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    Sul Memorandum con la Tunisia non è ancora detta l’ultima parola. I Greens vogliono bloccare i 150 milioni Ue di sostegno al budget

    Bruxelles – L’accordo di partenariato strategico siglato lo scorso luglio da Ursula von der Leyen e Kais Saied continua a fare rumore. Il gruppo dei Verdi al Parlamento europeo ha annunciato che solleverà un’obiezione per bloccare almeno l’esborso – previsto nel capitolo relativo all’assistenza macroeconomica incluso nel Memorandum – di 150 milioni di euro di sostegno al budget tunisino dalla casse Ue.Per sospendere il finanziamento, la commissione parlamentare competente – in questo caso quella per gli Affari Esteri (Afet) – può presentare una proposta di risoluzione motivata in cui afferma che “un progetto di atto o misura di esecuzione non è coerente con il diritto dell’Unione” e sottoporla al voto della plenaria dell’Eurocamera. Anche se l’obiezione non sarebbe in ogni caso vincolante per la Commissione europea.L’eurodeputata olandese, Tineke Strik, ha pubblicato la lettera che i Verdi hanno indirizzato alla commissione Afet. In cui denunciano di “non aver mai ricevuto una risposta conclusiva da parte dell’esecutivo Ue” alle continue richieste di informazioni sul controllo del rispetto dello stato di diritto, della democrazia e dei diritti umani nell’ambito dell’accordo con la Tunisia e sull’eventuale applicazione di qualche forma di condizionalità per autorizzare i finanziamenti.L’eurodeputata del gruppo dei Verdi, Tineke StrikPerché in un Paese in cui “lo Stato di diritto e i diritti umani sono continuamente sottoposti a forti pressioni da parte del governo centrale”, un supporto al bilancio da 150 milioni di euro non dovrebbe essere preso alla leggera. Nella lettera, cofirmata da Strik e dai colleghi Erik Marquardt e Mounir Satouri, si elencano “le continue vessazioni, i licenziamenti e le detenzioni arbitrarie di giornalisti, avvocati, difensori dei diritti umani e oppositori politici”, che “costituiscono un grave attacco ai principi fondamentali dello Stato di diritto“.Per questo, e per il “trattamento riservato ai migranti dalle autorità governative nell’ultimo anno, tra cui violenze fisiche e abbandono del deserto”, i Verdi europei sostengono che la decisione di concedere i 150 milioni di euro al governo di Saied violi l’articolo 21 del Trattato sull’Unione europea, secondo cui l’azione esterna dell’Unione europea deve essere guidata dai principi della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani e delle libertà fondamentali.Solo pochi giorni fa, nel corso di un’audizione in Commissione Libertà Civili (Libe) con la commissaria Ue per gli Affari Interni, Ylva Johansson, Amnesty International aveva denunciato le “continue espulsioni di massa” portate avanti dal governo di Kais Saied, che avvengono “sempre con lo stesso schema”. Quello già ampiamente documentato la scorsa estate, quando centinaia di migranti sub-sahariani erano stati caricati su pullman che da Sfax – principale località di partenza per l’Europa – li avevano abbandonati nel deserto al confine con la Libia. Inoltre, aveva avvertito Amnesty International, “la polizia tunisina è estremamente corrotta” e “prende soldi anche da chi lavora con i trafficanti”.Visto poi che – dopo la firma del Memorandum – le autorità tunisine hanno rifiutato l’accesso nel Paese a delegazioni ufficiali della Commissione europea e dell’Eurocamera – Strik, Marquardt e Satouri si dicono “preoccupati per il grado di responsabilità e di controllo parlamentare di questo sostegno al bilancio del governo tunisino”.Quei 150 milioni, che sarebbero una misura urgente per rimpinguare le casse di Tunisi in attesa di ulteriori 900 milioni vincolati allo sblocco di un maxi-prestito da 1,9 miliardi del Fondo Monetario Internazionale, “rischiano di finire nelle mani sbagliate e di sostenere un governo non democratico, mentre i benefici effettivi per la popolazione tunisina sarebbero limitati”. Secondo i Greens “esistono altri modi più efficaci per rafforzare il sostegno diretto alla popolazione tunisina, tra cui le organizzazioni della società civile”.

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    Tunisia, la Commissione Ue rassicura sull’applicazione del Memorandum: “In caso di violazioni dei diritti bloccheremo i fondi”

    Bruxelles – Per la Commissione europea il Memorandum d’Intesa con la Tunisia “funziona benissimo”. Parola di chi quell’accordo l’ha firmato, il commissario per l’Allargamento, Olivér Várhelyi, e della responsabile Ue per gli Affari interni, Ylva Johansson. Che, interrogata dagli eurodeputati della commissione Libertà civili (Libe), ha rassicurato i più critici: “I nostri progetti hanno tolleranza zero verso le violazioni i diritti fondamentali”.I dati sugli sbarchi in Italia che arrivano dal Viminale danno per ora manforte all’esecutivo Ue, anche se la stessa Johansson ha ammesso che le cifre degli ultimi mesi “sono dovute anche alle condizioni meteorologiche”. Dallo scorso autunno infatti, i numeri degli arrivi di persone migranti sulle coste italiane sono costantemente più bassi di quelli dell’anno precedente: 10.277 a ottobre 2023 (erano 13.492 nel 2022), 8.317 a novembre (9.061 nel 2022), 5.237 a dicembre (10.788 nel 2022). E anche nel nuovo anno la tendenza sembrerebbe confermata: per ora nel 2024 il Ministero degli Interni italiano ha registrato 1.298 arrivi, contro i 3.035 dell’intero gennaio 2023.

    La commissaria Ue per gli Affari Interni, Ylva JohanssonSecondo la commissaria, dall’inizio di ottobre le partenze dalla Tunisia sarebbero diminuite addirittura dell’80-90 per cento. E – dalla firma del Memorandum avvenuta il 16 luglio – le autorità tunisine avrebbero arrestato 750 trafficanti di esseri umani e scafisti. “È estremamente importante prevenire queste pericolose partenze”, ha dichiarato Johansson. Dai dati raccolti dal Migrants Missing Project, sulla rotta del Mediterraneo centrale sarebbero morti e dispersi almeno 2498 migranti nel 2023. Di questi, dopo il picco di giugno in cui le vittime sono state 729, solo 665 nella seconda metà dell’anno. E 75 a gennaio 2024.La Commissione Ue respinge le accuse di violazioni dei diritti umani in TunisiaSe – con lo zampino delle cattive condizioni meteo – l’intensificazione dell’attività delle autorità tunisine ha effettivamente portato a un migliore controllo delle coste, questo non significa automaticamente che il Memorandum Ue-Tunisia sia vincente. All’audizione in Commissione Libe ha partecipato anche Hussein Baoumi, responsabile nella regione per Amnesty International: Baoumi ha denunciato le “continue espulsioni di massa” portate avanti dal governo di Kais Saied, che avvengono “sempre con lo stesso schema”. Quello già ampiamente documentato la scorsa estate, quando centinaia di migranti sub-sahariani erano stati caricati su pullman che da Sfax – principale località di partenza per l’Europa – li avevano abbandonati nel deserto al confine con la Libia.Inoltre, ha avvertito Amnesty International, “la polizia tunisina è estremamente corrotta” e “prende soldi anche da chi lavora con i trafficanti”. Ma Johansson non ne ha voluto sapere, la diminuzione delle partenze non è legata alle deportazioni nel deserto, ma al fatto che la guardia costiera e la polizia tunisine stiano combattendo i trafficanti. E per quel che riguarda le condizioni delle persone migranti che rimangono bloccate sulle coste del Paese nordafricano, “la Tunisia è sempre di più un Paese di transito e non è attrezzata per gestire la situazione, ci vuole tempo per costruire le capacità”, ha spiegato la commissaria.Secondo i dati citati da Johansson, in Tunisia c’è stato un aumento del 600 per cento dei richiedenti asilo negli ultimi anni. E l’Ue, nell’ambito del Memorandum d’intesa e attraverso la cooperazione con l’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (Oim) e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), sta cercando di rafforzare un sistema di asilo che non è mai esistito. La Commissione europea rispedisce al mittente le accuse di finanziare progetti che violano i diritti umani in Tunisia. “I fondi Ue per la Tunisia collegati alla migrazione non vanno ‘ad amici di amici’, vanno a organizzazioni internazionali”, ha dichiarato Johansson. L’Oim, l’Unhcr, la Croce rossa tunisina. “C’è controllo e valutazione su come vengono utilizzati e sono pronta a esplorare ulteriori meccanismi di monitoraggio per far sì che che i nostri fondi non siano usati da chi viola diritti umani“, ha promesso.Nonostante ci siano ancora numerose criticità sull’implementazione dei 5 pilastri del Memorandum con la Tunisia – che inserisce il capitolo gestione delle migrazioni in una “partnership comprensiva globale” – Johansson ha confermato che l’Ue è “vicina a un accordo su una dichiarazione congiunta con l’Egitto“, anticamera di un nuovo Memorandum d’Intesa sul modello di quello con la Tunisia. Un memorandum che dovrà rispondere ad altre sfide, perché l’Egitto “non è proprio un Paese di transito”. Proprio no, in Egitto ci sono oggi oltre 9 milioni di persone migranti.

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    Sul Memorandum Ue-Tunisia si consuma un altro scontro tra Ursula von der Leyen e Charles Michel

    Bruxelles – L’intesa siglata a luglio tra la Commissione europea e il governo tunisino di Kais Saied continua a creare dissapori tra le istituzioni comunitarie. Dopo gli attacchi dell’Eurocamera e del capo della diplomazia europea, Josep Borrell, si è sbottonato anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.
    L’ultimo capitolo della saga si è consumato dopo che il presidente tunisino ha definito la prima tranche da 60 milioni di euro versata da Bruxelles come “un’elemosina”, annunciando di volerla rifiutare. Decisione che fa seguito in realtà a diversi segnali allarmanti già lanciati da Saied, che ha rimandato un incontro di alto livello con la Commissione europea sull’attuazione del Memorandum e ha impedito l’ingresso sul territorio nazionale ad una delegazione dell’Eurocamera. Ecco allora che Michel, in un’intervista alla televisione spagnola Rtve, ha rilanciato la polemica: “È importante seguire le procedure e assicurarsi che gli Stati membri diano il loro mandato alla Commissione e poi gli Stati membri, durante questo processo, dicano sì o no, a ciò che la Commissione ha negoziato: questa è una lezione chiara, il coinvolgimento degli Stati membri è fondamentale per il suo successo”, ha dichiarato il leader Ue.
    Da sx: Mark Rutte, Ursula von der Leyen, Kais Saied e Giorgia Meloni alla firma del Memorandum d’Intesa Ue-Tunisia, 16 luglio 2023
    Già messa sotto accusa per non aver coinvolto i 27 nelle trattative dall’Alto rappresentante Borrell, la Commissione ha negato in modo seccato l’uscita di Michel. “Abbiamo visto queste dichiarazioni del presidente del Consiglio europeo, dal nostro punto di vista sono parzialmente imprecise e non rafforzano in nessun modo l’abilità dell’Ue di agire in modo efficace nell’affrontare la difficile questione della migrazione”, ha dichiarato oggi (4 ottobre) la portavoce dell’esecutivo von der Leyen, Arianna Podestà.
    Secondo la ricostruzione della portavoce, prima del 16 luglio (data della firma del memorandum) la Commissione avrebbe “riferito ripetutamente agli ambasciatori degli Stati membri e al Consiglio sulle principali caratteristiche dell’accordo e sui progressi fatti nei negoziati”.
    Podestà ha rivendicato inoltre la libertà della Commissione “di negoziare accordi che non sono vincolanti in base al diritto internazionale, come quello con la Tunisia”. Un accordo i cui negoziati “sono politicamente basati su conclusioni esplicite del Consiglio europeo“. La portavoce è infine passata al contrattacco, dichiarando che “dopo la conclusione dell’accordo diversi capi di governo hanno esplicitamente apprezzato il risultato e incoraggiato la Commissione a concludere altri accordi seguendo queste linee”.
    Dalla sua trincea la Commissione europea procede a testa bassa e – nonostante il rifiuto dei contributi finanziari annunciato da Saied – ha confermato di aver finalizzato “il pagamento di 60 milioni di euro di sussidi alla Tunisia dopo la richiesta del governo tunisino arrivata il 31 agosto”. Un’assistenza che, come ribadito dalla portavoce Ana Pisonero, non ha nulla a che vedere con il Memorandum, ma che rientra in un pacchetto concordato precedentemente nell’ambito della ripresa post-pandemica. Fonti europee rivelano tuttavia che Saied “ritiene che il volume delle risorse mobilitate non sia adeguato e non il linea con quanto concordato”.
    In difesa dell’accordo siglato da von der Leyen sono intervenuti oggi dall’emiciclo di Strasburgo il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, e il leader del Partito Popolare europeo – gruppo in cui siede la stessa von der Leyen – Manfred Weber. Per quest’ultimo il memorandum con la Tunisia, “anche se difficile da applicare”, è “un modello per altre intese con i Paesi dell’Africa settentrionale”, mentre Schinas ha assicurato che la sua attuazione “è stata accelerata, anche per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani”.
    Il memorandum con la Tunisia continua a non piacere neppure in Parlamento, dove una buona parte dell’Aula lo ha criticato anche oggi nel corso del dibattito. Ma, domanda l’esponente del Ppe Jeroen Lenaers, “qual è l’alternativa?”. Un intervento che dà il senso della situazione.

    Dopo il rifiuto di Saied alla tranche da 60 milioni di assistenza per la ripresa post-Covid, il presidente del Consiglio europeo ha attaccato la Commissione Ue per non aver coinvolto i 27 nei negoziati. Piccata la risposta dell’Esecutivo: “Dichiarazioni imprecise che non aiutano”

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    La Commissione Ue pronta all’esborso di 127 milioni di euro per la Tunisia. Ma solo 42 sono collegati al Memorandum d’Intesa

    Bruxelles – Un annuncio per calmare le acque, ma che a ben vedere rimane un annuncio di facciata. La Commissione europea è pronta a mobilitare 60 milioni per rimpinguare le casse vuote della Tunisia e 67 milioni per un pacchetto di assistenza operativa sulla migrazione. Ma di questi 127 milioni, solo 42 sono collegati all’implementazione del Memorandum d’Intesa siglato a luglio per arginare l’emergenza sbarchi dal Mediterraneo centrale. Gli altri riguardano accordi già in corso da tempo tra l’Ue e Tunisi.
    Messa con le spalle al muro sul mancato esborso dei fondi promessi a Kais Saied, nonostante un’estate da oltre 60 mila ingressi di persone migranti sul territorio italiano, Ursula von der Leyen ha voluto lanciare un segnale. A Giorgia Meloni, che anche all’Assemblea generale dell’Onu a New York ha parlato in toni drammatici della situazione nel Mediterraneo e della necessità di combattere in ogni modo i trafficanti, ma anche a Saied, che finora non sembra aver mosso un dito per contrastare l’aumento di partenze di migranti dalle coste tunisine, anzi. Il punto è che la Commissione Ue ha riciclato cifre già note: come ha ammesso la portavoce dell’esecutivo comunitario, Ana Pisonero, i 60 milioni di supporto al budget erano già previsti da un piano di aiuti relativo alla crisi post-pandemica e non hanno nulla a che vedere con i 150 milioni di assistenza finanziaria previsti dal Memorandum, e lo stesso vale per buona parte dei 67 milioni annunciati per la cooperazione sulle migrazioni.
    Di questi ultimi fanno parte 24,7 milioni di euro per finanziare “progetti già in corso adottati nel 2022” e 42 milioni che rientrano effettivamente nel pacchetto da 105 milioni per le migrazioni concordato nell’intesa tra Ue e Tunisi. Questa prima tranche sarà “contrattata e consegnata rapidamente”, perché ha già avuto il via libera degli Stati membri nelle procedure previste per la destinazione dei fondi attraverso lo strumento Ndici-Global Europe. Un pacchetto “costruito in stretta cooperazione con la Tunisia” per “minare le reti criminali dei trafficanti”: prevede il refitting di navi, veicoli e altre attrezzature per la guardia costiera tunisina, oltre alla fornitura di nuove imbarcazioni, termocamere e altra assistenza operativa. E programmi di formazione per il personale.
    Oltre a finanziare direttamente le autorità tunisine, una parte – non specificata dalla Commissione- di questi 42 milioni sarà mobilitata “attraverso l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr)”, in programmi dedicati alla “protezione dei migranti e ai ritorni volontari” dalla Tunisia ai Paesi d’origine. Programmi in ogni caso già in corso, che Bruxelles vuole ora “accelerare per affrontare la situazione che vediamo oggi a Lampedusa”, su cui von der Leyen ha annunciato il 17 settembre un ennesimo piano d’azione in 10 punti.
    La Commissione ha reso noto che una delegazione di funzionari si recherà in Tunisia la prossima settimana per “discutere l’attuazione del protocollo d’intesa, in particolare le azioni prioritarie”. Che sono state ribadite anche ieri in una telefonata tra il commissario Ue per il vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, e il ministro degli Esteri tunisino, Nabil Ammar: “reprimere le reti di trafficanti, intensificando l’assistenza dell’Ue per lo sviluppo delle capacità delle autorità di contrasto tunisine, e supportare i ritorni volontari e il reinserimento dei migranti nei paesi di origine, nel pieno rispetto del diritto internazionale”.

    Annunciata la consegna di 60 milioni di supporto al budget “nei prossimi giorni” e di 67 milioni per la migrazione. Di questi, circa 25 per finanziare programmi già in corso dal 2022. Varhelyi fissa le priorità con il ministro degli Esteri tunisino: “Reprimere le reti di trafficanti e supportare i ritorni volontari”

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    Borrell: per molti Stati Ue la decisione di firmare il memorandum con la Tunisia è “incomprensibile”

    Bruxelles – Alcuni  Stati membri dell’Ue hanno espresso “incomprensione” per la scelta della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, di stringere un patto sulle migrazioni con la Tunisia.
    Queste osservazioni sono state espresse all’Alto rappresentate per la Politica Estera Josep Borrell sia a voce sia per iscritto, spiega lui stesso in una lettera datata 7 settembre e visionata dal Guardian.
    “Come sai… a luglio, diversi Stati membri hanno espresso la loro incomprensione riguardo all’azione unilaterale della Commissione per la conclusione di questo [memorandum] e le loro preoccupazioni riguardo ad alcuni dei suoi contenuti“, ha scritto Borrell in una lettera a Olivér Várhelyi, il commissario europeo per le Politiche di Vicinato. “Dopo la riunione del Consiglio Affari Esteri del 20 luglio – insiste Borrell – alcuni Stati membri ti hanno comunicato queste preoccupazioni con procedura scritta”.
    Il patto, firmato a luglio con la Tunisia dalla Von der Leyen, dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, e dal primo ministro olandese, Mark Rutte, mira ad arginare la migrazione verso l’Europa dalla Tunisia, una delle rotte più battute per i trafficanti di esseri umani, dopo che la Libia era diventata troppo pericolosa anche per le bande criminali organizzate, ricorda il quotidiano britannico.
    Borrell ricorda al collega che i ministri degli Affari Esteri hanno “osservato che la Commissione non ha seguito le fasi corrette della procedura di adozione”, non ha cioè portato il testo all’approvazione preventiva dei governi di tutti i Ventisette, e che quindi il memorandum d’intesa non può essere “considerato un modello valido per accordi futuri”.
    In quella che il Guardian definisce “una bordata contro Meloni e Rutte”, Borrell ha scritto che “la partecipazione ai negoziati e alla cerimonia di firma di un numero limitato di capi di governo dell’Ue non compensa l’equilibrio istituzionale tra il Consiglio e la Commissione”.

    L’alto rappresentante per la Politica estera dell’Unione lo sottolinea in una lettera (inviata dieci giorni prima della visita di von der Leyen ieri a Lampedusa) al collega responsabile per le Politiche di vicinato Olivér Várhelyi

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    La Tunisia blocca l’ingresso alla delegazione del Parlamento Ue. La Commissione è “profondamente sorpresa”

    Evidentemente troppo per Saied che, anche se fresco di partnership rafforzata con l’Ue, non ha voluto che l’Eurocamera ficcasse il naso negli affari interni del Paese. La decisione è arrivata all’indomani di un infuocato dibattito all’emiciclo di Strasburgo in cui la stragrande maggioranza degli eurodeputati hanno criticato duramente la Commissione europea per aver stretto l’accordo con Saied. Nel documento con cui il Ministero degli Affari Esteri tunisino ha notificato il divieto di ingresso alla delegazione Ue, reso pubblico su Twitter, non c’è traccia di motivazioni: “Nonostante le numerose riserve nei suoi confronti, la delegazione non sarà autorizzata a entrare sul territorio nazionale”, si legge. Tunisi non ha al momento fornito spiegazioni ufficiali all’origine della dura presa di posizione. Una condotta che “non ha precedenti dalla rivoluzione democratica del 2011”, hanno sottolineato in un comunicato congiunto i membri di Afet.  “Condanniamo la decisione delle autorità tunisine di rifiutare l’ingresso alla delegazione e chiediamo spiegazioni dettagliate”, si legge nella nota del Parlamento Ue.
    Si è attivato immediatamente anche l’ambasciatore Ue in Tunisia, esprimendo “rammarico per la decisione”. Al briefing quotidiano con la stampa internazionale, alla domanda se lo sgarbo di Saied potrà avere ripercussioni sull’implementazione del Memorandum d’intesa, la Commissione europea ha risposto: “L’Ue e la Tunisia sono legate da un partenariato forte e strategico, la continuazione di un dialogo aperto è ancora più importante nel momento in cui affrontiamo insieme sfide senza precedenti“. Insomma, l’intesa per arginare l’emergenza sbarchi dal Mediterraneo centrale ha la priorità.
    La condanna alla Tunisia dall’universo Socialdemocratico
    Di tutt’altro avviso la capogruppo dei Socialisti e democratici, Iratxe Garcia Perez, che promette battaglia: la leader spagnola ha fatto sapere che chiederà alla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, di condannare ufficialmente l’accaduto e ha esortato Ursula von der Leyen a “sospendere immediatamente l’attuazione del Memorandum“. All’appello si è unito il capodelegazione del Pd, Brando Benifei, che ha definito “molto grave” la vicenda e ha chiesto “una condanna da parte dei vertici delle istituzioni europee”.
    Non solo, Perez ha annunciato che chiederà una valutazione sulla legalità dell’accordo da parte dei servizi giuridici del Parlamento. “La decisione delle autorità tunisine di negare l’ingresso della missione della Commissione Affari Esteri dimostra ciò che affermiamo sin dalla firma del Memorandum d’Intesa tra la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il Presidente Saied. Esternalizzare la gestione della migrazione è un errore politico, e dare soldi a un regime autoritario che viola i diritti umani e reprime ogni oppositore va contro i nostri valori”, ha dichiarato la capogruppo S&d. Che ha poi puntato il dito contro l’alleato-rivale Manfred Weber, leader dei popolari che solo due settimane fa si è recato in Tunisia per difendere la legittimità dell’accordo. “È tempo che il Ppe e il suo leader Manfred Weber riconoscano che questo Memorandum era un’idea sbagliata fin dall’inizio – se non illegale – e smettano di dire che si tratta di un modello da replicare”.

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    All’Eurocamera l’accordo con la Tunisia non piace (quasi) a nessuno. Nel mirino aumento degli sbarchi e violazioni dei diritti umani

    Bruxelles – Pioggia di critiche per il controverso memorandum d’intesa Ue-Tunisia fortemente voluto e firmato lo scorso 16 luglio dalla Commissione europea e dall’autoritario presidente Kais Saied. Non solo da sinistra, come era lecito aspettarsi. Anche una parte dell’universo conservatore del Parlamento europeo ha sollevato i propri dubbi su un accordo poco trasparente, che nel breve periodo non ha portato alcun risultato e che rischia di rendere l’Ue ostaggio delle politiche aggressive dell’uomo forte di Tunisi.
    A un giorno dall’atteso discorso sullo Stato dell’Unione di Ursula von der Leyen, la scelta della presidente della Commissione europea di rafforzare la cooperazione con un Paese sempre più lontano dagli standard di democrazia e rispetto dei diritti umani tanto cari all’Ue non è andata giù all’emiciclo di Strasburgo. A metterci la faccia il commissario Ue per l’allargamento, Olivér Várhelyi, che ha cercato di convincere gli eurodeputati delle ragioni che hanno reso necessario un accordo che prevede l’esborso immediato di 150 milioni di euro a supporto del budget del Paese nordafricano e 105 milioni per la gestione delle frontiere. E altri 900 milioni di euro di assistenza macrofinanziaria vincolati all’accordo tra Saied e il Fondo Monetario Internazionale per un maxi-prestito da 1,9 miliardi di dollari.
    Il commissario Ue per l’Allargamento, Oliver Varhelyi
    Varhelyi ha definito il memorandum “un investimento nella nostra prosperità, stabilità e nelle future generazioni” e ha garantito che ora il focus è sulla sua rapida implementazione, che starebbe procedendo con “regolari meeting tecnici e politici” con le controparti tunisine. Obiettivo “fondamentale” è trovare una soluzione ai flussi migratori in un modo “comprensivo e sostenibile”: per il commissario i trend attuali – con un aumento degli sbarchi del 69 per cento dal Mediterraneo centrale da quando è stato firmato il memorandum-, non smentiscono l’accordo ma anzi ne “evidenziano l’urgenza”. Essenziale prevenire partenze irregolari “che troppo spesso finiscono in tragedia”, attraverso “un rafforzamento della capacità di gestione dei confini” e “del sistema di sorveglianza marittima” delle autorità tunisine. Sulla base della partnership operativa anti-trafficanti siglata ad aprile dalla commissaria Ue per gli Affari Interni, Ylva Johansson, il memorandum prevede un’intensificazione degli sforzi per rompere il business delle reti di criminali che si arricchiscono sui viaggi spesso fatali dei migranti. Secondo Varhelyi la guardia costiera tunisina ha già disposto circa 24 mila fermi quest’anno, contro i 9 mila del 2022. E ha salvato già quasi 50 mila persone migranti.
    L’accusa più forte mossa all’esecutivo Ue è aver chiuso un occhio sulle sempre più sistematiche violazioni dei diritti umani perpetrate in Tunisia ai danni dei migranti subsahariani. Violazioni documentate: secondo Human Rights Watch sarebbero circa 1200 i migranti respinti e abbandonati dalle autorità tunisine verso il deserto, al confine con la Libia, soltanto nel periodo tra la fine di giugno e la fine di luglio. Il commissario Ue ha assicurato che, in cooperazione con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), l’Unhcr e altri partner locali, l’Ue starebbe “rafforzando il proprio impegno sulla protezione dei migranti in condizioni di vulnerabilità”, fornendo “sollievo immediato con acqua, primo soccorso e rifugi d’emergenza”. Ma Varhelyi ha rimandato al Consiglio d’Associazione Ue-Tunisia, che nelle intenzioni dell’esecutivo comunitario dovrebbe svolgersi prima della fine dell’anno, tutti i discorsi sulla situazione dei diritti umani e sui principi fondamentali.
    Migranti subsahariani abbandonati nel deserto al confine con la Libia, 16 luglio 2023 (Photo by Mahmud Turkia / AFP)
    Socialisti e democratici, Sinistra europea e Verdi non hanno fatto sconti. Per la leader S&d, Iratxe Garcia Perez, è “inaccettabile che il denaro dei contribuenti europei sia utilizzato da un governo che attacca i principi fondamentali dei diritti umani”, per il capodelegazione del Partito Democratico, Brando Benifei, il memorandum non è altro che “l’ennesimo tentativo inutile di esternalizzare il controllo delle frontiere europee con grandi rischi per i diritti umani”. Perché se errare è umano, perseverare è diabolico: “L’esperienza libica dovrebbe averci insegnato come accordi di questo tipo siano drammaticamente fallimentari”, ha ricordato in aula Benifei. Anche la pentastellata Laura Ferrara ha avvertito che il rischio è di “alimentare la dipendenza da un Paese terzo con tutele dei diritti umani del tutto inadeguate”, un Paese che “è evidente che non possa essere considerato sicuro”. Ancora più duro Pietro Bartolo (Pd), ex medico a Lampedusa, per cui l’Ue è “complice della caccia ai negri aperta da Saied”.
    Se da sinistra si è levata a gran voce la richiesta di tornare sui propri passi e cancellare l’accordo, anche il Partito Popolare europeo ne ha riconosciuto i limiti. Per Manfred Weber “è necessario, ma non perfetto”, mentre l’eurodeputato di Forza Italia Salvatore De Meo ha parlato di “bicchiere mezzo pieno”. Il leader del Ppe, volato a Tunisi di recente per una serie di incontri, ha dichiarato che il primo ministro tunisino avrebbe spiegato che “l’aumento di arrivi di migranti dalla Tunisia sono motivati dal panico creato dal memorandum d’intesa” e che a Tunisi “si aspettavano di vedere un aumento prima che i numeri possano iniziare a diminuire”. Anche più a destra, nei gruppi dei Conservatori e Riformisti (Ecr) e Identità e Democrazia (Id) qualcuno ha storto il naso: Assita Kanko (Ecr) ha dichiarato che “l’Europa sta ballando con il diavolo”, mentre la leghista Annalisa Tardino ha denunciato le “tante passerelle e i zero risultati” dell’intesa.
    Un fuoco incrociato che mette in difficoltà von der Leyen, che ha definito il memorandum “una pietra miliare” dei rapporti con i Paesi del vicinato nordafricano. Forse con troppa fretta, o con la bramosia di incassare un successo in più a un anno dalle elezioni europee. Perché basta dare una sfogliata al trattato sull’Ue per riscoprire che, all’articolo 21, “i diritti umani sono il metro di misura della nostra politica estera”.

    Da S&d, Sinistra europea e Verdi la richiesta di ritirare il Memorandum d’intesa, qualche critica anche da Ecr e Id. Per il leader del Ppe, Manfred Weber, l’accordo con la Tunisia “è necessario, non perfetto”

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    Fondi alla Tunisia per rimpatri e frontiere dure. Ma l’Ue non ha nulla da dire sulla teoria della “sostituzione etnica” di Saïed

    Bruxelles – Un partenariato che dovrebbe spianare la strada per altri accordi con la regione nord-africana in materia di migrazione, ma che a nemmeno 24 ore dalla firma del memorandum d’intesa già pone grosse perplessità sul rispetto dei valori fondanti dell’Unione Europea. La Tunisia riceverà da Bruxelles 105 milioni di euro per rimpatri e rafforzamento delle proprie frontiere esterne, ma quello che fa davvero rumore è che nessuno dei tre leader Ue recatisi ieri (16 luglio) a Tunisi – la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, la prima ministra italiana, Giorgia Meloni, e l’omologo olandese, Mark Rutte – abbia avuto qualcosa da dire sulle parole razziste e complottiste del presidente tunisino, Kaïs Saïed, a proposito delle persone migranti di Paesi terzi africani sul proprio territorio nazionale e sulle accuse contro le Ong europee di “diffondere fake news” su di lui e sulle violenze nel Paese.
    Da sinistra: il primo ministro dei Paesi Bassi, Mark Rutte, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, il presidente della Tunisia, Kaïs Saïed, e la prima ministra dell’Italia, Giorgia Meloni, a Tunisi (16 luglio 2023)
    “La Tunisia ribadisce la sua posizione di non essere un Paese di insediamento per i migranti irregolari, ribadisce inoltre la sua posizione di presidiare solo le proprie frontiere”, si legge nel memorandum d’intesa Ue-Tunisia. “Questo approccio si baserà sul rispetto dei diritti umani e comprenderà la lotta contro le reti criminali di trafficanti di migranti e di esseri umani”, ma soprattutto “lo sviluppo di un sistema di identificazione e di rimpatrio dei migranti irregolari già presenti in Tunisia verso i loro Paesi di origine“. È proprio questo il tema su cui si gioca tutta la credibilità dell’Unione, considerato il fatto che negli ultimi mesi il leader tunisino ha aumentato i suoi attacchi contro le persone migranti in arrivo sul territorio nazionale dall’Africa sub-sahariana, mettendo in campo una retorica complottista di estrema destra basata sulla teoria della ‘sostituzione etnica’. Già in occasione di un consiglio di sicurezza nazionale a febbraio aveva parlato di “orde di immigrati clandestini” la cui presenza in Tunisia sarebbe dettata dalla “volontà di renderci solo un altro Paese africano e non un membro del mondo arabo e islamico”.
    Prima, durante e dopo i due incontri in poco più di un mese che gli stessi tre leader europei hanno avuto a Tunisi con Saïed non è mai arrivata alcuna reazione da Bruxelles a parole che sono chiaramente contrarie ai valori promossi dall’Unione Europea di non-discriminazione e anti-razzismo, ma che soprattutto hanno creato in Tunisia un clima favorevole per gli attacchi fisici su queste persone, soprattutto nella città costiera di Sfax. E nel corso della conferenza stampa svoltasi al termine della cerimonia di firma del memorandum d’intesa sono rimaste senza risposta le accuse rivolte dallo stesso leader tunisino alle Ong che operano nel Mar Mediterraneo di veicolare un’immagine negativa del Paese e della sua leadership, sempre come parte di un grande progetto complottista: “I tunisini hanno provveduto con rifugi e tutto quello che potevano aspettarsi queste persone migranti, con grande ospitalità e generosità illimitata”, ha attaccato Saïed, puntando il dito sul “ruolo giocato da molte organizzazioni umanitarie con le loro dichiarazioni e con fake news e notizie distorte per gettare discredito sui tunisini e sul Paese in generale“. Nessuna presa di distanza, nessuna precisazione, nessuna parola di sostegno ai professionisti europei che lavorano per la difesa dei diritti umani da parte di von der Leyen, Meloni o Rutte, in particolare rivelando deportazioni dalle coste tunisine al deserto al confine con la Libia.
    (credits: Fethi Belaid / Afp)
    Al contrario l’Unione è pronta a mettere sul piatto un pacchetto da 105 milioni di euro, da dividere tra circa 60 milioni per il rafforzamento delle frontiere esterne e altri 15 milioni per i rimpatri, fanno sapere fonti Ue (non si sa nel dettaglio cosa prevedano i restanti 30 milioni). Sono confuse le informazioni che arrivano sia sul piano delle modalità di esborso dei fondi – se attraverso emendamenti ai fondi Ue con la proposta di revisione del bilancio pluriennale presentato poche settimane fa, o attraverso programmi di lavoro ad hoc – ma soprattutto sulla suddivisione dei finanziamenti sul rimpatrio. Il testo ufficiale non chiarisce nulla di tutto questo, ma fonti riferiscono che i 15 milioni di euro saranno destinati per rimpatriare nei propri Paesi di origine (prevalentemente sub-sahariani) circa seimila persone che attualmente risiedono in modo irregolare in Tunisia. Si tratta di una chiara concessione al presidente Saïed, a cui si aggiunge un ulteriore punto segnato dall’uomo forte di Tunisi nell’aver messo nero su bianco che i rimpatri dai Paesi membri Ue alla Tunisia potranno riguardare solo cittadini di nazionalità tunisina. “Non accetteremo mai di essere i guardiani dei confini di nessun Paese, né accetteremo l’insediamento di migranti sul nostro territorio”, era il punto di partenza di Saïed. Ed è stato anche quello di arrivo, a dispetto di quanto Paesi come l’Italia vorrebbero fare attraverso il concetto di ‘Paese terzo sicuro’ nel futuro Patto migrazione e asilo.
    Cosa prevede il memorandum Ue-Tunisia sulla migrazione
    “Le due parti convengono di continuare a collaborare per affrontare le sfide poste dall’aumento della migrazione irregolare in Tunisia e nell’Ue, riconoscendo gli sforzi compiuti e i risultati ottenuti dalle autorità tunisine”, è quanto hanno concordato i quattro leader a Tunisi, con un rapido riferimento al “coordinamento delle operazioni di ricerca e salvataggio in mare” e l’attuazione di “misure efficaci per combattere il traffico di migranti e la tratta di esseri umani”. Da una parte l’Unione Europea fornirà un “adeguato sostegno finanziario supplementare” per appalti, formazione e supporto tecnico “necessari per migliorare ulteriormente la gestione delle frontiere tunisine”. E poi c’è, appunto, la questione dei rimpatri. Bruxelles sosterrà Tunisi nell’attuazione del memorandum “in contesti bilaterali con gli Stati membri” dell’Ue, ma soprattutto offrirà sostegno sia per il rimpatrio dalla Tunisia verso i Paesi d’origine delle persone che attualmente risiedono nel Paese in modo irregolare “in conformità con il diritto internazionale e nel rispetto della loro dignità”, sia dall’Ue verso dalla Tunisia solo “dei cittadini tunisini in situazione irregolare”, con tutto ciò che riguarda i cittadini di Paesi terzi emendato dal testo.
    Nel capitolo del memorandum sulla gestione della migrazione trova spazio anche la “promozione di canali legali, comprese le opportunità di lavoro stagionale” e le opportunità di “mobilità internazionale a tutti i livelli di qualificazione”. L’impegno dell’Unione è quello di mettere in campo “misure appropriate per facilitare la mobilità legale tra le due parti, anche agevolando la concessione dei visti riducendo i ritardi, i costi e le procedure amministrative“, mentre il lavoro congiunto dovrebbe concentrarsi sull’attuazione di un “Partenariato dei talenti nell’interesse di entrambe le parti, in base alle esigenze reciproche della Tunisia e degli Stati membri dell’Ue, e a beneficio dei settori di attività e dei mestieri identificati congiuntamente”.

    Nel memorandum d’intesa firmato a Tunisi sono previsti 105 milioni di euro per la gestione della migrazione, anche se non è chiaro come saranno sborsati. Oltre alle dichiarazioni di circostanza, fa rumore l’assenza di reazioni al complottismo e le accuse alle Ong del presidente tunisino