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    Primo (di quattro) via libera in Ue a Di Maio come inviato speciale per il Golfo Persico

    Bruxelles – Primo (di quattro) disco verde per Luigi Di Maio come primo rappresentante speciale dell’Ue per il Golfo Persico. Dopo tante polemiche in Italia, la nomina da parte di Josep Borrell è arrivata la scorsa settimana e ha ricevuto oggi (27 aprile) il parere favorevole da parte del Cops, il Comitato politico e di sicurezza, l’organo del Consiglio responsabile della politica estera e di sicurezza comune dell’Ue. Il punto, come previsto, è stato inserito all’ordine del giorno come punto ‘A’, che non prevede alcuna discussione. 
    Come spiegano fonti europee, la nomina di Di Maio è ormai solo un passaggio formale di un processo quasi  concluso. Il nome dell’ex ministro degli Esteri è stato portato dall’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica sicurezza che lo ha indicato come “il candidato più adatto” all’incarico in una lettera del 21 aprile scorso e indirizzata agli ambasciatori del Comitato politico e di sicurezza degli Stati membri. Borrell propone per il nuovo incarico un mandato di 21 mesi, a partire dal primo giugno 2023 e fino al 28 febbraio 2025. Lo stesso punto procedurale (senza discussione) dovrà ora passare prima sul tavolo del Gruppo dei Consiglieri per le relazioni esterne (Relex), poi in Coreper (Comitato dei rappresentanti permanenti) e, infine in un qualsiasi formato del Consiglio per l’approvazione definitiva. Anche se per la nomina di queste figure speciali a livello procedurale sarebbe richiesta la maggioranza qualificata, nella pratica la figura indicata dall’alto rappresentante Ue viene semplicemente “accolta” dai rappresentanti degli Stati membri, senza un vero e proprio voto.

    I rappresentanti speciali dell’Ue promuovono le politiche e gli interessi dell’UE in regioni e paesi specifici e svolgono un ruolo attivo negli sforzi per consolidare la pace, la stabilità e lo stato di diritto. Attualmente esistono nove figure del genere che sostengono il lavoro dell’alto rappresentante Ue nel mondo: in Bosnia-Erzegovina, in Asia centrale, nel Corno d’Africa, una figura specifica per i diritti umani, una per il Kosovo, una per il processo di pace in Medio Oriente, poi ancora nel Sahel, nel Caucaso meridionale e la crisi in Georgia e infine una per il dialogo Belgrado-Pristina e altre questioni regionali dei Balcani occidentali.
    Il nuovo incarico di inviato speciale per il Golfo è stato pensato soprattutto nell’ottica di rafforzare e approfondire i rapporti energetici con la regione del Golfo, una scelta motiva dalla difficoltà che l’Europa ha incontrato dall’inizio della guerra in Ucraina a diversificare l’approvvigionamento di gas dalla Russia e a cercare nuovi fornitori di idrocarburi. La Commissione aveva affidato la selezione a un panel di tecnici indipendenti che hanno presentato a Borrell una rosa finale di quattro nomi: oltre al nome dell’ex ministro degli Esteri nel governo Conte 2 e poi nell’esecutivo Draghi, in lizza c’erano l’ex inviato dell’Onu in Libia, lo slovacco Jan Kubis, l’ex ministro degli Esteri della Grecia e ex commissario Ue, Dimitris Avramopoulos, e il cipriota Markos Kyprianou. Nella nota consegnata a Borrell, i tecnici avrebbero suggerito il nome di Di Maio per la nomina “sulla base delle prestazioni fornite dai candidati”. La scelta di Borrell è infine ricaduta sull’ex vicepremier, tra le polemiche in Italia.

    Primo via libera dagli ambasciatori Ue al Comitato politico e di sicurezza, senza discussione, all’incarico per l’ex vicepremier e ministro degli Esteri Di Maio. Ora il passaggio al gruppo dei Consiglieri per le relazioni esterne (Relex), poi in Coreper (Comitato dei rappresentanti permanenti) e, infine in un qualsiasi formato del Consiglio per l’approvazione definitiva

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    L’Ue avrà un rappresentante speciale nei Paesi del Golfo, Di Maio tra i quattro candidati?

    Bruxelles – Ospite in Barhein per il secondo IISS Manama Dialogue, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha confermato che il Servizio di Azione esterna dell’Ue guidato da Josep Borrell ha deciso, per la prima volta, di nominare un Rappresentante speciale per il Golfo Persico, “per rafforzare l’impegno con la Regione”. In una dura invettiva contro il regime iraniano, colpevole di “nutrire le nazioni criminali” con droni e materiale bellico, von der Leyen ha fatto appello alle monarchie saudite per garantire insieme all’Ue la sicurezza della regione e del mondo intero.
    Per ricoprire l’incarico di inviato speciale, pensato ex novo anche a causa delle difficoltà che l’Europa sta avendo sul fronte dell’approvvigionamento energetico e sulla differenziazione dal gas russo, da alcuni giorni a Bruxelles circola con insistenza anche il nome di Luigi di Maio, ex ministro degli Esteri nel governo Conte 2 e poi nell’esecutivo Draghi.
    La Commissione aveva affidato il mandato di selezionare il miglior candidato per il ruolo a un panel di tecnici indipendenti: a seguito di una serie di interviste con le figure proposte dai governi dei Paesi membri, i tecnici Ue hanno indicato all’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, quattro nomi. Oltre all’ex capo politico del Movimento 5 Stelle, in lizza a quanto si apprende ci sono l’ex inviato dell’Onu in Libia, lo slovacco Jan Kubis, l’ex ministro degli Esteri della Grecia e ex commissario Ue, Dimitris Avramopoulos, e il cipriota Markos  Kyprianou. Sembrerebbe che, nella nota consegnata a Borrell, i tecnici abbiano aggiunto che “sulla base delle prestazioni fornite dai candidati, si raccomanda di nominare il sig. Luigi di Maio”.
    Luigi Di Maio e Josep Borrell
    Questa mattina (18 novembre), all’incontro quotidiano con la stampa, il portavoce del Servizio europeo per l’Azione Esterna, Peter Stano, rifiutandosi di commentare “le speculazioni sui media”, ha dichiarato che “il processo di selezione è in corso, e che una volta completato, verrà annunciata la nomina”. La candidatura di Di Maio non è piaciuta ad alcuni esponenti della destra italiana: l’eurodeputato della Lega Paolo Borchia ha depositato un’interrogazione a Borrell affinché “spieghi quali sono i punti in base ai quali si ritiene che il Curriculum Vitae di Di Maio sia adeguato per essere proposto per una posizione simile”. Alla polemica si è accodato anche Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, perché la candidatura di Di Maio sarebbe stata indicata dal governo uscente di Mario Draghi e non dall’attuale premier Giorgia Meloni.
    La scelta definitiva è appannaggio dei governi, ai quali Borrell farà una proposta alla quale il Consiglio Affari Esteri deve dare il via libera. I rappresentanti speciali, nella complessa rete dell’Unione europea, sono espressione del Consiglio, ma lavorano sotto l’autorità dell’Alto rappresentante. 

    Il nome sarà proposto da Borrell ai governi, che devono dare la loro approvazione

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    Ucraina, Papa: Non si usi il grano come arma di guerra. Italia preme per corridoi marittimi

    Roma – Il grano fermo in Ucraina preoccupa anche Papa Francesco. La catastrofe alimentare sta per abbattersi soprattutto sull’Africa e, a un mese dal suo viaggio in Congo e Sud Sudan (2-7 luglio), il Pontefice lancia un appello alla comunità internazionale: “Non si usi il grano come arma di guerra”.
    Dalle esportazioni dei carichi bloccati, ricorda al termine dell’udienza generale, “dipende la vita di milioni di persone, specialmente nei Paesi più poveri. Si faccia ogni sforzo per risolvere la questione e per garantire il diritto umano universale a nutrirsi”.
    Anche il pensiero del Presidente della Repubblica,  Sergio Mattarella, è alla crisi del pane: “Quello scatenato dall’aggressione Russia in Ucraina è un conflitto che a cerchi concentrici si ripercuote su altri popoli e nazioni”, sottolinea nel saluto prima del concerto al Quirinale per le celebrazioni del 2 giugno. Ma la guerra incide anche sugli obiettivi legati all’emergenza climatica: “La comunità internazionale vede pesantemente messi in discussione i risultati raggiunti negli ultimi decenni. Sembra l’avversarsi di scenari che vedono l’umanità protagonista della propria rovina”, afferma il Capo dello Stato.
    Di sicurezza alimentare il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha parlato ieri con il segretario di Stato americano, Anthony Blinken. A breve avrà un nuovo colloquio anche con l’omologo ucraino, Dmytro Kuleba. “Stiamo premendo affinché vengano creati corridoi marittimi per il trasporto delle materie prime alimentari, anzitutto il grano, dai porti ucraini”, assicura, durante il question time alla Camera. Servirà trovare un accordo tra Kiev e Mosca sia per sminare le acque antistanti i porti, in particolare quello di Odessa, a fronte della garanzia del transito sicuro dei carichi, sia per la navigazione senza ostacoli per le imbarcazioni cariche delle tonnellate di grano che da settimane sono ferme in Ucraina.
    Ieri, però, il premier Mario Draghi ha avanzato anche l’ipotesi di un trasporto via ferrovia, rivelando che l’Unione europea si sta adoperando in questo senso. Nel frattempo, l’unica certezza è che quel grano va sbloccato urgentemente, prima del nuovo raccolto, anche per questioni strategiche. “Sappiamo che non tutti i Paesi africani non sono con l’Occidente, l’abbiamo visto con i voti alle Nazioni Unite su questa guerra. Se si perde la guerra sulla sicurezza alimentare si perde la possibilità che questi Paesi possono venire incontro all’Europa”, ha osservato l’ex capo della Bce, ricordando che la guerra “non è il risultato delle sanzioni”, al contrario, sono le sanzioni a essere conseguenza dell’aggressione russa in Ucraina. Sulla contingenza, il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli annuncia lo sblocco di oltre 200mila ettari di terreni per rispondere al caro materie prime. “È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto che rende operative le deroghe ai regolamenti comunitari sulla Pac”, fa sapere.
    Spaventano intanto le previsioni di S&P nell’ultimo rapporto, dal titolo ‘The Global Food Shock Will Last Years, Not Months’. Per l’agenzia, l’aumento dei prezzi dei beni alimentari e la riduzione delle forniture durerà fino al 2024, forse oltre. La carenza di fertilizzanti, i controlli sulle esportazioni, le interruzioni del commercio globale e l’aumento dei costi del carburante e dei trasporti eserciteranno pressioni al rialzo sui prezzi dei beni alimentari di base. Nell’analisi i Paesi a medio e basso reddito dell’Asia centrale, del Medio Oriente, dell’Africa e del Caucaso saranno i più colpiti dall’impatto iniziale. Lo shock dei prezzi alimentari inciderà sulla crescita del Pil, sulla performance fiscale e sulla stabilità sociale, e potrebbe spingere ad azioni di rating in base alle risposte dei singoli Paesi e delle organizzazioni internazionali.

    Il Pontefice sarà in Africa dal 2 al 7 luglio. La preoccupazione del Presidente della Repubblica: Effetti guerra su tutti a cerchi concentrici, c’è crisi alimentare

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    Accordo tra Italia e Grecia: fissati i confini marittimi, potenziata la cooperazione tra Roma e Atene

    Bruxelles – L’incontro alla Farnesina trai ministri degli Esteri di Italia Grecia ha visto lo scambio degli strumenti di ratifica dell’accordo sui confini marittimi dei due Paesi. Nikos Dendias, in una lettera indirizzata all’omologo italiano Luigi di Maio, ha parlato di “un atto simbolico di eccezionale importanza”.
    L’accordo tra Italia e Grecia e la ZEE
    Un’intesa era stata già trovata nel giugno del 2020, poi pubblicata in Gazzetta ufficiale nel 2021. Adesso l’accordo diventa realtà anche sul piano internazionale. I confini marittimi ricalcano quelli disegnati già nel 1977. All’epoca però non erano state definite le specificità funzionali delle zone disegnate. Adesso Atene e Roma si sono accordate per delimitare le rispettive Zone economiche esclusive (ZEE). 
    Si tratta della prima ZEE formalmente dichiarata dall’Italia. Fino al 2020 la Penisola era uno dei pochi Paesi Mediterranei a non aver esteso il proprio diritto esclusivo su un braccio di mare oltre le 12 miglia di acque territoriali. Tutt’oggi i confini marittimi e di sfruttamento delle risorse italiani sono fonte di controversie con Malta, Algeria e Tunisia, non esistendo una zona definita nel Canale di Sicilia e al largo delle coste sarde.
    Luigi di Maio auspica che l’accordo odierno possa “rappresentare un modello per il futuro”. Le ZEE sono in genere proclamate tramite decisioni unilaterali, ma solo l’accordo con i Paesi confinanti assicura che le delimitazioni vengano realmente rispettate. Un approccio simile a quello tenuto con la Grecia potrebbe ad esempio essere replicato con le nazioni sull’altro lato dell’Adriatico, con cui Roma ha in generale buoni rapporti.

    Non solo confini marittimi
    Ma i ministri non hanno discusso solo di confini marittimi. Come ha dichiarato di Maio, Italia e Grecia hanno affrontato una serie di dossier che spaziano dal “rafforzare il ruolo di hub energetici in Europa” alla “collaborazione sui temi europei, in particolare sulla necessità di un accordo sulle migrazioni”. L’incontro ha confermato che le due diplomazie sono d’accordo per una soluzione promossa dall’UE per evitare l’instabilità nei Balcani occidentali.
    Sul tavolo anche la Libia. Dendias ha ribadito la sua fiducia nella Conferenza internazionale sul futuro del Paese che inizierà a Parigi il 12 novembre. Lo scopo fondamentale per il ministro greco è quello di “favorire l’uscita dei mercenari dal Paese”, insieme a “un impegno di lungo periodo per ricostruire lo Stato”.
    Stando alle dichiarazioni dei funzionari del governo italiano l’accordo è solo una questione tra Roma ed Atene. Ma la lettera scritta dal ministro degli Esteri greco è indirizzata anche ad un altro interlocutore, la Turchia. Nel documento Dendias fa riferimento alle continue “violazioni del diritto internazionale” operate dalla marina turca nel Mediterraneo orientale e alla “ricerca di un casus belli” contro la Grecia.
    Dichiarazioni che fanno pensare che l’accordo con l’Italia, almeno per la Grecia, è una risposta all’intesa che Erdogan ha raggiunto con il governo dell’ex premier libico al-Sarraj nel 2019, per la creazione di un corridoio economico esclusivo tra Turchia e Libia. Questa delimitazione comprende anche alcuni tratti di mare a largo dell’isola di Creta che Atene rivendica come di propria competenza.

    L’accordo sulla delimitazione dei confini marittimi era stato firmato nel giugno del 2020 e riprendeva i confini di un’intesa siglata già nel 1977, ma negli ultimi 45 anni non erano ancora state individuate le rispettive zone di giurisdizione funzionale

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    Speciale Europee 2019: tutti gli impatti sul mercato

    27 Maggio 2019, di Alessandro Chiatto Le elezioni europee per il rinnovamento del Parlamento europeo di domenica cosa significano per i mercati? Come in occasione di ogni appuntamento, il dibattito sullo stato della democrazia in Europa è tornato in auge. Secondo molti osservatori, si tratta delle prime elezioni europee intrise di un significato politico veramente continentale […]