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    C’è l’accordo Ue sui profitti dei beni congelati russi. Il 90 per cento sarà destinato all’assistenza militare per l’Ucraina

    Bruxelles – L’Ue ha trovato l’accordo che permetterà di strappare circa 3 miliardi di euro all’anno al Cremlino e recapitarli sotto forma di assistenza militare all’Ucraina. Gli ambasciatori dei 27 hanno dato il via libera alla proposta messa sul tavolo lo scorso 20 marzo dall’Alto rappresentante Ue Josep Borrell di utilizzare interamente i proventi dei beni congelati alla Russia per sostenere la resistenza di Kiev. Il 90 per cento attraverso la fornitura di attrezzature militari, il 10 per cento per la futura ricostruzione dell’Ucraina.Da febbraio 2022, nei Paesi Ue sono immobilizzati asset e riserve della Banca centrale russa per un valore di circa 210 miliardi di euro. Che, a seconda dei tassi di interesse, frutteranno i circa 3 miliardi di profitti all’anno che l’Ue ha individuato per dare vigore al proprio sostegno militare a Kiev. La proposta prevede che i proventi – escludendo uno 0,3 per cento che sarà usato per pagare la gestione dell’operazione da parte delle società di clearing che detengono gli asset russi congelati – siano destinati per il 90 per cento circa all’assistenza militare all’Ucraina attraverso il Fondo europeo per la Pace, mentre il restante 10 per cento andrà a rimpinguare la fetta di budget Ue dedicato alla ricostruzione del Paese. E per sostenere e incrementare le capacità dell’industria della difesa di Kiev.Questa ripartizione varrebbe per il 2024, mentre negli anni successivi – nel momento in cui cambiassero le priorità – il regolamento garantirà una certa flessibilità e potrà essere rivisto e modificato dal Consiglio dell’Ue. La prima revisione sarebbe già prevista il 1 gennaio 2025. “Non potrebbe esserci simbolo più forte e utilizzo migliore per quei soldi che rendere l’Ucraina e tutta l’Europa un posto più sicuro in cui vivere”, ha esultato con un post su X la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.Per poter assicurare una solida base legale alla proposta, l’Ue ha precisato più volte che i profitti in questione non sono di proprietà della Russia, ma dei depositari dei titoli, le società di clearing che detengono riserve e attività della Banca centrale russa. Primo fra tutti il gruppo belga Euroclear, che detiene circa 190 miliardi degli asset russi immobilizzati dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. La società di clearing con sede a Bruxelles si era inizialmente opposta all’utilizzo dei proventi, ma a quanto si apprende “le entrate fiscali generate in Belgio da questi profitti inattesi continueranno ovviamente a essere destinate al 100 per cento all’Ucraina”. Fonti diplomatiche rassicurano che “non c’è nessuna inversione di rotta”.L’accordo c’è, ora – per garantire risorse aggiuntive all’Ucraina già “prima dell’estate” – manca solo l’approvazione formale del Consiglio dell’Ue in una delle prossime riunioni ministeriali.

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    Il presidente finlandese Stubb: Basta parlare di minaccia russa, calmiamoci e organizziamoci invece per fermarla

    Bruxelles – Un invito alla calma. Alla fredda e pragmatica calma che serve all’Europa per affrontare le minacce di guerra che vengono dalla Russia. Alexander Stubb è appena diventato il nuovo presidente della Finlandia, ed è un uomo con una storia importante, al quale piace essere protagonista, e sta già facendo parlare di sé molto più di quanto ci si aspetta al proposito del capo di Stato di un Paese relativamente piccolo come la Finlandia, che ha poco più di cinque milioni e mezzo di abitanti. Però per quasi 1.300 chilometri questo Paese ha un confine con la Russia, e questo lo rende uno dei protagonisti di questa fase storia europea.Dunque il Financial Times l’ha intervistato per sentirgli dire che vuole che tutti si calmino. A proposito delle voci che prevedono un prossimo attacco di Mosca ad un Paese europeo o proprio della Nato, Stubb ha un messaggio: “Direi di rimanere calmi, tranquilli e concentrati”.“In finlandese abbiamo un detto: ‘un pessimista non è mai deluso’. Non mi piace questo detto”, ha spiegato Stubb al quotidiano britannico, spiegando che “è molto facile usare questi termini semplici: ‘la Russia attaccherà l’Europa prossimamente’. Non credo che lo farà. Ma dobbiamo essere preparati”, ha sottolineato.La Nato, secondo Stubb, è abbastanza avanti in questa preparazione, ma l’Unione europea un po’ meno, ne parla, ma non agisce. “Per quanto riguarda l’approvvigionamento di materiale di difesa, dobbiamo iniziare a unirci. Per quanto riguarda il finanziamento, dobbiamo iniziare a metterci in comune. Quando si tratta di pianificazione e operazioni, dobbiamo iniziare a metterci in comune. Nella Nato, lo stiamo già facendo. Ma in Europa – ammonisce -, credo che siamo un po’ indietro”.Non parla di “eurobond per la difesa” il presidente finlandese, “non sto facendo una richiesta di obbligazioni per la difesa”, mette in chiaro, specificando che nell’Unione il denaro pubblico e il debito comune sono troppo spesso visti come l’unica soluzione: “Non è così”.“Si tratta – sostiene – di una questione di pianificazione amministrativa davvero rigorosa e del settore privato. Se alla fine ci sarà una mutualizzazione, ben venga. Ma non lo sto sostenendo al momento”, dice sibillino Stubb.

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    L’Ue condanna le elezioni in Russia e nei territori ucraini illegalmente occupati

    Bruxelles – Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha riferito oggi (10 aprile) davanti al Parlamento europeo sulle elezioni tenutesi in Russia e nei territori ucraini lo scorso 15-17 marzo. Borrell ha sottolineato la non democraticità del processo elettorale condannando il presidente russo Vladimir Putin.“Gli avversari politici o sono stati uccisi o sono stati costretti a tacere”, con queste poche parole Borrell ha sintetizzato le elezioni in Russia. Il mancato invito dell’Osce (l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) a sorvegliare il processo elettorale per l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, è il chiaro segnale secondo cui il Cremlino non voleva che le elezioni si tenessero in uno scenario democratico.Ancora più grave è stata la situazione nei territori ucraini controllati con la forza dai russi dove i cittadini sono stati costretti a votare sotto la minaccia delle armi. “Le elezioni non hanno cambiato nulla, per cui anche le nostre posizioni sulla Russia non sono cambiate”, così Borrell ha riassunto la situazione, invitando l’unione a preparare un nuovo pacchetto di sanzioni.Anche i partiti all’interno dell’Eurocamera si sono espressi compattamente contro quelle che l’eurodeputato dei socialisti e democratici (S&D) Eero Heinäluoma ha definito “elezione ne libere ne giusta ma una grandissima farsa”. Rasa Juknevičienė, eurodeputata lituana del partito Popolare europeo (PPE) ha aggiunto: “Putin ha paura delle elezioni perché ha paura del voto del suo popolo”. Duro anche il commento di Bernard Guetta membro di Renew: “Putin non è un presidente eletto. Nella votazione gareggiava contro avversari scelti da lui”. Per il gruppo dei Verdi/Ale è intervenuto Sergey Lagodinsky, secondo cui: “la farsa delle elezioni si è vista con tutta la sua forza in Ucraina”.Il Parlamento europeo è dunque compatto nel condannare l’illegittimità delle votazioni avvenute in Russia e nei territori ucraini illegalmente occupati. Spetta quindi all’Ue sostenere le voci di dissenso nei confronti di Putin e della guerra in Ucraina che non potevano emergere nel voto. Borrell in chiusura del suo intervento a ricordato che in Europa le elezioni sono vere e che i tentativi del Cremlino di sabotarle, attraverso la disinformazione, sono destinati a fallire.

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    “Moscagate”, un altro scandalo fa tremare l’Eurocamera a due mesi dalle elezioni europee

    Bruxelles – Da qualche giorno tra i banchi del Parlamento europeo si è ricominciato a a guardarsi intorno con sospetto e a bisbigliare nomi, come in un déjà vu di quel che successe a dicembre 2022 con lo scoppio del Qatargate. È già stato ribattezzato Moscagate: una rete di influenze indebite del Cremlino, che avrebbe pagato alcuni eurodeputati per promuovere la sua propaganda.La notizia l’ha portata a galla il primo ministro belga, Alexander De Croo, che ha parlato di “una stretta collaborazione” tra i servizi segreti belgi e quelli della Repubblica ceca per smascherare la vera natura della testata Voice of Europe, strumento di propaganda finanziato e manovrato dall’oligarca ucraino filo-russo Viktor Medvedchuk, attraverso il quale Mosca avrebbe intervistato alcuni eurodeputati a pagamento, con lo scopo di screditare alcune politiche di Bruxelles. Secondo quanto trapelato finora, la testata online serviva a diffondere articoli critici in primo luogo sul supporto a Kiev, ma anche su Green deal e immigrazione, ma anche per mettere a libro paga esponenti politici europei – e assicurarsi così la loro lealtà – attraverso interviste a pagamento.Sul banco degli imputati sono finite immediatamente le formazioni politiche della galassia euroscettica e sovranista. Secondo le indiscrezioni pubblicate dal quotidiano olandese Nrc, sarebbero implicati esponenti del Rassemblement National di Marine Le Pen, dell’ultradestra fiamminga del Vlaams Belang e di quella tedesca di Alternative fuer Deutschland. Le scoperte degli inquirenti belgi e cechi avrebbero già fatto scattare indagini in sette Paesi membri: Germania, Francia, Polonia, Belgio, Paesi Bassi, Ungheria e Repubblica Ceca.L’Eurocamera è in attesa che i servizi belgi consegnino l’elenco con nomi e cognomi degli eurodeputati che si presumono coinvolti, come confermato da fonti del Parlamento europeo. A quel punto lo scenario è più probabile è quello già visto a fine gennaio per l’eurodeputata lettone Tatjana Ždanoka, accusata di lavorare da anni come agente dei servizi di intelligence russi. La responsabilità di eventuali sanzioni sulla condotta degli eurodeputati fa capo alla presidente: sarà Roberta Metsola, una volta ottenuti i nomi, a dare via libera al Comitato consultivo dell’Eurocamera per indagare sull’accaduto ed eventualmente proporre misure contro i colpevoli.Nonostante non sia necessaria una votazione dell’Aula per sanzionare i colleghi, il gruppo dei Socialisti e Democratici ha immediatamente richiesto un dibattito urgente nella mini-sessione plenaria del Parlamento europeo che si terrà a Bruxelles il 10-11 aprile. Dopo essere stato vessati per mesi sul coinvolgimento di diversi eurodeputati del gruppo nel Qatargate, i socialdemocratici hanno preso la palla al balzo. “Siamo determinati a proteggere le nostre democrazie da chi cerca di diffondere bugie e di dividerci”, ha commentato la capogruppo, Iratxe Garcia Perez.

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    Ucraina, l’Ue promette di velocizzare consegne militari ma non c’è accordo su come finanziarle

    Bruxelles – Più sostegno sul campo attraverso la velocizzazione delle consegne militari, anche attraverso l’eventuale utilizzo degli extra-profitti generati dai beni russi congelati in Europa e la linea dura contro i Paesi terzi che aiutano la Russia a mantenere attiva la propria macchina da guerra aggirando le sanzioni. I capi di Stato e di governo degli Stati membri dell’Ue vengono incontro alla richieste del presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, promettendo quanto prima più munizioni, pezzi di artiglieria e sistemi di difesa anti-aerea. Un modo per rispondere alle critiche e alle accuse per un’alleanza, quella con l’Ue, considerata a Kiev come “umiliante“.Le conclusioni del primo giorno di vertice del Consiglio europeo ribadiscono l’impegno incondizionato all’Ucraina. “La Russia non deve vincere“, il messaggio politico fermo messo nero su bianco dai leader, e per questo l’Unione si dice “determinata a continuare a fornire tutto il sostegno politico, economico, finanziario, militare, umanitario e diplomatico per tutto il tempo necessario“. Si riconosce la penuria e quindi la necessità di rifornimento di munizioni e sistemi di difesa anti-aerea, per cui i Ventisette si impegnano a “velocizzare e intensificare la fornitura di tutta l’assistenza militare necessaria“.Il vero nodo resta quello pratico, vale a dire finanziario, che si scontra con le necessità e le tempistiche. Servono soldi che l’Ue non ha per far ripartire l’industria bellica europea, e i leader europei lasciano il tavolo senza alcuna soluzione pratica. Invitano Commissione e ministri competenti a “esplorare tutte le opzioni” per mobilitare finanziamenti, e fare il punto della situazione “a giugno”, in occasione del vertice del consiglio Europeo di fine mese (27 e 28 giugno). Vuol dire concedere altri tre mesi all’armata russa, durante i quali gli europei continueranno, verosimilmente, a non far partire le commesse necessarie per rifornirsi e rifornire l’Ucraina.Le conclusioni sulla difesa stridono con i proclami e gli impegni scritti nelle conclusioni dedicate all’Ucraina. Vanno inoltre lette con attenzione. “Esplorare tutte le opzioni” può far intendere che l’idea di eurobond per la difesa, e quindi creazione di debito comune per stimolare l’industria del settore, non sia del tutto esclusa. Ma nel linguaggio dei tecnici gli eurobond sono riferiti a “soluzioni innovative”, riferimento scomparso dalla conclusioni. Tra chi vorrebbe eurobond (Italia, Estonia, Lituania, Spagna) e chi invece preferisce guardare gli strumenti esistenti, preferibilmente nel bilancio comune (Germania, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Svezia), sembra prevalere la linea di questi ultimi.Quello che ottiene Zelensky è la disponibilità dell’Unione a valutare “anche la possibilità di sostegno al finanziamento militare” attraverso l’uso degli extra-profitti derivanti dai beni russi congelati in Europa. Una proposta su cui si dovrà continuare a lavorare perché ci sia una base giuridica solida che eviti l’avvio di cause, ricorse, e le conseguenti impossibilità di aiutare militarmente Kiev e paralizzare i sistemi di giustizia nazionali. Se tutto va bene, azzarda la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, tramite extra-profitti potrebbe arrivare a Kiev “un miliardo di euro già l’1 luglio”.Resta ferma l’intenzione di fare della Banca europea per gli investimenti uno strumento utile alla causa, e aprire la strada a prestiti e finanziamenti per l’industria della difesa. Si chiede alla Bei di “adattare la propria politica” di prestiti e di “adattare la sua attuale definizione di bene a duplice-uso“. Sono proprio queste tecnologie ‘duali’ a uso civile e militare la chiave per poter aprire i rubinetti.L’Unione europea ci prova, ma ancora una volta è attesa alla prova dei fatti. Pesa l’assenza di una difesa comune, e un’Europa ancora troppo confederale. “Il sostegno militare e l’impegno alla sicurezza saranno forniti nel pieno rispetto  della politica di sicurezza e difesa di determinati Stati membri e tenendo conto degli interesse nella sicurezza e nella difesa di tutti gli Stati membri”. Vuol dire che il rischio di procedere in modo disordinato è ancora sul tavolo, e questo potrebbe giocare a favore di Putin.

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    Interferenze russe sulla vita dei cittadini Ue: il Consiglio Europeo si prepara alla difesa dalle minacce. “Ma non c’è rischio di guerra”

    Bruxelles – La guerra russa in Ucraina non ha i successi sperati, e sempre più da Mosca partono minacce, ed azioni reali, contro la vita quotidiana dei cittadini europei. E’ un ripiego, un modo per creare il massimo disturbo possibile ai Paesi che stanno sostenendo Kiev contro l’invasione. Non si tratta di minacce strettamente militari, ma gli effetti di attacchi informatici o il lancio di una forte campagna di disinformazione possono essere dirompenti nella vita quotidiana degli europei. Non c’è insomma la necessità di prepararsi a una guerra, che non è alle viste per l’Unione, assicura l’alto rappresentante per la Politica estera Josep Borrell.Al punto 18 della bozza di Conclusioni del Consiglio europeo che si svolgerà oggi e domani a Bruxelles è scritto che si “sottolinea la necessità imperativa di una preparazione militare e civile rafforzata e coordinata e di una gestione strategica delle crisi nel contesto dell’evoluzione del panorama delle minacce”.  Dunque il capi di Stato e di governo invitano i ministri competenti “a portare avanti i lavori e la Commissione, insieme all’Alto Rappresentante, a proporre azioni per rafforzare la preparazione e la risposta alle crisi a livello dell’Ue in un approccio a tutti i rischi e a tutta la società. che tenga conto delle responsabilità e delle competenze degli Stati membri, in vista di una futura strategia di preparazione”.Il fraseggio è complesso, può essere interpretato con significati anche che esulano dalla volontà del Consiglio europeo. In sostanza, ci spiega un esperto di questi dossier, i capi di Stato e di governo “considerano interferenze ibride tipo attacchi cyber e disinformazione”.  Quando si scrive “Whole of society” (le parole del testo originale delle bozze, in inglese) cioè “tutta la società” si intende, ad esempio “un attacco al sistema sanitario può portare alla morte di pazienti che dipendono da macchinari. Un attacco alla filiera alimentare – continua l’esperto – può causare proteste e caos sociale”. Inoltre sono possibili attacchi cibernetici “a sistemi bancari, amministrativi e servizi pubblici e privati”.Non bisogna poi dimenticare che mancano meno di tre mesi alle elezioni europee e dunque “c’è un forte rischio di una campagna di disinformazione mirata ad inquinare il voto”, conclude l’esperto.Borrell risponde, entrando al Consiglio europeo, a tutti quelli che hanno parlato di minaccia di guerra nell’Unione europea, cercando di abbassare i toni. Nella bozza di dichiarazione, spiega Borrell c’è “l’invito agli europei a essere consapevoli delle sfide che stanno affrontando”, il che  “è positivo”, ma, sottolinea lo spagnolo, “non dobbiamo nemmeno esagerare. La guerra non è imminente. Ho sentito alcune voci che dicevano che la guerra è imminente. Ebbene, grazie a Dio non lo è”.Borrell sostiene che “viviamo in pace, sosteniamo l’Ucraina, non siamo parte di questa guerra e dobbiamo prepararci per il futuro, aumentando la nostra capacità di difesa, ma non spaventate inutilmente le persone, la guerra non è imminente. Ciò che è imminente è la necessità che gli ucraini siano sostenuti”Ecco il testo in inglese del paragrafo 18 delle bozze:“In addition, the European Council underlines the imperative need for enhanced and coordinated military and civilian preparedness and strategic crisis management in the context of the evolving threat landscape. It invites the Council to take work forward and the Commission together with the High Representative to propose actions to strengthen preparedness and crisis response at EU level in an all-hazards and whole-of-society approach, taking into account Member States’ responsibilities and competences, with a view to a future preparedness strategy”.

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    L’Ue ha proposto di utilizzare i profitti dei beni russi congelati per armare l’Ucraina

    Bruxelles – Circa tre miliardi all’anno, a partire dal 2024. A tanto ammontano i profitti generati dagli asset russi congelati sul territorio Ue. Oggi l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, ha messo sul tavolo del Consiglio dell’Ue la proposta di utilizzarli per finanziare l’Ucraina. Non più la sua ricostruzione, come a Bruxelles si ipotizzava da mesi: il 90 per cento di queste risorse sarà destinato al sostegno militare alla resistenza di Kiev.“Non esiste simbolo o utilizzo migliore per quei soldi che rendere l’Ucraina e tutta l’Europa un posto più sicuro in cui vivere. Sono orgogliosa di presentare oggi questa proposta”, ha esultato in un post su X la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Una proposta che, se adottata rapidamente dal Consiglio, potrebbe garantire risorse aggiuntive all’Ucraina già “prima dell’estate”, prevede un alto funzionario Ue.Da febbraio 2022, nei Paesi Ue sono immobilizzati asset e riserve della Banca centrale russa per un valore di circa 210 miliardi di euro. Che, a seconda dei tassi di interesse, frutteranno i circa 3 miliardi di profitti all’anno che l’Ue ha individuato per dare vigore a un sostegno militare a Kiev che fatica a soddisfare le necessità del campo di battaglia. In sostanza la proposta di Borrell prevede di destinare il 90 per cento di queste entrate alla fornitura di attrezzature militari attraverso al Fondo europeo per la Pace – in aggiunta ai 5 miliardi per il solo 2024 concordati il 14 marzo -, mentre il restante 10 per cento andrà a rimpinguare la fetta di budget Ue dedicato alla ricostruzione dell’Ucraina. E per sostenere e incrementare le capacità dell’industria della difesa di Kiev.

    L’Alto rappresentante Ue Josep Borrell in conferenza stampa a margine del Consiglio di associazione Ue-Ucraina, 20/3/24 (Photo by JOHN THYS / AFP)Questa ripartizione varrebbe per il 2024, mentre negli anni successivi – nel momento in cui cambiassero le priorità – il regolamento garantirà una certa flessibilità e potrà essere “rivisto e modificato dal Consiglio dell’Ue”, chiariscono fonti Ue. La prima revisione sarebbe già prevista il 1 gennaio 2025. Le stesse fonti ammettono che “non ci sono tempistiche certe” per l’adozione della proposta, perché ora la palla passa ai Paesi membri. Ma filtra ottimismo per un rapido avanzamento dei lavori. “Auspico una rapida adozione da parte del Consiglio”, ha dichiarato Borrell in mattinata, durante il Consiglio di Associazione Ue-Ucraina in corso nella capitale europea.È arrivata immediatamente la risposta di Mosca, con il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha definito la mossa di Bruxelles “un’altra dichiarazione in linea con il movimento verso la distruzione dei fondamenti giuridici del diritto europeo e del diritto internazionale“. L’Ue – che sulla fattibilità giuridica della proposta ragiona da diverso tempo – ha precisato che i profitti in questione non sono di priorità della Russia, ma delle società di clearing (i depositari centrali di titoli) che detengono riserve e attività della Banca centrale russa.Il file finirà in mano ai capi di stato e di governo dei 27 già domani, 20 marzo, in occasione del Consiglio europeo. Saranno i leader in prima persona a cercare di raggiungere una prima intesa politica sulla proposta di Borrell. Una “discussione difficile – ha già preventivato un alto funzionario Ue -, vediamo se riusciremo a trarre delle conclusioni in merito”.

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    Putin ha vinto le elezioni più falsate di sempre in Russia. In migliaia per la protesta nel nome di Navalny

    Bruxelles – L’autocrate russo, Vladimir Putin, ha vinto ancora le elezioni presidenziali, nel voto più scontato e prevedibile di sempre della storia della Federazione Russa. Dopo aver eliminato fisicamente o impedito la corsa ai suoi concorrenti politici più pericolosi, Putin ha ottenuto l’87,8 per cento delle preferenze alle urne ieri (17 marzo) – il record nella Russia post-sovietica – mettendo il sigillo politico al quinto mandato presidenziale e altri sei anni di potere.L’autocrate russa, Vladimir Putin (credits: Natalia Kolesnikova / Afp)Nel vuoto della competizione elettorale (il comunista Nikolai Kharitonov è arrivato secondo con il 4,3 per cento) e in assenza di missioni internazionali di osservazione dello svolgimento del voto, Putin ha rivendicato la vittoria come un sostegno unanime da parte della popolazione alla guerra d’invasione dell’Ucraina, iniziata poco più di due anni fa. Prima del voto le istituzioni dell’Unione Europea avevano optato per non rilasciare commenti sulle elezioni presidenziali, in quanto non libere e falsate dall’inizio, incluso l’assassinio del leader dell’opposizione Alexei Navalny, in una prigione nell’Artico lo scorso 16 febbraio. Solo il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, aveva provocatoriamente fatto le congratulazioni all’autocrate russo ancora prima dell’apertura dei seggi venerdì (15 marzo): “Nessuna opposizione, nessuna libertà, nessuna scelta”.“Le elezioni presidenziali tenutesi in Russia dal 15 al 17 marzo si sono svolte in un contesto estremamente ristretto, esacerbato anche dalla guerra illegale di aggressione della Russia contro l’Ucraina”, ha commentato questa mattina con un comunicato l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, a nome dell’Unione Europea: “Le autorità russe hanno continuato ad aumentare la sistematica repressione interna, reprimendo i politici dell’opposizione, le organizzazioni della società civile, i media indipendenti e altre voci critiche con l’uso di una legislazione repressiva e di pene detentive politicamente motivate”. Da parte di Bruxelles un accento particolare è stato posto sullo “svolgimento illegale delle cosiddette ‘elezioni’ nei territori dell’Ucraina temporaneamente occupati dalla Russia“, ovvero nella Repubblica autonoma di Crimea, nella città di Sebastopol e in alcune parti delle regioni di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson: “L’Unione Europea ribadisce che non riconosce e non riconoscerà mai né lo svolgimento di queste cosiddette ‘elezioni’ nei territori dell’Ucraina né i loro risultati, sono nulle e non possono produrre alcun effetto giuridico“, ha messo in chiaro con forza Borrell.Yulia Navalnaya a Berlino, 17 marzo 2024 (credits: Tobias Schwarz / Afp)Nella quasi impossibilità di organizzare una qualsiasi forma di opposizione nel Paese, migliaia di persone hanno partecipato alla protesta pacifica indetta proprio da Navalny prima di morire, il ‘Mezzogiorno contro Putin’, davanti ai seggi elettorali nel Paese e nelle ambasciate russe in tutto il mondo, annullando la propria scheda elettorale (l’affluenza al voto sarebbe pari al 74,2 per cento). Anche la vedova del leader di opposizione, Yulia Navalnaya, ha partecipato alla protesta davanti all’ambasciata russa a Berlino e ha fatto sapere di aver scritto ‘Navalny’ sulla propria scheda elettorale. Proprio Navalnaya aveva definito Putin “un sanguinario mafioso, il capo di un’organizzazione criminale” nel suo intervento di tre settimane fa alla sessione plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo.