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    L’accordo con la Tunisia sulla gestione dei migranti è a un passo. Tajani: “Martedì 27 la firma”

    Bruxelles – La firma del memorandum d’intesa tra l’Ue e Tunisi potrebbe arrivare già domani. L’accordo sarebbe stato trovato oggi (26 giugno) al Consiglio Affari Esteri a Lussemburgo, con il testo inviato dalle autorità tunisine e approvato dal commissario Ue per l’allargamento e la politica di vicinato, Olivér Várhelyi. A riverlarlo, un soddisfattissimo Antonio Tajani: “Domani Várhelyi sarà a Tunisi per la firma”, ha dichiarato il vicepremier e ministro degli Esteri a margine del vertice.
    L’azzurro rivendica i propri meriti – “ho parlato questa mattina con il ministro degli Esteri tunisino e poco dopo è arrivato il testo dell’accordo”- e quelli del governo Meloni, che per primo ha posto con urgenza la questione della stabilità politica tunisina in chiave sicuritaria e di gestione dei flussi migratori, e che sta interpretando il ruolo di mediatore tra Bruxelles e l’autoritario presidente Kais Saied. Le premier italiana aveva tra l’altro manifestato il desiderio di vedere firmato il memorandum d’intesa prima del Consiglio europeo del 29-30 giugno dal momento che, come sottolineato dall’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, il pacchetto di partenariato globale dovrà in ogni caso essere approvato dagli Stati membri.
    Mark Rutte, Ursula von der Leyen, Kais Saied, Giorgia Meloni
    La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in una lettera indirizzata ai 27 capi di stato e di governo in vista del vertice, ha confermato che il commissario Várhelyi “finalizzerà a breve un memorandum d’intesa con la Tunisia“, che dovrà fare da “modello” per “partenariati simili in futuro”. La partnership disegnata durante la missione a Tunisi di von der Leyen, Meloni e il suo omologo olandese, Mark Rutte, prevede una maggiore cooperazione su sviluppo economico, scambi e investimenti, accordi sulle energie rinnovabili, gestione dei flussi migratori, mobilità e formazione nell’ambito della partnership per i talenti. Dei cinque pilastri dell’accordo, sembra giocarsi tutto sull’equazione tra sviluppo economico – in sostanza assistenza finanziaria a Tunisi – e gestione dei flussi migratori. C’è anche un terzo termine, con tutti dubbi e le perplessità del caso. Borrell ha ricordato a margine del Consiglio Affari Esteri che “il quadro giusto è supporto economico, ma anche garanzie per il rispetto dei diritti umani e trattamento dignitoso di tutti i migranti”.
    L’Ue è infatti pronta a mobilitare immediatamente 150 milioni come supporto al budget e 105 per la gestione dei flussi migratori – di cui 60 per il controllo dei confini-, restituendo di fatto un po’ di ossigeno alle casse di un Paese sull’orlo del collasso economico-sociale. I restanti 900 milioni di assistenza microfinanziaria rimarrebbero invece vincolati alla firma dell’accordo da 1,9 miliardi di dollari tra Tunisi e il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), congelato ormai da mesi a causa del rifiuto di Saied di avviare una serie di riforme impopolari previste per sbloccare il finanziamento. In cambio, Bruxelles chiede in sostanza a Saied di continuare a fermare le partenze dei barconi e di trasformare la Tunisia in una sorta di piattaforma dove rispedire i migranti irregolari, che verrebbero sottoposti alle procedure d’asilo nel Paese nordafricano. I migranti a cui fosse riconosciuto il diritto d’asilo verrebbero ripresi dagli Stati membri, gli altri resterebbero in Tunisia. Borrell ha aggiunto un termine importante all’equazione: “Il quadro giusto è supporto economico, ma anche garanzie per il rispetto dei diritti umani e il trattamento dignitoso di tutti i migranti”, ha avvertito a margine del Consiglio Affari Esteri.
    Proteste a Sfax contro la presenza di migranti subsahariani. A destra una donna con uno striscione che recita: “Non siamo razzisti ma la sicurezza è la nostra priorità” (Photo by HOUSSEM ZOUARI / AFP)
    Il gioco al rialzo di Saied, che nonostante gli incontri degli ultimi mesi con diversi leader Ue continua a dichiarare pubblicamente che la Tunisia “non accetterà mai di essere il guardiano dei confini di nessun Paese” sembra funzionare, e il presidente tunisino ha trovato nell’Italia un ottimo compagno di squadra per fare cassa il più possibile. Anche oggi Tajani si è detto speranzoso che i 105 milioni dall’Ue per la gestione dei confini siano seguiti da una seconda tranche, e ha espresso fiducia sulla “flessibilità del Fondo monetario internazionale”, che sarebbe emersa durante gli ultimi colloqui tra l’Italia e la direttrice generale del Fmi, Kristalina Georgieva.
    Intanto però, dopo mesi in cui proprio Saied ha soffiato sul fuoco dell’intolleranza verso i migranti subsahariani, in Tunisia sono scoppiate le polemiche per il possibile accordo con l’Unione europea. A Sfax, città portuale da dove partono la maggior parte dei barconi diretti verso le coste italiane, da qualche giorno infuriano le proteste per la presenza di migranti irregolari, sfociate anche in episodi di violenza tra la popolazione locale e gli stranieri.

    Secondo il vicepremier italiano domani il commissario Ue Várhelyi sarà a Tunisi per la firma. In una lettera ai 27 capi di stato e di governo, von der Leyen conferma “l’accordo a breve”. Assistenza finanziaria, scambi e investimenti, energie rinnovabili e gestione dei flussi migratori i cinque pilastri. Pronti 105 milioni per il controllo delle coste

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    Von der Leyen e Macron insieme in Cina, ma la leader Ue avrà un bilaterale con Xi Jinping

    Bruxelles – Con Macron e senza Macron. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, giovedì partirà alla volta di Pechino assieme al capo di Stato francese per una serie di incontri con le autorità del partner asiatico. Ma, oltre al previsto trilaterale con il presidente Xi Jinping, la leader dell’esecutivo Ue si intratterrà per un faccia a faccia bilaterale.
    Come ha suggerito di recente ai 27 anche il segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, uno strappo con la Repubblica Popolare sarebbe un rischio enorme, visto il ruolo da ago della bilancia che Xi Jinping sta interpretando dopo lo sconquasso geopolitico provocato dalla guerra russa in Ucraina. Ecco perché, dopo la rinnovata dichiarazione di amicizia e partnership sino-russa e il piano di pace sostenuto dalla Cina, per l’Ue non c’è tempo da perdere: per non tornare da Pechino a mani vuote, von der Leyen sta pianificando nei dettagli la delicata missione.
    Ursula von der Leyen e Emmanuel Macron all’Eliseo, 03/04/23 [Ph Twitter Ursula von der Leyen]Dopo l’incontro con Macron all’Eliseo nella giornata di ieri, in cui i due hanno “condiviso le analisi sui punti chiave da sollevare con il presidente Xi”, oggi (4 aprile) la leader Ue ha ascoltato le ragioni di Volodymyr Zelensky.  In seguito alla telefonata con il presidente ucraino, necessaria per “la preparazione del viaggio”, von der Leyen ha ribadito in un tweet che “l’Ue vuole una pace giusta che rispetti la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”.
    È evidente che le preoccupazioni per la scelta di campo di Xi Jinping siano in cima alla lista dei temi da affrontare a Pechino: pochi giorni fa, nel suo discorso al Mercator Institute for China Studies e all’European Policy Centre, von der Leyen ha affermato chiaramente che il modo in cui Pechino si rapporterà sul fronte della guerra in Ucraina “sarà un fattore determinante per le relazioni con l’Ue in futuro”. Concetto ribadito questa mattina dall’Alto rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, secondo cui la posizione della Cina sulla guerra russa “determinerà la qualità dei nostri rapporti”. Borrell ha fatto sapere, a margine dell’incontro avuto a Bruxelles con il segretario di stato americano Antony Blinken, che si recherà anche lui a Pechino la prossima settimana.
    Ma l’Ue è consapevole che raggiungere un nuovo equilibrio con la Cina è necessario anche per la propria prosperità economica. “Non è fattibile, né nell’interesse dell’Europa sganciarsi dalla Cina”, ha ammesso la presidente della Commissione: il gigante asiatico è per l’Ue un partner commerciale che rappresenta il 9 per cento delle esportazioni e più del 20 per cento delle importazioni, e che detiene sostanzialmente il monopolio della fornitura di materie prime strategiche per l’ambiziosa transizione verde europea. L’Ue dipende infatti dalla Cina per il 98 per cento delle forniture di terre rare, il 93 del magnesio e il 97 del litio.
    È probabile che con Xi Jinping si discuterà ampiamente di competitività industriale e di come riequilibrare le relazioni “sempre più influenzate dalle distorsioni create dal sistema capitalistico statale cinese“. Prima del vertice a tre con Xi e Macron, che si terrà nel tardo pomeriggio, von der Leyen incontrerà a tal proposito il presidente della Camera di commercio Ue-Cina, Joerg Wuttke, e rappresentanti di diverse aziende europee con base nel Paese. E sarà ospite a un pranzo di lavoro con Li Qiang, capo del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare.

    I had a phone call with President @ZelenskyyUa ahead of my visit to China.
    Ukraine will be an important topic of my meetings with President Xi and Premier Li.
    The EU wants a just peace that respects Ukraine’s sovereignty and territorial integrity.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) April 4, 2023

    Giovedì la missione congiunta Bruxelles-Parigi. Prima del vertice a tre e del faccia a faccia con il presidente della Repubblica Popolare, von der Leyen incontrerà il capo del Consiglio di Stato cinese e rappresentanti della Camera di commercio Ue-Cina. L’Ucraina in cima alla lista: oggi telefonata con Zelensky per “preparare il viaggio”

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    Transizione energetica e sicurezza alimentare, per von der Leyen “la partnership con l’Africa è più importante che mai”

    Bruxelles – La partnership tra i 27 Paesi Ue e l’Unione Africana “è oggi più importante che mai”. Così la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha sottolineato il valore dell’undicesimo Commission-to-Commission meeting con il suo omologo dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat, tenutosi oggi (28 novembre) a Bruxelles.
    L’ultimo incontro era stato l’Ue-Ua summit del 17-18 febbraio scorso, due giorni prima dell’inizio della guerra d’aggressione russa in Ucraina: durante quel vertice, von der Leyen aveva annunciato la mobilitazione di 150 miliardi di euro per il programma Africa-Europa, finanziati sotto l’ombrello del Global Gateway Investment. Poi la reazione a catena provocata dalla guerra, con la minaccia ingombrante delle crisi alimentare ed energetica.
    Moussa Faki Mahamat e Ursula von der Leyen
    Nel bilaterale di oggi tra von der Leyen e Faki, la sicurezza alimentare e l’energia l’hanno fatta da padrona: la presidente della Commissione si è detta pronta a “mobilitare più di 4,5 miliardi di euro fino al 2024” per garantire un’assistenza immediata di generi alimentari, ma anche “per migliorare e aumentare la produzione sul continente africano con tecnologie moderne”. Su quest’ultimo punto, i due leader si sono accordati oggi per lanciare una nuova task force congiunta sui fertilizzanti, per coordinare gli investimenti con l’obiettivo di rendere le nuove generazioni di fertilizzanti accessibili e convenienti sul territorio africano.
    Lo stesso principio, quello del supporto Ue allo sviluppo del know-how necessario alla produzione locale, vale anche per l’energia: “l’Africa potrebbe diventare il maggior esportatore di energia pulita del mondo”, ha dichiarato von der Leyen, sottolineando l’opportunità che la transizione energetica potrebbe rappresentare per un continente che possiede “un’enorme abbondanza di risorse per l’energia pulita”, che garantirebbero a più di 600 milioni di africani che vivono senza elettricità, “l’accesso a energia prodotta in casa”.
    Il terzo focus dell’incontro tra i due presidenti è stata l’effettiva implementazione delle priorità comuni: lo strumento finanziario da 150 miliardi è operativo e, come ribadito in mattinata anche dall’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, “è stato fatto tutto in modo da evitare che l’Africa paghi le conseguenze della guerra in Ucraina dal punto di vista delle risorse Ue”, che significa che “nessun euro allocato per l’Africa finirà in Ucraina”. Bruxelles ha già firmato delle partnership con Namibia e Egitto, a margine della COP27 di Sharm el-Sheik, per la produzione di idrogeno verde e sarebbe pronta a siglare “un nuovo accordo finanziario per 750 milioni di euro” da investire in progetti di digitalizzazione, infrastrutture e trasporti, che secondo Moussa Faki Mahamat sono “la chiave per lo sviluppo economico e sociale del continente”.
    Ma il progresso economico, in Africa passa per forza anche dalla giustizia climatica: il presidente dell’Unione Africana ha salutato con favore l’istituzione del fondo “loss&damage” per compensare i danni dei cambiamenti climatici nei Paesi più colpiti, ma si è detto preoccupato perché “troppo spesso le promesse non sono state mantenute”. Moussa Faki ha ricordato i 100 miliardi in aiuti economici ai Paesi più poveri, su cui la comunità internazionale si era impegnata alla COP15 di Copenaghen nel 2009, che ancora non sono arrivati.

    A Bruxelles l’incontro con il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat: pronti 4,5 miliardi per l’assistenza alimentare e una nuova task force congiunta sui fertilizzanti. Si è parlato anche di crisi energetica, per von der Leyen “l’Africa potrebbe diventare il maggior esportatore di energia pulita al mondo”

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    L’Ue al lavoro per un nuovo accordo con l’Australia sulle materie prime

    Bruxelles – Al G20 in corso a Bali, le istituzioni Ue hanno incontrato questa mattina (16 novembre) in un bilaterale il primo ministro australiano, Anthony Albanese: Ursula von der Leyen e Charles Michel, presidenti della Commissione e del Consiglio europeo, hanno colto l’occasione del summit indonesiano per rinsaldare i legami con Canberra in materia economica e di politiche climatiche.
    “Benvenuto il Framework Agreement con l’Australia, nuova pietra miliare nelle nostre relazioni”, ha twittato Michel: a 5 anni dalla sua firma, il 21 ottobre scorso è entrato in vigore il nuovo accordo tra Ue e Australia, volto a intensificare la collaborazione su una serie di asset, dalla politica estera all’economia, dallo sviluppo sostenibile alla ricerca e innovazione, da energia e trasporti alla pesca marittima. I tre leader hanno ribadito tutte queste intenzioni a Bali, aggiungendo una ferma condanna all’invasione russa in Ucraina, poche ore dopo l’allarme per i missili caduti in territorio polacco, parzialmente rientrato dopo le conferme che si trattava di razzi ucraini lanciati per intercettare un attacco russo.

    Good meeting among like-minded partners.
    🇪🇺🇦🇺 are aligned in our response to Russia’s war and we share an interest to cooperate in the Indo-Pacific.
    We agreed to intensify negotiations on an ambitious trade agreement.
    We will also work on a new partnership on raw materials.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) November 16, 2022

    “Un bell’incontro tra due partner che la pensano allo stesso modo”, ha scritto in un tweet von der Leyen, annunciando di essere al lavoro con le autorità australiane per un nuovo accordo sulle materie prime. Nel contesto della crisi energetica e della diversificazione dalle fonti russe, l’Ue “riconosce il ruolo che l’Australia può svolgere per la stabilità dei mercati mondiali di gas, attraverso il suo costante approvvigionamento all’Indo-Pacifico”, si legge nel comunicato stampa congiunto.
    Canberra è il maggiore esportatore di gas naturale liquefatto (LNG) al mondo, con una capacità di 87.6 milioni di tonnellate all’anno. Per questo “le due parti approfondiranno gli scambi su questi temi, anche relativamente al piano REPowerEu”, che annovera tra i propri obiettivi anche la costruzione di nuove partnership affidabili per le forniture di gas e LNG.
    Forte la comunione di intenti anche nella lotta ai cambiamenti climatici. Da Sharm el Sheik, dove è ancora in atto la conferenza delle Nazioni Unite sul clima, a Bali, il messaggio dei tre leader non cambia: Bruxelles e Canberra rimangono “profondamente impegnati per la piena attuazione dell’accordo di Parigi” e per “raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050”.  In vista del meeting tra l’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico e l’Ue, che si terrà a Bruxelles il prossimo 14 dicembre, von der Leyen e Michel hanno ribadito al primo ministro australiano la volontà di avere un ruolo importante nell’Indo-pacifico, “per lo sviluppo sostenibile e la transizione verde” dell’intera regione.

    A un mese dall’entrata in vigore del nuovo Framework Agreement con Canberra, i vertici Ue hanno incontrato a Bali il primo ministro australiano, Anthony Albanese: al centro del dialogo la condanna all’invasione russa, le relazioni nell’Indo-pacifico e le fonti energetiche. L’Australia è infatti il primo esportatore al mondo di gas LNG

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    Orban scrive a von der Leyen: “UE finanzi le barriere per i migranti. Senza di noi l’Europa al collasso”

    Bruxelles – “Una nuova crisi migratoria sta prendendo forma alle porte dell’Europa”. Inizia così la lettera che il primo ministro ungherese Viktor Orban ha indirizzato alla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Secondo Orban la congiuntura della disastrosa ritirata dall’Afghanistan e la crisi in Bielorussia porterà a una nuova ondata di migranti, “ancora peggiore di quella che abbiamo visto nel 2015”.
    Secondo il primo ministro l’Unione non può permettersi che a gestire la crisi siano i soli Paesi frontalieri e preme perchè l’UE “riconosca che la protezione dei confini esterni è una manifestazione indisputabile della solidarietà europea”. E così Orban torna a chiedere il supporto economico di tutti i Paesi membri per costruire e potenziare la rete di barriere che alcuni Stati europei hanno costruito o stanno costruendo a proprie spese. Quando il Paese frontaliero in difficoltà era l’Italia però Orban chiarì bene che lui non avrebbe fatto alcuno sforzo per dare una mano. Ora cambiano i flussi e cambiano anche i principi, evidentemente.
    La richiesta di Orban richiama la lettera firmata da 12 Paesi membri il 7 ottobre scorso. In quell’occasione la destinataria era stata la Commissaria per gli Affari interni Ylva Johansson e si chiedeva che le nuove barriere fossero “finanziate adeguatamente dal budget dell’UE come argomento prioritario”.
    In quell’occasione la Commissaria aveva fatto sapere che, pur comprendendo la volontà dei firmatari di “rafforzare la protezione dei nostri confini esterni”, i costi per le barriere sarebbero stati a carico dei soli Paesi costruttori.
    A preoccupare Orban c’è “l’uso ibrido delle migrazioni proveniente dalla Bielorussia”, colpevole di utilizzare i flussi migratori per colpire i Paesi dell’Unione europea. Di fronte alla possibilità che molti altri decidano di usare l’immigrazione contro l’UE, per Orban bisogna alzare muri, che sono “l’unica misura efficace per tenere al sicuro i cittadini europei contro l’arrivo di massa di migranti illegali”.
    Orban chiede di “rimborsare il costo delle misure di protezione implementate dall’Ungheria”, costate 590 milioni di fiorini (circa 1,7 milioni di euro). Nella conclusione, la lettera richiede esplicitamente di rivedere le precedenti decisioni della Commissione in materia, viziate da “una interpretazione e un’applicazione scorretta di alcune regole rilevanti”.

    Il primo Ministro ungherese rinnova le richieste già espresse nella lettera dello scorso 7 ottobre in cui diversi Stati membri avevano chiesto all’Unione di finanziare con fondi europei la costruzione di barriere ai confini per respingere i migranti

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    Brexit, von der Leyen: “Impossibile per la Scozia aderire separatamente a Erasmus”

    Europarl_ITAiutano a evitare la congestione del traffico, a ridurre le emissioni di CO2 e a offrire cure sanitarie migliori: m… https://t.co/lg5OmTc8NO

    JosepBorrellFParticipated today at @NATO defence ministerial. The transatlantic relationship is the EU’s most indispensable stra… https://t.co/8fVIIH4nvG

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    PiaAhrenkildeRT @PeterMueller9: Kommissionschefin Ursula ⁦@vonderleyen⁩ zu #Impfungen : „Ich kann erhebliche Frustration verstehen, dass es dauert.“ Nat…

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