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    Von der Leyen e Michel da Biden il 20 ottobre. Il Vertice Ue-Usa tra Ucraina ed energia

    Bruxelles – Sostegno all’Ucraina, da un lato. Approvvigionamento energetico e digitale, dall’altro. I leader di Unione europea e Stati Uniti si incontreranno venerdì 20 ottobre a Washington per il secondo Vertice Ue-Usa da quando il presidente statunitense Joe Biden si è insediato alla Casa Bianca a gennaio 2021.
    La conferma è arrivata oggi (28 settembre) in una nota congiunta dei due lati dell’Atlantico in cui si legge che il presidente Biden insieme al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, faranno il punto sulla cooperazione tra Stati Uniti e Unione Europea, soprattutto per confermare il “nostro impegno condiviso a sostenere l’Ucraina nella difesa della sua sovranità e a imporre costi alla Russia per la sua aggressione”.
    La difesa dell’Ucraina e il sostegno alla sua ricostruzione saranno i temi dominanti dell’incontro. Ma le discussioni si concentreranno anche sull’approvvigionamento di materie prime critiche, centrali per la produzione di tecnologie verdi e alla doppia transizione verde e digitale. “Promuoveranno gli sforzi degli Stati Uniti e dell’UE per accelerare l’economia globale dell’energia pulita basata su catene di approvvigionamento sicure e resilienti e continueranno la cooperazione nelle tecnologie critiche ed emergenti, comprese le infrastrutture digitali e l’intelligenza artificiale”, si legge nella dichiarazione comune, in cui i leader confermano che faranno un punto anche sulle attività congiunte per rafforzare la resilienza economica e affrontare le sfide correlate.
    Il riferimento alla Cina non è diretto, ma il rafforzamento della cooperazione transatlantica è in chiave anti-Pechino. Washington e Bruxelles lavorano ormai da mesi per finalizzare un accordo sui minerali critici, che entrambe le parti puntano a chiudere entro la fine dell’anno. L’obiettivo è quello di raggiungere uno status equivalente a un accordo di libero scambio per l’Ue per i minerali critici, essenziali per la produzione di tecnologie chiave per la doppia transizione, come il litio per le batterie – e distendere le tensioni create dall’Inflation Reduction Act (IRA), il vasto piano di sussidi verdi da quasi 370 miliardi di dollari varato dall’amministrazione Usa, che Bruxelles teme possa svantaggiare le imprese europee. Le discussioni “esplorative” con gli Stati Uniti tenute finora hanno mostrato un allineamento sui principi principali, mentre i dettagli verranno approfonditi durante i negoziati ancora in corso. E il Vertice di fine ottobre potrebbe essere la giusta occasione per velocizzare i negoziati.
    Il Vertice prenderà le mosse in un contesto completamente diverso rispetto a quello che a giugno 2021 ha accolto Biden a Bruxelles. I leader europei e statunitensi si trovavano a dover affrontare e gestire insieme la crisi economica derivata dall’urgenza sanitaria del Covid-19 e una guerra alle porte dell’Europa era impensabile.

    I tre leader a Washington faranno il punto sulla cooperazione tra Stati Uniti e Unione Europea, soprattutto per confermare l’impegno “condiviso a sostenere l’Ucraina nella difesa della sua sovranità e a imporre costi alla Russia per la sua aggressione”

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    Limitazione del diritto di veto e inclusione delle organizzazioni regionali. La spinta di Michel alla riforma delle Nazioni Unite

    Bruxelles – I panni sporchi si lavano in famiglia. E se la famiglia è “globale e disfunzionale”, è necessaria un’azione drastica e incisiva. Come una riforma complessiva del sistema di funzionamento dell’Onu. Dal podio del Palazzo di Vetro, in occasione della 78esima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha sostenuto con forza la necessità di una riforma dell’organizzazione intergovernativa nata nel 1945, dopo che il sistema “è bloccato e ostacolato da forze ostili”.
    Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, alla 78esima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, New York (21 settembre 2023)
    Intervenuto a New York nella nottata europea (21 settembre), il numero uno del Consiglio ha messo in chiaro che “l’Unione Europea aspira a un mondo multipolare, un mondo che coopera e si muove verso una maggiore democrazia e rispetto dei diritti umani“. Tuttavia, “la fiducia si sta erodendo, le tensioni si moltiplicano e un pericoloso confronto bipolare ci minaccia, come se tutti dovessero schierarsi l’uno contro l’altro”, è l’avvertimento sul fatto che è più che mai necessario “rimettere in moto la cooperazione multilaterale e riparare il sistema delle Nazioni Unite”. Il punto di partenza rimane “la fiducia basata sul rispetto dei sacri principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite” – rispetto della sovranità, dell’integrità territoriale e dei diritti umani – e l’accusa a chi ha minato le fondamenta del progetto è netta: “Negli ultimi 19 mesi un membro permanente del Consiglio di Sicurezza, la Russia, ha condotto una guerra di conquista contro un Paese vicino che non l’ha mai minacciato”.
    Per tutti questi motivi il leader dell’istituzione comunitaria ha voluto far sentire la sua voce per portare “una nuova prospettiva” al dibattito sulla riforma delle Nazioni Unite, basata in particolare sulla questione del diritto di veto e sul ruolo che dovrebbero svolgere le organizzazioni regionali, come l’Ue e non solo: “Su questi punti chiedo un emendamento alla Carta delle Nazioni Unite”, ha annunciato Michel. In primis perché “il Consiglio di Sicurezza non riflette il mondo di oggi, ci sono 60 Paesi che non hanno mai avuto un seggio” e “intere aree del mondo – Africa, Sud America, Caraibi, Asia – sono poco o per nulla rappresentate”. Se “potere e legittimità vanno di pari passo”, la mancanza di rappresentatività del Consiglio di Sicurezza “sta minando la sua legittimità”.
    Da una parte c’è dunque la necessità di ragionare sul superamento dello “status quo” per quanto riguarda l’aumento del numero di membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. “Le Nazioni Unite, come suggerisce il nome, sono un club di nazioni”, ha ricordato il presidente Michel, tenendo fisso lo Stato nazionale come “unità di base” del sistema multilaterale, ma definendo “inevitabile” l’aumento dei membri permanenti. Allo stesso tempo però non potrà rimanere così com’è il diritto di veto, che “nella sua forma attuale è soggetto ad abusi e rende il Consiglio di Sicurezza imponente”. Gli esempi si sprecano – tutti dimostrati dalla guerra russa in Ucraina – dalla “violazione palese” della Carta e del diritto internazionale da parte dei membri permanenti al diritto di veto sulle sanzioni contro se stessi “ancora più scioccante”, fino alla propaganda e la disinformazione veicolata all’interno del Consiglio stesso. Bruxelles sostiene in particolare l’iniziativa di Francia e Messico che dovrebbe limitare il diritto di veto “nei casi di atrocità di massa”, ha puntualizzato Michel: “Sosteniamo il codice di condotta relativo all’azione contro il genocidio, i crimini contro l’umanità o i crimini di guerra”, così come “tutti gli sforzi per migliorare la trasparenza e la responsabilità del Consiglio di Sicurezza”. Nel contesto della riforma della Carta Onu si dovrebbe istituire un meccanismo “che combini il processo decisionale a maggioranza con un uso moderato e flessibile del diritto di veto”, ha voluto ribadire il numero uno del Consiglio Ue.
    E poi, considerando la riforma del sistema di rappresentatività, non si può allargare l’orizzonte oltre gli Stati nazionali. “Il ruolo delle organizzazioni regionali e continentali sta crescendo“, come dimostra l’azione dell’Unione Europea, dell’Unione Africana, della Comunità degli Stati Latino-Americani e dei Caraibi (Celac) e dell’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (Asean). “Queste organizzazioni riflettono un nuovo livello di legittimità nei forum internazionali e multilaterali“, dal momento in cui svolgono un “ruolo di coordinamento politico ed economico tra i loro membri” e creano “spazi per una cooperazione più stretta e dove si stabiliscono le regole”, è quanto messo in chiaro dal presidente Michel, che si è detto convinto che “le Nazioni Unite diventerebbero più legittime ed efficaci se dessero spazio alle organizzazioni regionali“. Un’inclusione che potrebbe dare vita a un circolo virtuoso, con una doppia azione: le stesse organizzazioni potrebbero “cooperare di più e meglio tra loro”, mentre “la loro influenza stabilizzatrice sarebbe ulteriormente rafforzata nella cooperazione multilaterale”. Con questo quadro chiaro il presidente del Consiglio Ue ha annunciato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che “presto prenderò l’iniziativa di organizzare un vertice istituzionale tra Unione Europea, Unione Africana, Celac, Asean e con il Segretario Generale delle Nazioni Unite”, António Guterres. L’obiettivo sarà proprio quello di “riflettere su come le nostre organizzazioni possano agire insieme per rafforzare il sistema multilaterale”. E lavare i panni sporchi in famiglia.

    Nel suo intervento all’Assemblea Generale dell’Onu, il presidente del Consiglio Ue ha avvertito che “oggi questa famiglia globale è disfunzionale” a causa di un sistema bloccato da “forze ostili”. Presto un vertice con Unione Africana, Celac, Asean e il Segretario Generale António Guterres

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    La coalizione dell’aviazione si allarga: la Grecia addestrerà i piloti ucraini di F-16, dice Zelensky

    Bruxelles – L’occasione era una cena per discutere delle prospettive di allargamento dell’Ue ai Balcani occidentali, all’Ucraina e alla Moldova. Ma per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky la cena che si è consumata ieri (21 agosto) ad Atene, ospitata dal premier greco Kyriakos Mitsotakis, è stata soprattutto l’occasione per strappare alla Grecia l’impegno a partecipare all’addestramento dei piloti dell’aeronautica ucraina per i jet F-16.
    “Oggi abbiamo l’importante risultato per la coalizione dell’aviazione. La Grecia parteciperà all’addestramento dei nostri piloti per l’F-16. Sono grato per questa proposta”, ha detto Zelensky durante la conferenza stampa congiunta con il primo ministro greco ad Atene. A quanto riferito in un post su X, ex Twitter, dal presidente ucraino, la Grecia starebbe preparando un nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev, ma non ha fornito ulteriori dettagli su come si svolgerà il programma di addestramento.

    Five outcomes of our talks with Prime Minister @KMitsotakis.
    1. Greece joined the aviation coalition: it will train our pilots to fly F-16s. Greece is also preparing a new military aid package for Ukraine.
    2. I proposed ways for Greece to assist us in securing Ukraine’s new… pic.twitter.com/saayynoA5I
    — Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) August 21, 2023

    La promessa di Mitsotakis arriva a poche ore dall’annuncio di Danimarca e Paesi Bassi di voler fornire rispettivamente 19 e 42 aerei da combattimento F-16 all’Ucraina, che contribuiranno a rafforzare le difese aeree ucraine e la controffensiva contro l’invasione della Russia, iniziata il 24 febbraio di un anno fa. Dopo il suo piccolo tour europeo del fine settimana tra Amsterdam, Copenaghen e Stoccolma, il presidente ucraino ha detto ieri (21 agosto) di sentirsi “fiducioso” dopo la promessa di consegna degli F-16 di fabbricazione statunitense che l’Ucraina possa realmente porre fine all’invasione russa. I primi sei velivoli dovrebbero arrivare a Kiev prima della fine dell’anno. L’obiettivo del tour europeo di Zelensky – che finora ha fatto tappa in quattro capitali europee – è quello di rafforzare il sostegno militare dell’Occidente.
    Mitsotakis ha ribadito nel corso della conferenza la disponibilità a “sostenere il vostro percorso” di integrazione europea “e abbiamo anche recentemente aderito alla dichiarazione congiunta dei leader del G7 in merito alla fornitura di impegni di sicurezza al vostro Stato”. I due leader, dopo l’incontro bilaterale, hanno inoltre firmato una dichiarazione congiunta sul percorso euro-atlantico dell’Ucraina, che in sostanza sostiene l’integrazione di quest’ultima alla NATO.

    La cena ospitata da Atene per discutere le prospettive di allargamento dell’Unione europea a Balcani occidentali, Ucraina e Moldova è l’occasione per il presidente ucraino Zelensky di strappare alla Grecia l’impegno ad addestrare i piloti dei caccia F-16 che arriveranno a Kiev da Danimarca e Paesi Bassi

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    Tripoli e Bengasi riunificano la Banca Centrale in Libia. Per l’Ue “un passo cruciale” per la stabilità del Paese

    Bruxelles – A pochi giorni dai feroci scontri tra gruppi armati antagonisti a Tripoli, che hanno causato 55 morti e circa 150 feriti, dalla Libia arriva una notizia incoraggiante: nella giornata di ieri (20 agosto) la Banca Centrale Libica (Cbl) ha annunciato il completamento della sua riunificazione come istituzione unitaria e sovrana.
    Dopo quasi un decennio di separazione – dal settembre del 2014 -, inasprita da disaccordi sulla distribuzione delle entrate petrolifere, le due filiali di Tripoli e di Bengasi hanno trovato un accordo per la riunificazione dell’istituzione finanziaria nazionale. L’annuncio, riportano i media libici, è stato fatto al termine dell’incontro presso la sede di Tripoli tra il governatore della Cbl, Siddiq Al-Kabir, e il suo vice, Mari Muftah Rahil. “Una pietra miliare per migliorare le prestazioni di questa vitale istituzione sovrana”, ha commentato il primo ministro del governo di unità nazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite, Abdel Hamid al-Dbeibeh.

    Libya: 🇪🇺 welcomes reunification of 🇱🇾 Central Bank 👉 crucial step towards united & stable country. All parties concerned should build on this achievement to conclude UN mediated talks on 🇱🇾-led & -owned solution to the crisis, through elections https://t.co/8MUqXqqJTR
    — Peter Stano (@ExtSpoxEU) August 21, 2023

    Soddisfazione anche dalla comunità internazionale: l’Unione europea “accoglie con favore questo sviluppo e l’impegno della leadership della Banca centrale ad adoperarsi per affrontare l’impatto di quasi un decennio di divisione”, ha dichiarato un portavoce del Servizio europeo d’Azione Esterna (Seae). Non solo soddisfazione, ma anche la speranza che questo accordo tra Tripoli e Bengasi sia l’anticamera di una pacificazione nazionale. La riunificazione delle due filiali “è un passo cruciale verso una Libia unita, stabile e prospera“, che deve condurre a “concludere con successo i colloqui in corso mediati dalle Nazioni Unite per identificare una soluzione politica a guida libica, attraverso le elezioni nazionali“.
    Proprio la Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) si unisce all’appello di Bruxelles affinché la riunificazione della Cbl possa “creare slancio verso l’unificazione di tutte le istituzioni politiche, di sicurezza e militari del paese, come il popolo libico desiderava da tempo”.

    Dopo quasi un decennio completata la riunificazione della Cbl come istituzione unitaria e sovrana. Dalle Nazioni Unite e da Bruxelles la speranza di uno slancio verso “l’unificazione di tutte le istituzioni politiche” attraverso elezioni nazionali

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    Zelensky ‘a caccia’ di F-16: Paesi Bassi e Danimarca si impegnano a fornire decine di aerei all’Ucraina

    Bruxelles – Un impegno e la prima vera promessa di fornire caccia F-16 alle forze armate ucraine. Danimarca e Paesi Bassi muovono i primi passi sulle forniture di aerei da combattimento per Kiev, dopo l’apertura del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e hanno annunciato ieri (20 agosto) che forniranno diversi F-16 a Kiev, che contribuiranno a rimpolpare le difese aree ucraina e la controffensiva contro l’invasione della Russia, iniziata il 24 febbraio di un anno fa.
    L’occasione per annunciare il dispiegamento di forze armate è stata la visita del presidente ucraino Volodomyr Zelenskyj, ai rispettivi premier di Danimarca e Paesi Bassi, Mette Frederiksen e Mark Rutte. “Gli F-16 instilleranno nuova fiducia e motivazione sia nei guerrieri che nei comuni cittadini. Produrranno nuovi risultati per l’Ucraina e il resto d’Europa”, ha scritto su X (precedentemente Twitter) il presidente ucraino, riferendo di una giornata “potente e fruttuosa” sul fronte degli armamenti. 

    F-16s will instill fresh confidence and motivation in both warriors and ordinary citizens. They will produce fresh results for Ukraine and the rest of Europe.
    I thank you once again, dear @MinPres Mark, @Statsmin Mette, your teams, and the peoples of the Netherlands and Denmark. pic.twitter.com/ffSdtMHkfI
    — Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) August 20, 2023

    Coalizione F-16
    Copenaghen e Amsterdam muovono i primi passi in quella che dovrebbe diventare una vera coalizione, a cui i due premier europei invitano anche gli altri 25 Stati membri Ue a prendere parte. La Danimarca, come riferito da Frederiksen, consegnerà 19 arei caccia da combattimento in totale, con i primi sei che dovrebbero essere spediti in Ucraina intorno a Capodanno e che saranno seguiti da otto nel 2024 e cinque nel 2025. Quanto ai I Paesi Bassi hanno 42 F-16 disponibili in tutto, ma devono ancora decidere se verranno donati tutti, ha detto domenica il primo ministro olandese Mark Rutte, quando Zelenskiy ha visitato il paese.
    Prima i carri armati tedeschi, ora quella dei caccia aerei. La fornitura dei cosidetti fighter jets ha sollevato in Ue non poche divisioni e non meno remore tra i Paesi dell’Unione. Nonostante le divisioni a dodici stelle, una svolta è arrivata a fine maggio con la decisione del presidente americano Joe Biden di consentire ai Paesi che lo vorranno di fornire aerei caccia da guerra Made in USA F-16 all’Ucraina. Dopo mesi di richieste da parte di Zelensky, Biden – l’occasione era la riunione dei leader G7 a Hiroshima, in Giappone – ha comunicato agli altri leader riuniti nel formato G7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti e Unione europea) che gli Stati Uniti sosterranno anche gli sforzi di addestramento dei piloti ucraini sugli F-16, che potrebbero coinvolgere anche l’Italia. Roma è insieme alla Grecia, Paesi Bassi, Danimarca, Romania, Portogallo tra i Paesi Ue a disporre di questi velivoli.

    Dopo l’apertura di Biden, da Paesi Bassi e Danimarca arriva la prima promessa ufficiale a fornire a Kiev aerei caccia F-16 che contribuiranno a rafforzare le difese aree ucraine e la controffensiva contro l’invasione della Russia. “Una giornata potente e fruttuosa”, annuncia il presidente ucraino, in visita domenica nei due Paesi Ue

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    Fuga dal Niger, Bruxelles sostiene gli Stati membri. Macron attiva il Meccanismo Ue di protezione civile per i rimpatri

    Bruxelles – La Francia è il primo Paese Ue ad aver richiesto l’attivazione del Meccanismo europeo di protezione civile per sostenere il rimpatrio dei cittadini francesi ancora presenti in Niger. Lo ha annunciato oggi (2 agosto) la Commissione europea in una nota, appena ventiquattro ore dopo aver annunciato che il suo personale continuerà a rimanere nel Paese dove venerdì scorso il capo della Guardia presidenziale Abdourahmane Tchiani si è autoproclamato nuovo leader del Paese a seguito del colpo di stato con il quale è stato deposto il presidente in carica dal 2021 democraticamente eletto, Mohamed Bazoum. 
    Mentre Bruxelles ha offerto al suo personale la possibilità di essere evacuato dal Paese (ma non lo ha ancora imposto come una vera e promisura di emergenza, diversi Stati membri dell’Ue, come anche l’Italia, la Francia e la Spagna hanno iniziato a evacuare i loro connazionali organizzato voli di rimpatrio. Oggi il governo di Roma ha accolto 36 cittadini italiani e 32 stranieri che “abbiamo aiutato a partire dal Niger”, ha riferito in un tweet il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Affari esteri Antonio Tajani.

    Ho accolto a #Roma 36 italiani ed altri 32 cittadini stranieri che il Governo ha aiutato a partire dal #Niger. Sui loro volti la gratitudine verso la diplomazia e i militari🇮🇹 che li hanno sostenuti. Continuiamo a lavorare per la stabilità in Niger ed evitare altro caos nel Sahel pic.twitter.com/cT0QUFMN3Q
    — Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) August 2, 2023

    Parigi ha richiesto assistenza attraverso il Meccanismo di protezione civile dell’UE per sostenere il rimpatrio dei cittadini europei e ha offerto quattro aerei per il rimpatrio da Niamey a Parigi. Due voli sono già arrivati in Francia, rimpatriando circa 500 persone e secondo Bruxelles altri voli sono in preparazione. Secondo il governo francese, sui due voli c’erano almeno 350 francesi evacuati. Il meccanismo Ue finanzierà il 75 per cento dei costi di trasporto. Il Meccanismo di protezione civile dell’UE può essere attivato dagli Stati membri e dai nove Stati partecipanti per richiedere assistenza consolare per i loro cittadini, ad esempio nelle operazioni di evacuazione. In situazioni di emergenza, i voli di rimpatrio coordinati nell’ambito del Meccanismo di protezione civile dell’UE garantiscono il rimpatrio sicuro dei cittadini dell’UE di diverse nazionalità.

    Parigi ha richiesto assistenza attraverso il Meccanismo di protezione civile dell’UE per sostenere il rimpatrio dei cittadini europei e ha offerto quattro aerei per il rimpatrio da Niamey a Parigi. Due voli sono già arrivati in Francia, rimpatriando circa 500 persone e secondo Bruxelles altri voli sono in preparazione. Secondo il governo francese, sui due voli c’erano almeno 350 francesi evacuati. Il meccanismo Ue finanzierà il 75 per cento dei costi di trasporto

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    La stretta cinese all’export di gallio e germano preoccupa l’Ue: “Presto valutazione d’impatto sugli Stati”

    Bruxelles – La stretta cinese sull’esportazione di gallio e germanio, ovvero materie prime critiche per la produzione di semiconduttori, preoccupa l’Unione europea che sta valutando quale potrebbe essere l’impatto potenziale delle restrizioni sugli Stati membri. Parte delle restrizioni entrano in vigore da oggi (primo agosto) e la Commissione europea “sta attualmente lavorando su un’analisi dettagliata del potenziale impatto di queste misure restrittive alle esportazioni sui Ventisette”, ha spiegato la portavoce dell’Esecutivo europeo responsabile per il commercio, Miriam Garcia, durante il briefing quotidiano con la stampa, assicurando che l’Ue ha insistito con Pechino “sul fatto che questo controllo delle esportazioni non è” giustificato da “situazioni di sicurezza e quindi abbiamo sollevato le nostre preoccupazioni”.

    Non ha precisato quali saranno i tempi e quanto potrebbe richiedere la valutazione dell’impatto. A inizio luglio il ministero del Commercio cinese ha annunciato l’intenzione di Pechino di introdurre a partire dal primo agosto una serie di limiti all’esportazione di gallio e germanio, due materie prime utilizzate nella produzione di semiconduttori e di conseguenza per i microchip alla base delle tecnologie per la doppia transizione digitale e verde. Nel 2022 la Cina ha esportato circa 94 tonnellate di gallio e 43,7 tonnellate di germanio, coprendo rispettivamente circa l’80 e il 60 per cento (con il resto proveniente da Canada, Finlandia, Russia e Stati Uniti) del fabbisogno.
    Secondo uno studio pubblicato dai servizi della Commissione Ue, i Ventisette importano dalla Cina il 71 per cento del gallio e il 45 per cento del germanio necessari per la produzione industriale. Per anni Pechino è riuscita nel tempo a garantire una sorta di monopolio, proponendo sul mercato materie prime critiche a un prezzo competitivo. Entrambi i metalli sono utilizzati per lo sviluppo dei chip per computer ad alta velocità e nei settori della difesa e delle energie rinnovabili.
    Sulle materie prime critiche necessarie alla doppia transizione, Bruxelles ha chiarito più volte di non voler ripetere gli errori commessi in passato con la dipendenza energetica dai combustibili fossili importati (a prezzo basso) dal mercato russo. Quindi la strategia è quella della diversificazione, anche se sulle materie critiche non sarà facile come per gli idrocarburi. La Commissione europea ha varato lo scorso 16 marzo una vera e propria proposta di Legge sulle materie prime critiche (il Critical Raw material act) con cui ha individuato una lista di 34 materie critiche (dalla bauxite all’elio, dall’arsenico allo stronzio), ma riducendo l’elenco a sole 16 da considerarsi ‘strategiche’, tra cui gallio e germanio. Oltre alla Cina, piccole quantità di gallio sono prodotte da Giappone, Russia e Corea del Sud, mentre il Canada è il più grande produttore di germanio del Nord America.E’ nel quadro del Critical Raw Materials Act che la Commissione europea sta lavorando a un ‘Club’ delle materie prime critiche, ovvero un gruppo ristretto di partner affidabili con cui creare una catena di approvvigionamento, che non dipenda solo dalla Cina.

    In vigore dal primo agosto le restrizioni cinesi all’esportazione di alcune materie prime critiche necessarie alla transizione, gallio e germanio. Bruxelles lavora a un’analisi “dettagliata del potenziale impatto di queste misure restrittive alle esportazioni sui Ventisette”

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    Nessuna evacuazione, l’Unione europea “resta in Niger”

    Bruxelles – Nessuna evacuazione, almeno per ora. L’Unione europea con il suo personale resta in Niger, dove venerdì scorso il capo della Guardia presidenziale Abdourahmane Tchiani si è autoproclamato nuovo leader del Paese dopo un colpo di stato durato 48 ore con il quale è stato deposto il presidente in carica dal 2021 e democraticamente eletto, Mohamed Bazoum. “L’Unione europea ha deciso di offrire al personale Ue a Niamey”, la capitale nigeriana, “la possibilità di lasciare la città volontariamente, ma finora non abbiamo preso alcuna decisione formale di evacuare il nostro personale lì”, ha confermato oggi (primo agosto) Nabila Massrali, portavoce della Commissione europea, rispondendo a una domanda sulla situazione nel Paese dopo il colpo di stato.
    L’Unione europea, dunque, “resterà presente nel Paese” insieme al suo staff. Almeno per ora. Tra le altre cose, in loco è presente, anche se sospesa, la missione di partenariato militare (Eupmm) lanciata lo scorso febbraio per sostenere la capacità delle forze armate nigeriane di contenere la “minaccia terroristica, proteggere la popolazione del Paese e garantire un ambiente sicuro e protetto nel rispetto dei diritti umani diritto e diritto internazionale umanitario”, precisa una nota del Consiglio. Bruxelles monitora “molto seriamente” la crisi politica interna, ma per ora sceglie di non lasciare il Paese con urgenza, sostenendo però gli Stati membri, come l’Italia e la Francia, che stanno organizzando voli e missioni per rimpatriare i connazionali in Niger. La portavoce ha ricordato ancora che “la sicurezza dei cittadini dell’Ue in Niger è la nostra massima priorità. Stiamo contribuendo a questo obiettivo sostenendo gli Stati membri dell’Ue e stiamo monitorando la situazione minuto per minuto”, ha assicurato.

    L’UE soutient toutes les mesures adoptées par la @ecowas_cedeao en réaction au coup d’Etat au #Niger et les appuiera rapidement et résolument.
    Il est important que la volonté du peuple nigérien, telle qu’exprimée par les suffrages, soit respectée.https://t.co/4MGecrv4T2
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) July 31, 2023

    Quanto alle misure, economiche e militari, annunciate dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao) per rispondere al colpo di stato, Bruxelles precisa di non aver ricevuto ancora alcuna richiesta specifica per un possibile sostegno militare. “La determinazione della Cedeao a invertire nel recente colpo di Stato in Niger è senza precedenti. Abbiamo chiaramente affermato il nostro sostegno a tutte le misure adottate dalla Cedeao al vertice del 31 luglio in risposta al colpo di Stato”, ha detto. “Finora, però, non abbiamo ricevuto alcuna richiesta da parte della Cedeao e, se la ricevessimo, la esamineremmo per definire il modo migliore per rispettare gli impegni politici assunti”. Bruxelles continua ad essere in contatto con il deposto presidente Bazoum che “è per adesso in buona salute”. La portavoce ha assicurato che ci sono stati molti contatti con il presidente Bazoum finora. Il presidente il Consiglio europeo Charles Michel ci parla regolarmente e l’Alto rappresentante (Josep) Borrell gli ha parlato diverse volte”.
    La Commissione europea ridimensiona inoltre le preoccupazioni su possibili rischi di approvvigionamento di uranio dal Paese, che insieme a Kazakistan e Russia è tra i principali fornitori di uranio all’Unione europea. “Non c’è alcun rischio di approvvigionamento” di uranio proveniente dal Niger “in quanto le imprese hanno sufficienti scorte di uranio naturale per mitigare qualsiasi rischio di approvvigionamento a breve termine e per il medio e lungo termine ci sono abbastanza depositi sul mercato mondiale per coprire il fabbisogno dell’Ue”, ha assicurato la portavoce della Commissione europea, ricordando che il Niger è un importante fornitore di uranio per gli Stati membri “nella sua forma naturale”, ovvero prima di aver subito processi di arricchimento, che servono per rendere l’uranio “utilizzabile come combustibile naturale”. Il processo di arricchimento, ha aggiunto il portavoce, viene effettuato in vari Paesi dell’Ue, tra cui Francia e Spagna.

    La conferma della portavoce della Commissione europea riguardo alla crisi in Niger