno al Paese per garantire che abbia abbastanza gas durante l’inverno che si avvicina. La vicinanza geografica della Moldova all’Ucraina e il sostegno dimostrato a Kiev dall’inizio dell’invasione, hanno reso anche la Moldova un bersaglio delle ritorsioni energetiche di Mosca. A partire dalla fine di marzo, l’Unione europea ha consentito l’allaccio della rete elettrica di Moldova e Ucraina con la rete dell’Europa continentale per aiutare i due Paesi a mantenere stabile il proprio sistema elettrico, le case calde e le luci accese anche durante la guerra della Russia in Ucraina. Ma l’inverno è alle porte e i tagli alle forniture di gas da parte della Russia rischiano di mettere in crisi il sistema energetico moldavo.
    Altri 50 milioni di euro, ha annunciato von der Leyen, andranno per il sostegno di bilancio alla Moldova, con cui il Paese potrà fornire sostegno diretto alle persone più vulnerabili colpito dalla crisi dei prezzi energetici. Bruxelles sta collaborando con il segretariato della Comunità dell’energia per mettere in atto un programma di salvataggio energetico per la Moldova per consentire ai donatori di sostenere gli acquisti di energia. “Spero che queste misure combinate forniscano alla Moldova il tanto necessario sostegno durante l’inverno”, ha aggiunto von der Leyen. Dallo scorso giugno, Bruxelles ha assicurato un prestito del valore di 300 milioni di euro attraverso la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, con cui la Moldova potrà acquistare dall’Ue il gas per scopi di emergenza e stoccaggio prima dell’inverno. Come misura di prevenzione in caso di tagli alle forniture da parte della Russia. Da quando i leader europei all’ultimo Vertice Ue di giugno hanno sostenuto per Moldova e Ucraina lo status di paese candidato all’adesione all’UE, le nostre relazioni con i due Paesi hanno assunto una nuova dimensione.

    Da Chișinău la presidente della Commissione europea annuncia un nuovo pacchetto di sostegno energetico al Paese, per garantire che abbia abbastanza gas per superare l’inverno. Bruxelles lavora a uno schema di salvataggio per gli acquisti di energia

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    Alla Cop27 von der Leyen guarda al “Sud del mondo”, è iniziata la corsa Ue all’approvvigionamento di materie prime e idrogeno

    Bruxelles – Materie prime per costruire tecnologie chiave per la transizione e idrogeno verde per attuarla. L’Unione europea è in “missione” alla Cop27 di Sharm el-Sheikh – la 27esima edizione della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima – per alzare le ambizioni globali sul clima e sulla riduzione delle emissioni, ma non solo. E’ iniziata la corsa dell’Unione europea ad accaparrarsi materie prime e altri materiali raffinati indispensabili per attuare la transizione verde del Green Deal, stipulando a margine dei lavori ‘ufficiali’ partnership con i Paesi in via di sviluppo sull’idrogeno e sulle tecnologie pulite.
    Nelle prime due giornate di Summit dei leader Bruxelles ha già siglato due memorandum d’intesa, prima con il Kazakistan (nella giornata di ieri) e oggi con la Namibia su materie prime, idrogeno rinnovabile e batterie, in attesa di un terzo partenariato con l’Egitto che seguirà in queste ore. Asia e Africa, che l’Unione europea ritiene continenti strategici per rafforzare la sua strategia sulle materie prime e affrancarsi dalla dipendenza dalla Russia e dalla Cina per la produzione di tecnologie pulite e idrogeno rinnovabile.“Il Sud del mondo ha risorse in abbondanza ma è necessario fare squadra, ed è per questo che l’Unione europea sta firmando nuovi partenariati per l’idrogeno con Egitto, Namibia e Kazakistan e sostiene partner come il Vietnam e il Sudafrica nella decarbonizzazione delle loro economie”, ha rivendicato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel suo intervento di oggi (8 novembre) al Summit dei leader della Cop27.

    The climate is changing faster than our capacity to adapt.
    Let us not take the highway to hell, but earn our clean ticket to heaven!#REPowerEU
    Let’s do this together. #GlobalGateway@antonioguterres https://t.co/KuKXslaueg
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) November 8, 2022

    La crisi dell’energia dettata in parte dalla dipendenza dell’Unione europea dalla Russia in termini di risorse energetiche ha aperto alla riflessione sulla necessità di non ripetere lo stesso errore anche per quanto riguarda le materie prime considerate critiche. Materie come il litio e il cobalto servono a produrre batterie e motori elettrici e le materie critiche a costruire le turbine eoliche (con magneti in terre rare) e i semiconduttori (polisilicio) su cui nel primo trimestre del 2023 presenterà una proposta legislativa. Oltre alle materie prime critiche l’Europa guarda soprattutto all’idrogeno ‘verde’ per la decarbonizzazione dei settori industriali difficili da decarbonizzare, come il siderurgico. E guarda soprattutto al Sud del mondo che “ha risorse in abbondanza, ma dobbiamo fare squadra”, ha avvertito. Il Sud del mondo ha risorse ma manca di finanziamenti, il Nord ha i finanziamenti ma non le risorse e quindi serve stabilire un patto di reciproca convenienza.
    La crisi dell’energia e dei prezzi trainata dalla guerra di Russia in Ucraina per von der Leyen deve essere “un punto di svolta” nella lotta ai cambiamenti climatici.  Fare meglio e farlo più in fretta. “La crisi globale dei combustibili fossili deve cambiare le carte in tavola”, ha avvertito la presidente della Commissione europea, raccogliendo l’appello di ieri del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, a “non prendere l’autostrada per l’inferno, ma guadagnamoci un biglietto pulito per il paradiso”. Dal canto suo, l’Unione europea – che conta ‘appena’ l’8% delle emissioni su scala globale – sta già mantenendo la rotta tracciata per la neutralità climatica al 2050, attraverso l’attuazione del pacchetto legislativo ‘Fit for 55’, presentato a luglio 2021 con l’idea di abbattere le emissioni di gas serra del 55% (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2030, come tappa intermedia per il target ‘zero emissioni’ entro metà secolo.
    La leader tedesca ha rivendicato che l’Ue “sta mettendo in atto il quadro legislativo più ambizioso al mondo”, insistendo affinché tutti “i principali emettitori aumentino le proprie ambizioni” e facciano altrettanto. Non li cita direttamente, ma il riferimento è soprattutto alla Cina, gli Stati Uniti e l’India, che rispettivamente rappresentano il 28% delle emissioni globali di gas serra, il 14% e il 7%. Se prima della fine del secolo scorso la maggior parte delle emissioni veniva prodotta da Stati Uniti e Europa, oggi le cose stanno cambiando e si assiste a un aumento significativo delle emissioni prodotte in altre parti del mondo, come Asia e soprattutto Cina. Non c’è dubbio che questa crisi abbia rafforzato ulteriormente la determinazione dell’Unione europea a lottare contro il cambiamento climatico. “Siamo e resteremo leader dell’azione per il clima, siamo determinati ad accelerare, siamo determinati a proteggere l’ambiente”, ha sottolineato anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ribadendo che la Russia ha scelto di usare l’energia come arma di destabilizzazione di massa, “direttamente sull’Europa e sui mercati energetici mondiali, e allo stesso modo il Cremlino ha scelto di usare prodotti alimentari e fertilizzanti”.
    Per l’Europa la risposta ai cambiamenti climatici e alla dipendenza energetica dalla Russia si chiama ‘REPowerEU’, il piano da potenziali 300 miliardi di euro varato a maggio per affrancare l’Unione europea combustibili fossili importati da Mosca. Un piano per l’indipendenza energetica che dovrebbe passare anche dallo “sviluppo massiccio delle energie rinnovabili”, ha sottolineato von der Leyen. Secondo le indicazioni della presidente dell’esecutivo comunitario, la capacità rinnovabile aggiuntiva dell’UE è destinata a più che raddoppiare quest’anno, fino a 50 Gigawatt, con la prospettiva di stabilire il prossimo anno un nuovo record assoluto di oltre 100 GW, se pure a condizione di produrne di più.

    Bruxelles sigla a margine della Cop27 due memorandum di intesa con Kazakistan e Namibia su materie prime, idrogeno rinnovabile e batterie e von der Leyen rilancia la necessità di guardare al Sud del mondo ricco in risorse ma povero di finanziamenti

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    Von der Leyen sigla l’intesa con il Kazakistan su materie prime e idrogeno. I primi impegni Ue alla Cop27 di Sharm el-Sheikh

    Bruxelles – Materie prime, idrogeno e batterie. E’ nella prima giornata (7 novembre) del Summit dei leader della Cop27 di Sharm El-Sheikh che Ursula von der Leyen ha siglato con il primo ministro del Kazakistan, Alikhan Smailov, un memorandum d’intesa per dar vita a un partenariato tra l’Ue e il Paese asiatico per lo sviluppo di un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime, batterie e catene del valore dell’idrogeno rinnovabile che sono fondamentali per le transizioni verde e digitale.
    Le materie prime critiche servono a costruire, ad esempio, le turbine eoliche (con magneti in terre rare); batterie (litio e cobalto) e semiconduttori (polisilicio), e la Commissione ha in programma per l’anno prossimo di mettere in piedi una strategia dedicata solo alle materie prime. Mentre le batterie sono fondamentali per la mobilità a emissioni zero, e la tecnologia dell’idrogeno rinnovabile sostiene la decarbonizzazione dei settori in cui le emissioni sono difficili da abbattere, come le industrie energivore. Von der Leyen e Smailov si sono impegnati a sviluppare una tabella di marcia per il periodo 2023-2024, con azioni congiunte concrete concordate entro sei mesi dalla firma del partenariato.

    Glad to sign the 🇪🇺🇰🇿 agreement on raw materials, batteries and renewable hydrogen with @PrimeMinisterEn Smailov.
    We will better integrate value chains that are key to the green and digital transition.
    It’s a new chapter in our already deep relationship. https://t.co/Pl4HfQQ9Em
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) November 7, 2022

    Nello specifico, la partnership è concentrata su tre aree di collaborazione. In primo luogo, l’integrazione economica e industriale nelle catene del valore strategico delle materie prime, delle batterie e dell’idrogeno rinnovabile progetti comuni le lungo rispettive catene del valore, allineamento di elevati standard ambientali, sociali e di governance (ESG) e modernizzazione dei processi e delle tecnologie di estrazione e raffinazione attraverso l’introduzione di nuove tecnologie e pratiche sostenibili. In secondo, su come aumentare la resilienza delle catene di approvvigionamento migliorando “trasparenza e le informazioni sugli investimenti, alle operazioni e alle esportazioni rilevanti per l’ambito di questa partnership”.
    In ultimo, la cooperazione si concentrerà su come rafforzare capacità, competenze e ricerca e innovazione sulla decarbonizzazione della catena del valore delle materie prime critiche. In conferenza stampa a margine dei lavori della Cop27, la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite ospitata quest’anno dall’Egitto e che ha preso il via ieri fino al 18 novembre, la presidente ha ricordato che l’Unione Europea è il “più grande investitore straniero in Kazakistan, con il 60 per cento dello stock di investimenti diretti esteri”. Il Memorandum d’intesa servirà ad ampliare “ulteriormente questo rapporto” allineandolo alle priorità condivise da entrambe le parti.
    Il Summit dei leader alla Cop27
    Von der Leyen interverrà domani al Summit dei leader a nome dell’Ue, insieme al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Quindi oggi ha preso parte a una serie di eventi collaterali alla Cop27, come il vertice di partenariato dei leader forestali e climatici, confermandovi l’adesione dell’Unione europea. “A Glasgow ci siamo impegnati a proteggere la salute dei polmoni del nostro pianeta: le nostre foreste. La Commissione europea si è impegnata a stanziare un miliardo di euro”, ha ricordato. Ma “ora stiamo aumentando i finanziamenti, le nuove regole per un commercio rispettoso delle foreste e i partenariati per la conservazione”.

    La prima giornata di Summit si è aperta con le parole del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, che ospita il vertice, che ha messo in guardia del fatto che “non c’è più tempo per esitare, ogni governo deve agire, deve sfruttare tutte le sue capacità per trovare una soluzione”. Al Sisi ha avuto incontri bilaterali con von der Leyen e con la premier Giorgia Meloni, al suo debutto nel dialogo climatico su scala internazionale.  E’ seguito un monito molto duro da parte del segretario generale Onu, Antonio Guterres, che ha parlato di umanità di fronte a un bivio: o si coopera contro il cambiamento climatico o si perisce.
    “Siamo sull’autostrada per l’inferno climatico, con il piede ancora sull’acceleratore”, ha avvertito Guterres. E poi, Emmanuel Macron, Pedro Sanchez e Olaf Scholz: i leader di Francia, Spagna e Germania sono intervenuti per sottolineare che la guerra di Russia in Ucraina non dovrà mettere a repentaglio le ambizioni globali sui cambiamenti climatici, non dovrà significare un passo indietro da parte della comunità internazionale degli Stati. “Questa guerra deve portarci a rafforzare la transizione energetica, dobbiamo dare un nuovo slancio anche alla protezione del clima con misure all’altezza. Abbiamo il dovere morale di agire con determinazione”, ha chiarito Sanchez. Dei quasi 100 leader presenti, la metà ha preso parola mentre l’altra metà (compresi von der Leyen e Michel) lo faranno domani. Grandi assenti la Cina e l’India, i più grandi emettitori al mondo, a cui si rivolge senza mezzi termini Guterres chiedendo di assumersi le responsabilità.

    La prima giornata del summit dei leader sul clima della Cop27 tra gli interventi del segretario generale Onu Antonio Guterres e della premier Giorgia Meloni. Bruxelles si impegna a rafforzare la partnership con Astana per la catena del valore di materie prime, batterie e idrogeno che servono alla transizione

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    I leader dei Balcani Occidentali hanno firmato 3 accordi sulla mobilità regionale: “Come la storia del progetto europeo”

    Bruxelles – Dopo il ‘grand tour’ dei Balcani Occidentali da parte della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, il momento di capitalizzare le ottime reazioni è arrivato al summit 2022 del Processo di Berlino, l’iniziativa diplomatica nata otto anni fa e legata all’allargamento dell’Ue nella regione. “Accolgo con favore la firma di tre accordi sulla mobilità regionale, presto dovrebbero seguirne altri per completare il Mercato Regionale Comune”, si è complimentata con i leader balcanici la numero uno della Commissione a Berlino: “È come la storia al centro del progetto dell’Unione Europea”.
    I risultati del summit del Processo di Berlino si sono misurati in diversi accordi e intese per affrontare le maggiori sfide sul breve e lungo periodo. In primis, i tre nuovi accordi sul Mercato Regionale Comune che facilitano la libertà di circolazione e l’occupazione: si tratta del riconoscimento dei documenti di identità per muoversi all’interno della regione, dei titoli accademici e delle qualifiche per una serie di professionisti (da dentisti ad architetti). “La libertà di movimento coinvolge 18 milioni di cittadini e l’integrazione nel Mercato Regionale Comune è fondamentale per avvicinarsi al Mercato Unico dell’Ue“, ha sottolineato la presidente von der Leyen.
    La firma degli accordi sulla mobilità regionale nei Balcani Occidentali nel quadro del Processo di Berlino (3 novembre 2022)
    Di enorme importanza anche la dichiarazione sulla cooperazione in materia di sicurezza energetica, in cui i leader di Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia si sono impegnati a raddoppiare gli sforzi per attuare l’Agenda verde per i Balcani Occidentali, allineata al Green Deal Europeo. “Dobbiamo sincronizzare i nostri sforzi nella diversificazione delle fonti energetiche, nell’eliminazione di quelle russe e nelle azioni per gli acquisti congiunti”, ha esortato von der Leyen in conferenza stampa al termine del vertice nel quadro del Processo di Berlino, sottolineando che la cooperazione rafforzata “contribuirà a un’energia più pulita e ad accelerare le riforme dei mercati energetici nazionali“.
    Anche da parte del presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, sono arrivate le congratulazioni ai leader dei sei Paesi balcanici e la garanzia che i partner “possono contare sul sostegno dell’Ue nel settore energetico e nel rafforzamento della resilienza alle minacce ibride”. Dando appuntamento a Tirana – non solo per la prossima riunione del Processo di Berlino, ma soprattutto per il vertice Ue-Balcani Occidentali del 6 dicembre – il numero uno del Consiglio ha sottolineato che “ci baseremo sui risultati delle discussioni odierne, approfondiremo il nostro partenariato politico e programmatico e attenueremo ulteriormente l’impatto negativo della guerra della Russia contro l’Ucraina”.
    L’energia al Processo di Berlino
    Per “crisi senza precedenti” sono necessari “sforzi senza precedenti”, ha ricordato la presidente von der Leyen al termine della riunione del Processo di Berlino, riassumendo l’impegno sul fronte dell’energia a sostegno della regione, come già anticipato nel suo viaggio nei Balcani Occidentali: “Stanzieremo un pacchetto da un miliardo di euro in sovvenzioni, diviso in due parti“. La prima metà – 500 milioni “che saranno adottati a dicembre e disponibili a gennaio” – sarà destinata al supporto immediato per ammortizzare gli aumenti dei prezzi dell’energia in ciascun Paese (80 milioni per la Macedonia del Nord, altrettanti per l’Albania, 75 per il Kosovo, 70 per la Bosnia ed Erzegovina, 165 per la Serbia, mentre per il Montenegro sarà comunicato nel prossimo viaggio di von der Leyen a Podgorica, fanno sapere fonti Ue).
    La seconda parte – altri 500 milioni attraverso il Piano economico e di investimenti – promuoverà la diversificazione energetica, la produzione di energia rinnovabile e le interconnessioni di gas ed elettricità. Come specifica l’esecutivo comunitario, le misure a breve termine (1/2 anni) sosterranno la diversificazione delle forniture energetiche, potenziando interconnettori del gas e dell’elettricità (compreso il Gnl) e sostenendo la costruzione di progetti per le rinnovabili e le misure di efficienza energetica. L’assistenza a medio termine (2/3 anni) comprenderà invece investimenti su progetti di generazione di energia rinnovabile su larga scala, l’aggiornamento dei sistemi di trasmissione, il teleriscaldamento e i programmi di efficienza energetica per i vecchi condomini.

    I welcome the signature of 3 agreements on mobility in the Western Balkans.
    More should follow to complete the Common Regional Market.
    It’s good for the economy and it will strengthen personal bonds in the region.
    The same story that is at the heart of our European project. pic.twitter.com/oqa3s00peT
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) November 3, 2022

    Le intese sono state siglate al summit del Processo di Berlino, insieme a una dichiarazione sulla sicurezza energetica. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, plaude le iniziative, a cui “ne seguiranno altre per completare il Mercato Regionale Comune”

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    Von der Leyen spinge la Bosnia ed Erzegovina verso l’Ue: “Siate uniti e sfruttate l’opportunità, è il sogno dei giovani”

    Bruxelles – “Nel cuore di Bruxelles c’è un pezzo di Bosnia ed Erzegovina, è un grande edificio dipinto da un giovane artista di Sarajevo, Rikardo Druškić, che manda un messaggio chiaro: siete parte dell’Europa, appartenente all’Unione Europea”. Nella quarta tappa del suo viaggio di quattro giorni nei Balcani Occidentali, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha aperto oggi (venerdì 28 ottobre) il suo discorso a Sarajevo con la storia di un giovane bosniaco, simbolo delle aspirazioni del Paese e degli sforzi del gabinetto von der Leyen per spingere la stabilità istituzionale e il processo di adesione nell’Ue. “È toccante vedere la bandiera europea proiettata sui monumenti simbolo a Sarajevo, Banja Luka e Mostar, per celebrare la nostra proposta” di garantire alla Bosnia ed Erzegovina lo status di candidato all’adesione: “La nostra bandiera sarà anche la vostra bandiera“, è la prima promessa di von der Leyen.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, a colloquio con i membri della presidenza tripartita, Željko Komšić, Denis Bećirović e Milorad Dodik (Sarajevo, 28 ottobre 2022)
    Il punto di partenza è proprio la “fede nell’Europa, così grande nei giovani” in Bosnia ed Erzegovina: “Significa prosperità economica, libertà di movimento, un futuro nel Paese”. Una generazione “nata dopo la guerra” del 1992-1995, che “rispetta il passato, ma non vuole più essere divisa” e che non a caso traina l’alto supporto nazionale all’adesione all’Unione Europea: “Più di tre quarti della popolazione, una maggioranza solida in tutto il Paese“, ha puntualizzato la numero uno dell’esecutivo comunitario.
    L’adesione Ue “è parte di questo obiettivo” e ora è compito dei rappresentanti politici neo-eletti “rendere questo sogno realtà, con il vostro lavoro e con una grande responsabilità”. L’impegno si dovrà concentrare sulle riforme “cruciali” da adottare in un ampio spettro di settori – come evidenziato dal report specifico dell’ultima relazione sull’allargamento – che “non sono facili da approvare”, ha confessato von der Leyen: “Ma guardate cosa c’è alla fine di questa strada, la Bosnia potrà essere un Paese in cui tutti sono uguale davanti alla legge, che offrirà opportunità, che attrarrà investimenti, dove ognuno si sentirà rappresentato” a prescindere dall’etnia.
    Il sostegno della Commissione alla Bosnia ed Erzegovina non è mai stato così forte, come ha dimostrato la raccomandazione al Consiglio di concedere lo status di Paese candidato al vertice dei leader Ue di dicembre. “Abbiamo voluto premiare il lavoro degli ultimi quattro anni, in mezzo alle difficoltà del Covid, della guerra in Ucraina e delle divisioni politiche”, ha spiegato la presidente von der Leyen, parlando dei “progressi per quanto riguarda gli appalti pubblici, il Meccanismo di protezione civile Ue e la cooperazione con Europol”. Da tutto questo ne emerge una lezione: “Se c’è volontà politica, si trova un modo per farlo“, anche l’ingresso nell’Unione. Ecco perché la capa del gabinetto Ue ha chiesto “per favore” di sfruttare l’opportunità: “La porta è aperta, è il vostro momento”. Da parte “mia personale e di tutta la Commissione” arriva la promessa che “vi difenderemo in Consiglio” per la candidatura all’adesione: “La nostra proposta è una chiara dichiarazione politica”.

    #Sarajevo, #BanjaLuka & #Mostar tonight 👇 🇧🇦🇪🇺🙏🙏🙏 pic.twitter.com/F7W21ij6Db
    — Johann Sattler (@josattler) October 12, 2022

    La Bosnia tra crisi energetica e guerra in Ucraina
    L’adesione all’Ue è solo un punto di partenza per la Bosnia ed Erzegovina: l’orizzonte è quello di una condivisione di progetti e investimenti economici nella stessa casa europea, che parte già dal presente. “Un anno fa, durante la mia ultima visita, ho attraversato un ponte finanziato dall’Ue che collega Croazia e Bosnia ed Erzegovina”, il ponte sul fiume Sava, al valico di Svilaj, ha ricordato von der Leyen, anticipando l’inaugurazione nel pomeriggio del tunnel Ivan “che collegherà Mostar a Sarajevo e, più a nord, a Budapest”. Un segno tangibile che il Paese “è nel cuore dell’Europa e dovrebbe essere anche al centro dei nostri scambi commerciali ed economici”.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen (Sarajevo, 28 ottobre 2022)
    Tutto ciò non può non tenere in considerazione le conseguenze della guerra russa in Ucraina, che è diventata anche una “guerra energetica di Putin” contro “famiglie e imprese di tutto il nostro continente”. Dopo gli 80 milioni per la Macedonia del Nord, altrettanti per l’Albania e i 75 milioni per il Kosovo, la numero uno della Commissione ha annunciato che il pacchetto di sostegno Ue per i Balcani Occidentali contro la crisi energetica “comprenderà 70 milioni di euro per la Bosnia ed Erzegovina, per affrontare sul breve termine le conseguenze dell’aumento dei prezzi dell’energia”. Le sovvenzioni saranno sbloccate entro la fine dell’anno e saranno disponibili da gennaio, con una seconda parte di sostegno all’orizzonte: “Con altri 500 milioni di euro per la regione accelereremo la costruzione di interconnettori con i Paesi vicini e la transizione verso le energie rinnovabili”, in particolare centrali solari, eoliche e a biomassa, “che possono essere costruite in meno di un anno”.
    La guerra russa in Ucraina ha un impatto e conseguenze particolari in Bosnia ed Erzegovina, che la presidente della Commissione non ha voluto nascondere: “So che molti cittadini si sentono in ansia, perché Putin ha lanciato un assalto alle regole internazionali che qui hanno garantito la pace dal 1995“, approfondendo il solco tra le due entità che compongono il Paese, la Federazione di Bosnia ed Erzegovina e la Republika Srpska (a maggioranza serba). Ma “la soluzione migliore è una cooperazione ancora più stretta con l’Unione Europea” e seguire l’esempio di un’altra giovane bosniaca, la nuotatrice 16enne Lana Pudar, vincitrice dell’oro europeo nei 200 metri farfalla femminili: “Non è stato facile per lei allenarsi, in una città che non ha una piscina olimpionica, ma Lana ce l’ha fatta contro ogni previsione e oggi grazie al suo successo a Mostar verrà costruita una nuova piscina olimpionica”. La giovane sportiva bosniaca “è diventata un simbolo in tutto il Paese, è stata celebrata in tutte le entità e aldilà dei confini” e l’intervento di von der Leyen si è chiuso proprio là dove si era aperto: “Questo è il sogno dei vostri giovani, un Paese unito nella diversità e con i suoi vicini in un’unica famiglia europea, lavoriamo per farlo insieme”.

    The EU stands with Bosnia and Herzegovina in the energy crisis. We have prepared an energy support package for our Western Balkan partners. 
    For 🇧🇦 it means €70 million in short-term support. And investments in more reliable sources of energy – like solar, wind or biomass. pic.twitter.com/JOyuuULPCT
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) October 28, 2022

    Prosegue il viaggio della presidente della Commissione nei Balcani Occidentali, con la promessa concreta a Sarajevo di sostegno alla candidatura del Paese all’Unione e 70 milioni di euro come aiuto immediato contro la crisi energetica. Rimangono centrali gli sforzi per la stabilità del Paese

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    L’Albania è già pronta a ospitare il vertice Ue-Balcani Occidentali di dicembre. Con la benedizione di von der Leyen

    Bruxelles – Terza tappa del viaggio di quattro giorni nei Balcani Occidentali, terzo giro di applausi per la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. E quello di oggi pomeriggio (giovedì 27 ottobre) in Albania è sembrato quello più convinto. “Non è solo il protocollo che me lo fa dire, ma parlo davvero quando dico che è un piacere accoglierla, perché con la sua leadership siamo più vicini che mai all’Unione Europea”, ha aperto la conferenza stampa nel pomeriggio di oggi (giovedì 27 ottobre) a Tirana il primo ministro albanese, Edi Rama.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il primo ministro dell’Albania, Edi Rama (Tirana, 27 ottobre 2022)
    L’entusiasmo del premier dell’Albania e della stragrande maggioranza del Paese è dettato principalmente dallo sblocco dello stallo sull’avvio dei negoziati di adesione Ue (dopo la risoluzione del veto bulgaro sul dossier macedone, da cui Tirana dipendeva) con il via libera ufficiale arrivato lo scorso 19 luglio. Nonostante non sia mai stato messo in dubbio il supporto della Commissione e della sua presidente, lo stesso Rama non aveva parlato nello stesso modo dopo il fallimento del vertice di Bruxelles di fine giugno (gli addetti ai lavori ricordano una conferenza stampa con il presidente serbo, Aleksandar Vučić, quantomeno discutibile per la verve polemica). Dopo quattro mesi invece le parole sono solo positive, con lo sguardo rivolto al prossimo futuro: “Il 6 dicembre tutti i leader dell’Unione e della regione arriveranno a Tirana per il vertice Ue-Balcani Occidentali, è quasi incredibile essere riusciti a ospitare un altro evento europeo di così grande importanza, dopo la finale della Conference League” (la competizione Uefa di calcio, vinta dalla Roma). “Ci rivedremo a dicembre a Tirana, sarà un incontro molto importante”, ha confermato la presidente von der Leyen.
    Tra i due vertici “sono successe tante cose”, ha ricordato la numero uno della Commissione, in particolare “il momento toccante e speciale” dell’avvio dei negoziati di adesione Ue dell’Albania: “È un vostro successo, è il risultato di molti anni di duro lavoro, anni di pazienza“. Tutto questo impegno sul percorso di avvicinamento all’Unione “sta dando i suoi frutti con i negoziati di adesione”, ha assicurato von der Leyen, come dimostrato dal pieno allineamento alla politica estera e di sicurezza dell’Ue e alle sanzioni internazionali contro la Russia: “È esemplare il modo in cui l’Albania ha difeso attivamente l’ordine internazionale basato sulle regole nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, questo vi fa onore”. Per quanto riguarda il processo di screening dei negoziati, l’ultima relazione sull’allargamento Ue “mostra tutti i progressi” del Paese su Stato di diritto, riforme del sistema giudiziario, uguaglianza e inclusione sociale, così come il rafforzamento dell’economia dopo le ondate Covid-19: “Sono tutti risultati molto tangibili e visibili”, nonostante l’impatto della guerra russa in Ucraina su tutto il continente europeo.

    Albania is moving forward on its EU path.
    This is your success.
    The result of years of efforts by the Albanian people.
    I welcome our foreign policy alignment.
    You are showing it again in your stand for a rules-based order in your UN Security Council term.
    This honours you. pic.twitter.com/ZSmsNnAuHu
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) October 27, 2022

    L’asse energetico tra Ue e Albania
    A proposito della guerra russa in Ucraina, come ricordato dalla presidente von der Leyen anche a Skopje e Pristina, “tutti noi sentiamo gli effetti a catena dell’aumento dei prezzi dell’energia e dell’instabilità della sicurezza dell’approvvigionamento”. Se l’Albania è “completamente indipendente dal gas russo, grazie al suo sistema idroelettrico”, nemmeno Tirana può dirsi salva dalle “perturbazioni che vediamo nel mercato dell’energia, con i prezzi alle stelle”. La risposta da Bruxelles rimane “unità e solidarietà”, anche nei confronti dei partner balcanici, che conta oggi – economicamente parlando – 235 milioni di euro. Dopo gli 80 milioni per la Macedonia del Nord e i 75 milioni per il Kosovo, l’Ue fornirà 80 milioni all’Albania “come sostegno diretto al bilancio per affrontare l’impatto degli alti prezzi dell’energia” a partire da gennaio, che saranno intercettati da “un sistema valido per sostenere le famiglie e le piccole e medie imprese”.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente dell’Albania, Bajram Begaj (Tirana, 27 ottobre 2022)
    Ma la presidente von der Leyen ha ribadito anche che è soprattutto la seconda parte dell’impegno dell’Unione nei confronti dei partner balcanici al centro dell’attenzione “sul medio e lungo termine”. Si tratta del “sostegno al sistema energetico“, che attraverso il Piano economico e di investimenti veicolerà “altri 500 milioni di euro in sovvenzioni per investimenti in infrastrutture energetiche per l’intera regione“. Il Piano è già all’opera nel Paese – come ha voluto testimoniare con i propri occhi von der Leyen presso il cantiere della ferrovia Tirana-Durrës – ma ora si tratta di spingere anche sul piano energetico. È qui che si inserisce l’investimento congiunto sul gasdotto Ionico-Adriatico (Iap), come riferito dal premier Rama: collegandosi a quello Trans-Adriatico (Tap) che trasporta il gas dall’Azerbaigian, dall’Albania passerà per il Montenegro e la Bosnia ed Erzegovina, fino ad arrivare a Spalato (Croazia).
    Il piano da 500 milioni di euro nella regione svilupperà anche gli investimenti nelle energie rinnovabili, un punto “molto importante” nel discorso di von der Leyen: “È energia prodotta in loco, che crea indipendenza, dà buoni posti di lavoro e fa bene al clima”. Nello specifico, per quanto riguarda l’Albania gli investimenti saranno indirizzati alla centrale solare galleggiante di Vau i Dejës (presso Scutari), alla centrale idroelettrica di Fierza – che “produce un quarto dell’intera produzione di elettricità” nazionale – e altri progetti di più piccola portata, sull’esempio della ristrutturazione energetica del campus dell’Università di Tirana. La presidente dell’esecutivo comunitario ha visitato due università in due capitali balcaniche nello stesso giorno (quella di Pristina e, appunto, quella di Tirana), un segnale da non sottostimare per quanto riguarda le attenzioni di Bruxelles sulle possibilità di ricerca, innovazione e sviluppo sul piano energetico dei partner balcanici.

    Nella terza tappa del viaggio nella regione, la presidente della Commissione Europea ha dato appuntamento a Tirana il prossimo 6 dicembre. Da Bruxelles arrivano 80 milioni di euro contro la crisi energetica e un piano di investimenti a lungo termine in connessioni e rinnovabili

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    Il Kosovo tra visti Schengen, tensioni sulle targhe con Serbia e investimenti in rinnovabili: “L’Ue è al vostro fianco”

    Bruxelles – Il rapporto tra l’Unione Europea e il Kosovo sembra un paradosso, se visto dall’esterno. Il Paese balcanico è quello che ha fatto i maggiori progressi nell’ultimo anno sullo Stato di diritto e il rispetto dei diritti fondamentali in Europa – “in linea con i valori dell’Ue”, ha ricordato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen – ma allo stesso tempo i suoi cittadini sono gli unici a essere “isolati dal resto dell’Europa”, a causa dell’assenza di un regime di esenzione dei visti. Parallelamente, mentre l’intenzione di Pristina è quella di fare richiesta di adesione all’Unione, Bruxelles chiede di “evitare qualsiasi passo che porti all’escalation della tensione” con la Serbia, in particolare sulla questione del riconoscimento delle targhe nazionali alla frontiera.
    Nella seconda tappa del suo viaggio di quattro giorni nei Balcani Occidentali (che l’ha già portata ieri in Macedonia del Nord) a Pristina la numero uno della Commissione ha ribadito la posizione dell’esecutivo comunitario sul riconoscimento delle “riforme ambiziose” e dell’impegno “enorme” del Kosovo per allinearsi alle richieste dell’Unione sul rafforzamento della democrazia, del sistema giudiziario, dell’economia di mercato e della lotta alla corruzione: “Si riflette nella nostra ultima relazione sull’allargamento, che è molto positiva” nel capitolo dedicato al Kosovo. Tutto questo però deve portare a un cambio di passo, ha esortato la presidente kosovara, Vjosa Osmani: “Bisogna integrare il nostro Paese democratico nelle strutture dell’Unione Europea, è la pre-condizione per la stabilità e la pace nella regione”.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e la presidente del Kosovo, Vjosa Osmani (Pristina, 27 ottobre 2022)
    La questione più spinosa riguarda la liberalizzazione dei visti Schengen per i cittadini del Kosovo – ovvero la possibilità di viaggiare nell’area che ha abolito le frontiere interne, utilizzando il proprio passaporto senza ulteriori requisiti per soggiorni di breve durata – che è in stallo da quattro anni in Consiglio. “Abbiamo rispettato tutti i requisiti”, ha rivendicato Osmani, sottolineando anche il pieno allineamento alla politica estera e di sicurezza dell’Unione con “l’adozione immediata delle sanzioni internazionali contro la Russia“. La presidente kosovara ha puntato il dito contro i Ventisette, ma ha definito von der Leyen “un’alleata”. Pronta la risposta della numero uno della Commissione, che ha confermato di sentire “chiara e forte” la richiesta di Pristina: “Il Kosovo merita la liberalizzazione dei visti, so quanto sia importante per voi, e lo abbiamo ribadito a luglio“. Il compito dell’esecutivo comunitario “e mio personale” è quello di “convincere il Consiglio”, partendo dalle discussioni ripartite tra gli Stati membri (e che coinvolgono una proposta francese di legarlo al Sistema europeo di informazione e autorizzazione).
    A rendere più caldo il clima di fine ottobre nella regione balcanica è però un’altra questione. Lunedì prossimo (31 ottobre) scadrà il rinvio di due mesi accordato dal governo di Albin Kurti per la sostituzione delle targhe serbe per i veicoli con quelle kosovare (molto diffuse tra la minoranza serba nel nord del Paese), dopo le tensioni scoppiate a fine luglio nord del Kosovo a causa della volontà di Pristina di introdurre una misura identica a quella applicata da Belgrado. Dopo quasi un anno di soluzione provvisoria, Serbia e Kosovo non sono riusciti a trovare un’intesa definitiva – come invece fatto sul riconoscimento dei documenti d’identità nazionali lo scorso 27 agosto – e a quattro giorni dalla scadenza si allungano le ombre di nuovi incidenti nel nord del Paese.  “Da parte nostra non c’è alcuna guerra contro i serbi, lottiamo contro le bande criminali e per lo Stato di diritto e ci aspettiamo di essere sostenuti dai nostri alleati nell’Ue e negli Stati Uniti”, ha esortato la presidente Osmani, parlando del rischio di pressioni da parte di gruppi criminali contro i cittadini che intendono procedere al cambio delle targhe.
    Da Bruxelles e Washington arrivano richieste di rinviare di 10 mesi la scadenza, ma il governo Kurti è riluttante ad accordare un nuovo rinvio. “Le regole devono essere chiare e devono essere rispettate”, ha risposto in modo vago la presidente von der Leyen alla domanda di un giornalista a Pristina: “La transizione procede regolarmente e sono certa che si troverà una soluzione attraverso il dialogo“. Da Bruxelles anche il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), Peter Stano, ha fatto riferimento a compromessi (“Senza, non si può arrivare a una soluzione condivisa”) e ha ribadito l’impegno dell’Ue per mettere fine a “una questione che finora non è stata risolta in modo appropriato”. Questi quattro giorni di tempo saranno cruciali “per evitare un’escalation improduttiva e non necessaria, che potrebbe infiammare la situazione e provocare incidenti”, ha avvertito Stano, con implicito riferimento alla convocazione del Consiglio per la sicurezza nazionale da parte del presidente della Serbia, Aleksandar Vučić, per analizzare la risposta al possibile sequestro dei veicoli non re-immatricolati con targhe kosovoare dal primo novembre.

    I know how important visa liberalisation is for Kosovo, @AlbinKurti
    The @EU_Commission believes you have fulfilled all the benchmarks.
    Discussions have re-started.
    We will support in any way we can. pic.twitter.com/wh4H9QW0a3
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) October 27, 2022

    Il capitolo energia tra Ue e Kosovo
    Come già ricordato nella tappa di ieri a Skopje, anche oggi a Pristina la presidente della Commissione Ue si è soffermata sul filo rosso che lega la sua visita alle sei capitali dei Balcani Occidentali, aldilà delle questioni specifiche di ciascun Paese nei rapporti con l’Unione. “Anche in Kosovo si sentono gli effetti a catena dell’atroce guerra russa in Ucraina, con l’aumento dei prezzi dell’energia e le difficoltà nella sicurezza degli approvvigionamenti”, ha sottolineato von der Leyen: “Potete stare certi che noi cederemo mai a questo ricatto” sull’uso dell’energia come arma e la risposta sarà “l’unità e la solidarietà, perché siamo in un’unica Unione dell’energia“. Dal canto suo, Osmani ha ringraziato la numero uno della Commissione per il fatto che “il supporto energetico dell’Ue è al centro della sua visita nei Balcani, per sviluppare connessioni e misure di efficienza energetica”.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il premier del Kosovo, Albin Kurti (Pristina, 27 ottobre 2022)
    Nella pratica questo sostegno si concretizza nell’invito a partecipare alla piattaforma per l’approvvigionamento congiunto di gas e nei benefici indiretti delle possibili misure a livello comunitario sui massimali dei prezzi del gas e di uno sganciamento dei prezzi dell’elettricità da quelli del gas: “In altre parole, stiamo facendo tutto il necessario per domare gli alti prezzi dell’energia e dell’elettricità”. Nel pacchetto di sovvenzioni contro la crisi energetica, il Kosovo riceverà “75 milioni di euro per il sostegno immediato alle famiglie e alle imprese vulnerabili”, ha annunciato la presidente von der Leyen (a cui si sommano gli 80 milioni per la Macedonia del Nord), con le procedure che si concluderanno “entro la fine dell’anno, in modo da ottenere i finanziamenti per il bilancio a partire da gennaio”.
    Dal Piano economico e di investimenti dell’Ue per i Balcani Occidentali arriveranno complessivamente alla regione altri 500 milioni di euro, per sostenere il percorso verso l’indipendenza energetica e la sicurezza degli approvvigionamenti. “L’investimento più importante per noi è quello nelle energie rinnovabili“, ha puntualizzato la numero uno della Commissione, “perché non fanno solo bene al clima, ma sono di origine nazionale e creano posti di lavoro”. Il Kosovo si sta già muovendo in questa direzione, in particolare sul piano dell’efficienza energetica del settore edilizio, attraverso piani di installazione di pannelli fotovoltaici e di teleriscaldamento con energia pulita in otto città. Proprio su questo livello Bruxelles sta finanziando un progetto della facoltà di Architettura dell’Università di Pristina, che la presidente von der Leyen ha visitato prima di rimettersi in viaggio verso l’Albania: “Permette di passare dall’olio combustibile pesante all’energia termica di scarto, con un doppio approccio” per “liberarsi dei rifiuti in modo sostenibile e ricavarne il calore necessario per il teleriscaldamento”, si è congratulata la leader dell’esecutivo Ue con le studentesse e gli studenti kosovari.

    Here, at the University of Pristina, the EU has funded a new district heating system, enabling the switch from heavy fuel oil to cleaner energy.
    A good move for the environment – and for the inhabitants of Pristina.
    This is our investment plan for the Western Balkans at work. pic.twitter.com/f8R6NmYQmh
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) October 27, 2022

    La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha confermato a Pristina (seconda tappa del viaggio nei Balcani Occidentali) il proprio sostegno a una risposta da Bruxelles per l’impegno “sui nostri valori e sulle sanzioni alla Russia”. In arrivo 75 milioni di euro contro la crisi energetica