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    Green Deal, adesso la sfida geopolitica dell’Ue è con gli Stati Uniti

    Bruxelles – Alla fine il Green Deal si scontra con la realpolitik. L’enfasi, sia pur giustificata e comprensibile, su una trasformazione dell’economia in senso nuovo e più sostenibile, ora fa i conti con il mondo reale. L’Unione europea ha deciso di essere leader, di dare il buon esempio. Nel fare da apri-pista, però, si è improvvisamente schiacciata da un partner deciso a superarla, gli Stati Uniti, e il mondo orientale – Paesi del golfo, Cina e India su tutti – ancora legata a quei vecchi sistemi produttivi che invece l’Ue vorrebbe superare. Il blocco a dodici stelle può rivendicare una svolta ‘green’ oltre Atlantico, che però rischia di tradursi in una sfida Ue-Stati Uniti tutta nuova.
    Le ripercussioni a livello globale della guerra tra Russia e Ucraina hanno indotto l’amministrazione Biden al varo dell’Inflation reduction act. Il provvedimento, varato per frenare l’inflazione, finisce per favorire quel settore in cui l’Ue vorrebbe tanto essere all’avanguardia. Credito d’imposta per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili per i progetti che iniziano la costruzione prima dell’1 gennaio 2025, 250 milioni di dollari in sovvenzioni per la produzione domestica di pompe di calore disponibili fino a settembre 2024, sovvenzioni per 5,8 miliardi di dollari per l’industria ad alta intensità energetica per l’installazione di tecnologie avanzate per ridurre le emissioni di gas serra delle strutture. Ancora, credito d’imposta sulla produzione per la produzione nazionale di componenti per l’energia solare ed eolica, inverter, componenti per batterie e minerali critici, programma di sovvenzioni da 2 miliardi di dollari per la produzione nazionale di veicoli puliti (ibridi, ibridi elettrici plug-in, elettrici plug-in e a celle a combustibile a idrogeno).
    L’Unione europea si vede ‘aggredita’ su quel terreno di sviluppo industriale dove cercava di ricostruire una competitività persa. A oriente l’Europa degli Stati l‘Ue dipende dalla Russia per una quota significativa delle sue importazioni per tre materie prime critiche, platino, palladio e titanio, materiali indispensabili per lo sviluppo della tecnologia dell’idrogeno. Ancora più a est l’Ue dipende fortemente dalla Cina da tutte le materie prime utilizzate per la produzione di batterie, ad eccezione del litio. L’Ue non ciò di cui ha bisogno per le sue transizioni, e al contempo deve rispondere al dilemma statunitense.
    C’è il rischio che il massiccio piano degli Stati Uniti possa mettere questi in una posizione di vantaggio a scapito dell’Europa delle verdi ambizioni. L‘industria europea teme di perdere la corsa globale per la competitività, con l’impatto maggiore delle industrie automobilistiche e delle tecnologie pulite dell’Ue, come i produttori di batterie o di apparecchiature per l’energia solare o eolica. Timori aggravati dalla prospettiva che i prezzi dell’energia in Europa rimangano più alti che negli Stati Uniti e in altre parti del mondo nel medio termine, come conseguenza della guerra della Russia in Ucraina e dell’allontanamento dal gasdotto russo.
    Non è un caso se la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato il piano industriale per il Green Deal. Ma servirà prudenza. Se da una parte non agire di fronte all’Inflation Reduction Act potrebbe avere conseguenze negative sull’industria dell’Ue, dall’altra parte una guerra commerciale in piena regola con gli Stati Uniti minerebbe l’unità transatlantica in tempo di guerra e trasmetterebbe l’immagine di un Occidente diviso sia alla Russia che alla Cina. “L’Ue si trova di fronte alla sfida di impostare una reazione coerente agli Stati Uniti“, mettono in rilievo gli analisti del centro ricerche del Parlamento.
    L’Ue deve fare i conti con la realtà, e la realtà è che il conflitto in Ucraina rischia di far saltare tutta la strategie a dodici stelle. La situazione che si è creata – azzeramento delle relazioni con la Russia, aumento dei prezzi, crisi energetica, dipendenza dalla Cina – è “aggravata dal limitato spazio di manovra dell’amministrazione Biden che rende altamente improbabili modifiche legislative all’Inflation Reduction Act“. Servirà una capacità negoziale nell’auspicio che il partner transatlantico non spinga troppo sull’acceleratore di un svolta green che potrebbe spazzare via le velleità europee.

    L’Inflation Reduction Act rischia di vedere l’Ue inseguire il progresso Usa anziché essere leader. Gli analisti avvertono: “Altamente improbabili modifiche legislative, una guerra commerciale non aiuterebbe”

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    Washington rassicura Bruxelles: “Sapremo superare le preoccupazioni su Inflation reduction act”

    Bruxelles – Nessuno scontro, nessuna nuova guerra commerciale. Unione europea e Stati Uniti cercano un nuovo corso, con la rappresentante al Commercio di Washington, Katherine Tay, decisa a rassicurare i partner. “Sono fiduciosa che sapremo superare le preoccupazioni espresse sull’Inflation reduction act”, il provvedimento varato oltre oceano per frenare l’inflazione. Un dispositivo che nel vecchio continente è visto come uno strumento potenziale di sostegno alle imprese a stelle e strisce a scapito di quelle a dodici stelle.
    Il piano da circa 369 miliardi di dollari varato dall’ammnistrazione Biden tocca da vicino il settore delle tecnologie verdi, con l’Ue che vede minacciata la strategia politica e industriale racchiusa nel Green Deal e negli sforzi di transizione green. L’Inflation reduction act prevede, tra le altre cose, sgravi fiscali per acquistare prodotti Made in Usa tra cui automobili, batterie ed energie rinnovabili.
    “Gli incentivi e i sussidi certamente hanno un ruolo nello sviluppo delle tecnologie verdi, ma non devono mettere in discussione le regole del mercato”, ribadisce una volta di più il commissario Ue al Commercio, Valdis Dombrovskis, nella conferenza stampa congiunta di fine incontro. Richiami che trovano l’attenzione della controparte. “Il presidente Biden mi ha incaricata di promuovere lo sviluppo sostenibile e rafforzare le relazioni con l’Unione europea”, la replica di Tay.
    In tal senso c’è l’intesa della due parti a lavorare per fare in modo che prima dell’estate sia pronta la cooperazione per le catene di approvvigionamento e la green economy. Non solo. Unione europea e Stati Uniti intendono produrre “sforzi comuni per decarbonizzare il settore dell’alluminio e dell’acciaio”.
    Tutto sembra rientrare, dunque. L’Ue vuole evitare un nuovo scontro commerciale come quello esploso durante l’amministrazione Trump, che ha investito anche il settore siderurgico ma non solo quello. Un concetto chiaro che sia Tay sia Dombrovskis precisano, una dopo l’altro. “Abbiamo molto da guadagnare a lavorare insieme invece che farci la guerra commerciale“.

    . @PaoloGentiloni “We have one of the strongest relationships in decades with the United States This crisis has consequences above all for the European economy. We need to consolidate our industry rather than start a subsidy war with the 🇺🇸” @eunewsit pic.twitter.com/aT9TnMmNQe
    — emanuele bonini (@emanuelebonini) January 17, 2023

    Un concetto, quest’ultimo, ribadito nel corso di giornata anche dal commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, in occasione dei lavori del consiglio Ecofin, diverse ore prima del bilaterale Dombrovskis-Tay. “Abbiamo uno dei partenariati transatlantici più forti degli ultimi decenni, la nostra industria va resa più solida più che esporla a lotta di sussidi con gli Stati Uniti”.

    La rappresentante per il Commercio Usa: “Biden mi ha conferito l’incarico di rafforzare le relazioni con l’Ue”. Sollievo di Dombrovskis e Gentiloni: “No a guerra commerciale”

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    “Stati Uniti necessari ma non sufficienti, servono coalizioni più ampie”. Gentiloni rispolvera la Commissione geopolitica

    Bruxelles – Stati Uniti sì, ma non solo. Paolo Gentiloni rompe la logica della dipendenza geo-politica con Washington per uscire da schemi considerati ormai superati dalla mutata realtà e rilanciare le aspirazioni dell’Unione europea sullo scacchiere internazionale, riproponendo le ambizioni di Commissione geopolitica che il team von der Leyen aveva cullato a inizio mandato. Certo, il passaggio dall’amministrazione Trump all’amministrazione Biden “ha segnato un miglioramento nella qualità delle relazioni” tra le due parti, riconosce il commissario per l’Economia. Ma “per affrontare le sfide che il mondo sta affrontando la cooperazione transatlantica è una condizione necessaria ma non sufficiente“. Per questo, continua, “abbiamo bisogno di radunare coalizioni molto più ampie“.
    La presenza di Gentiloni al Frankfurt forum sulla geo-economia Europa-Stati Uniti è l’occasione per riprendere in mano il progetto di commissione geo-politica interrottosi bruscamente un anno fa, dopo gli annunci e le intenzioni del nuovo esecutivo comunitario. Sia chiaro, gli USA restano un partner chiave e imprescindibile, ma l’UE ha anche la necessità di non dover più dipendere così tanto politicamente da un alleato di lungo corso.
    Gentiloni ricorda che ci sono 35 paesi, inclusi tre membri del G20 [Cina, India e Sud Africa], che “hanno deciso di astenersi nella risoluzione delle Nazioni Unite che condanna l’invasione russa dell’Ucraina“. Una situazione che ricorda l’importanza di non dare niente per scontato, e di lavorare per evitare brutte sorprese. “Per aumentare la nostra influenza in altre parti del mondo, dobbiamo investire in esse”, l’appello di Gentiloni, che rilancia la strategia Global Gateway per relazioni sostenibili e affidabili con popoli e governi a beneficio di tutti. E rilancia pure quella Commissione geopolitica che doveva imprimere una volta non ancora avvenuta ma che oggi più che mai a Bruxelles si avverte come necessaria.

    Il commissario per l’Economia invita a lavorare attivamente in poltica estera. “Per aumentare la nostra influenza in altre parti del mondo, dobbiamo investire in esse”

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    Aborto, gli Stati Uniti ricordano all’UE che i valori non sono solidi come pietre

    Bruxelles – L’Europa reagisce, per niente compatta, al  diritto all’aborto negato da una sentenza della Corte suprema che riporta indietro l’America indietro di 50 anni.
    Una decisione arrivata mentre a Bruxelles i leader dell’Ue erano impegnati nei lavori del vertice del Consiglio europeo, ma che non sembra incontrato particolare resistenze. La Commissione resta silente. Solo l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue dice: “Le donne e le ragazze devono avere il diritto illimitato di decidere sul proprio corpo e sul proprio futuro”. Fine del commento di Josep Borrell, per quella che si materializza come una critica ‘light’. Silenzio della presidente von der Leyen, con il commissario Paolo Gentiloni che si limita a ritwittare un messaggio di Barack Obama in cui l’ex presidente democratico si rammarica per la scelta di “attaccare le libertà essenziali di milioni di americani”.

    Today, the Supreme Court not only reversed nearly 50 years of precedent, it relegated the most intensely personal decision someone can make to the whims of politicians and ideologues—attacking the essential freedoms of millions of Americans.
    — Barack Obama (@BarackObama) June 24, 2022

    Dove ferve il dibattito è in Parlamento europeo. Non a livello di massime cariche, viste le posizioni personali anti-abortiste dell’attuale presidente. Il presidente della commissione Diritti delle donne, il socialdemocratico Robert Biedroń , pubblica una nota ufficiale in cui si dichiara “sconvolto” e ricordare come l’Eurocamera “ha fermamente condannato il regresso dei diritti delle donne e della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi in ​​atto a livello globale, compresi gli Stati Uniti e in alcuni Stati membri dell’UE”. Per questo “continueremo a stare con le donne e le ragazze negli Stati Uniti”. Questo sì che è prendere le distanze. Dal Parlamento una lezione alla Commissione.
    Indignati i Verdi (“Un duro colpo per il diritto all’aborto“, il commento del gruppo), di “grave regressione dei diritti e la messa in pericolo di milioni di donne” parla il PPE attraverso Frances Fitzgerald, membro delle commissioni Affari economici e Diritti delle donne.
    I liberali non ci vanno giù teneri. “Trump ha nominato non solo tre giudici della Corte Suprema, ma anche circa 200 giudici federali negli Stati Uniti per  portare a termine l’agenda repubblicana reazionaria”, l’analisi di Sophie in ‘t Veld, che vede una ‘polonizzazione’ degli Stati Uniti. L’indignazione di un’Europa che fa sempre più fatica a vedere riconosciuti i diritti e i valori ancora validi nel territorio dell’UE, fa i conti con un partner chiave che sceglie altre strade, un partner con cui malgrado tutto l’Ue deve continuare a fare i conti.
    Emmanuel Macron e Kyriakos Mitsotakis condannano. A differenza di altri, impegnati come loro nei lavori del Consiglio europeo prima e del G7 poi, i leader di Francia e Grecia, un liberale e un cristiano-democratico, si sfilano. “L’aborto è un diritto fondamentale per tutte le donne”, sostiene l’inquilino dell’Eliseo. “Deve essere protetto. Desidero esprimere la mia solidarietà alle donne le cui libertà sono state minate dalla Corte Suprema degli Stati Uniti”. Mentre il leader ellenico si dice “turbato” per ciò che considera “un importante passo indietro nella lotta per i diritti delle donne”.
    Intanto però l’UE si ritrova con un partner considerato democratico per antonomasia che ora rischia di esserlo un po’ meno, se l’amministrazione Biden, come ha promesso di fare, non riuscirà a recuperare. Un nuovo problema, per l’Europa dei valori. 

    Reazioni tra il tiepido e il distaccato in Commissione, indignazione del Parlamento, leader del Consiglio in ordine sparso. La sentenza che elimina il diritto di interrompere la gravidanza ora mette alla prova la credibilità dell’Ue sui principi

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    “UE e Stati Uniti alleati strategici”, la guerra in Ucraina rinsalda ancora di più l’alleanza transatlantica

    Bruxelles – “Unione europea e Stati Uniti sono alleati strategici, non solo di fronte alla guerra in corso in Ucraina”. Valdis Dombrovskis sembra offrire esternazioni già sentite, ma non sono banali. E’ un chiaro messaggio a Mosca, all’aggressore russo. Il commissario per il Commercio vuole fare sapere, una volta di più, che la Russia è isolata, e che la comunità internazionale è unita contro il Cremlino e i suoi giochi di guerra. Non a caso fa riferimento alla coalizione globale. “UE e mondo democratico occidentale devono continuare a lavorare assieme per mettere pressione” all’autocrate russo.
    L’occasione per gettare questo guanto di sfida è l’incontro bilaterale con la rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, Katherine Tai. Anche quest’ultima vuole sottolineare la natura di alleati strategici. Inizia la conferenza stampa convocata per l’occasione sottolineando come tra le tante cose di cui andare fieri nei rapporti con l’altra sponda dell’Atlantico, c’è la risposta alle azioni belliche di Mosca. “Ciò di cui dobbiamo essere orgogliosi è il modo in cui Unione europea e Stati Uniti hanno lavorato insieme, il grado di rapidità di adozione delle sanzioni, la loro durezza”.
    UE e USA mai così uniti, anche questo è un risultato delle mosse del signore di Russia. Da Washington arriva un messaggio chiaro, che sintetizza l’esponente dell’amministrazione Biden. “La nostra partnership è davvero forte”, scandisce Tai. Che quindi aggiunge: “Continueremo a lavorare per un ordine economico che rifletta i nostri valori”. Che non sono quelli della Russia di Vladimir Putin.

    I responsabili per il Commercio di entrambe le parti, Valdis Dombrovskis e Katherine Tai, convocano una conferenza stampa utile per mandare un messaggio chiaro a Mosca. “La nostra partnership è davvero forte”

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    Da Washington a Bruxelles, il presidente statunitense Biden vuole “unità tra le democrazie mondiali e in Europa”

    Bruxelles – Unità, unità, unità. È un Joe Biden arrivato a Bruxelles con le idee chiare sulle prospettive sul lungo periodo dell’Europa. In cui gli Stati Uniti sono sì presenti, anche se deve diventare sempre maggiore l’assunzione di responsabilità da parte dell’UE per la stabilità del continente. Washington vuole pensare alla corsa per la leadership globale con la Cina, ma la guerra della Russia in Ucraina costringe l’amministrazione Biden a tenere alta la concentrazione e l’impegno militare sul fronte oriente, come ha dimostrato una giornata di vertici non-stop: incontro tra i leader NATO, a ruota quello del G7 e poi confronto con il Consiglio UE. “Il mio obiettivo è vedere completa unità tra le democrazie mondiali e ringrazio i leader UE per avere a cuore l’unità dell’Europa“, ha sottolineato il presidente statunitense.
    Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, con il presidente del Consiglio UE, Charles Michel (24 marzo 2022)
    “Stiamo continuando gli sforzi transatlantici coordinati per sostenere il popolo ucraino, imporre costi severi alla Russia per le sue azioni ingiustificabili e rafforzare la resistenza delle nostre democrazie, economie e società”, si legge nella dichiarazione congiunta tra Biden e la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen. Washington e Bruxelles sono allineati sul piano delle sanzioni contro Mosca, che potranno essere potenziate con “ulteriori misure restrittive”. Parallelamente, insieme ai 27 leader dell’Unione è stata riconosciuta la necessità di “fermare qualsiasi tentativo di aggirare le sanzioni“. Pechino è avvertita: “La Cina conosce le conseguenze di un supporto alle azioni barbariche della Russia”, ha messo in chiaro il presidente statunitense in conferenza stampa.
    Rimane forte anche l’impegno comune sull’aiuto umanitario a sostegno degli ucraini, con oltre un miliardo di dollari sbloccati dagli Stati Uniti e 550 milioni dall’Unione Europea. Biden e von der Leyen hanno annunciato “nuove azioni UE-Stati Uniti per sostenere la resistenza democratica e difendere i diritti umani in Ucraina”, secondo le linee tracciate nel vertice NATO, con un nuovo invio di armi e munizioni a Kiev, mentre, per quello che riguarda il conflitto in atto, Washington e Bruxelles sostengono il lavoro sul campo degli esperti per la “documentazione sui crimini di guerra” da parte della Corte Penale Internazionale. Come emerso nel corso del vertice G7, c’è unità anche sulla cooperazione energetica – “per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili russi” – e sulla risposta alla potenziale crisi alimentare: “Intendiamo raddoppiare i nostri sforzi congiunti per aumentare la sicurezza alimentare globale e fornire aiuti alimentari diretti, dove giustificato”.
    Prima dell’ingresso all’ultimo vertice, Biden ha ringraziato il presidente del Consiglio UE, Charles Michel, per la risposta a una sola voce dell’Unione “per cercare di fermare un uomo che ha già commesso gravi crimini contro umanità”. Vladimir Putin aveva “come unico obiettivo rompere la nostra alleanza, ma è riuscito a ottenere l’esatto opposto, non siamo mai stati uniti come ora”, ha rimarcato il presidente statunitense, ricordando quanto accaduto nell’incontro bilaterale dello scorso anno in Svizzera: “Era chiaro che le sue intenzioni erano completamente diverse dalle nostre e quello che ha cercato di dimostrare è che la democrazia nel ventunesimo secolo non può funzionare“. Durissime le risposte da Washington in caso di aggressione dell’Ucraina con le armi chimiche: “La NATO risponderà e la natura della risposta dipenderà dalla natura dell’uso di queste armi”. E altrettanto dura è la richiesta agli altri leader europei: “La Russia dovrebbe essere rimossa dal G20”.

    Nel confronto con i leader UE, l’inquilino della Casa Bianca ha ribadito la necessità di un completo allineamento sulle sanzioni contro la Russia e sul sostegno all’Ucraina. Risposta unitaria anche su energia e sicurezza alimentare

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    Dombrovskis rilancia il TTIP: “Riaprire dibattito” su accordo commerciale UE-USA

    Bruxelles – Adesso l’UE rilancia il TTIP, l’accordo di libero scambio con gli Stati Uniti. Il mutato scenario internazionale, le nuove tensioni geopolitiche e la necessità di farvi fronte mostrano “quanto sia importante avere partner affidabili”, e quale miglior momento per rilanciare le relazioni transatlantiche? La vicepresidente esecutiva della Commissione Ue, Margrethe Vestager, non ha dubbi che “la situazione in Ucraina influenzerà senza dubbio la nostra cooperazione” con Washigton, ma la prende alla lontana. Il suo collega, il vicepresidente esecutivo responsabile per il Commercio, Valdis Dombrovskis, va dritto al punto. “Il TTIP è qualcosa su cui occorre discutere“, riconosce nel corso dell’audizione in commissione Commercio internazionale del Parlamento europeo.
    Si riprende dunque un accordo commerciale su cui l’UE allora investì molto, fino all’avvento di Donald Trump, che decise di fermare la macchina negoziale. Anche se, anche nel vecchio continente, le riserve non mancarono. L’UE si mostrò poco convinta, con 12 Paesi sugli allora 28 decide ad andare avanti e gli altri più restii, per i dubbi legati alla sostenibilità ambientale dell’accordo e prodotti alimentari considerati troppo ‘OGM e ormoni-friendly’. Il progetto di TTIP (acronimo inglese per Parteniariato transatlantico per commercio e investimenti) “non ha avuto un lieto fine, per problemi sia nell’UE sia negli Stati Uniti”, ma a detta di Dombrovskis “il dibattito dovrebbe essere riaperto“.
    Il comitato bilaterale UE-Stati Uniti per la tecnologia e il commercio è allo stato attuale un consesso limitato, non concepito per rapporti commerciali bilaterali completi e onnicomprensivi. Rappresenta fin qui il compromesso per nuove relazioni, che gli ultimi eventi non possono non considerare. “Forti relazioni  politiche, economiche, commerciali e di sicurezza transatlantiche sono più importanti che mai“, scandisce Dombrovskis. La guerra in Ucraina “mostra che il comitato UE-USA era la cosa giusta da fare”, ma potrebbe non bastare.
    L’UE dunque rilancia il TTIP, chiede agli Stati Uniti di gettare il cuore oltre l’ostacolo e tornare a lavorare per una nuova stagiona euro-atlantica. “Se UE e USA non indicano la via per dare forma alle nostre regole, ai nostri standard e ai nostri strumenti del futuro, vediamo chiaramente quale sia l’alternativa”, insiste riferendosi al presidente russo Vladimir Putin. Resta da capire fino a che punto gli Stati Uniti potranno essere interessati a ripetere l’esperienza. Si potrà capire già giovedì (24 marzo), quando Joe Biden sarà a Bruxelles per partecipare al vertice straordinario della NATO e, poi, a quello dei capi di Stato e di governo dell’UE.

    Il vicepresidente esecutivo della Commissione europea riapre un tavolo negoziale che sembrava morto e sepolto. “Occorre discuterne”

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    Si stringe la collaborazione tra UE e Stati Uniti per allentare le tensioni con la Russia

    Strasburgo – Si intensifica il coordinamento transatlantico per affrontare una crisi con la Russia di Vladimir Putin che non accenna a risolversi. L’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, il segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken, il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, e la presidenza di turno polacca dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), si sono confrontati ieri sera (mercoledì 19 gennaio) per trovare una posizione comune sulle minacce portate dalla Russia all’Ucraina e all’Europa in generale.
    Una nota diffusa dal Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) spiega che i quattro partner “hanno discusso dell’impegno militare russo intorno all’Ucraina, così come gli impegni diplomatici bilaterali e internazionali in corso” per tentare di giungere a una de-escalation sul confine orientale. Sottolineata la necessità di “sostenere i principi fondamentali” dell’architettura di sicurezza europea, ma soprattutto di “continuare intense consultazioni per risolvere la situazione attraverso un impegno diplomatico bilaterale e multilaterale“. La strategia è quella di presentare “un fronte transatlantico forte, chiaro e unito”.
    Si spiega così l’invito dell’alto rappresentante UE Borrell al segretario di Stato Blinken a partecipare al Consiglio Affari esteri di lunedì prossimo (24 gennaio) a Bruxelles. La volontà di “rafforzare ulteriormente il coordinamento con gli Stati Uniti e con la NATO” era emersa anche al vertice informale dei ministri UE della Difesa e degli Esteri della settimana scorsa a Brest (Francia), con la richiesta all’alto rappresentante Borrell di portare questa collaborazione al tavolo delle discussioni sulla crisi in atto con la Russia. “Continueremo il nostro impegno negli sforzi diplomatici internazionali in corso e nello stretto coordinamento transatlantico“, ha fatto sapere Borrell su Twitter. “L’UE e gli Stati Uniti rimangono uniti per affrontare le sfide alla sicurezza in Europa”, ha aggiunto.

    I have invited @SecBlinken to join FAC discussions on Russia/Ukraine on Monday. Look forward to continue our engagement on ongoing international diplomatic efforts & continued close transatlantic coordination. The EU & U.S stand together to face challenges to security in Europe.
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) January 19, 2022

    L’alto rappresentante UE, Josep Borrell, ha invitato il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, a partecipare al prossimo Consiglio Affari esteri a Bruxelles: in agenda le soluzioni per risolvere la crisi sul fronte orientale