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    I fondi UE per la Palestina saranno erogati “rapidamente”. L’annuncio di von der Leyen sblocca lo stallo di oltre 6 mesi

    Bruxelles – Si sbloccano i fondi 2021 dell’UE per la Palestina, circa 215 milioni di euro che saranno erogati “rapidamente” dopo il via libera della Commissione. Ad annunciarlo nel corso della sua visita di ieri (martedì 14 giugno) a Ramallah è stata la stessa numero uno dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, felicitandosi che dopo oltre sei mesi sono state superate “tutte le difficoltà” all’interno del suo gabinetto. “Abbiamo chiarito che l’erogazione avverrà”, ha dichiarato durante una conferenza stampa congiunta con il primo ministro palestinese, Mohammad Shtayyeh, la prima del viaggio di due giorni di von der Leyen, che l’ha portata anche in Egitto e Israele per stringere i rapporti in materia di sicurezza energetica e alimentare.
    “È importante avere questi finanziamenti per sostenere la popolazione, soprattutto quella più vulnerabile, perché contribuiscono a creare le condizioni per opportunità economiche“, ha sottolineato la presidente della Commissione UE, a poche ore dalla luce verde arrivata da Bruxelles. Le ha fatto eco l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, che ha ribadito l’importanza di questo passo compiuto a sostegno del popolo palestinese, “dopo l’enorme approvazione della nuova proposta da parte degli Stati membri”. L’alto rappresentante Borrell ha posto l’accento sul “trattamento equo” da parte dell’Unione e sul fatto che “il finanziamento non include la condizionalità per l’istruzione, che andrebbe contro i principi” dei Ventisette.

    Good to be in Ramallah to meet PM @DrStayyeh.#TeamEurope is the largest donor of support to the Palestinian people.
    We’ll discuss how to boost economic, social development, including access to clean water, reliable energy supply and food security. https://t.co/NkKJstvMra
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) June 14, 2022

    Il riferimento dell’alto rappresentante UE – e delle “difficoltà” lasciate tra le righe da von der Leyen – riguarda la posizione del commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Oliver Várhelyi, che aveva portato allo stallo nell’autunno dello scorso anno. Da giugno del 2021 il commissario ungherese ha portato avanti la linea dura del governo di Budapest, secondo cui sarebbe necessario vincolare i finanziamenti UE alla modifica del contenuto dei libri di testo nelle scuole della Palestina. Secondo l’Ungheria – unico Paese membro tra tutti i Ventisette che sposa la visione di alcuni gruppi integralisti della società israeliana – diversi libri promuoverebbero l’antisemitismo tra i bambini palestinesi, che non godrebbero del “diritto sancito dall’UNESCO a un’istruzione di pace, tolleranza, coesistenza e non-violenza”, aveva attaccato in un tweet lo stesso commissario Várhelyi, motivando il bisogno di condizionare i 215 milioni di euro che Bruxelles avrebbe dovuto erogare a Ramallah nel 2021.
    L’UE è il principale donatore della Palestina e per la Commissione – escluso il commissario ungherese – era considerato cruciale dare un segno del proprio sostegno, proprio nel giorno in cui la presidente von der Leyen aveva in programma la visita a Gerusalemme per negoziare più forniture di gas in risposta alle necessità di approvvigionamento alternativo dalla Russia di Putin. Il via libera è arrivato dopo il parere positivo di 26 Paesi membri UE su 27 alla proposta di eliminare qualsiasi condizione per i finanziamenti comunitari alla Palestina che riguardino l’ambito dell’istruzione. Senza sorprese, l’Ungheria è stata l’unico Stato membro a non allinearsi.

    L’annuncio della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, durante la visita a Ramallah. Si tratta di circa 215 milioni di euro bloccati dal commissario ungherese per la Politica di vicinato, Oliver Várhelyi, nel tentativo di condizionarli al contenuto di alcuni libri di testo

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    L’UE investirà 3 miliardi di euro nel Nord Africa contro l’insicurezza alimentare: “Ruolo centrale dell’Egitto”

    Bruxelles – Oltre all’energia, la sicurezza alimentare. Nell’agenda della presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen – in viaggio in Israele e in Egitto per stringere i rapporti con un Memorandum d’intesa trilaterale – rimane centrale il tema dell’accesso al cibo nei Paesi che rischiano di essere colpiti dalle conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina, o, come l’ha definita la stessa numero uno dell’esecutivo comunitario nel corso della conferenza stampa congiunta con il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, la “guerra contro il granaio del mondo”. La risposta sarà un aiuto immediato di 100 milioni di euro all’Egitto, ma anche programmi di agricoltura e nutrizione, acqua e servizi igienico-sanitari nella regione del Nord Africa pari a 3 miliardi di euro “nei prossimi anni”.
    La presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, a Il Cairo (15 giugno 2022)
    La decisione parte dalle valutazioni sulle esportazioni di grano dai porti dall’Ucraina, bloccate dall’esercito e dalla marina russa nel Mar Nero. Nel contesto degli sforzi per liberare le 20 milioni di tonnellate di grano “intrappolate” nei depositi ucraini, l’UE sta valutando anche l’impatto sui Paesi partner: “L’80 per cento delle vostre importazioni di grano proviene da Russia e Ucraina, è reale in Egitto la preoccupazione per la sicurezza alimentare e i prezzi del cibo“, ha sottolineato von der Leyen, ribadendo che Bruxelles è “al vostro fianco”. Lo stanziamento di 100 milioni di euro sul breve termine si pone l’obiettivo di “aumentare la capacità di stoccaggio del grano”, ma anche di “fornire finanziamenti per le imprese rurali e gli agricoltori“.
    La strategia però si proietta anche sul lungo termine, per affrontare una situazione che rischia di diventare strutturale. Al Cairo i leader della Commissione e dell’Egitto hanno discusso “intensamente” del potenziamento della produzione alimentare globale, con un impegno diretto dell’Unione nella regione nordafricana. I 3 miliardi di euro che arriveranno per i programmi agricoli andranno a sostenere sia i sistemi alimentari sia gli sviluppi tecnologici, come quelli di precisione, l’intelligenza artificiale e le nuove colture in risposta ai cambiamenti climatici. “Per noi è importante che la produzione di cibo sia migliorata e aumentata, riducendo la dipendenza da altre regioni”, ha sottolineato von der Leyen, riconoscendo “l’interesse comune” di garantire “forniture stabili di cibo di qualità e a prezzi accessibili per tutti”.
    Rivolgendosi ad Al-Sisi, la presidente della Commissione Europea ha messo in chiaro che “l’Egitto sarà al centro di questo grande cambiamento“, ma comunque all’interno di una cornice di risposta globale alla crisi di sicurezza alimentare: “È importante trovare soluzioni eque per tutti e fare attenzione ai più Paesi vulnerabili”. Non è un caso se pochi giorni fa la Banca Mondiale ha annunciato il finanziamento per 150 milioni di dollari delle iniziative dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) contro l’insicurezza alimentare anche in Afghanistan, attraverso programmi di sussistenza alle popolazioni rurali e di aumento della produzione locale dei piccoli agricoltori.

    Lo ha annunciato la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, nel corso della conferenza stampa con il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi. Il Cairo riceverà 100 milioni in aiuti immediati per affrontare le conseguenze del blocco delle esportazioni dall’Ucraina

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    Von der Leyen vola in Egitto per la sicurezza alimentare della regione (e per quella energetica dell’UE)

    Bruxelles – Ursula von der Leyen volerà la prossima settimana in Egitto per discutere con il presidente Abdel Fattah al-Sisi di “come indirizzare al meglio il nostro sostegno alla regione” di fronte alla crisi di insicurezza alimentare globale trainata dalla guerra di Russia in Ucraina. La conferma è arrivata questa mattina (8 giugno) a Strasburgo dalla stessa presidente della Commissione Europea in un dibattito con il Parlamento europeo sull’ultimo Vertice Ue che si è tenuto il 30-31 maggio, affrontando le conseguenze della guerra di Mosca sulla sicurezza alimentare ed energetica globale.
    Tra le altre conseguenze della guerra in Ucraina, la presidente cita con apprensione l’aumento dei prezzi dell’energia che ha fatto aumentare i costi dei fertilizzanti o del trasporto delle esportazioni. Ma il tema è soprattutto le difficoltà che si stanno incontrando nell’esportare le materie prime agricole nel mondo. “Il cibo è ormai diventato parte dell’arsenale del terrore del Cremlino. E non possiamo tollerarlo”, accusa von der Leyen. “Penso che questo sia l’unico modo per descrivere il bombardamento da parte della Russia degli impianti di stoccaggio del grano, il blocco dei porti ucraini – anzi in alcuni casi anche il furto di grano dall’Ucraina. Quindi, al momento, ci sono circa 20 milioni di tonnellate di grano intrappolate in Ucraina”, ha ricordato.
    Kiev produce il 12 per cento del grano mondiale, il 15 per cento del suo mais e il 50 per cento del suo olio di girasole, ed è il principale esportatore di prodotti agricoli per i paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, che iniziano a soffrire il rallentamento delle esportazioni. L’invasione della Russia, iniziata lo scorso 24 febbraio, fa temere per la sicurezza alimentare su scala globale. In circostanze normali, Bruxelles stima che il 75 per cento della produzione cerealicola ucraina venga esportata, e prima della guerra, i porti ucraini sul Mar Nero rappresentavano il 90 per cento delle esportazioni di cereali e semi oleosi. Circa un terzo delle esportazioni è destinato all’Europa, alla Cina e all’Africa.
    Dell’intenzione di viaggiare in Egitto, von der Leyen aveva fatto menzione già in conferenza stampa al termine del Vertice Europeo del 30-31 maggio con l’idea di affrontare “le questioni di sicurezza alimentare anche in senso regionale, non solo europeo o dell’Ucraina”. Discutere di sicurezza alimentare non è sicuramente l’unica ragione che spinge la leader dell’Esecutivo europeo a recarsi in Egitto. Nel piano ‘REPowerEu’ per svincolare l’UE dai combustibili fossili importati dalla Russia, la Commissione Europea ha fissato tra gli obiettivi per porre fine alla dipendenza dal gas russo una spinta sulle energie rinnovabili e fonti di energia a basse emissioni di carbonio, efficienza e risparmio. Ma è ben consapevole che il fabbisogno residuo di gas naturale dell’Europa andrà coperto dalla diversificazione dei fornitori. Nella comunicazione del piano presentato il 18 maggio scorso, Bruxelles stima che sarà necessario aumentare le sue importazioni di gas da fonti non russe: principalmente gas naturale liquefatto, Gnl (+50 miliardi di metri cubi), ma anche gas proveniente da gasdotto (+10 bcm) visti i limiti infrastrutturali di molti Paesi membri che non dispongono o dispongono di pochi rigassificatori sul proprio territorio.
    Dopo un accordo con gli Stati Uniti per la consegna di almeno 15 miliardi di metri cubi di Gnl nel 2022 e circa 50 miliardi di metri cubi all’anno almeno fino al 2030 e dopo che Giappone e Corea hanno già reindirizzato una serie di carichi verso l’Europa, la Commissione europea punta “entro quest’estate” – come si legge nella comunicazione – e dunque nelle prossime settimane a concludere un accordo trilaterale con Egitto e Israele per maggiori forniture di Gnl all’Europa. I contatti tra Unione e Israele sono già in corso, ufficialmente da inizio aprile ma si stanno accelerando. I due partner stanno negoziando per trasportare il gas attraverso l’Egitto, dopo che la ministra per l’Energia di Israele Karin Elharrar ha fatto capire che intende sfruttare appieno il “vuoto” e l’opportunità nel mercato energetico globale e soprattutto quello europeo lasciato dalla Russia, a causa delle sanzioni imposte dall’UE.
    A novembre, Egitto e Israele hanno firmato un accordo per facilitare il trasferimento del gas israeliano in Egitto e una volta iniziata la guerra di aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina, a fine febbraio, hanno approfondito i colloqui con Bruxelles per sfruttare l’opportunità e trasferire il Gnl in Europa, dove poi sarà rigassificato. Prima dell’invasione dell’Ucraina, Mosca forniva all’Europa circa il 40% della sua domanda di gas all’anno. Israele, da solo, non può compensare tutta la domanda di gas coperta dalla Russia, ma Bruxelles stima che con una partnership rafforzata con i Paesi del Mediterraneo orientale si può arrivare a forniture per oltre 15 miliardi di metri cubi all’anno. Nel piano REPowerEu c’è un intero capitolo dedicato alla dimensione esterna di questo progetto per dire addio ai combustibili fossili russi, che vedrà Bruxelles impegnata sia con i principali paesi produttori (Stati Uniti, Australia, Qatar, Nigeria, Egitto, ecc.) sia con i paesi consumatori (Cina, Giappone, Corea) di gas.

    La presidente della Commissione in Egitto la prossima settimana per discutere con il presidente Abdel Fattah al-Sisi di “come indirizzare al meglio il nostro sostegno alla regione” di fronte alla crisi di insicurezza alimentare globale trainata dalla guerra in Ucraina. Ma non solo. Bruxelles punta a concludere un accordo trilaterale con Israele e Egitto per forniture di gas all’Europa

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    Più investimenti e complementarietà con la NATO. I leader UE confermano l’impegno nella difesa comune dell’Unione

    Bruxelles – Dalle parole alle dichiarazioni d’intenti, dalle dichiarazioni d’intenti allo studio delle soluzioni pratiche per un coordinamento sempre più stretto a livello UE in materia di difesa e sicurezza, una tra le materie di più esclusiva competenza dei Paesi membri. Secondo quanto emerge dalle conclusioni del Consiglio Europeo (30-31 maggio), i 27 leader dell’Unione hanno dato il via libera al rafforzamento della base industriale e tecnologica europea e soprattutto all’analisi della possibilità di investimenti, appalti, approvvigionamenti militari e infrastrutture comuni.
    Il 27 capi di Stato e di governo UE al Consiglio Europeo (31 maggio 2022)
    La base di partenza, che ha stravolto il modo di guardare a un’idea che circola da almeno nove mesi a Bruxelles (insieme a quella delle unità di dispiegamento rapido, dopo la presa di potere dei talebani in Afghanistan), è il “cambiamento nell’ambiente strategico dell’Unione Europea” determinato dalla guerra d’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina. Dopo il riconoscimento della necessità di un’Unione europea più forte nel campo della sicurezza e della difesa già al vertice di Versailles di marzo, i Ventisette stanno intensificando gli sforzi per l’attuazione della Bussola strategica e per la messa a terra di investimenti “migliori” che si concentrino sulle carenze strategiche individuate dalla comunicazione della Commissione di due settimane fa.
    Più nello specifico, il testo apre la strada al Consiglio dell’UE per l’esame di diverse opzioni, “in linea con le rispettive competenze conferite dai Trattati”. Prima di tutto, risalta “l’urgenza” di un coordinamento sulle esigenze di approvvigionamento di difesa “a brevissimo termine”, determinato dalla ricostituzione delle scorte negli arsenali bellici dopo il sostegno fornito all’Ucraina. Di qui si potrà lavorare per uno strumento di corto raggio temporale per “rafforzare le capacità industriali” e per “acquisti congiunti volontari”. In secondo luogo si dovranno “mappare le attuali e necessarie capacità produttive aggiuntive”, oltre a considerare “l’accelerazione dell’attuazione dei progetti di infrastrutture per la mobilità militare” e “un ruolo rafforzato della Banca europea per gli investimenti a sostegno della sicurezza e della difesa europea”. I leader UE seguono anche “con interesse” la possibilità di un’esenzione dall’imposta sul valore aggiunto per progetti “di elevato interesse comune” in questo settore.
    “La guerra in Ucraina era ed è un campanello di allarme per i Ventisette per rafforzare le capacità di difesa“, ha commentato in conferenza stampa la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen. Secondo la numero uno dell’esecutivo comunitario, le sfide da affrontare riguardano “la mancanza di investimenti e la frammentazione dell’industria”. Ecco perché entro fine giugno arriverà la proposta della Commissione per appalti pubblici comuni costituiti da almeno 3 Paesi membri, mentre entro fine anno sarà presentato il programma europeo per la difesa. Ma l’intero progetto mantiene la matrice della “complementarietà con la NATO“, come ha fatto notare il presidente del Consiglio UE, Charles Michel: “Il vertice di Madrid [in programma il 29 e 30 giugno, ndr] sarà un’occasione per ribadirlo”, anche a partire dalle richieste di adesione all’Alleanza Atlantica di Svezia e Finlandia, i due tradizionali Stati membri UE non-allineato militarmente. Per quanto riguarda l’Unione nel suo insieme, la “complementarietà” si dovrebbe realizzare in ambito di programmazione strategica, di approvvigionamento e di coordinamento: “Un’Unione Europea più forte e più capace nel campo della sicurezza e della difesa contribuirà positivamente alla sicurezza globale e transatlantica“, puntualizza il testo siglato dai 27 capi di Stato e di governo dell’UE.

    Nelle conclusioni del Consiglio Europeo è stata ribadita la necessità di rafforzare la base industriale e tecnologica per ricostituire le scorte militari, evitando le lacune e la frammentarietà del passato. Entro giugno la proposta della Commissione per appalti congiunti

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    L’impegno monstre dei leader UE verso Kiev: 9 miliardi nel 2022 per far “rinascere l’Ucraina dalle sue ceneri”

    Bruxelles – Sbloccato lo stallo sull’embargo al petrolio russo, è rapida la strada che conduce i leader UE alle conclusioni sull’Ucraina e sul sostegno immediato e futuro per la sua ricostruzione. In un Consiglio Europeo caratterizzato dalle polemiche per i 26 giorni trascorsi senza un accordo sul sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca e dalla ricerca di una via d’uscita alle resistenze dell’Ungheria di Viktor Orbán – arrivata solo dopo la mezzanotte del primo giorno di vertice – rimane centrale il rinnovato impegno nei confronti di Kiev per affrontare l’invasione russa. Siamo entrati nel quarto mese di guerra e, come ricordato ieri (lunedì 30 maggio) dalla presidente del Parlamento UE, Roberta Metsola, “non possiamo permetterci di abbandonarci alla stanchezza o all’abitudine di questo conflitto”.
    La presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, e del Consiglio, Charles Michel (30 maggio 2022)
    Ecco perché il testo firmato dai 27 leader ribadisce, nuovamente, la condanna dell’aggressione militare voluta dal Cremlino, l’aiuto a Kiev “a esercitare il suo diritto intrinseco di autodifesa” e l’esortazione a Mosca a “cessare immediatamente gli attacchi indiscriminati contro i civili e le infrastrutture civili” e a ritirare “immediatamente e incondizionatamente” truppe ed equipaggiamenti dal territorio ucraino “entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti”. Se all’Ucraina deve essere garantita la costruzione di “un futuro pacifico, democratico e prospero”, va sottolineato anche ciò che manca nelle conclusioni: non c’è il riferimento a quella “prospettiva di pace” voluta dal gabinetto di Mario Draghi, né al momento un’opzione di cessate il fuoco (la premier estone, Kaja Kallas, ha ricordato che non può essere imposta a Kiev un’opzione dall’esterno, “ma sono solo gli ucraini a poter dire quale pace vogliono nel loro Paese”). Nel frattempo, però, i leader sostengono “l’intenso lavoro” del procuratore della Corte penale internazionale per raccogliere prove e a indagare sui crimini di guerra commessi dall’esercito russo in Ucraina.
    Ma il cuore del testo firmato dai 27 capi di Stato e di governo dell’UE riguarda il sostegno umanitario e finanziario sul breve e medio periodo per la ricostruzione dell’Ucraina. L’impegno sulle necessità di liquidità è enorme: “L’Unione Europea è pronta a concedere una nuova assistenza macrofinanziaria eccezionale fino a 9 miliardi di euro nel 2022“, hanno stabilito i Ventisette. Come ricordato in conferenza stampa dalla presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, “Kiev ha bisogno di 5 miliardi di euro al mese solo per garantire i servizi di base, come salari e pensioni” e il supporto di Bruxelles arriva in coordinamento con il G7, che “ha messo sul piatto 9,5 miliardi, di cui 7,5 dagli Stati Uniti”. Si attende solo la proposta della Commissione, che verrà poi esaminata dal Consiglio. “Dovremo essere molto organizzati e creare una piattaforma per condividere tutte le iniziative internazionali ed essere chiari sulla destinazioni degli investimenti”, ha assicurato la leader dell’esecutivo comunitario: “Insieme agli investimenti arriveranno anche le riforme, perché potrà rinascere dalle ceneri una nuova Ucraina”, ancora più vicina all’Unione Europea.
    A questo si aggiunge il sostegno militare assicurato dall’Unione “per sostenere la capacità dell’Ucraina di difendere la propria integrità territoriale e sovranità” e i leader UE hanno appoggiato la decisione di aumentare il supporto finanziario per la fornitura di armi nell’ambito dell’European Peace Facility. Sul piano economico, è stata accolta con favore la decisione di sospendere per un anno i dazi su tutte le esportazioni ucraine verso i Paesi membri UE, mentre a livello politico sarà affrontata al Consiglio del 23-24 giugno la questione della domanda di adesione dell’Ucraina all’Unione, così come quelle della Repubblica di Moldova e della Georgia.

    Nelle conclusioni del Consiglio Europeo c’è l’impegno per la ricostruzione economica del Paese colpito dalla guerra russa. Il supporto finanziario, che dovrà essere coordinato da una piattaforma ad hoc, andrà di pari passo con le riforme per avvicinare il Paese all’Unione

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    L’UE rafforza la cooperazione tecnologica e commerciale con l’India in chiave anti-Russia

    Bruxelles – Un impegno strategico “approfondito e congiunto” per affrontare le tensioni geopolitiche in evoluzione. Da Nuova Delhi, Ursula von der Leyen annuncia oggi (25 aprile) insieme al premier indiano, Narendra Modi, l’avvio di un Consiglio per il commercio e la tecnologia Ue-India.
    Una nuova alleanza su commercio, tecnologia e sicurezza sancita nel quadro della missione di due giorni (domenica 24 e lunedì 25 aprile) della presidente della Commissione Europea nella capitale indiana per “approfondire la cooperazione bilaterale in vari settori”, inclusi commercio, tecnologia ed energia. I colloqui di von der Leyen con Modi riguardano anche i piani per rilanciare i negoziati quest’estate per un accordo commerciale globale tra l’UE e l’India. “I nostri team inizieranno presto i negoziati sugli accordi commerciali e di investimento”, ha assicurato la presidente in conferenza stampa al fianco del premier indiano.

    Strengthening the 🇪🇺🇮🇳 partnership is a key priority for this decade.
    We will step up cooperation in trade, technology and security.
    This is why I’m pleased that @narendramodi and I will establish an 🇪🇺🇮🇳 Trade and Technology Council.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) April 25, 2022

    Ma questo nuovo meccanismo di coordinamento strategico sul fronte tecnologico e commerciale è anche il modo con cui l’UE cerca di allontanare l’India dalle sue relazioni di lunga data dalla Russia, da cui dipende per quanto riguarda la tecnologia di difesa in arrivo da Mosca. L’India, fino a questo momento, si è rifiutata di condannare l’invasione della Ucraina da parte del presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, iniziata il 24 febbraio scorso.
    Il Consiglio consentirà “a entrambi i partner di affrontare le sfide tra commercio, tecnologia affidabile e sicurezza, e quindi approfondire la cooperazione in questi settori tra l’Ue e l’India”, si legge nella nota congiunta dei due leader. Il modello è quello del Consiglio per il commercio e la tecnologia tra UE e USA, lanciato a Pittsburgh un anno fa. Bruxelles e Nuova Delhi convengono “che i rapidi cambiamenti nell’ambiente geopolitico evidenziano la necessità di un impegno strategico congiunto e approfondito”. Il Consiglio per il commercio e la tecnologia “permetterà alle due parti di allineare le politiche e affrontare le sfide comuni in settori importanti per il progresso sostenibile dell’economia europea e indiana”. Tra le righe, l’obiettivo è quello di offrire una alternativa all’India alle sue “dipendenze” dalla Russia, in aree come le attrezzature militari, spianando la strada a un accordo commerciale globale che l’UE spera di chiudere entro l’estate.

    Al via il nuovo Consiglio per il commercio e la tecnologia Ue-India: la missione di due giorni di Ursula von der Leyen a Nuova Delhi è anche il tentativo di offrire all’India un’alternativa alla sua dipendenza da Mosca. Presto inizieranno “i negoziati sugli accordi commerciali e di investimento”, ha assicurato la presidente dell’Esecutivo comunitario

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    L’Unione Europea ha contribuito alla raccolta di 9,1 miliardi di euro della campagna Stand Up for Ukraine: “È luce nel buio”

    Bruxelles – L’Unione Europea in prima linea per il sostegno ai profughi in fuga dalla guerra in Ucraina, anche a livello finanziario. Dei 9,1 miliardi di euro raccolti a livello globale con la campagna Stand Up for Ukraine, un miliardo è arrivato dalla Commissione UE, a cui si aggiunge un altro miliardo annunciato dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo come prestito per coprire i bisogni delle persone sfollate.
    L’impegno dell’UE era stato anticipato durante il grande evento di sabato (9 aprile) a Varsavia – organizzato dalla Commissione e dal governo del Canada in collaborazione con l’organizzazione internazionale Global Citizen – dove ha partecipato la leader dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, insieme al presidente polacco, Andrzej Duda, e il premier del Canada, Justin Trudeau. “La solidarietà di Paesi, aziende e persone in tutto il mondo offre un po’ di luce in quest’ora buia”, ha sottolineato con forza von der Leyen, spiegando che i quasi dieci miliardi della campagna Stand Up For Ukraine sono solo l’inizio: “Continueremo a fornire supporto a Kiev e quando le bombe avranno smesso di cadere, aiuteremo il popolo ucraino a ricostruire il Paese”. Una promessa che era stata fatta anche al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nel corso della sua missione a Kiev il giorno precedente (venerdì 8 aprile).
    I 9,1 miliardi di euro raccolti saranno incanalati in due direttrici di sostegno finanziario alle autorità ucraine, a livello centrale e locale. Una prima tranche da 4,1 miliardi andrà a sostenere le donazioni in natura e i contributi per gli sfollati interni e i rifugiati all’estero, mentre i restanti 5 miliardi saranno previsti come prestiti e sovvenzioni delle istituzioni finanziarie pubbliche europee (la Banca europea per gli investimenti e la Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa). Le donazioni del settore privato saranno gestite dalle agenzie delle Nazioni Unite.
    Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio scorso, sono circa 4 milioni i profughi che hanno trovato rifugio nei Paesi membri dell’UE, in particolare in Polonia, Romania, Ungheria e Slovacchia. Il gabinetto guidato da von der Leyen ha messo in piedi un notevole sforzo di accoglienza (avallato dai Ventisette), applicando per la prima volta dal 2001 la Direttiva europea sulla protezione temporanea e presentando le linee-guida per l’assistenza delle persone in fuga dall’Ucraina. Inoltre, sono stati sbloccati i fondi di prefinanziamento nell’ambito di REACT-EU per accelerare le capacità degli Stati membri di attuare i piani di sostegno ai profughi e per far funzionare la piattaforma di solidarietà per i trasferimenti sicuri di persone verso Paesi che hanno maggiori capacità di accoglienza, compresi quelli extra-UE (come il Canada).

    La Commissione UE ha destinato un miliardo di euro per l’evento globale di raccolta fondi a sostegno dei profughi in fuga dalla guerra in Ucraina. La presidente von der Leyen ha promesso ulteriori fondi per “ricostruire il Paese, quando le bombe avranno smesso di cadere”

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    A Kiev von der Leyen indica la strada UE all’Ucraina: “Vi consegno il questionario per l’adesione, lavoriamoci insieme”

    Bruxelles – Procede a gonfie vele il processo di adesione dell’Ucraina all’UE. Con un gesto più che mai simbolico, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha consegnato al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, una busta con stampate le due bandiere gialle e blu dell’UE (il cerchio di 12 stelle) e dell’Ucraina (a bande orizzontali) con dentro un plico di documenti: “È il questionario per l’adesione all’Unione, andrà compilato e poi si dovrà fare la raccomandazione al Consiglio”, ha spiegato la presidente dell’esecutivo comunitario.
    Dopo la visita ai luoghi del massacro di Bucha, la presidente von der Leyen è arrivata a Kiev insieme all’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e il primo ministro della Slovacchia, Eduard Heger (a proposito di leader, domani si recherà nella capitale ucraina il cancelliere austriaco, Karl Nehammer). A Kiev ha incontrato il presidente Zelensky, a cui ha spiegato che “siamo qui per darvi una prima risposta positiva, in questa busta c’è l’inizio del vostro percorso verso l’UE”. L’esecutivo comunitario è pronto a “lavorare con voi 24 ore su 24, sette giorni su sette”, ha assicurato von der Leyen: “Se lavoreremo insieme, non sarà come al solito questione di anni, ma di settimane“. Entusiasta il leader ucraino: “Lo compileremo in una settimana”.

    Президент України Володимир Зеленський розпочав зустріч із Президентом Європейської комісії @vonderleyen та Високим представником Європейського Союзу із закордонних справ та політики безпеки @JosepBorrellF, які прибули з візитом до нашої країни. pic.twitter.com/uYuqYuIzP6
    — Офіс Президента (@APUkraine) April 8, 2022

    Come specificano fonti europee, il questionario fa parte della procedura di elaborazione del parere della Commissione UE sulla domanda di adesione di un Paese extra-UE – l’Ucraina in questo caso – e sembra comunque difficile che questa fase possa davvero concludersi nel giro di qualche settimana. È più verosimile fare riferimento alla promessa fatta a metà marzo dalla stessa presidente von der Leyen a Zelensky, che aveva parlato di “pochi mesi” per la valutazione e la trasmissione del parere formale al Consiglio. Quanto affermato oggi a Kiev dalla numero uno dell’esecutivo comunitario si inserisce nel tentativo di veicolare un forte messaggio di speranza e di solidarietà a un popolo bombardato dall’esercito russo da più di sei settimane.
    Il processo di adesione UE dell’Ucraina si è messo in moto lo scorso 7 marzo, quando gli ambasciatori dei 27 Stati membri riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) avevano concordato di invitare la Commissione Europea a presentare il proprio parere. La domanda formale di Kiev era stata inoltrata a Bruxelles il 28 febbraio, a soli quattro giorni dall’inizio dell’invasione russa del Paese, con la richiesta di una “procedura speciale accelerata“. La prospettiva europea dell’Ucraina ha ricevuto l’endorsement prima del Parlamento Europeo il primo marzo e poi del vertice dei leader UE dell’11 marzo a Versailles.
    Dopo aver inviato la proposta formale di candidatura all’adesione e una volta che arriverà il parere positivo della Commissione (questionario incluso), per diventare un Paese membro dell’UE l’Ucraina deve superare l’esame dei criteri di Copenaghen, ovvero le basilari condizioni democratiche, economiche e politiche (istituzioni stabili, Stato di diritto, rispetto dei diritti umani, economia di mercato, capacità di mantenere l’impegno). Dopodiché si arriva alla firma dell’Accordo di stabilizzazione e associazione, un accordo bilaterale tra UE e Paese richiedente, e a questo punto si può presentare la vera e propria domanda di adesione all’Unione: se accettata, viene conferito lo status di Paese candidato. Segue la raccomandazione della Commissione al Consiglio UE di avviare i negoziati: solo quando viene dato il via libera all’unanimità dai Paesi membri si possono aprire i capitoli di negoziazione (in numero variabile). Alla fine di questo processo si arriva alla firma del Trattato di adesione.

    Il questionario fa parte della procedura di elaborazione del parere della Commissione UE sulla domanda di adesione del Paese. A riceverla, il presidente ucraino Zelensky: “La compileremo in una settimana”