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    Von der Leyen e Borrell sono arrivati a Bucha: “Qui è successo l’impensabile, l’umanità è andata in frantumi”

    Bruxelles – “Qui è successo l’impensabile, abbiamo visto l’umanità andare in frantumi”. Con queste parole la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha commentato la sua visita a Bucha, città di circa 35 mila abitanti nella regione di Kiev, dove domenica scorsa (3 aprile) sono state scoperte le scene agghiaccianti del massacro di civili ucraini commesso dall’esercito russo nei territori occupati dal 24 febbraio scorso.
    “A Bucha abbiamo visto il volto crudele dell’esercito di Vladimir Putin, la sconsideratezza e la spietatezza di chi ha occupato la città”, ha aggiunto von der Leyen. Abitanti uccisi e gettati in fosse comuni, una stanza per le torture, cadaveri con le mani legate dietro la schiena dopo la fucilazione sul posto, altri ancora freddati mentre erano in bicicletta e lasciati a imputridire per strada. “Tutto il mondo è con Bucha oggi“, ha concluso la sua dichiarazione la presidente von der Leyen.

    It was important to start my visit in Bucha.
    Because in Bucha our humanity was shattered.
    My message to Ukrainian people:
    Those responsible for the atrocities will be brought to justice.
    Your fight is our fight.
    I’m in Kyiv today to tell you that Europe is on your side. pic.twitter.com/oVEUOPDuD6
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) April 8, 2022

    La numero uno dell’esecutivo comunitario – insieme con l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e il primo ministro della Slovacchia, Eduard Heger – è in viaggio da questa mattina in Ucraina, nel corso della missione diplomatica che la porterà oggi pomeriggio a Kiev, per incontrare il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e primo ministro, Denys Šmihal’. “I responsabili delle atrocità saranno assicurati alla giustizia, la vostra lotta è la nostra lotta”, ha attaccato von der Leyen, rivolgendo un messaggio al popolo ucraino: “Oggi sono a Kiev per dirvi che l’Europa è dalla vostra parte“.
    “Siamo testimoni di immagini strazianti”, ha commentato l’alto rappresentante Borrell, in riferimento alle “atrocità commesse dalla Russia, con un prezzo indicibile pagato dal popolo ucraino innocente”. Massacri che “devono essere indagati e perseguiti”, ha ricordato l’alto rappresentante UE, annunciando che la missione dell’Unione nel Paese “sosterrà il procuratore generale ucraino nel fornire formazione e attrezzature per sostenere le indagini e la raccolta di prove”. Inoltre, da Bruxelles sarà lanciato “un progetto del valore di 7,5 milioni di euro per sostenere la raccolta di dati sulle persone scomparse“, ha anticipato Borrell.

    I am also launching a project worth €7.5 million to support data collection of missing persons. 3/3 pic.twitter.com/TiPhdIAVzJ
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) April 8, 2022

    A proposito di massacri, oltre a quello di Bucha, le istituzioni UE oggi hanno rivolto un messaggio di solidarietà anche per le vittime del bombardamento alla stazione ferroviaria di Kramatorsk: “È un attacco spregevole, sono inorridita dalla perdita di vite umane e porgerò personalmente le mie condoglianze al presidente Zelensky”, ha fatto sapere su Twitter von der Leyen. “Questo è l’ennesimo tentativo di chiudere le vie di fuga per coloro che fuggono da questa guerra ingiustificata e causare sofferenza umana”, ha sottolineato l’alto rappresentante Borrell.
    Gli attacchi missilistici hanno avuto luogo nella città di 150mila abitanti nella parte di regione di Donetsk controllata dalle forze ucraine e da cui si stanno organizzando le evacuazioni di profughi dal Donbass: “Donne, bambini e famiglie sono stati uccisi e feriti mentre speravano di prendere un treno e fuggire dalla guerra”, ha commentato con sdegno la presidente del Parlamento UE, Roberta Metsola. “Gli attacchi missilistici russi non sono né falsi né bugie, i responsabili dei crimini di guerra affronteranno la giustizia”, ha messo in chiaro la numero uno dell’Eurocamera, mentre il presidente del Consiglio UE, Charles Michel, ha promesso “più sanzioni alla Russia e più armi all’Ucraina“, ricordando l‘approvazione del quinto pacchetto di sanzioni UE questa mattina.

    Brutal killing of civilians in #Kramatorsk is sickening.
    Women, children, families were killed and wounded whilst they were hoping to catch a train & flee the war.
    Russian missile strikes are neither fake nor lies. Those responsible for war crimes will face justice.
    — Roberta Metsola (@EP_President) April 8, 2022

    Visita della presidente della Commissione e dell’alto rappresentante UE sui luoghi del massacro compiuto dai soldati russi prima della liberazione della città da parte delle forze ucraine: “Abbiamo visto il volto crudele dell’esercito di Putin, la sua sconsideratezza e spietatezza”

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    Von der Leyen e Borrell sono in viaggio per Kiev. Con loro anche il premier slovacco Heger

    Bruxelles – “Verso Kiev”. Un breve tweet, così come era successo per l’inizio del viaggio della presidente del Parlamento UE, Roberta Metsola, annuncia che è iniziata la missione diplomatica della leader della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e dell’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, con destinazione Kiev, Ucraina. Ad accompagnarli, anche il primo ministro della Slovacchia, Eduard Heger, che un mese fa si era sfilato dal viaggio organizzato dai premier di Slovenia, Repubblica Ceca e Polonia nella capitale ucraina.
    Nel tweet da cui si è saputo che è in corso la missione a Kiev, von der Leyen ha pubblicato una foto che la ritrae al fianco di un treno con i colori giallo e azzurro dell’Ucraina, mentre sul profilo Twitter dell’alto rappresentante Borrell compiano i due leader UE in cammino. Il viaggio era stato confermato martedì (5 aprile) dai portavoce dello stesso esecutivo comunitario, dopo le indiscrezioni filtrate dal premier sloveno, Janez Janša.
    Oggi la presidente von der Leyen, l’alto rappresentante Borrell e il premier slovacco Heger incontreranno il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, a Kiev per portare il sostegno dell’Unione al Paese sotto assedio russo dal 24 febbraio scorso, mentre nel primo pomeriggio domani (sabato 7 aprile) la numero uno dell’esecutivo comunitario sarà a Varsavia per l’evento evento #StandUpForUkraine, una chiamata a raccolta dei donatori da tutto il mondo a supporto dei profughi ucraini, insieme al premier del Canada, Justin Trudeau.

    Looking forward to Kyiv.@JosepBorrellF @eduardheger pic.twitter.com/YFAgGr5Tlc
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) April 8, 2022

    Ricondividendo il tweet della presidente della Commissione Europea, il premier slovacco Heger ha fatto sapere che “siamo pronti a discutere le nostre proposte per aiutare l’Ucraina”, insieme al presidente Zelensky e al primo ministro, Denys Šmihal’. Le discussioni sul tavolo riguarderanno tre aspetti: creare un “ReformTeam” (una squadra operativa di supporto) per aiutare Kiev a “ottenere la prospettiva UE”, offrire “opzioni per il trasporto di cereali, incluso il grano” e “aumentare l’utilizzo degli hub umanitari” messi a disposizione dei profughi ucraini dalla Slovacchia.

    È iniziata la missione diplomatica della presidente della Commissione, dell’alto rappresentante e del primo ministro della Slovacchia, che oggi incontreranno nella capitale il presidente ucraino Zelensky e il primo ministro Šmihal’ per discutere di profughi, trasporto di cereali e adesione UE

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    Divieto d’import di carbone e ipotesi stop a petrolio dalla Russia: l’energia è nel quinto pacchetto di sanzioni

    Bruxelles – Sei pilastri per il quinto pacchetto di sanzioni UE contro la Russia, in cui l’energia inizia a ritagliarsi il ruolo di protagonista. Dopo quattro pacchetti che “hanno colpito duramente e limitato le opzioni politiche ed economiche del Cremlino, con risultati tangibili”, la Commissione Europea ha deciso di reagire alle “immagini raccapriccianti di Bucha” proponendo ai governi una nuova tornata di misure restrittive, per “sostenere la massima pressione su Putin e sul governo russo in questo momento critico”. Lo hanno annunciato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, sottolineando la necessità di rendere le sanzioni contro la Russia “ancora più ampie e dure”.
    Il primo pilastro della quinta tornata di misure restrittive è il divieto di importazione di carbone dalla Russia, “un mercato che ha un valore di 4 miliardi di euro all’anno”. Sempre sul piano energetico – anche se per il momento non rientra in questo pacchetto – si inizia a considerare anche lo stop alle importazioni di petrolio, su cui “siamo al lavoro”, ha precisato la presidente von der Leyen. Previsto poi il taglio delle transazioni verso quattro banche che rappresentano il 23 per cento della quota di mercato nel settore bancario russo, “tra cui la VTB, la seconda più grande banca russa”.
    La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell (5 aprile 2022)
    A livello commerciale, alle navi russe sarà vietato di accedere ai porti dell’Unione, con alcune eccezioni previste per il trasporto di beni essenziali, “come i prodotti agricoli e alimentari, gli aiuti umanitari e l’energia”, e lo stesso si applicherà a operatori del trasporto stradale russi e bielorussi. Presi di mira anche settori vulnerabili per Mosca, con un divieto di esportazione di computer quantistici e semiconduttori avanzati “che vale 10 miliardi di euro”, mentre 5,5 miliardi sono quelli che saranno tagliati dalle importazioni di prodotti specifici: legno, cemento, frutti di mare e liquori: “Chiudiamo anche le scappatoie tra la Russia e la Bielorussia”, ha precisato von der Leyen.
    Infine, entrerà in vigore un divieto generale di partecipazione delle imprese russe agli appalti pubblici negli Stati membri e l’esclusione di ogni sostegno finanziario, europeo o nazionale, agli enti pubblici russi, “perché il denaro delle tasse dei nostri cittadini non deve arrivare a Mosca in nessuna forma”. L’alto rappresentante UE Borrell ha anche anticipato che tra le sanzioni contro la Russia “ci sarà anche un aggiornamento della lista degli individui e delle entità” colpiti dalle misure restrittive dell’Unione. In fase di studio anche “alcune idee presentate dagli Stati membri, come tasse o canali di pagamento specifici come un conto di garanzia”, hanno concluso i due leader UE.

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    Von der Leyen e Borrell in missione a Kiev “questa settimana” per incontrare Zelensky

    Strasburgo, dall’inviato – La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, si recheranno a Kiev “questa settimana”, per incontrare il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Lo ha annunciato il portavoce dell’esecutivo comunitario, Eric Mamer, in un tweet pubblicato questa mattina (martedì 5 aprile).
    La missione è prevista “prima dell’evento #StandUpForUkraine di sabato a Varsavia” – una chiamata a raccolta dei donatori a supporto dell’Ucraina alla presenza anche del premier del Canada, Justin Trudeau – che come ha precisato la portavoce della Commissione, Dana Spinant, si svolgerà a partire dalle ore 15. Incrociando gli impegni di von der Leyen e Borrell a Strasburgo per la sessione plenaria del Parlamento Europeo e in Svezia e Bulgaria per la presentazione dei rispettivi piani nazionali di ripresa e resilienza, è probabile che il viaggio a Kiev inizi tra giovedì notte e venerdì mattina, per concludersi sabato nella capitale polacca.

    President @vonderleyen and HRVP @JosepBorrellF will travel this week to Kyiv to meet President @ZelenskyyUa prior to the pledging event #StandUpForUkraine on Saturday in Warsaw.
    — Eric Mamer (@MamerEric) April 5, 2022

    La missione diplomatica a Kiev della presidente della Commissione e dell’alto rappresentante UE ricalca la decisione e l’azione intrapresa dalla numero uno del Parlamento UE, Roberta Metsola, che tra giovedì e venerdì scorso (31 marzo-2 aprile) si era recata nella capitale ucraina per incontrare il presidente dell’Assemblea nazionale, Ruslan Stefančuk, il premier Denys Šmihal’ e il presidente Zelensky, dopo aver rivolto un messaggio incisivo ai deputati ucraini nella sessione straordinaria della Verchovna Rada. Anche nel caso di Metsola, che è stata la prima leader di un’istituzione comunitaria a recarsi nel territorio invaso dall’esercito russo, il viaggio si era concluso in Polonia, per un incontro con il premier, Mateusz Morawiecki, e le organizzazioni di solidarietà ai profughi ucraini. Proprio la presidente Metsola, aprendo ieri la sessione plenaria dell’Eurocamera, ha sottolineato che la sua presenza a Kiev è servita per “portare il nostro messaggio e mostrare che siamo al loro fianco in questi tempi bui”.
    L’annuncio del viaggio a Kiev di von der Leyen e Borrell è arrivato a poco meno di un’ora dall’anticipazione del premier sloveno, Janez Janša, che sempre su Twitter si era rallegrato del fatto che i due leader dell’Unione raggiungeranno i diplomatici sloveni e lituani nella capitale dell’Ucraina sotto assedio russo dal 24 febbraio scorso: “Questa volta la Slovenia ha mostrato la strada”, ha commentato Janša. Il tweet del premier sloveno è apparso fuori luogo per una questione di sicurezza e di incolumità personale per la missione dei due leader dell’Unione, dal momento in cui rappresentano un obiettivo sensibile in un territorio dove si stanno svolgendo combattimenti armati. La stessa presidente Metsola la scorsa settimana aveva annunciato di essere diretta a Kiev solo giovedì sera, quando era effettivamente in viaggio per l’Ucraina, senza nessuna informazione filtrata alla vigilia della partenza.
    È probabile che la decisione del premier sloveno sia dipesa dalla volontà di mettere pressione sull’esecutivo comunitario, in modo da costringerlo a non poter fare nessun passo indietro. Prima dell’annuncio da parte del gabinetto von der Leyen – che ha evitato alla presidente e all’alto rappresentante Borrell di trovarsi in una posizione scomoda di fronte a probabili domande degli eurodeputati a Strasburgo – da Bruxelles è arrivato un commento secco all’indirizzo di Janša: “Non è compito dei capi di Stato e di governo anticipare comunicazioni a nome della Commissione Europea”, hanno precisato fonti europee.

    President @vonderleyen will travel to Kyiv this week with High Representative @JosepBorrellF
    She will meet President @ZelenskyyUa before the pledging event #StandUpForUkraine which she convenes jointly with Prime Minister @JustinTrudeau on 9 April, 15:00 CET.
    More details soon
    — Dana Spinant (@DanaSpinant) April 5, 2022

    I portavoce dell’esecutivo comunitario hanno confermato che la presidente della Commissione e l’alto rappresentante UE incontreranno il leader ucraino prima di sabato 8 aprile, quando si terrà a Varsavia l’evento #StandUpForUkraine

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    Difesa comune e sanzioni “a maglie strette” contro la Russia. La guerra in Ucraina compatta i Ventisette in politica estera

    Bruxelles – Un Consiglio Europeo che lascia la sensazione che, almeno sul piano della politica estera, l’Unione si stia incamminando su un sentiero da cui difficilmente si potrà tornare indietro. Un mese di guerra della Russia in Ucraina ha dimostrato che i leader UE sembrano pronti a esorcizzare una chimera che non ha mai fatto dormire sonni tranquilli al progetto comunitario, dal giorno della sua nascita: una politica estera e di difesa comune. Il via libera alla Bussola Strategica per la difesa comune 2030, combinato con “l’adozione entro la fine del 2022 di misure per promuovere e facilitare l’accesso ai finanziamenti privati per l’industria della difesa“, come si legge nelle dichiarazioni conclusive della due-giorni di vertice UE, vanno in questa direzione.
    Sarà proprio il Consiglio a tenere “regolarmente controllata” l’attuazione del nuovo strumento che rappresenta “un grande passo in avanti nella definizione di una politica di sicurezza comune dell’Unione”, come l’aveva definito l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e “se necessario, fornirà ulteriori orientamenti”. Che il colpo di grazia all’implementazione di questo progetto comune sia arrivato dall’offensiva militare della Russia, lo evidenziano gli stessi 27 leader dell’UE: “Dobbiamo tenere conto della nuova situazione della sicurezza in Europa, che rappresenta un cambiamento importante nel suo ambiente strategico“. La Bussola strategica – il primo embrione di una difesa comune – è un insieme “coerente” di azioni, mezzi e obiettivi “per questo nuovo slancio”.
    Se bisogna seguire i soldi per capire in che direzione vanno i progetti politici, si può scendere dalle dichiarazioni di principio al piano concreto: “Vanno stimolati gli investimenti e l’innovazione per sviluppare insieme le capacità e le tecnologie necessarie” e allo stesso tempo “deve essere sfruttato tutto il potenziale degli strumenti e delle iniziative di finanziamento dell’Unione Europea”, in particolare il Fondo europeo per la difesa e la cooperazione strutturata permanente, il piano di sviluppo delle capacità e la revisione annuale coordinata sulla difesa. Prossimo appuntamento a metà maggio, quando la Commissione UE avrà elaborato un’analisi sulle lacune di investimenti e proporrà “ulteriori iniziative per rafforzare la base industriale e tecnologica della difesa europea“.
    Il premier, Mario Draghi (25 marzo 2022)
    Il capitolo della difesa comune è pregnante anche nell’impegno del governo guidato da Mario Draghi per aumentare la spesa militare al 2 per cento del PIL. “Questo avviene all’interno della difesa europea, che è fondamentale per l’integrazione politica“. Un concetto che affonda le radici agli albori del progetto comunitario: “Chi volle la difesa europea, bloccata poi dal veto francese, fu Alcide De Gasperi“, ha sottolineato il premier italiano in conferenza stampa al termine del vertice di Bruxelles. “Avere la difesa europea vuol dire che non ci faremo più guerra tra di noi e dobbiamo impegnarci per coordinarci meglio, anche con una maggiore spesa”, come “tutti gli esperti dicono che è necessario e urgente”. Un’urgenza e una necessità che l’UE avverte da quando la Russia ha invaso l’Ucraina “con logiche che appartenevano ad altre epoche”, ha insistito Draghi.
    Ma l’unità in politica estera si stringe in modo sempre più coordinato insieme allo sforzo dei leader UE di “chiudere le maglie larghe delle sanzioni” contro la Russia. La condanna unanime all’aggressione russa non è una novità e nemmeno lo è l’impegno a rafforzare il regime di misure restrittive. Ma quello che davvero spicca nell’atteggiamento su questo fronte è il tentativo di parlare a una sola voce, mettendosi a capo di una coalizione che “ormai conta già 40 Paesi in tutto il mondo, la metà del PIL globale”, come ha sottolineato la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, dopo la fine delle quasi dieci ore di discussioni con i 27 capi di Stato e di governo dell’Unione. Una leadership che va incontro anche alle aspettative del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, presente fisicamente in queste due giornate di incontri di alto livello a Bruxelles. A oggi sono quattro i pacchetti di sanzioni che “prosciugano le risorse a cui attinge l’economia russa”. Tuttavia, “ancora non sono riuscite alla perfezione”, ha avvertito la leader dell’esecutivo comunitario: “Abbiamo sistemi diversi, ma un obiettivo comune, e questo ci permetterà di chiudere le scappatoie e gli aggiramenti delle sanzioni“.
    La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e quello del Consiglio Europeo, Charles Michel (25 marzo 2022)
    Insomma, i leader UE sanno che per “chiudere i buchi” serve un lavoro coordinato tra i Ventisette e un “supporto della Commissione Europea”, ma anche che è necessario applicarle meglio e impedirne l’elusione: non si potrà prescindere dal “lavoro con Paesi terzi per sensibilizzarli a seguire la nostra stessa impostazione contro la Russia“, ha aggiunto il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel. Fonti europee fanno però sapere che sarà necessario uno sforzo diplomatico e una prova di unità in politica estera non indifferente da parte dell’Unione: in Europa “preoccupa soprattutto il non allineamento della Serbia“, che al momento né Bruxelles né Washington sono riusciti a convincere. I leader UE “continuano a provarci”, per non rischiare di lasciare alla mercé di Mosca un avamposto per la destabilizzazione della regione balcanica.
    A proposito di Balcani Occidentali, “la Bosnia ed Erzegovina ha richiesto una discussione più lunga e complessa del previsto“, spiegano le stesse fonti, che sottolineano come “la situazione era già complessa, e ora si intensificano le destabilizzazioni russe”. Le conclusioni del Consiglio dedicano uno degli ultimi punti alla questione bosniaca, chiamando i leader del Paese – in particolare il serbo-bosniaco, Milorad Dodik – alla dimostrazione di “un forte impegno a portare a termine rapidamente la riforma costituzionale ed elettorale” e a “sostenere tutte le altre riforme prioritarie indicate nel parere della Commissione per ottenere lo status di Paese candidato all’adesione UE”. Timido invece il passaggio sulla Cina, a differenza dell’appello arrivato ieri dalla NATO: uno “scambio di opinioni” sulle relazioni con Pechino “nel nuovo contesto globale”, con riferimento sia alla guerra in Ucraina sia al vertice UE-Cina di venerdì prossimo (primo aprile). Sul nuovo sentiero della politica estera comune i Ventisette sono chiamati a fare passi più decisi.

    Nella due giorni di vertice è emersa l’unità sul coinvolgimento di Paesi terzi nelle misure contro Mosca e sul progetto della Bussola Strategica 2030. “L’aumento della spesa militare è all’interno del progetto di difesa europea, fondamentale per l’integrazione politica”, ha chiarito Draghi

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    Da Washington a Bruxelles, il presidente statunitense Biden vuole “unità tra le democrazie mondiali e in Europa”

    Bruxelles – Unità, unità, unità. È un Joe Biden arrivato a Bruxelles con le idee chiare sulle prospettive sul lungo periodo dell’Europa. In cui gli Stati Uniti sono sì presenti, anche se deve diventare sempre maggiore l’assunzione di responsabilità da parte dell’UE per la stabilità del continente. Washington vuole pensare alla corsa per la leadership globale con la Cina, ma la guerra della Russia in Ucraina costringe l’amministrazione Biden a tenere alta la concentrazione e l’impegno militare sul fronte oriente, come ha dimostrato una giornata di vertici non-stop: incontro tra i leader NATO, a ruota quello del G7 e poi confronto con il Consiglio UE. “Il mio obiettivo è vedere completa unità tra le democrazie mondiali e ringrazio i leader UE per avere a cuore l’unità dell’Europa“, ha sottolineato il presidente statunitense.
    Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, con il presidente del Consiglio UE, Charles Michel (24 marzo 2022)
    “Stiamo continuando gli sforzi transatlantici coordinati per sostenere il popolo ucraino, imporre costi severi alla Russia per le sue azioni ingiustificabili e rafforzare la resistenza delle nostre democrazie, economie e società”, si legge nella dichiarazione congiunta tra Biden e la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen. Washington e Bruxelles sono allineati sul piano delle sanzioni contro Mosca, che potranno essere potenziate con “ulteriori misure restrittive”. Parallelamente, insieme ai 27 leader dell’Unione è stata riconosciuta la necessità di “fermare qualsiasi tentativo di aggirare le sanzioni“. Pechino è avvertita: “La Cina conosce le conseguenze di un supporto alle azioni barbariche della Russia”, ha messo in chiaro il presidente statunitense in conferenza stampa.
    Rimane forte anche l’impegno comune sull’aiuto umanitario a sostegno degli ucraini, con oltre un miliardo di dollari sbloccati dagli Stati Uniti e 550 milioni dall’Unione Europea. Biden e von der Leyen hanno annunciato “nuove azioni UE-Stati Uniti per sostenere la resistenza democratica e difendere i diritti umani in Ucraina”, secondo le linee tracciate nel vertice NATO, con un nuovo invio di armi e munizioni a Kiev, mentre, per quello che riguarda il conflitto in atto, Washington e Bruxelles sostengono il lavoro sul campo degli esperti per la “documentazione sui crimini di guerra” da parte della Corte Penale Internazionale. Come emerso nel corso del vertice G7, c’è unità anche sulla cooperazione energetica – “per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili russi” – e sulla risposta alla potenziale crisi alimentare: “Intendiamo raddoppiare i nostri sforzi congiunti per aumentare la sicurezza alimentare globale e fornire aiuti alimentari diretti, dove giustificato”.
    Prima dell’ingresso all’ultimo vertice, Biden ha ringraziato il presidente del Consiglio UE, Charles Michel, per la risposta a una sola voce dell’Unione “per cercare di fermare un uomo che ha già commesso gravi crimini contro umanità”. Vladimir Putin aveva “come unico obiettivo rompere la nostra alleanza, ma è riuscito a ottenere l’esatto opposto, non siamo mai stati uniti come ora”, ha rimarcato il presidente statunitense, ricordando quanto accaduto nell’incontro bilaterale dello scorso anno in Svizzera: “Era chiaro che le sue intenzioni erano completamente diverse dalle nostre e quello che ha cercato di dimostrare è che la democrazia nel ventunesimo secolo non può funzionare“. Durissime le risposte da Washington in caso di aggressione dell’Ucraina con le armi chimiche: “La NATO risponderà e la natura della risposta dipenderà dalla natura dell’uso di queste armi”. E altrettanto dura è la richiesta agli altri leader europei: “La Russia dovrebbe essere rimossa dal G20”.

    Nel confronto con i leader UE, l’inquilino della Casa Bianca ha ribadito la necessità di un completo allineamento sulle sanzioni contro la Russia e sul sostegno all’Ucraina. Risposta unitaria anche su energia e sicurezza alimentare

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    Zelensky: “Ursula von der Leyen mi ha promesso che in pochi mesi la Commissione darà il parere sulla nostra adesione”

    Bruxelles – La Commissione Europea darà la sua opinione formale sull’adesione dell’Ucraina all’UE in pochi mesi, così come prevede la procedura. Lo ha annunciato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un tweet diffuso dopo un colloquio con la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen. “Abbiamo avuto una conversazione approfondita”, in cui il tema centrale questa volta è stato l’allargamento dell’Unione all’Ucraina: “L’opinione della Commissione sulla nostra domanda di adesione all’UE sarà preparata in pochi mesi“. Zelensky ha confermato che “il governo ucraino e la Commissione hanno ricevuto le indicazioni necessarie” e che “ci muoviamo insieme verso l’obiettivo strategico”.

    Had substantial conversation with EC President @vonderleyen. EC opinion on UA application for #EU membership will be prepared within few months. UA Government and EC are instructed. Moving to our strategic goal together.
    — Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) March 18, 2022

    Sempre su Twitter la numero uno della Commissione ha ribadito che il sostegno dell’UE all’Ucraina “è assoluto”, anche sul fronte della possibile adesione: “Il percorso verso l’Unione è iniziato“. La presidente von der Leyen ha poi ammonito che “tempi come questi richiedono visione, fermezza e resistenza per poter fare un difficile passo dopo l’altro”, assicurando che “la Commissione camminerà in questa direzione”.
    Lo scorso 7 marzo gli ambasciatori dei 27 Stati membri riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) avevano concordato di invitare la Commissione Europea a presentare un parere su sulla domanda di adesione dell’Ucraina (e anche della Georgia e della Repubblica di Moldova), che sarà poi trasmesso al Consiglio dell’UE. La domanda formale di Kiev era stata inoltrata a Bruxelles il 28 febbraio, a soli quattro giorni dall’inizio dell’invasione russa del Paese, con la richiesta di una “procedura speciale accelerata” che sa più di ricerca di un appoggio anche politico contro i progetti espansionistici del Cremlino. La prospettiva europea dell’Ucraina ha ricevuto l’endorsement prima del Parlamento Europeo riunito nella sessione plenaria straordinaria del primo marzo e poi del vertice dei leader UE della settimana scorsa a Versailles.

    I assured President @ZelenskyyUa of the EU’s unabated support. Ukraine’s European path has now begun. Times like these require the vision, steadfastness and stamina to take one difficult step after the next. The @EU_Commission will move ahead on this path. pic.twitter.com/Yn4JVXzSAG
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) March 18, 2022

    Ricevuta la proposta formale di candidatura all’adesione e richiesto il parere della Commissione dal Coreper, per diventare un Paese membro dell’UE è necessario superare l’esame dei criteri di Copenaghen, ovvero le basilari condizioni democratiche, economiche e politiche (istituzioni stabili, Stato di diritto, rispetto dei diritti umani, economia di mercato, capacità di mantenere l’impegno). Dopodiché si arriva alla firma dell’Accordo di stabilizzazione e associazione, un accordo bilaterale tra UE e Paese richiedente, e a questo punto si può presentare la vera e propria domanda di adesione all’Unione: se accettata, viene conferito lo status di Paese candidato. Segue la raccomandazione della Commissione al Consiglio UE di avviare i negoziati: solo quando viene dato il via libera all’unanimità dai Paesi membri si possono aprire i capitoli di negoziazione (in numero variabile). Alla fine di questo processo si arriva alla firma del Trattato di adesione.

    Il presidente ucraino ha sottolineato che Kiev e Bruxelles si muovono “insieme verso l’obiettivo strategico”. La presidente della Commissione Europea ribadisce che il sostegno all’Ucraina “è assoluto”

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    Ucraina e Moldova sincronizzate alla rete elettrica dell’UE

    Bruxelles – Sincronizzare la rete elettrica dell’Ucraina a quella europea, così da affrancare il Paese dalla dipendenza energetica dalla Russia. Dopo aver trovato un accordo di principio con gli Stati a inizio marzo, mercoledì 16 marzo la Commissione Europea ha annunciato che entrambe le reti elettriche di Ucraina e Moldova “sono state sincronizzate con successo con la rete dell’Europa continentale” per aiutare i due Paesi a mantenere stabile il “proprio sistema elettrico, le case calde e le luci accese” anche durante la guerra della Russia in Ucraina.
    Per quanto riguarda Kiev, la sincronizzazione elettrica era un progetto che Bruxelles portava avanti da tempo considerandolo strategico per diversificare i fornitori di elettricità e rafforzare l’autonomia energetica del Paese dalla Russia. Secondo quando riferito dalla commissaria per l’Energia, Kadri Simson, l’allaccio sarebbe accaduto comunque in circostanze normali “il prossimo anno”, ma la guerra intrapresa da Mosca, inevitabilmente, ne ha accelerato i risultati. Poche ore prima dell’inizio dell’invasione da parte della Russia sul territorio di Ucraina, è stato effettuato un primo test per disaccoppiare la rete ucraina da quella russa. Un test di isolamento della rete che ha funzionato, dimostrando che il sistema elettrico di Kiev è in grado di funzionare anche senza quello russo. Dopo l’aggressione, Kiev ha deciso di non riallacciare la rete a quella russa e rinforzare il dialogo con l’UE.
    Appena qualche settimana dopo è stato compiuto un “passo chiave per mantenere le luci accese e le case calde in questi tempi bui sincronizzando le reti elettriche di Ucraina e Moldova con la rete europea”, scrive su twitter la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, assicurando che “continueremo a lavorare per stabilizzare i loro sistemi di alimentazione”. Una promessa che arriva anche dalla commissaria Simson, secondo cui “l’UE continuerà a sostenere l’Ucraina nel settore energetico, garantendo l’inversione dei flussi di gas verso il paese e la fornitura di forniture energetiche di cui c’è un estremo bisogno”. Da Kiev è arrivato il messaggio di ringraziamento all’UE da parte del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, compiaciuto del fatto che “l’Ucraina è diventata membro dell’Unione dell’energia. L’unificazione dei sistemi energetici è completata e ora l’elettricità ucraina può entrare in UE e viceversa”.

    🇺🇦 has become a member of 🇪🇺 Energy Union. The unification of 🇺🇦 & 🇪🇺 energy systems has been completed. Now 🇺🇦 electricity flows in 🇪🇺 & vice versa. Grateful to 🇪🇺 members, personally to @vonderleyen, @KadriSimson & everyone, thanks to whom we now have a single energy system!
    — Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) March 16, 2022

    Un progetto che Bruxelles portava avanti da tempo considerandolo strategico per diversificare i fornitori di elettricità e rafforzare l’autonomia energetica dei Paesi dalla Russia. La guerra in Ucraina ne ha accelerato tempi e modi, il presidente Zelensky: “Kiev è ora membro dell’Unione dell’energia”