L’Armenia verso la liberalizzazione dei visti con l’Ue (ma sempre all’ombra di Mosca)
Bruxelles – L’Ue e l’Armenia “non sono mai state così vicine”. È il messaggio di speranza consegnato dall’Alta rappresentante Kaja Kallas a Yerevan, dove ha condotto una visita di due giorni conclusasi oggi. Il Paese caucasico sta cercando di abbandonare l’orbita russa e di entrare in quella europea, ma il cammino da fare è ancora lungo. E passa per la normalizzazione dei rapporti col vicino Azerbaigian dopo decenni di guerra, nonché per la difesa dalle “minacce ibride” russe.Parlando accanto al suo omologo armeno Ararat Mirzoyan, il capo della diplomazia a dodici stelle ha annunciato ieri (30 giugno) che la Commissione europea ha “adottato la sua proposta per il piano d’azione per la liberalizzazione dei visti” coi Ventisette, un primo passo simbolico per continuare ad accorciare le distanze tra Yerevan e Bruxelles.Un passo richiesto a gran voce dallo stesso premier armeno Nikol Pashinyan, il cui governo a gennaio ha iniziato a muoversi nella direzione dell’adesione all’Ue, ottenendo lo scorso marzo il via libera del Parlamento nazionale. Nei prossimi mesi la popolazione dovrebbe esprimersi sulla questione tramite referendum.It was a great pleasure to welcome HR/VP @kajakallas to Yerevan both for a very timely & symbolic visit, with an enhanced agenda & important deliverables.We share the vision of deeper partnership & stronger engagement for more resilient democracy & peace. pic.twitter.com/7B4zlgfKzA— Ararat Mirzoyan (@AraratMirzoyan) June 30, 2025“L’Ue e l’Armenia non sono mai state così vicine, avete lanciato il processo di adesione all’Ue, e diamo il benvenuto alla vostra intenzione di approfondire la nostra partnership“, si è congratulata Kallas. L’Alta rappresentante ha svelato anche l’imminente lancio di un nuovo partenariato e l’avvio del piano di resilienza e crescita per il 2024-2027 da circa 270 milioni di euro (messo sul tavolo nell’aprile 2024), nonché la partecipazione dell’Armenia alle missioni Ue nel mondo.Il supporto di Bruxelles alla fragile democrazia caucasica comprende anche, tra le altre cose, il finanziamento dei media indipendenti, il sostegno agli sfollati del Nagorno-Karabakh – una provincia separatista dell’Azerbaigian a maggioranza armena, al centro di un conflitto decennale con Baku conclusosi nell’autunno 2023 con la riconquista dell’exclave armena da parte dell’esercito azero – e la cooperazione militare coi Ventisette.Ma il percorso di Yerevan verso l’ingresso in Ue è ancora lungo, accidentato e tutto in salita. C’è molto da fare a livello domestico per allineare l’Armenia all’acquis communautaire, il corpo giuridico dell’Unione cui tutti i Paesi candidati devono conformarsi in qualunque ambito, dall’energia al commercio passando per lo Stato di diritto.Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan (foto: Leon Nea/Afp)Poi c’è la politica estera e di sicurezza. Sul Paese guidato da Pashinyan pendono almeno due grosse spade di Damocle, rappresentate dai rapporti con l’Azerbaigian e con la Russia. A detta di Mirzoyan, i colloqui per la normalizzazione con Baku stanno procedendo. L’obiettivo è la firma di un trattato di pace il prima possibile, magari entro la fine dell’anno.Bruxelles “sostiene” il processo, ha ribadito Kallas, che deve basarsi sul “rispetto della sovranità, dell’integrità territoriale e dell’inviolabilità dei confini”. Lo sostiene anche, o forse soprattutto, “dal punto di vista dei progetti di connettività verso l’Asia Centrale“, cioè quelli recentemente messi nero su bianco dall’esecutivo comunitario con la Strategia per il Mar Nero che vede coinvolte, appunto, sia Baku sia Yerevan.Potrebbero essere ancora più problematici, invece, i legami con Mosca. La Federazione è l’alleato storico dell’Armenia (un’ex repubblica sovietica ancora dipendente dalla Russia soprattutto per le esportazioni e per l’approvvigionamento energetico), ma da tempo Pashinyan sta cercando di sganciare Yerevan dal Cremlino e di collocarla nell’orbita occidentale.Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Vyacheslav Prokofyev/Sputnik via Afp)Soprattutto dopo che l’esercito russo non è intervenuto in Nagorno-Karabakh al fianco dei separatisti armeni, come avrebbe dovuto fare in base agli obblighi del trattato di difesa collettiva (Csto) di cui fanno parte diversi ex membri dell’Urss. Dal febbraio 2024, il Paese caucasico ha di fatto congelato la propria partecipazione nell’alleanza militare, annunciando di volerla abbandonare al più presto.Anche per questo, Kallas ha esortato il suo omologo a non abbassare la guardia e tenere d’occhio le “minacce ibride” poste dall’ingombrante vicino russo, incluse la disinformazione e le ingerenze del Cremlino nell’intera regione, come visto nei processi elettorali e politici in diversi Paesi dalla Georgia alla Moldova e fino alla Romania.Mirzoyan ha recepito il messaggio, ingiungendo a Mosca di tenersi alla larga dalle vicende domestiche dell’Armenia. A partire dall’arresto dell’arcivescovo Bagrat Galstanyan, figura di spicco della Chiesa apostolica armena e leader dell’opposizione antigovernativa, per il suo presunto coinvolgimento in un tentativo di colpo di Stato che Yerevan non esclude possa essere sostenuto proprio dal Cremlino. LEGGI TUTTO