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    Iran, bilaterale tra Borrell e il ministro degli esteri di Teheran a causa del “deterioramento dei rapporti” con l’Ue

    Bruxelles – Un incontro vis à vis, dopo i ripetuti colloqui telefonici delle ultime settimane. L’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e il Ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, hanno sfruttato la seconda conferenza di Baghdad per la cooperazione e il partenariato per discutere in un bilaterale le forti divergenze che allontanano sempre di più Bruxelles e Teheran. La brutale repressione delle proteste interne messa in atto dal regime dell’ayatollah Khamenei, la vendita di droni militari alla Russia, la trattativa decennale sul nucleare iraniano: questi i temi sollevati da Borrell a margine del summit regionale, che si è tenuto oggi (20 dicembre) nella capitale del regno di Giordania, Amman.

    Necessary meeting w Iranian FM @Amirabdolahian in Jordan amidst deteriorating Iran-EU relations Stressed need to immediately stop military support to Russia and internal repression in IranAgreed we must keep communication open and restore #JCPOA on basis of Vienna negotiations
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) December 20, 2022

    Un faccia a faccia “reso necessario a causa del deterioramento delle relazioni Ue-Iran“, ha dichiarato in un tweet il capo della diplomazia europea: negli ultimi mesi la Repubblica islamica e le istituzioni europee si sono sfidate a colpi di sanzioni, in un’escalation che ha toccato il punto più alto con la decisione, presa lo scorso 23 novembre dalla presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, di interrompere qualsiasi contatto tra gli europarlamentari e i loro omologhi di Teheran.
    Come ha ribadito il portavoce della Commissione europea responsabile per gli Affari esteri, Peter Stano, l’Iran “è entrato nell’agenda degli ultimi tre vertici dei 27 ministri degli Esteri Ue”, dato significativo per capire i venti che soffiano a Bruxelles sul dossier iraniano. Nell’ultimo Consiglio Affari esteri Ue, il 12 dicembre, i 27 Paesi membri hanno deciso di aggiungere alle misure restrittive anche gli alti gradi dei Pasdaran, le guardie della Rivoluzione islamica, e l’emittente televisiva statale del regime, l’Irib: ora nella lista nera di Bruxelles figurano ben 155 individui e 12 entità, soggetti al congelamento dei beni e al divieto di viaggio in territorio Ue.
    Peter Stano ha assicurato che “in ogni meeting con i partner l’Ue si prende tutto il tempo necessario per veicolare i propri messaggi”: sempre su twitter, Borrell ha reso noto di aver insistito affinché Teheran metta fine immediatamente al supporto militare al Cremlino e alla brutale repressione interna, che, secondo l’ultimo bollettino dell’ong Iran Human Rights, ha già provocato 469 vittime, tra cui 63 minori e 32 donne.
    Le trattative sul nucleare iraniano
    L’Alto rappresentante Ue avrebbe cercato di lavorare i fianchi di Amirabdollahian anche su un terzo punto: la ripresa dei dialoghi sul JCPOA (Joint Comprehensive Plan of Action), l’accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015 a Vienna dall’Unione europea, dall’Iran e dal gruppo dei 5+1 (Stati Uniti, Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Germania), messo in stand-by nel 2018, quando gli Stati Uniti dell’allora presidente Donald Trump hanno deciso unilateralmente di ritirarsi. “Ci siamo trovati d’accordo nel mantenere aperta la comunicazione e ripristinare il JCPOA sulla base dei negoziati di Vienna”, ha dichiarato ancora Borrell.
    Le trattative sull’intesa, che pone significative restrizioni al programma nucleare iraniano in cambio della cessazione delle sanzioni economiche imposte dalle Nazioni Unite a Teheran, sono lentamente riprese a novembre 2021 grazie al cambio di amministrazione a Washington, ma lo sforzo diplomatico per avvicinare le parti è soprattutto a carico di Bruxelles: come ha sottolineato il portavoce Peter Stano, “Borrell è il coordinatore del JCPOA, quindi è logico che incontri tutte le parti dell’accordo, specialmente nel momento in cui si cerca di riportare l’intesa a un pieno funzionamento”.

    Il capo della diplomazia europea ha incontrato Hossein Amirabdollahian a margine della seconda conferenza di Baghdad per la cooperazione e il partenariato: sul tavolo la violenta repressione delle proteste nel Paese, il sostegno militare di Teheran al Cremlino e la ripresa dei dialoghi sul programma nucleare iraniano

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    Sul rapporto tra Ue e Cina Borrell chiede “unità e realismo”, ma il Parlamento Ue è spaccato

    Bruxelles – Un dibattito dai toni tutt’altro che concilianti, quello andato in scena oggi (22 novembre) al Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo sulle relazioni Ue-Cina. L’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, ha aperto la seduta presentando il nuovo testo, redatto dal Consiglio affari esteri lo scorso 17 ottobre, che spiega la posizione ufficiale dei 27 ministri sul rapporto con il gigante asiatico: in sintesi, la riconferma di quell’approccio realistico adottato nel 2019, secondo cui il vecchio continente “non può pensare di costruire un futuro senza tener conto dell’enorme forza di un Paese che è chiamato a svolgere nel mondo il ruolo che gli spetta, per le sue dimensioni e per la sua forza economica, indipendentemente dal fatto che abbia un sistema politico diverso dal nostro”.
    Che in altre parole significa: cooperazione e competizione economica, pugno fermo sui diritti umani, riduzione della dipendenza strategica sulle materie prime, e soprattutto maggiore unità europea sul tema. Ma se Borrell pensava di trovare una comunione di vedute nell’emiciclo di Strasburgo, torna a casa a mani vuote: “Dov’è l’unità sul dialogo con la Cina?”, ha tuonato l’alto rappresentante dopo aver ascoltato gli interventi degli europarlamentari in aula.
    Tra chi ha accusato le istituzioni Ue di complicità con il regime cinese, chi all’opposto di essere “i tirapiedi di Washington”, chi ha invocato un maggior pragmatismo nel rapporto con Pechino e chi invece ha chiesto di tagliare le relazioni con il sistema comunista del presidente Xi Jinping, il Parlamento è parso più spaccato che mai. Per questo, su un tema che “risente sicuramente di condizionamenti ideologici”, Borrell ha chiesto maggiore realismo. “Scambiamo con la Cina beni per un valore di quasi 2 miliardi di dollari al giorno”, ha ricordato il capo della diplomazia europea, “il decoupling dall’economia cinese non può essere un opzione”.
    Le questioni più dibattute sui rapporti sino-europei sono state essenzialmente due: il rischio che le relazioni con il colosso cinese si riducano a una dipendenza europea nell’approvvigionamento di materie prime fondamentali per la transizione energetica e le norme di Pechino in materia di diritti umani e del lavoro. La Cina copre oggi circa il 90 per cento della domanda europea di terre rare, e l’80 per cento dei pannelli solari utilizzati in territorio Ue è di produzione cinese: la Commissione Ue ha annunciato che presenterà una legge sulle materie prime, che dovrebbe aumentare “la resilienza interna” e evitare che “le dipendenze si trasformino in vulnerabilità”. Materie prime e semiconduttori, secondo Borrell, “rappresentano la battaglia tecnologica fondamentale nella competizione economica del ventunesimo secolo”.
    Alla presidente della sottocommissione per i diritti dell’uomo dell’Europarlamento, Maria Arena, che lo incalzava sui “lavori forzati, il regime di sorveglianza e le sanzioni agli oppositori politici” perseguiti dal governo di Xi Jinping, Josep Borrell ha risposto: “A settembre la Commissione ha presentato la proposta di regolamento che vieta l’ingresso in Ue di merci provenienti da lavoro forzato, regolamento che da allora sta aspettando l’approvazione di quest’aula”.Dal dibattito tenutosi al Parlamento europeo, appare ancora difficile immaginare un approccio unitario dell’Unione europea al dialogo con la Cina. Dialogo che non può prescindere, in ogni caso, dall’alleato a stelle e strisce, anche se Borrell rivendica maggiore indipendenza: “Gli Stati Uniti sono i nostri alleati più importanti, ma in alcuni casi la loro posizione sulla Cina è diversa dalla nostra”. Per portarla avanti però, ancora una volta, serve unità europea, “perché quello che succederà nella nostra relazione con la Cina segnerà il ventunesimo secolo”.

    Al dibattito sulle relazioni sino-europee, il capo della diplomazia Ue ha presentato il testo redatto dal Consiglio Affari Esteri lo scorso 17 ottobre. Toni accesi sulla dipendenza dalle materie prime cinesi e sul rispetto dei diritti dell’uomo nel regime di Xi Jinping, ma Borrell avvisa: “la nostra relazione con la Cina segnerà il ventunesimo secolo”