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    Bielorussia, volo Ryanair dirottato per arrestare giornalista. Sanzioni per “terrorismo di Stato” sul tavolo del Consiglio UE

    Bruxelles – Terrorismo di Stato, pirateria aerea, inasprimento delle sanzioni. Tornano a scaldarsi gli animi dei capi di Stato europei nei confronti del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, dopo il dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius di ieri (domenica 23 maggio) verso Minsk, per arrestare il giornalista e oppositore politico, Roman Protasevich. Sul tavolo del Consiglio UE – convocato per oggi e domani – si ripresenta il dossier Bielorussia. Potrebbero essere inasprite le sanzioni nei confronti del regime, considerato il continuo deterioramento della situazione nel Paese, tra proteste pacifiche represse con la violenza e giornalisti arrestati e condannati arbitrariamente.
    Il giornalista e oppositore bielorusso Roman Protasevich, ex-direttore del canale bielorusso di informazione Telegram, Nexta
    Il caso di Protasevich è l’ultimo in ordine cronologico e senza dubbio quello più appariscente a livello internazionale. Il volo FR4978 operato dalla compagnia aerea low cost irlandese è stato deviato dalla sua rotta verso la capitale della Lituania e scortato da un jet da combattimento bielorusso all’aeroporto di Minsk, a seguito di una comunicazione dei controllori del traffico aereo nazionale di una “possibile minaccia di bomba a bordo“. Una volta che l’aereo è stato fatto atterrare d’emergenza alle ore 12.25, due passeggeri sono stati arrestati: oltre all’ex-direttore di Nexta (canale bielorusso di informazione Telegram), inserito dal regime nell’elenco delle “persone coinvolte in attività terroristiche”, anche la compagna Sophia Sapega, studentessa russa 23enne di un master all’Università Europea di Scienze Umanistiche di Vilnius.
    Le istituzioni europee, attive a sostegno dell’opposizione bielorussa dall’inizio delle proteste nel Paese il 9 agosto dello scorso anno, hanno subito denunciato con forza l’accaduto. L’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha sottolineato che “TUTTI i passeggeri devono essere in grado di continuare il loro viaggio immediatamente”, mentre il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, ha preteso “spiegazioni immediate”. La leader dell’esecutivo UE, Ursula von der Leyen, è stata invece la prima a far trapelare quali saranno le prossime mosse di Bruxelles: dopo aver definito l’azione “oltraggiosa e illegale”, che “avrà delle conseguenze”, su Twitter ha riferito che “i responsabili del dirottamento devono essere sanzionati” e che il Consiglio Europeo “discuterà le azioni da intraprendere”.

    The outrageous and illegal behaviour of the regime in Belarus will have consequences.
    Those responsible for the #Ryanair hijacking must be sanctioned.
    Journalist Roman Protasevich must be released immediately.
    EUCO will discuss tomorrow action to take.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) May 23, 2021

    La conferma è arrivata dal Consiglio Europeo. Il portavoce Barend Leyts ha riferito che oggi i leader europei discuteranno di “possibili sanzioni”, dopo i tre pacchetti già adottati dall’UE, mentre il presidente Charles Michel in una nota ha messo in chiaro che sarà affrontato “questo incidente senza precedenti”, che “non rimarrà senza conseguenze”. Una decisione che parte dalle reazioni molto dure nelle capitali europee (e non solo). Il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, ha definito il dirottamento e gli arresti un “atto di terrorismo di Stato”, mentre da Berlino all’Italia, passando per Parigi, Vilnius, Dublino e Londra, sono arrivati moniti a Minsk per il rilascio del giornalista e della compagna.
    L’accaduto è stato condannato “fermamente” anche da Washington: “Questo atto scioccante perpetrato dal regime di Lukashenko ha messo in pericolo la vita di oltre 120 passeggeri, compresi i cittadini statunitensi”, ha reso noto in un comunicato il segretario di Stato, Antony Blinken. “Stiamo coordinando da vicino la risposta con i nostri partner”, che riguarderà in primo luogo un’indagine da parte del Consiglio dell’Organizzazione per l’aviazione civile internazionale, ma anche la denuncia delle “continue molestie e la detenzione arbitraria di giornalisti”.
    Le reazioni in Italia
    Anche dall’Italia sono arrivate dure condanne per l’azione intrapresa ieri dal regime bielorusso. “È un atto violento che l’Europa unita non può accettare e che non può restare senza conseguenze”, ha denunciato su Twitter il sottosegretario per gli Affari Europei, Enzo Amendola. “Chiediamo l’immediato rilascio di tutti i passeggeri del volo Ryanair dirottato”, concludendo con #freebelarus. Lo stesso hashtag è stato utilizzato dal segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, dopo aver ribadito che “dirottare un aereo è un atto terroristico e come tale va trattato”.
    Per il presidente della commissione Esteri della Camera dei Deputati, Piero Fassino, si tratta di un “atto di pirateria aerea, illegale, arrogante e in dispregio di ogni diritto”, ma anche “la conferma di quanto il regime di Lukashenko rappresenti un pericolo per la Bielorussia e la sicurezza internazionale”. L’eurodeputato del Movimento 5 Stelle e vicepresidente del Parlamento Europeo, Fabio Massimo Castaldo, si è unito al coro di denunce, chiedendo che Protasevich e gli altri passeggeri siano liberati “immediatamente”, oltre al fatto che “questa violenza non può rimanere impunita“.

    È inaccettabile che il volo Ryanair da Atene a Vilnius sia stato dirottato con la forza su Minsk: Roman #Protasevich e tutti gli altri passeggeri illegalmente detenuti dal regime di #Lukashenka devono essere immediatamente liberati, e questa violenza non può rimanere impunita!
    — Fabio Massimo Castaldo (@FMCastaldo) May 23, 2021

    L’aereo scortato all’aeroporto di Minsk da un jet da combattimento per “possibile minaccia di bomba a bordo”. In manette l’oppositore Protasevich e la compagna Sapega. Il vertice dei leader europei discuterà oggi della risposta dell’Unione

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    Mai più egoismi, le pandemie si vincono tutti insieme. A Roma la dichiarazione del summit mondiale della salute

    Roma – Approccio globale e unico ma “ora il mondo è più sicuro grazie ai vostri preziosi contributi”. Mario Draghi saluta così tutti i partecipanti al Global Health Summit ospitato (in gran parte da remoto) a Roma a Villa Pamphilj. Accanto al premier italiano, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che assicura: “E’ una giornata storica, quella firmata oggi è una dichiarazione rivoluzionaria, una celebrazione del multilateralismo, il no al nazionalismo sanitario”. Una dichiarazione composta da 16 principi, cinque pagine che potrebbero in futuro essere la base per un ‘Trattato mondiale sulla salute”.
    Nelle conclusioni Draghi ha voluto sottolineare il metodo unico nell’affrontare il futuro delle crisi sanitarie. “Questa è una base solida per l’emergenza ma nel perseguire una strategia comune per prevenire future pandemie, dobbiamo mantenere il nostro impegno a limitare i danni ambientali”. Ma per reagire con efficacia agli shock il premier italiano sottolinea anche l’importanza degli scambi multilaterali e in particolare il ruolo centrale dell’Organizzazione mondiale del commercio.
    “Impegni precisi e concreti che non ho dubbi che verranno mantenuti” assicura Draghi, nei principi adottati nella dichiarazione, nei finanziamenti per assicurare i vaccini nei paesi che finora sono rimasti ai margini e nelle donazioni promesse. “C’era il desiderio di rimediare alle ingiustizie, auna certa dose di egoismo quando una parte del mondo è stata ignorata” ha detto non risparmiando qualche critica: “Sui vaccini l’Europa sì è comportata meglio del resto del mondo sviluppato, noi abbiamo continuato a esportare anche se eravamo in difficoltà”. Anche su questo aspetto il summit ha dato i suoi risultati, “sono certo che anche gli Stati Uniti elimineranno la barriera dell’export”, ha assicurato.
    La pesante iniquità nella gestione della pandemia era stata sottolineata durante il vertice anche dal direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Ghebreyesus: “Il 90 per cento delle dosi è andata ai paesi ricchi. Al trionfo della scienza con la scoperta del vaccino è seguito un fallimento dell’umanità”. Parole pesanti che hanno sortito anche un colpo d’ala da parte dei paesi del G20 che per il 2021 hanno promesso donazioni per circa 100 milioni di vaccini nell’ambito del programma Covax e soprattutto delle aziende produttrici che oggi hanno annunciato uno sforzo produttivo che supera i 3 miliardi e mezzo di dosi fino al 2021. Produzioni destinate ai Paesi a medio e basso reddito a prezzi inferiori e senza profitto, per i quali Draghi ha chiesto l’impegno delle istituzioni finanziarie internazionali. “Il Fondo monetario internazionale deve fornire uno scudo efficace ai Paesi più poveri del mondo” ha detto il premier, “la politica sanitaria è una delle sfide che i Paesi ricchi ed emergenti devono affrontare”.
    La questione della proprietà intellettuale sui vaccini è stata ancora al centro del summit ma nella dichiarazione finale non è stata affrontata in modo netto nonostante i favorevoli erano la grande maggioranza del Global Heath summit, Italia compresa. “La sospensione dei brevetti temporanea e mirata è una soluzione immediata e diretta ma non è detto che garantisca la produzione che è complessa” ha detto il presidente del Consiglio che ha lasciato a Ursula von der Leyen spiegare come sarà affrontata la terza via della Commissione. Sarà pronta nei primi giorni di giugno e si articola su tre direttrici: le esportazioni libere, il trasferimento delle licenze insieme a quello delle tecnologie sanitarie, lo sviluppo delle capacità di produzione e distribuzione. “È questo il sistema migliore – dice von der Leyen – per aumentare la produzione, il G20 si impegna su accordi flessibili nella cessione delle licenze obbligatorie, un aspetto che è già previsto in caso di pandemie”.

    Un accordo per rimediare alle ingiustizie. “Impegni concreti che saranno rispettati” assicura Draghi che ha chiuso il Global Health Summit con Ursula von der Leyen. I grandi promettono donazioni e 3,5 miliardi di vaccini per i paesi poveri

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    La guerra mondiale al Covid 19. Dal Global Health Summit di Roma la strategia per prepararsi alle future pandemie

    Roma – “Gli obiettivi che abbiamo in questo vertice sono tre: mettere sotto controllo la pandemia, assicurare che i vaccini arrivino a tutti ovunque e prepararci e prevenire le future crisi sanitarie”. Ursula von der Leyen apre così il Global Health Summit di Roma insieme a Mario Draghi, accogliendo seppur a distanza, una ventina di capi di stato e di governo, le principali organizzazioni internazionali e sanitarie mondiali per l’evento organizzato a Villa Pamphilj nell’ambito della presidenza italiana del G20. “Dobbiamo vaccinare il mondo e farlo velocemente” dice il premier italiano, “la cooperazione internazionale sarà importante anche nel futuro. Dobbiamo capire cosa è andato storto e prepararci alle crisi future”.
    Villa Pamphilj, sede del Global Health Summit – Roma
    Prima del tavolo tra i capi di stato e di governo, il summit è stato aperto dai contributi di scienziati, medici, filantropi ed economisti. Le conclusioni saranno firmate nel pomeriggio con la dichiarazione di Roma ma la presidente della Commissione ha anticipato che il Team Europe punta a donare 100 milioni di dosi di vaccino contro il Covid-19 ai Paesi a medio e basso reddito entro la fine del 2021”.
    Dalla pandemia abbiamo imparato la lezione che “abbiamo bisogno gli uni degli altri” ha detto von der Leyen, e “se oggi abbiamo una speranza lo dobbiamo alla comunità scientifica, a uomini e donne che hanno dedicato la loro vita alla scienza”. E a questo proposito il panel di scienziati ha già inviato il suo messaggio “per un accesso universale alle risorse, perché nessun Paese sarà al sicuro fino a quando tutti i Paesi non lo saranno”. Si tratta di un decalogo con l’indicazione delle azioni necessarie per metter fine alla pandemia e assicurare una migliore preparazione in vista delle future minacce.
    Sul fronte dei vaccini le aziende produttrici intervenute al summit hanno assicurato un ulteriore sforzo di produzione che arriva fino a 2,6 miliardi di dosi tra questo e il prossimo 2022, destinati ai Paesi più poveri e al programma Covax. Un impegno confermato dalla presidente von der Leyen che ha spiegato come “le licenze volontarie sono il miglior modo per assicurare il necessario trasferimento di tecnologie e know-how, insieme ai diritti di proprietà intellettuale”.
    Riguardo ai brevetti il premier Draghi ha confermato che l’Italia è favorevole alla proposta della sospensione “purché sia temporanea, mirata e non mini gli sforzi innovativi delle compagnie farmaceutiche”. Tuttavia ha proseguito che “questo non risolve perché non garantisce che i Paesi a basso reddito siano effettivamente in grado di produrre i propri vaccini. Dobbiamo sostenerli finanziariamente e con competenze specializzate”. Poi ha insistito sulle esportazioni libere mandando un messaggio ai partecipanti al summit: “L’UE  ha esportato circa 200 milioni di dosi di vaccini Covid-19 in 90  paesi, circa la metà della sua produzione totale. Tutti gli Stati devono fare lo stesso”.

    A Roma il vertice mondiale della salute per combattere la pandemia. Focus sui vaccini: pormessi 2,6 miliardi di dosi per i Paesi poveri. Draghi: “favorevoli alla sospensione dei brevetti ma bisogna produrre di più e trasferire tecnologie”

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    Strategia anti Covid globale. Dalla conferenza per l’Africa via i brevetti sui vaccini

    Roma – Un new deal per l’Africa e come primo impegno i vaccini. Il vertice di Parigi poteva essere solo l’ennesimo incontro di sole buone intenzioni ma questa volta potrebbe sortire qualcosa di più concreto. In prima battuta sulla questione dei sullo stop temporaneo ai brevetti che i partecipanti hanno sottoscritto. E’ la vittoria del presidente francese Emmanuel Macron che ha chiamato a raccolta i principali capi di Stato e di governo africani e dei Paesi occidentali, e i vertici di ONU, UE e delle Istituzioni Finanziarie Internazionali.
    Incontro ibrido, per la gran parte da remoto ma che Mario Draghi ha voluto onorare in presenza. “L’Europa e gli Stati Uniti hanno risposto alle devastazioni della pandemia” con finanziamenti all’economia e garantendo la vaccinazione per tutti. “In Africa non c’è nulla di tutto questo – ha detto il premier italiano – con questo summit dobbiamo cominciare a organizzare una risposta dello stesso tipo”.

    Una risposta mondiale che “sosterremo nel G20 e nelle istituzioni multilaterali”, proposte che vanno dalle ristrutturazioni dei debiti alla questione dei vaccini” ha aggiunto Draghi. L’iniziativa del presidente Usa Joe Biden sui brevetti non è per nulla tramontata almeno per gli obiettivi di Parigi. “Sosteniamo i trasferimenti di tecnologie e la richiesta all’Oms, all’Omc e a Medicines Patent Pool (il comitato dell’Onu per la medicina salvavita) di togliere tutti gli obblighi in termini di proprietà intellettuale che ostacolano la produzione di qualsiasi tipo di vaccino”, ha detto Macron al termine del vertice.
    Al summit hanno partecipato anche la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio Charles Michel e la direttrice del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva. “Abbiamo concordato l’obiettivo di raggiungere il 40 per cento di persone vaccinate nel continente africano entro il 2021 – ha detto la leader del FMI – e del 60 per cento entro metà del 2022, riallocando 500 milioni di dosi in eccesso e aumentando la produzione fino a un miliardo per il prossimo anno”.
    In sostanza, da parte di tutti i partecipanti c’è la consapevolezza che non ci sarà ripresa economica senza una strategia globale anti Covid. Tutto ciò ha portato anche alle altre proposte della moratoria sul debito dai Paesi del G20 per il 2020 e il 2021 a cui si aggiunge un quadro comune di consolidamento per la ristrutturazione del debito. Fondo monetario, l’Agenzia internazionale per lo sviluppo dei paesi poveri e i partecipanti del club di Parigi hanno poi concordato di mobilitare diritti speciali di prelievo (le riserve del paniere di valuta estera utilizzate dal FMI in momenti di crisi) fino a 650 miliardi di dollari per finanziare investimenti pubblici e privati.
    Impegni che anche i rappresentanti degli Stati africani hanno definito come “un cambio di paradigma” nelle politiche economiche delle grandi potenze. “Per la prima volta l’Europa, gli Stati Uniti e la Cina insieme decidono di trattare le loro relazioni con l’Africa” – ha detto il presidente della Repubblica del Congo e dell’Unione africana Felix Tshisekedi – le conclusioni non resteranno lettera morta ma saranno il punto di partenza per promuovere un cambiamento”.

    Macron a Parigi convince tutti per rilanciare l’iniziativa di Biden. Draghi: In Africa dobbiamo rispondere come abbiamo fatto in Europa e negli Stati Uniti. Tra gli impegni anche la ristrutturazione del debito

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    Sabato 22 von der Leyen sarà da papa Francesco

    Bruxelles – Sabato prossimo 22 marzo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sarà ricevuta da Papa Francesco  in Vaticano. L’ha annunciato oggi il portavoce dell’esecutivo UE, Eric Mamer.
    Von der Leyen incontrerà anche il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e il segretario per le Relazioni con gli Stati, arcivescovo Paul Richard Gallagher.

    Incontrerà anche il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e il segretario per le Relazioni con gli Stati, arcivescovo Paul Richard Gallagher.

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    Partenariato strategico UE-India, cosa prevede l’accordo sulla connettività firmato al vertice di Porto

    Bruxelles – Solo una settimana fa veniva annunciata la ripresa dei contatti per un partenariato strategico tra Bruxelles e Nuova Delhi, in pompa magna durante il vertice UE-India di Porto. Un nuovo capitolo nelle relazioni tra “le due democrazie più grandi al mondo” (parola del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel), inclusa un’intesa sulla connettività su cui si sta lavorando intensamente anche dietro alle quinte.
    Non si è parlato solo di commercio e della possibilità di spianare la strada ai negoziati sul libero scambio interrotti nel 2017, ma anche di come promuovere regole “trasparenti, praticabili, inclusive e sostenibili” nell’approccio alla tecnologia. Il vertice si è concluso con la firma di un documento specifico, il Partenariato strategico sulla connettività, con cui Unione Europea e India hanno concordato una convergenza sulla “connettività resiliente, sostenibile e globale”, ha sottolineato la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Reso pubblico dal Consiglio dell’UE, è ora possibile analizzarne il contenuto, oltre le dichiarazioni della politica (qui il testo integrale).
    I principi
    Il partenariato sulla connettività UE-India si fonda sui “valori condivisi” di democrazia, libertà, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani. A partire da questi presupposti, possono essere stabilite le regole comuni nell’approccio alla connettività, in particolare a livello di sostenibilità ambientale (tra gli altri, si fa riferimento all’accordo di Parigi e all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile) e sociale (con valutazioni d’impatto non solo economico sulle comunità interessate).
    Il vertice UE-India a Porto (8 maggio 2021)
    Attraverso il partenariato si vogliono sostenere reti digitali, di trasporto ed energetiche, ma anche sviluppare il flusso di persone, beni, servizi, dati e capitali equi e inclusivi. L’obiettivo finale è “contribuire agli sforzi di sviluppo globale” e per questo motivo si cercherà di incentivare investimenti anche con la Banca europea per gli investimenti (BEI) e le istituzioni degli Stati membri UE e dell’India.
    Ma a livello finanziario “entrambe le parti concordano sul fatto che la connettività richiede la partecipazione attiva del settore privato“. Ecco perché il documento cita esplicitamente la necessità di “garantire parità di condizioni per le aziende e assicurare l’accesso reciproco ai mercati“. In questo modo si andrà a sostenere un ecosistema globale competitivo e la doppia transizione verde e digitale, stimolando la ripresa economica post-COVID, posti di lavoro “di qualità” e “catene del valore resilienti”. A livello pratico, si andrà a incentivare la cooperazione tra imprese europee e indiane, oltre a quella delle camere di commercio, banche e fondi di promozione e sviluppo nazionale e di agenzie di finanziamento all’esportazione.
    Il contenuto
    Quando si parla di connettività non si può non considerare “l’aumento del traffico di dati” che impone una migliore collaborazione digitale tra Paesi, a partire dalle infrastrutture. “Per esempio, tramite cavi sottomarini e reti satellitari”, Bruxelles e Nuova Delhi hanno fissato degli obiettivi per intervenire con “reti resilienti, sicure e conformi agli standard comuni” in diversi campi.
    Primo tra tutti, lo spazio informatico, il cyberspazio. Nel testo viene esplicitato che sarà necessario “promuovere una rapida ed efficace implementazione del 5G” e tecnologie che lo superino, per supportare “lo sviluppo rurale, l’agricoltura di precisione e l’assistenza sanitaria”. A questo proposito si inserisce un accesso ai servizi cloud “aperto, sicuro, sostenibile e inter-operabile”. Posto l’accento sulla necessità di implementare l’ambiente imprenditoriale, tra gli obiettivi fissati c’è quello di “migliorare la digitalizzazione dei pagamenti trans-frontalieri, comprese le rimesse”, ma anche la convergenza tra i quadri normativi sulla protezione dei dati personali per “facilitare flussi trans-frontalieri sicuri e protetti”.
    (8 maggio 2021)
    Spazio anche per la connettività sul fronte energetico. Il partenariato punta a sostenere gli obiettivi di energia pulita e di lotta ai cambiamenti climatici, sviluppando sistemi elettrici “modernizzati, efficienti e intelligenti” per aumentare le interconnessioni regionali per la produzione di energia rinnovabile su larga scala. All’orizzonte c’è la cooperazione in aree all’avanguardia, come il solare galleggiante, l’eolico offshore, l’idrogeno e lo stoccaggio dell’energia.
    A livello di trasporti, esiste un “reciproco interesse” per la decarbonizzazione e digitalizzazione del sistema ferroviario (sull’esempio del Sistema Europeo di Gestione del Traffico Ferroviario) e per la riduzione delle emissioni attraverso uno scambio più efficiente dei dati nei settori dell’aviazione e marittimo. Ma all’interno di questa sezione del testo c’è anche il dialogo tra le due parti sulla mobilità intelligente e sostenibile.
    Per lo sviluppo della connettività c’è bisogno dell’essere umano e per questo motivo è stata trovata un’intesa sulla promozione della cooperazione nel campo della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica. In altre parole, significa sostenere con più forza la mobilità dei ricercatori attraverso i programmi europei e indiani, oltre al coinvolgimento di start-up e piccole e medie imprese nel processo di sviluppo di soluzioni innovative in ambito accademico. Sinergie che però vanno alimentare già dalla mobilità di studenti e docenti tra le università europee e gli Istituti di Istruzione Superiore indiani.
    È poi necessario uno sforzo congiunto per aiutare Paesi terzi nelle loro azioni di connettività sostenibile. Focus particolare su Africa, Asia centrale e l’Indo-Pacifico – per contrastare l’influenza cinese sempre crescente – con l’obiettivo dichiarato di sostenere queste regioni “nella digitalizzazione per lo sviluppo sostenibile e l’inclusione finanziaria digitale”.
    Investimenti pubblici privati
    (8 maggio 2021)
    L’ultima sezione del documento programmatico riguarda il rafforzamento dell’integrità dei sistemi finanziari e lo sviluppo degli investimenti privati nel partenariato UE-India. Partendo dalla Piattaforma internazionale sulla finanza sostenibile (IPSF), come base per lo scambio continuo di informazioni sulle migliori pratiche, viene indicata la possibilità di promuovere joint venture europee e indiane attraverso la National Infrastructure Pipeline indiana.
    Per gli investimenti verdi esistono già partnership tra la BEI e l’Agenzia indiana per lo sviluppo delle energie rinnovabili, su cui innestare investimenti azionari delle istituzioni finanziarie europee. Ma allo stesso tempo è possibile sfruttare fondi pubblici e flussi di capitale globali (compresi fondi sovrani e fondi pensione) per veicolare gli investimenti privati ​​verso progetti sostenibili. Anche per quanto riguarda l’infrastruttura di connettività, si potrà sviluppare una cooperazione nel sostegno governativo al finanziamento delle esportazioni.
    Ultimo punto – ma non certo per importanza – l’incoraggiamento della cooperazione del settore privato tra le due parti. Questo obiettivo si potrà realizzare attraverso reti di imprese dell’UE e dell’India, sfruttando Invest India ed Enterprise Europe come piattaforme di lancio di progetti congiunti tra start-up e piccole e medie imprese delle due potenze mondiali.

    Il vertice di Porto ha stabilito la necessità di definire regole “trasparenti, praticabili, inclusive e sostenibili” nell’approccio comune alla tecnologia tra Bruxelles e Nuova Delhi. Non solo valori condivisi, ma anche collaborazione nel cyberspazio, nell’energia e nei trasporti, oltre a stimoli per investimenti privati

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    Deroga brevetti, leader UE rispondono a Biden: “Vaccini servono ora, via il blocco sulle esportazioni”

    Bruxelles – Servono vaccini nel mondo ora, anche con una deroga temporanea sui brevetti si parla di mesi se non anni per la distribuzione su larga scala. L’Unione europea si mostra scettica sul fatto che rinunciare ai diritti di “proprietà intellettuale” sui vaccini COVID-19 sia il modo giusto per combattere la pandemia “qui e ora”, i capi di Stato e governo sono aperti a discutere di sospensione temporanea, ma non è la soluzione a breve termine per l’urgente necessità di vaccinare tutti, anche i Paesi più poveri.
    È quanto affermano Ursula von der Leyen e Charles Michel riassumendo gli esiti della prima discussione tra capi di Stato e Governo sulla sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini, una proposta avanzata dal presidente USA Joe Biden nei giorni scorsi. Un’idea su cui vale la pena riflettere, ma che non sarà risolutiva se il problema è garantire accesso ai vaccini a chi non può permettersi di pagarli quanto i Paesi più sviluppati, o di sviluppare una propria capacità di produzione. I presidenti di Commissione europea e Consiglio europeo tirano le fila delle conclusioni a cui sono giunti i leader europei a Oporto, in Portogallo, durante un vertice informale (7 e 8 maggio) che ha discusso anche di pandemia.
    Non c’è solo timidezza nei confronti della proposta di Washington, ma anche qualche controproposta. Prioritario rimane aumentare la capacità produttiva non solo in Europa e assicurare che le dosi di vaccini siano distribuite in maniera equa in tutto il mondo. Questo il punto fondamentale: “le esportazioni sono il modo migliore per approcciare l’assenza di vaccini nel mondo”, ha detto von der Leyen. Il messaggio a Biden è chiaro: si parta prima dal consentire l’esportazione delle dosi che vengono prodotte nelle regioni più ricche del mondo, come l’Europa ma come anche gli Stati Uniti.
    Proprio l’Unione Europea “è l’unica regione democratica che produce su larga scala ed esporta su larga scala”, puntualizza la presidente della Commissione europea. Precisamente 200 milioni di dosi (la metà esatta delle dosi prodotte) in circa novanta Paesi. Una precisazione che arriva e che l’UE si sente in dovere di fare, perché dopo l’apertura di Biden Bruxelles è accusata di mancanza di solidarietà perché non vuole rinunciare ai diritti dei brevetti sui vaccini. Quindi, bene l’apertura su questa discussione circa la proprietà intellettuale dei vaccini, ma bisogna andare oltre e cercare un approccio che aiuti a “risolvere l’urgenza di ora”. Anche perché, la sospensione dei diritti di proprietà intellettuale su un vaccino non significa per forza un trasferimento di conoscenze e tecnologie da parte delle società farmaceutiche, quindi si viene a creare anche un problema di sicurezza sulla produzione.
    Ricorda il ruolo di Covax – il programma globale delle Nazioni Unite, guidato dall’Organizzazione mondiale della Sanità a cui aderisce anche l’Unione Europea – nella distribuzione dei vaccini in Paesi a basso reddito. Ci sono due vie per la distribuzione in Paesi terzi per gli Stati membri: attraverso il sistema COVAX, oppure anche bilateralmente. Romania, Austria e Francia hanno già distribuito in maniera indipendenti “dosi in eccesso” a partner, ma ci sono altri Paesi che hanno confermato l’impegno a fare lo stesso, come Spagna e Portogallo. Von der Leyen ha chiarito che anche l’ultimo contratto con BioNTech-Pfizer per 1,8 miliardi di dosi per gli anni 2021-2023 siglato oggi prevede la possibilità per gli Stati di donare o eventualmente rivendere dosi a Paesi poveri.
    C’è poi la terza via di mobilitare più investimenti in loco per l’aumento della capacità di produzione a livello globale, quindi anche nei Paesi in via di sviluppo. La presidente sostiene che la Commissione insieme alla Germania stanno investendo nel Sud Africa e sotto l’ombrello della BEI (Banca europea degli Investimenti) in Senegal. Questo per ribadire che secondo l’UE ci sono altri modi, più rapidi, per distribuire i vaccini, ma tutto deve partire dal porre fine al blocco sulle esportazioni. Una linea comune che viene confermata in conferenza stampa anche dal premier italiano Mario Draghi e dal presidente francese Emmanuel Macron, che rispondendo in conferenza stampa ha ricordato che l’UE è “stata più lenta con le campagne di immunizzazione in Europa perché siamo stati aperti fin dall’inizio. Gli Stati Uniti per ora hanno esportato solo il 5 per cento a Canada e Messico, mettano fine alle restrizioni sull’export”, ha richiamato Macron.
    Impegno UE sul versante internazionale che viene riconosciuto anche dal presidente del Consiglio e uropeo, Charles Michel: “Nessuno di noi sarà pienamente al sicuro dal COVID se non è al sicuro tutto il mondo”, ribadendo l’importanza di aprire alle esportazioni dei vaccini. Rimane l’impegno a discutere sulla sospensione dei brevetti ma non sarà di certo “la soluzione magica”. Oltre ai brevetti, anche il Certificato verde digitale: i leader hanno discusso anche dello strumento da implementare per tornare a viaggiare senza troppe restrizioni in area Schengen. Von der Leyen vede la possibilità di un accordo entro maggio, e assicura che “il lavoro tecnico e legale è in carreggiata. Il sistema operativo sarà operativo a giugno”. Come avevamo scritto, il sistema operativo comincerà la fase pilota di sperimentazione in 16 stati membri da lunedì 10 maggio. Se la parte tecnica è a buon punto, rimane da capire cosa accadrà all’accordo politico tra negoziatori di Parlamento e Consiglio. Sul fronte politico “possiamo puntare realisticamente all’obiettivo di raggiungere un accordo tra Consiglio e Parlamento europeo per fine maggio”, ha detto la presidente von der Leyen. Prossimo trilogo previsto per l’11 maggio.

    “L’export di dosi è il modo migliore per risolvere l’urgente problema dell’assenza di vaccini nel mondo”, ha chiarito la presidente della Commissione von der Leyen. L’Unione Europea “è l’unica regione democratica che produce su larga scala ed esporta su larga scala”, ha puntualizzato al termine del Summit UE di Oporto, invitando anche gli Stati Uniti a fare lo stesso

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    Biden scuote l’Europa. Von der Leyen: su vaccini e brevetti pronti a discutere

    Roma – Dopo mesi di pressioni da ogni parte il tema della sospensione temporanea della proprietà intellettuale sui vaccini comincia potrebbe sbloccarsi. A sollecitare una decisione nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio WTO, anche gli Stati Uniti favorevoli a una deroga.
    Da sempre sostenitori della difesa della proprietà intellettuale, la nota diffusa ieri appare come una svolta storica: “Questa è una crisi sanitaria globale e circostanze eccezionali richiedono misure eccezionali”, ha scritto l’inviata Usa per il commercio Katherine Tai, stretta collaboratrice di Joe Biden.
    Oggi la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha accolto positivamente la proposta: “Pronti a discuterne”, ha detto durante il suo discorso sullo Stato dell’Unione europea anche se, a dire il vero, non aveva dato molto peso al voto del Parlamento che a marzo votò un emendamento in questa direzione.
    Nessun entusiasmo anzi, più propensa al no è la cancelliera tedesca Angela Merkel, più vicina alla posizione dell’industria farmaceutica (in testa Pfizer) che stamani aveva bocciato la mossa dell’amministrazione Biden.  Per il governo tedesco la revoca dei brevetti “provocherebbe serie complicazioni per la produzione dei vaccini, aggiungendo che la protezione della proprietà intellettuale è una fonte di innovazione e deve rimanere tale anche in futuro”.
    Sembra approvare, tiepidamente, il presidente del Consiglio Mario Draghi, che in una nota afferma:  “I vaccini sono un bene comune globale. È prioritario aumentare la loro produzione, garantendone la sicurezza, e abbattere gli ostacoli che limitano le campagne vaccinali”.
    Maglio tardi che mai e così ance il Commissario al mercato interno e innovazione con delega al Covid, Thierry Breton si è messo in scia annunciando che “ora che la produzione di vaccini sta per raggiungere i nostri obiettivi, è tempo di aprire una nuova fase e affrontare la questione dei brevetti”.
    Anche il presidente del Parlamento David Sassoli, annuncia in un tweet che l’aula è “pronta a discutere qualsiasi proposta che aiuti ad accelerare la vaccinazione a livello global”, dunque a valutare la questione dei brevetti e delle licenze.

    The @Europarl_EN is ready to discuss any proposal that will help speed up vaccination globally.
    In these exceptional times, we must make sure patents and licences work to protect the interests of all.
    — David Sassoli (@EP_President) May 6, 2021

    Iniziativa su cui preme anche il presidente del gruppo dei Verdi Philippe Lamberts che chiede all’Eurocamera una “posizione inequivocabile” nella prossima sessione, e sollecita l’UE “oltre a sostenere la revoca dei brevetti, a favorire il trasferimento di tecnologie e di know-how verso i paesi terzi al fine di aumentare la produzione mondiale di vaccini”.
    Il cambio di rotta a Bruxelles raccoglie i commenti degli europaralmentari italiani. Patrizia Toia, del Pd spiega che “lasciare miliardi di persone nei Paesi in via di sviluppo in balìa del coronavirus è una scelta contraria ai nostri valori” sottolineando che “il ritardo dell’Unione europea nel riconoscere questa realtà, ha dimostrato una debolezza di leadership. Ora è il momento di cambiare”. Ritardo segnalato anche da Sabrina Pignedoli del Movimento 5 Stelle, scrivendo che “avremmo desiderato che l’UE fosse stata portabandiera nel mondo di questa solidarietà e non a rimorchio ma va bene così se raggiungiamo l’obiettivo”.
    Appena annunciato il traguardo del vaccino, poco prima della fine del 2020, era stato Papa Francesco nel suo messaggio di Natale Urbi et orbi a chiedere che il vaccino doveva essere a disposizione di tutti, specie alle popolazioni più vulnerabili. Una sollecitazione ufficiale inviata dal Vaticano in ambito WTO già nel mese di febbraio.
    Ora l’obiettivo è ravvicinato. La spinta di Biden dovrebbe portare a discuterne subito fra qualche giorno nell’ambito del Consiglio europeo di Oporto. Subito dopo ci sarà l’appuntamento del 21 maggio al Global Health summit di Roma in ambito G20 dove anche l’Italia che lo presiede potrà recuperare il tempo perduto.
    Per i grandi del pianeta, vaccinare tutto il mondo è prima di tutto giusto e diventerebbe quasi un gesto di egoismo.

    Con la proposta USA, gli equilibri in ambito del WTO potrebbero cambiare anche se in Europa Angela Merkel si schiera il no alla revoca della proprietà intellettuale. Contro anche l’industria farmaceutica