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    L’Ue annuncia altri 30 milioni di aiuti umanitari in Libano. E Borrell condanna i nuovi raid israeliani sugli operatori sanitari

    Bruxelles – La Commissione europea stanzierà ulteriori 30 milioni di euro per gli aiuti umanitari in Libano, che si aggiungono ai 10 milioni già annunciati il 29 settembre. Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Iom), sono già più di 130 mila i nuovi sfollati interni a causa dei bombardamenti israeliani dell’ultima settimana. Da ottobre 2023, circa 350 mila, di cui il 35 per cento bambini.Nel solo settembre 2024, le vittime causate dai raid di Israele sarebbero già più di mille. Ed oltre 8 mila i feriti. L’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, ha condannato l’uccisione, la scorsa notte, di sette persone nel centro di Beirut, tra cui alcuni paramedici. “Le Forze di difesa israeliane hanno nuovamente preso di mira gli operatori sanitari durante la notte”, ha denunciato il capo della diplomazia Ue. In “violazione del diritto internazionale umanitario”.Secondo quanto riferito dal direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nelle ultime 24 ore sarebbero stati uccisi ventotto operatori sanitari in Libano. I pacchetti di emergenza stanziati dall’Ue – che nel corso del 2024 hanno raggiunto il valore di 104 milioni di euro – sono destinati a fornire “assistenza alimentare urgente, alloggi e assistenza sanitaria, oltre ad altri aiuti essenziali”. Il Libano ha inoltre richiesto l’attivazione del Meccanismo di protezione civile dell’Ue, attraverso il quale la Commissione sta facilitando l’invio di ulteriore assistenza dai Paesi membri. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è detta “estremamente preoccupata per la costante escalation di tensioni in Medio Oriente”.Tel Aviv strappa con l’Onu: Guterres “non è degno” di entrare in IsraeleNel frattempo lo Stato ebraico ha dichiarato “persona non grata” il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. “Un segretario generale che odia Israele, che dà sostegno a terroristi, stupratori e assassini. Guterres sarà ricordato come una macchia nella storia delle Nazioni Unite”, è la gravissima accusa del ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, al segretario dell’Onu. Reo secondo Israele di non aver “condannato inequivocabilmente l’attacco criminale dell’Iran contro Israele”. Guterres non potrà più mettere piede sul territorio di Israele.Un altro strappo durissimo – l’ennesimo, dal 7 ottobre scorso – da parte di Tel Aviv nei confronti della comunità internazionale. Borrell è immediatamente accorso in supporto a Guterres: “Sosteniamo il Segretario generale delle Nazioni Uniti nei suoi instancabili sforzi per raggiungere la pace in tutti i conflitti e in particolare in Medio Oriente. Deploriamo gli attacchi ingiustificati contro di lui, nonché il numero inaccettabile di vittime tra gli operatori umanitari delle Nazioni Unite”, ha commentato con un post su X.

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    Dall’Ue la “ferma condanna” all’attacco missilistico dell’Iran in Israele. Tel Aviv sposta nuove truppe in Libano

    Bruxelles – “Ferma condanna” per un’azione che “minaccia la stabilità regionale”. I leader Ue scelgono le loro parole in fotocopia e puntano il dito contro l’attacco missilistico lanciato ieri sera (1 ottobre) dall’Iran contro Israele. Questa volta, nessun Paese membro si mette di traverso – come accaduto l’altra sera per l’azione militare israeliana in Libano – e l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, può dichiarare a nome dei 27 che “l’Ue ribadisce il suo impegno per la sicurezza di Israele“.Il regime di Teheran ha scagliato circa 200 missili balistici verso il territorio israeliano, un attacco minacciato diverse volte dagli ayatollah iraniani nei giorni scorsi, e che l’intelligence americana aveva preventivato con qualche ora di anticipo. Con il supporto di Washington e Londra, Israele ha intercettato la maggior parte dei missili lanciati nell’attacco, che non sembra aver causato danni rilevanti a cose e persone. Ma che innesca inevitabilmente una nuova escalation tra Tel Aviv e Teheran.“L’Iran ha commesso un grave errore questa notte e ne pagherà il prezzo. Rispetteremo ciò che abbiamo stabilito, chiunque ci attacchi, noi attaccheremo”, ha immediatamente annunciato il premier israeliano Benjamin Netanyahu. D’altra parte, Teheran ha risposto che reagirà “con maggiore intensità” attaccando “tutte le infrastrutture israeliano” in caso di una rappresaglia militare da parte di Israele. Secondo lo Stato maggiore iraniano, il “90 per cento dei missili” avrebbe raggiunto gli obiettivi. In un post su X, il neo-presidente Masoud Pezeshkian ha dichiarato che “la risposta decisiva all’aggressione del regime sionista” è stata lanciata “sulla base dei diritti legittimi e con l’obiettivo della pace e della sicurezza per l’Iran e per la regione”. E ha poi avvertito: “Non entrate in conflitto con l’Iran”.Questa mattina, le forze di difesa israeliano hanno annunciato che ulteriori truppe si stanno dirigendo nel sud del Libano per ampliare l’invasione di terra e hanno ripreso a bombardare il sud di Beirut. Secondo il Times of Israel, dal Libano sono stati lanciati oltre cento razzi verso il nord di Israele. Ad ogni dimostrazione militare ne segue una nuova, più pesante di quelle precedenti, in un vortice di distruzione che ormai colpisce tutta la regione. Dal punto di vista iraniano, Israele ha violato la sovranità della Repubblica islamica già in aprile, quando bombardò l’ambasciata di Teheran a Damasco, e quella del Libano, invadendo il sud del Paese e lanciando l’offensiva contro Hezbollah, la cui ala militare è foraggiata proprio dall’Iran. Secondo la logica di Israele, tutto è cominciato il 7 ottobre, con gli attacchi terroristici perpetrati da Hamas e i lanci di razzi da parte di Hezbollah, e non fa altro che esercitare il proprio diritto alla legittima difesa.I pesi massimi dell’Ue hanno “condannato fermamente” l’attacco dell’Iran. Ursula von der Leyen ha “esortato tutte le parti a proteggere la vita di civili innocenti”, ribadendo la richiesta di “un cessate il fuoco al confine con il Libano e a Gaza e il rilascio di tutti gli ostaggi detenuti da quasi un anno”. Charles Michel ha parlato di una “spirale mortale di escalation in Medio Oriente”, di “una guerra regionale che non è nell’interesse di nessuno”. Per Borrell, in una nota a nome dei 27 Paesi Ue, siamo di fronte “ancora una volta” a “un pericoloso ciclo di attacchi e ritorsioni” che “rischia di alimentare un’incontrollabile escalation regionale che non è nell’interesse di nessuno”.Lo scorso 30 settembre, a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri della Giordania, Ayman Safadi, ha dichiarato: “Il primo ministro Netanyahu sostiene che Israele è circondato da nemici che vogliono distruggerlo. Con il mandato di 57 Paesi arabi e musulmani, posso dire in modo inequivocabile che tutti noi vogliamo garantire la sicurezza di Israele, se Israele porrà fine all’occupazione e permetterà la creazione di uno Stato palestinese indipendente“. Ma – com’è ben noto – il governo israeliano si oppone fermamente alla soluzione dei due Stati. Safadi ha incalzato la comunità internazionale: “Riuscite a chiedere a Netanyahu qual è la loro soluzione? A parte nuove guerre e nuova distruzione?”.Per ora, gli Stati Uniti hanno supportato incondizionatamente – al di là del già dimenticato piano Biden per il cessate il fuoco a Gaza – l’azione militare israeliana. L’Ue è immobile, ingabbiata nelle diverse sensibilità e convinzioni politiche dei 27 su un conflitto che è anche altamente ideologico. Sull’indifendibile regime iraniano, Bruxelles conta decine di pacchetti di sanzioni, per le violazioni dei diritti umani, per il suo programma nucleare e per il supporto militare alla Russia e ai gruppi estremisti in Medio Oriente. Ma sul governo di Netanyahu, che accusa di antisemitismo chiunque faccia presente le palesi violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, a Gaza come in Cisgiordania e in Libano, l’Ue è ferma al palo. Alla richiesta, messa in un cassetto da Tel Aviv, di convocare un Consiglio di Associazione per discutere il rispetto dei diritti umani previsto dall’Accordo Ue-Israele.

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    L’Ue, il G7 e le monarchie del Golfo chiedono un cessate il fuoco di 21 giorni tra Israele e Hezbollah

    Bruxelles – Tre settimane di tregua per “dare spazio alla diplomazia”. Unione Europea, Stati Uniti, Australia, Canada, Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Giappone, Qatar, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti lanciano un disperato appello a Israele e Hezbollah per fermare l’escalation in corso in Libano.Circa 700 vittime in 72 ore e lo spauracchio di un’operazione di terra in Libano. Israele sta mettendo in campo la stessa forza distruttrice mostrata a Gaza. Nelle ultime 24 ore, i raid delle Idf hanno ucciso 81 persone e ne hanno ferite 403. Dall’altra parte della linea blu, Hezbollah continua a lanciare razzi in direzione di Israele. Una situazione “intollerabile”, che “presenta un rischio inaccettabile di una più ampia escalation regionale”, si legge nella dichiarazione congiunta dei Paesi del G7, le tre monarchie del Golfo, l’Ue e l’Australia. Una crisi che “non è nell’interesse di nessuno, né del popolo di Israele né del popolo libanese”.L’imperativo è la conclusione di un accordo “che permetta ai civili di entrambi i lati del confine di tornare alle loro case in sicurezza”. Un accordo coerente con l’implementazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sul Libano e su Gaza. Ma, come ampiamente dimostrato nei mesi scorsi dai fallimentari negoziati tra Hamas e Tel Aviv, la diplomazia “non può avere successo in un’escalation”.La richiesta di “dare una reale possibilità a una soluzione diplomatica” è rivolta a “tutte le parti” coinvolte, “compresi i governi di Israele e del Libano”. I firmatari della dichiarazione congiunta si dicono “pronti a sostenere pienamente tutti gli sforzi diplomatici per concludere un accordo entro questo periodo”.Le prime reazioni arrivate da Israele non sono incoraggianti. Il ministro delle finanze, l’estremista religioso Bezalel Smotrich, ha affermato che “non bisogna dare al nemico il tempo di riprendersi e riorganizzarsi per continuare la guerra dopo 21 giorni”. Per Smotrich, l’unico modo per riportare i cittadini israeliani sfollati nelle loro case al confine libanese è “la resa di Hezbollah o la guerra”. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, il leader dell’opposizione, Yair Lapid, starebbe cercando di convincere il governo di Netanyahu a accettare la tregua, “ma solo per 7 giorni, per non permettere a Hezbollah di ricostruire i suoi sistemi di comando e controllo”.Charles Michel al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, 25/09/24L’ufficio di Netanyahu ha smentito qualsiasi apertura verso un cessate il fuoco. Anzi, il primo ministro avrebbe autorizzato l’esercito a continuare a “colpire con tutta la sua forza” in Libano e a Gaza fino a quando tutti gli obiettivi della guerra non saranno raggiunti. Ieri sera, in un discorso di fronte al Consiglio di sicurezza dell’Onu, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, ha invitato il massimo organo delle Nazioni Unite ad alzare la voce. Perché quando i crimini “restano impuniti, diventano normali, diventano la legge”.A Gaza, così come a Kiev o in Sudan. E nella “più che irresponsabile” escalation in Libano. I conflitti di oggi mettono in dubbio l’autorità delle istituzioni multilaterali, e per Michel la ragione è da ricercare anche in seno al Consiglio di sicurezza, dove “alcuni membri non sono all’altezza delle loro responsabilità“. C’è bisogno di una riforma “per renderlo più inclusivo, più legittimo e più efficace”. Per il leader Ue, “è tempo che tutti i membri permanenti di questo Consiglio siano all’altezza della loro responsabilità storica”.

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    I raid israeliani in Libano hanno già ucciso più di 550 persone. Borrell chiede l’intervento del Consiglio di Sicurezza dell’Onu

    Bruxelles – La comunità internazionale, a New York per la 79esima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, guarda con preoccupazione verso il Medio Oriente. Lo scenario peggiore si sta materializzando, dopo un anno il conflitto tra Israele e Hamas è diventato guerra regionale. “Il Consiglio di sicurezza deve svolgere il suo ruolo”, è l’appello lanciato dall’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, di fronte al “bilancio allarmante” delle vittime degli attacchi israeliani in Libano.Secondo gli ultimi dati diffusi dal ministero della Salute di Beirut, i raid dell’aviazione israeliana hanno già ucciso 558 persone, di cui 50 bambini e 94 donne. E ne hanno ferite 1.835. Tra le vittime, anche due operatori dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). “Abbiamo urgente bisogno di fermare il cammino verso la guerra. Entrambe le parti devono attuare un cessate il fuoco immediato”, ha supplicato il capo della diplomazia europea.Josep Borrell a New York per la 79esima sessione dell’Assemblea Generale dell’Onu (Photo by ANGELA WEISS / AFP)Borrell si appella al massimo organo dell’Onu perché le risoluzioni del Consiglio di sicurezza – a differenza di quelle dell’Assemblea generale – sono le uniche ad essere vincolanti per i 193 Paesi che fanno parte delle Nazioni Unite. Almeno sulla carta: il 25 marzo scorso, dopo mesi di veti incrociati tra Stati Uniti e Russia, il Consiglio di Sicurezza aveva adottato una risoluzione con cui chiedeva un immediato cessate il fuoco su Gaza durante il mese di Ramadan e il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi. Una richiesta rimasta tuttora inascoltata.Il governo di Netanyahu non esclude tra l’altro, “se necessario”, un intervento via terra nel sud del Libano per sgominare le cellule di Hezbollah e permettere il rientro in sicurezza degli sfollati israeliani nel Nord del Paese. Nello spaventoso racconto in numeri che si sussegue dal 7 ottobre scorso a Gaza, e che ora è cominciato anche nel Paese dei Cedri, Tel Aviv elenca “i circa 400 lanciarazzi a medio raggio, 70 depositi di armi e circa 80 droni e missili da crociera di Hezbollah” distrutti dagli oltre 250 aerei di combattimento che in due giorni “hanno sganciato circa 2.000 munizioni”.The death toll of Israeli strikes in Lebanon is alarming. The latest figures say over 500 casualties, with 50 children among the victims.The Security Council has to play its role. We urgently need to halt the path to war. Both sides need to implement an immediate ceasefire.— Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) September 24, 2024

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    Dall’Egitto le accuse di Borrell a Israele: “Vuole trasformare la Cisgiordania in una nuova Gaza”

    Bruxelles – Dura accusa dell’Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, al governo Netanyahu. Le recenti operazioni israeliane in Cisgiordania “hanno un obiettivo chiaro”: trasformarla “in una nuova Gaza, intensificando la violenza e delegittimando l’Autorità Palestinese”. E la condanna al raid che avrebbe causato almeno 40 morti e 60 feriti nella zona umanitaria di Al-Mawashi, a Khan Younis. In visita in Egitto, Borrell ha dichiarato: “Non posso che pronunciarmi contro questo genere di cose. La guerra ha sempre le sue leggi. È difficile credere che queste leggi di guerra vengano rispettate”.Israele sostiene di aver colpito “importanti terroristi di Hamas che operavano da un centro di comando e controllo” all’interno del campo profughi. Solo due giorni fa, il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, aveva declinato la proposta di Borrell – in viaggio in Medio Oriente – di fissare un incontro in Israele. In conferenza stampa con il ministro degli Esteri egiziano, Badr Abdelatty, il capo della diplomazia Ue ha ribadito l’importanza di un cessate il fuoco a Gaza, rammaricandosi del fatto che l’accordo ma non sia mai stato raggiunto, a quasi un anno dall’inizio del conflitto. “Perché? È molto semplice: perché coloro che fanno la guerra non hanno interesse a farla finire. Quindi fingono. Sempre meno, perché la loro intransigenza è accompagnata da una totale impunità e le loro azioni non hanno conseguenze”, ha denunciato Borrell, che ha poi ripetuto la sua invettiva intervenendo ad una conferenza con gli Stati della Lega araba.L’Alto rappresentante ha accusato “membri radicali del governo di Netanyahu” di “cercare di rendere impossibile la creazione di un futuro Stato palestinese”. Borrell ha poi spronato i Paesi della Lega araba ad “accelerare il lento – certamente troppo lento – cambiamento di percezione del conflitto israelo-palestinese riaffermando l’Iniziativa di pace araba e facendola conoscere meglio in tutto il mondo”.Il primo appuntamento utile è la prossima Assemblea Generale dell’Onu, che si terrà a fine mese a New York: per Borrell un’opportunità per mobilitare la comunità internazionale. “Dobbiamo lanciare il processo, non solo un evento, in modo da poter continuare a lavorare ogni giorno con tutti coloro che sono pronti a costruire la soluzione dei due Stati, impegnandosi e cercando il tipo di pressione che possiamo esercitare su coloro che non vogliono questa soluzione”, ha spiegato.

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    “Riportate a casa gli ostaggi”: lo sciopero generale in Israele contro Netanyahu

    Bruxelles – Era da prima del 7 ottobre dell’anno scorso, e prima della conseguente guerra nella Striscia di Gaza, che non si vedeva in Israele una protesta così partecipata. Nel weekend, decine di migliaia di persone hanno inondato le strade di Tel Aviv e Gerusalemme, mentre oggi (2 settembre) è in corso il primo sciopero nazionale da un anno e mezzo, che potrebbe essere prolungato. I manifestanti chiedono al primo ministro Benjamin Netanyahu di accettare un accordo con la leadership di Hamas e permettere il rientro degli ostaggi ancora vivi, dopo il rinvenimento di sei cadaveri israeliani nella Striscia. “Domani l’intera nazione si fermerà e si unirà in un grido comune per riportare indietro gli ostaggi”, si legge nel comunicato diffuso domenica (1 settembre) da Histadrut, il sindacato più grande del Paese che rappresenta circa 800mila lavoratori. L’annuncio della mobilitazione, giunto per voce del segretario dell’associazione Arnon Bar-David, è arrivato durante la manifestazione di ieri sera, organizzata nella capitale israeliana dal forum delle famiglie degli ostaggi rapiti durante l’attacco del 7 ottobre. Bar-David si è riservato di valutare un’eventuale estensione dello sciopero oltre la giornata di lunedì.Le proteste di domenica sono state fortemente partecipate anche a causa della notizia, giunta la mattina stessa, del ritrovamento dei cadaveri di sei ostaggi nei tunnel sotto la città palestinese di Rafah, nel sud della Striscia. A Tel Aviv si sono radunate decine di migliaia di persone per chiedere al governo di intensificare gli sforzi negoziali e riportare a casa le decine di ostaggi ancora in vita – il cui numero non si conosce con esattezza, ma che secondo le stime dovrebbero essere circa una settantina. I manifestanti hanno esibito delle bare per sottolineare le responsabilità del governo nella morte degli ostaggi, dato lo stallo nelle trattative con i dirigenti di Hamas che appare motivato più da calcoli politici interni all’esecutivo di Bibi che non da considerazioni pragmatiche. Anche a Gerusalemme, fuori dell’ufficio del premier, si sono raggruppate folle di contestatori. In alcuni casi, soprattutto nella capitale Tel Aviv, si sono registrati scontri con la polizia. Così, dalle 6 locali di questa mattina (le 5 italiane) centinaia di migliaia di lavoratori hanno incrociato le braccia, nello sciopero più ampio realizzato dal marzo 2023, prima dell’inizio delle operazioni militari dell’Idf nella Striscia. L’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv è rimasto bloccato per un paio d’ore in mattinata, mentre i trasporti e i servizi pubblici (incluse le scuole) sarebbero stati fortemente ridotti. Del resto, lo stesso sindaco della capitale, Ron Huldai, ha pubblicamente invitato i dipendenti dell’amministrazione a partecipare allo sciopero. Mentre i negoziati sono sostanzialmente bloccati a causa delle richieste inconciliabili delle due parti, sono partite le vaccinazioni nella Striscia per prevenire l’esplosione di un’epidemia di poliomielite tra i bambini palestinesi. La pausa nei combattimenti, limitata soltanto ad alcune zone e ad una specifica fascia oraria giornaliera, dovrebbe durare tre giorni e permettere la vaccinazione di tutti i bambini sotto i dieci anni di età, che sono oltre 640mila. Un’impresa il cui esito positivo è tutt’altro che scontato.Nel frattempo, continuano le violenze nella Cisgiordania occupata, dove è in corso una grande operazione militare israeliana che ha interessato diverse città e che ha già fatto almeno una quindicina di morti palestinesi. Il tutto dopo che, lo scorso luglio, il governo israeliano aveva spinto ulteriormente sull’acceleratore dell’occupazione illegale nei Territori palestinesi in una mossa che è valsa nuove sanzioni da parte dei Ventisette. L’Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell ha proposto formalmente giovedì scorso (29 agosto) di sanzionare i ministri della Sicurezza (Itamar Ben-Gvir) e delle Finanze (Bezalel Smotrich) in risposta alle posizioni espresse recentemente dai due (entrambi appartenenti a partiti di estrema destra, su cui si regge il governo di Netanyahu) riguardo alla necessità di bloccare la distribuzione degli aiuti umanitari nella Striscia e alla possibilità, giustificabile in termini “morali”, di affamare la popolazione palestinese. 

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    Medio Oriente, Borrell formalizza la richiesta di sanzioni per i ministri di Israele. “Decideranno gli Stati, ma il processo è avviato”

    Bruxelles – Josep Borrell non molla, al contrario insiste. L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue vuole mandare un messaggio, chiaro e diretto: c’è un’Unione europea che non è più disposta a sostenere le ragioni di Israele di fronte a una risposta all’aggressione di Hamas che ha passato il limite del tollerabile. L’idea di sanzionare i ministri israeliani per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, e delle Finanze, Bezalel Smotrich, diventerà una proposta formale e ufficiale.“Ho deciso di proporre l’inclusione dei due ministri israeliani nella lista Ue delle sanzioni”, annuncia al termine della riunione informale dei ministri degli Esteri. “Ovviamente spetterà ai ministri decidere, come sempre, il processo sarà avviato“. La proposta con ogni probabilità sarà affossata dagli Stati. L’unanimità richiesta per approvare le sanzioni non c’è, vista la contrarietà dichiarata dell’Italia, ma non solo. L’idea non piace all’Ungheria di Orban, e neppure alla Germania. Ma Borrell vuole comunque inviare un messaggio al governo di Benjamin Netanyahu.Non vengono messe in discussione le ragioni dello Stato ebraico. “L’attacco di Hamas ha dato origine a una guerra, e la guerra ha dato origine a una situazione drammatica dal punto di vista umanitario”, dice sintetizzando in estrema sintesi gli avvenimenti dal 7 ottobre 2023 in poi. Ma si scaglia contro la reazione di Israele, e una condotta che a Bruxelles viene vista come irresponsabile. “Dichiarazioni sulla costruzione di una sinagoga dentro una moschea suggeriscono una radicalizzazione della situazione” da parte israeliana, aggiunge in conferenza stampa. Una presa di distanze da Ben-Gvir, che ha dichiarato di voler costruire un luogo di culto ebraico laddove sorge la mosche di Al-Aqsa, a Gerusalemme.E’ l’ultimo atto di una giornata iniziata con un attacco frontale di Borrell nei confronti di Israele. Ai Ventisette chiedeva di condannare l’operato dell’amministrazione Netanyahu, bollata come “inaccettabile”, e di non prevedere tabù nei confronti di un alleato storico considerato dall’Alto rappresentante come non più difendibile. Finora l’Ue si era espressa contro i coloni estremisti, decretando sanzioni restrittive nei loro confronti, ma è la prima volta che prende corpo l’iscrizione nella lista nera di esponenti di governo israeliano. Con ogni probabilità la linea Borrell non passerà, ma adesso Tel Aviv è avvisata: il sostegno senza ‘se’ e senza ‘ma’ dell’Europa è rimessa in discussione.E’ questa un’altra incrinatura dei rapporti tra Europa e Israele, dopo che Belgio e Slovenia hanno sostenuto l’azione legale del Sudafrica, che ha trascinato lo Stato ebraico davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, con l’accusa di crimini di genocidio nei confronti dei palestinesi.

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    Tajani: “Convergenza nel governo su Fitto”. E all’Ucraina dice: “Le armi italiane non siano usate in territorio russo”

    Bruxelles – “La figura di Raffaele Fitto è la migliore possibile”: non ci sono dubbi per il vicepremier azzurro, Antonio Tajani, sul profilo del candidato italiano per la prossima Commissione europea, il quale assicura che la maggioranza di governo è compatta nel sostenerlo. E ha risposto in maniera scettica alle critiche mosse a inizio mattinata dall’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, contro l’inerzia dimostrata fin qui dai Ventisette su due dossier cruciali: Ucraina e Medio Oriente. Il leader di Forza Italia, a Bruxelles per il Consiglio Affari esteri informale di giovedì (29 agosto), ha blindato il nome dell’attuale ministro agli Affari europei Raffaele Fitto prima di unirsi ai suoi omologhi nel palazzo Europa. “Domani ne parleremo al vertice di maggioranza, poi ci sarà il Consiglio dei ministri”, ha continuato Tajani, sottolineando come l’ex presidente della regione Puglia “sia la persona più giusta” e su come sul suo nome “ci sia una convergenza da parte di tutti” i partiti della coalizione. La sua esperienza, che il vicepremier ha assicurato essere gradita anche a Bruxelles, è il punto che mette tutti d’accordo: è importante che Roma invii al Berlaymont qualcuno “che non faccia l’apprendista commissario ma il commissario”. E tuttavia il governo italiano attenderà, appunto, fino a domani per formalizzare la nomina, dopo essere rimasto l’ultimo grande Paese del blocco a non aver ancora indicato ufficialmente alcun candidato.Quanto alle accuse, tutt’altro che velate, mosse dal capo della diplomazia Ue all’indirizzo degli Stati membri prima dell’avvio delle discussioni in Consiglio, il titolare degli Esteri si è dimostrato piuttosto indifferente. Anzitutto, sull’Ucraina: “Ogni Paese è libero di decidere” se mantenere o rimuovere le restrizioni sull’utilizzo delle armi inviate a Kiev oltre i confini della Russia, ha ribadito, sottolineando che “per l’Italia rimane la posizione di utilizzare le nostre armi all’interno del territorio ucraino“. A quanto riportato dal ministro, Roma è in procinto di inviare all’Ucraina una nuova batteria per il sistema antiaereo Samp/T.  E sulla proposta, caldeggiata nuovamente da Borrell in mattinata, di sanzionare dei membri del governo israeliano, il vicepremier forzista ha parlato di “periodo ipotetico dell’irrealtà“. L’obiettivo è “convincere Israele a fare delle scelte che portino al cessate il fuoco a Gaza perché questa è la priorità vera”, ha dichiarato Tajani, sostenendo che “non è col riconoscimento teorico della Palestina o con le sanzioni ai ministri israeliani che si risolvono i problemi” nel complesso quadro della crisi mediorientale. “Serve più diplomazia“, ha aggiunto, ricordando che gli obiettivi prioritari sono la sospensione immediata delle ostilità nella Striscia, la distribuzione degli aiuti umanitari alla popolazione palestinese e la liberazione degli ostaggi israeliani ancora in mano ai gruppi islamisti.