Bruxelles – L’Agenzia dell’Onu per il Soccorso e l’Occupazione dei Rifugiati Palestinesi (Unrwa) è sotto la lente d’ingrandimento, dopo le accuse da parte di Israele ad alcuni dei suoi dipendenti che avrebbero partecipato all’azione terroristica di Hamas del 7 ottobre. Sono già in corso un’indagine interna e una da parte del massimo organo investigativo delle Nazioni Unite (l’Oios). E dal 14 febbraio inizierà il suo scrutinio anche un gruppo indipendente nominato dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.
La revisione sarà guidata da Catherine Colonna, ex ministro degli Esteri francese, che collaborerà con tre organizzazioni di ricerca: il Raoul Wallenberg Institute in Svezia, il Chr. Michelsen Institute in Norvegia e l’Istituto danese per i diritti umani. Il team dovrà valutare se l’Agenzia “sta facendo tutto ciò che è in suo potere per garantire la neutralità e per rispondere alle accuse di gravi violazioni”.
È stato lo stesso commissario generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, a chiedere la nomina di una commissione indipendente per fugare ogni dubbio sull’integrità dell’Agenzia. L’equipe è chiamata a presentare un rapporto intermedio sulla scrivania di Guterres alla fine di marzo, mentre il rapporto finale dovrebbe essere redatto e reso pubblico entro la fine di aprile.
Rapporto che l’Alto rappresentate Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, “attende con ansia”, come ha dichiarato in un post su X. Borrell ha messo in chiaro a più riprese che Bruxelles non ha intenzione di sospendere i finanziamenti all’Unrwa in seguito alle accuse di Tel Aviv, diversamente dalla scelta fatta già da 13 Paesi – Stati Uniti, Canada, Australia, Regno Unito, Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Svizzera, Norvegia, Finlandia, Romania e Giappone – che rappresentano oltre il 50 per cento dei fondi dell’Unrwa. Alla luce di questi tagli, l’Agenzia ha già denunciato il rischio di non poter proseguire il proprio lavoro sul campo a Gaza dopo la fine di febbraio, se questi Paesi non sbloccheranno i propri finanziamenti. Intanto la Commissione europea ha richiesto all’Unrwa di “effettuare un audit dell’agenzia condotto da esperti esterni indipendenti nominati dall’Ue”, in modo da poter prendere eventuali decisioni su una partnership che prosegue da 50 anni.
Sulla vicenda i governi dei 27 hanno preso posizioni differenti: al Consiglio europeo del 1 febbraio “diversi leader hanno menzionato, anzi denunciato, questo grave coinvolgimento di un certo numero di dipendenti dell’Unrwa”, ha ammesso il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, all’Eurocamera di Strasburgo. Michel ha dichiarato che “spetta a noi sostenere le indagini che sono state avviate sotto dalle Nazioni Unite in modo indipendente e in modo che venga fatta luce”, sottolineando tuttavia che “è anche nostro dovere non dimenticare che l’Unrwa ha 13 mila dipendenti che lavorano sul campo, svolgendo un lavoro umanitario estremamente vitale e prezioso”. Secondo i dati dell’Agenzia, circa 1,7 milioni di sfollati interni palestinesi stanno trovando riparo dai bombardamenti israeliani nei suoi rifugi di emergenza.
Tel Aviv ha sostenuto, senza finora mostrare prove a corredo delle proprie accuse, che 12 dei 30 mila dipendenti regionali (13 mila ancora a Gaza) dell’agenzia fossero complice degli attacchi ai kibbutz ebraici in cui sono rimasti uccisi oltre 1.100 israeliani, in larga parte civili. Israele sostiene inoltre che in realtà una larga fetta degli operatori dell’Unrwa abbiano legami con Hamas. Il che è probabile oltre che banale, dal momento che Hamas governa il territorio dove l’Agenzia opera e che la maggior parte dei suoi dipendenti sono essi stessi profughi palestinesi. Le Nazioni Unite, nell’annunciare l’istituzione della commissione indipendente guidata da Catherine Colonna, ha evidenziato che “la cooperazione delle autorità israeliane, che hanno formulato queste accuse, sarà fondamentale per il successo dell’indagine“.