Bruxelles – Un viaggio che è andato ben oltre le solite promesse di supporto per il cammino di avvicinamento dei sei Paesi dei Balcani Occidentali all’Unione Europea. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha portato a casa dai quattro giorni nella regione (anche se l’ultima tappa di sabato 29 ottobre in Montenegro è stata annullata per “maltempo”) la consapevolezza di poter stringere il rapporto con i partner più vicini dell’Unione puntando tutto sulla questione energetica, in un momento di crisi e di prezzi alle stelle che sta colpendo tutto il continente, anche quei Paesi che ancora faticano ad allentare i rapporti con la Russia di Vladimir Putin.
In tutte le tappe la presidente von der Leyen ha ribadito tre concetti: unità, solidarietà e “Unione dell’Energia”. Il tutto si inserisce nel quadro della risposta dell’Ue alla crisi energetica scatenata dalla guerra russa in Ucraina e dalla manipolazione dei mercati da parte del Cremlino. Un tema che non riguarda solo i Ventisette, ma anche i Sei dei Balcani Occidentali (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia) che Bruxelles non può permettersi di lasciare soli nella tempesta: il rischio è enorme, perché potrebbe costringerli – o spingerli – a rendersi ancora più dipendenti dalle fonti fossili di Mosca. Ecco perché la numero uno della Commissione ha annunciato come prima cosa un sostegno diretto al bilancio per affrontare l’impatto degli alti prezzi dell’energia in ciascuno dei sei Paesi dei Balcani Occidentali: 80 milioni per la Macedonia del Nord, altrettanti per l’Albania, 75 per il Kosovo, 70 per la Bosnia ed Erzegovina, 165 per la Serbia (per il Montenegro sarà comunicato al momento della nuova visita di von der Leyen, rendono noto fonti Ue). Complessivamente oltre 470 milioni di euro di supporto immediato per famiglie e imprese vulnerabili, con le procedure che si concluderanno “entro la fine dell’anno” e i finanziamenti sborsati “a partire da gennaio”, ha assicurato von der Leyen.
“Unione dell’Energia” significa anche interdipendenza nelle decisioni da prendere per uscire dal ricatto del gas di Putin. A livello indiretto i Paesi dei Balcani Occidentali potrebbero beneficiare delle possibili misure comunitarie sui massimali dei prezzi del gas e sullo sganciamento dei prezzi dell’elettricità da quelli del gas. Ma sarà cruciale l’impegno diretto, che può già essere messo in pratica con la partecipazione alla piattaforma per l’approvvigionamento congiunto di gas, Gnl (gas naturale liquefatto) e idrogeno. La leader dell’esecutivo comunitario ha esteso l’invito ai sei partner, ponendo l’accento sull’importanza di “usare il nostro potere di mercato per ottenere risultati migliori dove c’è molta concorrenza, soprattutto sui prezzi”.
I progetti energetici nei Balcani Occidentali
Le misure immediate sono solo il primo tassello di un disegno più grande, che dovrebbe portare i Ventisette e i Balcani Occidentali (senza dimenticare la prospettiva della loro adesione all’Ue) a essere completamente indipendenti dalle fonti russe e sempre più orientati verso risorse rinnovabili e infrastrutture transfrontaliere. Ecco perché per Bruxelles non bastano gli oltre 470 milioni di euro in sostegno al bilancio, ma la Commissione ha elaborato anche un piano di sovvenzioni da 500 milioni per tutta la regione che avrà un impatto sul medio/lungo periodo. La seconda parte del sostegno energetico – “importante almeno quanto la prima parte”, ha sottolineato von der Leyen – sarà veicolata attraverso il Piano economico e di investimenti dell’Ue per i Balcani Occidentali, e avrà come pilastri le connessioni transfrontaliere, l’efficienza energetica e lo sviluppo di fonti rinnovabili, secondo le particolarità e i punti di forza di ciascun Paese.
Per esempio, in Albania gli investimenti saranno indirizzati alla centrale solare galleggiante di Vau i Dejës (presso Scutari) e alla centrale idroelettrica di Fierza – che già oggi produce un quarto dell’intera produzione elettrica nazionale – in Bosnia ed Erzegovina allo sviluppo di centrali solari, eoliche e a biomassa, in Kosovo ai piani in atto di installazione di pannelli fotovoltaici e di teleriscaldamento con energia pulita. Visitando i progetti di ristrutturazione energetica delle Università di Tirana e Pristina, la stessa von der Leyen ha posto l’accento sul fatto che “l’investimento più importante per noi è quello nelle energie rinnovabili, perché non fanno solo bene al clima, ma sono di origine nazionale e creano posti di lavoro”. Per questo motivo i 500 milioni prossimamente sbloccati andranno anche a sostenere piani di più piccola portata, che avranno un impatto tangibile sulle comunità locali.
Ma anche l’aspetto transfrontialiero è chiave nel Piano economico e di investimenti. Da un punto di vista pratico, i Balcani Occidentali sono centrali per gli interessi dell’Unione, semplicemente per una questione geografica. Non a caso la visita in Serbia della presidente von der Leyen si è svolta a Jelašnica (presso Niš, nel sud del Paese), dove “entro il prossimo anno” vedrà la luce l’interconnettore del gas Serbia-Bulgaria: il progetto – finanziato all’80 per cento da Commissione e Banca europea per gli investimenti (Bei) – prevede un collegamento di 171 chilometri tra Niš e Sofia e un flusso di 1,8 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno, aumentando la sicurezza degli approvvigionamenti energetici in arrivo dai Paesi membri Ue della regione (Bulgaria e Grecia). Guardando verso sud, si dovrà sviluppare con i finanziamenti Ue anche l’interconnettore del gas Serbia-Macedonia del Nord, per completare il collegamento della regione con un’infrastruttura di 23 chilometri che si innesterà a quello Macedonia del Nord-Bulgaria presso la città di Kumanovo.
A questo si aggiungono due progetti “affascinanti” – come li ha definiti von der Leyen – che hanno un respiro ancora più europeo. Il primo è il Corridoio Elettrico Trans-Balcanico, una rete di trasmissione elettrica a 400 Kilovolt che legherà l’Italia alla Bulgaria, passando da Montenegro, Bosnia ed Erzegovina e Serbia, e che risponderà a una delle priorità della politica energetica europea, ovvero integrare il mercato dell’elettricità dei diversi Paesi del continente. Il progetto di interconnessione prevede un cavo sottomarino tra Villanova e Lastva (Montenegro) e tre sezioni attualmente in fase di progettazione e costruzione sul territorio nazionale dei tre Paesi balcanici. E poi c’è il gasdotto Ionico-Adriatico (Iap), infrastruttura in cui è l’Albania a rivestire un ruolo centrale. Gasdotto bi-direzionale lungo 516 chilometri, con una capacità di 5 miliardi di metri cubi all’anno, si innesterà sul gasdotto Trans-Adriatico (Tap) che trasporta il gas dall’Azerbaigian all’Italia. Si svilupperà in Albania, Montenegro e Bosnia ed Erzegovina, fino ad arrivare a Spalato (Croazia), dove sarà collegato al sistema di trasporto nazionale ed europeo e alle nuove infrastrutture, come il terminale di Gnl di Krk.