More stories

  • in

    Tunisia, le condizioni di Gentiloni a Saied: assistenza macro-finanziaria Ue solo se si sblocca l’accordo con il Fmi

    Bruxelles – Dei diversi faccia a faccia che Paolo Gentiloni aveva segnato sulla sua agenda, la spunta rischiava di mancare proprio sul più importante. In Tunisia per conto di Bruxelles, il commissario Ue per l’Economia doveva incontrare il presidente della Repubblica, Kais Saied: in mattinata è circolata la notizia dell’annullamento del bilaterale, salvo poi, in extremis, essere smentita.
    Secondo quanto riferito da diverse agenzie, non sono stati resi pubblici i motivi del forfait iniziale, né quale delle due parti avrebbe declinato l’invito. Ma, intorno alle ore 18, una fonte della delegazione Ue a Tunisi ha chiarito che il colloquio è stato poi confermato e che è iniziato a quell’ora. Prima, una giornata comunque ricca di incontri: il commissario Ue ha discusso in mattinata con il ministro degli Esteri, Nabil Ammar, con il ministro dell’Economia, Samir Saied, con il governatore della Banca centrale tunisina, Marouane Abassi, e con la ministra delle Finanze, Sihem Boughdiri Nemsia. Per poi recarsi al Palazzo di governo, nella Kasbah di Tunisi, per un ricevimento con la premier Najla Bouden.
    Il presidente della Repubblica tunisina, Kais Saied (Photo by FETHI BELAID / AFP)
    “La Commissione europea rimane impegnata a sostenere il popolo tunisino nell’attuale contesto economico estremamente difficile”, creando una “vera crescita economica, nuovi posti di lavoro e migliori prospettive per i tunisini, in particolare donne e giovani”, ha dichiarato Gentiloni a margine degli incontri. La missione, preparata in tempi record, è infatti un tentativo di mettere una pezza “quanto prima” sulla situazione economica disastrosa in cui versa il Paese: sul tavolo dei bilaterali le riforme socioeconomiche previste dal governo tunisino e le modalità di una possibile nuova operazione europea di assistenza macro-finanziaria, che la Commissione “potrebbe prendere in considerazione a condizione che vengano soddisfatti determinati requisiti”. La prima condizione, come ha dichiarato lo stesso Gentiloni, “è l’adozione da parte del Fondo Monetario Internazionale di un nuovo programma di erogazione”.
    Perché la visita del commissario è anche il primo degli sforzi diplomatici che l’Ue ha deciso di intraprendere per convincere Saied a chiudere l’accordo con il Fondo Monetario Internazionale per un maxi prestito di quasi 2 miliardi di dollari. Il finanziamento, deciso già in ottobre, è stato poi congelato a causa della riluttanza del presidente a attuare le riforme politiche e economiche concordate al momento dell’accordo. In questo senso, non riuscire a incontrare Saied sarebbe stato un vero e proprio buco nell’acqua.
    Conclusa la missione di Gentiloni, in aprile sarà il turno della commissaria Ue per gli Affari interni, Ylva Johansson, supportata da una delegazione italo-francese (probabilmente i ministri degli Interni Matteo Piantedosi e Gérald Darmanin). Oltre a limare le posizioni oltranziste di Saied sul percorso di riforme, il viaggio di Johansson potrebbe portare a un rafforzamento della cooperazione in materia di gestione delle partenze e dei rimpatri delle persone migranti.  Che è poi il motivo principale dell’improvvisa rinnovata attenzione dell’Ue verso il partner nordafricano, lo spauracchio di nuovi massicci sbarchi evocato con forza dal governo italiano.

    Il colloquio con il presidente era stato annullato, ma alla fine Saied e Gentiloni si sono incontrati nel tardo pomeriggio. Bilaterali anche con la premier Najla Bouden, con i ministri degli Esteri e dell’Economia e con il governatore della Banca centrale

  • in

    La commissaria Johansson in visita in Tunisia ad aprile. Con lei anche un ministro italiano

    Bruxelles – La Commissione europea cerchia la Tunisia sull’atlante geografico: dopo il titolare per l’economia dell’esecutivo Ue, Paolo Gentiloni, che dovrebbe recarsi a Tunisi il 26-27 marzo, anche la commissaria per gli Affari Interni, Ylva Johansson, ha annunciato una visita nel Paese nordafricano in aprile. Roma sarà ancora diretta interessata: ad accompagnare Johansson sarà infatti un ministro italiano. Anche se non è stato confermato, si tratta probabilmente dell’inquilino del Viminale, Matteo Piantedosi.
    Foto di gruppo al Meeting del Pse, 23/03/23
    Questa mattina (23 marzo) i vertici del Partito dei Socialisti europei (Pse) si sono incontrati a Bruxelles in preparazione al Consiglio europeo, in corso nella capitale belga oggi e domani. In un Consiglio incentrato prima di tutto sull’economia e sulla geopolitica, il dossier migrazioni rimane comunque sullo sfondo, in particolare per quanto riguarda le relazioni diplomatiche tra l’Unione e i Paesi del vicinato meridionale: Libia, Egitto e Tunisia in prima linea. Nell’unico punto dedicato alle migrazioni nella bozza finale delle conclusioni, si legge infatti che la presidente von der Leyen informerà i 27 leader Ue sui “progressi compiuti nell’attuazione delle sue conclusioni” del vertice straordinario del 9 febbraio, che lo stesso Consiglio chiederà alla Commissione “rapidi progressi su tutti i punti concordati” e soprattutto che si tornerà “regolarmente” sulla questione.
    “Stiamo lavorando a stretto contatto con l’Italia, c’è buona cooperazione”, ha dichiarato Johansson a margine della kermesse socialista. La commissaria ha ribadito la linea del gabinetto von der Leyen, su cui insiste anche Giorgia Meloni, che predilige la prevenzione delle partenze irregolari attraverso una stretta cooperazione con i Paesi d’origine e di transito. Inevitabilmente, i riflettori puntano dritto sulla Tunisia, Paese colpito da una durissima crisi economica e sociale e da cui le partenze verso le spiagge italiane sono aumentate vertiginosamente. Dai dati del Viminale, risulta che almeno 12 083 persone sono partite dalle coste tunisine da inizio anno fino a metà marzo, con un’impennata del 788 per cento rispetto ai 1360 arrivi nello stesso periodo dell’anno precedente.
    A Tunisi è in corso un preoccupante braccio di ferro tra il presidente Kais Saied e il Fondo Monetario Internazionale (Fmi): dopo aver trovato un accordo per un maxi prestito da 1,9 miliardi di dollari in cambio dell’attuazione di una serie di riforme economiche nel Paese, Saied si è rimangiato l’impegno e ha costretto il Fmi a bloccare l’erogazione dei fondi. Vista la situazione drammatica in cui versa la Tunisia, in cui da diversi mesi scarseggiano beni di prima necessità come burro, latte e zucchero, l’Italia si è messa all’opera per provare a convogliare risorse in soccorso al partner mediterraneo.
    La visita di Gentiloni va letta in questo contesto, la possibilità cioè di negoziare un supporto finanziario da Bruxelles. Anche l’Alto commissario Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, ha ipotizzato una visita a Saied, probabilmente per convincerlo a rispettare l’accordo preso con il Fmi e inaugurare la stagione di riforme. Parallelamente, il viaggio di Johansson, Piantedosi e dell’omologo francese, Gérald Darmanin, potrebbe portare a un rafforzamento della cooperazione in materia di gestione delle partenze e dei rimpatri delle persone migranti. Nel pieno compimento del principio che va per la maggiore in Ue, riassumibile con un datato ma mai così attuale “aiutiamoli a casa loro”.

    La titolare per gli Affari interni dell’Ue non ha specificato chi la accompagnerà, ma dovrebbe trattarsi di Matteo Piantedosi e del suo omologo francese, Gerald Darmanin. “Stiamo lavorando a stretto contatto con l’Italia” per prevenire le partenze irregolare, ha dichiarato Johansson a margine del vertice dei socialisti europei

  • in

    La Tunisia rischia il collasso, l’Ue manda in missione il commissario Gentiloni

    Bruxelles – L’Italia chiama l’Europa in soccorso alla Tunisia. Per Tunisi, ma anche per se stessa e per Bruxelles. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, aveva chiesto con forza che si affrontasse il tema con gli omologhi europei, e così è stato: al Consiglio Affari esteri, i 27 hanno risposto allo stimolo pervenuto da Roma e discusso sulle azioni da intraprendere per scongiurare una “nuova Libia”. La più immediata, un’imminente visita a Tunisi del commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni.
    Il Paese della rivoluzione dei gelsomini, che nel 2011 rovesciò il regime di Ben Ali, è una pentola a pressione sull’orlo di esplodere: all’instabilità politica, con il presidente Kais Saied che cerca di imprimere una svolta autoritaria e le opposizioni che lo contestano ferocemente, si sommano una crisi economica cronica e le sue conseguenze sociali. In Tunisia scarseggiano i beni di prima necessità come burro, latte e zucchero, l’inflazione è galoppante, così come il tasso di disoccupazione. A preoccupare Roma e Bruxelles, sono soprattutto le ricadute che questa situazione rischia di avere sulle partenze di persone migranti verso le coste italiane.
    Ricadute già presenti: secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex), tra gennaio e febbraio la rotta del Mediterraneo centrale è stata la “più attiva”, con quasi 12 mila attraversamenti irregolari delle frontiere europee. Complessivamente il doppio rispetto a un anno fa. Dai dati del Viminale, risulta che almeno 12 083 persone sono partite dalle coste tunisine da inizio anno fino a metà marzo, con un’impennata del 788 per cento rispetto ai 1360 arrivi nello stesso periodo dell’anno precedente.
    Come se non bastasse, lo scorso 21 febbraio il presidente Saied ha puntato il dito contro contro le “orde di migranti irregolari provenienti dall’Africa subsahariana”, che starebbero portando in Tunisia “la violenza, i crimini e i comportamenti inaccettabili che ne sono derivati”. Il capro espiatorio utilizzato da Saied, che ha parlato di un disegno criminale per “cambiare la composizione demografica” del Paese, ha generato un’ondata di violenze contro i migranti subsahariani, che verosimilmente innescherà nuove e immediate partenze verso l’Europa.
    Per evitare il collasso economico e sociale, già in ottobre il governo di Tunisi aveva raggiunto un accordo con il Fondo Monetario Internazionale per un prestito da 1,9 miliardi in 48 mesi attraverso l’Extended Fund Facility. In cambio, Saied si era impegnato ad attuare una serie di riforme: un vero piano “lacrime e sangue”, il cui annuncio ha causato manifestazioni di piazza, forti repressioni governative e, in definitiva, il congelamento delle riforme. All’immobilismo del presidente tunisino, l’Fmi ha risposto con il blocco dell’erogazione del prestito, fino quando non riceverà segnali incoraggianti da Tunisi.
    Tajani chiede tempi rapidi per finanziare la Tunisia
    Antonio Tajani, Consiglio Affari esteri (20/03/23)
    La temporanea chiusura dei rubinetti da parte dell’Fmi ha preoccupato ulteriormente Bruxelles, con Tajani che ha chiesto “tempi rapidi per finanziare un Paese che vive un momento economico molto difficile”. Oltre al rischio di una “nuova pressione migratoria, perché la frontiera tra Libia e Tunisia è sempre più fragile”, il ministro degli Esteri italiano ha evocato lo spauracchio dell’estremismo islamico, che in caso di collasso dello Stato potrebbe “riapparire in Nord Africa”. Per Tajani il supporto a Tunisi deve arrivare su diversi livelli: se l’Italia “fornirà circa 110 milioni di euro al bilancio e alle piccole e medie imprese della Tunisia attraverso l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics)”, anche l’Europa e il Fondo Monetario Internazionale “devono fare la loro parte“. Il ministro ha proposto che il finanziamento internazionale sia sbloccato in diverse tranche, “man mano che vengono fatte le riforme”.
    Per poter negoziare un supporto finanziario anche da Bruxelles (oltre a quello che la Tunisia già riceve per la gestione dei flussi migratori), sarà per primo Paolo Gentiloni a recarsi “nei prossimi giorni” a Tunisi, seguito dai ministri degli Esteri di Belgio e Portogallo, che rappresenteranno i 27 Paesi membri. Anche l’Alto commissario Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, ha paventato una visita a Saied: “Forse dovrò viaggiare in Tunisia”, aveva dichiarato già questa mattina, prima del vertice. D’accordo con Tajani sull’urgenza della questione, “perché se la Tunisia collassa dovremo affrontare nuovi flussi massicci di migranti in Europa”, Borrell ha tuttavia evidenziato le responsabilità del presidente Saied nel peggioramento della crisi: “Non possiamo aiutare un Paese che non è in grado di rispettare un accordo con il Fmi, Saied deve finalizzare il programma”, ha avvisato il capo della diplomazia europea. Che si è smarcato dalla linea del Viminale, affermando che “il supporto non può che venire dal Fondo Monetario Internazionale“.

  • in

    Allarme Ue sui migranti: Tajani preoccupato per la situazione tunisina, Grecia al lavoro per barriera con la Turchia

    Bruxelles – Se in Tunisia la situazione interna si fa di giorno in giorno più tesa, l’Italia non può stare a guardare. Perché il rischio, evocato oggi (20 febbraio) dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al vertice a Bruxelles con gli omologhi dei 27 Paesi membri, è di avere “flussi migratori sempre crescenti”. Ma l’allarme per un rinnovato “panico flussi” non arriva solo da Roma: anche il governo di Atene avrebbe sollevato le proprie preoccupazioni a causa del drammatico terremoto che ha colpito Turchia e Siria, che potrebbe intensificare nei prossimi mesi la pressione al confine greco-turco.
    L’Europa si sente braccata sulle due rotte che già nel 2022 hanno registrato ingressi da record: l’anno scorso, secondo i dati dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex), dai Balcani occidentali sono entrate, in modo irregolare, più di 145 mila persone migranti, mentre gli sbarchi dal Mediterraneo centrale sono stati oltre 102 mila. E già nel 2022, la maggior parte di questi erano da una parte cittadini turchi e siriani, dall’altra egiziani e tunisini.
    A Tunisi la situazione non fa che aggravarsi, con un Paese che da 11 anni vive una profonda crisi economica e politico-istituzionale: prima la pandemia e poi le conseguenze della guerra in Ucraina stanno portando lo Stato nordafricano sull’orlo della bancarotta. “Sappiamo che c’è una situazione molto complicata, stanno arrivando flussi migratori preoccupanti”, ha esordito a proposito Tajani dal Consiglio Affari esteri Ue. Per questo il ministro ha chiesto che la questione tunisina venga inserita come punto principale nell’agenda del prossimo vertice di Bruxelles, previsto il 20 marzo. Il mantra è sempre lo stesso: “Stiamo facendo in modo di avere un coinvolgimento dell’Europa sulla situazione tunisina, perché non può essere un problema solo italiano”, ha dichiarato Tajani, che in mattinata ha avuto un colloquio di una decina di minuti con l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Josep Borrell, che “si è mostrato disponibile a confrontarsi e trovare delle soluzioni”. Tajani e Borrell avrebbero ipotizzato anche di recarsi di persona a Tunisi per discutere con il presidente Kaïs Saïed.
    Nelle zone devastate dal più forte terremoto degli ultimi cento anni, che ha colpito il sud est della Turchia e il nord della Siria lo scorso 6 febbraio, secondo l’Unhcr potrebbero esserci già oltre 5 milioni di sfollati. “Siamo pronti ad ogni evenienza e il lavoro sulla recinzione di Evros sta già accelerando”, avrebbe dichiarato il ministro greco per la Protezione civile, Takis Theodorikakos, a un’emittente locale. Atene sta infatti innalzando una recinzione lungo il fiume Evros, confine naturale con la Turchia, che mette ancora una volta sotto i riflettori il dibattito che da qualche settimana sta divampando a Bruxelles, sulla necessità che sia l’Ue a finanziare le infrastrutture per proteggere i confini esterni. L’Unione europea “deve capire che i confini dell’Evros non sono solo confini della Grecia, ma anche dell’Europa”, ha ricordato Theodorikakos, che ha espresso ottimismo sul fatto che almeno alcuni Paesi Ue contribuiranno a coprire i costi.

    Il ministro degli Esteri ha chiesto a Josep Borrell di affrontare la questione dei “flussi migratori sempre crescenti” dalla Tunisia al prossimo Consiglio Affari Esteri. Da Atene l’allarme per i profughi del terremoto in Turchia e Siria: “Stiamo accelerando sulla recinzione a Evros”

  • in

    Tunisia, nel pieno della crisi politica scatenata dal presidente Saïed, l’UE predica calma: “Ripristinare stabilità istituzionale”

    Bruxelles – L’Unione Europea segue “con la massima attenzione” la situazione in Tunisia, dopo gli eventi che hanno portato domenica (25 luglio) alla rimozione del capo del governo e la sospensione dei lavori del Parlamento nazionale da parte del presidente della Repubblica, Kaïs Saïed.
    Attraverso una dichiarazione dell’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, l’UE ha espresso le proprie preoccupazioni senza sbilanciarsi – per il momento – su condanne o messaggi di sostegno: “Chiediamo il ripristino della stabilità istituzionale” e in particolare “la ripresa dell’attività parlamentare, il rispetto dei diritti fondamentali e l’astensione da ogni forma di violenza”.
    Quella che è a tutti gli effetti la più grave crisi politica nel Paese dalla rivoluzione del 2011 rappresenta anche il punto culminante di un duro scontro tra il presidente Saïed, eletto nell’ottobre 2019, e il governo guidato dal partito islamista moderato Ennahda: Hichem Mechichi è il terzo primo ministro destituito in poco più di un anno. La paralisi politica non sta aiutando a sbloccare le riforme necessarie per rilanciare un’economia stagnante, mentre la Tunisia si trova a fare i conti anche con le conseguenze economiche e sociali di una gestione disastrosa della pandemia COVID-19 (su 11,6 milioni di abitanti, 573 mila persone sono state contagiate e quasi 19 mila sono decedute, mentre solo il 10 per cento della popolazione è stato vaccinato).
    Dopo la mossa del presidente della Repubblica, il leader di Ennahda – e fino a domenica presidente del Parlamento – Rached Ghannouchi, ha chiamato i sostenitori a scendere nelle strade per difendere il governo democraticamente eletto da un “colpo di Stato”. Da parte sua, Saïed ha rivendicato l’esercizio dell’articolo 80 della Costituzione, che permette alla presidenza della Repubblica di “prendere misure eccezionali” in caso di “pericolo imminente che minaccia le istituzioni della nazione e il funzionamento regolare dei poteri pubblici”. Tuttavia, su questo punto ci sono diversi dubbi interpretativi, dal momento in cui dall’entrata in vigore della Carta (nel 2014) a oggi non è mai stata istituita la Corte Costituzionale, che dovrebbe autorizzare le “misure eccezionali” del presidente.
    Dopo aver silurato anche il ministro della Difesa, Brahim Berteji, e la ministra della Giustizia, Hasna Ben Slimane, il presidente Saïed ha voluto rassicurare i tunisini, rivolgendo un appello alla non-violenza e affermando che “lo Stato c’è, non ci saranno violazioni di diritti e libertà”. In realtà sembra più trattarsi di una comunicazione al Fondo monetario internazionale, con cui da giugno Tunisi sta trattando un nuovo piano di aiuti per evitare il default, e all’Unione Europea, che lo scorso 31 maggio ha approvato un’assistenza macro-finanziaria da 300 milioni di euro complessivi per affrontare la crisi post-COVID.
    Non è un caso se nella dichiarazione dell’alto rappresentante Borrell è stato ricordato il “notevole sostegno” alla Tunisia da parte dei Ventisette. Anche per questo motivo Bruxelles “segue con la massima attenzione gli sviluppi in Tunisia”, richiamando le “radici democratiche” del Paese, ma anche il “rispetto dello Stato di diritto, della Costituzione e del quadro legislativo”. Per Borrell “la salvaguardia della democrazia e la stabilità del Paese sono prioritarie“.
    Per il momento Bruxelles predica la calma e non si sbilancia oltre. Incalzata dalle domande dei giornalisti durante il punto quotidiano con la stampa, la portavoce per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Nabila Massrali, ha spiegato che “a questo stadio della crisi, è opportuno attenerci e non andare oltre il contenuto della dichiarazione” dell’alto rappresentante Borrell, che proprio nel pomeriggio di ieri “si è confrontato con il ministro degli Esteri tunisino, Othman Jerandi“.

    Dopo la rimozione del premier e la sospensione dei lavori del Parlamento per volontà del capo dello Stato, l’alto rappresentante Borrell ha avvertito che Bruxelles seguirà “con la massima attenzione” gli sviluppi nel Paese

  • in

    Investimenti e più cooperazione, ora l’UE vuole il controllo del bacino del Mediterraneo

    Il commissario per l’Allargamento e le politiche di vicinato, Oliver Varhely, mentre illustra la nuova agenda per il Mediterraneo [Bruxelles, 9 febbraio 2020]
    Presentata la nuova proposta di agenda per il vicinato meridionale, che implica affermare presenza e sfera d’influenza in nord Africa e Medio Oriente. Si parte con 30 miliardi di euro. Sfida a Russia e Turchia. Borrell: “Agire a stretto contatto come partner, nell’interesse di tutti noi”