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La Corte dei Conti Ue rimanda con debito il Piano di crescita per i Balcani sugli standard d’erogazione

Bruxelles – Dopo il via libera al nuovo pacchetto di investimenti per i Balcani Occidentali incluso nella revisione intermedia del bilancio Ue, alcune perplessità emergono a Lussemburgo sulla sostenibilità del Piano di crescita per i Balcani Occidentali da 6 miliardi di euro pronto per essere messo a terra tra il 2024 e il 2027. “C’è il rischio che le condizioni di erogazione non siano abbastanza ambiziose e che gli indicatori non siano sufficientemente chiari e misurabili, e resta inoltre difficile garantire la sostenibilità delle riforme soprattutto in considerazione della debole capacità amministrativa della regione”, è l’avvertimento lanciato dalla Corte dei Conti Europea in una relazione sulla protezione dei fondi aggiuntivi messi a disposizione di Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia da Bruxelles.

Secondo quanto emerge dalla relazione firmata dalla responsabile per il dossier, Laima Liucija Andrikienė, i revisori dei conti europei accolgono “con favore” l’introduzione di condizioni più rigorose per il finanziamento attraverso il nuovo Strumento, collegando i pagamenti per la convergenza economica della regione “finora insufficiente” al soddisfacimento delle riforme stabilite nelle agende di ciascun Paese. Tuttavia non vengono risparmiate critiche alla Commissione Ue per essersi limitata a prevedere di formulare solo osservazioni a riguardo, mentre al contrario dovrebbe essere in grado di “richiedere ai governi dei Balcani Occidentali di rivedere e modificare di conseguenza le loro agende di riforma“, sulla base di “linee-guida pertinenti” per la loro valutazione.

Il rapporto della Corte dei Conti Europea si concentra poi sul sostegno finanziario di notevole rilevanza. Il Piano di crescita per i Balcani Occidentali prevede 6 miliardi di euro – 2 miliardi come sostegno a fondo perduto e 4 miliardi in prestiti – in quattro anni: importi da erogare che rappresentano un “aumento sostanziale dei finanziamenti previsti” fino al 2027, pari a “oltre il 40 per cento” dei 14 miliardi di euro già messi a disposizione dei Paesi in fase di pre-adesione per lo stesso periodo. I revisori dei conti europei riconoscono che lo Strumento e la relativa dotazione si spiegano con la necessità di convergenza delle economie balcaniche a quelle dei Ventisette e con i benefici delle misure anche sul piano sociale e politico. Tuttavia, “in assenza di una valutazione d’impatto o di un documento analitico“, non è possibile quantificare “in che misura il sostegno previsto di 6 miliardi di euro possa contribuire al raggiungimento degli obiettivi principali” del Piano, è l’ammonimento contenuto nella relazione.

Cos’è il Piano di crescita per i Balcani Occidentali

Il Piano di crescita per i Balcani Occidentali è stato largamente anticipato dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e illustrato ai diretti interessati nel corso del suo ultimo tour autunnale nella regione, prima della presentazione ufficiale lo scorso 8 novembre in parallelo con la pubblicazione del Pacchetto Allargamento Ue 2023. “È qualcosa di eccezionale, sappiamo che il miracolo della prosperità arriva con l’accesso al Mercato unico e stiamo già iniziando questo processo, non stiamo aspettando la decisione finale sull’adesione politica“, aveva rivendicato la numero uno dell’esecutivo comunitario, illustrando i 4 pilastri di un Piano che dovrebbe sia “chiudere il gap economico e sociale” tra Ue e regione balcanica sia permettere “l’integrazione sul campo anche prima che entrino formalmente come Paesi membri”.

La foto di famiglia del vertice Ue-Balcani Occidentali a Bruxelles (13 dicembre 2023)

Il primo pilastro è proprio l’integrazione economica nel Mercato unico in sette settori fondamentali, a condizione di un allineamento alle regole Ue e dell’apertura dei settori pertinenti ai Paesi vicini: libera circolazione delle merci, libera circolazione dei servizi e dei lavoratori, accesso all’Area unica dei pagamenti in euro (Sepa), facilitazione del trasporto su strada, integrazione e de-carbonizzazione dei mercati energetici, mercato unico digitale e integrazione nelle catene di approvvigionamento industriale. Il secondo pilastro è quello dell’integrazione economica interna attraverso il Mercato regionale comune (basato su regole e standard Ue): Bruxelles stima che solo questo fattore potrebbe potenzialmente aggiungere un 10 per cento alle economie dei Sei balcanici. Il terzo pilastro riguarda le riforme fondamentali, che nel Piano di Bruxelles andranno da una parte a sostenere il percorso dei Balcani Occidentali verso l’adesione Ue e dall’altro sosterranno gli investimenti esteri e il rafforzamento della stabilità regionale.

A proposito di investimenti, è qui che si inserisce il quarto pilastro dell’assistenza finanziaria Ue alle riforme per tutti i sei partner. Si tratta nello specifico di un nuovo strumento di riforma e crescita per i Balcani Occidentali da 6 miliardi di euro per il periodo 2024-2027, i cui pagamenti saranno vincolati all’attuazione delle riforme socio-economiche concordate (esattamente come Next Generation Eu per i Ventisette). Con la revisione intermedia del Quadro finanziario pluriennale Ue 2021-2027 è stato dato il via libera allo strumento composto di 2 miliardi di euro in sovvenzioni (finite nel bilancio Ue senza modifiche alla proposta della Commissione) e 4 miliardi in prestiti agevolati, per la cui messa a terra servirà prima che ciascuno dei sei Paesi presenti un’agenda di riforme basata sulle raccomandazioni del Pacchetto Allargamento e dei Programmi di riforma economica (Erp).

Va infine segnalato che per Serbia e Kosovo c’è una clausola supplementare: “Devono impegnarsi in modo costruttivo nel dialogo sulla normalizzazione delle relazioni”, ha specificato la presidente von der Leyen. In altre parole, senza progressi nel dialogo Pristina-Belgrado, rimarranno in stallo – o andranno perduti – i finanziamenti previsti dal Piano. Lo stesso discorso vale per la Bosnia ed Erzegovina in caso di mancata implementazione delle riforme fondamentali: “Le risorse saranno ridistribuite ad altri Paesi che sono in grado di farlo, questo è un forte incentivo ad andare avanti in modo attivo”, ha avvertito la numero uno della Commissione nella sua tappa del primo novembre a Sarajevo.


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Source: https://www.eunews.it/category/politica-estera/feed


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