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La società civile dei Paesi candidati all’adesione Ue potrà partecipare presto ai lavori del Cese

Bruxelles – Inizia un nuovo anno cruciale per l’allargamento Ue che, dopo le decisioni dell’ultimo Consiglio Europeo di dicembre 2023, si appresta ad assumere contorni un po’ più definiti grazie alla prima istituzione comunitaria che aprirà concretamente le sue porte ai nuovi candidati all’adesione all’Unione. Il Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese) ha lanciato l’invito alla società civile dei nove Paesi che si trovano su questo cammino a candidarsi per diventare ‘Membri candidati all’allargamento’ e contribuire al lavoro consultivo del Comitato nel 2024.

Il presidente del Comitato Economico e Sociale Europeo, Oliver Röpke, e la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola (31 agosto 2023)

“La geopolitica è riemersa come tema esistenziale nell’agenda politica, l’Ue deve essere all’altezza del compito che l’attende: è giunto il momento del suo risveglio geopolitico”, è l’esortazione del presidente del Cese, Oliver Röpke, tratteggiando gli sviluppi di quella che lo scorso anno era stata anticipata come ‘Iniziativa dei Membri onorari dell’allargamento’. L’idea è quella di includere nuovi membri onorari della società civile per ciascun Paese candidato nel processo di stesura dei pareri del Cese: dall’energia ai diritti sociali e del lavoro, dalla transizione digitale e verde alla politica industriale, fino allo sviluppo sostenibile e il Mercato unico. Saranno coinvolti i nove Paesi candidati all’adesione Ue – Albania, Bosnia ed Erzegovina, Georgia, Macedonia del Nord, Moldova, Montenegro, Serbia, Turchia e Ucraina –  mentre per ora non sarebbe incluso il Kosovo (che ha fatto richiesta di adesione nel dicembre 2022). Parlando con Eunews, il presidente Röpke non ha escluso una “collaborazione più stretta” con Pristina, nonostante per l’iniziativa “abbiamo deciso di attenerci alle decisioni del Consiglio sullo status di candidato”.

Le organizzazioni della società civile dei nove Paesi candidati possono presentare la propria candidatura fino al 25 gennaio (qui il link). Nel processo di selezione sarà considerato il livello di partecipazione al dialogo civile e sociale nazionale e a reti internazionali, l’adesione ai valori dell’Ue sanciti dall’articolo 2 del Trattato sull’Unione Europea (dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, stato di diritto e rispetto dei diritti umani, compresi quelli delle minoranze), parità di genere, rappresentatività dei giovani e conoscenza di almeno una delle lingue ufficiali dell’Unione. Dopo la selezione del pool di 21 membri per Ucraina e Turchia e di 15 per gli altri Paesi, la partecipazione sarà estesa a tutto il ciclo dei pareri (gruppi di studio, riunioni di sezione e sessioni plenarie), con una plenaria annuale specifica sulle questioni relative all’allargamento. “Questa iniziativa innovativa fa del Cese il primo organo dell’Ue a integrare progressivamente nelle sue attività i rappresentanti dei Paesi dell’allargamento”, ha rivendicato il presidente Röpke, spiegando l’obiettivo del progetto-pilota per tutta la durata di quest’anno (da rivalutare a dicembre).

A che punto è l’allargamento Ue

Sui sei Paesi dei Balcani Occidentali che si trovano sul percorso dell’allargamento Ue, quattro hanno già iniziato i negoziati di adesione – Albania, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia – uno ha ricevuto lo status di Paese candidato – la Bosnia ed Erzegovina – e l’ultimo ha presentato formalmente richiesta ed è in attesa del responso dei Ventisette – il Kosovo. Per Tirana e Skopje i negoziati sono iniziati nel luglio dello scorso anno, dopo un’attesa rispettivamente di otto e 17 anni, mentre Podgorica e Belgrado si trovano a questo stadio rispettivamente da 11 e nove anni. Dopo sei anni dalla domanda di adesione Ue, il 15 dicembre 2022 anche Sarajevo è diventato un candidato a fare ingresso nell’Unione e l’ultimo Consiglio Europeo di dicembre ha deciso che potranno essere avviati i negoziati di adesione “una volta raggiunto il necessario grado di conformità ai criteri di adesione”. Pristina è nella posizione più complicata, dopo la richiesta formale inviata alla fine dello scorso anno: dalla dichiarazione unilaterale di indipendenza da Belgrado nel 2008 cinque Stati membri Ue – Cipro, Grecia, Romania, Spagna e Slovacchia – continuano a non riconoscerlo come Stato sovrano.

Lo stravolgimento nell’allargamento Ue è iniziato quattro giorni dopo l’aggressione armata russa quando, nel pieno della guerra, l’Ucraina ha fatto richiesta di adesione “immediata” all’Unione, con la domanda firmata il 28 febbraio 2022 dal presidente Zelensky. A dimostrare l’irreversibilità di un processo di avvicinamento a Bruxelles come netta reazione al rischio di vedere cancellata la propria indipendenza da Mosca, tre giorni dopo (3 marzo) anche Georgia e Moldova hanno deciso di intraprendere la stessa strada. Il Consiglio Europeo del 23 giugno 2022 ha approvato la linea tracciata dalla Commissione nella sua raccomandazione: Kiev e Chișinău sono diventati il sesto e settimo candidato all’adesione all’Unione, mentre a Tbilisi è stata riconosciuta la prospettiva europea nel processo di allargamento Ue. Di nuovo seguendo la raccomandazione contenuta nel Pacchetto Allargamento Ue, il vertice dei leader Ue del 14-15 dicembre 2023 ha deciso di avviare i negoziati di adesione con Ucraina e Moldova e di concedere alla Georgia lo status di Paese candidato.

I negoziati per l’adesione della Turchia all’Unione Europea sono stati invece avviati nel 2005, ma sono congelati ormai dal 2018 a causa dei dei passi indietro su democrazia, Stato di diritto, diritti fondamentali e indipendenza della magistratura. Nel capitolo sulla Turchia dell’ultimo Pacchetto annuale sull’allargamento presentato nell’ottobre 2022 è stato messo nero su bianco che “non inverte la rotta e continua ad allontanarsi dalle posizioni Ue sullo Stato di diritto, aumentando le tensioni sul rispetto dei confini nel Mediterraneo Orientale”. Al vertice Nato di Vilnius a fine giugno il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, ha cercato di forzare la mano, minacciando di voler vincolare l’adesione della Svezia all’Alleanza Atlantica solo quando Bruxelles aprirà di nuovo il percorso della Turchia nell’Unione Europea. Il ricatto non è andato a segno, ma il dossier su Ankara è stato affrontato in una relazione strategica apposita a Bruxelles.


Source: https://www.eunews.it/category/politica-estera/feed


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