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    Stati Uniti: chi è Mark Gitenstein, il nuovo ambasciatore presso l’UE con l’occhio rivolto verso l’Est Europa

    Bruxelles – È l’uomo della continuità per i democratici statunitensi e il diplomatico chiamato a cancellare la triste parentesi repubblicana all’ambasciata presso l’Unione Europea. Dopo Ronald Gidwitz – che nel maggio 2020 aveva preso il posto di Gordon Sondland, “reo” di aver testimoniato nel processo per l’impeachment dell’allora presidente, Donald Trump – è l’avvocato Mark Gitenstein il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti a Bruxelles. La nomina è stata decisa ieri (martedì 27 luglio) dall’inquilino della Casa Bianca, Joe Biden.
    74 anni, origini ebraico-rumene (i nonni migrarono negli Stati Uniti dalla città di Botoșani alla fine dell’Ottocento), membro del consiglio della Biden Foundation ed ambasciatore statunitense in Romania dal 2009 al 2012 per volontà di Barack Obama. Gitenstein ha una lunga esperienza al fianco del presidente Biden: dal 1981 al 1989 è stato consigliere-capo presso la commissione giudiziaria del Senato, sotto la guida dell’allora senatore democratico, nel 2008 ha co-presieduto la transizione di Biden alla vicepresidenza nel gabinetto Obama e quest’anno ha fatto parte del comitato consultivo per la sua transizione presidenziale.
    Ma il nuovo ambasciatore statunitense presso l’UE è ben conosciuto anche sul territorio comunitario. Si deve a lui l’accordo di difesa dai missili balistici tra Stati Uniti e Romania, negoziato e firmato nel 2011 durante il suo mandato a Bucarest. Ma soprattutto va ricordato il lavoro del diplomatico democratico sulla lotta alla corruzione, sul miglioramento della trasparenza e sul rafforzamento dello Stato di diritto nel Paese membro UE, promuovendo un ambiente imprenditoriale equo per gli investitori internazionali e puntando sugli strumenti digitali per trovare soluzioni ai problemi di giustizia sociale.
    Tutte questioni di grande attualità non solo per la Romania, ma anche per la maggior parte dei Paesi dell’Europa centro-orientale. In particolare, Gitenstein cercherà di portare a Bruxelles la sua esperienza di mediazione per cercare di favorire il dialogo con i due governi UE che più stanno preoccupando le potenze occidentali sul fronte del rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto: Polonia e Ungheria. Se dovesse riuscirci, il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti presso l’Unione Europea potrà appuntare al petto ben più della Decorazione della Croce della Casa Reale di Romania.
    Un caloroso benvenuto a Gitenstein è stato riservato questa mattina dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel: “Abbiamo una grande agenda transatlantica e globale da portare avanti”, ha ricordato su Twitter, facendo riferimento al rinnovato impegno dell’amministrazione statunitense nelle relazioni con l’UE. “Abbiamo bisogno che tutti si mettano al lavoro e non vedo l’ora di lavorare con lui quando sarà confermato”.

    I welcome nomination by @POTUS of Mark Gitenstein to become US Representative to the EU.
    We have a big transatlantic and global agenda to take forward. We need all hands on deck, and I look forward to working with him when confirmed.
    — Charles Michel (@eucopresident) July 28, 2021

    Nominato ieri dal presidente democratico, Joe Biden, il diplomatico 74enne si è distinto durante il suo mandato in Romania per l’intenso lavoro sulla trasparenza, lo Stato di diritto e la lotta alla corruzione nel Paese

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    Nord Stream 2, da USA e Germania sì al completamento del gasdotto ma previste sanzioni alla Russia in caso di pressioni sull’Ucraina

    Bruxelles – Il Nord Stream 2 si farà, ma saranno previste sanzioni se la Russia dovesse usare il suo gas per fare pressioni sui Paesi dell’Europa centrale e orientale e in particolare sull’Ucraina. Dopo anni di posizioni inconciliabili, gli Stati Uniti e la Germania hanno rivelato mercoledì 21 luglio un accordo per portare a termine i lavori del gasdotto Nord Stream 2, ormai completo quasi al 98 per cento, ma contro cui gli USA si erano detti molto contrari per i timori di una maggiore influenza geopolitica e dipendenza energetica dell’Europa dal presidente russo Vladimir Putin, attraverso il gas naturale. Mosca è uno dei più grandi esportatori di gas naturale al mondo.
    Il gasdotto Nord Stream 2 collegherà la Germania alla Russia
    Il controverso gasdotto guidato dalla compagnia energetica russa Gazprom, raddoppierà il volume di gas naturale trasportato dalla Russia alla Germania attraverso il mar Baltico. Replicando, nei fatti, il percorso del gasdotto gemello Nord Stream che è già in attività. Si parla di circa 55 miliardi di metri cubi all’anno di gas verso la Germania a capacità massima. In una nota congiunta pubblicata ieri in serata, Berlino si è impegnata a rispondere a qualsiasi tentativo della Russia di usare l’energia come arma geopolitica contro l’Ucraina e altri paesi dell’Europa centrale e orientale.
    “Ci impegniamo a lavorare insieme per garantire che gli Stati Uniti e la Unione Europea possano rispondere insieme all’aggressione russa e alle attività maligne, compresi gli sforzi russi per usare l’energia come arma”, si legge nel comunicato. Se la Russia tenterà di utilizzare l’energia come arma o “commetterà ulteriori atti aggressivi contro l’Ucraina” come l’annessione illegale della penisola di Crimea nel 2014 “la Germania agirà a livello nazionale e premerà per misure efficaci a livello europeo, comprese sanzioni, per limitare le capacità di esportazione russa in Europa nel settore energetico, compreso il gas. “Questo impegno”, conclude la nota, “è progettato per garantire che la Russia non utilizzi impropriamente alcun gasdotto, incluso il Nord Stream 2, per raggiungere obiettivi politici aggressivi utilizzando l’energia come arma”.
    L’accordo tra Berlino e Washington cerca di rassicurare chi teme – anche negli Stati Uniti – i pericoli strategici del gasdotto da 11 miliardi di dollari. In caso di sanzione, Berlino promette dunque di limitare il flusso di gas russo in arrivo in Germania ed eventualmente trascinare il caso a Bruxelles per chiedere misure comuni europee. Le Istituzioni di Bruxelles per ora se ne sono chiamate fuori, il progetto è nazionale e riguarda solo la Germania e soprattutto l’UE ritiene che un nuovo gasdotto non sia necessario per l’approvvigionamento energetico del Continente. Negli ultimi dieci anni ha investito “in altri gasdotti, terminali di importazione di gas naturale liquefatto (GNL) e interconnettori in Europa che assicurano forniture sufficienti per soddisfare le esigenze energetiche del Continente”, ha chiarito Ditte Juul Jorgensen, direttore generale del dipartimento per l’energia della Commissione europea in audizione in Parlamento Ue qualche mese fa.
    Berlino prevede di nominare inoltre un inviato speciale incaricato di sostenere progetti energetici bilaterali con l’Ucraina, con un budget di 70 milioni di dollari e anche un Fondo verde per l’Ucraina per sostenere la transizione energetica, l’efficienza energetica e la sicurezza energetica dell’Ucraina con una dotazione iniziale di almeno 170 milioni di dollari. Nonostante le promesse, l’Ucraina non sembra aver preso bene la notizia definendo il Nord Stream 2 “un’arma geopolitica che sarà senz’altro usata contro l’Ucraina e contro l’Europa”, ha detto Andriy Yermak, il capo di gabinetto del presidente ucraino.

    Washington cede alla cancelliera Merkel e dà il suo via libera a completare la costruzione del controverso gasdotto per portare il gas naturale russo in Europa. Per rassicurare gli alleati, Berlino promette di limitare il flusso di gas russo in arrivo in Germania in caso di pressioni sull’Europa orientale e centrale ed eventualmente trascinare il caso a Bruxelles per chiedere misure comuni europee

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    Clima, Pechino segue l’UE e lancia il suo mercato del carbonio

    Bruxelles – Poche ore dalla presentazione a Bruxelles del nuovo meccanismo europeo di aggiustamento del carbonio alle frontiere (CBAM) e la Cina ha lanciato il proprio mercato del carbonio, che probabilmente sarà il più grande al mondo. I primi scambi di quote di emissioni – che per ora riguardano solo l’energia elettrica – si sono svolti venerdì 16 luglio, coprendo oltre 2mila produttori di elettricità in oltre 4 miliardi di tonnellate all’anno”, ha fatto sapere in una nota l’agenzia di stampa ufficiale cinese. Lo strumento cinese, però, è stato già criticato a livello internazionale per il suo livello di prezzo relativamente basso: 52,78 yuan (sono circa 8 dollari) per tonnellata di carbonio durante la prima transazione, contro i 47 euro (55 dollari) di media attualmente stimati nell’UE. 
    Pechino è il principale produttore al mondo di gas serra e il presidente cinese Xi Jinping ha fissato per la Cina l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060, un decennio dopo rispetto agli obiettivi fissati dall’Unione Europea. Secondo i piani di Pechino il mercato del carbonio sarà esteso ai produttori di cemento e alluminio a partire dal 2022. La notizia è accolta con favore da Bruxelles, dove si tenta di dar vita a una alleanza globale sul prezzo del carbonio che potrebbe essere stabilita alla prossima Conferenza sul clima delle Nazioni Unite, la COP26 in programma a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre sotto la presidenza di Boris Johnson.
    “La Commissione Europea continua a sostenere la Cina nello sviluppo di un sistema nazionale di scambio delle emissioni efficace ed efficiente che contribuisca all’attuazione degli obiettivi climatici cinesi”, ha scritto su twitter il vicepresidente esecutivo per il Green Deal, Frans Timmermans.

    Today I congratulated China on starting its national emission trading market. The @EU_Commission continues to support China in developing an effective and efficient nationwide emissions trading system that contributes to implementing the Chinese climate objectives.
    — Frans Timmermans (@TimmermansEU) July 16, 2021

    Il nuovo CBAM dell’UE è una delle dodici proposte legislative avanzate la settimana scorsa dalla Commissione UE nel pacchetto Fit for 55. Dare un prezzo alle emissioni di CO2 importate in UE dovrebbe avere proprio questo scopo: indurre gli altri partner globali a introdurre misure climatiche altrettanto stringenti. “Una misura di diplomazia climatica”, dice Bruxelles. Se tutti avessero un meccanismo di scambio di quote di emissioni simile all’ETS europeo non ci sarebbe bisogno di un dazio sulle importazioni. Il CBAM non è ancora operativo (non lo sarà prima del 2026) ma già fa discutere. Se la Cina si sta adeguando all’idea di un ETS cinese, la misura non è stata accolta altrettanto bene in Australia. “L’ultima cosa di cui il mondo ha bisogno ora è che vengano messe in campo ulteriori misure protezionistiche”, ha detto il ministro del commercio australiano Dan Tehan, all’indomani della presentazione da parte di Bruxelles. A detta del ministro, l’Europa starebbe “imponendo unilateralmente la propria visione a tutti gli altri Paesi”.
    L’argomento entra nel vivo anche negli Stati Uniti, l’altro grande partner che l’UE vuole portare sulla stessa strada. Il partito democratico del presidente statunitense Joe Biden ha proposto, nel giorno della presentazione da parte della Commissione europea (14 luglio), un’analoga carbon tax alle frontiere negli Stati Uniti. Il New York Times scrive che ancora non sono noti i dettagli della potenziale tassa statunitense, e dunque non è ancora certo se sia simile all’iniziativa europea. Da quando Biden è salito alla Casa Bianca a gennaio, Bruxelles ha avviato il dialogo con gli USA su questo argomento ed evitare possibili frizioni commerciali con un partner appena ritrovato. L’inviato speciale Usa per il clima, John Kerry, si è detto in più di una occasione “preoccupato” per i piani di Bruxelles, affermando che il meccanismo di aggiustamento del carbonio dovrebbe essere solo una soluzione di “ultima risorsa”.

    Parte l’Ets del primo produttore al mondo di CO2, anche se non mancano le critiche per il prezzo delle emissioni più basso rispetto a quello europeo. Timmermans: “Pronti a sostenere la Cina nello sviluppo di un sistema nazionale per l’attuazione degli obiettivi climatici cinesi”

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    Stati Uniti, il Parlamento UE plaude all’inizio della “rotta democratica per il futuro digitale” dopo il summit con Biden

    Bruxelles – Si apre una “rotta democratica per il futuro digitale del pianeta” dopo il summit UE-Stati Uniti di martedì (15 giugno). Ne sono convinti gli eurodeputati del comitato speciale sull’Intelligenza artificiale in un’era digitale (AIDA) che, attraverso le parole del presidente Dragoș Tudorache, hanno espresso la propria soddisfazione in particolare per l’istituzione del Consiglio per il commercio e la tecnologia (TTC).
    Da sinistra: il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il presidente del Consiglio UE, Charles Michel, e la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen (15 giugno 2021)L’incontro tra la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, del Consiglio Europeo, Charles Michel, e degli Stati Uniti, Joe Biden, ha costituito “nientemeno che un reset” nelle relazioni tra Bruxelles e Washington, ma anche un “passo storico del pianeta” per le prospettive democratiche della digitalizzazione. Con l’agenda comune per la cooperazione UE-USA nell’era post-COVID, i tre leader hanno dato anche vita all’organismo che avrà l’obiettivo di coordinare e rafforzare la cooperazione globale nell’ambito tecnologico e digitale. “Aumenterà la nostra collaborazione sulle tecnologie critiche e la convergenza su standard comuni”, aveva spiegato in conferenza stampa il commissario europeo per il Commercio, Valdis Dombrovskis.
    Il Consiglio per il commercio e la tecnologia includerà gruppi di lavoro che lavoreranno su intelligenza artificiale, Internet delle cose e tecnologie emergenti. “Saluto l’istituzione di questo Consiglio non solo per la sua importanza strategica per le nostre economie e relazioni commerciali, ma anche per la sua ampiezza e visione”, ha sottolineato il presidente del comitato AIDA. “Lavorando a stretto contatto, spingeremo i limiti dell’innovazione e manterremo la nostra leadership tecnologica globale congiunta“, con un occhio di riguardo a “riequilibrare le catene di approvvigionamento critiche per ridurre le vulnerabilità e aumentare la resilienza”.
    Il presidente del comitato speciale sull’Intelligenza artificiale del Parlamento UE, Dragoș Tudorache
    L’eurodeputato rumeno del gruppo di Renew Europe ha poi ribadito l’importanza del Parlamento Europeo per il futuro: “L’azione esecutiva deve essere rafforzata da una dimensione parlamentare forte e coerente“, attraverso un impegno “sempre più strutturato” del comitato AIDA con il Congresso statunitense. “Poiché l’intelligenza artificiale è un elemento fondamentale del futuro, sono sicuro che avrà un ruolo di primo piano nella nascente alleanza delle nostre democrazie digitali”.
    Rimane centrale il rapporto tra valori democratici e sviluppo tecnologico, come ha tratteggiato Tudorache: “Il Consiglio per il commercio e la tecnologia consentirà all’Unione Europea e agli Stati Uniti di stabilire standard globali secondo i nostri valori condivisi“. A partire da “democrazia, Stato di diritto, diritti umani e libertà individuale”, che contraddistinguono i due “alleati più longevi e significativi del mondo moderno”. Il “nucleo democratico del futuro digitale” che si è creato a Bruxelles questa settimana avrà un impatto significativo nel contrastare “le visioni alternative del mondo che incombono minacciose e che hanno messo sotto assedio negli ultimi anni i nostri valori”: dal punteggio sociale statale alla sorveglianza di massa, fino agli attacchi informatici e ibridi sempre più potenti e sofisticati.

    Il presidente del comitato speciale per l’Intelligenza artificiale, Dragoș Tudorache, ha accolto l’istituzione del Consiglio per il commercio e la tecnologia che rafforzerà la cooperazione sugli standard comuni: “Ora serve una dimensione parlamentare forte e coerente”

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    Dialogo Serbia-Kosovo: l’UE prende tempo, ma tra Vucic e Kurti è scontro aperto. Tutto rimandato al vertice di luglio

    Bruxelles – Non sono servite nemmeno sei ore per spegnere ogni entusiasmo europeo sul nuovo round di alto livello del dialogo tra Serbia e Kosovo mediato dall’UE, svoltosi questa mattina (martedì 15 giugno) a Bruxelles. Se erano grandi le speranze dell’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e del rappresentante speciale per il dialogo Belgrado-Pristina, Miroslav Lajčák, sui risultati da “iniziare a produrre” nel corso del quarto confronto dal 12 luglio dello scorso anno, ci hanno pensato proprio i leader dei due Paesi balcanici a mettere tutto in soffitta. Se ne riparlerà “entro la fine di luglio, quando il processo proseguirà“, ha dichiarato Lajčák al termine dell’incontro.
    Il rappresentante speciale per il dialogo Belgrado-Pristina, Miroslav Lajčák
    La Commissione Europea prende tempo: il rappresentante speciale UE parla di un “nuovo capitolo”, uno “scambio molto aperto e franco su ciò che ciascuno desidera” e che “entrambi i leader hanno confermato che non c’è altra via da seguire se non quella di normalizzare le relazioni tra Kosovo e Serbia”. Ma così non basta più, di sicuro non dopo la promessa di Borrell (che risale ormai al 12 ottobre 2020) che “l’accordo è una questione di mesi, non anni”.
    Anche perché tra le due parti – se già non correva buon sangue prima – ora è scontro aperto. Il presidente della Serbia, Aleksandar Vučić, si è detto “deluso” dall’incontro con il premier kosovaro, Albin Kurti, e che “l’unica cosa positiva della riunione è stata l’intesa a proseguire i negoziati entro fine luglio”. Il leader serbo ha parlato di posizioni “irresponsabili e fuori dalla realtà” da parte di Kurti, dal momento in cui “si rifiuta di parlare della creazione della Comunità delle municipalità serbe in Kosovo”, ma allo stesso tempo “vuole sapere quando riconosceremo l’indipendenza di Pristina”. A questa “provocazione”, Vučić ha precisato ai giornalisti con una punta di orgoglio che non lo farà “mai”.
    Piovono critiche su Belgrado, invece, dal fronte kosovaro: “Da parte nostra l’incontro è stato costruttivo”, ha spiegato il premier Kurti alla stampa, ma “dall’altra parte si riproponevano vecchie idee”. Parlando dei quattro punti proposti durante l’incontro, Kurti ha accusato Vučić di averne respinti tre e di non aver dato “nemmeno una risposta sul quarto”, ovvero la revisione dell’Accordo centro-europeo di libero scambio (CEFTA). Stando a quanto riportato dal governo di Pristina, Belgrado ha rispedito al mittente i progetti di firma di un accordo di pace tra le due parti, di istituzione in Kosovo di un Consiglio nazionale per la minoranza serba (sul modello di quello già esistente in Serbia per le minoranze albanesi e bosniache) e la rimozione del capo della Commissione serba per le persone scomparse durante il conflitto, Veljko Odalović.
    Non proprio la descrizione di un incontro soddisfacente – o “non facile”, come lo ha definito Lajčák. Ma se c’è una sola cosa incoraggiante da portare a casa in vista del nuovo vertice a Bruxelles del prossimo luglio è che entrambi i leader sembrano ormai guardare alle istituzioni europee e statunitensi come un solo attore geopolitico, una duplice garanzia sul presente e sul futuro per la stabilizzazione della regione. Il presidente serbo ha confessato di essere “fiducioso” sul fatto che l’alto rappresentante UE Borrell riferirà “in modo preciso e minuzioso” l’esito dell’incontro di oggi al presidente USA, Joe Biden. Il premier kosovaro ha invece affermato che “l’accordo con Belgrado andrà raggiunto entro la fine dei mandati di Borrell e Biden“.
    Considerando la fine naturale dei rispettivi mandati, si parla della fine del 2024 (per l’alto rappresentante UE) e dell’inizio del 2025 (per il presidente statunitense). Per allora, la dichiarazione di indipendenza del Kosovo avrà compiuto quasi 17 anni e l’inizio del dialogo Pristina-Belgrado mediato dall’UE quasi 14 anni. Ma intanto c’è da pensare al breve termine, al quinto vertice dalla ripresa del 12 luglio dello scorso anno (il confronto si era precedentemente fermato nel novembre 2018). Se arriverà davvero entro fine luglio, cadrà allo scadere del primo anniversario. E già si inizia a parlare di anni, non mesi.

    Tradisce le aspettative delle istituzioni europee il vertice a Bruxelles tra il presidente serbo Vucic e il premier kosovaro Kurti. Entrambi i leader guardano a UE e Stati Uniti come unico attore geopolitico nella regione

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    Riforma dell’OMS, clima, tecnologia: i nuovi tavoli di lavoro UE-USA che rilanciano l’alleanza

    Bruxelles – “Un eccellente incontro tra amici e alleati“. Così Ursula von der Leyen sintetizza il summit UE-Stati Uniti che produce un grande successo politico. La presidente della Commissione europea si riferisce all’intesa trovata dalla due parti sulla questione Airbus-Boeing, anche se in realtà il vertice con il nuovo inquilino della Casa Bianca segna passi in avanti su molti fronti. “L’america è tornata – ha scandito Joe Biden durante l’incontro, dopo aver ricordato di essere di origine irlandese – e la delegazione di ‘serie A’ che ho portato con me lo dimostra”.
    Nuovo corso su clima e intellgenza artificale
    Non ci sono solo i successi in politica commerciale. Stati Uniti e Unione europea hanno convenuto di rilanciare il loro legame sul fronte dell’innovazione e del clima, attraverso l’attivazione di nuovi canali di lavoro. Via libera quindi alla creazione di un consiglio UE-USA sulla tecnologia, volto a creare un partenariato tutto nuovo sulle nuove tecnologie, in particolare le intelligenze artificiali. D’accordo anche all’istituzione di un gruppo d’azione di alto livello per il clima per promuovere “la diplomazia climatica” e coinvolgere così i governi in politiche globali di sostenibilità, sotto la cabina di regia euro-americana. “Quando si parla di lotta ai cambiamenti climatici Unione europea e Stati Uniti sono partner naturali”, scandisce von der Leyen. Su tutto ciò che riguarda la sostenibilità, i leader si dicono disposti a “continuare e rafforzare” la cooperazione per affrontare il cambiamento climatico, il degrado ambientale e la perdita di biodiversità, promuovere la crescita verde, proteggere i nostri oceani e sollecitare un’azione ambiziosa da parte di tutti gli altri principali attori.
    Lotta al COVID, riforma dell’OMS e viaggi aerei il prima possibile
    La creazione di tavoli tecnici e organismi ad hoc non si esaurisce qui. Si è deciso di un raggiungere un accordo congiunto UE-USA attraverso il gruppo di lavoro di esperti per lo scambio di informazioni e competenze per rilanciare viaggi sicuri e sostenibili tra l’UE e gli Stati Uniti. Un passo che si colloca nel più ampio impegno comune di “porre fine alla pandemia di COVID attraverso la cooperazione globale”. In tal senso l’Unione europea ottiene da Biden il via libera all’istituzione, all’interno dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS),  di un gruppo di lavoro sul rafforzamento della preparazione e della risposta  alle emergenze sanitarie.
    Alleanza transatlantica in chiave anti-cinese e anti-russa
    La Commissione europea che dichiara le sue ambizioni geopolitiche ottiene un’alleanza euro-americana in senso anti-russo e anti-cinese. Ribadendo anche quanto già sancito nel corso del summit dei leader della Nato, Stati Uniti e Unione europea si dicono “uniti nell’approccio di principio” nei confronti di Mosca, e pertanto “pronti a rispondere con decisione” all’azione del Cremlino considerata come “negativa e dannosa”. Da qui l’esigenza di “stabilire un dialogo ad alto livello UE-USA sulla Russia“.
    Ma c’è anche lo scomodo interlocutore cinese a unire le due sponde dell’Atlantico. Biden, von der Leyen e Michel sono d’accordo a lavorare insieme per “sfidare e contrastare le pratiche non di mercato cinesi“. Ma più in generale la rinnovata alleanza agirà “in modi specifici che riflettano i nostri elevati standard, compresa la collaborazione sugli investimenti in entrata e in uscita e sul trasferimento di tecnologia”. 
    C’è poi l’attacco frontale su questioni assai sensibili per il regime di Pechino. Stati Uniti e Unione europea sono decisi a “coordinare” l’agenda politica per quanto riguarda “le continue violazioni dei diritti umani nello Xinjiang e in Tibet, l’erosione dell’autonomia e dei processi democratici a Hong Kong, le campagne di disinformazione”.
    Il summit UE-Stati Uniti è andato meglio di come si potesse pensare. “Il presidente Biden ha detto che gli Stati Uniti sono tornati sulla scena internazionale, e noi lo prendiamo in parola”, afferma il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che porta a casa impegni e progressi reali di cui l’Ue aveva bisogno e che guarda già oltre. Quanto raggiunto a Bruxelles “è un punto di partenza, ovviamente”.

    Il summit bilaterale produce grandi risultati. Michel: “Biden dice che gli Stati Uniti sono tornati sulla scena internazionale e lo prendiamo in parola, ma è un punto di partenza”

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    NATO, vertice dei leader ribadisce che “Europa e Nord America sono di nuovo forti insieme”. Biden in prima fila

    Bruxelles – Come il primo giorno di scuola a settembre, quando incontri di nuovo tutti i tuoi amici. Una similitudine semplice e alla portata di tutti è quella offerta dal segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, per descrivere l’atmosfera che si è respirata oggi (lunedì 14 giugno) al vertice di leader dell’Alleanza Atlantica, svoltosi di persona a Bruxelles.
    Una riunione che ha aperto un “nuovo capitolo della nostra Alleanza”, ha spiegato Stoltenberg, in particolare per il rinnovato impegno degli Stati Uniti nella NATO, sotto la presidenza del democratico Joe Biden. “È stato vigoroso il messaggio del presidente Biden, per ribadire che Europa e Nord America sono di nuovo forti insieme“. Lo ha confermato anche lo stesso inquilino della Casa Bianca in un tweet pubblicato appena prima della riunione: “La nostra Alleanza NATO è più forte che mai” e ha messo in luce la volontà di rispondere alle questioni di “difesa collettiva”, inclusa “l’aggressione russa, le sfide strategiche della Cina, le attività cibernetiche dannose, il terrorismo e il cambiamento climatico”.

    Our NATO Alliance is stronger than ever. Today I’m joining our 29 allies to discuss our collective defense — including from Russian aggression, strategic challenges from China, malicious cyber activity, terrorism, and climate change.
    — President Biden (@POTUS) June 14, 2021

    Quello dei “regimi autoritari che minacciano lo spazio democratico“, come lo ha definito il segretario generale della NATO, è stato uno dei temi piò scottanti sul tavolo degli alleati. In primis, la Russia di Vladimir Putin: “Le nostre relazioni sono al punto più basso dalla fine della guerra fredda”, è stato il secco commento, a conferma delle dichiarazioni dei vertici ministeriali degli ultimi mesi. Tuttavia, l’Alleanza è impegnata in un “doppio approccio”, basato sia sulla “difesa da minacce militari e cibernetiche”, sia sul “dialogo per evitare un’escalation di tensione”, ha confermato Stoltenberg. Anche se, come si legge nella dichiarazione congiunta dei capi di Stato e di governo, “fino a quando la Russia non dimostrerà il rispetto del diritto internazionale e dei suoi obblighi e responsabilità, non si potrà tornare alla normalità” nelle relazioni. Per questo motivo, il segretario Stoltenberg ha ribadito il sostegno dell’Alleanza all’Ucraina, “a cui va il nostro supporto politico”.
    Cerimonia di benvenuto dei leader dell’Alleanza Atlantica a Bruxelles, 14 giugno 2021 (fonte: NATO)
    Un altro attore internazionale che mette apprensione all’Alleanza Atlantica è la Cina. “Vediamo delle nuove opportunità geostrategiche, come sulla risposta ai cambiamenti climatici”, ma Pechino presenta “sfide crescenti in politica estera nei confronti degli alleati”. Soprattutto per quanto riguarda la disinformazione, “sta espandendo la sua sfera di influenza con un numero sempre maggiore di mezzi militari e tecnologici”, ha aggiunto Stoltenberg. “La NATO deve rispondere con decisione” alla minaccia di una “cooperazione con la Russia”. La dichiarazione finale afferma che  “le ambizioni dichiarate (dalla Cina, ndr) e il comportamento assertivo presentano sfide sistemiche all’ordine internazionale basato su regole”.
    Sorvegliato speciale, il fronte degli attacchi “non convenzionali”, vale a dire lo spazio informatico “che è costantemente minacciato”, ha precisato il segretario generale della NATO. L’Alleanza “è impegnata per garantire la sicurezza a tutti i livelli, anche cyber”, al punto da tirare in ballo l’articolo 5 (quello che afferma che un attacco armato contro uno o più alleati si considera come un attacco contro ogni componente della NATO, a cui ciascuno può rispondere secondo il diritto di autodifesa). “Gli alleati riconoscono che l’impatto di significative attività informatiche cumulative dannose potrebbe, in determinate circostanze, essere considerato come un attacco armato“, si legge nella dichiarazione dei leader. “Ci confrontiamo sempre più con minacce cyber e ibride, comprese le campagne di disinformazione, e l’uso dannoso di tecnologie emergenti sofisticate”.
    Ultime battute in conferenza stampa sulla questione del ritiro delle truppe dall’Afghanistan. Per la sua “importanza per tutta la comunità internazionale”, la NATO “fornirà finanziamenti di transizione per garantire il funzionamento dell’aeroporto internazionale di Kabul“, ha spiegato Stoltenberg. “La Turchia svolge un ruolo chiave in questi sforzi”. L’ultimo atto di una presenza nel Paese che proprio quest’anno compie vent’anni.

    Al suo esordio alle riunioni dell’Alleanza Atlantica, il presidente statunitense ha affermato che “siamo più forti che mai”. Affrontate le “minacce” provenienti da Russia e Cina, sia sul piano militare sia su quello cyber

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    Alleanza per democrazia, vaccini anti-COVID e commercio: il summit UE-Stati Uniti per ripartire

    Bruxelles – Ricostruire relazioni perdute con la precedente amministrazione, tornare a essere protagonisti in un mondo pieno di insidie, a partire da quella sanitaria. Stati Uniti e Unione europea tornano a tenere un summit bilaterale all’insegna di una rinnovata partenership transatlantica vera. COVID-19, clima, commercio e investimenti, politica estera, promozione di diritti e valori fondamentali. Sul tavolo c’è praticamente un po’ di tutto, perché dopo cinque anni di trumpismo molto è stato accantonato.
    La Brexit, e la perdita di un interlocutore privilegiato per Washington in seno all’UE, spinge il presidente americani Joe Biden a trovare nuove sponde col vecchio continente, improvvisamente nuovamente strategico. C’è la necessità di ripristinare collegamenti tra le due sponde dell’Atlantico nel senso vero dell’espressione, dei viaggi che si vogliono ripristinare. La questione COVID con i voli aerei è uno dei temi di maggiore priorità per entrambe le parti. Per tornare alla normalità c’è però la necessità di “accelerare le vaccinazioni”. E’ in quest’ottica, riferiscono fonti europee, che Biden metterà sul tavolo la proposta di una task force UE-Stati Uniti per aumentare la produzione globale di vaccini. Sempre in questa ottica, l’obiettivo è lavorare insieme per mantenere aperte le catene di approvvigionamento, e dunque mercati e filiere, una tema su cui gli europei avranno molto da poter offrire in termini di contributo.
    Ma la pandemia impone un ripensamento sull’OMS, l’Organizzazione mondiale per la sanità. Biden è pronto a discutere coi leader europei, intesi come i capi delle istituzioni comunitarie, di riforma dell’Agenzia delle Nazioni Unite. A Washington sono convinti che vada resa “più preparata ad affrontare eventuali pandemie future”, e c’è dunque la necessità di questo.
    A proposito di riforme, le modifiche istituzionali dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) è anche uno dei temi sul tavolo del summit UE-USA. Entrambe le parti vogliono un ammodernamento della struttura, e l’appuntamento bilaterale offre un’opportunità unica per stabilire una prima linea comune di riassetto dell’organismo.
    Certo frizioni non mancano. Chi pensa ad un nuovo inizio all’insegna di una ritrovata amicizia deve smorzare gli entusiasmi, pur tuttavia giustificati. Sulla questione cinese ci sono vedute diverse. L’Europa sta cercando una via di collaborazione, specie in ambito commerciale. L’accordo per gli investimenti è un qualcosa che a Bruxelles si difende. “E’ nostra intenzione ribilanciare le nostre relazioni commerciali con la Cina”, ha spiegato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nel corso di un’intervista rilasciata ad un gruppo selezionato di testate, tra cui AFP. “Per questo abbiamo deciso di facilitare l’accesso al nostro mercato unico” a industrie cinesi. “L’assenza di reciprocità è il motivo per cui abbiamo accelerato i negoziati per l’accordo sugli investimenti”.
    Se gli europei vedono nella Cina delle opportunità, la controparte statunitense vede in Pechino minacce. Economiche e militari sicuramente. Un attore internazionale con cui dover fare i conti e di cui non fidarsi. Sul dossier cinese dunque le posizioni restano distanti, e si dovrà trovare un’intesa su come impostare la rinnovata relazione verso est. Guardando all’oriente cinese, non si possono ignorare le questioni relative alla democrazia.
    Per questo al summit Unione europea-Stati Uniti è intenzione discutere l’organizzazione di un summit globale per la democrazia. Una proposta che si attende da Biden, per vedere come potenziare gli strumenti per rafforzare la democrazia nel mondo, per poi concentrarsi al contrasto della disinformazione e alle ingerenze straniere.
    “Vogliamo dire all’Europa che l’America c’è”, le parole di Biden in occasione del summit NATO, che precede la serie di appuntamenti previsti nella capitale belga ed europea. Un messaggio incoraggiate, quello che si voleva sentire. Il Summit, per entrambe le parti, vuole essere essere l’occasione per costruire “un’agenda positiva nelle relazioni UE-USA per i prossimi anni”.

    Donald Trump ha rivisto in modo peggiorativo le relazioni con l’Europa, ora Biden e i leader dell’Unione cercano di ripartire. La Casa Bianca: “L’America c’è”