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    Usa e Russia un vertice “distante”. Sulla crisi ucraina Biden e Putin restano divisi ma il dialogo è aperto

    Roma – Nessun passo in avanti tra Joe Biden e Vladimir Putin anche se il dialogo resta aperto. Il presidente americano conferma le minacce di sanzioni durissime in caso di superamento dei confini dell’Ucraina. Il presidente della federazione Russa insiste nella richiesta di tenere lontana Kiev dalla NATO.
    Due ore davanti agli schermi ai due leader sono bastate per sciogliere il gelo ma non per trovare soluzioni alla tensione salita in Europa orientale con le truppe del Cremlino concentrate a migliaia ai confini con il Paese “cuscinetto”. Come era accaduto alla vigilia Biden ha poi avuto un secondo colloquio con gli alleati europei Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna e giovedì parlerà con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
    “Nessuna concessione, il Presidente è stato diretto e chiaro” ha detto Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale al termine del vertice, ribadendo “serie conseguenze” se la Russia deciderà di muoversi oltre confine. Il rafforzamento delle sanzioni era definito in precedenza e prevede una stretta economica pesante, dall’esclusione delle banche russe dai circuiti del sistema finanziario internazionale, alle limitazioni nel settore energetico, oltre che una serie di restrizioni alla libera circolazione di manager e oligarchi.
    Da Mosca Putin ha replicato che “i soldati russi sono sul loro territorio e non stanno minacciando nessuno”, al contrario “è la NATO che sta facendo pericolosi tentativi di conquistare il territorio ucraino e sta aumentando il suo potenziale militare ai nostri confini”. L’accusa lanciata al governo di Kiev e di voler smantellare gli accordi di Minsk con le continue provocazioni adottate verso la comunità russofona del Donbass, nel sud-est della repubblica ucraina.
    Le posizioni restano dunque distanti e solo una timida apertura, “una buona discussione” secondo la fonte del Cremlino, si è registrata sulla questione iraniana, che fa sperare positivamente nel riavvio del negoziato del trattato sul nucleare annunciato la scorsa settimana.
    Nonostante le minacce, condivise dagli alleati europei, la Casa Bianca punta all’azione diplomatica e il recupero degli accordi di Minsk. “I due presidenti – si legge nella nota diffusa da Washington – hanno incaricato i loro team di approfondire e gli Usa lo faranno in stretto coordinamento con gli alleati e partner”.
    Da Bruxelles prima del vertice, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, aveva assicurato il sostegno dell’UE che nei confronti della Russia “risponderà in modo appropriato in caso di una nuova aggressione, di violazioni del diritto internazionale e di qualsiasi altra azione dolosa intrapresa contro di noi o i nostri vicini, inclusa l’Ucraina”.

    I due leader non cambiano posizione con gli Stati Uniti che minacciano sanzioni dure in caso di invasione e il Cremlino che chiede assicurazioni sulla necessità di allontanare i suoi confini dalla NATO. Dopo il vertice nuovo colloquio del presidente americano con gli alleati europei

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    La Francia prova a frenare il Consiglio commercio e tecnologia UE-USA

    Bruxelles – È il giorno dell’inaugurazione del Consiglio per il commercio e la tecnologia UE-Stati Uniti (TCC) a Pittsburgh, in Pennsylvania. Ma c’è un Paese in Europa che non sta festeggiando: la Francia, che anzi sta cercando di frenare quanto più possibile le prospettive di lungo respiro dell’organismo, progettato per coordinare la cooperazione tra le due sponde dell’Atlantico nell’ambito tecnologico e digitale.
    Alla base di questa posizione – in contrasto con gli altri 26 Stati membri UE – ci sono le frizioni di Parigi con le istituzioni europee, che non si sarebbero spese abbastanza per difendere gli interessi francesi (e di conseguenza europei) nella disputa sui sottomarini. L’accordo tra Gran Bretagna, Australia e Stati Uniti, noto come AUKUS, è stato sì causa di tentennamenti da parte della Commissione Europea sulla possibilità di rinviare la prima riunione del TCC, ma alla fine l’esecutivo comunitario ha stabilito che il nuovo sodalizio internazionale non ha ripercussioni così pesanti su Bruxelles da poter mettere in discussione il partenariato con Washington.
    Secondo quanto riportato da alcune fonti di Bruxelles a Reuters, il governo di Parigi voleva eliminare dalla dichiarazione congiunta il riferimento a un secondo incontro del TCC nella primavera del 2022, ma anche la proposta di un’alleanza sulla catena di approvvigionamento di semiconduttori, in cui UE e Stati Uniti si definiscono “reciprocamente dipendenti”. L’approccio francese spingerebbe verso una maggiore cautela nelle relazioni europee con Washington, con il rapporto di fiducia tra le due sponde dell’Atlantico che dovrebbe essere ricostruito su nuove basi.
    In attesa della dichiarazione congiunta (fonti dell’esecutivo comunitario hanno confermato che non è prevista una conferenza stampa), il tema più caldo sul tavolo oggi riguarda proprio la carenza di microchip e l’approvvigionamento sul medio termine. I funzionari della Commissione hanno fatto sapere che Washington e Bruxelles si confronteranno per unire le forze e “parlare insieme” con i produttori e i partner globali. Altre questioni di principale interesse sono lo sviluppo e i limiti da porre all’uso dell’intelligenza artificiale e la concorrenza ed esportazione di nuove tecnologie.
    Per l’Unione Europea, a co-presiedere alla riunione inaugurale del Consiglio per il commercio e la tecnologia saranno i vicepresidenti esecutivi della Commissione UE Margrethe Vestager (per il Digitale) e Valdis Dombrovskis (per l’Economia). Le controparti statunitensi saranno il segretario di Stato, Antony Blinken, la segretaria per il Commercio, Gina Raimondo, e la rappresentante per il Commercio, Katherine Tai.

    Secondo quanto riportano le fonti di Bruxelles, dopo la disputa sui sottomarini il governo di Parigi ha provato a modificare la dichiarazione congiunta che sarà pubblicata al termine della riunione inaugurale del TCC a Pittsburgh

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    Il Consiglio commercio e tecnologia UE-Stati Uniti rischia di saltare per la disputa sui sottomarini francesi

    Bruxelles – Rischia di slittare o addirittura di saltare la data dell’inaugurazione del Consiglio per il commercio e la tecnologia UE-Stati Uniti (TCC), l’organismo progettato per coordinare e rafforzare la cooperazione tra le due sponde dell’Atlantico nell’ambito tecnologico e digitale. La causa dei tentennamenti da parte dell’Unione Europea è la disputa sui sottomarini francesi, meglio nota come AUKUS, il nuovo sodalizio strategico tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti.
    Secondo quanto riferito ieri (martedì 21 settembre) dal portavoce della Commissione UE, Eric Mamer, durante il punto quotidiano con la stampa a Bruxelles, l’esecutivo UE sta analizzando “le conseguenze di AUKUS e il possibile impatto sulla data prevista” per la riunione inaugurale. Nonostante il portavoce non abbia fornito indicazioni precise su quando sarà resa nota la decisione, una comunicazione è attesa verosimilmente entro la fine di questa settimana: mercoledì prossimo, 29 settembre, i vicepresidenti esecutivi della Commissione UE Margrethe Vestager (per il Digitale) e Valdis Dombrovskis (per l’Economia) sono attesi a Pittsburgh (Pennsylvania) per co-presiedere al Consiglio.
    “Cerchiamo informazioni, che analizzeremo sul piano del significato per l’Unione Europea, visto che non riguarda solo la Francia”, ha specificato Mamer: “Solo quando avremo preso una decisione a riguardo, torneremo sulla questione della data” della prima riunione del TCC. Parole che hanno avuto un’eco nei palazzi delle istituzioni europee, come conferma l’appello di questa mattina del gruppo del Partito Popolare Europeo: “Il Consiglio UE-Stati Uniti per il commercio e la tecnologia deve dare risultati la prossima settimana a Pittsburgh”, si legge sul profilo Twitter. “Le aziende su entrambe le sponde dell’Atlantico si aspettano un forte partenariato”, che dovrebbe “aiutare le imprese dell’UE ad avere successo”.

    The EU-US Trade Technology Council must deliver results next week in Pittsburgh🇺🇸.
    Businesses on both sides of the Atlantic expect a strong TTC partnership.
    We must help EU🇪🇺 businesses to succeed!
    Only by working together can we succeed and solve global challenges. pic.twitter.com/zaLKB3TBH9
    — EPP Group (@EPPGroup) September 22, 2021

    La Commissione Europea ha fatto sapere che dovrà valutare il significato di AUKUS prima di confermare la data inaugurale del Consiglio commercio e tecnologia a Pittsburgh prevista per il prossimo 29 settembre

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    Dialogo Serbia-Kosovo, si stringe la collaborazione tra UE e Stati Uniti per risolvere un confronto sempre più teso

    Bruxelles – Sembrano lontani i tempi in cui l’Unione Europea e gli Stati Uniti di Donald Trump si davano battaglia diplomatica sui Balcani. È passato solo un anno dai colloqui tra Serbia e Kosovo mediati da Washington che hanno rischiato di far saltare l’intero processo di mediazione UE, ma il clima politico è cambiato totalmente. “Con l’amministrazione di Joe Biden si apre uno degli scenari di cooperazione più stretta di sempre e abbiamo già visto che insieme possiamo stimolare progressi importanti nella regione”, ha confermato il rappresentante speciale dell’UE per il dialogo Pristina-Belgrado, Miroslav Lajčák.
    Parole che gettano un ponte tra le due potenze anche sul fronte della stabilizzazione dei Balcani Occidentali e che hanno trovato una sponda nella controparte statunitense durante l’evento online The Belgrade-Pristina dialogue: Getting back on track?, organizzato oggi (lunedì 13 settembre) dal think tank European Policy Centre (EPC). “Vogliamo vedere tutti i Paesi della regione entrare a far parte dell’Unione Europea, non solo Serbia e Kosovo”, ha dichiarato il vice-segretario aggiunto dell’Ufficio per gli Affari europei ed eurasiatici del Dipartimento di Stato, Gabriel Escobar.
    I relatori dell’evento organizzato dall’EPC The Belgrade-Pristina dialogue: Getting back on track? (13 settembre 2021)
    Per quanto riguarda il dialogo tra Pristina e Belgrado, Escobar ha promesso di sostenere “con tutti gli sforzi possibili” il lavoro dei colleghi europei, per “convincere le due parti che un accordo di normalizzazione dei rapporti è l’unico futuro auspicabile“. Nonostante ci sia preoccupazione “per i pochi progressi” nell’ultimo anno, Washington aiuterà il processo “sia con messaggi politici, sia vigilando che gli accordi raggiunti finora siano implementati”. In ultima battuta, il vice-segretario Escobar ha anticipato che potrebbe fare presto un viaggio in Serbia e in Kosovo con Lajčák, a seconda degli sviluppi della pandemia COVID-19.
    Proprio il rappresentante speciale dell’UE ha voluto ricordare i “risultati concreti per la vita delle persone” ottenuti in 10 anni di dialogo facilitato da Bruxelles: dalle elezioni municipali nel nord del Kosovo, al transito di merci e persone dalla frontiera, fino al controllo territoriale da parte delle autorità di Pristina e lo scambio di informazioni a livello giudiziario. Ma adesso arriva la parte più difficile: “Dobbiamo trovare un accordo sulla normalizzazione dei rapporti tra le due parti e implementare gli accordi già raggiunti”, ha indicato Lajčák.
    Più facile a dirsi che a farsi, considerati gli sviluppi politici degli ultimi mesi. Con l’elezione del nuovo primo ministro kosovaro, Albin Kurti, i rapporti tra Pristina e Belgrado sono diventati sempre più tesi, come hanno confermato gli ultimi due incontri di alto livello a Bruxelles. Il rappresentante speciale dell’UE cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno (“Dopo lo stop per le elezioni, ora abbiamo due interlocutori con mandati forti, con cui possiamo interfacciarci e trovare dei compromessi”), ma è innegabile che il confronto si stia incrinando come non succedeva da prima della ripresa dei colloqui nel luglio del 2020.
    Lo ha sottolineato anche l’eurodeputata tedesca e relatrice sul Kosovo per il Parlamento Europeo, Viola von Cramon-Taubadel (Verdi/ALE), intervenuta nel corso dell’evento di EPC: “I due governi avranno anche un forte mandato, ma le elezioni municipali di metà ottobre in Kosovo e le elezioni presidenziali in Serbia del prossimo anno ci fanno temere che soprattutto da parte serba venga meno il supporto al compromesso con la controparte kosovara”. L’arma a disposizione dell’UE per stimolare la “volontà politica delle due parti” è l’erogazione dei fondi previsti dallo strumento di assistenza pre-adesione IPA III, che possono essere sospesi in caso di “regresso democratico”.
    La presidente del Kosovo, Vjosa Osmani, con il commissario europeo per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi
    Non che le notizie che arrivano dai Balcani siano incoraggianti. In un’intervista per il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, la presidente del Kosovo, Vjosa Osmani, ha ribadito il rifiuto di Pristina alla creazione della Comunità delle municipalità serbe nel Paese, prevista dall’accordo del 2013 del dialogo mediato dall’UE. Secondo Osmani, per la Serbia si tratterebbe solo della “fase preliminare della creazione di una seconda Republika Srpska” (l’entità a maggioranza serba della Bosnia ed Erzegovina) e “noi non vogliamo un altro Stato che non funziona, come quello bosniaco”.
    La presidente kosovara ha poi ricordato l’illegittimità della decisione contenuta nell’accordo del 2013 secondo una sentenza del 2015 della Corte Costituzionale di Pristina e ha escluso che si formi “una struttura mono-etnica di potere nel nostro Paese”. Parole che provocheranno presto una scia di polemiche a Belgrado e che renderanno ancora più necessaria la pressione congiunta di Bruxelles e Washington per superare lo stallo sui Balcani.

    Durante un evento organizzato dall’European Policy Centre, il rappresentante speciale UE Lajčák e il vice-segretario del Dipartimento di Stato Escobar hanno confermato l’impegno congiunto per raggiungere un accordo di normalizzazione dei rapporti tra Pristina e Belgrado

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    Consiglio commercio e tecnologia UE-Stati Uniti: Vestager e Dombrovskis a Pittsburgh il 29 settembre per l’inaugurazione

    Bruxelles – È tutto pronto per l’inaugurazione del Consiglio per il commercio e la tecnologia UE-Stati Uniti (TCC), l’organismo progettato per coordinare e rafforzare la cooperazione tra le due sponde dell’Atlantico nell’ambito tecnologico e digitale. La prima riunione inaugurale si terrà il 29 settembre a Pittsburgh (Pennsylvania), ha reso noto la portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale statunitense, Emily Horne.
    Per l’Unione Europea, a presiedere il TCC saranno i vicepresidenti esecutivi della Commissione UE Margrethe Vestager (per il Digitale) e Valdis Dombrovskis (per l’Economia), mentre le controparti statunitensi saranno il segretario di Stato, Antony Blinken, la segretaria per il Commercio, Gina Raimondo, e la rappresentante per il Commercio, Katherine Tai. La scelta della città per l’inaugurazione non è casuale: “Pittsburgh si è reinventata come hub per la tecnologia e l’industria d’avanguardia, investendo nei lavoratori e costruendo legami con i partner europei”, spiega il comunicato.
    All’interno del Consiglio per il commercio e la tecnologia sono stati istituiti dieci gruppi di lavoro, che affronteranno una serie di sfide: dalla cooperazione sugli standard tecnologici alla sicurezza della catena di approvvigionamento, fino ai cambiamenti climatici e le tecnologie verdi. Al centro della collaborazione tra Stati Uniti e Unione Europea ci saranno la governance dei dati, la gestione delle piattaforme online, la digitalizzazione delle piccole e medie imprese e l’uso improprio della tecnologia contro la sicurezza e i diritti umani.
    “Questa riunione inaugurale segna il nostro impegno comune a espandere e approfondire il commercio e gli investimenti transatlantici e ad aggiornare le regole per l’economia del ventunesimo secolo“, si legge in una dichiarazione congiunta dei co-presidenti. “Entrambi i governi sono impegnati per garantire che i risultati di questa cooperazione sostengano una crescita su larga scala in entrambe le economie e siano coerenti con i nostri valori condivisi”.
    La nascita del Consiglio per il commercio e la tecnologia
    Il primo annuncio della volontà di mettere in campo un organismo che favorisca la collaborazione sulle tecnologie critiche e la convergenza su standard comuni tra le due sponde dell’Atlantico era arrivata durante la conferenza stampa post-summit UE-Stati Uniti dello scorso 15 giugno. Il confronto tra la rappresentante statunitense per il Commercio Tai e il vicepresidente della Commissione UE Dombrovskis – che aveva portato a un’intesa di cooperazione sulla disputa Boeing-Airbus – era stato proficuo per delineare la strategia di rafforzamento dei rapporti sul fronte della tecnologia e della digitalizzazione.
    Il via libera all’istituzione del Consiglio era arrivato ufficialmente due giorni più tardi, come uno dei risultati raggiunti dal confronto tra la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, del Consiglio Europeo, Charles Michel, e degli Stati Uniti, Joe Biden, a Bruxelles. Da von der Leyen era stato definito “un eccellente incontro tra amici e alleati” ed era stato salutato dal Parlamento Europeo come l’inizio di una nuova “rotta democratica per il futuro digitale del pianeta”. Secondo il presidente del comitato speciale sull’Intelligenza artificiale in un’era digitale (AIDA), Dragoș Tudorache, il TTC dovrà porre particolare attenzione sulle questioni relative all’intelligenza artificiale, all’Internet delle cose e alle tecnologie emergenti.

    L’organismo è stato progettato per coordinare la cooperazione transatlantica e sarà co-presieduto anche dai due vicepresidenti della Commissione UE. Istituiti 10 gruppi di lavoro per affrontare le sfide nell’ambito tecnologico e digitale

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    Stati Uniti: chi è Mark Gitenstein, il nuovo ambasciatore presso l’UE con l’occhio rivolto verso l’Est Europa

    Bruxelles – È l’uomo della continuità per i democratici statunitensi e il diplomatico chiamato a cancellare la triste parentesi repubblicana all’ambasciata presso l’Unione Europea. Dopo Ronald Gidwitz – che nel maggio 2020 aveva preso il posto di Gordon Sondland, “reo” di aver testimoniato nel processo per l’impeachment dell’allora presidente, Donald Trump – è l’avvocato Mark Gitenstein il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti a Bruxelles. La nomina è stata decisa ieri (martedì 27 luglio) dall’inquilino della Casa Bianca, Joe Biden.
    74 anni, origini ebraico-rumene (i nonni migrarono negli Stati Uniti dalla città di Botoșani alla fine dell’Ottocento), membro del consiglio della Biden Foundation ed ambasciatore statunitense in Romania dal 2009 al 2012 per volontà di Barack Obama. Gitenstein ha una lunga esperienza al fianco del presidente Biden: dal 1981 al 1989 è stato consigliere-capo presso la commissione giudiziaria del Senato, sotto la guida dell’allora senatore democratico, nel 2008 ha co-presieduto la transizione di Biden alla vicepresidenza nel gabinetto Obama e quest’anno ha fatto parte del comitato consultivo per la sua transizione presidenziale.
    Ma il nuovo ambasciatore statunitense presso l’UE è ben conosciuto anche sul territorio comunitario. Si deve a lui l’accordo di difesa dai missili balistici tra Stati Uniti e Romania, negoziato e firmato nel 2011 durante il suo mandato a Bucarest. Ma soprattutto va ricordato il lavoro del diplomatico democratico sulla lotta alla corruzione, sul miglioramento della trasparenza e sul rafforzamento dello Stato di diritto nel Paese membro UE, promuovendo un ambiente imprenditoriale equo per gli investitori internazionali e puntando sugli strumenti digitali per trovare soluzioni ai problemi di giustizia sociale.
    Tutte questioni di grande attualità non solo per la Romania, ma anche per la maggior parte dei Paesi dell’Europa centro-orientale. In particolare, Gitenstein cercherà di portare a Bruxelles la sua esperienza di mediazione per cercare di favorire il dialogo con i due governi UE che più stanno preoccupando le potenze occidentali sul fronte del rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto: Polonia e Ungheria. Se dovesse riuscirci, il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti presso l’Unione Europea potrà appuntare al petto ben più della Decorazione della Croce della Casa Reale di Romania.
    Un caloroso benvenuto a Gitenstein è stato riservato questa mattina dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel: “Abbiamo una grande agenda transatlantica e globale da portare avanti”, ha ricordato su Twitter, facendo riferimento al rinnovato impegno dell’amministrazione statunitense nelle relazioni con l’UE. “Abbiamo bisogno che tutti si mettano al lavoro e non vedo l’ora di lavorare con lui quando sarà confermato”.

    I welcome nomination by @POTUS of Mark Gitenstein to become US Representative to the EU.
    We have a big transatlantic and global agenda to take forward. We need all hands on deck, and I look forward to working with him when confirmed.
    — Charles Michel (@eucopresident) July 28, 2021

    Nominato ieri dal presidente democratico, Joe Biden, il diplomatico 74enne si è distinto durante il suo mandato in Romania per l’intenso lavoro sulla trasparenza, lo Stato di diritto e la lotta alla corruzione nel Paese

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    COVID: l’UE riapre ai viaggi non essenziali dagli Stati Uniti, anche ai turisti non vaccinati

    Bruxelles – Gli Stati Uniti entrano nella lista dei Paesi extra UE per i quali le restrizioni ai viaggi in Unione Europea dovrebbero essere revocate. Oggi (18 giugno) il Consiglio dell’UE ha aggiornato l’elenco – che viene rivisto ogni 14 giorni – sulla base dell’accordo degli ambasciatori dei 27, trovato durante la riunione del Coreper di mercoledì 16 giugno.
    I viaggi non essenziali sono stati vietati nell’UE dopo lo scoppio della pandemia di Coronavirus per evitare ulteriori contagi. Tuttavia, la situazione migliora e i viaggiatori provenienti dagli Stati Uniti possono essere ammessi nell’UE, anche per ragioni non essenziali e se non vaccinati grazie alla migliorata situazione epidemiologica interna. Per essere nella lista un paese deve registrare meno di 75 casi di Covid-19 al giorno ogni 100 mila abitanti registrati negli ultimi 14 giorni.
    Insieme agli USA, nella lista sono stati aggiunti anche Albania, Libano, Nord Macedonia, Serbia, Taiwan, Hong Kong e Macao, che si vanno ad aggiungere a quelli già inclusi (Giappone, Australia, Israele, Nuova Zelanda, Ruanda, Singapore, Corea del sud e Thailandia e Cina, che è l’unico Paesi extra UE con asterisco perché è richiesta una condizione di reciprocità). Gli Stati Ue devono consentire l’accesso dentro i confini europei, ma possono continuare ad applicare e richiedere a chi entra in UE ulteriori restrizioni per entrare come tamponi, quarantene o isolamento.

    Le condizioni epidemiologiche migliorano e il Consiglio aggiorna lista Paesi terzi per i quali togliere gradualmente le restrizioni a viaggi, anche per viaggi non essenziali e per chi non è ancora vaccinato. Insieme agli USA aggiunti anche Albania, Libano, Nord Macedonia, Serbia, Taiwan, Hong Kong e Macao

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    Stati Uniti, il Parlamento UE plaude all’inizio della “rotta democratica per il futuro digitale” dopo il summit con Biden

    Bruxelles – Si apre una “rotta democratica per il futuro digitale del pianeta” dopo il summit UE-Stati Uniti di martedì (15 giugno). Ne sono convinti gli eurodeputati del comitato speciale sull’Intelligenza artificiale in un’era digitale (AIDA) che, attraverso le parole del presidente Dragoș Tudorache, hanno espresso la propria soddisfazione in particolare per l’istituzione del Consiglio per il commercio e la tecnologia (TTC).
    Da sinistra: il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il presidente del Consiglio UE, Charles Michel, e la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen (15 giugno 2021)L’incontro tra la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, del Consiglio Europeo, Charles Michel, e degli Stati Uniti, Joe Biden, ha costituito “nientemeno che un reset” nelle relazioni tra Bruxelles e Washington, ma anche un “passo storico del pianeta” per le prospettive democratiche della digitalizzazione. Con l’agenda comune per la cooperazione UE-USA nell’era post-COVID, i tre leader hanno dato anche vita all’organismo che avrà l’obiettivo di coordinare e rafforzare la cooperazione globale nell’ambito tecnologico e digitale. “Aumenterà la nostra collaborazione sulle tecnologie critiche e la convergenza su standard comuni”, aveva spiegato in conferenza stampa il commissario europeo per il Commercio, Valdis Dombrovskis.
    Il Consiglio per il commercio e la tecnologia includerà gruppi di lavoro che lavoreranno su intelligenza artificiale, Internet delle cose e tecnologie emergenti. “Saluto l’istituzione di questo Consiglio non solo per la sua importanza strategica per le nostre economie e relazioni commerciali, ma anche per la sua ampiezza e visione”, ha sottolineato il presidente del comitato AIDA. “Lavorando a stretto contatto, spingeremo i limiti dell’innovazione e manterremo la nostra leadership tecnologica globale congiunta“, con un occhio di riguardo a “riequilibrare le catene di approvvigionamento critiche per ridurre le vulnerabilità e aumentare la resilienza”.
    Il presidente del comitato speciale sull’Intelligenza artificiale del Parlamento UE, Dragoș Tudorache
    L’eurodeputato rumeno del gruppo di Renew Europe ha poi ribadito l’importanza del Parlamento Europeo per il futuro: “L’azione esecutiva deve essere rafforzata da una dimensione parlamentare forte e coerente“, attraverso un impegno “sempre più strutturato” del comitato AIDA con il Congresso statunitense. “Poiché l’intelligenza artificiale è un elemento fondamentale del futuro, sono sicuro che avrà un ruolo di primo piano nella nascente alleanza delle nostre democrazie digitali”.
    Rimane centrale il rapporto tra valori democratici e sviluppo tecnologico, come ha tratteggiato Tudorache: “Il Consiglio per il commercio e la tecnologia consentirà all’Unione Europea e agli Stati Uniti di stabilire standard globali secondo i nostri valori condivisi“. A partire da “democrazia, Stato di diritto, diritti umani e libertà individuale”, che contraddistinguono i due “alleati più longevi e significativi del mondo moderno”. Il “nucleo democratico del futuro digitale” che si è creato a Bruxelles questa settimana avrà un impatto significativo nel contrastare “le visioni alternative del mondo che incombono minacciose e che hanno messo sotto assedio negli ultimi anni i nostri valori”: dal punteggio sociale statale alla sorveglianza di massa, fino agli attacchi informatici e ibridi sempre più potenti e sofisticati.

    Il presidente del comitato speciale per l’Intelligenza artificiale, Dragoș Tudorache, ha accolto l’istituzione del Consiglio per il commercio e la tecnologia che rafforzerà la cooperazione sugli standard comuni: “Ora serve una dimensione parlamentare forte e coerente”