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    L’alto rappresentante UE Borrell sul confine Russia-Ucraina. E telefona al segretario NATO per preparare i prossimi vertici

    Bruxelles – Si preannuncia un anno caldo sul fronte dei rapporti tra Unione Europea e Russia. La prima visita del 2022 dell’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, è iniziata ieri sera (martedì 4 gennaio) in Ucraina, “per mostrare il sostegno dell’UE alla sovranità e all’integrità territoriale” del Paese, di fronte “all’aumento del potenziamento militare della Russia”.
    Sono le parole con cui l’alto rappresentante Borrell ha annunciato su Twitter il suo arrivo a Charkiv, la città più importante nella parte orientale dell’Ucraina, poco distante dalla linea degli scontri tra le forze governative e i separatisti filo-russi, dove si assiste a un conflitto iniziato quasi otto anni fa. Lo stesso Borrell ha reso noto che visiterà alcune zone di particolare tensione militare, tra cui il centro di Stanytsya Luhanska. In un secondo momento si recherà a Kiev, per incontrare alti funzionari e membri del governo e “per sostenere gli sforzi di riforma fondamentali per la resilienza” del Paese.
    La visita di Borrell fa seguito all’incontro di ottobre nella capitale ucraina tra la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, del Consiglio Europeo, Charles Michel, e dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky. Allora, la leader dell’esecutivo UE aveva intimato alla Russia di “prendersi le proprie responsabilità sulle violazioni della sovranità” dell’Ucraina, mentre il numero uno del Consiglio aveva condannato “fermamente” l’aggressione, compresa quella che per Bruxelles è “un’annessione illegale della Crimea”. La questione è stata centrale anche sul tavolo dell’ultimo vertice del 2021 tra i capi di Stato e di governo dell’UE. Dalla mediazione tra i Paesi baltici e dell’Est (per interventi immediati) e il quadrilatero Germania-Francia-Spagna-Italia (per il canale del dialogo) è emerso che bisogna prepararsi a una linea dura: “Serie conseguenze e gravi costi in risposta a ulteriori aggressioni militari”, o, in altre parole, sanzioni contro Mosca.

    My first visit in 2022 is to Stanytsya Luhanska and Kyiv, #Ukraine.
    With Russia’s increased military build-up, I am here to show EU support for Ukraine’s sovereignty and territorial integrity and to support sustained reform efforts that are key for resilience.@EUDelegationUA pic.twitter.com/SymF8CZAMU
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) January 4, 2022

    Nell’attesa del vertice straordinario dei ministri degli Esteri della NATO, convocato per venerdì (7 gennaio), il Servizio europeo per l’azione esterna ha reso noto che ieri l’alto rappresentante Borrell si è anche confrontato telefonicamente con il segretario generale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, Jens Stoltenberg. I temi caldi della telefonata hanno riguardato la presenza militare della Russia lungo i confini orientali dell’Ucraina e la necessità di stimolare a livello UE e NATO un “allentamento della tensione”, soprattutto da parte di Mosca. Lunedì prossimo (10 gennaio) Stoltenberg riceverà il ministro degli Affari esteri ucraino, Dmytro Kuleba.
    Il confronto tra Stoltenberg e Borrell è stato anche l’occasione per discutere sulla preparazione della riunione del Consiglio NATO-Russia, in programma il prossimo 12 gennaio. L’alto rappresentante UE ha riaffermato il “sostegno incondizionato” dei Ventisette alla “sovranità, all’indipendenza e all’integrità territoriale dell’Ucraina”, ma anche l’obbligo per la Russia di rispettare il Protocollo di Minsk (l’accordo – mai attuato – per porre fine alla guerra nell’Ucraina orientale, raggiunto il 5 settembre 2014). Borrell ha ribadito a Stoltenberg che “qualsiasi ulteriore aggressione militare contro l’Ucraina avrà conseguenze massicce e gravi costi“, si legge nella nota, e che “qualsiasi discussione sulla sicurezza in Europa dovrebbe basarsi e rafforzare gli impegni e gli obblighi dell’OSCE e delle Nazioni Unite”.

    Risposta di Bruxelles “all’aumento del potenziamento militare russo” alla frontiera orientale ucraina. Il 7 gennaio vertice straordinario ministri degli Esteri NATO, in attesa del Consiglio NATO-Russia la prossima settimana (12 gennaio)

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    L’UE pronta a “misure senza precedenti” contro la Russia se violerà la sovranità dell’Ucraina. Si lavora su nuove sanzioni

    Strasburgo – Nel giorno del sesto vertice UE-Partenariato orientale a Bruxelles (con Armenia, Azerbaigian, Georgia, Moldavia e Ucraina), dall’emiciclo del Parlamento Europeo è arrivato un duro avvertimento alla Russia e al suo atteggiamento aggressivo nei confronti della regione: “Siamo pronti a un aumento delle sanzioni già esistenti e a misure senza precedenti, se non cambierà atteggiamento”. La minaccia questa volta è arrivata direttamente dalla presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, che ha promesso “una serie di sanzioni economiche che mirano al settore finanziario, energetico e militare“, nel caso in cui si concretizzi l’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, alla sessione plenaria del Parlamento UE (15 dicembre 2021)
    Durante il suo intervento alla sessione plenaria dell’Eurocamera, la presidente von der Leyen ha ribadito la richiesta al presidente russo, Vladimir Putin, di “rispettare gli impegni internazionali” e di “relazioni distese con i Paesi vicini e con l’Unione”, come già aveva fatto l’alto rappresentante UE per gli Affari Esteri, Josep Borrell, lunedì (13 dicembre) annunciando le sanzioni all’entità militare privata russa Wagner. In caso contrario, “la Russia dovrà affrontare costi massicci se aggredirà l’Ucraina, abbiamo lavorato in questo senso anche con i nostri partner degli Stati Uniti”, ha aggiunto von der Leyen, ricordando che “l’Unione Europea è impegnata nel rispetto della sovranità e dell’integrità del Paese“.
    Oltre all’accumulo di soldati lungo il confine orientale dell’Ucraina, la Russia “sta cercando di destabilizzare Kiev anche dall’interno”, ha avvertito la presidente della Commissione UE. Ma non solo: “Vediamo un tentativo sfacciato di intimidire la Moldavia, esercitando pressioni sui prezzi del gas“, oltre a “giocare un ruolo non secondario nel tentativo del regime bielorusso di destabilizzare l’Unione attraverso la strumentalizzazione dei flussi migratori per motivi politici”. A questo proposito la leader dell’esecutivo UE ha rivendicato che “questo tentativo è fallito, perché abbiamo messo in moto la macchina dell’assistenza umanitaria e introdotto sanzioni efficaci” contro il regime di Alexander Lukashenko.
    Prendendo parola durante il dibattito tra gli eurodeputati, il presidente del gruppo del PPE, Manfred Weber, ha parlato senza mezzi termini di “guerra a est“. Tuttavia, “questo non è un mezzo legittimo per la risoluzione delle crisi, come sta facendo Putin dalla Siria alla Crimea, fino ai Balcani Occidentali”. L’eurodeputato tedesco ha ricordato l’importanza del vertice Biden-Putin della settimana scorsa, anche se “non va bene che si negozi il futuro dell’Europa, senza che alcun europeo sia presente al tavolo dei negoziati”. Ecco perché “siamo chiamati ad agire e presentare il conto alla Russia“, se continuerà a seguire la strada dell’aggressione all’Ucraina”.
    Il capo-delegazione del Partito Democratico, Brando Benifei (S&D)
    Secondo la presidente del gruppo degli S&D, Iratxe García Pérez, “Putin gioca a scacchi per recuperare le pedine perse dopo la fine dell’Unione Sovietica”, ricordando la discussione di apertura di questa sessione plenaria a Strasburgo. “Non possiamo permettere intimidazioni ai Paesi vicini, perché non è in gioco solo la sovranità dell’Ucraina, ma anche l’intero progetto di integrazione europea“, ha aggiunto l’eurodeputata spagnola. Il collega di gruppo politico e capo-delegazione del Partito Democratico, Brando Benifei, si è invece concentrato sulla “situazione intollerabile” sul fronte Bielorussia-Polonia, condannando sia Lukashenko e il supporto russo, sia “la politica di muri e deroghe al diritto di asilo” mostrata dall’Unione Europea.
    Dalle fila di Renew Europe Valérie Hayer ha ricordato “l’urgenza di autonomia strategica“, visto che “la dissuasione non ha funzionato da quando la Crimea è stata invasa impunemente”. Il presidente del gruppo di ID, Marco Zanni (Lega), ha sottolineato con forza che “l’alleanza transatlantica è il perno della nostra risposta ai regimi antidemocratici”, mentre Raffaele Fitto (Fratelli d’Italia), co-presidente del gruppo di ECR, ha chiesto una “risposta forte e chiara contro chi cerca di destabilizzarci sul fronte orientale, con una più stretta cooperazione con la NATO”.

    L’avvertimento della presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen: “Difendiamo l’integrità territoriale di Kiev, possiamo aumentare le sanzioni contro settore finanziario, energetico e militare russo

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    L’UE minaccia la Russia in caso di aggressione dell’Ucraina: “Avrà conseguenze politiche e un costo economico pesante”

    Strasburgo – L’Unione Europea non abbassa la guardia sull’aggressione russa lungo il confine orientale dell’Ucraina e difende senza mezzi termini l’indipendenza e la sovranità di Kiev. “Mosca vuole creare una guerra ibrida in tutto il mondo, soprattutto sulla frontiera ucraina, ma noi siamo uniti nel sostenere che ogni aggressione avrà conseguenze politiche e un costo economico pesante per la Russia“, ha annunciato in conferenza stampa l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri, Josep Borrell.
    Al termine del Consiglio Affari esteri di oggi (lunedì 13 dicembre), l’alto rappresentante UE ha spiegato che Bruxelles sta puntando su “un’azione coordinata con gli Stati Uniti nei confronti della Russia” e che “la questione sarà discussa approfonditamente nel corso di questa settimana”, prima durante il vertice del Partenariato orientale di mercoledì (15 dicembre) e poi al Consiglio Europeo del giorno successivo. “Dobbiamo augurarci il meglio, ma preparandoci al peggio”, ha aggiunto Borrell. In altre parole “stiamo adottando un atteggiamento di dissuasione per evitare qualsiasi azione militare russa“, dal momento in cui “appena inizia sarebbe difficile da fermare”.
    L’alto rappresentante UE, Josep Borrell, con il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio (13 dicembre 2021)
    Una delle azioni dissuasive a cui si riferisce l’alto rappresentante Borrell sono le sanzioni economiche. Proprio questa mattina il Consiglio dell’UE ha adottato una serie di misure restrittive contro il gruppo Wagner, entità militare privata non registrata con sede in Russia, e contro otto individui e tre entità collegati al gruppo di mercenari. Nelle motivazioni delle sanzioni, i ministri europei degli Affari esteri hanno sottolineato che “Wagner ha reclutato, addestrato e inviato operatori militari privati in zone di conflitto in tutto il mondo”, dalla Libia alla Siria, dall’Ucraina alla Repubblica Centrafricana, “per alimentare la violenza, saccheggiare risorse naturali e intimidire i civili in violazione del diritto internazionale”.
    Gli individui colpiti dalle sanzioni (tutti i mercenari della compagnia russa) sono coinvolti in “gravi abusi dei diritti umani, tra cui tortura, esecuzioni e uccisioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, o in attività destabilizzanti”, specifica la nota del Consiglio. Nei loro confronti l’Unione Europea ha imposto il congelamento dei beni e il divieto di viaggio sul territorio comunitario, mentre a entità e cittadini europei sarà proibito mettere fondi a loro disposizione. “Si tratta di intraprendere azioni concrete contro coloro che minacciano la pace e la sicurezza internazionale”, con l’obiettivo di difendere gli interessi dell’UE negli scenari geopolitici più prossimi, dove si stanno creando tensioni crescenti con la Russia.
    Il dibattito sulla Russia al Parlamento UE
    “Le relazioni tra Unione Europea e la Russia sono arrivate oggi al punto più basso e l’attuale crisi al confine orientale con l’Ucraina non fa ben sperare”, è stato il commento del presidente del Parlamento UE, David Sassoli. Aprendo il dibattito sull’eredità della dissoluzione dell’Unione Sovietica (cadono quest’anno i 30 anni dalla dissoluzione dell’URSS) sulla Russia attuale, Sassoli ha sottolineato che “non possiamo rinunciare ai valori europei né nei Paesi ex-sovietici che sono entrati nell’Unione, né in quelli confinanti”, inclusa la Russia: “Sosteniamo il popolo russo nel desiderio di trasformare il proprio Stato, prendendosi cura delle istituzioni democratiche”.
    Il presidente del Parlamento UE, David Sassoli (13 dicembre 2021)
    C’è pieno allineamento tra i gruppi politici al Parlamento UE nel denunciare il “sistema repressivo sovietico che è rimasto nascosto ma sempre vivo in tutti questi anni in Russia”, usando le parole dell’eurodeputato tedesco Sergey Lagodinsky (Verdi/ALE). Anche per l’Eurocamera si tratta di una settimana cruciale sul piano dei rapporti con Mosca, considerato il dibattito di domani (martedì 14 dicembre) sulla situazione al confine orientale dell’Ucraina e in Crimea, oltre alla cerimonia di assegnazione del Premio Sakharov per la libertà di pensiero all’oppositore russo Alexei Navalny mercoledì.
    “Putin cerca di intimidire noi e il suo popolo, ma dobbiamo seguire l’esempio di Navalny e non avere paura”, ha esortato Rasa Juknevičienė (PPE). Dalle fila di Renew Europe, l’eurodeputato francese Bernard Guetta ha definito “sconcertante e inammissibile” l’opposizione del presidente russo ai movimenti che cercano di ripristinare la memoria delle vittime del regime sovietico (altro tema di cui si discuterà in plenaria, nel corso della mattinata di giovedì).
    Mentre dalla fine dell’URSS “l’Europa si è potuta unire sotto la bandiera della libertà”, oggi il Cremlino “continua a rivendicare che il crollo è stato un grande errore”, ha denunciato Juozas Olekas (S&D). Al contrario, “è stato il segno che la repressione non può calpestare i diritti umani”, ha aggiunto l’eurodeputato lituano, ricordando la necessità di “supportare i cittadini russi”. Anna Fotyga (ECR) ha puntato il dito contro Putin per “difendere il dittatore bielorusso, Alexander Lukashenko“, e per “minacciare la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina”, mentre Martin Schirdewan (La Sinistra) ha chiesto a entrambe le parti – Bruxelles e Mosca – una “nuova politica di distensione dei rapporti”.

    L’alto rappresentante UE, Josep Borrell, ha annunciato “azioni coordinate con gli Stati Uniti”, e sanzioni contro il gruppo di mercenari Wagner. Intanto l’Eurocamera sostiene le “aspirazioni democratiche” del popolo russo

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    La Russia “ha appetito di escalation” in Ucraina: per l’UE è necessario “aumentare la capacità dissuasiva”

    Bruxelles – Si alza il livello di allarme al Parlamento UE sul crescente militarismo della Russia in tutta l’area del Partenariato Orientale, dall’Ucraina al Caucaso, dalla Bielorussia alla Moldavia. Il quadro è stato tracciato dalla sottocommissione Sicurezza e difesa (SEDE) del Parlamento UE, nel corso dell’audizione di oggi (mercoledì 27 ottobre) di Maryna Vorotnyuk, ricercatrice del think tank britannico Royal United Services Institute for Defence and Security Studies, e di Samus Mykhailo, direttore della piattaforma indipendente New Geopolitics Research Network. Si attende ora la relazione a firma Witold Waszczykowski (ECR).
    “L’area del Partenariato orientale rappresenta una fonte di problemi per l’UE e la NATO e il principale motore di insicurezza è la politica della Russia nella regione”, ha messo in chiaro Vorotnyuk. I già presenti problemi economici, inter-etnici e di transizione democratica post-comunista sono stati “esacerbati” da Mosca, che “opera come mediatore in una zona di instabilità controllata“. Se la dottrina militare russa “si basa sull’idea di espansione per terra e per mare”, le tensioni nella regione sono “guerre surrogate contro l’Occidente”. Ma un altro fattore che determina questo atteggiamento è il “sempre maggior divario tra aumento della capacità militare e calo di attrattività del suo modello socio-politico”, ha spiegato la ricercatrice.
    Maryna Vorotnyuk, ricercatrice del think tank britannico Royal United Services Institute for Defence and Security Studies durante il suo intervento (27 ottobre 2021)
    Mosca è ormai presente “in tutti i conflitti congelati o ibridi” dell’area, con circa 10 mila soldati in Ossezia del Sud (regione separatista della Georgia), 2 mila in Nagorno Karabakh, 30 mila in Crimea e 3 mila nel Donbass (rispettivamente il territorio annesso e rivendicato dalla Russia) e circa 1.550 in Transnistria (regione separatista della Moldavia). “Con questa presenza possono dominare il campo di battaglia in caso di operazioni militari”, ha lanciato l’allarme Vorotnyuk, che ha così commentato “l’appetito di escalation di tensione e di capacità bellica” che si sta sviluppando “oltre le necessità in tempo di pace”, in particolare nei confronti di Kiev.
    Rispondendo alle domande degli eurodeputati, il direttore del New Geopolitics Research Network ha spiegato la situazione in Ucraina e in Bielorussia. “La presenza e la preparazione militare è superiore a quella del 2014“, quando le truppe di Mosca hanno annesso la penisola di Crimea. “Sono state implementate le infrastrutture critiche attorno all’Ucraina, con tre divisioni che possono condurre il controllo e la logistica anche per l’occupazione del Donbass”. Come dimostrato dalle esercitazioni dello scorso aprile, “potrebbe verificarsi un’operazione intensa di occupazione su vasta scala dell’Ucraina, non appena il Cremlino considererà favorevoli le condizioni”, ha avvertito Mykhailo.
    Samus Mykhailo, direttore della piattaforma indipendente New Geopolitics Research Network (27 ottobre 2021)
    Riguardo allo scenario bielorusso, il direttore della piattaforma di studi geopolitici ha confermato che “il presidente Alexander Lukashenko non controlla più la situazione ed è completamente alla mercé di Vladimir Putin“. Non una novità, se si considerano gli sviluppi dell’ultimo anno tra i due Paesi. Tuttavia, è interessante considerare la situazione sul campo: “C’è un gruppo di forze regionali che opera con un comando comune e con 300 centri di addestramento sul territorio nazionale, le aviazioni hanno iniziato missioni congiunte e uno scaglione armato russo è già presente nel Paese“. Lo scenario è quello di “una presenza permanente delle truppe di Mosca in Bielorussia”, ha aggiunto Mykhailo.
    A questo punto è necessario considerare come può reagire l’UE a questa situazione di instabilità sul fronte orientale determinata dalla Russia. “Serve una presenza più consistente e risorse di formazione dell’Unione in loco“, ha sottolineato Vorotnyuk. “Il Partenariato orientale non è stato concepito come un progetto di difesa e sicurezza, ma di pace”, tuttavia “il panorama mostra che l’UE deve svolgere un ruolo di maggiore stabilizzazione nella regione”. Ancora più netto Mykhailo, che ha avvertito che “se non ci sarà una definizione comune della minaccia russa, sarà difficile contrastare la bellicosità di Mosca“. Questa “nuova dottrina” dovrà “mettere insieme tutte le percezioni di pericolo dei Paesi membri” e “incentivare lo scambio di esperienze con i partner orientali”. Un discorso che dovrà partire dal “contrasto alla disinformazione e alla guerra ibrida della Russia, in modo da rafforzare la preparazione a scenari di conflitto bellico”.

    Al vaglio della sottocommissione Sicurezza e difesa (SEDE) del Parlamento Europeo la situazione del crescente militarismo russo nella regione del partenariato orientale: “Servono presenza e risorse di formazione UE in loco”

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    La Corte europea dei diritti umani ha condannato la Russia per l’assassinio di Litvinenko

    Bruxelles – È il governo russo il responsabile dell’assassinio dell’ex-spia dei servizi segreti russi (ex KGB e FSB) Aleksander Litvinenko. Lo ha stabilito della Corte europea dei diritti umani con una sentenza emessa oggi (martedì 21 settembre), che ha riconosciuto Mosca colpevole dell’avvelenamento dell’uomo con polonio 210, avvenuto nel 2006 sul territorio del Regno Unito.
    “Esiste un forte sospetto che, nell’avvelenare Litvinenko, Andrey Lugovoy e Dmitriy Kovtun abbiano agito in qualità di agenti dello Stato russo”, si legge nella sentenza. Inoltre, “senza alcuna giustificazione, la Russia non ha fornito il materiale richiesto, necessario per l’indagine sul caso”. La Corte con sede a Strasburgo ha deciso che Mosca dovrà versare 100 mila euro per danni morali alla moglie di Litvinenko e altri 22.500 per le spese legali.
    Il ricorso alla Corte europea dei diritti umani era stato presentato proprio da Marina Litvinenko, conosciuta come Maria Anna Carter da quando lei e il marito acquisirono la cittadinanza britannica nel 2006 (dopo aver ottenuto il diritto di asilo). Litvinenko aveva lavorato per i servizi di sicurezza sovietici e russi e nel 1998 aveva accusato pubblicamente i suoi superiori di aver organizzato un piano per assassinare il milionario Boris Berezovsky. Dopo essere stato licenziato, era fuggito dal Paese. Litvinenko era stato successivamente coinvolto nella denuncia di casi di corruzione e di legami con la criminalità organizzata da parte dei servizi segreti russi.
    Tra la metà di ottobre e l’inizio di novembre del 2006, gli ex-colleghi Lugovoy e Kovtun si recarono tre volte a Londra per incontrare Litvinenko. Come dimostrato da successive indagini britanniche, in ogni occasione portarono con loro polonio 210, una sostanza altamente radioattiva. Il 2 novembre Litvinenko fu ricoverato in ospedale, con sospetti immediati di avvelenamento attraverso agenti radioattivi. L’ex-KGB morì tre settimane più tardi, il 23 novembre: la causa del decesso fu riconosciuta in una sindrome acuta da radiazioni, causata da livelli molto alti di polonio 210 ingerito attraverso un composto solubile.
    “Al di là di ogni ragionevole dubbio”, la Corte con sede a Strasburgo ha considerato “accertato” che l’assassinio è stato eseguito da Lugovoy e Kovtun: “L’operazione pianificata e complessa che coinvolgeva l’approvvigionamento di un raro veleno mortale, gli accordi di viaggio e i ripetuti e prolungati tentativi di somministrare il veleno” indicano che “l’obiettivo dell’operazione era Litvinenko”, si legge nella sentenza. Per quanto riguarda il fatto che i due agenti dei servizi segreti russi abbiano agito per conto del governo russo, la Corte europea dei diritti umani ha ritenuto che “non ci sono prove che entrambi avessero una ragione personale” per uccidere l’uomo. Al contrario, “se avessero agito per proprio conto, non avrebbero avuto accesso all’isotopo radioattivo usato per avvelenarlo”.
    Durissime le reazioni russe alla sentenza della Corte europea dei diritti umani. “Cerca di contribuire alla diffusione della russofobia in Europa“, ha attaccato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che ha anche insinuato che “la sentenza stessa inoltre solleva molte domande”. Per il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, le conclusioni della Corte sono “infondate”, dal momento in cui “è improbabile che abbia l’autorità o le capacità tecnologiche per avere informazioni sulla questione”.

    L’avvelenamento dell’ex-agente del KGB con polonio 210 era avvenuto nel 2006 nel Regno Unito. La sentenza ha riconosciuto i due esecutori dell’omicidio come “agenti dello Stato russo”, privi di ragioni personali per ucciderlo

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    Russia, l’UE lancia il nuovo approccio di deterrenza e dialogo verso Mosca sullo sfondo del vertice Biden-Putin a Ginevra

    Bruxelles – Sono ore calde per i rapporti tra la Russia e l’Occidente, sull’asse Bruxelles-Ginevra. Mentre il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e l’omologo russo, Vladimir Putin, sono impegnati nel vertice di Villa La Grange per tentare di dare un impulso positivo alle relazioni tra Mosca e Washington, la Commissione Europea non è rimasta a guardare e ha presentato il suo nuovo approccio nelle relazioni con la Russia.
    In vista della prossima riunione dei leader UE (24-25 giugno), che avrà come tema principale proprio l’attuazione e il rafforzamento della politica comunitaria nei confronti del Cremlino, l’alto rappresentante dell’UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha illustrato i tre punti che caratterizzano la nuova strategia: “Respingere, contenere e interagire“. Un approccio “pragmatico”, lo ha definito Borrell, che riflette la “complessità” dei rapporti tra le due parti. Se da un lato c’è la volontà dell’esecutivo UE di “rinnovare la cooperazione con la Russia“, non bisogna dimenticare che “rimane una prospettiva lontana”.
    L’alto rappresentante dell’UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell
    Per questo motivo, riconoscendo il ruolo di “importante attore globale e nostro più grande vicino”, Mosca pone delle sfide “a cui dobbiamo rispondere con un approccio di difesa dei nostri valori e interessi”, ha sottolineato l’alto rappresentante UE. Esaminando lo stato di attuazione dei cinque principi che guidano le relazioni con la Russia (piena attuazione degli accordi di Minsk, relazioni rafforzate con i partner orientali, sostegno alla società civile russa, resilienza rafforzata e impegno selettivo su questioni di interesse per l’Unione), Borrell ha spiegato come rispondere ai tentativi del Cremlino di “interferire e destabilizzare i Paesi membri UE e i nostri partner”, ma anche alla “crescente repressione politica” all’interno del Paese.
    Prima di tutto bisogna “respingere le violazioni dei diritti umani“, con più impegno nel “denunciare le continue violazioni del diritto internazionale in Ucraina, Georgia e altrove”. Riaffermato nuovamente il “sostegno all’indipendenza, sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina”. In secondo luogo è necessario “contenere i tentativi di minare gli interessi dell’Unione“, contrastando “in modo più sistematico e congiunto” le minacce ibride e attraverso un “coordinamento con i partner della NATO e del G7“. Infine, l’UE dovrà “interagire e impegnarsi con la Russia in diverse sfide chiave“, tra cui la lotta alla pandemia COVID-19 e ai cambiamenti climatici, la prevenzione dei conflitti nel Medio Oriente, l’antiterrorismo e la cooperazione nell’Artico.
    In questa visione complessa, “l’Unione è reticente nel fare ricorso all’arma delle sanzioni economiche, perché cerchiamo di fare un distinguo fra il governo e la popolazione”, ha spiegato Borrell in conferenza stampa. “Le sanzioni sono uno strumento a servizio di una politica da usare in modo selettivo e spero che non si vada verso un’escalation“, ha aggiunto. In caso contrario, “questo significherebbe un deterioramento delle relazioni”.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, in una nota ha sottolineato che “le scelte deliberate e le azioni aggressive del governo russo negli ultimi anni hanno creato una spirale negativa” nei rapporti con Bruxelles e in quest’ottica “la gestione delle relazioni con la Russia continua a rappresentare una sfida strategica fondamentale per l’Unione”. Mentre “vanno colte le sfide e le opportunità”, i Ventisette devono “continuare ad agire in unità e con coerenza, difendendo i nostri valori e interessi fondamentali”, è stato l’invito di von der Leyen.

    Nella strategia presentata dall’alto rappresentante Borrell, “respingere, contenere e interagire” sono le tre parole chiave per “rinnovare la cooperazione” con il Cremlino, a partire dalle “minacce e sfide” a cui Bruxelles deve rispondere

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    Russia, Michel chiama Putin: “Basta azioni destabilizzanti e Mosca sostenga una soluzione pacifica in Bielorussia”

    Bruxelles – L’Unione Europea chiede al Cremlino di interrompere le sue “azioni destabilizzanti”, che hanno portato il livello delle relazioni tra Bruxelles e Mosca a un “livello minimo”. È questo il messaggio trasmesso oggi (lunedì 7 giugno) dal presidente del Consiglio UE, Charles Michel, nel corso della conversazione telefonica con il presidente russo, Vladimir Putin. “Questa situazione, o un ulteriore deterioramento, non è nell’interesse di nessuna delle due parti”, ha avvertito Michel.
    La telefonata tra i due leader si è incentrata soprattutto sulla posizione del Consiglio Europeo rispetto alle azioni russe “illegali, provocatorie e destabilizzanti” contro i Paesi membri UE e sulla situazione in Bielorussia. “L’Unione Europea è unita e solidale di fronte agli atti compiuti da Mosca“, è stato il monito del presidente Michel, anche se non ha negato spazio a una distensione dei rapporti: “Rimaniamo fedeli ai cinque principi-guida che disciplinano la nostra politica nei confronti della Russia”.
    Per quanto riguarda la situazione sul fronte orientale, Michel ha ribadito le conclusioni del vertice dei leader europei di fine maggio, condannando il dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius su Minsk e l’arresto del giornalista Roman Protasevich e della compagna Sofia Sapega da parte del regime del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko. A Putin, che di recente ha incontrato il presidente bielorusso a Sochi per confermare la seconda tranche del prestito da 1,5 miliardi di dollari, è stato chiesto un coordinamento per “sostenere una soluzione pacifica della crisi” nel Paese: “La Russia può svolgere un ruolo importante” in questa partita, è stato l’invito di Michel.
    Sulla questione c’è però attrito tra le parti. Il presidente del Consiglio UE ha informato il Cremlino sulle sanzioni imposte dall’Unione e ha richiamato l’attenzione sulla necessità di “rilasciare i prigionieri politici, fermare le repressioni e la violenza e impegnarsi in un dialogo nazionale inclusivo”. Tuttavia, dall’altra parte della cornetta è arrivata una risposta secca dal leader russo, che ha bollato le sanzioni UE come “controproducenti” – tanto quando “qualsiasi tentativo di interferire negli affari interni di questo Stato sovrano” – se si vuole risolvere una crisi ormai arrivata a dieci mesi dal suo scoppio.
    Nel corso della telefonata è stata affrontata anche la questione delle tensioni sul confine occidentale ucraino e in Crimea. Michel ha riconfermato il “fermo sostegno” dell’Unione “all’indipendenza, sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti”. Al Cremlino è stata ricordata la propria responsabilità per la “piena attuazione degli accordi di Minsk”. Scambiate infine opinioni sulla Libia, sul conflitto armeno-azero, sulla pandemia e i vaccini anti-COVID, “comprese le prospettive per la certificazione del vaccino russo Sputnik V nell’Unione Europea“, ha specificato una nota del Cremlino.

    I conveyed a message of EU unity in my call with president Putin @KremlinRussia_E
    The downwards trend in EU-Russia relations can only change if Russia stops disruptive behavior.
    Fighting the pandemic and making effective vaccines available to everyone is a goal we discussed. pic.twitter.com/Rhw2B7xMHa
    — Charles Michel (@eucopresident) June 7, 2021

    Il presidente del Consiglio Europeo ha avvertito il leader russo che “le relazioni tra le parti sono ai minimi storici”. Chiesto un coordinamento per la risoluzione della crisi a Minsk, ma il Cremlino ha risposto che le sanzioni UE sono “controproducenti”

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    Borrell in Parlamento: “Dalla Russia continue intimidazioni all’Occidente, l’UE lavora su de-escalation”

    Bruxelles – Tensioni crescenti tra Russia e Occidente, mentre l’Unione Europea continua a rimanere impegnata a non voler “alimentare ulteriormente una dinamica di escalation” se anche si dice decisa “a non accettare tattiche intimidatorie” da parte di Mosca. Tattiche intimidatorie alle quali “dobbiamo rispondere se accadono”, precisa Josep Borrell.
    Il caso dell’oppositore russo Alexey Navalny, prima avvelenato e poi incarcerato; le truppe ammassate al confine con l’Ucraina (poi ritirate) o ancora la crisi diplomatica con la Repubblica Ceca dopo l’accertamento di alcune azioni spionistiche russe. Tutte tattiche intimidatorie: così le definisce l’alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza in un intervento durante la sessione plenaria del Parlamento europeo di oggi (28 aprile), sostenendo che quella messa in atto dalle autorità russe è “una tendenza preoccupante” perché sceglie di alimentare il confronto o lo scontro con l’Occidente e con l’Unione Europea “attraverso continui attacchi con disinformazione e altre attività negative”.
    Queste le parole di Borrell, secondo cui Bruxelles deve invece trovare un modus vivendi, un atteggiamento costruttivo “che eviti il ​​confronto costante con un vicino che sembra invece aver deciso di comportarsi da avversario”. Mentre il capo della diplomazia europea “affrontava” l’Emiciclo, è arrivata la notizia dell’espulsione di altri 7 diplomatici europei (di Slovacchia, Lettonia, Lituania ed Estonia) presso l’ambasciata di Mosca, nel contesto della crisi diplomatica in corso tra Russia e Repubblica Ceca che ha già visto l’espulsione reciproca del personale diplomatico, con più di cento persone. Una crisi scoppiata quando Praga ha scoperto il coinvolgimento di alcune spie russe nelle esplosioni del 2014 nei depositi di munizioni presenti nella città di Vrbetice, in cui sono morti due cittadini cechi.
    Borrell lo dice chiaramente: le relazioni tra Unione europea e Russia sono ai ferri corti, i rapporti continuano a deteriorarsi e sono “al punto più basso e non si può escludere che la tendenza negativa prosegua”. L’Unione europea è però interessata a evitare ogni tipo di confronto diretto. Il presidente del Consiglio europeo ha convocato per il 25 maggio un Consiglio europeo – non previsto e in presenza per i leader – che avrà all’ordine del giorno la lotta contro il COVID, le questioni climatiche ma anche le tensioni con Mosca. L’UE pronta a impegnarsi “in aree di chiaro interesse comune” e a mantenere aperto il canale di comunicazione con Mosca e a cercare di migliorare le relazioni ma solo se la Russia mostrerà “la volontà genuina di farlo”.
    Dall’Aula di Bruxelles arriva l’esortazione a non far passare sotto silenzio le condizioni di Navalny incarcerato, che ha di recente interrotto lo sciopero della fame che aveva iniziato dopo essersi visto negare la possibilità di vedere medici di fiducia. “Ora l’attivista russo sta meglio, ma sicuramente la sua persecuzione non è finita qui: non possiamo e non dobbiamo abbandonare quest’uomo coraggioso”, ha ricordato Fabio Massimo Castaldo, europarlamentare del Movimento 5 Stelle e vicepresidente del Parlamento europeo durante il suo intervento in plenaria.

    Rapporti tesi con Mosca che saranno sul tavolo dei capi di Stato e governo al Summit del 25 maggio. Per il capo della diplomazia europea la Russia sceglie di alimentare lo scontro con i Paesi occidentali, mentre Bruxelles rimane impegnata a tenere aperto il canale del dialogo