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    Per la Commissione Ue Kiev ha “il diritto” di colpire l’esercito russo “anche nel territorio del nemico”

    Bruxelles – È ancora in corso l’operazione militare dell’Ucraina nella regione russa di Kursk, e la domanda è una: è giustificato un attacco armato di Kiev per la propria autodifesa, non sul proprio territorio ma su quello della Russia? Mentre gli analisti stanno scorrendo gli articoli e le interpretazioni del diritto internazionale alla ricerca di una risposta che non può essere né bianca né nera (si intersecano questioni complesse come il diritto all’auto-difesa, il non-uso della forza e le sue eccezioni, la proporzionalità delle misure), da Bruxelles arriva invece una posizione netta: “L’Ucraina ha il diritto di colpire il nemico ovunque sia necessario sul suo territorio, ma anche nel territorio del nemico“, è quanto messo in chiaro da Peter Stano, portavoce dell’alto rappresentante Ue e vicepresidente della Commissione Europea, Josep Borrell, rispondendo alla stampa a proposito della posizione dell’Unione sugli ultimi sviluppi della guerra.(credits: Anatolii Stepanov / Afp)Ribandendo che l’Ue “non è coinvolta” nel conflitto e che “sosteniamo gli sforzi dell’Ucraina nel ripristinare la sua integrità territoriale e la sovranità, respingendo l’aggressione illegale della Russia”, incalzato dai giornalisti al punto quotidiano con la stampa di ieri (8 agosto), Stano si è spinto oltre: “L’Ucraina è sotto aggressione illegale, sta combattendo una guerra difensiva legittima secondo il diritto internazionale”, e questo “diritto di difendersi include anche combattere il nemico sul suo territorio”. Una posizione netta, che non lascia spazio a dubbi nell’esecutivo dell’Unione e nel suo Servizio europeo per l’azione esterna (Seae). A maggior ragione se si considera che poco più di un mese fa, a margine del Consiglio Europeo, i vertici delle istituzioni Ue hanno siglato insieme al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nuovi accordi di sicurezza con l’Ucraina.L’operazione militare di Kiev nella regione della Russia occidentale, al confine con l’Ucraina stessa, è iniziata martedì (6 agosto) ed è entrata nel suo quarto giorno di offensiva, con centinaia di soldati e decine di mezzi  corazzati che stanno combattendo contro l’esercito russo attorno alla cittadina di Sudzha e ora hanno nel mirino Lipetsk. A differenza di alcune operazioni dello scorso anno compiute da formazioni paramilitari (come la Legione Russia Libera) sostenute in modo indiretto da Kiev, ciò che è in atto è un attacco guidato dall’esercito ucraino, per la prima volta dopo oltre due anni di guerra. Come risposta Mosca ha inviato soldati e mezzi aerei, e proprio questo potrebbe essere l’obiettivo di Kiev: creare un diversivo per alleggerire alcuni fronti di guerra più sotto pressione – come quello orientale del Donbass – costringendo una parte dell’esercito russo a riorganizzarsi anche in un’altra regione finora non toccata dalla guerra, ma soprattutto, sul proprio territorio nazionale.

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    All’Ucraina 4,2 miliardi di euro, il Consiglio dell’Ue autorizza il primo pagamento per il sostegno finanziario da 50 miliardi

    Bruxelles – Via libera al primo dei pagamenti regolari nell’ambito dello Ukraine Facility, il fondo da 50 miliardi che l’Ue ha dedicato a Kiev per assicurarne la stabilità finanziaria per i prossimi quattro anni. Ironia della sorte, è toccato alla presidenza ungherese del Consiglio dell’Ue – il cui governo si era opposto a spada tratta allo stanziamento del nuovo budget per l’Ucraina – autorizzare la prima rata da 4,2 miliardi.“Questa decisione sostiene la stabilità macro-finanziaria dell’Ucraina e il funzionamento della sua pubblica amministrazione”, ha spiegato in un post su X la presidenza di turno dell’istituzione Ue. Nella decisione adottata oggi (6 agosto), gli ambasciatori dei 27 Paesi membri hanno concluso che l’Ucraina ha soddisfatto le condizioni e le riforme previste dal Piano per l’Ucraina, presentato a Bruxelles lo scorso 20 marzo, necessarie per ricevere i fondi.Riforme che riguardano la gestione delle finanze pubbliche e delle imprese statali, lo sviluppo di un più florido ambiente imprenditoriale – in particolare nel settore dell’energia – e il delicatissimo compito di sminare il territorio ucraino dalle migliaia di ordigni lasciati dai russi. Illustrando il Piano che definisce le intenzioni dell’Ucraina per la ripresa, la ricostruzione e la modernizzazione del Paese e le riforme da intraprendere come parte del processo di adesione all’Ue nei prossimi quattro anni, il primo ministro ucraino Denys Shmyhal aveva indicato la copertura di “circa 70 aree attraverso riforme strutturali nel settore pubblico ed economiche per sviluppare il clima imprenditoriale nell’energia, nella logistica, nell’agricoltura, nelle materie prime critiche e nelle tecnologie dell’informazione”.Ursula von der Leyen, Volodymyr Zelensky e Charles Michel al Consiglio europeo a Bruxelles, 9/2/23Dei 50 miliardi di euro di finanziamenti stabili, in sovvenzioni e prestiti, per sostenere la ripresa, la ricostruzione e la modernizzazione dell’Ucraina nel periodo 2024-2027, fino a 32 miliardi di euro saranno destinati a sostenere le riforme e gli investimenti previsti dal Piano per l’Ucraina, con pagamenti subordinati al raggiungimento delle tappe individuate. Quello di oggi è il primo pagamento regolare, mentre dalla sua entrata in vigore l’Ue ha già erogato attraverso lo Ukraine Facility 6 miliardi di euro come finanziamento ponte eccezionale e 1,89 miliardi di euro come prefinanziamento, che rappresenta un anticipo del 7 per cento del sostegno al prestito.Bruxelles e Kiev hanno stimato che, se l’Ucraina riuscirà ad attuare pienamente tutte le riforme e gli investimenti proposti, il Pil del Paese potrebbe aumentare del 6,2 per cento e del 14,2 per cento entro il 2040, con una probabile riduzione parallela del debito di circa 10 punti percentuali del Pil entro il 2033.

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    L’Ue ha sbloccato 1,5 miliardi dai profitti degli asset russi immobilizzati per armare l’Ucraina

    Bruxelles – Via libera al sostegno militare all’Ucraina con i soldi di Mosca. L’Ue ha versato oggi (26 luglio) un primo pagamento di 1,5 miliardi di euro generati dai proventi degli asset russi congelati sul territorio comunitario. “Non c’è simbolo migliore che usare il denaro del Cremlino per rendere l’Ucraina un posto più sicuro”, ha esultato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.Dopo l’accordo tra i Paesi membri lo scorso maggio, si aspettava solo che Euroclear, società di clearing belga che detiene la maggior parte dei titoli della Banca centrale russa, rendesse disponibile una prima fetta dei proventi. Secondo i calcoli della Commissione europea, a seconda dei tassi di interesse, Bruxelles sarà in grado di garantire circa 3 miliardi all’anno a Kiev attraverso i profitti degli asset russi immobilizzati. Asset e riserve che ammontano a circa 210 miliardi di euro.Questa prima tranche da 1,5 miliardi – e le prossime – sarà ora convogliata attraverso il Fondo europeo per la pace e il Fondo per l’Ucraina per sostenere le capacità militari dell’Ucraina e la ricostruzione del Paese. I 27 Ue hanno stabilito che il 90 per cento delle risorse saranno destinate all’assistenza militare, il restante dieci per la ricostruzione dell’Ucraina. Ma si sono dati la facoltà di rivedere la ripartizione già a gennaio 2025.“La prima tranche dei profitti imprevisti fornirà un sostegno concreto sul campo”, ha confermato l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell. In particolare, l’Ue finanzierà “l’acquisto di equipaggiamenti militari prioritari”: difesa aerea e munizioni per l’artiglieria. Ed appalti per spingere lo sviluppo dell’industria ucraina della difesa.

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    La decima legislatura Ue si apre con la condanna condivisa alle “palesi violazioni dei Trattati” di Orbán

    dall’inviato a Strasburgo – La prima risoluzione approvata a larghissima maggioranza dal Parlamento Ue nella decima legislatura è in linea di continuità con quella appena conclusasi, ma con una sfumatura nuova. Dalla destra conservatrice ai Verdi, passando per tutti i gruppi della maggioranza centrista (popolari, socialdemocratici e liberali), è “costante” il sostegno all’Ucraina invasa da quasi due anni e mezzo dalla Russia, ma anche la condanna condivisa alle “palesi violazioni dei Trattati e della politica estera comune dell’Ue” da parte del primo ministro dell’Ungheria, Viktor Orbán, che tra il 5 e l’8 luglio si è recato in visita “in maniera non coordinata e inaspettata” in Russia e in Cina.La presidente del gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D), Iratxe García Pérez (17 luglio 2024)“La Russia ha intenzionalmente perpetrato atrocità sistematiche e su larga scala nei territori occupati e ha inoltre attaccato indiscriminatamente zone residenziali e infrastrutture civili, il cui esempio più recente è il bombardamento dell’ospedale pediatrico Okhmatdyt”, è quanto messo nero su bianco nella risoluzione firmata da tutti e cinque i gruppi parlamentari e approvata oggi (17 luglio) con 495 voti a favore, 137 contrari e 47 astenuti. La condanna ai “crimini di guerra e crimini contro l’umanità” compiuti dal regime di Vladimir Putin è il filo rosso che porta direttamente al j’accuse sulle “missioni di pace” del primo ministro ungherese: “All’indomani della cosiddetta missione di pace del primo ministro ungherese la Russia ha attaccato l’ospedale pediatrico Okhmatdyt a Kiev, il che ha dimostrato l’irrilevanza dei presunti sforzi di Orbán, che sono stati recepiti con scetticismo dalla leadership ucraina”.La risoluzione mette in chiaro il fatto che “il primo ministro ungherese non può pretendere di rappresentare l’Ue quando ne viola le posizioni comuni” e chiede che “a tale violazione seguano ripercussioni per l’Ungheria”, Paese membro che fino al 31 dicembre detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea. “Nessuno deve negoziare con Putin al posto dell’Ucraina”, è l’attacco del polacco Andrzej Halicki (Ppe), a cui a fatto eco la presidente del gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D), Iratxe García Pérez, rincarando la dose contro il nuovo gruppo di estrema destra (terzo per numero di membri) al Parlamento Ue: “Siamo testimoni della connivenza dell’estrema destra anche in quest’Aula con il regime di Putin, il capo del gruppo dei falsi Patrioti [per l’Europa, ndr] lo ha incontrato per denigrare l’Ue, per proclamare che ha un piano di pace che nessuno conosce e per promuovere l’espansionismo russo”.Il presidente del gruppo dei Patrioti per l’Europa (PfE), Jordan Bardella (17 luglio 2024)Di “falsi patrioti” parla anche il tedesco Sergey Lagodinsky (Verdi/Ale), mentre la presidente del gruppo di Renew Europe, Valérie Hayer, ha denunciato la “missione di pace autoproclamata, utilizzando l’Ue senza alcun mandato”. Non si schiera a favore della risoluzione il gruppo della Sinistra perché, secondo il co-presidente Martin Schirdewan, “serve una trattativa ma l’Ue non ha preso alcuna iniziativa, l’invio di ulteriori armi non porterà alla fine della guerra“. La strenua difesa dell’operato di Orbán è arrivata dal presidente di Patrioti per l’Europa, Jordan Bardella, e da quello del gruppo ancora più a destra Europa delle Nazioni Sovrane, René Aust. Il primo ha concesso che quella della Russia è “una guerra di aggressione illegale e ingiustificata”, ma ha contrattaccato, sostenendo che “la condanna a Orbán mette a rischio l’unità europea, non si può accusare l’Ungheria per mantenere contatti di pace”. Il secondo ha chiesto “un cambio di strategia”, perché “il momento è maturo per le trattative di pace e sono grato a Orbán per essersi preso la responsabilità anche se c’è resistenza”.Il nodo della prima risoluzione al Parlamento UeSe la condanna a Orbán ha unito i cinque gruppi dai conservatori ai Verdi, lo stesso non si può dire su un punto particolarmente delicato della risoluzione, vale a dire il paragrafo 5. Più precisamente la specifica secondo cui il Parlamento Ue “sostiene fermamente l’eliminazione delle restrizioni all’uso dei sistemi di armi occidentali forniti all’Ucraina contro obiettivi militari sul territorio russo“. Su questo punto si è verificata una spaccatura nel voto, dove – per ragioni diverse – la quasi totalità degli eurodeputati del Partito Democratico ha votato contro il passaggio che sostiene l’uso delle armi occidentali per colpire obiettivi miliari in Russia (in quanto la formulazione potrebbe intendere anche, per assurdo, il ministero della Difesa di Mosca), come i Verdi Leoluca Orlando, Cristina Guarda e Benedetta Scuderi, ma soprattutto come gli 8 esponenti leghisti di Patrioti per l’Europa (che non da oggi hanno un’impostazione filo-russa) e gli 8 membri del Movimento 5 Stelle. A proposito del gruppo della Sinistra, Domenico Lucano e Ilaria Salis si sono astenuti sulla questione, così come tutti gli eurodeputati di Fratelli d’Italia.Bocciati tutti gli emendamenti, è rimasto il testo originale senza modifiche, sostenuto infine dalla totalità dei membri di Fratelli d’Italia, di Forza Italia e del Partito Democratico (fatta eccezione solo per Marco Tarquinio e Cecilia Strada, astenuti). Contrari, inevitabilmente, gli eurodeputati della Lega, ma anche quelli del Movimento 5 Stelle e i due eletti per Alleanza Verdi/Sinistra (il gruppo della Sinistra si è spaccato con un terzo a favore e un altro terzo astenuto), e soprattutto i tre Verdi italiani, gli unici a schierarsi contro la risoluzione spinta dal loro stesso gruppo per le implicazioni dei passaggi sull’invio delle armi e sulla spesa da parte degli Stati membri di “almeno lo 0,25 per cento del Pil annuo” per sostenere “militarmente” l’Ucraina.

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    Ucraina, Borrell rassicura gli alleati Nato dopo le fughe in avanti di Orbán: “L’unico piano di pace è quello di Zelensky”

    Bruxelles – Al 75esimo vertice Nato che si chiude oggi (11 luglio) a Washington è stato sancito il percorso “irreversibile” dell’Ucraina verso l’adesione all’alleanza atlantica. Così come irreversibile è la posizione dell’Unione europea sul sostegno a Kiev fino al raggiungimento di una pace giusta. Dopo i viaggi a Mosca e Pechino di Viktor Orbán, il premier ungherese che detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, arriva la rassicurazione agli alleati dell’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell: “Non c’è altro piano di pace oltre a quello di Zelensky. Tutta l’Ue sostiene questa posizione”.Integrità territoriale e sovranità nazionale dell’Ucraina. Qualsiasi negoziato per mettere fine al conflitto non può che partire da lì. Punto, discorso chiuso. In un summit in cui la questione ucraina è una delle più calde sul tavolo degli alleati transatlantici, sia sul fronte degli aiuti militari che su quello della futura adesione di Kiev alla Nato, il capo della diplomazia Ue ci ha tenuto a fugare ogni dubbio. “Per far sì che l’Ucraina prevalga, dobbiamo continuare a sostenerla“, ha chiarito oggi in un punto stampa. Borrell ha ricordato che Bruxelles ha fornito a Kiev “quasi 40 miliardi di euro di sostegno militare e addestrato 60 mila soldati ucraini”, ed ora “sta aumentando la capacità militare e incrementando la capacità produttiva dell’industria della difesa” per poter soddisfare le necessità di Kiev sul campo di battaglia.Borrell si è poi scagliato contro chi sostiene che continuare a armare l’esercito di Zelensky non farà altro che prolungare la guerra. “Se smettiamo di sostenere l’Ucraina, la guerra finirà certamente, ma con una resa ucraina, con un governo fantoccio a Kiev, con il popolo ucraino schiacciato da un aggressore“, ha dichiarato ancora l’Alto rappresentante. Non c’è spazio insomma per le fughe in avanti di Orbán, che ha creato scompiglio tra i 27 sfruttando l’inizio della presidenza semestrale del Consiglio dell’Ue per intraprendere la sua personalissima “missione di pace”. Che l’ha portato alle corti di Putin e di Xi Jinping, dopo aver chiesto a Zelensky di chiamare un cessate il fuoco e intraprendere trattative con il Cremlino.Lo stesso Cremlino che, nella dichiarazione finale del summit, viene definito “la minaccia più significativa e diretta alla sicurezza dell’Alleanza”. Tanto che, come annunciato a margine del vertice, dal 2026 gli Stati Uniti torneranno a dispiegare in Europa missili a lungo raggio, capaci di colpire obiettivi in territorio russo.A Washington aleggia inoltre lo spauracchio del ritorno alla Casa bianca di Donald Trump, che potrebbe rimescolare un’altra volta le carte dell’Alleanza atlantica. Motivo per cui si percepisce un certo senso di urgenza nell’assicurare la posizione dell’alleanza atlantica al fianco dell’Ucraina. Per non farsi mancare nulla, secondo Bloomberg Orbán si recherà in Florida per incontrare il tycoon a margine del vertice Nato. Un ulteriore tassello della sua iniziativa diplomatica per porre fine al conflitto. Un ulteriore strappo con Bruxelles, i cui servizi legali hanno dichiarato oggi che la visita della scorsa settimana del leader ungherese a Mosca avrebbe violato le regole comunitarie.

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    L’ultimo di Stoltenberg, il primo “a prova di futuro”. Il vertice Nato di Washington con la minaccia Trump

    Bruxelles – Quello al via oggi (9 luglio) a Washington sarà uno dei vertici Nato che probabilmente entreranno nella storia. Ancora non si sa se per decisioni “irreversibili”, ma sicuramente perché rappresenta uno spartiacque per il futuro dell’Alleanza Atlantica e per i rapporti tra gli Stati Uniti e gli altri 31 alleati. E, non di poco conto, perché sarà l’ultimo Summit di Jens Stoltenberg, il segretario generale che ha guidato la Nato in un periodo particolarmente turbolento: dal 2014 a oggi ha assistito al ritiro delle truppe dall’Afghanistan e il ritorno al potere dei talebani, alla guerra a bassa intensità nel Donbass ucraino fino all‘invasione russa in Ucraina e i successivi due anni e mezzo di guerra, all’aumento delle tensioni tra la Cina e Taiwan in uno dei luoghi più delicati al mondo per gli equilibri geopolitici tra le potenze internazionali.Il segretario generale della Nato, Jens StoltenbergIn programma fino a giovedì (11 luglio) il 75esimo vertice dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord conterà per la prima volta 32 membri dopo l’ingresso della Svezia a marzo, e vedrà ancora una volta la partecipazione del presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, proprio come a Vilnius lo scorso anno. La questione ucraina sarà una delle più calde sul tavolo degli alleati transatlantici, sia sul fronte degli aiuti militari sia su quello della futura adesione di Kiev alla Nato. A poche ore del vertice è da escludere che sarà accolta la richiesta di ingresso, ma l’ambizione più alta è quella di dare il via libera all’aggettivo “irreversibile” per definire il percorso di futura adesione. Cosa significhi precisamente in uno scenario in cui né gli Stati Uniti né le maggiori potenze europee stanno aprendo alla richiesta non è dato sapere, ma il leader ucraino cercherà risposte a Washington.Da sinistra: il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, e l’ex-presidente degli Stati Uniti, Donald Trump (14 novembre 2019)Sul fronte dell’invio di armi c’è sempre in agenda il programma di assistenza pluriennale da 100 miliardi di dollari per cinque anni, proposto ad aprile dal segretario generale Stoltenberg e che dovrebbe costituire l’impegno più concreto dei 32 alleati perché la Nato prenda direttamente in mano la responsabilità dell’assistenza militare all’Ucraina. È questo il cardine della volontà di rendere “a prova di futuro” il sostegno dell’Alleanza Atlantica a Kiev, anche attraverso un nuovo comando militare a Wiesbaden (Germania) responsabile per il coordinamento delle operazioni di invio degli aiuti e di addestramento dei soldati ucraini. In termini concreti questo significherà che la responsabilità passerà dagli Stati Uniti (il cui dipartimento della Difesa a ora guida il Gruppo di contatto per la difesa ucraina) alla Nato intera, garantendo – appunto – un futuro anche in caso di tempesta politica a Washington. Il rischio maggiore è quello del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca dopo le elezioni di novembre, che potrebbe rimettere completamente in discussione la partecipazione statunitense nell’organizzazione e nel suo finanziamento, ma anche la protezione degli alleati e i rapporti con la Russia di Vladimir Putin.Il primo ministro uscente dei Paesi Bassi e prossimo segretario generale della Nato, Mark Rutte (credits: Kenzo Tribouillard / Afp)L’ultima missione di Stoltenberg da segretario generale sarà quella di tenere uniti i capi di Stato e di governo dei 32 Paesi membri Nato, prima di passare il testimone all’ex-premier olandese, Mark Rutte, che lo succederà a partire dal primo ottobre. La nomina ufficiale di Rutte è arrivata lo scorso 26 giugno al termine della riunione del Consiglio del Nord Atlantico: “Guidare questa organizzazione è una responsabilità che non prendo alla leggera, sono grato a tutti gli alleati per aver riposto la loro fiducia in me”, erano state le prime parole del futuro segretario generale della Nato, in linea di perfetta continuità con l’eredità di Stoltenberg: “Ha fornito alla Nato una leadership eccezionale negli ultimi 10 anni e per il quale ho sempre nutrito grande ammirazione”. In un’Alleanza Atlantica che da Washington potrebbe uscire “a prova di futuro”, la promessa di Rutte è quella che “rimarrà la pietra angolare della nostra sicurezza collettiva“, anche con l’allineamento di tutti i Paesi alleati al target minimo del 2 per cento di spesa per la difesa sul Prodotto interno lordo.

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    Orbán a Mosca, l’ira della Commissione europea: “In dubbio la visita Ue in Ungheria”

    Bruxelles – La “missione di pace” intrapresa da Viktor Orbán “mina l’unità” dell’Unione europea. Il premier ungherese si trova oggi (5 luglio) a Mosca per discutere della situazione in Ucraina con il presidente russo Vladimir Putin. Una visita che mette in imbarazzo Bruxelles, dal momento che arriva a soli cinque giorni dall’avvio della presidenza di turno ungherese del Consiglio dell’Ue. E che “mette seriamente in dubbio la tradizionale visita della Commissione europea” nel Paese che detiene la guida semestrale dei 27.Mentre Orbán viene ricevuto al Cremlino, dalla capitale Ue si levano le proteste dei leader. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, aveva repentinamente chiarito già ieri sera che Orbán non ha ricevuto alcun mandato dall’Ue. In mattinata i messaggi dell’Alto rappresentante per gli Affari esteri e della presidente della Commissione europea: Josep Borrell ha precisato che la posizione ufficiale dei 27 sul conflitto “esclude contatti ufficiali tra l’Ue e Putin”, secondo Ursula von der Leyen “l’appeasement non fermerà Putin”.Viktor Orban e Vladimir Putin a Pechino, ottobre 2023 (credits: Grigory Sysoyev / Pool / Afp)La linea della Commissione europea sulla missione di Budapest – solo tre giorni fa Orbán si è recato a Kiev per chiedere un cessate il fuoco a Zelensky – è stata chiarita dal portavoce capo, Eric Mamer, durante il briefing quotidiano con la stampa: “Si tratta di appeasement e non di pace, e noi crediamo che mini l’unità e la determinazione che dobbiamo mostrare per porre fine a questa guerra”, ha dichiarato, precisando inoltre che “non siamo stati informati della visita, non è stata coordinata con noi e né con nessun altro”. Come non era stata coordinata con gli omologhi europei la prima fuga in avanti di Orbán, quando ad ottobre 2023 incontrò e strinse la mano a Putin durante un viaggio a Pechino.L’irritazione è tale per cui la Commissione paventa già le prime conseguenze: “Questa visita a Mosca mette seriamente in dubbio la tradizionale visita della presidenza (della Commissione, ndr) in Ungheria, che avevamo in programma subito dopo la pausa estiva”, ha annunciato Mamer. È infatti una prassi consolidata che il presidente della Commissione europea, insieme al collegio dei commissari, si rechino in visita nel Paese che detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue.Il portavoce dell’esecutivo comunitario ha evidenziato che – nonostante lo stesso Orbán abbia constatato che la presidenza di turno non ha il mandato di negoziare per conto dell’Ue – “il simbolismo è molto chiaro”, perché “questo viaggio avviene cinque giorni dopo l’avvio della presidenza ungherese”. E il premier magiaro, in una foto pubblicata sul suo account X, accompagnata dalla didascalia “La missione di pace continua, seconda fermata: Mosca”, ha utilizzato il logo scelto da Budapest per il semestre di presidenza Ue. Orbán ha risposto alla tempesta di critiche ricevute tra ieri e oggi a suo modo, cioè rilanciando: “Non è possibile trovare pace stando comodamente seduti in poltrona a Bruxelles – ha attaccato -, non possiamo sederci e aspettare che la guerra finisca miracolosamente”.La “confusione” seminata a proposito da Orbán, come ha denunciato la premier estone – e candidata a sostituire Borrell a capo della diplomazia Ue – Kaja Kallas, è evidente anche nelle dichiarazioni di Putin all’arrivo dell’amico di lunga data. “Capisco che questa volta è arrivato non solo come nostro partner”, ha osservato Putin, che ha intenzione di mostrare a Orbán i dettagli delle proposta di Mosca per una soluzione pacifica del conflitto in Ucraina. Secondo l’ufficio stampa del Cremlino, il presidente russo avrebbe detto a Orbán di essere “pronto a discutere con voi le sfumature su questo tema, e mi aspetto che lei mi renda edotto della sua posizione e di quella dei partner europei“.The #peace mission continues. Second stop: #Moscow. pic.twitter.com/kPOkKBsJQm— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) July 5, 2024A proposito delle “vergognose” immagini di Orban da Puti, l’eurodeputato Sandro Gozi, segretario generale del Partito democratico europeo e membro della presidenza di Renew Europe ricorda che “con una risoluzione lo scorso 24 aprile, il Parlamento europeo aveva messo in luce tutti i dubbi e le preoccupazioni sulla reale capacità di questa presidenza di turno del Consiglio di garantire la continuità dell’agenda dell’Ue e di rappresentare il Consiglio nelle sue relazioni con le istituzioni dell’Ue e gli altri Paesi”. Secondo Gozi “purtroppo, il Consiglio fece cadere nel vuoto il nostro appello a spostare la presidenza ungherese. Scandalizzarsi oggi, dunque, da parte dei leader del Consiglio, è quanto mai ipocrita: sarebbe bastato ascoltare il Parlamento per evitare un’immagine così vergognosa che getta discredito su tutte le istituzioni europee”.

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    La ‘pace di Orbán’. Dopo la visita a Kiev, previsto l’incontro con Putin. Ma Bruxelles mette in chiaro: “Nessun mandato dall’Ue”

    Bruxelles – Viktor Orbán domani al Cremlino per incontrare Vladimir Putin. A soli due giorni di distanza dalla visita a Kiev in cui Orbán aveva definito l’impegno sull’Ucraina “la questione principale dei prossimi sei mesi di presidenza ungherese dell’Ue”. Ma da Bruxelles, dopo l’endorsement al benaugurante incontro con Zelensky, arriva la rettifica immediata: “La presidenza di turno dell’Ue non ha il mandato di impegnarsi con la Russia per conto dell’Ue”.A mettere in chiaro che si tratta di un’iniziativa esclusivamente figlia dell’equilibrismo di Budapest tra l’Ue e l’amicizia con il dittatore russo, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Per l’Ue “nessuna discussione sull’Ucraina può aver luogo senza l’Ucraina”, ha dichiarato in un post su X pochi minuti dopo la notizia del viaggio a Mosca del premier magiaro, riportata dall’emittente ungherese Radio Liberty citando una fonte del governo di Budapest. Secondo Radio Liberty, Orbán sarà accompagnato dal ministro degli Esteri, Peter Szijjarto, un habitué della tratta Budapest-Mosca: dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, Szijjarto è stato nella capitale russa almeno cinque volte.Viktor Orban e Volodymyr Zelensky a Kiev, 02/07/24 (Photo by Genya SAVILOV / AFP)A soli quattro giorni dal via del temuto semestre ungherese di presidenza del Consiglio dell’Ue, il leader più filorusso d’Europa rischia già di mettere in imbarazzo l’Unione e di creare tensione con i colleghi capi di stato e di governo. Il 2 luglio, nel suo primo viaggio in Ucraina da quando è scoppiato il conflitto, Orbán aveva invitato Zelensky a ragionare sulla possibilità di “proclamare un cessate il fuoco e avviare negoziati con la Russia”. Sentendosi rispondere dal premier ucraino che “serve una pace giusta”. Una pace che parta da un presupposto ribadito ancora da Charles Michel: “La Russia è l’aggressore, l’Ucraina è la vittima”.The EU rotating presidency has no mandate to engage with Russia on behalf of the EU.The European Council is clear: Russia is the aggressor, Ukraine is the victim. No discussions about Ukraine can take place without Ukraine.— Charles Michel (@CharlesMichel) July 4, 2024