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    Tra gli europei resta forte il sostegno all’Ucraina, anche inviando armi. Ma dicono “no” a un intervento delle truppe

    Bruxelles – Un nuovo report basato su sondaggi, pubblicato oggi dallo European Council on Foreign Relations (Ecfr), rileva che, nonostante eventi come il ritardo degli aiuti all’Ucraina da parte degli Stati Uniti, lo spostamento verso i partiti populisti di estrema destra in Europa e la recente intensificazione degli attacchi militari russi in Ucraina, non vi sia alcun crollo visibile del morale in Ucraina né un cambiamento nel sostegno allo sforzo bellico ucraino tra gli alleati europei. Lo studio dell’Ecfr, “The meaning of sovereignty: Ukrainian and European views of Russia’s war on Ukraine”, si basa su sondaggi condotti da Datapraxis con YouGov, Norstat, Alpha Research e Rating Group in 15 Paesi (Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Italia, Polonia, Portogallo, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Svizzera e Ucraina). Rivela che, mentre gli ucraini credono di poter vincere contro la Russia, gli europei sono più inclini a sostenere che il risultato finale della guerra sarà un negoziato, come ad esempio il 43% degli intervistati in Italia. Questa opinione è maggiormente diffusa tra gli Stati membri dell’Ue come Gran Bretagna, Polonia e Svezia, i più convinti sostenitori dell’Ucraina. I risultati del sondaggio mostrano anche come nell’Ue vi sia un consenso schiacciante contro l’invio di truppe europee a supporto dell’Ucraina. Gli autori del report, Ivan Krastev e Mark Leonard, ritengono che queste divergenze tra l’Ucraina e gli alleati europei potrebbero rappresentare sfide significative per i leader mondiali, in vista degli incontri del 75° vertice annuale della Nato che si terrà la prossima settimana a Washington D.C. Sostengono inoltre che la riluttanza di Kiev a scendere a compromessi, già dati per scontati dagli europei, invece, potrebbe rendere difficoltosa l’adesione dell’Ucraina all’Ue e alla Nato.I risultati più importanti dell’ultimo sondaggio dell’EcfrIn Europa c’è un forte sostegno all’incremento della fornitura di armi e munizioni all’Ucraina da parte degli alleati. Il sostegno è più pronunciato tra gli intervistati in Estonia (dove il 74% considera l’incremento di munizioni e armi una “buona idea”), Svezia (66%), Polonia (66%), Gran Bretagna (59%), Paesi Bassi (58%) e Portogallo (57%). Il sostegno è forte anche in Spagna (45%), Germania (44%), Francia (43%) e Repubblica Ceca (43%). Dei quindici Paesi intervistati, Bulgaria, Grecia e Italia sono gli unici con maggioranze (rispettivamente del 63%, 54% e 53%) che vanno in senso opposto, cioè che ritengono che aumentare la fornitura di munizioni e armi all’Ucraina da parte degli alleati sia una “cattiva idea”. La maggior parte degli europei non è preparata ad un aumento dei costi per la difesa, nonostante la guerra in Ucraina. Solo in Polonia (53%), Estonia (45%), Svezia (41%) e Germania (40%) una buona percentuale dell’opinione pubblica è favorevole all’aumento della spesa per la difesa nazionale, “anche se ciò significa [dover] tagliare i fondi in altri settori come la sanità, l’istruzione e la prevenzione della criminalità”. Ma nella maggior parte degli altri Paesi, l’opinione prevalente (e, in Italia, Grecia, Spagna e Svizzera quella della maggioranza) è contro un aumento dei costi per la difesa, nonostante la guerra.  Gli europei sono contrari all’invio di truppe in Ucraina. Quest’opinione è molto diffusa anche nei Paesi più “bellicosi”. In ogni Paese intervistato, la maggioranza della popolazione (dal 54% in Svezia al 90% in Bulgaria) si oppone all’impegno delle truppe in questo modo. In Italia, un’ampia maggioranza dell’80% è contraria all’invio di truppe in Ucraina. Tuttavia, gli europei sono comunque propensi ad approvare il coinvolgimento delle truppe nazionali nella guerra in modi diversi, ad esempio fornendo assistenza tecnica all’esercito ucraino o pattugliando il confine tra Ucraina e Bielorussia. Gli atteggiamenti nei confronti della guerra in Europa si possono suddividere in tre gruppi distinti: quelli che vogliono che l’Ucraina sconfigga la Russia (il “campo della giustizia”); quelli che vogliono che la guerra finisca il prima possibile (il “campo della pace”) e quelli che sono bloccati nel mezzo (gli “Stati indecisi”). Gli intervistati in Estonia (68%), Svezia (54%), Polonia (50%), Gran Bretagna (46%) e Portogallo (42%) sostengono che “l’Europa dovrebbe appoggiare l’Ucraina nel combattere i territori occupati dalla Russia”. Gli intervistati che ritengono che “l’Europa dovrebbe spingere l’Ucraina a negoziare un accordo di pace con la Russia” sono più numerosi in Bulgaria (61%), Grecia (59%) e Italia (57%). Gli “Stati indecisi” dell’Europa sono Francia (il 30% a favore della guerra, il 36% a favore di un accordo di pace), Spagna (32% contro il 31%), Paesi Bassi (36% contro il 31%), Germania (31% contro il 41%), Svizzera (29% contro il 42%) e Repubblica Ceca (34% contro il 46%). Gli europei sono scettici sulla capacità di Kiev di sconfiggere la Russia. Un gran numero di intervistati ritiene che la guerra tra Russia e Ucraina si concluderà con un negoziato, soprattutto in Grecia (49%), Italia (48%), Bulgaria (46%) e Spagna (45%). Solo in Estonia una percentuale elevata di intervistati (38%) ritiene che l’Ucraina vincerà la guerra. Le aspettative europee di una vittoria ucraina aumentano tuttavia di 12 punti percentuali, in media, nell’eventualità in cui il Paese dovesse ricevere un maggiore rifornimento di armi e munizioni dagli alleati. Tuttavia, in 11 dei 15 Paesi la maggioranza ritiene che il risultato più probabile sarà un negoziato. In Italia, il 18% degli intervistati ritiene che la guerra in Ucraina finirà “entro il prossimo anno”. Il 22% degli italiani crede che “la Russia vincerà la guerra”, mentre il 3% ritiene che l’Ucraina abbia speranze di vincere sul campo di battaglia. Gli ucraini ritengono di poter sconfiggere la Russia e di poter continuare a contare sul supporto degli alleati internazionali. Solo l’1% degli ucraini ritiene che la Russia vincerà la guerra, mentre la maggioranza (58%) ritiene che sarà l’Ucraina a vincere. Meno di un terzo (30%) crede che il risultato più probabile sarà un negoziato. Nell’eventualità di un incremento della fornitura di armi e munizioni da parte degli alleati, la percentuale di chi crede nella vittoria dell’Ucraina aumenta al 69%. Resilienza e sicurezza sono evidenti anche nella fiducia che gli ucraini hanno nei propri alleati, con il 72% che valuta l’UE un alleato affidabile. Questa fiducia raggiunge il picco dell’84% nei confronti del Regno Unito ed appare molto forte anche nei confronti degli Stati Uniti (78%) e della Lituania (77%). Infine, il 76% e il 73% degli ucraini considerano rispettivamente Germania e Francia alleati affidabili, nonostante il sostegno di queste due nazioni fosse molto incerto nei primi mesi della guerra. Tuttavia, l’Ucraina appare molto divisa in relazione ai possibili compromessi che potrebbero porre fine al conflitto. Quando è stato presentato un ipotetico compromesso tra l’adesione alla NATO e l’integrità territoriale, più di sette ucraini su dieci (il 71%) hanno dichiarato di essere contrari all’ingresso nella NATO in cambio di cedere il territorio occupato dalla Russia. In un secondo scenario presentato agli intervistati, il 45% ha affermato che preferirebbe perdere parti del territorio attualmente occupato ma rimanere sovrano, “con il proprio esercito e la libertà di scegliere le proprie alleanze, come l’UE e la NATO”. Solo il 26% ha affermato che preferirebbe riconquistare il territorio attualmente occupato, ma, in cambio, accettare la smilitarizzazione e diventare un Paese neutrale che non potrebbe unirsi ad alleanze come l’UE e la NATO. Il restante 29% non ha saputo dare una risposta. La fiducia nelle Forze armate dell’Ucraina e nel Presidente del Paese, Volodymyr Zelenskyy, è forte. Il 79% degli intervistati ucraini ha affermato di avere “molta fiducia” nelle Forze armate dell’Ucraina, con un ulteriore 17% che ha affermato di avere “moltissima fiducia”. Quasi due terzi (il 65%) hanno dichiarato di avere “molta fiducia” o “moltissima fiducia” nel Presidente del Paese, Volodymyr Zelenskyy, nonostante le lotte sul campo di battaglia e le incombenze dettate dal proprio ruolo. La forza militare della Russia è vista come il principale ostacolo al successo ucraino, sia dagli ucraini che dalla maggior parte degli europei. L’opinione che la forza militare della Russia costituisca un ostacolo “grande” o “moderato” alla rivendicazione del territorio da parte dell’Ucraina è più diffusa in Ucraina (81%), Grecia ed Estonia (79%), Bulgaria (76%), Repubblica Ceca (74%), Polonia (73%), Gran Bretagna (72%) e Spagna (71%). La Svezia rappresenta un’eccezione, infatti solo il 56% ritiene che la forza militare russa costituisca un ostacolo importante alla rivendicazione del territorio da parte dell’Ucraina. In Italia, il 64% ritiene che la forza militare della Russia rappresenti un ostacolo “moderato” o “grande”. Gli italiani sono anche pessimisti sulla probabilità che si verifichi un “importante cambiamento politico” in Russia entro i prossimi due anni: il 25% lo ritiene “probabile”, mentre il 53% “improbabile”. Gli europei sono divisi sui vantaggi dell’ammissione dell’Ucraina all’Ue. Il sondaggio dell’Ecfr rileva un forte sostegno all’adesione ucraina all’UE in Portogallo (il 59% crede che l’adesione sia una “buona idea”, mentre il 20% una “cattiva idea”), Estonia (58% contro il 27%), Svezia (53% contro il 28%), Spagna (51% contro il 24%) e Polonia (48% contro il 31%). Lo scetticismo è maggiormente diffuso in Germania (54% afferma che sia una “cattiva idea”, mentre il 31% una “buona idea”), Bulgaria (50% contro 26%), Repubblica Ceca (48% contro 36%) e Francia (40% contro 36%). Tra gli stessi ucraini, quasi due terzi (64%) ritengono che l’adesione all’Ue sia cruciale per il futuro del proprio Paese quanto l’adesione alla Nato.Ivan Krastev, coautore e Presidente del Centre for Liberal Strategies di Sofia, commentando i dati del sondaggio, ha affermato che “la cosa sorprendente dell’opinione pubblica nei confronti dell’Ucraina, è la sua stabilità: mentre il conflitto non si è congelato, per molti aspetti gli atteggiamenti dei cittadini sì”.Mark Leonard, coautore e Direttore fondatore dell’ECFR, ha aggiunto: “Il nostro nuovo sondaggio suggerisce che una delle sfide chiave per i leader occidentali sarà quella di conciliare le posizioni contrastanti tra europei e ucraini sulla fine della guerra. Mentre entrambi riconoscono la necessità di una continua fornitura militare occidentale per continuare a respingere l’aggressione russa, c’è un profondo divario su quale sia concretamente una vittoria e quale sia in realtà lo scopo del sostegno dell’Europa”.Secondo Leonard, “mentre gli europei ritengono che l’esito più probabile della guerra sarà un negoziato, gli ucraini non sono ancora pronti a considerare compromessi territoriali per l’adesione alla Nato, né ad impegnarsi con l’idea di ‘finlandizzazione’, con cui manterrebbero il territorio ma rinuncerebbero alle loro ambizioni Ue e Nato.”

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    L’Unione europea mantiene le sanzioni contro la Crimea, illegalmente annessa dalla Russia

    Bruxelles – L’Unione europea conferma la sua visione di un’Ucraina unita e libera. Oggi (17 giugno) il Consiglio dell’Unione europea ha deciso per il prolungamento di un anno delle sanzioni contro la Crimea, territorio ucraino illegalmente annesso dalla Russia dal 2014. Le misure, che si sommano a quelle in atto contro la Russia per l’invasione su larga scala dell’Ucraina, colpiscono settori chiave: dalle infrastrutture agli investimenti alla tecnologia.Dopo la conferma del sostegno all’Ucraina emersa nel vertice di pace in Svizzera, arriva il prolungamento delle sanzioni economiche contro la Crimea. I provvedimenti sono in vigore dal 2014 quando le truppe russe invasero la penisola ucraina per poi indire un referendum illegittimo che segnò l’ingresso della Crimea come parte della Federazione russa. Le sanzioni europee colpiscono tutte le merci prodotte nella regione, inoltre l’Ue mantiene anche il divieto all’export di tecnologie verso la penisola. L’Ue con la decisione odierna conferma la sua linea politica di non riconoscere l’annessione illegale compiuta da Mosca.

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    Peace Summit in Svizzera, 80 Paesi firmano per l’integrità territoriale dell’Ucraina. Von der Leyen: “Da Putin condizioni oltraggiose”

    Bruxelles – Più che una conferenza di pace, il tentativo di verificare la tenuta del supporto all’Ucraina da parte della comunità internazionale. Alla fine, il summit in Svizzera si chiude con una dichiarazione congiunta, firmata da 80 Paesi sui 92 presenti – tra cui i 27 Paesi Ue-, in cui si riafferma l’integrità territoriale dell’Ucraina e si sottolinea che “il dialogo tra tutte le parti è necessario per porre fine” al conflitto. “Un successo”, anche se “solo un primo passo”, è la valutazione di Volodymyr Zelensky, promotore della kermesse di Lucerna.La Russia non era stata invitata a Lucerna, la Cina è tra i 68 Paesi che hanno declinato – in tutto il governo svizzero ne ha invitati 160 -. E Armenia, Brasile, Colombia, Vaticano, India, Indonesia, Libia, Messico, Arabia Saudita, Sud Africa, Thailandia ed Emirati Arabi Uniti non hanno approvato il comunicato finale. Paesi di quella zona grigia di equidistanza dalle parti in conflitto, ma soprattutto Paesi, Vaticano escluso, che storicamente hanno forti relazioni politiche ed economiche con Mosca. Discorso a parte per Riyad, che dovrebbe ospitare il prossimo summit per la pace in Ucraina e che – nella speranza di una partecipazione almeno di Pechino – ha preferito mostrarsi come un credibile mediatore e non ha sottoscritto la forte presa di posizione degli alleati di Zelensky.Ursula von der Leyen e Volodymyr Zelensky a Lucerna, Svizzera (Photo by MICHAEL BUHOLZER / POOL / AFP)Oltre ai 92 governi, nella lista dei firmatari anche la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio Europeo.  Durissima la presidente uscente dell’esecutivo Ue, Ursula von der Leyen, che in conferenza stampa ha dichiarato che la proposta di pace di Vladimir Putin “non è seria” e che nessun Paese “accetterebbe mai i termini oltraggiosi” messi sul tavolo dal Cremlino. Sul mancato invito a Mosca, la leader Ue ha proseguito: “Quando la Russia sarà pronta” per una pace basata “sulla Carta delle Nazioni Unite, arriverà il momento di partecipare ai nostri sforzi”. Von der Leyen, così come i capi di Stato e di governo dei Paesi del G7, sono arrivati a Lucerna freschi dell’accordo raggiunto al vertice di Borgo Egnazia per un prestito da 50 miliardi di dollari all’Ucraina, sostenuto dai rendimenti derivanti dagli asset russi congelati.Ribaditi i principi “dell’integrità territoriale e della sovranità di tutti gli Stati” come base per raggiungere una pace “globale, giusta e duratura” in Ucraina, il comunicato finale individua tre aree di comune interesse su cui lavorare per mettere fine alle conseguenze devastanti dell’aggressione russa. La prima è la sicurezza nucleare: da un lato “qualsiasi utilizzo dell’energia nucleare e degli impianti nucleari deve essere sicuro, protetto, tutelato e rispettoso dell’ambiente, dall’altro “qualsiasi minaccia o uso di armi nucleari nel contesto della guerra in corso contro l’Ucraina è inammissibile”, recita il documento.Gli 80 firmatari denunciano poi “la militarizzazione della sicurezza alimentare”, che sta minacciando in particolare i Paesi del sud del mondo, e infine sollecitano lo scambio di prigionieri di guerra e il ritorno dei bambini ucraini deportati dalla Russia. Zelensky ha dichiarato di essere pronto ad “avviare negoziati anche domani” se la Russia “si ritirerà dal nostro territorio”. Nel frattempo, l’obiettivo è lavorare al prossimo vertice “per porre fine a questa guerra, per una pace giusta e duratura”. La metà dei governi invitati a Lucerna – 80 su 160 –  stanno con Zelensky, che ha chiesto il sostegno di quei Paesi che hanno un’influenza politica forte nei confronti di Mosca e che “dovrebbero aiutarci”. La Cina, che si spera che non snobberà anche il prossimo summit per la pace.

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    La Commissione Ue: “Estendere protezione temporanea ad ucraini fino a 4 marzo 2026”

    Bruxelles – “Attualmente non esistono condizioni sicure e durature per il ritorno delle persone in Ucraina”, e per questo motivo la Commissione europea ha proposto di estendere la protezione temporanea per le persone in fuga dall’aggressione della Russia per un altro anno, dal 5 marzo 2025 al 4 marzo 2026. L’Ue ha attivato la Direttiva sulla Protezione Temporanea il 4 marzo 2022 con decisione unanime degli Stati Membri ed è stata automaticamente prorogata di un anno. L’ultimo rinnovo a settembre 2023. Adesso si rende necessaria una nuova, ulteriore riflessione.“La protezione temporanea ha già dato speranza a quasi 4,2 milioni di persone nell’Ue, e continueremo a fornire al popolo ucraino protezione temporanea per tutto il tempo necessario“, scandisce la commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, che si dice “fiduciosa” sul fatto che “il Consiglio prenderà rapidamente la decisione di prolungare la protezione temporanea per un ulteriore anno”.La proposta della Commissione sarà sottoposta agli Stati membri in occasione della riunione del consiglio Affari interni del 13 giugno. Spetterà quindi ai ministri competenti valutare la proposta dell’esecutivo comunitario e procedere alla decisione del caso.A Bruxelles si guarda con preoccupazione al proseguimento della guerra e dell’offensiva russa. I continui attacchi dell’esercito di Mosca alle infrastrutture civili e critiche in tutta l’Ucraina costituiscono un motivo di serio rischio per la sicurezza dei civili. Da qui la necessità di continuare a garantire la protezione internazionale.

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    Slitta l’ok all’apertura dei negoziati di adesione all’Ue per l’Ucraina. L’Ungheria si mette ancora di traverso

    Bruxelles – Fumata nera al Comitato dei rappresentanti permanenti dei Paesi Ue sul via libera all’apertura dei negoziati di adesione per Ucraina e Moldova. Come confermano diverse fonti Ue, a bloccare il testo su Kiev è stata l’Ungheria di Viktor Orbán, chiedendo “ancora modifiche e aggiunte significative” per poter dare il via libera. L’obiettivo di Bruxelles resta tenere le prime conferenze intergovernative con i candidati all’ingresso nell’Unione entro fine giugno. E il punto tornerà “molto probabilmente” al Coreper già la prossima settimana.Dopo diverse ore di “ampio dibattito in merito ai quadri negoziali di Moldova e Ucraina”, fonti dell’Ue parlano di un “grande sostegno” per i quadri negoziali proposti dalla Commissione europea. Un sostegno maturato durante i colloqui tra gli ambasciatori: prima dell’incontro, “alcuni Stati membri avevano ancora una serie di riserve, che sono state quasi tutte sciolte per poter procedere rapidamente”. D’accordo per procedere sia per Kiev che per Chisinau, diversi governi hanno comunque sottolineato “l’importanza di procedere con i Paesi meritevoli dei Balcani occidentali” (Albania, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia hanno già iniziato i negoziati di adesione). A quanto si apprende, è questa la posizione sostenuta oggi dall’Italia, “a favore dell’avanzamento del percorso europeo dell’Ucraina e della Moldova anche come finestra di opportunità per far procedere anche i Paesi dei Balcani occidentali”, che hanno “legittime aspettative da lungo tempo” verso l’adesione.Volodymir Zelensky e Viktor Orban a BruxellesCome conferma la fonte, sul quadro negoziale per la Moldova sarebbe filato tutto liscio, ma Budapest ha confermato un’altra volta il suo ostruzionismo verso l’adesione di Kiev al blocco, una saga che va avanti da quando – nel giugno 2022 – l’Ue aveva concesso lo status di Paese candidato all’Ucraina. L’Ungheria chiede risposte alle proprie preoccupazioni per quanto riguarda “i diritti delle minoranze nazionali” in Ucraina e vuole maggiori rassicurazioni sul “commercio, la lotta alla corruzione, l’agricoltura, il funzionamento del mercato unico, le relazioni di buon vicinato” con Kiev. Senza tutta questa serie di garanzie – alcune “già accolte” dalla Presidenza belga del Consiglio dell’Ue – Budapest non potrà dare il proprio sostegno al testo. Che è fondamentale per raggiungere l’unanimità necessaria a procedere.Il dossier tornerà ora in cantiere a livello tecnico, con la speranza di poterlo ripresentare sul tavolo degli ambasciatori Ue già la prossima settimana e ottenere il semaforo verde. La data segnata sul calendario di Bruxelles per l’approvazione definitiva dei quadri negoziali si avvicina: il 25 giugno, quando si riunirà il prossimo Consigli Affari Generali, responsabile per la decisione (all’unanimità) sul via libera alle conferenze intergovernative con i candidati all’ingresso nell’Ue.Come ammesso già al termine del vertice dei leader del 21 marzo dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, la speranza di Bruxelles è riuscire a chiudere la questione sotto la presidenza belga. Perché, dal primo luglio, alla guida semestrale del Consiglio dell’Ue siederà proprio Budapest, che avrà la facoltà di definire calendari e temi in agenda delle riunioni dei ministri nelle diverse composizioni del Consiglio. E dunque, avrebbe gioco facile a rimandare il più possibile l’adozione dei quadri negoziali per l’adesione di Kiev. Ma c’è anche un’altra ragione per procedere con urgenza: per l’Ue è più che mai importante inviare un chiaro messaggio di incoraggiamento ai due candidati nel più ampio contesto dell’aggressione russa all’Ucraina.

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    Ucraina, Macron spinge per l’utilizzo di armi Nato in Russia. E incassa il sì di Scholz

    Bruxelles – L’attivismo di Emmanuel Macron per dare una svolta alla resistenza di Kiev all’invasione russa trova terreno fertile e strappa l’appoggio del cancelliere tedesco Olaf Scholz. “Pensiamo che dovremmo consentire all’Ucraina di neutralizzare le basi da cui partono i razzi”, ha dichiarato il presidente francese a nome dell’asse franco-tedesco. Parigi e Berlino stanno con il segretario della Nato, Jens Stoltenberg: è tempo che l’Ucraina possa utilizzare le armi dell’Alleanza atlantica per colpire bersagli militari in Russia.Per convincere l’opinione pubblica della necessità di prendere questa decisione, Macron si è presentato alla conferenza stampa congiunta con Scholz con una mappa del confine tra Russia e Ucraina, illustrando le basi da cui partono gli attacchi di Mosca. Che si trovano spesso appena dietro la frontiera, in territorio russo. Macron ha immediatamente chiarito che “non dovremmo consentire” a Kiev “di colpire obiettivi diversi da quelli, intendo naturalmente obiettivi civili o altri obiettivi militari”.Più cauto Scholz, che però ha sostanzialmente appoggiato la posizione di Parigi. “L’Ucraina ha tutte le possibilità di farlo, secondo il diritto internazionale. Bisogna dire chiaramente che se l’Ucraina viene attaccata, può difendersi“, ha confermato il cancelliere tedesco. Le due maggiori potenze Ue confermano dunque la linea illustrata ai ministri dei 27 da Jens Stoltenberg nel corso del Consiglio Ue Affari Esteri del 27 maggio. “Questa è una guerra, e secondo il diritto internazionale l’Ucraina ha il diritto di difendersi e questo implica anche raid su obiettivi militari in Russia“, ha dichiarato senza lasciare alcun dubbio il segretario generale della Nato.Il segretario generale della Nato, Jens StoltenbergPosizione forte del via libera da parte dell‘Assemblea parlamentare della Nato alla rimozione dei vincoli di utilizzo di mezzi ed equipaggiamenti forniti. L’organo composto dai delegati dei Paesi Nato ha votato a grande maggioranza la dichiarazione che esorta i 32 governi dell’Alleanza a “sostenere l’Ucraina nel suo diritto internazionale di difendersi eliminando alcune restrizioni sull’uso delle armi fornite dagli alleati della Nato per colpire obiettivi legittimi in Russia“.A livello Ue tuttavia rimangono forti perplessità e timori per una tale svolta. Il vicepremier italiano, Antonio Tajani, ha affermato chiaramente che “tutto il materiale militare che inviamo in Ucraina deve essere utilizzato per proteggere l’Ucraina all’interno del territorio ucraino”, evidenziando che “noi non siamo in guerra con la Russia” e criticando l’uscita di Stoltenberg, perché “a volte serve un po’ più di prudenza”. Mentre l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borell, a margine dell’incontro di ieri con i ministri della Difesa dei 27 aveva dichiarato che solo “un Paese, forse uno e mezzo”, spingeva per la rimozione dei vincoli all’utilizzo delle armi in territorio russo.A Bruxelles aleggia la paura di innescare un ulteriore escalation con l’imprevedibile regime di Putin, come dimostra il mancato accordo tra i 27 sulla possibilità di addestrare personale militare in territorio ucraino. Perché alcuni Stati membri “ritengono che si tratta di inviare addestratori, e gli addestratori sono militari. In un modo o nell’altro – ha spiegato l’Alto rappresentante – si tratterebbe di inviare truppe non combattenti, ma alla fine sarebbero agenti militari nel territorio ucraino, con il rischio che certamente comporta”.Insomma, ogni scatto in avanti sul coinvolgimento nel conflitto va pesato attentamente. Ma l’asse Parigi-Berlino potrebbe avere la forza per riorientare le posizioni dei 27.

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    Ue e Nato pronti per il contrattacco di Kiev. “L’Ucraina può colpire obiettivi militari in Russia”

    Bruxelles – Non solo difesa. L’Ucraina può sparare in Russia, colpire obiettivi militari russi anche utilizzando quello che la Nato mette a disposizione di Kiev. Per il conflitto russo in Ucraina si aprono nuovi scenari, ancora più di guerra, ma è proprio quest’ultima, la guerra, a imporre le sue ‘logiche’. “Questa è una guerra, e secondo il diritto internazionale l’Ucraina ha il diritto di difendersi e questo implica anche raid su obiettivi militari in Russia“, scandisce il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, al suo arrivo in Consiglio Ue per la riunione dei ministri della Difesa dei Ventisette.Il tempo di pensare in termini di offesa e contrattacco sono giunti. Il presidente ucraino, a Bruxelles per  visite e incontri istituzionali, incassa il sostegno dei partner occidentali ad andare avanti attraverso un rinnovato sostegno, forte del via libera dell‘Assemblea parlamentare della Nato alla rimozione dei vincoli di utilizzo di mezzi ed equipaggiamenti forniti. A grande maggioranza viene votata la dichiarazione che esorta i 32 governi dei Paesi dell’Alleanza a di “sostenere l’Ucraina nel suo diritto internazionale di difendersi eliminando alcune restrizioni sull’uso delle armi fornite dagli alleati della NATO per colpire obiettivi legittimi in Russia“.Per la ministra della Difesa dei Paesi Bassi, Kaija Ollongren, nulla di straordinario. “L’Ucraina è in guerra e deve difendersi”, ricorda. “Attacchi ucraini in suolo russo è qualcosa che non ho mai escluso, è fisiologico” perché la diretta conseguenza di un conflitto armato tra due parti. Mentre a nome dell’Unione europea, l’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, arriva piena disponibilità ad andare avanti lungo il nuovo corso. Anche considerando l’apertura di un nuovo fronte a nord, verso Karchiv. “I nuovi sviluppi sul campo rendono la nostra assistenza militare ancora più importante“, sottolinea Borell, che annuncia per il Consiglio europeo di giugno le proposte di finanziamento per l’industria europea della difesa necessarie per tradurre in realtà la strategia annunciata a febbraio.

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    Esponenti italiani del Movimento Europeo di Azione Nonviolenta a Kiev per esprimere solidarietà

    Roma – Otto esponenti italiani del Movimento Europeo di Azione Nonviolenta, partecipato da 35 associazioni tra le quali Azione Cattolica, Movimento Scout Adulti, MoVi, Vita, Base e Sale della Terra, insieme all’associazione EUcraina odv, saranno martedì 28 maggio a Kiev, per una dimostrazione di solidarietà con la causa ucraina.Dal 28 al 30 maggio la delegazione incontrerà parlamentari, giornalisti, dirigenti religiosi e della società civile a livello centrale e periferico, per testimoniare la vicinanza della società civile europea, far crescere nella campagna elettorale in corso la consapevolezza dello stretto legame tra futuro ucraino e dell’Ue, consolidare i partenariati con la società civile e le confessioni religiose in Ucraina in vista di “Non possiamo tacere!”, la grande manifestazione europea di solidarietà dell’11 luglio a Kiev, in piazza Santa Sofia.Domani la delegazione sarà nella città liberata di Chernihiv, per incontrare sindaci della zona e testimoni dell’occupazione russa. Martedì saranno su Ukrainform per una diretta televisiva con ex prigionieri di guerra ucraini, che dialogheranno con candidati italiani alle elezioni europee. Mercoledì la delegazione sarà ricevuta dall’ambasciatore italiano Pier Francesco Zazo, e avrà un incontro al Congresso delle Autonomie Territoriali sui Corpi Civili Europei di Pace.Della delegazione fanno parte, tra gli altri, Angelo Moretti, presidente di Sale della Terra e portavoce Mean, opinionista per Avvenire e Vita; Marianella Sclavi portavoce Mean ed esperta internazionale di risoluzione dei conflitti; Tommaso Cappelli, rappresentante di Azione Cattolica Italiana; Tetyana Shyshnyak, cantante lirica e mediatrice culturale per Mean, oltre a Giovanni Kessler, fondatore di EUcraina, già direttore dell’ufficio europeo antifrode e magistrato.