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“Aumenti significativi” della Nato nella difesa collettiva in risposta a Trump: “Non minare la deterrenza”

Bruxelles – Dopo la prima reazione sdegnata, la risposta della Nato alle minacce di Donald Trump di non voler difendere gli alleati che non spendono abbastanza nella difesa è tutta nei dati. “Oggi posso annunciare gli ultimi dati sugli investimenti nella difesa, da quando abbiamo preso l’impegno nel 2014 gli alleati europei e il Canada hanno investito più di 600 miliardi di dollari aggiuntivi“, ha reso noto il segretario generale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, Jens Stoltenberg, durante la conferenza stampa pre-ministeriale Difesa a Bruxelles: “La Nato è stata in grado di prevenire attacchi agli alleati per oltre 70 anni, e questo perché è sempre stato comunicato in ogni momento e in modo chiaro che siamo pronti a difenderci”, è l’avvertimento a chiunque diventerà il nuovo presidente degli Stati Uniti, ribandendo che “l’idea che un attacco a un alleato provocherà la risposta di tutta l’Alleanza è una deterrenza credibile“.

Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg

Una deterrenza che – seguendo le parole di Stoltenberg – si traduce in un “aumento senza precedenti” degli investimenti in questo settore (lo scorso anno “pari all’11 per cento”) da parte dei Paesi membri dell’Alleanza, in attesa dei dati del 2024: “Quest’anno mi aspetto che 18 alleati spenderanno il 2 per cento del Pil nella difesa, nel 2014 erano solo 3“, ha anticipato il segretario generale della Nato. Per quanto riguarda più specificamente i 29 Paesi membri europei, sempre quest’anno sono previsti “380 miliardi di dollari spesi nella difesa“, che complessivamente parlando raggiungono “per la prima volta”” il famoso target del 2 per cento del Pil. Stoltenberg non ha fornito la lista degli alleati che si allineeranno all’obiettivo concordato nel 2014, ma ha esortato a continuare il lavoro: “Molti di loro hanno ancora strada da fare, perché a Vilnius [all’ultimo vertice Nato del 2023, ndr] abbiamo concordato che tutti dobbiamo farlo, e questa è la soglia minima“.

Se i dati sono la maniera più concreta per rispondere alle minacce di Trump – secondo cui Washington potrebbe disinteressarsi da un’eventuale aggressione russa – Stoltenberg non ha evitato di approfondire il tema di fronte alle insistenti domande della stampa prima dell’inizio del vertice dei ministri della Difesa Nato in programma oggi (15 febbraio). “Non dobbiamo minare la deterrenza della Nato su cui stiamo investendo, anche nel modo in cui comunichiamo“, anche per “non lasciare spazio a Mosca per errori di calcolo e malintesi sulla nostra risolutezza nel difenderci”, ha spiegato il segretario generale dell’Alleanza: “Fino a quando saremo uniti dietro questo messaggio, preverremo attacchi a ogni alleato e manterremo la pace”, ma al contrario “ogni suggerimento che non ci proteggeremo, ci mette tutti a rischio“. Una questione di non secondaria importanza nemmeno per Washington: “Gli Stati Uniti non hanno mai combattuto una guerra da soli senza gli alleati Nato, dalla Corea all’Afghanistan, e l’unica volta in cui siamo ricorsi al’articolo 5 è stato per un attacco agli Stati Uniti“, non ha risparmiato una stoccata al membro più importante dell’Alleanza Stoltenberg, ricordando che “più sono preoccupati dalla Cina, più hanno bisogno di una Nato forte”.

Le parole di Trump sulla Nato

A scatenare il polverone di polemiche sono state le parole durissime di Trump contro gli altri 30 alleati della Nato, quando sabato (10 febbraio) nel corso di un comizio in South Carolina ha ricordato i suoi anni da presidente degli Stati Uniti: “Uno dei leader di un grosso Paese ha chiesto ‘Se non paghiamo e veniamo attaccati dalla Russia, ci proteggerete?’, e io ho risposto ‘Non avete pagato, non vi proteggeremo. Li incoraggerei [i russi, ndr] a farvi quello che diavolo vogliono”. Una prospettiva inquietante in vista di una eventuale ri-elezione di The Donald alla Casa Bianca e dello scetticismo dilagante dei repubblicani al Congresso nel fornire ulteriore sostegno militare e finanziario a Kiev, alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina dal 24 febbraio 2022 e dei rischi di una futura estensione del conflitto in Europa. È per questo che non si sono fatte attendere le reazioni dei leader delle istituzioni comunitarie e dei Paesi membri Ue.

“L’Alleanza transatlantica ha sostenuto la sicurezza e la prosperità di americani, canadesi ed europei per 75 anni, le dichiarazioni avventate sulla sicurezza della Nato e sulla solidarietà dell’articolo 5 servono solo agli interessi di Putin, non portano maggiore sicurezza o pace al mondo”, è quanto messo in chiaro dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, che invoca allo stesso tempo “la necessità per l’Ue di sviluppare ulteriormente e con urgenza la propria autonomia strategica e di investire nella propria difesa”, mantenendo “forte la nostra Alleanza”. Anche il primo ministro belga e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Alexander De Croo, ha ribadito che “la nostra più grande risorsa di fronte a Putin è la nostra unità, e l’ultima cosa che dovremmo fare è comprometterla”. Secco il commento dell’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, a quella che definisce “una sciocca idea” come “tante ne vedremo e sentiremo durante la campagna elettorale” statunitense: “La Nato non può essere un’alleanza militare à la carte, che dipende dall’umore del presidente degli Stati Uniti“, perché “o esiste o non esiste”. Il ministro della Difesa della Polonia, Władysław Kosiniak-Kamysz, ha avvertito che “nessuna campagna elettorale è una scusa per giocare con la sicurezza dell’Alleanza”, mentre il ministero degli Esteri della Germania ha pubblicato su X il motto “uno per tutti e tutti per uno”, ricordando che “la Nato tiene al sicuro più di 950 milioni di persone, da Anchorage a Erzurum”.


Source: https://www.eunews.it/category/politica-estera/feed


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