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    L’Ue chiede al governo israeliano di “prendere le distanze” dalle parole del ministro estremista che legittima la fame a Gaza

    Bruxelles – Lasciar morire di fame due milioni di civili a Gaza “potrebbe essere giustificato e morale”, nel braccio di ferro tra Israele e Hamas sugli ostaggi israeliani ancora nelle mani del gruppo terroristico palestinese. A pronunciare questa bestialità, il ministro delle Finanze del governo di Benjamin Netanyahu, l’estremista religioso Bezalel Smotrich. Parole “oltremodo ignominiose”, condannate con forza dall’Ue, che ha chiesto a Tel Aviv di prenderne “inequivocabilmente” le distanze.Intervenendo alla Conferenza annuale di Katif, lunedì 5 agosto, il leader del partito Sionismo Religioso ha affermato che Israele sta permettendo l’ingresso di aiuti umanitari nell’enclave palestinese semplicemente perché “non abbiamo scelta”. Nel suo ragionamento, Smotrich ha spiegato che Israele ha bisogno della “legittimità internazionale per condurre questa guerra”, e che di conseguenza “nessuno al mondo ci permetterà di far morire di fame due milioni di persone, anche se potrebbe essere giustificato e morale per liberare gli ostaggi”.I ministri israeliani di estrema destra Itamar Ben-Gvir (L) e Bezalel Smotrich (Photo by AMIR COHEN / POOL / AFP)Affermazioni che “dimostrano ancora una volta il suo disprezzo per il diritto internazionale e per i principi fondamentali dell’umanità“, ha commentato con sdegno l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, in una nota. D’altronde, solamente negli ultimi mesi, il ministro israeliano ha messo in fila una serie di dichiarazioni figlie di un pensiero religioso fanatico e pericoloso: dopo le violenze di coloni israeliani nel villaggio palestinese di Huwara, ha affermato che il villaggio “dovrebbe essere cancellato”, ha incoraggiato un “trasferimento forzato dei palestinesi da Gaza”, ha sostenuto che “non si può parlare di palestinesi perché non esiste un popolo palestinese“. Smotrich, insieme al ministro per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, si è inoltre opposto strenuamente al piano proposto da Joe Biden per porre fine alla guerra a Gaza, minacciando di far crollare il governo di Netanyahu.Al pari della deportazione di un’intera popolazione, “affamare deliberatamente dei civili è un crimine di guerra“, ha sottolineato il capo della diplomazia Ue. Il ministero degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese ha reso noto, con un post su X, di aver chiesto alla Corte internazionale di giustizia di emettere un mandato di arresto per Smotrich a causa delle sue dichiarazioni politiche.Oltre a chiedere a Netanyahu di alzare la voce contro il proprio ministro, Borrell ha invitato Israele a fare chiarezza sugli atti di tortura riportati nella prigione di Sde Teiman, la Guantanamo israeliana nel deserto del Negev. “L’Ue continua a sollecitare Israele ad attuare le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e gli ordini vincolanti della Corte internazionale di giustizia, e a garantire un accesso umanitario pieno e senza ostacoli per soddisfare le esigenze di decine di civili, tra cui centinaia di migliaia di bambini, che vivono in condizioni estremamente difficili e sono esposti alla carestia e alle malattie a Gaza”, ha concluso l’Alto rappresentante Ue.

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    Con l’uccisione del leader di Hamas e il raid a Beirut, Israele innesca l’escalation in Medio Oriente. L’Ue: “No a esecuzioni extragiudiziali”

    Bruxelles – Le pareti del buco nero in cui si è infilato il Medio oriente a partire dallo scorso 7 ottobre diventano ogni giorno più umide e scivolose. In fondo, c’è lo scenario di una guerra regionale sempre più verosimile. Soprattutto dopo il doppio raid israeliano a Beirut e a Teheran, dove sono rimasti uccisi Fuad Shukr, uno dei comandanti della milizia libanese filo-iraniana Hezbollah, e il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, che si trovava nella capitale della repubblica islamica per celebrare l’insediamento del nuovo presidente iraniano.Da un lato, la risposta annunciata di Netanyahu all’attacco di Hezbollah alla cittadina drusa di Majdal Shams, nel territorio occupato israeliano delle Alture del Golan, che ha causato la morte di 12 giovani su un campetto da calcio. Dall’altra, il materializzarsi della possibilità di eliminare uno dei peggiori nemici dello Stato ebraico, che aveva reso nota la sua visita a Teheran. Le ultime decisioni militari di Israele non solo rischiano di far naufragare i già fragilissimi negoziati per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani – era proprio Haniyeh a condurli per conto di Hamas -, ma aprono la porta a una possibile escalation del conflitto che divampi in tutta la regione.Il campo da calcio colpito dai razzi di Hezbollah a Majdal Shams, nel territorio delle Alture del Golan annesso da Israele (Photo by Menahem Kahana / AFP)Secondo un copione già visto in questi mesi, le dichiarazioni successive ai raid israeliani non vanno assolutamente nella direzione della distensione: l’attacco “non resterà senza risposta”, ha avvertito il gruppo terrorista palestinese, mentre il primo ministro libanese, Najib Miqati, ha dichiarato che “prenderà misure” per “scoraggiare l’ostilità israeliana”. Gli occhi sono puntati soprattutto sull’Iran, che foraggia la lotta anti-israeliana di Hamas e di Hezbollah: “Il regime sionista dovrà senza dubbio affrontare una risposta dura e dolorosa da parte del potente e vasto fronte della resistenza, in particolare dell’Iran“, hanno dichiarato le Guardie rivoluzionarie in un comunicato, prima di annunciare tre giorni di lutto. Lasciando così pochissimo margine al neo-presidente riformista Masoud Pezeshkian.Gli ultimi sviluppi stanno creando scompiglio anche al quartier generale della Nato, con gli Stati Uniti che hanno confermato il loro appoggio a Israele nel caso di un conflitto regionale e la Turchia che ha reiterato la minaccia di intervenire a sostegno della causa palestinese. A Bruxelles la preoccupazione è ai massimi livelli: mentre i leader e i corpi diplomatici dei Paesi membri hanno contattato a più riprese le controparti in Libano, Israele e Iran per cercare di placare gli animi e porre fine alla spirale di violenza, il portavoce del Servizio europeo di Azione Esterna (Eeas), Peter Stano, ha chiesto “a tutte le parti di esercitare la massima moderazione e di evitare qualsiasi ulteriore escalation“.Il leader politico di Hamas, Ismael Haniyeh, a Teheran il 30/07/24 (Photo by AFP)Sull’assassinio di Haniyeh in territorio iraniano, Stano ha sottolineato che “l’Ue ha una posizione di principio che rifiuta le esecuzioni extragiudiziali e sostiene lo stato di diritto, anche nella giustizia penale internazionale“, nonostante il fatto che Hamas sia inserita “nell’elenco delle organizzazioni terroristiche e che il procuratore della Corte penale internazionale ha chiesto un mandato di arresto contro Ismail Haniyeh con varie accuse di crimini di guerra”.

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    Nuove sanzioni Ue nei confronti di coloni israeliani in Cisgiordania

    Bruxelles – Seconda tornata di sanzioni Ue ai coloni israeliani responsabili di “gravi e sistematiche” violazioni dei diritti umani contro i palestinesi in Cisgiordania. Cinque persone e tre entità, che si aggiungono alle precedenti quattro persone e due entità prese di mira lo scorso 19 aprile.Il Consiglio dell’Ue li ha inseriti nel regime globale di sanzioni dell’Ue in materi di diritti umani, che prevede il congelamento dei beni sul territorio europeo e il divieto di fornire fondi o risorse economiche a loro beneficio. Oltre al divieto di mettere piede sul suolo dell’Ue.Tra i cinque responsabili di abusi del “diritto di ognuno a godere del più alto standard raggiungibile di integrità fisica e mentale, del diritto alla proprietà, del diritto alla vita privata e familiare, della libertà di religione o di credo e del diritto all’istruzione”, il colono israeliano Moshe Sharvit e la sua “Fattoria di Moshe” nella Valle del Giordano, da cui Sharvit si è reso protagonista di violenze e minacce nei confronti dei residenti palestinesi delle comunità di pastori vicine al suo avamposto in Cisgiordania. Molestie fisiche e verbali che si sono intensificate dal 7 ottobre 2023.Figurano poi Zvi Bar Yosef e il suo avamposto non autorizzato noto come “Fattoria di Zvi” in Cisgiordania, da cui sono partiti atti di violenza ripetuti contro i palestinesi dei villaggi di Jibya, Kaubar (Kobar) e Umm Safa, Baruch Marzel, che chiede apertamente una pulizia etnica dei palestinesi, Ben-Zion “Bentzi” Gopstein, fondatore e leader dell’organizzazione estremista Lehava, e Isaschar Manne, fondatore dell’avamposto non autorizzato Manne Farm nelle colline meridionali di Hebron.Le designazioni di oggi includono anche Tzav 9, un gruppo israeliano di attivisti violenti fondato nel gennaio 2024, che blocca regolarmente i camion degli aiuti umanitari che consegnano cibo, acqua e carburante a Gaza. Le azioni di Tzav 9 includono proteste violente, attacchi contro camion di cibo e distruzione di alimenti.

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    Israele accelera l’occupazione illegale della Cisgiordania. L’Ue condanna “fermamente le politiche” di Netanyahu

    Bruxelles – Una settimana fa, la decisione di legalizzare cinque colonie in Cisgiordania. Con annessa provocazione all’Occidente: una “per ogni Paese che ha riconosciuto unilateralmente la Palestina”, ha dichiarato il ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, esponente dell’estrema destra sionista. Ieri (3 luglio), l’annuncio della più grande designazione di terreni statali nei territori palestinesi occupati dagli accordi di Oslo del 1993, oltre 1.200 ettari. Oggi, l’approvazione di 6 mila unità abitative per gli insediamenti dei coloni.Il governo israeliano conferma – se ancora ce ne fosse bisogno – il suo rifiuto al dialogo verso la soluzione dei due Stati, a cui la comunità internazionale sta cercando di restituire vigore, e che prevede il ripristino dei confini del 1967 tra Israele e Palestina. Prima della guerra dei sei giorni, la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e Gerusalemme Est, facevano integralmente parte dei territori palestinesi. Oggi invece, nella West Bank vivono circa 475 mila coloni israeliani, in insediamenti autorizzati da Tel Aviv.Secondo i dati dell’ong Peace Now, che si batte contro l’occupazione in Cisgiordania, solo in questa prima metà del 2024 Israele si è già appropriato di 2.368 ettari. Una quantità record: finora, il totale più alto era stato registrato nel 2014, quando Israele aveva designato 478 ettari di terra demaniale. La designazione di ieri, lungo la Valle del Giordano, fa seguito ad altre appropriazioni di terreni di grandi dimensioni: 800 ettari sempre lungo il Giordano a marzo, 263 ettari a est di Gerusalemme a febbraio e 17 ettari a Etzion, a sud di Betlemme – dove vivono già circa 70 mila coloni -, ad aprile.Benjamin Netanyahu e Bezalel Smotrich (Photo by RONEN ZVULUN / POOL / AFP)“Grazie a Dio, stiamo costruendo e sviluppando gli insediamenti e ostacolando il pericolo di uno Stato palestinese“, ha dichiarato ancora Smotrich, rivendicando i propri meriti nel cambio di marcia del processo di occupazione dei territori palestinesi. Durante il suo mandato, iniziato nel 2022, sono state approvate circa 24 mila unità abitative per i coloni israeliani. Tutto questo mentre il gabinetto di Benjamin Netanyahu ha reso noto che “Israele sta valutando” le ultime osservazioni di Hamas riguardo all’accordo sul cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi.In una nota a nome dei 27 Paesi dell’Ue, l’Alto rappresentante per gli Affari Esteri, Josep Borrell, ha condannato “fermamente le continue politiche di esproprio attuate dall’attuale governo israeliano nella Cisgiordania occupata”. L’Ue, dopo mesi di tentennamenti, a metà aprile ha imposto per la prima volta delle sanzioni contro quattro persone e due entità ritenute colpevoli di “gravi violazioni dei diritti umani” contro le comunità palestinesi nei territori occupati, ma nei confronti del governo si è sempre limitata alle critiche diplomatiche.I 27 hanno chiesto a Israele di “revocare le proprie decisioni”, che non solo costituiscono “una grave violazione del diritto internazionale”, ma “esacerbano le tensioni e minano gli sforzi per raggiungere una soluzione a due Stati“. Come espresso nelle conclusioni del vertice Ue dei capi di Stato e di governo della scorsa settimana, Bruxelles “non riconoscerà modifiche ai confini del 1967 se non concordate dalle parti”.

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    Borrell risponde a Israele: “Al Consiglio d’associazione temi molto gravi sul tavolo”

    Bruxelles – Nessun governo ungherese amico a presiedere il Consiglio d’associazione tra Ue e Israele convocato dai 27 Paesi membri. Josep Borrell avverte Tel Aviv: il vertice è presieduto dall’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, non dalla presidenza di turno del Consiglio dell’Ue. E il capo della diplomazia europea non ha intenzione di fare sconti al partner, sotto accusa per la catastrofe umanitaria a Gaza: “È evidente che abbiamo temi molto molto gravi da mettere sul tavolo“, avverte.A Lussemburgo, insieme ai ministri degli Esteri dei 27, Borrell ha sviscerato la lettera con cui il governo di Benjamin Netanyahu si è detto disposto a “prendere in considerazione” l’invito di Bruxelles a riunirsi al più alto livello e discutere dell’attuazione dell’Accordo di associazione Ue-Israele. Ma solo a patto che in quella sede si affrontino tutti gli elementi delle relazioni bilaterali UE-Israele, compresi il commercio, l’istruzione e la cultura“.Israele non vuole alcuna presunzione di colpevolezza. Non verrà a Bruxelles per discutere solo degli impegni presi sul rispetto dei diritti umani e di come sta gestendo la sua guerra ad Hamas. Ma Borrell, a margine dei lavori con i ministri Ue, ha replicato duramente e con un pizzico di sarcasmo: “Non sarà un incontro come gli altri, non abbiamo convocato questa riunione per parlare dell’attuazione dell’Erasmus“.L’Alto rappresentante dovrà ora coordinare i governi Ue nel tentativo di concordare un’agenda e una posizione comune da portare all’incontro con Tel Aviv. “Gli Stati membri riceveranno una relazione sull’aggiornamento della situazione a Gaza e nella West Bank, che riunirà tutte le informazioni che le agenzie delle Nazioni Unite hanno raccolto per quanto riguarda i diritti, la crisi umanitaria e le responsabilità che l’Onu sta denunciando”, ha spiegato Borrell in conferenza stampa. In particolare, il rapporto redatto una settimana fa dall’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Volker Türk, in cui vengono condannati gli attacchi “implacabili” di Israele in tutta l’enclave devastata dalla guerra e si parla di crimini di guerra commessi da entrambe le parti.Senza l’unanimità sulla posizione da tenere nei confronti di Israele, il Consiglio di associazione non si terrà. In altre parole, Borrell dovrà cercare di trovare un compromesso con quei Paesi, in primo luogo proprio quell’Ungheria che dal primo luglio prenderà in mano la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, più riluttanti nel condannare i crimini commessi dalle forze di difesa israeliane contro la popolazione civile palestinese a Gaza. Poi bisognerà accordarsi con Tel Aviv su una data. Vista la determinazione di Borrell, Israele ha tutti gli interessi a rimandare un incontro che potrebbe mettere in discussione i suoi privilegi commerciali con l’Ue. Dopo tutto,  Borrell non rimarrà l’Alto rappresentante ancora a lungo.

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    Le tensioni tra Israele e Libano preoccupano l’Ue. Netanyahu sposta truppe verso nord

    Bruxelles – Il rischio che la guerra di Israele a Gaza coinvolga anche il sud del Libano “diventa ogni giorno più grande”. È l’allarme lanciato da un preoccupatissimo Josep Borrell, l’Alto rappresentante Ue per la Politica Estera, al suo arrivo a Lussemburgo per la riunione con i ministri dei 27. Le tensioni sempre più forti tra l’esercito israeliano e Hezbollah saranno affrontate anche dai capi di stato e di governo dell’Ue nel vertice del 27-28 giugno.Nel documento delle conclusioni del Consiglio europeo, su cui le i corpi diplomatici nazionali stanno lavorando, ci sarà nuovamente spazio per un corposo capitolo dedicato al Medio Oriente. Secondo la bozza più recente visionata da Eunews, i leader non si concentreranno solo sull’offensiva israeliana a Gaza e sulla catastrofica situazione umanitaria nell’enclave, ma esprimeranno preoccupazione “per le crescenti tensioni nella regione, in particolare lungo la Linea Blu, e per la crescente distruzione e lo sfollamento forzato di civili su entrambi i lati del confine israelo-libanese“.Le inquietudini dell’Ue – condivise dall’alleato americano – trovano conferma nell’annuncio fatto ieri dal premier israeliano Benjamin Netanyahu. In un’intervista televisiva, ha dichiarato che la “fase intensa” della guerra a Gaza sarebbe ai titoli di coda e che questo permetterebbe lo spostamento di truppe verso al confine con il Libano. “Per scopi difensivi”, ha dichiarato Netanyahu, e “per riportare a casa i nostri residenti”, i cittadini israeliani dei villaggi del Nord evacuati a causa dei missili lanciati dal gruppo armato libanese. “Se potremo, lo faremo diplomaticamente. In caso contrario, lo faremo in un altro modo”, ha minacciato il premier israeliano.Non proprio in linea con l’invito “a dar prova di moderazione, a prevenire ulteriori tensioni e a impegnarsi negli sforzi diplomatici internazionali” che dovrebbe arrivare a entrambe le parti dal Consiglio europeo. Anche Washington sta cercando di far ragionare Israele, insistendo che un conflitto con Hezbollah rischierebbe a sua volta di trascinare attivamente nelle ostilità anche il ben più pericoloso Iran. Da parte sua, a Bruxelles aleggia invece il timore che un’invasione israeliana nel sud del Libano provochi una nuova crisi di rifugiati verso l’Europa.Il capo della diplomazia europea è in collisione con Netanyahu da mesi e anche oggi ha denunciato la catastrofe in atto a Gaza, dove “la distribuzione di aiuti umanitari è diventata impossibile“. Nonostante le pause tattiche quotidiane annunciate da Israele, i convogli “non entrano, il cibo rimane bloccato al confine e marcisce”. E questo fine settimana “è stato un dei più sanguinosi”: oltre 100 palestinesi vittime degli attacchi israeliani nel centro e nel sud della Striscia, che hanno colpito ancora una volta presidi dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi.Anche su questi punti torneranno i governi Ue, invitando innanzitutto Israele a “fermare la sua offensiva militare, in linea con l’ordinanza della Corte Internazionale di Giustizia del 24 maggio 2024″. Esortando “l’urgente accesso di un accesso pieno, rapido e sicuro agli aiuti umanitari” per affrontare “i livelli catastrofici di fame e l’imminente rischio di carestia a Gaza”. Condannando “qualsiasi tentativo di etichettare un’agenzia dell’Onu (l’Unrwa, ndr) come un’organizzazione terroristica” e “le decisioni del governo israeliano di espandere ulteriormente gli insediamenti illegali nella Cisgiordania occupata”.Ma Israele è sorda alle condanne della comunità internazionale da mesi. Anzi, il governo di Tel Aviv ha pubblicato ieri uno studio condotto da diverse università israeliane sulla quantità di cibo distribuito a Gaza durante il mese di maggio: “La quantità e la qualità degli aiuti alimentari consegnati a Gaza sono migliorate costantemente dal gennaio 2024 e forniscono energia, proteine e grassi sufficienti per il fabbisogno della popolazione”, è la sorprendente conclusione dell’analisi condivisa da Israele.

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    Israele ha risposto alla richiesta Ue di convocare un Consiglio di Associazione. Ma che non sia solo sui diritti umani

    Bruxelles – Il governo israeliano ha risposto alla richiesta dell’Ue di convocare un Consiglio di associazione per discutere del rispetto dei diritti umani previsto nell’accordo di associazione tra Bruxelles e Tel Aviv. Israele “è disposto a prendere in considerazione” l’invito e “vuole negoziare l’agenda“, conferma un alto funzionario Ue. Ma la distanza tra le parti sull’ordine del giorno persiste.La risposta di Tel Aviv verrà sviscerata dai ministri degli Esteri dei 27 già lunedì prossimo, 24 giugno. Il benestare era già stato anticipato il 17 giugno dall’omologo israeliano, Israel Katz, durante la visita in Israele del ministro degli Affari esteri ungherese, Péter Szijjártó. Nel loro incontro, i due avevano concordato che lo Stato ebraico avrebbe accettato l’invito solo una volta iniziata la presidenza di turno ungherese del Consiglio dell’Unione europea. Budapest – uno dei più strenui difensori in Ue delle operazioni militari israeliane dal 7 ottobre in poi – prenderà la guida dei 27 dal primo luglio.Ma “a quanto pare c’è un grosso malinteso da parte del governo israeliano su cosa sia un Consiglio di associazione, perché un Consiglio di associazione non è presieduto dalla presidenza a rotazione dell’Ue”, commentano fonti qualificate. Il Consiglio di associazione e l’istituzione a più alto livello che regola i rapporti tra l’Ue e i propri partner più privilegiati, quelli con cui ha stretto appunto un Accordo di associazione. In quanto tale, è presieduto dall’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri. Da Josep Borrell, almeno fino a quest’autunno.In realtà – spiegano ancora le fonti – si costituisce di due parti diverse. Una prima fase in cui “solo l’Alto rappresentante siede al tavolo a nome dell’Ue”, ed una seconda parte “a cui partecipano anche gli Stati membri”. Quindi è “del tutto irrilevante” chi detenga la presidenza a rotazione. Che sia l’attuale presidenza, il Belgio – fortemente critico nei confronti di Israele – o l’Ungheria.Un Consiglio di associazione ha luogo quando entrambe le parti concordano una data e un ordine del giorno. A sua volta, i 27 Paesi membri devono trovare un’intesa all’unanimità su data, agenda e posizione comune. “Nella sua risposta, Israele non ha fornito alcuna indicazione sulla data“, fa sapere ancora a Eunews un alto funzionario Ue. Per quanto riguarda l’ordine del giorno, i 27 avevano deciso di dare seguito all’appello di Spagna e Irlanda e convocare il Consiglio di Associazione per verificare il rispetto degli impegni presi da Israele nell’ambito della tutela dei diritti umani, alla luce della guerra condotta a Gaza e degli oltre 37 mila morti tra la popolazione civile palestinese.I Paesi membri si erano convinti della necessità di chiedere conto a Tel Aviv del suo comportamento il 27 maggio scorso, dopo il massacro al campo profughi di Rafah. Secondo quanto riportato da Politico, Israele si starebbe rifiutando di incontrare i Paesi Ue per un vertice ad hoc sul rispetto dei diritti umani, ma nella lettera ha insistito perché il Consiglio di associazione affronti, “come con qualsiasi altro Paese, tutti gli elementi delle relazioni bilaterali UE-Israele, compresi il commercio, l’istruzione e la cultura“. Così come di “argomenti legati ai diritti umani e alla guerra”.

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    Israele e Hamas di fronte al piano di pace Usa a Gaza. L’estrema destra sionista pronta a far crollare il governo Netanyahu

    Bruxelles – A 48 ore dall’inaspettato annuncio del piano di pace in tre fasi a Gaza, la proposta della Casa Bianca ha incassato il sostegno dei maggiori partner internazionali: l’Onu, l’Unione europea, il Regno Unito, i principali attori della regione mediorientale. Tutto dipende dalle due parti in conflitto: mentre l’Egitto ha dichiarato che Hamas “ha accolto positivamente la proposta”, il piano di pace di Biden ha messo a nudo la fragilità della coalizione di governo di Benjamin Netanyahu, ostaggio dell’estrema destra sionista.Il piano si architetta in tre fasi: sei settimane di cessate il fuoco completo, in cui Hamas rilascerebbe “un certo numero di ostaggi” in cambio del ritiro delle truppe israeliane dalle zone popolate della Striscia di Gaza. In questa prima fase è previsto un aumento sostanziale dell’ingresso di aiuti umanitari e la possibilità per la popolazione civile palestinese di tornare alle proprie case (secondo le stime delle Nazioni Unite, più del 60 per cento delle abitazioni dell’enclave sono però inagibili a causa dei bombardamenti israeliani).La seconda fase – sempre di sei settimane – prevede una cessazione permanente delle ostilità, il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani ancora in vita in cambio della liberazione di centinaia di prigionieri politici palestinesi dalle carceri di Israele e il ritiro completo dell’esercito israeliano dalla Striscia di Gaza. Nella terza fase, si darebbe il via al piano per la ricostruzione di Gaza.Nel dare l’annuncio in diretta, Biden ha affermato che la proposta gli era stata presentata proprio da Israele. Ma i membri di estrema destra della coalizione di governo di Netanyahu – il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, e il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir – hanno descritto immediatamente la proposta come una “resa totale” e hanno minacciato di far crollare l’esecutivo se Israele dovesse approvare il piano. Come riferiscono i media israeliani, il premier avrebbe già tenuto un incontro con Ben Gvir, allo scopo di illustrargli nei dettagli la proposta di tregua e convincerlo che non si tratterebbe di una sconfitta per Israele.I ministri di estrema destra Itamar Ben-Gvir (L) e Bezalel Smotrich (Photo by AMIR COHEN / POOL / AFP)Nel frattempo Benny Gantz, membro del gabinetto di guerra di Netanyahu e fortemente critico nei confronti del primo ministro per la gestione del conflitto, ha chiarito in una telefonata con il segretario di Stato americano, Antony Blinken, che la restituzione degli ostaggi israeliani è una “priorità nella timeline della guerra”. Soffocato tra la pressione dell’alleato americano da un lato e dal radicale rifiuto di qualsiasi accordo che non preveda “l’israelizzazione” di Gaza dei suoi ministri, Netanyahu potrebbe trovarsi di fronte alla scelta tra l’accettazione della tregua e la sopravvivenza del suo governo.Ue e Onu rilanciano il piano di pace per GazaNon solo gli Stati Uniti, il piano di pace è stato rilanciato anche dai leader dell’Unione europea – che di recente ha cominciato a mettere in discussione l’Accordo di associazione con Israele – e dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Per la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, l’approccio in tre fasi proposto da Biden è “equilibrato e realistico”, mentre il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, si dice “grato per gli sforzi degli Stati Uniti, in collaborazione con partner chiave, in particolare Qatar ed Egitto”. Per l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, “la guerra deve finire adesso”.Il segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha “incoraggiato tutte le parti a cogliere questa opportunità per un cessate il fuoco, il rilascio di tutti gli ostaggi, la garanzia di un accesso umanitario senza ostacoli e, in definitiva, una pace duratura in Medio Oriente”.Nel bel mezzo di questo slancio diplomatico, Israele sta continuando le proprie operazioni militari nell’enclave palestinese: secondo i dati pubblicati dall’Ufficio Onu per gli Affari Umanitari (Ocha-Opt), tra il 29 e il 31 maggio sono stati uccisi 113 palestinesi e 637 sono stati feriti. L’esercito israeliano ha reso noto di aver colpito circa 50 obiettivi militari nelle ultime 24 ore, mentre Al Jazeera riporta nuove 22 vittime dei raid israeliani su abitazioni e campi profughi. Dal 7 ottobre, a Gaza sono morte almeno 36.284 persone e 82.057 sono rimaste ferite.