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    Scintille tra Italia, Francia e Germania. Colloquio tra Meloni e Zelensky

    “L’invito del presidente Macron a Volodymyr Zelensky è stato inopportuno”. La giornata europea di Giorgia Meloni comincia con l’azzeramento dei tentativi di riavvicinamento tra Roma e Parigi dopo lo scontro sui migranti. La mossa del club franco-tedesco che, dodici ore prima del Consiglio europeo, ha portato in riva alla Senna il capo di Stato ucraino, a Palazzo Chigi non è andata proprio giù. E, raccontano a Bruxelles, avrebbe irritato anche altre cancellerie. Ma per l’Italia è diverso. Si tratta di un Paese fondatore, guidato da una leader che – sebbene il decreto armi tardi ad essere partorito – non ha mai messo in dubbio il sostegno all’Ucraina. A Roma, infatti, non puntano il dito contro Kiev, ma contro Parigi.
    E la risposta di Emmanuel Macron fa intendere che la tensione tarderà a calare: “Da otto anni Francia e Germania hanno un ruolo particolare” sul dossier ucraino, è stata la secca risposta il presidente transalpino a chi gli chiedeva delle parole della collega italiana. Eccola, la motivazione ufficiale in base alla quale l’Eliseo ha escluso l’Italia. Complicando non poco la missione di Meloni anche perché il bilaterale annunciato da Palazzo Chigi a margine del vertice dei 27 non c’è stato. I tempi erano stretti, il Consiglio Ue ha optato quindi per organizzare incontri, di circa 30 minuti, tra Zelensky e gruppi di leader da sei o da sette. Con l’Italia nel primo gruppo, assieme a Spagna, Polonia, Romania, Svezia e Olanda.
    Al termine dell’incontro Zelensky e Meloni hanno avuto occasione di parlare faccia a faccia. Non un bilaterale ufficiale, come quello organizzato poco dopo dal capo di Stato ucraino con il polacco Mateusz Morawiecki, ma un colloquio in piedi, nella sala adibita agli incontri collettivi. Al di là della forma, nei poco più di dieci minuti di conversazione c’è stata anche della sostanza. Il presidente ucraino avrebbe infatti chiesto a Meloni strumenti per la difesa di civili. “Stiamo verificando la possibilità di inviare a Kiev tipologie specifiche di difesa”, è stata la conferma giunta dal ministro della Difesa Guido Crosetto. Non è un mistero che Kiev attenda da tempo l’invio del sistema anti-missilistico Samp/T, che dovrebbe arrivare in primavera. Il colloquio Meloni-Zelensky non cancella comunque il nuovo scontro con la Francia. Uno scontro politico, più che diplomatico. Non a caso la premier, oltre a sottolineare che la mossa dell’Eliseo rischia di minare “l’unità europea”, ha fatto riferimento ai problemi di politica interna di Macron, tra “scioperi e riforma delle pensioni”. Dall’altra parte c’è l’allergia del leader di En Marche per le forze sovraniste, in patria e in Europa.

    Lo scontro potrebbe avere molteplici effetti. Se sul fronte migranti una certa convergenza generale si sta raggiungendo, sul dossier aiuti di Stato Francia e Germania, ancora una volta, hanno fatto da soli volando a Washington. E provocando l’irritazione del Mef, probabilmente stemperata solo con la telefonata fatta da Bruno Le Maire ad Adolfo Urso proprio mentre a Bruxelles infuriava il botta e risposta Macron-Meloni. L’Italia, in merito al piano industriale Ue, punta a un fondo sovrano comune, ad una piena flessibilità – anche temporale – sui fondi del Pnrr e ad un Patto di stabilità che non penalizzi chi ha più debito.
    Sono queste le condizioni del governo per il sì al nuovo regime di aiuti di Stato che gioverebbe soprattutto a Francia e Germania. L’impressione è che le tensioni continueranno. 

    Se le opposizioni, in Italia, hanno gridato all’isolamento del governo Meloni, il ministro Roberto Calderoli ha definito Macron un “galletto a tutti i costi”, mentre Matteo Salvini ha avvertito: “Non è intelligente per Parigi escluderci”, evocando dossier italo-francesi che, nelle prossime settimane, potrebbero complicarsi. Macron e Meloni per l’intera giornata non hanno avuto contatti. Nell’attesa della photo-op con Zelensky e i 27, i due si sono appena sfiorati: Meloni parlava con la presidente del Pe Roberta Metsola e il lussemburghese Xavier Bettel. Il capo dell’Eliseo era lì ma parlava solo con gli ultimi due. Tra lui e la premier era come se ci fosse una barriera invisibile.

    Agenzia ANSA

    ‘Chi ha provocato Seconda guerra mondiale non parli della Terza’ (ANSA)

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    Bilaterale Meloni-Zelensky. Scintille tra premier, Macron e Scholz

    “Siamo onorati di ospitare un incontro tra il primo ministro Mateusz Morawiecki e il presidente Volodymyr Zelensky”. Lo annuncia la Polonia su Twitter, pubblicando una foto dei due leader seduti con le bandiere alle spalle.
    Il bilaterale Meloni-Zelensky. Fonti europee avevano annunciato che i bilaterali erano saltati a causa del forte ritardo nell’agenda dei lavori. Era stato deciso di dividere i leader in gruppi, l’Italia era nel primo e avrebbe dovuto incontrare Zelensky assieme a Spagna, Polonia, Romania, Olanda e Svezia. Poi la notizia che il bilaterale si è invece tenuto. Al termine di uno degli incontri di Zelensky con i leader europei infatti, a quanto si è appreso, il presidente ucraino ha chiesto alla premier di intrattenersi per un colloquio a due. Nel corso della lunga conversazione, Meloni ha confermato il sostegno italiano all’Ucraina contro l’aggressione russa. Il presidente Zelensky ha manifestato la forte gratitudine per l’impegno di Roma.
    Stretta di mano e un caloroso abbraccio tra la premier e il presidente ucraino, a margine della photo-op con i 27 e i vertici delle istituzioni europee all’Europa Building. E’ la prima volta che Meloni e Zelensky si vedono di persona. 
    Zelensky: ‘Non posso dare dettagli sull’incontro con Macron e Scholz’. “C’è stato un incontro molto positivo, molto potente, molto positivo, non voglio annunciare dettagli in modo pubblico, ma lavoreremo al rafforzamento delle forniture militari”, ha detto il leader ucraini. Dopo l’incontro a tre all’Eliseo, Francia e Germania non sono state comprese nella girandola di incontri di gruppo che il presidente ucraino sta avendo a margine del Consiglio Europeo.
    La premier, arrivando al Consiglio europeo, ha criticato il presidente francese Emanuel Macron che ieri ha accolto all’Eliseo il presidente ucraino assieme al cancelliere tedesco: l’invito di Zelensky a Parigi “è stato inopportuno”, ha detto. 
     Alla domanda: “Se la missione di Francia e Germania a Washington è stata inopportuna?” la presidente del Consiglio Meloni ha risposto: “Francamente mi è sembrata più inopportuno l’invito a Zelensky di ieri. Perché credo che la nostra forza in questa vicenda sia la compattezza e io capisco le pressioni di politica interna, il fatto di privilegiare le opinioni pubbliche interne, ma ci sono momenti in cui privilegiare la propria opinione pubblica interna rischia di andare a discapito della causa e questo mi pare che fosse uno di quei casi”.

    La replica di Macron. “Non ho commenti da fare” sulle dichiarazioni della premier Giorgia Meloni, “ho voluto ricevere il presidente Zelensky con il cancelliere Scholz, penso che eravamo nel nostro ruolo. La Germania e la Francia, come sapete, hanno un ruolo particolare da otto anni sulla questione” dell’Ucraina, “perché – ha aggiunto – abbiamo anche condotto insieme questo processo, penso che stia anche a Zelensky scegliere il formato che vuole” per i colloqui diplomatici.

    Agenzia ANSA

    ‘Chi ha provocato Seconda guerra mondiale non parli della Terza’ (ANSA)

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    Pd: Schlein, io unica candidata mai nel gruppo dirigente

    (ANSA) – BOLZANO, 09 FEB – “Tra le candidature in campo, sono
    l’unica che non ha fatto parte del gruppo dirigente del Partito
    democratico negli ultimi dieci anni: questa è già una bella
    differenza se vogliamo parlare in modo credibile di rinnovamento
    del gruppo dirigente ma anche di rinnovamento del metodo”. Lo ha
    detto Elly Schlein, a Bolzano per la campagna per le primarie
    Pd.   
    “La mia è una candidatura femminista – ha aggiunto – C’è
    bisogno di aprire un varco per quelle tante donne giovani che in
    questi anni troppo spesso sono state respinte da questo partito,
    da alcune dinamiche di cooptazione per cui non hanno trovato lo
    spazio. Noi siamo qui per aprire quello spazio”.   
    Le distanze rispetto agli altri candidati alla segreteria Pd
    non mancano e Schlein cita temi come il lavoro, la conversione
    ecologica, l’emergenza climatica, per finire con i diritti.   
    “Serve più coraggio sui diritti – insiste Schlein – Sono
    felice che oggi ci troviamo più d’accordo anche con altri
    candidati. Mi dispiace, però, che, negli anni in cui il Partito
    democratico ha scelto di fare il memorandum con la Libia, non
    abbia sentito molto forte le loro voci, perché io, invece, non
    ho mai avuto dubbi che voglio costruire un Partito democratico
    che non rifinanzi mai più la guardia costiera libica perché
    viola i diritti fondamentali”. (ANSA).   

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    Giorno del Ricordo, Sangiuliano: 'Sanremo ricordi le vittime delle Foibe'

    “Il 10 febbraio è la giornata dedicata al ricordo dell’orrore delle Foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. Sono rispettosissimo dell’autonomia dell’arte e del lavoro culturale degli artisti. Ma da cittadino, prima che da Ministro, credo sarebbe un gesto importante che il Festival Sanremo dedicasse un momento, domani sera, proprio al Giorno del Ricordo”. Lo ha dichiarato il Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, rivolgendo un appello agli organizzatori del Festival di Sanremo affinché si dedichi uno spazio, all’interno dell’evento, al giorno del ricordo delle Foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. La proposta del ministro è volta a “non dimenticare tutti gli italiani e le italiane che persero la vita nelle Foibe o che furono costretti a fuggire dalle priorie case e dalla propria terra. Uomini, donne, vecchi e bambini che – ricorda il Ministro – non avevano alcuna colpa”. “Coltivare la memoria è l’unico antidoto affinché tragedie come queste non accadano mai più” afferma Sangiuliano.
    La richiesta di ricordare l’orrore delle Foibe a Samremo arriva anche da Fdi e FI. “Ci sono tanti temi cruciali e nessuno è meno importante di un altro. Vedremo cosa fare domani”. Lo ha detto Amadeus nella conferenza stampa della mattina rispondendo a chi chiedeva se il festival dedicherà uno spazio al ricordo delle vittime delle Foibe, domani, nel Giorno del Ricordo. “E’ come quando si ricordano nomi della musica. Non possiamo farne tanti durante il corso del festival. Vedremo cosa fare”.
    “Conosco bene il tema delle Foibe. Avendo fatto il giornalista per trent’anni credo di essere stato uno dei primi ad affrontarlo”. Così il ministro della cultura Gennario Sangiuliano interviene alla vigilia del Giorno del ricordo alla presentazione del libro del senatore Roberto Menia “10 febbraio. Dalle foibe all’esodo” (ed. Pagine). “Sono d’accordo con Benedetto Croce che diceva che la storia è sempre un fatto contemporaneo, non una mera rievocazione del passato – prosegue il ministro -. La storia è una sorta di cassetta di attrezzi nella quale trovare gli elementi per interpretare il mondo contemporaneo e in alcuni casi spesso prefigurare anche il futuro. Dobbiamo coltivare la memoria di questi fatti storici che per lungo tempo sono stati omessi affinché questi orrori non si ripetano e la violenza possa essere espunta dalla convivenza civile dei popoli”. Ma, aggiunge, “la memoria non va usata strumentalmente e politicamente. La storia deve essere studiata e approfondita ma non ci sono morti di serie A e morti di serie B, non ci sono violenze di serie A e violenze di serie B. Ci sono i morti e basta”. Il Giorno del ricordo, sottolinea, “oggi è assimilato abbastanza alla comunità nazionale. Domani ci saranno manifestazioni nazionali e più volte il presidente Mattarella ha ricordato e partecipato attivamente alle iniziative. Però c’è stato un lungo tempo con un’omissione completa. Ringrazio tutti quelli che granello dopo granello hanno ricostruito questa memoria storica – aggiunge – perché quando ero io al liceo e poi all’università questi fatti non esistevano. Come non fossero mai accaduti. Eppure i morti erano lì, erano nelle Foibe. E la politica estera italiana si ostinava a corteggiare Tito. Pur sapendo chi era Tito, un massacratore”. “Le Foibe – conclude Sangiuliano – hanno colpito fascisti e anti fascisti. Donne, bambini, persone che non avevano alcuna responsabilità nel conflitto bellico. Il nazifascismo ha avuto pesanti e tragiche responsabilità storiche, le ho sempre denunciate. Però questa è un’altra cosa e deve essere sottolineata”.

    La Russa: ‘Siamo sulla strada giusta per una memoria condivisa’

    “Il dramma delle Foibe e dell’esodo giuliano dalmata è una tragedia che segna la nostra storia, e proprio per questo motivo è ancora più doveroso e importante celebrare il Giorno del Ricordo: la memoria non ha solo il compito di preservare la verità storica del passato ma può e deve plasmare il futuro, aiutandoci a non ripetere gli errori e gli orrori che ci siamo lasciati alle spalle”. Così’, alla vigilia del Giorno del Ricordo istituito nel 2004, il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Si tratta di “un monito che è ancora più importante in un momento storico come quello che stiamo vivendo in cui in nome dei confini si uccide e si muore ogni giorno, in Europa, basti pensare alla guerra in Ucraina seguita all’invasione russa, e nel mondo”.
    “Il ricordo dell'”esodo doloroso dalle terre che erano italiane oggi appartiene credo a tutti gli italiani ed è un segno importante della nostra comunità nazionale che tende a una storia condivisa. Fintanto che la vicenda delle foibe e la vicenda dell’esodo non è appartenuta a tutta la comunità nazionale credo che non si potesse parlare di una memoria condivisa. Oggi questo mi lascia sperare su un percorso che va completato ma è già in corso”. Lo ha detto il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, oggi in visita alla Foiba di Basovizza, alla vigilia del Giorno del Ricordo.
    In queste foibe ci “sono vittime innocenti”, uccise “per motivi di ideologia o più semplicemente perché erano italiani. Questa è la vera causa che scatenò l’odio titino, l’odio dei comunisti che avevano – per carità – vinto la guerra; avevano motivi di revanscismo e scatenarono qui un odio bestiale che giustamente oggi viene ricordato per quello che fu non solo da noi ma anche dai Paesi che oggi sono vicini all’Italia. Ricordano come qualcosa che non deve mai più ripetersi” quell’odio “che c’è stato tra i popoli e l’odio che c’è stato nei confronti degli italiani”, ha detto La Russa

    La Russa in ginocchio davanti alla Foiba di Basovizza

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    Caso Cospito, Nordio alle Camere, Cassazione, Consulta: le prossime date

     Con il no del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, alla revoca del 41 bis nei confronti di Alfredo Cospito, c’è ancora una data che potrebbe essere fondamentale per la revisione del regime di carcere duro nei confronti dell’anarchico in sciopero della fame ormai da oltre 110 giorni. Il 24 febbraio, infatti, ci sarà in Cassazione la camera di consiglio per decidere sul ricorso presentato dalla difesa contro l’ordinanza del tribunale di sorveglianza di Roma che ha confermato il regime speciale per quattro anni. Se i giudici accogliessero il ricorso, dunque, sarebbe probabilmente necessaria una nuova decisione del tribunale.    E’ ancora da fissare invece l’udienza in Corte Costituzionale che, su richiesta della Corte di assise d’appello di Torino, è chiamata a giudicare sulla possibilità di applicare la lieve entità nel processo per strage politica per gli ordigni alla caserma degli allievi carabinieri di Fossano, dove non ci sono state vittime. Se fosse riconosciuta l’incostituzionalità della norma che esclude l’attenuante, la pena massima sarebbe 24 anni e non l’ergastolo.    Ma prima, in ordine temporale, c’è attesa per la relazione del ministro Nordio al Parlamento, in programma mercoledì prossimo, 15 febbraio. Il Guardasigilli terrà una nuova informativa per presentare gli esiti degli approfondimenti disposti sul caso Cospito e sulla vicenda che ha riguardato il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro delle Vedove e il vicepresidente del Copasir, Giovanni Donzelli: quest’ultimo ha riferito in aula i contenuti di una relazione del Dap che Delmastro ha detto di avergli riferito.
    L’anarchico è in carcere già da 10 anni per la gambizzazione, nel 2012, dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi. Un attentato rivendicato dal Nucleo Olga della Fai con una lettera inviata al Corriere della Sera. L’anarchico venne arrestato quasi subito con il suo complice ed amico, Nicola Gai, che è tornato libero nel 2020 dopo uno sconto della pena in appello.
    Mentre era in carcere, Cospito fu accusato anche dell’attentato del 2006 contro la Scuola carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. Due ordigni erano stati piazzati all’interno di due cassonetti all’ingresso dello stabile senza però causare né morti né feriti. Per quell’atto è stato condannato dalla Corte d’appello a 20 anni di reclusione con l’accusa di strage. Sedici anni e sei mesi per la compagna Anna Beniamino. La Cassazione, invece, ha ritenuto si trattasse di strage contro la sicurezza dello Stato, un reato che prevede la pena dell’ergastolo ostativo, che non permette di godere cioè di alcun beneficio. Cospito è il primo anarchico a finire al 41-bis, misura disposta lo scorso maggio per quattro anni. Da tre mesi è in sciopero della fame e le sue condizioni di salute continuano a peggiorare di giorno in giorno.    

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    Rispunta la proroga per i balneari, tensione nel centrodestra

     Il centrodestra prova a trovare una sintesi sui balneari riesumando la proroga per le gare. Una sintesi che stressa la maggioranza e che porta anche novità per quanto riguarda la pensione dei medici di base. Niente da fare, invece, per la proroga dello smart working per i fragili. E’ al miglio finale, e forse più complesso, la partita del milleproroghe al Senato con alcuni nodi che restano ancora aperti e saranno sciolti solo nelle prossime ore.    Alla fine una complessa soluzione sul nodo delle concessioni balneari arriva. Ma la stessa formulazione tecnica individuata è una cartina di tornasole delle fibrillazioni che il tema crea in un centrodestra compresso tra le richieste di una categoria produttiva e le stringenti indicazioni di Bruxelles. La mediazione portata avanti in maggioranza, in primis dal ministro per i Rapporti con il parlamento Luca Ciriani, prova a salvare il salvabile tenendo insieme tutto e il risultato è una nuova sostanziale presa di tempo. Così, mentre il senatore azzurro Maurizio Gasparri annuncia a metà mattina che “si sta trovando una sintesi sui balneari”, iniziano a circolare gli emendamenti ai quali stanno lavorando.
    Si agisce sulla proroga del monitoraggio delle concessioni e sui bandi legati all’attuazione del riordino della materia. Ma l’aspetto più controverso è appunto rappresentato dal voto dell’emendamento che proroga di un anno l’avvio delle gare: c’è , è firmato dagli azzurri ma non entrerà nella proposta dei relatori. “FdI – spiega Gianluca Caramanna, responsabile turismo del partito della Meloni – ha preso atto della richiesta maggioritaria di procedere, all’interno del dl milleproroghe, con una proroga delle concessioni di un anno rispetto ai termini stabiliti dal ddl Concorrenza e pertanto sosterrà gli emendamenti di maggioranza che vanno in questa direzione”. Una presa d’atto, dunque. Mentre Fi festeggia e rivendica di aver portato FdI dalla propria parte: “Forza Italia – dice la presidente dei senatori Licia Ronzulli – è sempre stata in prima linea nel cercare una soluzione condivisa in merito alla vicenda delle concessioni balneari. E abbiamo esposto ai colleghi degli altri gruppi le ragioni della categoria, in un confronto soprattutto con i senatori di Fdi, che hanno accolto la nostra proposta di estendere le concessioni”.
    Si procede, dunque, in buona sostanza per ‘parti separate’ anche se la sintesi formale arriverà a breve insieme a un parere del Mef. Le opposizioni chiedono conto del fatto che non ci sia un intera formulazione del governo. “Perché non c’è un emendamento del governo? Ma è giusto – sottolinea il senatore Dem Daniele Manca – capire da parte del governo se possono essere prodotti impatti sulla finanza pubblica”. L’opposizione pone anche il problema della copertura di una eventuale possibile procedura di infrazione da parte di Bruxelles.    Sembra dunque, al momento superato, lo scoglio più grosso della maggioranza per quanto riguarda il decreto milleproroghe che vede anche una serie di altre novità. Tra le altre la possibilità per i medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, entrambi convenzionati al servizio sanitario, di andare in pensione a 72 anni e non a 70. E sempre sul fronte sanitario la proroga della carta d’identità elettronica per un anno, con la richiesta di un impegno a che la misura diventi strutturale. Niente da fare, invece, per la proroga dello smart working per i fragili che ha avuto parere contrario del governo e non è stata dunque approvata per una questione di copertura.    Resta aperto, infine, con una proposta di riformulazione con una proroga al 30 novembre 2023 della sua entrata in vigore, il tema della consulta dei tifosi che il senatore Claudio Lotito chiedeva, e che era stata al centro di uno scontro in maggioranza.    

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    Corte dei Conti, procuratore, la 'paura della firma' è una fuga

    Inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti con il presidente della Repubblica, Sergio  Mattarella

    “Il delicato contesto economico richiede, oggi più che nel passato, significativi miglioramenti nella coerenza del sistema fiscale e nell’equilibrio dei conti pubblici”, per “garantire la sostenibilità del processo redistributivo”, e per questo “sarà fondamentale l’efficiente e tempestiva attuazione del Pnrr”, che darà “un rilevante impulso per l’economia”, con una ripresa “equa e sostenibile”: lo afferma il presidente della Corte dei conti, Guido Carlino all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Per Carlino è “auspicabile un approccio integrato tra PNRR e politiche di coesione, come prospettato nello stesso programma di Governo”. 
    “Alla luce dei risultati sinora conseguiti” nel monitoraggio dei fondi europei tra cui quelli del Pnrr, “permangono perplessità sulle norme che hanno previsto limitazioni alla perseguibilità delle condotte gravemente colpose, ancorché produttive di danno”, ha aggiunto Carlino. “Occorre evitare che l’indebolimento della responsabilità erariale possa creare situazioni propizie alla dispersione delle risorse pubbliche, specialmente di quelle legate al Pnrr, così determinando un clima favorevole per l’infiltrazione della criminalità organizzata”, aggiunge.
    “Nell’attuale congiuntura economica, nella quale è avvertita la necessità di porre la massima attenzione nell’impiego delle risorse pubbliche”, per il procuratore generale della Corte dei conti Angelo Canale “stride non poco sentire nuovamente parlare di ‘paura della firma’ e della necessità di tenere amministratori e funzionari pubblici, come pure è stato detto, ‘nelle condizioni che se firmano un atto non vengono poi perseguiti'”.
    Per Canale è piuttosto una “fuga” dalla firma, “cioè timore o più spesso incapacità di assumersi responsabilità”

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    Milleporoghe, via libera commissioni a misure su balneari

    (ANSA) – ROMA, 09 FEB – Via libera delle commissioni Bilancio
    e Affari Costituzionali del Senato agli emendamenti riguardanti
    le misure sui balneari. Il relatore del provvedimento Dario
    Damiani, a margine dei lavori, ha confermato che sono stati
    approvati gli emendamenti dei relatori e quelli riformulati di
    Fi e Lega. Si tratta dunque della proroga di 5 mesi dei termini
    della mappatura, di quella di un anno della messa a gara e del
    tavolo in materia a Palazzo Chigi. (ANSA).