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    IL PUNTO/Qui Bruxelles, anche Putin nel mirino delle sanzioni

    Sanzionare la Russia nella maniera più forte possibile: questa la parola d’ordine con la quale i ministri degli Esteri dei 27 si sono ritrovati oggi a Bruxelles. Luigi Di Maio e i suoi colleghi, secondo le parole dell’Alto rappresentante Ue Josep Borrell, stanno per adottare misure di una portata senza precedenti. Saranno sicuramente colpiti anche Vladimir Putin e il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov. Ma difficilmente sarà deciso di ricorrere in questa fase a quella che viene definita ‘l’arma atomica’, cioè l’estromissione della Russia dal sistema di pagamenti internazionale Swift. Una misura che potrebbe essere riservata a un terzo, futuro pacchetto di sanzioni. Intanto il Consiglio d’Europa ha deciso di sospendere la partecipazione di Mosca ai principali organismi dell’organizzazione paneuropea, cioè l’assemblea parlamentare e il Comitato dei ministri. L’annuncio è stato dato da Di Maio poiché l’Italia detiene la presidenza di turno dell’organizzazione. Da Parigi, dove si sono riuniti in via informale i ministri delle Finanze dell’Eurogruppo e dell’Ecofin, è giunta l’apertura a una possibile proroga della sospensione del Patto di stabilità. Tuttavia, per ora la guerra in Ucraina e la raffica di sanzioni contro la Russia, secondo la Commissione europea, avrà un impatto sulla crescita rallentandone la dinamica ma senza compromettere del tutto la dinamica della ripresa che si è innescata dopo lo crisi causata dalla pandemia.

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    IL PUNTO/ Qui Washington, 'Gli Usa chiesero aiuto invano alla Cina'

    Gli Usa hanno tentato vanamente per tre mesi di fare pressione su Pechino presentando informazioni sulle truppe russe ammassate intorno all’Ucraina e “supplicando” un intervento anti-invasione. E’ la rivelazione del New York Times, che racconta i ripetuti sforzi dell’amministrazione Biden con il ministro degli Esteri e l’ambasciatore cinese negli Usa. Ma a dicembre gli Usa capirono che Pechino aveva condiviso le informazioni con Mosca presentandole come un tentativo americano di seminare discordia e assicurando che la Cina non avrebbe fermato i piani russi. Un retroscena che rafforza i timori di Washington di un asse di ferro tra i due Paesi, con possibili ripercussioni anche sulle rivendicazioni cinesi in Asia, a partire da Taiwan. Intanto il commander in chief pensa allo scacchiere europeo, deciso a non mandare truppe americane a combattere in Ucraina ma a garantire assistenza militare a Kiev e a difendere “ogni centimetro del territorio Nato” rafforzandone il fianco orientale, dossier discusso oggi nel summit virtuale dell’Alleanza. Si rafforza inoltre l’ipotesi di ulteriori sanzioni. Oggi però il presidente americano si dedica anche al fronte interno facendo la storia con la nomina della prima giudice afroamericana della Corte suprema, la 51enne Ketanji Jackson. Una scelta non divisiva, che dovrebbe avere un consenso bipartisan: quello di cui Biden continua ad aver bisogno anche nella gestione della crisi ucraina. 

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    IL PUNTO/Qui Pechino, Xi sostiene i negoziati Mosca-Kiev

     La Cina dà il suo sostegno ai negoziati tra Russia e Ucraina “per la soluzione dei problemi” esistenti tra i due Paesi, nel pieno dell’attacco delle truppe di Mosca dirette verso Kiev: la telefonata tra il presidente Xi Jinping e l’omologo russo Vladimir Putin diventa una breaking news sui media ufficiali cinesi, a rimarcare la prima mossa ufficiale del leader comunista dallo scoppio della crisi.    Xi, nel colloquio, ha ribadito che “la posizione fondamentale della Cina è di rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di tutti i Paesi e degli scopi e dei principi della Carta dell’Onu”. Pechino, ha aggiunto Xi nel resoconto del network statale Cctv, “è disposta a collaborare con la comunità internazionale per sostenere un concetto di sicurezza comune, globale, cooperativo e sostenibile e per salvaguardare il sistema internazionale con l’Onu al centro”, tracciando i contorni di quel nuovo ordine mondiale che vorrebbe promuovere con il “caro amico” Putin.    Xi, prima di tutto segretario generale del Partito comunista, ha aggiunto che “è necessario abbandonare la mentalità della Guerra Fredda, attribuire importanza e rispettare le legittime preoccupazioni in materia di sicurezza di tutti i Paesi e formare un meccanismo di sicurezza europeo equilibrato, efficace e sostenibile attraverso i negoziati”.    Di rimando, sempre nella versione dei colloqui fornita da parte cinese, lo zar ha ricambiato assicurando che la Russia “è disposta a condurre negoziati ad alto livello con l’Ucraina”, riaddebitando le responsabilità della crisi a Usa e Nato “che hanno a lungo ignorato le ragionevoli preoccupazioni della Russia in materia di sicurezza, ripetutamente rinnegato i loro impegni e continuato a far avanzare il dispiegamento militare verso est”.    Poche ore prima, in un segnale a favore di Mosca, la Cina aveva chiarito di opporsi “a qualsiasi sanzione illegale che leda i diritti e gli interessi legittimi della Russia” perché, aveva osservato in conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, “gli Stati Uniti hanno imposto più di 100 sanzioni alla Russia dal 2011”, che sono risultati strumenti “non fondamentali ed inefficaci per risolvere i problemi”.

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    Dolore al ginocchio, il Papa non andrà a Firenze

     “A causa di un’acuta gonalgia, per la quale il medico ha prescritto un periodo di maggiore riposo per la gamba, Papa Francesco non potrà recarsi a Firenze domenica 27 febbraio, né presiedere le celebrazioni di Mercoledì delle Ceneri il 2 marzo”. Lo comunica la Sala stampa vaticana. 
    La “gonalgia”, o più semplicemente il dolore al ginocchio, viene accusata dal Pontefice da diverse settimane. Nell’udienza generale del 26 gennaio scorso, in cui visibilmente camminava a fatica, aveva confidato ai fedeli presenti nell’Aula Paolo VI, di avere un problema al ginocchio.
    “Oggi non potrò andare fra voi per salutarvi perché ho un problema nella gamba destra: si è infiammato un legamento del ginocchio ma scenderò e vi saluterò lì e voi passate per salutarmi. E’ una cosa passeggera”. Poi aveva scherzato: “Dicono che questo viene solo ai vecchi e non so perché è arrivato a me”. All’indomani, 27 gennaio, all’inizio del suo discorso nell’udienza alla Rota romana in occasione dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario, aveva chiesto scusa per non potere pronunciarlo in piedi: “Vi chiedo scusa, anzitutto, ma ho questo problema al ginocchio: mi fa male essere in piedi e lo stesso farò alla fine per salutare”, aveva detto.
    Situazione analoga il 28 gennaio, con il Papa che continuava ad essere afflitto dal male al ginocchio che gli rendeva già difficile camminare e stare in piedi. “Ho ancora questo male al ginocchio, mi fa soffrire un po’, vi chiedo di non offendervi se vi saluto seduto”, aveva detto alla fine dell’udienza con il consorzio internazionale dei media cattolici impegnato nel contrasto alle fake news.
    Anche il 3 febbraio, nel saluto ai dirigenti e al personale dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano, aveva ricordato il suo problema al ginocchio: “proverò a salutarvi tutti in piedi ma non offendetevi se ad un certo punto devo salutarvi seduto”. Ancora il 18 febbraio, nell’udienza alla plenaria della Congregazione per le Chiese orientali, manifestava gli stessi sintomi. “Mi scuso” per il fatto “di parlare seduto ma ancora il ginocchio non è guarito del tutto”, aveva detto ai partecipanti.
    Evidentemente il dolore si è ora riacutizzato al punto di costringere il Pontefice a dare ‘forfait’ all’attesa visita a Firenze, dove avrebbe dovuto chiudere l’Incontro dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo, con un discorso in Palazzo Vecchio e una messa nella Basilica di Santa Croce, incontrando anche il presidente della repubblica Sergio Mattarella.
    Ugualmente accadrà per l’appuntamento del Mercoledì delle Ceneri all’Aventino, dove il Papa avrebbe dovuto presiedere la tradizionale celebrazione nella forma delle “Stazioni” romane, con la processione dalla chiesa di Sant’Anselmo alla Basilica di Santa Sabina e la messa con il rito di benedizione e di imposizione delle ceneri. All’inizio dell’anno scorso, era stata la sciatalgia a impedire a Francesco di presiedere alcune delle liturgie del ciclo natalizio nella Basilica di San Pietro.   

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    IL PUNTO/ Qui Londra, 'il sangue sulle mani di Putin'

       Il mondo “deve dimostrare” che Vladimir Putin non può restare impunito. Le parole di Boris Johnson, pronunciate nelle prime ore di oggi in una drammatica conversazione con il presidente ucraino Volodymir Zelensky, asserragliato in una Kiev sotto attacco da parte delle forze russe, riecheggiano stamattina a Londra; ma sono in effetti per il momento più un auspicio che altro, al di là della bandiera ucraina issata a Downing Street accanto all’Union Jack come gesto di solidarietà.    La capitale britannica alza comunque la soglia dello sdegno e dello shock per le immagini da guerra guerreggiata che rimbalzano dal fronte dell’Est europeo. Le sanzioni portate ieri a livelli senza precedenti dal governo Tory contro Mosca (con 100 nuovi individui ed entità prese di mira, le banche russe bandite dal Regno Unito, i conti bancari di cittadini e oligarchi russi sull’isola limitati a un tetto di 60.000 sterline) incassano anche il sostegno del leader dell’opposizione laburista Keir Starmer. Mentre Londra spinge in seno al G7 per l’espulsione di Mosca dal circuito dei pagamenti bancari internazionali Swift e la British Airways sospende tutti i sorvoli negli sterminati cieli russi sullo sfondo del bando incrociato imposto dai due Paesi alle rispettive compagnie aeree.    Intanto i giornali fanno leva in fotocopia sull’immagine simbolo del volto insanguinato e della testa bendata di una donna vittima dei primi bombardamenti per descrivere “L’agonia dell’Ucraina”, “L’invasione di Putin” e “Il giorno nero dell’Europa”, a seconda dei titoli di Independent, Guardian o Times. Mentre i tabloid Mirror e Sun commentano la stessa foto con un identico slogan: “Il suo sangue sulle mani di Putin”.    Guardano invece già al futuro il Mail e il Telegraph: il primo per attribuire all’intelligence britannica la convinzione che “i giorni di Kiev” siano ormai contati; il secondo per evocare l’evidenza di “Una nuova guerra fredda” destinata a durare fra Russia e Occidente. Dalla redazione fact checking della Bbc, infine, un avvertimento: attenti ai fake, alle immagini di altri teatri militari spacciate come testimonianze dall’Ucraina a fini propagandistici; o magari per l’ingnoranza individuale diffusa sui social media e altrove.

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    Fondi Piemonte: processo bis, nove condanne a Torino

    (ANSA) – TORINO, 24 FEB – È terminato con 9 condanne a
    Torino il processo per la cosiddetta rimborsopoli bis degli ex
    consiglieri regionali del Piemonte. Il caso riguardava la
    legislatura 2006-2010 e si riferiva all’uso, considerato
    improprio dalla procura, dei fondi destinati al funzionamento
    dei gruppi rappresentati nell’Assemblea. La pena più elevata (4
    anni di carcere) è stata inflitta a Riccardo Nicotra, all’epoca
    del gruppo Socialisti e Liberali. I giudici hanno dichiarato la
    prescrizione degli episodi risalenti a prima del 2009.   
    Claudio Dutto (Lega) è stato condannato a 3 anni e 2 mesi;
    Francesco Guida (ex Udc poi nel gruppo Libertà verso il Pdl) a 3
    anni; Luca Caramella (Forza Italia) a 2 anni e 11 mesi; Luca
    Robotti (Comunisti italiani) a 2 anni e 6 mesi; Oreste Rossi
    (Lega) a 2 anni e 1 mese; Mariangela Cotto (Forza Italia) e
    Giovanni Pizzale (ex Idv poi nei Moderati per il Piemonte) a due
    anni.   
    Per Michele Giovine, all’epoca del gruppo Consumatori, è
    stato disposto un aumento di 6 mesi della condanna a 4 anni
    inflitta nel 2018, già irrevocabile, nell’ambito del primo
    processo sulla “Rimborsopoli” regionale, quello sulla
    legislatura 2010-2014. (ANSA).