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    Ucraina, gli aiuti Ue salgono a 70 miliardi di euro. Finanziamenti militari per 15 miliardi

    Bruxelles – Un totale di 70 miliardi di euro di aiuti. Di questi, 10 miliardi di euro solo per sostegno militare.  La Commissione europea inizia a fare un bilancio di quanto offerto all’Ucraina per far fronte all’aggressione russa e ciò che ne deriva. Cifre che rispondono agli impegni assunti, nel rispetto dei quali l’esecutivo comunitario annuncia un nuovo pacchetto di aiuti da 1,5 miliardi di euro assistenza micro-finanziaria per il governo di Kiev. Saranno sborsati “a giugno”, e serviranno per pagare stipendi e pensioni, oltre che mantenere in funzione i servizi pubblici essenziali come ospedali, scuole e alloggi.
    E’ nell’annunciare questo nuovo contributo che l’esecutivo comunitario offre i dati complessivi. Dall’inizio della guerra il sostegno all’Ucraina e agli ucraini ammonta a circa 70 miliardi di euro. E’ ripartito in aiuti finanziari, umanitari, di emergenza e militari. La parte di assistenza finanziaria per le necessità urgenti, con questo nuovo impegno appena deciso, ammonta a 18 miliardi di euro. Quasi la metà (7,5 miliardi) sono stati resi disponibili nel 2023.
    Questi 18 miliardi sono inclusi nel più ampio programma di assistenza finanziaria e umanitaria. Un totale di 37,8 miliardi di euro, tra fondi Ue (30 miliardi) e prestiti e garanzie degli Stati membri (7,8 miliardi). E’ qui che ricadono i pacchetti umanitari diretto (685 milioni), sostegno per sfollati (330 milioni), sostegno alle riforme (305 milioni).
    Mentre la parte solo militare vale da sola un oltre settimo del totale. Così spiega l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell. “Complessivamente, al momento, grazie allo European Peace Facility, abbiamo incentivato 10 miliardi di euro di sostegno militare all’Ucraina“, dice in occasione della riunione dei ministri delle Difesa. Anche se, alle fine, con i contributi bilaterali il sostegno militare potrebbe arrivare anche 20 miliardi di euro. Allo stato attuale il contributo militare complessivo, tra fondi Ue e dei singoli governi, si aggira a 15 miliardi di euro.
    Il resto del sostegno Ue per gli Ucraini, 17 miliardi di euro, sono il frutto di fondi di coesione non utilizzati e che servono per sostenere donne e bambini ucraini accolti negli Stati membri grazie al meccanismo della protezione temporanea. Riconosciuta subito, è stata concessa a oltre tre milioni di persone.

    Il bilancio fornito in occasione dell’annuncio del nuovo pacchetto di aiuti da 1,5 miliardi per sostegno a stipendi e pensioni, disponibile a giugno

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    Ue al lavoro su F16 all’Ucraina. Borrell: “Finalmente si prepara il terreno per la fornitura”

    Bruxelles – Aerei da combattimento per l’Ucraina, l’Unione europea adesso ci pensa. L’apertura del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ridisegna l’agenda politica a dodici stelle, con la questione della fornitura di F16 che entra nel vivo del dibattito dei ministri degli Esteri. “Una buona idea, un buon segnale quello che arriva dal G7″, scandisce l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell. “Finalmente si è deciso di preparare il terreno per la fornitura degli aerei da combattimento di cui hanno bisogno” in Ucraina. “L’addestramento dei piloti è già iniziato  e auspico che molto presto si potrà rifornire l’Ucraina di questi apparecchi”.
    La fornitura dei cosidetti fighter jets fin qui aveva creato non poche divisioni e non meno remore tra i Paesi dell’Unione. Si guardava all’amministrazione Biden, partner storico e capofila della Nato. Ora che il passo è compiuto l’Unione europea sembra intenzionata a procedere nonostante tutto. “Non credo” questo porrà un problema, scandisce Tobias Billstrom, ministro degli Esteri della Svezia, Paese con la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue. Semmai “accresce la pressione sulla Russia”. Quindi “nessun problema, semmai sarebbe un problema per la Russia, e Biden è stato chiaro”, aggiunge. Un riferimento alle parole del capo della Casa Bianca che conferma una volta di più i limiti di un’Unione europea in materia di affari esteri e difesa, legata alla mosse degli Stati Uniti.
    Forti della svolta a stelle e strisce, i Ventisette aggiungono un ulteriore tassello all’assistenza militare garantita fin qui a Kiev. Dalla fornitura di armi di difesa si è giunti all’armamento pesante dell’Ucraina. Prima i carriarmati tedeschi, adesso i caccia. “Molti F16 arriveranno da Paesi europei“, assicura il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis. Questo tipo di velivoli militari è detenuto di Italia, Grecia, Paesi Bassi, Danimarca, Romania, Portogallo. Il contributo olandese è garantito, e anche l’Italia potrebbe fornire tornado. “La coalizione degli F16 ha dunque una dimensione europea forte”, continua il ministro lituano, che però insiste. “Non dobbiamo aggiungere nuovi elementi a quanto già concesso, bisogna continuare a fornire quanto già dato“.
    Gli olandesi confermano la loro disponibilità. “Per noi non ci sono tabù“, scandisce Wopke Hoekstra, che però mette in chiaro che per ora si parla di formazione. “Fornitura di F16 e addestramento fanno parte del dibattito ma ci sono decisioni separate” da prendere, e in tal senso i Paesi Bassi iniziano con l’addestramento, così “se decideremo di inviare gli aerei saranno pronti”.
    La Francia avverte: “La formazione richiede mesi”, scandisce Catherine Colonna, ministra degli Esteri francese. “Oggi le necessità dell’Ucraina sono essenzialmente munizioni e veicoli blindati di terra”. Kiev dovrà quindi attendere. “Niente è escluso, ma siamo in una fase di formazione”.

    Ventisette divisi e titubanti, ma l’apertura degli Stati Uniti avvia i dossier. La Lituania: “Importante continuare a fornire anche quanto già dato”

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    Al via il G7 di Hiroshima, i leader uniti per sferrare un altro colpo all’economia russa

    Bruxelles – Le sette economie più avanzate del pianeta unite per sferrare il colpo decisivo a quella russa, motore dello sforzo bellico del Cremlino nella sua guerra d’aggressione all’Ucraina. Per i leader del G7 che si sono riuniti oggi (19 maggio) al vertice che si tiene a Hiroshima, in Giappone, l’elefante nella stanza non poteva che essere il supporto incondizionato alla resistenza di Kiev. Tant’è che è stato confermato l’arrivo del premier ucraino Volodymyr Zelensky per l’ultimo giorno del summit, domenica 21 maggio.
    I Paesi del G7 limiteranno ulteriormente l’accesso della Russia alle loro economie e amplieranno gli sforzi volti a “garantire che le esportazioni di tutti gli elementi critici per l’aggressione russa, compresi quelli utilizzati sul campo di battaglia, siano limitate”. È quanto hanno messo nero su bianco i capi di stato e di governo di Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Giappone – oltre all’Unione Europea rappresentata da Charles Michel e Ursula von der Leyen– nella dichiarazione congiunta redatta a margine della prima giornata di lavori.
    Il G7 contro la Russia: sanzioni economiche e isolamento energetico
    Al fine di “ridurre le entrate” con cui “la Russia finanzia la sua aggressione illegale”, il gruppo dei sette continuerà a muoversi su più fronti. C’è da sciogliere il nodo “evasione delle sanzioni“, dal momento che diversi Paesi partner dell’Ue, come Armenia, Kazakistan e Kirghizistan, ma anche i più decisivi Turchia e Cina, esportano tecnologie occidentali a Mosca, vanificando o ridimensionando l’effetto delle misure sanzionatorie. “Ci stiamo impegnando con i Paesi terzi attraverso i quali beni, servizi o tecnologie del G7 soggetti a restrizioni possono essere forniti alla Russia, per rafforzare la comprensione di tali misure da parte di tali Paesi. Prendiamo atto e incoraggiamo gli impegni assunti da questi Paesi per garantire che le nostre misure non vengano eluse e abbiano l’effetto desiderato”, hanno dichiarato i leader da Hiroshima.
    (Photo by Brendan Smialowski / POOL / AFP)
    Per logorare la macchina bellica di Putin è fondamentale porre fine alla dipendenza dall’energia e dalle materie prime russe: “Siamo determinati a continuare su questa strada in modo che la Russia non sia più in grado di utilizzare come arma l’energia contro di noi. Ridurremo ulteriormente la dipendenza dal nucleare civile e dai relativi beni dalla Russia, anche lavorando per assistere i Paesi che cercano di diversificare le loro forniture”, si legge nel documento. Confermati, in questa stessa direzione, i tetti al prezzo del petrolio russo e dei prodotti petroliferi, “evitando al contempo effetti di ricaduta e mantenendo l’approvvigionamento energetico globale”.
    Tornano nel dibattito, in vista dell’undicesimo pacchetto di sanzioni Ue al Cremlino, i diamanti russi, un commercio che nel 2021 ha portato nelle casse di Mosca circa 4,5 miliardi di euro: “Non sono per sempre”, ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che in Giappone ha presentato un piano, avallato dal G7, per “limitare il commercio e l’utilizzo di diamanti estratti, lavorati o prodotti in Russia” attraverso “tecnologie di tracciamento”.
    Dalla Russia all’Ucraina: “Assicureremo a Kiev il sostegno economico di cui ha bisogno”
    Non solo inibire il più possibile l’aggressore, ma al contempo fornire tutto il supporto necessario alla vittima. Emerge soddisfazione per il via libera dell’Extended Fund Facility (Eff) del Fondo Monetario Internazionale, uno strumento che “contribuirà a stabilizzare la situazione macroeconomica e finanziaria dell’Ucraina, alla sostenibilità economica a lungo termine e a catalizzare ulteriore sostegno finanziario da altri paesi e istituzioni, nonché dal settore privato”. L’erogazione dei 15,6 miliardi approvati lo scorso 31 marzo – parte del pacchetto da 115 miliardi per l’Ucraina-, è condizionata da una rapida attuazione delle riforme sostenute dal programma: è probabile che sarà lo stesso Zelensky ad aggiornare i leader sullo stato dell’arte delle riforme.
    Nella dichiarazione congiunta i Paesi del G7 hanno ribadito con fermezza un altro principio: sarà la Russia a “pagare per la ricostruzione a lungo termine dell’Ucraina”. In particolare i leader hanno “accolto con favore l’istituzione, nel quadro del Consiglio d’Europa e per soddisfare la richiesta dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, di un Registro dei danni causati dall’aggressione della Federazione Russa contro l’Ucraina”. Mosca “deve essere ritenuta responsabile e il registro dei danni può e svolgerà un ruolo importante”, aveva dichiarato la presidente dell’esecutivo Ue, Ursula von der Leyen, al summit del Consiglio d’Europa a Reykjavik, dove è stata annunciata l’istituzione dello strumento per raccogliere prove e informazioni su danni, perdite o lesioni causati dall’aggressione russa contro l’Ucraina. Un passo fondamentale per la creazione di un tribunale ad hoc che, una volta finito questo brutale conflitto, possa giudicare i crimini di guerra compiuti dal Cremlino.

    Nella dichiarazione congiunta la volontà di “ridurre le entrate” con cui “la Russia finanzia la sua aggressione illegale”. Sul tavolo il nodo dell’elusione alle sanzioni e il commercio di diamanti russi. Previsto per domenica l’arrivo di Zelensky: “Assicureremo a Kiev il sostegno economico di cui ha bisogno”

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    Von der Leyen e Michel in trasferta in Islanda al Consiglio d’Europa. L’Ue sostiene il ‘Registro danni’ per la guerra a Kiev

    Bruxelles – Portare in giudizio la Russia e renderla ‘responsabile’ legalmente dei crimini di guerra in Ucraina, iniziando a raccogliere prove in un registro dei danni. Sono mesi ormai che l’Unione europea porta avanti il lavoro per istituire un tribunale speciale ad hoc per far pagare alla Russia i crimini di aggressione e di guerra contro l’Ucraina, una volta che l’invasione sarà finita. E questa volta è tempo di portare il tema in un consesso internazionale.
    “Sosterrò con forza la creazione di un tribunale dedicato per portare in giudizio il crimine di aggressione della Russia. Decideremo anche di istituire un registro dei danni all’Aia. Sarà un primo passo, ma un ottimo passo, verso la compensazione russa”, ha dichiarato Ursula von der Leyen, in una conferenza stampa che questa mattina ha visto la presidente della Commissione europea al fianco del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, per presentare le priorità dell’Unione europea alla vigilia di tre importanti appuntamenti di diplomazia internazionale. Domani e mercoledì si terrà nella capitale islandese Reykjavik il vertice del Consiglio d’Europa, principale organismo che lavora come osservatorio dei diritti umani del continente (che non fa parte delle istituzioni comunitarie), che sarà seguito da un incontro dei leader del G7  dei Paesi più industrializzati (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti)del mondo a Hiroshima, in Giappone, da venerdì 19 a domenica 21 maggio. All’inizio della prossima settimana i leader dell’Ue saranno poi a Seul per il Vertice Corea-Ue.

    An important sequence of summits starts tomorrow – @coe in Reykjavik, @G7 in Hiroshima and 🇪🇺🇰🇷 in Seoul.
    Many themes will connect them.
    And first, our united response to the Russian invasion of Ukraine and our support to this brave nation ↓https://t.co/brwgW9c5Xg
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) May 15, 2023

    Tre le priorità più urgenti su cui l’Unione europea porrà l’accento durante i tre appuntamenti internazionali, sintetizzati da von der Leyen in conferenza stampa: Ucraina (con particolare riferimento all’ultimo pacchetto di sanzioni), i rapporti internazionali con la Cina e la corsa alle tecnologie pulite. “Continueremo a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario”, ha ribadito von der Leyen, spiegando che le dichiarazioni “devono tradursi in un sostegno finanziario stabile anche oltre il 2023 e in un sostegno militare accelerato”. La presidente ha aggiunto di aspettarsi che i leader siano uniti di fronte a due questioni fondamentali: il “primo principio è che continueremo a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario” e poi che “niente sull’Ucraina senza l’Ucraina”. A significare che il processo di pace dovrà garantire che Kiev abbia un ruolo di primo piano da protagonista.
    Nella conferenza stampa von der Leyen ha anche sostenuto la creazione di un tribunale speciale per tenere conto dei crimini di guerra della Russia e ha affermato di voler sostenere la creazione di un “Registro dei danni” all’Aia per iniziare a tenerne traccia a livello internazionale per quando sarà il momento di usarli. “Sarà un primo passo, ma un ottimo passo, verso la compensazione russa”, ha assicurato. Dei tre appuntamenti internazionali sarà il Vertice di domani e mercoledì nella capitale islandese quello più importante per iniziare a discuterne. “I responsabili devono essere chiamati a rispondere della violazione del diritto internazionale e dell’ordine multilaterale basato sulle regole. Per questo sosteniamo con forza l’istituzione del Registro dei danni, che è il primo passo verso un meccanismo internazionale per la riparazione di danni, perdite o lesioni in Ucraina”, le ha fatto eco anche il presidente del Consiglio europeo Michel. Alla due giorni di Vertice parteciperanno i Capi di Stato e di governo dei 46 Stati membri (tutti i Ventisette) che fanno parte del Consiglio d’Europa, l’organizzazione che promuove democrazia, i diritti umani, l’identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa. Alla cerimonia di apertura interverrà anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

    Il primo dei tre appuntamenti internazionali che questa settimana vedrà la presidente della Commissione europea e il presidente del Consiglio europeo impegnati in un tour di diplomazia internazionale. I leader sosterranno la creazione di un registro dei danni come prima tappa per istituire un tribunale speciale ad hoc. Da venerdì a domenica leader impegnati al G7 di Hiroshima

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    Il dossier sull’avvio dei negoziati di adesione Ue dell’Ucraina arriverà sul tavolo dei Ventisette “entro fine 2023”

    Bruxelles – A chiederlo con insistenza è da settimane la presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola. Ora la conferma arriva anche dai leader delle due istituzioni comunitarie competenti in materia: il Consiglio Europeo affronterà “entro la fine dell’anno” la questione dell’avvio dei negoziati di adesione Ue dell’Ucraina, sulla relazione che sarà preparata dalla Commissione “alla fine dell’estate”. Le parole sono quelle dei presidenti Charles Michel e Ursula von der Leyen, che in conferenza stampa congiunta hanno messo in chiaro alla stampa di Bruxelles le tappe del processo di valutazione dell’iter di avvicinamento di Kiev all’adesione Ue da oggi alla fine del 2023.
    Da sinistra: il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen (Kiev, 3 febbraio 2023)
    “Abbiamo una tabella di marcia molto chiara”, ha spiegato oggi (15 maggio) la numero uno dell’esecutivo comunitario: “A giugno ci sarà una presentazione orale” – una sorta di tappa intermedia – “ma il rapporto più importante è quello scritto, che sarà presentato a ottobre“. A quel punto “il Consiglio solitamente si occupa di questi rapporti a dicembre, non solo per l’Ucraina, ma anche per gli altri candidati”. Previsioni confermate anche dal leader del Consiglio, che ha definito il rapporto della Commissione “un documento e un’informazione importante”, a cui seguirà l’azione stessa di Michel: “Metterò il tema in agenda entro la fine dell’anno e gli Stati membri dovranno decidere, tenendo in considerazione i progressi compiuti e il le indicazioni del rapporto”.
    Come sottolineato dalla presidente von der Leyen, “questa è la maniera molto formale e rigida di procedere, ma ci muoviamo attraverso questi tre step grazie ai progressi compiuti dal Paese candidato“. A proposito dell’Ucraina, la questione dell’adesione Ue “è stata una delle ragioni per cui la settimana scorsa ero a Kiev”, ha ricordato il suo viaggio del 9 maggio in occasione della Giornata dell’Europa: insieme al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, “abbiamo discusso approfonditamente dei sette passi che accompagnano lo status di Paese candidato all’adesione Ue”. Da parte di Bruxelles “sono stati registrati molti progressi, ma altro lavoro dovrà essere fatto“, considerato il fatto che “alcuni passi sono già stati conclusi, altri sono ancora work in progress e dipendono da quanto velocemente e con quale qualità procede il Paese”. Anche il presidente Michel ha ribadito che “siamo tutti impressionati dai progressi fatti dall’Ucraina” e ora si attendono solo le “opzioni che saranno presentate agli Stati membri”. Al momento traspare cautela dalle parole di von der Leyen e Michel: complimenti per i progressi del Paese sulle riforme nonostante la guerra in corso, ma nessuno strappo in avanti su promesse che potrebbero non essere mantenute.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky (Kiev, 8 aprile 2022)
    Lo stravolgimento nell’allargamento Ue è iniziato più di un anno fa, quattro giorni dopo l’aggressione armata russa. Il 28 febbraio, nel pieno della guerra, il presidente Zelensky ha fatto richiesta di adesione “immediata” all’Unione, seguito a stretto giro (il 3 marzo) anche da Georgia e Moldova. In soli quattro giorni (7 marzo) gli ambasciatori dei 27 Stati membri riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) hanno concordato di invitare la Commissione a presentare un parere su ciascuna delle domande di adesione, da trasmettere poi al Consiglio. Prima di dare il via libera formale, l’8 aprile a Kiev la presidente von der Leyen ha consegnato a Zelensky il questionario necessario per il processo di elaborazione del parere della Commissione. Il 17 giugno il gabinetto von der Leyen ha dato la luce verde a tutti e tre i Paesi, specificando che Ucraina e Moldova meritavano subito lo status di Paesi candidati, mentre la Georgia avrebbe dovuto lavorare su una serie di priorità. La decisione ufficiale è arrivata al Consiglio Europeo del 23 giugno, che ha approvato la linea tracciata dalla Commissione: Kiev e Chișinău sono diventati il sesto e settimo candidato all’adesione all’Unione, mentre a Tbilisi è stata riconosciuta la prospettiva europea.

    Come funziona l’iter di adesione Ue
    L’iter inizia con la presentazione da parte di uno Stato extra-Ue della domanda formale di candidatura all’adesione, che deve essere presentata alla presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea. Per l’adesione all’Unione è necessario prima di tutto superare l’esame dei criteri di Copenaghen (stabiliti in occasione del Consiglio Europeo nella capitale danese nel 1993 e rafforzati con l’appuntamento dei leader Ue a Madrid due anni più tardi). Questi criteri si dividono in tre gruppi di richieste basilari che l’Unione rivolge al Paese che ha fatto richiesta di adesione: Stato di diritto e istituzioni democratiche (inclusi il rispetto dei diritti umani e la tutela delle minoranze), economia di mercato stabile (capacità di far fronte alle forze del mercato e alla pressione concorrenziale) e rispetto degli obblighi che ne derivano (attuare efficacemente il corpo del diritto comunitario e soddisfare gli obiettivi dell’Unione politica, economica e monetaria).
    Ottenuto il parere positivo della Commissione, si arriva al conferimento dello status di Paese candidato con l’approvazione di tutti i membri dell’Unione. Segue la raccomandazione della Commissione al Consiglio Ue di avviare i negoziati che, anche in questo caso, richiede il via libera all’unanimità dei Paesi membri: si possono così aprire i capitoli di negoziazione (in numero variabile), il cui scopo è preparare il candidato in particolare sull’attuazione delle riforme giudiziarie, amministrative ed economiche necessarie. Quando i negoziati sono completati e l’allargamento Ue è possibile in termini di capacità di assorbimento, si arriva alla firma del Trattato di adesione (con termini e condizioni per l’adesione, comprese eventuali clausole di salvaguardia e disposizioni transitorie), che deve essere prima approvato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio all’unanimità.

    A confermarlo è il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, riferendo alla stampa che “metterò il tema in agenda dopo la presentazione del rapporto della Commissione”. La valutazione del gabinetto von der Leyen è attesa a ottobre, che gli Stati membri nel vertice di dicembre

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    Von der Leyen è arrivata a Kiev: “I nostri valori difesi ogni giorno, appropriato festeggiare qui la Giornata dell’Europa”

    Bruxelles – Il quinto viaggio, uno dei più simbolici almeno da un punto di vista nella scelta della data. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, è arrivata questa mattina (9 maggio) a Kiev, nella capitale di un’Ucraina che da oltre un anno resiste all’invasione russa e punta dritto all’ingresso nell’Unione Europea. E l’occasione non potrebbe essere più adatta: “È bello tornare a Kiev dove i valori a noi cari vengono difesi ogni giorno, è quindi un luogo appropriato per celebrare la Giornata dell’Europa“, ha commentato su Twitter la stessa numero uno dell’esecutivo comunitario, pubblicando la foto del suo arrivo in stazione a Kiev.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen
    La Giornata dell’Europa, il 9 maggio, è il giorno in cui in tutta l’Unione si celebra la pace e l’unità sul continente – dal 24 febbraio 2022 minacciata dall’autocrate russo, Vladimir Putin – e che presto sarà festeggiato anche nel Paese che aspira ad aderire all’Ue: “Accolgo la decisione del presidente Volodymyr Zelensky di rendere il 9 maggio Giornata dell’Europa anche qui in Ucraina“. A oggi il 9 maggio in Ucraina si celebra la Giornata della vittoria, la festa nazionale nei Paesi dell’Europa orientale in memoria della capitolazione della Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, ieri il leader ucraino ha reso noto di voler spostare la festività all’8 maggio (quando effettivamente fu firmata nel 1945 la resa a Berlino), in modo da poter unirsi alle celebrazioni della Giornata dell’Europa il giorno successivo insieme ai Ventisette.
    Arrivata a Kiev la presidente von der Leyen ha visitato il muro della memoria dei caduti per l’Ucraina di fronte al monastero di San Michele, prima di spostarsi nella piazza dove ha potuto osservare i resti dei carri armati e mezzi russi esposti. Parlando in conferenza stampa, la numero uno della Commissione ha ricordato che “stiamo continuando ad aumentare la pressione sulla Russia, l’attenzione è ora rivolta alla rigorosa attuazione delle sanzioni e all’adozione di misure contro l’elusione”, facendo riferimento all’undicesimo pacchetto di sanzioni oggi sul tavolo dei Ventisette: “Siamo determinati a chiudere le scappatoie esistenti, nessuno ne dubiti“. Se la presenza nella capitale ucraina “è simbolica”, non è da sottovalutare il “segno molto concreto del fatto che l’Ue lavora fianco a fianco con l’Ucraina su molte questioni”, ha puntualizzato von der Leyen.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky (9 maggio 2023)
    È proprio su questo che si sono concentrate le discussioni con il presidente Zelensky a Kiev: dalla ricostruzione post-bellica del Paese al percorso di adesione Ue, dall’export di grano ucraino (su cui il presidente ucraino ha denunciato “restrizioni assolutamente inaccettabili”) alla responsabilità di Mosca per i crimini di guerra, incluso il tema della costituzione di un tribunale internazionale e dell’utilizzo dei beni confiscati agli oligarchi russi. “I nostri valori comuni possono essere portati a compimento solo se siamo insieme, conto che a giugno sarà presentata una relazione positiva sui progressi dell’Ucraina“, ha dichiarato in conferenza stampa il presidente Zelensky. A questo proposito a partire da oggi si dovrà valutare approfonditamente il percorso di riforme per mettere davvero in campo questo impegno: oltre le parole e i simboli, la verifica minuziosa da parte dell’esecutivo comunitario per puntare a raccomandare al Consiglio l’apertura dei negoziati di adesione entro la fine dell’anno.
    A questi si aggiunge la questione dell’invio delle armi. “Abbiamo discusso la questione della rapidità di consegna delle munizioni, perché ne abbiamo bisogno ora sul campo di battaglia”, ha ricordato Zelensky, ringraziando von der Leyen per la “prontezza dell’Unione Europea nel fornirci un miliardo di proiettili di artiglieria”. La numero uno della Commissione ha messo in chiaro che “la prima priorità è aiutare ad assicurare le munizioni di cui l’Ucraina ha bisogno”, lavorando su tre percorsi: “Il più veloce è il rilascio immediato di munizioni dalle riserve degli Stati membri, abbiamo stanziato un miliardo di euro e sta funzionando”, considerato il fatto che “un numero considerevole di munizioni è stato inviato o è in dirittura di arrivo, ma va fatto di più, urgentemente”. Il secondo percorso è l’accordo della scorsa settimana per “fornire un miliardo di euro per l’approvvigionamento congiunto di munizioni da 152 e 155 millimetri” e “per accelerare questo, il terzo percorso è aiutare gli Stati membri ad aumentare la produzione e accelerare la consegna delle munizioni per rispondere ai bisogni dell’Ucraina e degli Stati membri”.
    Il quinto viaggio di von der Leyen a Kiev
    È la quinta volta dallo scoppio della guerra in Ucraina il 24 febbraio 2022 che la presidente von der Leyen si reca in viaggio a Kiev. La prima visita è datata 8 aprile 2022, quando la numero uno dell’esecutivo comunitario – insieme con l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell – aveva prima visitato i luoghi dei massacri russi sui civili ucraini a Bucha e poi aveva consegnato nelle mani del presidente Zelensky il questionario per l’adesione del Paese all’Ue. Il ritorno a Kiev aveva avuto luogo due mesi più tardi, con un nuovo round di colloqui con il leader ucraino sul supporto Ue e sull’allargamento dell’Unione l’11 giugno.
    La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, con i 15 commissari europei a Kiev con il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e il primo ministro, Denys Shmyhal (2 febbraio 2023)
    Dopo l’estate la terza visita. Il 15 settembre è stato il momento dell trionfo diplomatico per la presidente von der Leyen, quando ha assistito all’incisione del suo nome nella ‘Walk of the Brave’, la strada dei valorosi che hanno combattuto contro la Russia. Con una pausa temporale di cinque mesi, il 2023 si è aperto con la visita ‘doppia’ a Kiev a inizio febbraio. Il 2 febbraio von der Leyen si è messa alla testa di 15 commissari del suo gabinetto per un incontro con le rispettive controparti del governo Shmyhal. Il giorno successivo è andato in scena il 24esimo vertice Ue-Ucraina alla presenza di Zelensky e del presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, il primo svoltosi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

    Incontro tra la numero uno della Commissione e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che ha annunciato la volontà di anticipare di un giorno la Giornata della vittoria per festeggiare il 9 maggio insieme ai Ventisette la pace e unità in Europa. Confronto su ricostruzione adesione Ue

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    Borrell: “Almeno 13 miliardi per sostegno militare all’Ucraina”. Ma potrebbero essere di più

    Bruxelles – Aiuti finanziari militari, il tesoro a dodici stelle cresce sempre più. Fin qui, in termini di denaro, all’Ucraina sono stati garantiti “almeno 13 miliardi di euro” tra risorse messe a disposizione dallo Strumento europeo per la pace (Epf) e contributi dei singoli Stati membri. Le cifre le offre l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, rispondendo a un’interrogazione parlamentarie sulla strategia di assistenza a Kiev.
    “Il sostegno militare dell’Ue all’Ucraina comprende 3,6 miliardi di euro attraverso l’Epf oltre all’assistenza bilaterale degli Stati membri, per un totale di almeno 13 miliardi”. Ecco le cifre, che però non sono consolidate. Si tratta di stime, si affermano a chiarire a Bruxelles. I governi non sono obbligati a condividere con l’esecutivo le informazioni riguardanti iniziative di sostegno nazionali. La Commissione europea dunque non dispone delle quote Paese.
    A Bruxelles però sugli ordini di grandezza qualche idea c’è. Si stima che oltre a quanto finanziato dall’Epf gli Stati membri abbiamo speso circa 3-4 volte di più a livello bilaterale. Per cui, alla fine, la somma di risorse Ue e contributi dei vari Stati membri “potrebbe raggiungere i 20 miliardi di euro” per l’assistenza militare europea complessiva, confidano fonti Ue. Si tratta solo del denaro necessario per rispondere all’offensiva russa. Poi ci sono gli aiuti umanitari e il rifornimento di mezzi, munizioni e armi, due capitoli diversi.

    L’Alto rappresentante fornisce la stima dei contributi finanziari, risultato di finanziamenti Ue e contributi nazionali bilaterali. A Bruxelles si chiarisce: “Sono stime, potrebbero essere 20 miliardi”

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    Via libera dagli ambasciatori Ue al piano da un miliardo di euro per acquisti congiunti di munizioni e missili per l’Ucraina

    Bruxelles – Nel giorno a suo modo storico per l’Unione Europea sul piano della definizione di una strategia militare basata sull’aumento della capacità di produzione di munizioni negli Stati membri, a Bruxelles è stata raggiunta un’intesa che si incastra con l’obiettivo delle istituzioni comunitarie di sostenere lo sforzo bellico della resistenza ucraina contro l’esercito russo invasore. Dalle discussioni tra i 27 ambasciatori Ue al Coreper (il Comitato dei rappresentanti permanenti) è emerso un allineamento sulla proposta di istituire una nuova misura di assistenza per la fornitura di munizioni e missili alle forze armate ucraine attraverso l’acquisto congiunto da parte dei Ventisette.
    Il via libera dagli ambasciatori è arrivato nel pomeriggio di oggi (3 maggio), a poche ore dalla proposta presentata dal commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, sui 500 milioni di euro dal budget Ue per l’aumento della produzione di munizioni. Quanto concordato tramite procedura scritta in Coreper – che ora dovrà essere adottato all’unanimità da parte del Consiglio – è una misura che prevede uno stanziamento complessivo da un miliardo di euro nell’ambito dell’European Peace Facility (lo strumento fuori bilancio per la prevenzione dei conflitti, la costruzione della pace e il rafforzamento della sicurezza internazionale), per gli acquisti congiunti di munizioni e missili a sostegno della controffensiva dell’esercito ucraino, attraverso l’Agenzia per la Difesa (Eda) o un consorzio di Paesi membri.
    Il piano per le munizioni Ue all’Ucraina
    Si tratta del secondo dei tre pilastri della proposta presentata dall’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell: donazione di munizioni di artiglieria da 152/155 millimetri dagli stock già esistenti per un miliardo di euro (su cui è stata trovata l’intesa tra i 27 ministri Ue, ma con tempistiche che non sembrano rispettare le aspettative di Kiev), coordinamento della domanda per gli ordini dei Ventisette per un altro miliardi di euro, e aumento della capacità manifatturiera europea con diminuzione dei tempi di produzione.
    L’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell
    Quella su cui è stata trovata l’intesa oggi tra gli ambasciatori è una svolta di una certa rilevanza per l’Unione, considerato il fatto che l’intenzione è quella di far acquistare agli Stati le munizioni in modo congiunto, sul modello di quanto già fatto per i vaccini durante la pandemia Covid-19 e per le riserve di gas contro la crisi energetica. A oggi sono 23 gli Stati membri Ue più Norvegia ad aver firmato l’accordo di progetto dell’Agenzia europea per la difesa per l’approvvigionamento comune di munizioni, aprendo la strada a due opzioni: una procedura accelerata di due anni per i proiettili di artiglieria da 155 mm e un progetto di sette anni per l’acquisizione di più tipi di munizioni. Al momento rimangono fuori Bulgaria, Danimarca, Irlanda e Slovenia. Come riferiscono fonti diplomatiche potranno essere acquistati in modo congiunto munizioni e missili di operatori economici stabiliti e che producono nell’Ue o in Norvegia, ma sono ammissibili anche quegli armamenti che siano stati assemblati nell’Ue in Norvegia con catene di produzione “in parte” extra-europee.

    Trovata l’intesa al Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) per istituire una nuova misura di assistenza tramite l’European Peace Facility, parte del piano in tre fasi che comprende anche una donazione da un altro miliardo e l’aumento della capacità manifatturiera europea