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    Cosa ci mostra della strategia di Putin l’articolo (pubblicato per errore?) sulla vittoria russa in Ucraina

    Bruxelles – La risoluzione della questione Ucraina. È questo il titolo di un articolo pubblicato dall’agenzia di stampa russa RIA Novosti che ha fatto scalpore per due ragioni. La prima, la più immediata: l’articolo che celebra la vittoria russa nella guerra in Ucraina è datato 26 febbraio, giorno nel quale è uscito, cioè due giorni dopo l’inizio dell’invasione del Paese da parte dell’esercito di Vladimir Putin. Si è trattato (apparentemente) di un errore di pubblicazione, da cui si può dedurre quanto la disinformazione e la propaganda di regime pervadano i media statali russi, visto che con l’invasione ancora in atto venivano tratteggiati a tavolino la strategia vincente del Cremlino e il nuovo ordine dell’Est Europa. Ma è il secondo aspetto quello più rilevante: il contenuto, ancora consultabile nell’archivio online dell’agenzia, che offre una panoramica abbastanza netta della strategia di Putin. O di quello che vuole far sapere (e non sapere) al mondo l’uomo forte di Mosca.
    Come evidenziato da Thomas de Waal, analista del think tank Carnagie Europe, quello che si sviluppa nell’articolo sulla vittoria russa (anticipata) in Ucraina è a tutti gli effetti un pensiero neo-imperialista. L’operazione russa viene identificata come “una sconfitta per il progetto dell’Occidente di sottomettere la Russia”, che fa partire “una nuova era” nel portare l’unità dei popoli slavi dell’Est, cioè Russia, Ucraina e Bielorussia. Il passaggio in cui si chiarisce al meglio questo concetto afferma che “la tragedia del 1991, quella terribile catastrofe della nostra storia, quell’aberrazione innaturale, è stata superata”.
    Anche se tra il 2014 e il 2022 si è verificata – con diverse intensità – una guerra civile, “ora non ci sarà più un’Ucraina anti-Russia“. Questo tipo di analisi era stata rifiutata dalla fine dell’URSS nel 1991, ma è tornato in auge sotto governi e presidenze Putin, in particolare dopo l’invasione della Crimea otto anni fa. L’uomo forte di Mosca si sarebbe preso “una responsabilità storica, decidendo di non lasciare la risoluzione della questione ucraina alle generazioni future“. Una maniera edulcorata per sostenere l’inammissibilità dell’autodeterminazione degli ucraini e il rispetto di ogni principio di sovranità statale secondo il diritto internazionale. Si fa esplicito riferimento a un “complesso di umiliazione nazionale“, la cui unica soluzione risiede nel “liquidare, ristrutturare, ristabilire e restituire la statualità ucraina al mondo russo”.
    Spostando poi l’attenzione sull’Occidente, l’articolo sulla vittoria russa denuncia l’intenzione delle potenze europee – Francia e Germania in particolare – di “scommettere sul crollo” di Mosca per “mantenere l’Ucraina nella sfera d’influenza dell’Europa”. Con toni quasi apocalittici (“in un grande scontro geopolitico”), il destino di Mosca sarebbe senza dubbio apparente la sopravvivenza, “non importa la quantità di pressione occidentale”. Uno scenario quantomeno ottimistico, considerate le successive – ma non previste dall’autore dell’articolo – evoluzioni nella risposta occidentale e nel quasi totale isolamento internazionale della Russia. Ma risulta completamente infondata l’analisi stessa sulle divisioni interne al mondo occidentale: “Francia e Germania sono fondamentalmente diverse dagli anglosassoni, Regno Unito e Stati Uniti, che stanno cercando di affermare l’egemonia anche su di loro”. A dire il vero, con la guerra in Ucraina, tutto l’Occidente, dentro e fuori l’Europa, si è riscoperto unito come forse mai prima d’ora.
    Per non parlare del “completo disinteresse degli europei a costruire una nuova cortina di ferro sui loro confini orientali”. Se c’è una cosa che si è capita in questa settimana di invasione russa dell’Ucraina, è proprio che l’Unione Europea si è praticamente rivoluzionata per sostenere in tutti i modi la resistenza di Kiev. Si conclude con un’analisi geopolitica di ampio respiro, che inquadra questo conflitto in “una risposta all’espansione geopolitica degli atlantisti, un recupero del nostro spazio storico e nel mondo”. In nessun modo una violazione del diritto internazionale. Tutto il resto del mondo – dalla Cina all’India, dall’America Latina all’Africa, fino al mondo islamico e il sud-est asiatico – “non crede che l’Occidente guidi l’ordine mondiale”, con la Russia che “ha dimostrato che l’era del dominio globale occidentale può essere considerata pienamente e definitivamente finita“. Se Cina e India rimangono ancora ambigue nella condanna, per tornaconti geostrategici (e forse in pochi sperano davvero che isolino la Russia), non si vedono nemmeno segni di appoggio esterno all’invasione dell’Ucraina.
    Non c’è nulla da salvare in questo articolo propagandistico sulla vittoria russa in Ucraina, pubblicato prima del tempo e con molti dubbi sull’accidentalità del gesto. Ma si può avere un primo sguardo parziale sul pensiero dell’uomo che dal Cremlino sta guidando un’aggressione militare senza pretesti contro un Paese indipendente e sovrano. “Non lo farà mai, non si addice a Vladimir Putin”, ha scritto in un tweet il corrispondente della BBC da Mosca, Steve Rosenberg. Ora sappiamo però cosa avrebbe voluto fare e cosa con tutta probabilità farà se la resistenza ucraina dovesse soccombere.

    A due giorni dall’inizio dell’invasione e dei bombardamenti di Kiev, un articolo dell’agenzia russa RIA Novosti già celebrava la conquista del Paese e il nuovo ordine nell’Est Europa. È ancora consultabile e offre un’analisi del conflitto in atto

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    Gli eurodeputati allineati su prospettiva UE dell’Ucraina (tranne l’estrema destra): “È il nostro Whatever It Takes”

    Bruxelles – Tutt’altro contesto, tutt’altra emergenza. Ma, a dieci anni dalla celebre frase dell’allora presidente della BCE, Mario Draghi, l’Unione Europea si ritrova ancora forte dietro a un whatever it takes che sa di esortazione a non mollare e a prendere decisioni coraggiose. Questa volta “whatever it takes” l’ha pronunciato la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, e il contesto è l’impegno che i Ventisette dovranno dimostrare per spingere la prospettiva UE dell’Ucraina. Come ricordato nel toccante intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, da remoto alla sessione plenaria del Parlamento Europeo, Kiev ha fatto richiesta formale per l’adesione immediata all’UE. E tutti i gruppi politici all’Eurocamera – fatta eccezione per l’estrema destra di Identità e Democrazia – hanno risposto con forza all’appello.
    La manifestazione a sostegno dell’Ucraina davanti alla sede del Parlamento UE a Bruxelles (1 marzo 2022)
    La risoluzione votata oggi (martedì primo marzo) con 637 voti a favore, 13 contrari e 26 astenuti invita le istituzioni dell’UE a “concedere all’Ucraina lo status di candidato all’Unione“, ma specificando che questo deve essere “basato sul merito” e in linea con l’articolo 49 del Trattato sull’Unione Europea (TUE). Cioè quello che definisce il processo di allargamento dell’Unione Europea, secondo condizioni ben determinate sui criteri da rispettare e sulla procedura da seguire. Come ha evidenziato durante il dibattito in plenaria il presidente del gruppo di Renew Europe, Stéphane Séjourné, “sarà un processo che richiederà anni, ma è importante che i cittadini ucraini eroici facciano già parte della comunità di destini dell’Unione Europea”. Nel frattempo, sarà necessario “continuare a lavorare per l’integrazione dell’Ucraina nel Mercato unico dell’UE, secondo le linee dell’Accordo di associazione”, precisa il testo approvato dal Parlamento Europeo.
    La presidente del Parlamento UE, Roberta Metsola, alla manifestazione in sostegno all’Ucraina (1 marzo 2022)
    “Il 24 febbraio è una data spartiacque per l’Europa”, ha dichiarato il presidente del gruppo del PPE, Manfred Weber, ricordando l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Un giorno che “ci fa dare risposte chiare”, ha aggiunto: “Sì, siete i benvenuti e appartenete all’Unione Europea”. Gli ha fatto eco la presidente del gruppo di S&D, Iratxe García Pérez: “Servono decisioni storiche, come abbiamo fatto nell’ultima settimana”, perché “non c’è in gioco solo l’integrità dell’Ucraina, ma anche in che mondo vivremo”. Il capo-delegazione del Partito Democratico, Brando Benifei, ha messo in chiaro che “dopo l’aggressione, tutto è aperto” e che “non è un processo che si concluderà domani, ma bisogna supportare la domanda dell’Ucraina”
    Secondo l’eurodeputato del Movimento 5 Stelle, Fabio Massimo Castaldo, “gli ucraini fanno già parte della famiglia europea, ora serve un segnale forte”. Anche il co-leader del gruppo dei Verdi/ALE, Philippe Lamberts, ha confermato che “dovremo avere la saggezza di affrontare la situazione assieme all’Ucraina, rimanendo uniti”.
    Dalle fila di Renew, Sandro Gozi ha affermato che “siamo entrati nell’era dell’Europa, che si assume le sue responsabilità, anche militari, per proteggere e stare dalla parte di chi si batte e muore per i nostri valori, per la democrazia, per lo Stato di diritto, per le libertà e la stabilità”. Il co-presidente del gruppo di ECR al Parlamento Europeo, Ryszard Legutko, ha chiesto a Bruxelles di “cambiare rotta e permettere all’Ucraina di entrare nell’UE”, mentre la collega di partito Anna Fotyga si è detta “onorata della vostra richiesta, lo faremo appena possibile”, perché “noi abbiamo bisogno di voi e voi di noi”.
    Se il gruppo della Sinistra non parla esplicitamente di adesione UE e punta più sulla “necessità di riportare in Europa la pace che la la mia generazione, post-Guerra Fredda, ha sempre conosciuto” – come dichiarato dalla co-leader, Manon Aubry – l’estrema destra di ID ha ballato tra l’ambiguità e la contrarietà. Nessuna presa di posizione da parte del presidente del gruppo, il leghista Marco Zanni, mentre il francese Jordan Bardella ha affermato a chiare lettere che “l’allargamento a est dell’UE e della NATO sono ulteriori provocazioni alla Russia di Putin”.

    Nella risoluzione dell’Eurocamera sull’aggressione russa dell’Ucraina viene ribadita la necessità di riconoscere a Kiev lo status di Paese candidato, ma in linea con criteri e procedure delineate nel Trattato sull’Unione Europea (TUE)

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    L’UE invia “armi e munizioni di tutti i calibri” per la difesa dell’Ucraina dall’attacco russo. “Ora spesa militare comune”

    Bruxelles – “Siamo in guerra, non posso dare informazioni che possono servire alla Russia”. L’UE non è davvero in guerra, ma secondo le parole dell’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ormai è come se lo fosse. Ci è entrata, anche senza combatterla. Dopo le decisioni di ieri (domenica 27 febbraio) sulle nuove misure restrittive contro la Russia di Vladimir Putin e il supporto all’Ucraina di Volodymyr Zelensky, i 27 ministri UE della Difesa “hanno deciso di usare il finanziamento di 500 milioni di euro per inviare armi e munizioni di tutti i calibri a Kiev, che permettano di difendersi”.
    Mentre l’azione russa in Ucraina si fa sempre più aggressiva – ma Kiev, Mariupol e Kharkiv resistono ai bombardamenti – “tutti i ministri sono stati d’accordo e determinanti ad affiancare al sostegno militare bilaterale il finanziamento comunitario per contrastare le azioni belliche di Putin”, ha sottolineato l’alto rappresentante Borrell. L’invio di armi all’Ucraina fa parte di “un pacchetto di misure senza precedenti, che segna una svolta nell’integrazione dell’UE“, vale a dire quella della fornitura di armamenti a Paesi terzi per scopi difensivi. “Finora si pensava che l’UE non potesse essere anche un’Unione militare”, ha ribadito Borrell, riprendendo quanto già affermato ieri in conferenza stampa.
    Aldilà dell’unanimità sull’invio di armi all’Ucraina per la difesa dall’invasione russa, l’entusiasmo per il “nuovo corso” dell’Unione Europea in ambito militare rischia di diventare un punto di non ritorno per le ambizioni dell’UE di essere un attore geopolitico pacifico. In particolare perché questo discorso sta già determinando la volontà di “aumentare le capacità militari di difesa in modo coordinato a livello UE, spendendo meglio nel quadro comunitario”, come affermato da Borrell: “Tutti insieme, la nostra capacità militare è quattro volte quella della Russia“. Un discorso che sarà anche in linea con gli obiettivi della Bussola Strategica per la difesa, ma che in futuro potrebbe diventare la base di un ricorso sempre più frequente allo strumento militare.
    Scorrendo i temi in agenda del Consiglio Difesa, l’alto rappresentante Borrell ha spiegato che “abbiamo creato una cellula UE in coordinamento con la NATO per tenere monitorate le richieste dell’Ucraina e la disponibilità degli Stati membri” in ambito di armi e materiale sanitario da inviare a Kiev. Ma c’è anche preoccupazione per Georgia e Moldavia (Borrell si recherà in visita mercoledì 2 marzo a Chişinău), “Paesi in cui pensiamo aumenterà la pressione russa”. Così come nei Balcani Occidentali, che ha portato alla mobilitazione dei reparti di riserva dell’operazione comunitaria ALTHEA in Bosnia ed Erzegovina, “per mantenere la stabilità e far fronte alle azioni di destabilizzazione nel Paese e in tutta la regione”. 
    L’alto rappresentante Borrell ha espresso la sua soddisfazione anche per l’allineamento della Svizzera alle sanzioni UE – “senza, le nostre misure contro il riciclaggio e il finanziamento della guerra russa non sarebbero state così efficaci come avremmo voluto” – e si è soffermato a lungo sulla questione energetica (in attesa dei risultati del Consiglio Energia straordinario in corso). “Le sanzioni alla Russia hanno un prezzo che dobbiamo avere il coraggio di pagare. Se non lo facciamo oggi, domani sarà ancora peggio”, è stato l’avvertimento: “Ci saranno turbolenze sul mercato dell’energia, sta già succedendo, e il prezzo lo pagheranno tutti i consumatori europei“. 
    Parlando delle conseguenze economiche che potranno derivare da un taglio o limitazione delle forniture di gas dalla Russia, Borrell ha ribadito con forza che sul breve periodo “i prezzi del gas aumenteranno, è inevitabile”, ma che “l’energia non possiamo lasciarla fuori dal conflitto, che ci piaccia o meno, perché dipendiamo dal gas e dal petrolio russo”. L’obiettivo “di natura esistenziale” è quello di “tagliarla il prima possibile con rinnovabili e idrogeno, dopo averne parlato per anni e non averlo mai fatto”, perché “paghiamo a Putin una fattura molto elevata per il gas che ci invia e lui la usa per finanziare l’aggressione militare dell’Ucraina”.

    I ministri UE della Difesa appoggiano all’unanimità il finanziamento da 500 milioni di euro a livello comunitario da affiancare al sostegno militare bilaterale a Kiev, in riposta all’invasione russa

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    La guerra parallela di Lukashenko. La Bielorussia abbandona lo status di Paese non-nucleare: può ospitare le armi russe

    Bruxelles – Da quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia – ma senza dubbio anche prima – l’autoproclamato presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko, ha iniziato una sua personalissima guerra a fianco di Mosca, per stringere ancora di più i legami con il suo protettore Vladimir Putin. Ormai la Bielorussia sembra sempre meno uno Stato sovrano e indipendente e sempre più una succursale de facto del Cremlino, sin dall’inizio delle esercitazioni militari delle forze russe (e il loro stanziamento) sul territorio bielorusso a inizio mese. Con gli eventi delle ultime ora, però, Lukashenko ha deciso di trascinare tutto il popolo giù per una china inquietante: un referendum (farsa) ha dato il via libera alla nuova Costituzione della Bielorussia, che cancella lo status di Paese non-nucleare e permette il dispiegamento di armamenti nucleari russi sul territorio nazionale.
    La presenza militare russa in Bielorussia
    Secondo quanto rende noto la commissione elettorale centrale bielorussa, il 65,2 per cento degli elettori che si sono recati alle urne ieri (domenica 27 febbraio) ha votato a favore degli emendamenti costituzionali. Un risultato per nulla sorprendente, in linea con le volontà dell’ultimo dittatore d’Europa (se non vogliamo ancora considerare tale anche Putin) in un Paese che di democratico non ha più nulla sicuramente dalle elezioni-farsa dell’agosto 2020. Quello che cambia è però il nuovo pericolo nucleare che arriva per Minsk e per l’Europa intera dalla Bielorussia di Lukashenko, in un momento in cui l’ex-Repubblica sovietica è già una base di partenza per le truppe russe che stanno invadendo da nord l’Ucraina e dopo le dichiarazioni minacciose del Cremlino sullo stato di allerta nucleare.
    Si tratta del terzo emendamento della Carta costituzionale introdotto da Lukashenko da quanto è saluto al potere nel 1994. Ma è la prima volta in assoluto dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica che viene autorizzato il dispiegamento dell’arma nucleare sul suolo della Bielorussia. Tra le altre novità introdotte in Costituzione c’è anche una nuova Assemblea Popolare che agirà come struttura parallela al Parlamento (presieduta da Lukashenko) con ampi poteri in politica estera, di sicurezza ed economica. Proprio per Lukashenko è prevista la possibilità di essere rieletto almeno altre due volte, conferendogli la possibilità di rimanere in carica per altri  13 anni (fino alle elezioni del 2035) e l’immunità dai procedimenti giudiziari anche dopo la fine del mandato. A chiunque abbia lasciato temporaneamente il Paese negli ultimi 20 anni sarà impossibile diventare presidente della Repubblica, una misura diretta in particolare contro la leader legittima secondo l’UE, Sviatlana Tsikhanouskaya.
    Nessuno in Occidente è intenzionato a riconoscere i risultati del referendum e questo aggrava ulteriormente l’isolamento del dittatore bielorusso, che ormai ha solo il Cremlino come interlocutore: “Se trasferirete le armi nucleari in Polonia o Lituania, ai nostri confini, allora mi rivolgerò a Putin per farci restituire quelle di cui ci eravamo liberati senza alcuna condizione”, ha minacciato Lukashenko le potenze europee. “La cancellazione del riferimento nell’articolo 18 allo status non-nucleare della Bielorussia è un altro elemento preoccupante”, ha condannato l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, senza dimenticare il “forte sostegno a una Bielorussia indipendente, sovrana e democratica”, dove non ci siano “più di 1070 prigionieri politici e uno spazio per un autentico dibattito pubblico completamente chiuso”.
    La sala dei negoziati tra le delegazioni di Mosca e Kiev al confine tra Bielorussia e Ucraina
    Sul fronte militare, oltre alle 30 mila truppe russe di stanza a tempo indeterminato in Bielorussia, le ultime notizie dal fronte orientale – ancora non verificate – danno l’esercito bielorusso pronto a unirsi nella guerra in Ucraina “nel giro di ore”, riporta il Kyiv Independent, parlando di circa 17 mila soldati in mobilitazione. Intanto però è tutto pronto al confine tra Bielorussia e Ucraina per i colloqui tra le delegazioni di Mosca e di Kiev a Gomel. La parte ucraina è già arrivata nell’area del fiume Pripyat ed è rappresentata dal ministro della Difesa, Oleksii Reznikov, e da David Arakhamia, leader del partito ‘Servitore del popolo’ del presidente, Volodymyr Zelensky. Proprio Zelensky si è detto “scettico” sulle possibilità che possa uscire qualcosa dall’incontro, ma ha aperto alla possibilità di “almeno provarci”. Nelle prossime ore si dovrebbe conoscere l’esito del confronto.
    Da Bruxelles la reazione nei confronti della minaccia nucleare della Bielorussia è stata durissima. “Il regime di Lukashenko è complice di questo feroce attacco contro l’Ucraina, perciò lo colpiremo con un nuovo pacchetto di sanzioni“, ha puntato il dito la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, nel corso della conferenza stampa di presentazione delle nuove misure restrittive contro la Russia di ieri. Il regime bielorusso condividerà le stesse sanzioni di Mosca: “Prenderemo di mira i loro settori più importanti, fermeremo le loro esportazioni di prodotti dai combustibili minerali al tabacco, legno e legname, cemento, ferro e acciaio“, ha spiegato von der Leyen, precisando che saranno estese anche alla Bielorussia “le esportazioni che abbiamo introdotto sui beni a doppio uso per la Russia”, in modo da “evitare qualsiasi rischio di elusione delle nostre misure contro Mosca”.
    Anche dal presidente francese, Emmanuel Macron, titolare della presidenza di turno del Consiglio dell’UE, è arrivato un ammonimento a Lukashenko, nel corso di una telefonata tra i due: “Il ritiro delle truppe russe dalla Bielorussia deve avvenire il più rapidamente possibile, perché stanno conducendo una guerra unilaterale e ingiusta”. Macron ha cercato di fare leva sulla “fratellanza tra i popoli bielorusso e ucraino” per instillare a Minsk il pensiero di “rifiutare di essere vassallo della Russia e complice nella guerra contro l’Ucraina“. Ma le ultime decisioni del regime non sembrano andare in questa direzione.

    Third, we will target the other aggressor in this war, Lukashenko’s regime, with a new package of sanctions, hitting their most important sectors.
    All these measures come on top of the strong package presented yesterday,agreed by our international partners. pic.twitter.com/ikN99V14zU
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 27, 2022

    È stato approvato il referendum-farsa che cancella il riferimento alla neutralità del Paese nell’articolo 18 della Costituzione. Il presidente Lukashenko sempre più isolato e dipendente da Putin, ma organizza l’incontro tra le delegazioni di Kiev e Mosca

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    L’UE approva il nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia (Putin e Lavrov inclusi). Si cerca l’unità anche sul tema SWIFT

    Bruxelles – Ormai non c’erano nemmeno più dubbi sul fatto che il presidente della Russia, Vladimir Putin, e il ministro degli Esteri, Sergey Lavrov, fossero inclusi nel nuovo pacchetto di sanzioni UE scatenate dall’invasione da parte di Mosca del territorio dell’Ucraina. Tuttavia, come sottolineato dall’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, “avere le più alte cariche di uno Stato come la Russia nella lista delle misure restrittive è un passo di una certa importanza”. Oltre a quanto reso noto dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, questa notte al termine del vertice straordinario dei leader UE, il secondo pacchetto di sanzioni contro la Russia in meno di tre giorni includerà il congelamento dei beni di Putin e Lavrov.
    Borrell ha confessato che si è trattato del “risultato finale delle discussioni non concluse al vertice di ieri, dopo un’intensa discussione questa mattina“. Adesso, con l’approvazione formale dei 27 ministri degli Esteri, dovranno essere adottati gli atti giuridici con applicazione diretta una volta pubblicati in Gazzetta Ufficiale dell’UE. Nella lista compaiono anche 26 persone che non fanno parte delle istituzioni politiche, “diciamo oligarchi del mondo finanziario russo”, che appoggiano l’invasione dell’Ucraina e che “consideriamo responsabili e beneficiari delle politiche militari di Mosca”, ha aggiunto Borrell.
    A livello generale, “le sanzioni prendono di mira il settore finanziario, commerciale, tecnologico ed energetico” del Paese, in particolare “vietando la quotazione delle azioni delle entità russe ed evitando il flusso di capitali da e verso l’UE”. In questo modo “si incrementeranno i costi per la Russia nell’ottenere prestiti, con un impatto sull’inflazione e sull’erosione della base industriale”. Un tema complesso sul tavolo rimane però l’esclusione di Mosca dal sistema di pagamenti internazionali SWIFT: “Al momento è solo una possibilità aperta, ancora non c’è un allineamento totale”, ha confessato l’alto rappresentante UE. “È per questo motivo che non l’abbiamo ancora inserito nel pacchetto, la discussione non è ancora matura“, anche se “non è per nulla escluso che non succederà presto“. Tutto sembra possibile a questo punto: basti solo pensare al fatto che fino a due giorni fa era una possibilità remota inserire Putin e Lavrov tra i destinatari delle sanzioni UE contro la Russia.
    Nel corso della conferenza stampa post-Consiglio, l’alto rappresentante Borrell ha confermato ai giornalisti che “il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha partecipato da remoto e ci ha spiegato come le truppe e il popolo stiano resistendo all’attacco russo“. Un’aggressione “anche contro civili e innocenti, che ci fa capire quanto la situazione sia drammatica”. L’Ucraina è un Paese indipendente invaso da “una potenza militare che possiede l’arma nucleare e minaccia di usarla contro chiunque voglia intervenire a risolvere la crisi“, ha attaccato Borrell. Tuttavia, deve essere chiara la distinzione tra Russia e Cremlino: “Tanti cittadini russi si sono esposti contro questa guerra insensata con manifestazioni”.
    A questo punto l’UE vuole portare la questione a livello ONU: “Chiediamo la condanna delle Nazioni Unite, in modo che la Russia capisca che è isolata internazionalmente“. L’alto rappresentante Borrell è consapevole che all’interno del Consiglio di Sicurezza “ci sarà ovviamente il veto della Russia, ma poi vedremo all’Assemblea Generale quanto Paesi sosterranno Mosca”. Da Bruxelles in giornata ci sono già stati i contatti con Cina e India, “per spiegare loro che non è solo una questione di Ucraina, ma di rispetto delle regole della Carta delle Nazioni Unite” e Borrell si è detto soddisfatto per le prime reazioni. “La Russia è stata sospesa dal Consiglio d’Europa con l’unanimità dei 27 Paesi dell’UE”, ma anche da molte competizioni sportive e dal concorso Eurovision in programma a maggio a Torino: “Può sembrare poca cosa, ma ha un impatto non indifferente sull’opinione pubblica globale“.
    Parlando del secondo pacchetto di sanzioni UE contro la Russia, il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, al termine del Consiglio Affari Esteri si è soffermato sul fatto che “colpiranno con intensità non solo Putin e Lavrov, ma anche banche, imprese di Stato e interi settori-chiave dell’economia russa”. Si tratta di “un nuovo passo per continuare a isolare la Russia”, a cui seguiranno i lavori per un terzo pacchetto. Alla domanda sulla possibile esclusione di Mosca da Swift, Di Maio ha messo in chiaro che “l’Italia ha votato e voterà compatta sulle proposte della Commissione e non escludiamo niente a priori“. L’iniziale contrarietà del governo Draghi potrebbe essersi modificata in un appoggio tiepido, pur di mantenere l’unanimità della voce dell’Unione contro l’aggressione di Mosca. “Quelle che arrivano dall’Ucraina sono immagini inquietanti, con carri armati sulle auto dei civili e bambini portati in salvo dalle zone dei combattimenti”, ha attaccato con forza Di Maio: “È la dimostrazione della crudeltà della Russia e dell’irresponsabilità della guerra, che mette a rischio tutti i cittadini europei e può destabilizzare un intero contenente”.

    I 27 ministri degli Esteri hanno completato il lavoro non concluso vertice dei leader UE di ieri: beni congelati per i due leader russi. Si inizia a trovare un allineamento sull’esclusione di Mosca dal sistema di pagamenti internazionali

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    E ora l’UE prepara un nuovo pacchetto di sanzioni “per sopprimere la crescita della Russia e far salire l’inflazione”

    Bruxelles – “Saranno sanzioni durissime, che sopprimeranno la crescita economica e industriale della Russia”. Oltre le parole di condanna, la reazione dell’UE di fronte all’invasione dell’Ucraina di questa notte da parte delle forze armate di Mosca rimane sui binari delle sanzioni contro la Russia del presidente Vladimir Putin. Uno strumento da impiegare “in maniera massiccia”, con effetti “enormi” sull’economia, le finanze e l’industria, che “renderà al Cremlino impossibile continuare con la sua azione aggressiva in Ucraina“. A confermarlo è la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, nel corso della conferenza stampa congiunta con il presidente del Consiglio UE, Charles Michel, e il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg.
    A nemmeno 24 ore dall’approvazione del primo pacchetto di sanzioni, l’UE è pronta a mettere sul tavolo nuove misure restrittive contro la Russia, che “limiteranno l’accesso ai mercati dei capitali, eroderanno la base industriale, aumenteranno l’inflazione, intensificheranno i deflussi di capitale e aumenteranno i costi di prestito”. Secondo quanto anticipato dalla leader dell’esecutivo comunitario, le sanzioni “limiteranno anche l’acceso alle tecnologie critiche, per tagliare fuori l’industria russa da tutto ciò che può rispondere ai bisogni a livello high-tech e di software d’avanguardia”. Il coordinamento sulle misure restrittive sarà non solo con i partner degli Stati Uniti, Canada e Regno Unito, ma “anche con Norvegia, Giappone e Australia”, mentre con il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, è stato concordato un “supporto per l’organizzazione della difesa dall’attacco militare in corso“, ha aggiunto von der Leyen: “La Russia pagherà un prezzo pesante”.

    Spoke to President @ZelenskyyUa as he organises defence to the military attack from Russia.
    I reassured him that we are working non-stop to provide as much support as possible. Will discuss with other G7 leaders and at #EUCO later today.
    Russia will pay a heavy price.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 24, 2022

    Oltre alle sanzioni contro la Russia, come confermato da entrambi i leader UE, “eravamo pronti da settimane al peggio” e per questo motivo “abbiamo rafforzato la nostra preparazione” sul piano delle forniture di gas, della sicurezza informatica e per l’accoglienza “immediata” di rifugiati dall’Ucraina. L’attacco a Putin è unanime: “Dovrà spiegare tutte queste cose ai suoi cittadini, sappiamo che il popolo russo non ha mai voluto questa guerra“. Ma per l’UE e la NATO, “è un dovere morale scagliarci contro un atto di aggressione sul suolo europeo”, che “ha ottenuto l’effetto esattamente opposto a quello sperato: siamo ancora più uniti e determinati di prima, nelle volontà e nelle azioni”, hanno ribadito con forza von der Leyen, Michel e Stoltenberg.
    Una manifestazione davanti all’Ambasciata russa a Bruxelles (Foto: Sebastian Robustelli Balfour)
    Proprio Stoltenberg aveva poco prima sottolineato l’unità tra gli alleati NATO nella risposta all’invasione russa dell’Ucraina e nel rafforzamento del fianco orientale dell’Alleanza. Ricordando che “è nostro dovere difendere tutti gli alleati”, il segretario generale NATO ha confermato ai due leader UE che “le sanzioni contro la Russia sono un grande segnale di unità e dimostrano quanto Mosca sia isolata“. A questo proposito, una discussione sulla portata del nuovo pacchetto di misure restrittive sarà sul tavolo dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea questa sera a Bruxelles, insieme a un pacchetto a sostegno del popolo ucraino. Attenzionata speciale è anche la Bielorussia di Alexander Lukashenko, da cui è partita un’incursione russa su territorio ucraino: “Avete l’opportunità di non seguire la Russia e di non far parte di questa tragedia ai danni dei vostri vicini”, si è appellato Michel a Minsk.

    I presidenti del Consiglio, Charles Michel, e della Commissione UE, Ursula von del Leyen, annunciano nuove misure restrittive “durissime” che “renderà al Cremlino impossibile continuare con la sua azione aggressiva in Ucraina”

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    La Russia invade l’Ucraina, esplosioni anche a Kiev: “Se l’Occidente interferisce, conseguenze mai viste prima”

    Bruxelles – Come temuto, l’esercito russo nella notte tra mercoledì e giovedì ha iniziato l’invasione di ampie zone dell’Ucraina, avvicinandosi anche alla capitale Kiev. L’uomo forte di Mosca, Vladimir Putin, non si è fatto spaventare dalle minacce di sanzioni dall’Occidente e ha dato il via libera all’occupazione. Si punta all’annientamento delle infrastrutture militari ucraine, con un attacco dal Mar d’Azov, la Crimea, il Donbass e incursioni anche dalla Bielorussia.
    Potenti esplosioni e sirene antiaeree risuonano in diverse città – da Odessa a Mariupol, fino a Kharvik e la stessa capitale Kiev – con il governo ucraino che afferma che è in corso una “invasione su vasta scala”. In un discorso alla nazione, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato la legge marziale in tutto il Paese: “Non facciamoci prendere dal panico, vinceremo”. Secondo quanto riferiscono le autorità ucraine, l’invasione russa sarebbe avvenuta da nord, est e anche da sud, e iniziano ad arrivare le prime conferme di morti e feriti: il ministero degli Interni ha riferito di 6 soldati ucraini deceduti e almeno 19 dispersi dopo un bombardamento aereo nei pressi di Odessa (a sud), ma diverse fonti della CNN parlano di centinaia di morti.
    Mentre le Borse crollano, Putin non teme le sanzioni e, anzi, si sente nella posizione di poter minacciare un Occidente che reagisce debolmente, intimando ai Paesi stranieri di evitare interferenze, altrimenti, “ci saranno conseguenze mai viste prima”. La minaccia di Putin parte da lontano: “Gli Stati Uniti hanno superato la linea rossa della Russia con l’espansione della NATO” e con l’operazione militare russa vuole “smilitarizzare e de-nazificare” l’Ucraina. Di fatto si tratta di una dichiarazione di guerra, anche se Putin ha ribadito in conferenza stampa che “lo scopo è proteggere il Donbass“, ovvero il territorio dove lunedì ha riconosciuto le autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Luhansk. Facendo appello ai soldati ucraini a “deporre le armi e tornare a casa”, Putin ha voluto assicurare che l’obiettivo “non è l’occupazione dell’Ucraina, ma la demilitarizzazione del Paese”. Anche se a questo punto è difficile credere alle parole – o meglio, la propaganda – del Cremlino.
    Gli attacchi e bombardamenti russi in Ucraina a partire dalla notte tra mercoledì 23 e giovedì 24 febbraio (fonte: New York Times)
    “Condanniamo nel modo più forte possibile l’aggressione militare senza precedenti della Russia contro l’Ucraina. Con le sue azioni militari non provocate e ingiustificate, la Russia sta violando gravemente il diritto internazionale e sta minando la sicurezza e la stabilità europea e mondiale“, si legge nel duro comunicato congiunto firmato dai presidenti del Consiglio, Charles Michel, e della Commissione UE, Ursula von der Leyen. “Deploriamo la perdita di vite umane e la sofferenza umana”, aggiungono i due leader, intimando a Putin di “cessare immediatamente le ostilità, ritirare i suoi militari dall’Ucraina”. Se non fosse stato chiaro nei giorni immediatamente precedenti all’invasione “l’UE è fermamente al fianco dell’Ucraina e del suo popolo nell’affrontare questa crisi senza precedenti”.
    “L’obiettivo della Russia non è solo il Donbass, non solo l’Ucraina, l’obiettivo è la stabilità in Europa e l’intero ordine internazionale basato su regole. Per questo, riterremo responsabile la Russia”, accusa von der Leyen scendendo questa mattina in conferenza stampa per annunciare il nuovo pacchetto di sanzioni “massicce e mirate” verso Mosca che dovranno essere approvate dai leader europei il vertice straordinario dei leader UE a Bruxelles, in cui, a questo punto, si aggiunge anche il tema dell’invasione russa dell’Ucraina: “Delineeremo un ulteriore pacchetto di sanzioni  in stretto coordinamento con i partner, il Consiglio le adotterà rapidamente”.
    Con questo nuovo pacchetto, l’UE punterà a settori strategici “dell’economia russa bloccando il loro accesso a tecnologie e mercati chiave“, ha annunciato la presidente. “Cercheremo di bloccare la capacità di ammodernamento della Russia e congeleremo i vari asset della Russia nell’Unione banche europea e chiuderemo l’accesso alle europee e ai mercati finanziari dell’UE da parte della Russia”. Come con il primo pacchetto di sanzioni, “siamo strettamente allineati con partner e alleati”, ha precisato in riferimento agli Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Giappone e Australia. “Queste sanzioni sono progettate per incidere pesantemente sugli interessi del Cremlino e sulla loro capacità di finanziare la guerra”. Al fianco di von der Leyen anche l’alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, che ha definito le sanzioni in arrivo  “il più duro pacchetto” mai proposto contro la Russia, che però ha la colpa di aver fatto ripiombare l’Europa “nell’ora più buia” dalla fine della seconda guerra mondiale.

    Russian forces invaded Ukraine, a free and sovereign country.
    We condemn this barbaric attack, and the cynical arguments used to justify it.
    Later today we will present a package of massive, targeted sanctions.https://t.co/AHtTVEvHgV
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 24, 2022

    (Articolo in continuo aggiornamento)

    Nella notte è iniziata l’operazione militare della Russia in Ucraina: esplosioni in varie città, anche a Kiev, e si contano già centinaia di morti. Condanna dell’UE: “Aggressione militare senza precedenti, nuovo pacchetto massiccio e mirato di sanzioni in arrivo” per colpire aree strategiche dell’economia russa

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    Le sanzioni UE contro la Russia sono in vigore. Domani vertice straordinario leader UE sulla crisi in Ucraina

    Bruxelles – Ora le sanzioni dell’UE contro la Russia e le autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Luhansk nel Donbass ucraino sono in vigore. Oggi (mercoledì 23 febbraio) gli ambasciatori dei Ventisette riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) hanno completato “con successo” la procedura scritta sulle misure restrittive e sono stati adottati gli atti giuridici con applicazione diretta. Ora si aspetta solo la pubblicazione (a breve) in Gazzetta Ufficiale dell’UE.
    L’adozione del pacchetto di sanzioni da parte del Consiglio è stato accompagnato dall’attacco diretto dell’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, contro la Russia di Vladimir Putin: “Il riconoscimento delle zone non controllate dal governo ucraino a Donetsk e Luhansk come entità indipendenti e la successiva decisione di inviare truppe russe in queste zone sono illegali e inaccettabili”, dal momento in cui “violano il diritto internazionale, l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina e gli impegni internazionali della Russia”.
    Come emerso dall’accordo tra i ministri degli Esteri UE ieri a Parigi, nel quadro delle sanzioni già esistenti contro la Russia, l’Unione estenderà le misure restrittive a tutti i 351 membri della Duma di Stato russa che hanno votato il 15 febbraio a favore dell’appello al presidente Putin di riconoscere l’indipendenza dei due territori separatisti in Ucraina. Le misure saranno imposte anche ad altri 27 individui ed entità di alto profilo, “che hanno avuto un ruolo nel minare o minacciare l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina”: ne fanno parte membri del governo, banche, uomini d’affari e oligarchi “che sostengono finanziariamente o materialmente le operazioni russe nei territori di Donetsk e Luhansk”, alti ufficiali militari “che hanno avuto un ruolo nell’invasione e nelle azioni di destabilizzazione” e individui responsabili della guerra di disinformazione contro l’Ucraina.
    Nei confronti di tutti questi soggetti (il cui numero sale ora a 555 individui e 52 entità) è previsto il congelamento dei beni e il divieto di mettere fondi a loro disposizione, oltre al divieto di viaggio che impedisce l’ingresso o il transito attraverso il territorio dell’UE. Il Consiglio ha deciso di introdurre anche un “divieto settoriale” di finanziamento alla Federazione Russa, al governo e alla Banca Centrale. In questo modo si limita la capacità dello Stato e del governo russo di accedere ai capitali, ai mercati e ai servizi finanziari dell’UE, per cercare di porre fine alle politiche aggressive di Mosca.
    Previste poi restrizioni alle relazioni economiche con le autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Luhansk: “Le nuove misure prenderanno di mira il commercio dalle due regioni, per assicurare che i responsabili sentano chiaramente le conseguenze economiche delle loro azioni illegali e aggressive”, si legge nel testo. In particolare, sarà introdotto il divieto d’importazione di merci da queste aree nel Donbass ucraino, di investimenti, di fornire servizi turistici e di esportazione di beni e tecnologie.
    Nella settimana più concitata sul fronte orientale si aggiunge anche la convocazione da parte del presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, di un vertice straordinario dei capi di Stato e di governo UE sulla crisi Russia-Ucraina per domani sera (giovedì 24 febbraio). “L’uso della forza e della coercizione per cambiare i confini non può avere luogo nel ventunesimo secolo“, si legge nella lettera d’invito del numero uno del Consiglio. Michel ha sottolineato “l’unità dimostrata negli ultimi giorni, in particolare attraverso la rapida adozione del pacchetto di sanzioni”.
    Sul tavolo delle discussioni dei leader UE ci saranno gli ultimi sviluppi della crisi scoppiata in Ucraina per le azioni intraprese dalla Russia negli ultimi due giorni, le modalità di protezione dell’ordine internazionale, il rapporto con la Russia, “ritenendola responsabile delle sue azioni” e il sostegno al popolo e al governo ucraino. Il Consiglio UE straordinario si inserisce proprio nella logica del “continuare a essere uniti e determinati, per definire insieme l’approccio e le azioni collettive“, scrive Michel.
    Sempre per domani è stata convocata dalla presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, una riunione straordinaria con i leader dei gruppi politici all’Eurocamera. All’incontro – che ha al centro i recenti sviluppi della crisi in Ucraina – parteciperanno anche Michel e la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen. “L’Unione Europea rimane forte e unita”, ha sottolineato con forza la presidente Metsola.

    Just called an extraordinary meeting with leaders of political groups of @Europarl_EN for tomorrow.
    With @eucopresident @CharlesMichel & President of @EU_Commission @vonderleyen, we will discuss latest developments in #Ukraine 🇺🇦.
    EU 🇪🇺 remains strong & united.
    — Roberta Metsola (@EP_President) February 23, 2022

    Il Consiglio ha adottato formalmente il pacchetto di misure contro Mosca dopo il riconoscimento delle autoproclamate Repubbliche nel Donbass. In programma per domani anche la riunione dei leader dei gruppi politici all’Eurocamera