Bruxelles – Lo scorso autunno era stato il momento della presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, che aveva viaggiato nella regione balcanica promettendo che entro la fine del 2021 si sarebbero sbloccati i negoziati di adesione con Albania e Macedonia del Nord. Il vertice UE-Balcani Occidentali di Kranj (Slovenia) non aveva portato a nessun progresso significativo e dopo otto mesi è stato il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, a recarsi in visita nelle sei capitali della regione alla vigilia di un Consiglio in cui sarà centrale il tema dell’allargamento dell’Unione e di un nuovo summit con i leader balcanici (a Bruxelles), dove si discuteranno le difficoltà di un processo che stenta e che ora deve anche affrontare la minaccia della destabilizzazione russa.
Dopo il primo round di incontri a Belgrado, Tirana e Sarajevo a fine maggio, Michel è tornato nella regione per concludere i colloqui con i leader dei Balcani Occidentali, in particolare per sondare gli umori dei partner e per confrontarsi direttamente sulla proposta della comunità geopolitica europea e su quella dell’eventuale riforma del processo di adesione all’UE. Due ipotesi che possono viaggiare in parallelo, dal momento in cui “un’immediata integrazione politica con la possibilità di avere incontri regolari a livello di leader ci aiuterà a fare progressi nel campo dell’integrazione e dell’adesione all’UE”, ha specificato lo stesso numero uno del Consiglio a Podgorica. Come confermato dal presidente del Montenegro, Milo Đukanović, in questa prospettiva – che comunque non tradisca il processo di adesione – è necessario combattere il sentimento euroscettico, “lo strumento che la Russia usa per distruggere l’Europa e rafforzare la sua influenza”.
Un sentimento che rischia però di essere aggravato dallo stesso atteggiamento dell’Unione Europea nei confronti dei Paesi balcanici. Lo è il caso della Macedonia del Nord (e dell’Albania), ancora bloccata dal veto bulgaro per l’avvio dei negoziati di adesione all’UE in seno al Consiglio: “Non solo può compromettere la politica di allargamento dell’Unione nei Balcani, ma rischia di essere un precedente pericoloso, in grado di annullarlo“, ha avvertito il presidente macedone, Stevo Pendarovski, ospitando Michel a Ohrid. E proprio per il leader dell’istituzione comunitaria l’avvio dei negoziati con Skopje e Tirana è “una priorità assoluta”, per cui si sta impegnando “personalmente insieme ad altri colleghi in tutta l’UE“: tutti sforzi che rendono “fiducioso” Michel su “sviluppi positivi molto presto”. Parallelamente, anche la Macedonia del Nord ha aperto alla comunità politica europea – di cui è stata riconosciuta la paternità francese – a condizione che questa collaborazione non sostituisca la “piena adesione dei Paesi della regione all’Unione Europea”.
Una discussione a parte meriterà la situazione del Kosovo. Nel suo incontro a Pristina con la presidente kosovara, Vjosa Osmani, Michel ha riconosciuto che gli Stati membri UE dovranno procedere in maniera più decisa sulla questione della liberalizzazione dei visti per l’unico tra i Paesi dei Balcani Occidentali a cui ancora non è garantita. Il governo kosovaro è stato esortato a “partecipare ai forum regionali” – come Open Balkan – “che portano benefici reali alla popolazione e alle imprese”, ma su cui si registrano rimostranze in Kosovo, Montenegro e Bosnia ed Erzegovina per un possibile tentativo della Serbia di estendere l’egemonia sulla regione. Ecco perché per Pristina e Belgrado è necessario impegnarsi nel dialogo agevolato da Bruxelles: “Entrambe le parti devono compiere rapidi progressi nell’attuazione degli accordi precedenti, è tempo di guardare avanti per avanzare sulla strada dell’UE”, è l’esortazione del presidente Michel. Dopo un anno di stallo e di tensioni tra le due capitali, un nuovo round di negoziati a livello tecnico si terrà a Bruxelles martedì prossimo (21 giugno). La speranza è che, a due giorni dal vertice UE-Balcani Occidentali, si possa già segnare un evento nella sezione delle notizie positive per la regione e per l’Unione.